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DURATA IMMUNITÀ DA COVID -GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

E’ difficile dire con certezza quanto dura l’immunità da Covid. Quando il sistema immunitario del corpo risponde a un’infezione, non è sempre chiaro per quanto tempo persisterà l’immunità che si sviluppa. Il Covid-19 è una malattia molto nuova e gli scienziati stanno ancora studiando con precisione come il corpo respinge il virus.

C’è motivo di pensare che l’immunità potrebbe durare diversi mesi o almeno un paio d’anni, visto quello che sappiamo sugli altri virus e quello che abbiamo visto finora in termini di anticorpi nei pazienti con covid-19 e nelle persone che hanno stato vaccinato. Ma arrivare a una cifra da stadio, ma da solo metterci un numero esatto, è difficile e i risultati degli studi immunologici sul covid-19 variano. Una ragione di ciò sono i fattori di confusione che gli scienziati non comprendono ancora appieno: in alcuni studi, ad esempio, la longevità degli anticorpi che prendono di mira il picco di SARS-CoV-2 è più breve di quanto ci si potrebbe aspettare. Mancano dati chiari per capire se questo è un problema per il covid-19.

L’immunità è determinata anche da altri fattori oltre agli anticorpi, come la memoria delle cellule T e B, che secondo alcuni studi potrebbe durare per anni. E l’immunità è indotta in modo diverso dall’infezione naturale rispetto alla vaccinazione, quindi non si possono semplicemente combinare gli studi per arrivare a una cifra definitiva.

Quanto tempo rimangono gli anticorpi contro il covid-19?

I dati indicano che gli anticorpi neutralizzanti durano diversi mesi nei pazienti con covid-19 ma diminuiscono di numero nel tempo. Uno studio, pubblicato sulla rivista Immunity , su 5882 persone guarite dall’infezione da covid-19, ha scoperto che gli anticorpi erano ancora presenti nel sangue da cinque a sette mesi dopo la malattia. Questo era vero per i casi lievi e gravi, sebbene le persone con una malattia grave finissero per avere più anticorpi in generale.Tutti i vaccini approvati finora producono forti risposte anticorpali. Il gruppo di studio per il vaccino Moderna ha riferito ad aprile che i partecipanti a uno studio clinico in corso avevano alti livelli di anticorpi sei mesi dopo la loro seconda dose. Uno studio su Lancet ha scoperto che il vaccino Oxford-AstraZeneca ha indotto anticorpi elevati con una “diminuzione minima” per tre mesi dopo una singola dose.

Si prevede che gli anticorpi neutralizzanti diminuiranno di numero nel tempo, afferma Timothée Bruel, ricercatore presso l’Istituto Pasteur, dato ciò che sappiamo sulla risposta immunitaria ad altre infezioni. Ad aprile, Bruel e colleghi hanno pubblicato un articolo su Cell Reports Medicine che esaminava i livelli e le funzioni anticorpali nelle persone che avevano sperimentato covid-19 sintomatico o asintomatico. Entrambi i tipi di partecipanti possedevano anticorpi polifunzionali, che possono neutralizzare il virus o aiutare a uccidere le cellule infette, tra le altre cose.

Questa ampia risposta, afferma Bruel, potrebbe contribuire a una protezione più duratura in generale, anche se le capacità di neutralizzazione diminuiscono. Uno studio di modellizzazione pubblicato su Nature Medicine ha esaminato il decadimento degli anticorpi neutralizzanti per sette vaccini covid-19. Gli autori hanno sostenuto che “anche senza potenziamento immunitario, una percentuale significativa di individui può mantenere una protezione a lungo termine da infezioni gravi da parte di un ceppo antigenicamente simile, anche se possono diventare suscettibili a un’infezione lieve”.

Sono necessarie ulteriori ricerche, tuttavia, per determinare esattamente come il corpo combatte la SARS-CoV-2 e per quanto tempo gli anticorpi polifunzionali potrebbero svolgere un ruolo difensivo dopo l’infezione o la vaccinazione.

E le risposte delle cellule T e B?

Le cellule T e B hanno un ruolo centrale nel combattere le infezioni e, soprattutto, nello stabilire l’immunità a lungo termine. Alcune cellule T e B agiscono come cellule di memoria, persistendo per anni o decenni, innescate e pronte a riaccendere una risposta immunitaria più ampia nel caso in cui il loro patogeno bersaglio arrivasse di nuovo nel corpo. Sono queste cellule che rendono possibile l’immunità a lungo termine.

Uno studio pubblicato a febbraio su Science ha valutato la proliferazione degli anticorpi e dei linfociti T e B in 188 persone che avevano avuto il covid-19.  Sebbene i titoli anticorpali siano diminuiti, le cellule T e B di memoria erano presenti fino a otto mesi dopo l’infezione. Un altro studio in una coorte di dimensioni comparabili ha riportato risultati simili in una prestampa pubblicata su MedRxiv il 27 aprile.

Monica Gandhi, un medico in malattie infettive e professore di medicina presso l’Università della California a San Francisco, afferma che abbiamo prove che le cellule T e B possono conferire protezione permanente contro alcune malattie simili al covid-19. Un noto articolo di Nature del 2008 ha scoperto che 32 persone nate nel 1915 o prima conservavano ancora un certo livello di immunità contro il ceppo influenzale del 1918, 90 anni dopo. “Questo è davvero profondo”, dice.

Un articolo pubblicato nel luglio 2020 su Nature ha rilevato che 23 pazienti guariti da una sindrome respiratoria acuta grave possedevano ancora cellule T CD4 e CD8, 17 anni dopo l’infezione da SARS-CoV-1 nell’epidemia del 2003. Inoltre, alcune di quelle cellule hanno mostrato reattività crociata contro SARS-CoV-2, nonostante i partecipanti non abbiano riportato alcuna storia di covid-19.

Ma ancora una volta, questi sono i primi studi e mancano ancora conclusioni definitive sul ruolo delle cellule T e B nell’immunità covid-19. C’è un enigma, ad esempio, nel sapere che le cellule T aiutano le cellule B a produrre rapidamente anticorpi ad alta affinità alla riesposizione. Quanto importa che gli anticorpi sierici abbiano una vita breve e diminuiscano rapidamente, se le cellule che li producono si sono stabilite e sono pronte a partire?

Come si confronta l’immunità naturale con l’immunità indotta dal vaccino?

Diversi studi hanno dimostrato che dopo l’infezione da covid-19 emerge una risposta immunitaria che coinvolge i linfociti T e B della memoria. Ma il sistema immunitario delle persone tende a rispondere in modi molto diversi alle infezioni naturali, osserva Eleanor Riley, professoressa di immunologia e malattie infettive all’Università di Edimburgo. “La risposta immunitaria dopo la vaccinazione è molto più omogenea”, afferma, aggiungendo che la maggior parte delle persone generalmente ha una risposta davvero buona dopo la vaccinazione. I dati degli studi clinici sui principali candidati al vaccino hanno riscontrato reattività delle cellule T e B.

La vaccinazione fa la differenza per chi ha già avuto il covid-19?

Ci sono alcune prove che la vaccinazione può rafforzare l’immunità nelle persone che sono state precedentemente infettate da SARS-CoV-2 e sono guarite. Una lettera pubblicata su Lancet a marzo ha discusso di un esperimento in cui a 51 operatori sanitari di Londra è stata somministrata una singola dose del vaccino Pfizer. La metà degli operatori sanitari si era precedentemente ripresa dal covid-19 e sono stati loro a sperimentare il maggior aumento degli anticorpi – più di 140 volte rispetto ai livelli di picco pre-vaccino – contro la proteina spike del virus.

C’è qualche differenza nell’immunità indotta dal vaccino tra la prima e la seconda dose?

È difficile avere un’idea dell’intera risposta immunitaria dopo una dose di vaccino rispetto a due, ma numerosi studi hanno studiato i livelli di anticorpi in diverse fasi del dosaggio. Uno studio preprint condotto da ricercatori dell’University College di Londra che ha coinvolto più di 50.000 partecipanti ha rilevato che il 96,4% era positivo agli anticorpi un mese dopo la prima dose dei vaccini Pfizer o AstraZeneca e il 99,1% era positivo agli anticorpi tra sette e 14 giorni dopo la seconda dose. I livelli di anticorpi mediani sono leggermente cambiati fino a due settimane dopo la seconda dose, a quel punto sono aumentati vertiginosamente.

Un altro studio, anch’esso prestampato da ricercatori nel Regno Unito, ha valutato la differenza nei livelli di picco di anticorpi tra 172 persone sopra gli 80 anni che hanno ricevuto il vaccino Pfizer.  Coloro che non avevano precedenti di infezione da covid-19 avevano 3,5 volte più anticorpi al loro picco se ricevevano la seconda dose 12 settimane dopo anziché tre settimane dopo. Tuttavia, i livelli mediani di cellule T erano 3,6 volte inferiori in coloro che avevano l’intervallo di dosaggio più lungo (gli autori notano che le risposte delle cellule T relativamente basse in entrambe le coorti nello studio potrebbero essere dovute alla loro età). Questo mostra ancora una volta quanto siamo in anticipo nella nostra comprensione del virus e dell’immunità ad esso.

In che modo l’immunità influisce sulla reinfezione?

I casi rilevati di reinfezione sono rari. Riley pensa che, anche se le persone si infettano dopo la vaccinazione o un’infezione naturale iniziale, nel peggiore dei casi probabilmente sperimenteranno solo una malattia lieve. (Si noti, tuttavia, che ciò non significa necessariamente che non possano trasmettere il virus anche se hanno sintomi lievi o assenti.)

Saranno necessari richiami al vaccino contro il covid-19?

Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, ha affermato che “probabilmente” sarà necessaria una dose di richiamo entro 12 mesi dalla seconda dose. Ci sono ragioni comprensibili per questo. Riley sottolinea che le persone anziane, ad esempio, potrebbero avere risposte immunitarie più deboli, quindi potrebbero essere minacciate da un aumento della trasmissione del virus durante l’inverno. I booster potrebbero anche essere necessari per aumentare l’immunità contro le varianti emergenti di SARS-CoV-2, aggiunge.

Gandhi sostiene che SARS-CoV-2 è noto per mutare in modo relativamente lento e i primi studi hanno scoperto che esiste ancora una buona reattività crociata contro le nuove versioni del virus. Ritiene improbabile che l’immunità indotta dai vaccini originali non sia sufficiente per affrontare nuove varianti.

Un articolo pubblicato su Science nel marzo 2021 ha esaminato le prove finora e ha concluso che i vaccini attualmente disponibili offrono una protezione sufficiente contro le varianti esistenti e prevedibili. “In definitiva, la migliore difesa contro l’emergere di ulteriori varianti di preoccupazione è una campagna di vaccinazione rapida e globale, di concerto con altre misure di salute pubblica per bloccare la trasmissione”, hanno concluso gli autori. “Un virus che non può trasmettere e infettare gli altri non ha possibilità di mutare”. Gandhi è d’accordo: “Reprimere [su] questa pandemia quando sappiamo di avere gli strumenti per farlo in tutto il mondo è la nostra prima priorità, al contrario di pensare a booster che potrebbero non essere necessari per i paesi ricchi”.

Da dottnet.it. Fonte originale BMJ

Variante Delta in Italia, cosa succederà ad agosto

La variante Delta continua a correre in Italia e in molti altri Paesi d’Europa facendo temere il peggio, anche se al momento la situazione non sembra essere preoccupante. Ma cosa succederà ad agosto?

La variante Delta in Italia, e nel resto d’Europa, continua a correre e a fare paura, soprattutto dopo l’incremento del tasso di diffusione degli ultimi giorni, che ha raggiunto il 9% delle sequenze geniche depositate dal nostro Paese, e che il ministro Speranza aveva già preannunciato data la maggiore trasmissibilità che caratterizza questo ceppo.

Da nord a sud dello Stivale aumentano i casi e i focolai causati dal ceppo B.1.617.2 e l’obiettivo delle autorità resta quello di limitare quanto più possibile la diffusione di questa mutazione per non mettere a rischio le riaperture. Ma vediamo cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi e cosa potrebbe accadere ad agosto.

Variante Delta in Italia: cosa succederà ad agosto

Cos'è la variante Delta Plus e perché se ne sta parlando

Secondo le stime del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie entro il mese di agosto la variante Delta potrebbe diventare il ceppo dominante non solo in Italia, ma addirittura in tutta Europa, causando il 90% delle nuove infezioni. Questa mutazione, come conferma uno studio della Public Health England (Phe), si caratterizza per un rischio di trasmissione superiore del 60% rispetto alla variante Alpha, al momento la più diffusa nel nostro Paese. La variante Delta inoltre è associata anche a un rischio di ospedalizzazione fino a 2,6 volte superiore rispetto a quella inglese.

Le previsioni non troppo incoraggianti, sembrano essere confermata anche dall’andamento della diffusione della variante Delta nel nostro Paese, che sta aumentando a ritmo esponenziale: il 18 maggio questo ceppo rappresentava circa l’1% dei contagi, alla metà di giugno la percentuale è salita al 3,4% e solamente pochi giorni dopo si è arrivati a un tasso di diffusione pari al 9%.

La situazione in Europa

Variante Delta, in Italia colpisce uno su cento. I dubbi dei virologi :  "Forse sono molti di più" - la Repubblica

Al momento in Europa la variante Delta sta colpendo soprattutto il Regno Unito, dove il governo si è già trovato costretto a posticipare le riaperture, nonostante una delle migliori campagne di vaccinazione a livello mondiale. Sull’isola il ceppo individuato in India per la prima volta è responsabile del 96% delle infezioni e una percentuale simile, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, potrebbe essere raggiunta da tutti i Paesi dell’Unione ad agosto, tra cui anche l’Italia.

L’incremento esponenziale dei contagi nel Regno Unito ha messo in allerta l’Europa che adesso continua a monitorare la situazione con maggiore attenzione. Intanto dalla Germania arriva l’auspicio che chi arriva dal Regno Unito venga obbligato a sottoporsi alla quarantena in qualsiasi Paese del Vecchio Continente. La cancelliera Angela Merkel aveva infatti dichiarato che “in Germania, se vieni dalla Gran Bretagna, devi metterti in quarantena ma non è così in tutti i Paesi europei. Mentre vorrei che fosse così”.

da www.money.it

E DOPO IL VACCINO COVID?

1. QUANDO E PER QUANTO TEMPO SI È PROTETTI DOPO AVER FATTO IL VACCINO?

Non ci sono dati ancora precisi in merito in quanto la vaccinazione di massa è iniziata, a livello globale, da poco tempo e sono in corso numerosi studi internazionali e nazionali per verificare, nei prossimi mesi, sia la durata che il livello di protezione anticorpale in un grandissimo numero di persone vaccinate.

Quello che sappiamo è ciò che è emerso dagli studi pre-registrativi secondo le tipologie dei vari vaccini attualmente in uso. I vaccini ad RNA hanno dimostrato di conferire una protezione del 90-95%, quelli a vettore virale hanno una protezione che varia dal 68% al 82% .

I risultati della protezione anticorpale nei primi soggetti volontari vaccinati, ormai dopo circa 8 mesi, hanno dimostrato che persiste ancora un buona protezione verso SARS-CoV-2. Non è escluso che si dovrà fare un richiamo del vaccino introducendo nella nuova somministrazione anche le nuove varianti onde meglio proteggersi nei loro confronti.

2. SI PUÒ CONTRARRE IL VIRUS E TRASMETTERLO, ANCHE DA VACCINATI?  

Le persone vaccinate, pur non sviluppando la malattia vera e propria, in alcuni casi limitati, potrebbero essere portatori del virus e quindi trasmetterlo ad altri.

Una volta raggiunte la cosiddetta “immunità di gregge” la trasmissibilità verso terzi diventerà praticamente nulla.

3. QUAL È LA PERCENTUALE DI VACCINATI INDISPENSABILE PER RAGGIUNGERE L’IMMUNITÀ DI GREGGE?

Per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge è necessario che il 65-75% di tutta la popolazione sia vaccinata.

4. QUANTO POTREBBE DURARE L’IMMUNITÀ DOPO LA VACCINAZIONE?

La popolazione che si è già sottoposta volontariamente alla vaccinazione in via sperimentale nei mesi scorsi ha prodotto anticorpi ad un livello elevato.

Tale andamento è stato confermato anche da chi recentemente è stato vaccinato. Questo significa che, molto probabilmente, l’immunità potrebbe durare anche oltre un anno.

I governi e le aziende farmaceutiche potranno verificare l’immunità a distanza di uno o due anni.

5. DOPO AVER FATTO IL VACCINO, SI PUÒ SMETTERE DI UTILIZZARE LA MASCHERINA?

Per evitare i  rischi di potenziali trasmissioni del virus da parte di alcune persone potenzialmente ancora contagiose, si dovrà continuare ad adottare tutte le misure di prevenzione fino all’avvenuto raggiungimento dell’immunità di gregge  

6. QUALI NORME SI DEVONO COMUNQUE RISPETTARE DOPO IL VACCINO? 

Sarà necessario mantenere le stesse norme adottate fino ad ora e seguire le indicazioni che verranno periodicamente comunicate dalle istituzioni, secondo il variare delle situazioni epidemiologiche.

fonte : centro Auxologico

TUTTE LE INFO SULLA CERTIFICAZIONE VERDE COVID 19

Da dottnet.it

L’Italia anticipa la diffusione del documento digitale che rende più semplice l’accesso ad eventi e strutture in Italia e che faciliterà dal 1° luglio gli spostamenti in Europa.

Prende il via in Italia la Certificazione verde COVID-19 (clicca qui per scaricare il testo del Governo), il documento gratuito, in formato digitale e stampabile, che facilita nel nostro Paese la partecipazione ad eventi pubblici (come fiere, concerti, gare sportive, feste in occasione di cerimonie religiose o civili), l’accesso alle residenze sanitarie assistenziali e lo spostamento in entrata e in uscita da territori eventualmente classificati in “zona rossa” o “zona arancione”. 

Cominciamo subito col dire che medici di famiglia e farmacisti avranno un ruolo non secondario in quest’operazione: dovranno infatti, una volta ottenuto dal paziente il Codice Fiscale e la Tessera Sanitaria, o stampare la Certificazione con il QR Code o inviarlo ad un indirizzo email da indicato dall’utente. Un compito che – come spiega un medico – aggraverà ulteriormente il carico di lavoro negli studi dei medici di medicina generale.

Discorso analogo per i farmacisti.

La certificazione, frutto del lavoro congiunto di Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, in collaborazione con la Struttura Commissariale per l’emergenza Covid-19 e con il supporto del partner tecnologico Sogei, contiene un QR Code che ne verifica autenticità e validità. Il documento attesta una delle seguenti condizioni: la vaccinazione contro il Covid-19, l’esito negativo di un tampone antigenico o molecolare effettuato nelle ultime 48 ore o la guarigione dall’infezione. A tutela dei dati personali, il QR Code della certificazione andrà mostrato soltanto al personale preposto per legge ai controlli. 

Con l’attivazione della piattaforma nazionale realizzata e gestita da Sogei, a partire da giovedì 17 giugno, i cittadini potranno iniziare a ricevere le notifiche via email o sms con l’avviso che la certificazione è disponibile e un codice per scaricarla su pc, tablet o smartphone. L’invio dei messaggi e lo sblocco delle attivazioni proseguirà per tutto il mese di giugno, e sarà pienamente operativo dal 28 giugno, in tempo per l’attivazione del pass europeo prevista per il 1° luglio.

La Certificazione verde COVID-19 si potrà visualizzare, scaricare e stampare su diversi canali digitali:

•          sul sito dedicato www.dgc.gov.it

•          sul sito del Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale www.fascicolosanitario.gov.it/fascicoli-regionali

•          sull’App Immuni

•          e presto sull’App IO   

In caso di difficoltà, o indisponibilità, nell’uso di strumenti digitali, saranno coinvolti, come dicevamo, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacisti che hanno accesso al sistema Tessera Sanitaria. Dal 1° luglio la Certificazione verde COVID-19 sarà valida come Eu digital COVID certificate e renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen.

Nel dettaglio va precisato che tutte le certificazioni associate alle vaccinazioni effettuate fino al 17 giugno saranno rese disponibili entro il 28 giugno. La piattaforma informatica nazionale dedicata al rilascio delle certificazioni sarà progressivamente allineata con le nuove vaccinazioni. Per informazioni è possibile contattare il Numero Verde della App Immuni 800.91.24.91, attivo tutti i giorni dalle ore 8 alle ore 20. I cittadini già dai prossimi giorni potranno ricevere notifiche via email o sms. La Certificazione sarà disponibile per la visualizzazione e la stampa su pc, tablet o smartphone. In alternativa alla versione digitale, la Certificazione potrà essere richiesta al proprio medico di base, pediatra o in farmacia utilizzando la propria tessera sanitaria.
 
Saranno tre in particolare le tipologie di certificati rilasciati dalla Piattaforma nazionale
– certificato di avvenuta vaccinazione;
– certificato di avvenuta guarigione;
– effettuazione di un tampone con esito negativo.


 
Tutte le tipologie di certificati riporteranno i seguenti dati: cognome e nome; data di nascita; malattia o agente bersaglio: Covid; struttura che ha rilasciato il certificato e identificativo univoco del certificato.
 
Quanto alla certificazione di avvenuta vaccinazione, questa dovrà riportare le seguenti informazioni: tipo di vaccino somministrato; denominazione del vaccino; produttore o titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino; numero della dose effettuata e numero totale di dosi previste per l’intestatario del certificato; data dell’ultima somministrazione effettuata e Stato membro in cui è stata effettuata la vaccinazione.
 
La certificazione  di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo riporterà invece  le seguenti informazioni: tipologia di test effettuato; denominazione del test; produttore del test; data e ora del prelievo del campione per il test; data, orario e risultato del test; Stato membro in cui è stato effettuato il test.
 
Sarà la Piattaforma nazionale digital green certificate a mettere a disposizione le certificazioni verdi ed a garantire l’interoperabilità con i sistemi informativi degli altri Stati Membri dell’Unione Europea ai fini della verifica attraverso un QRcode verificabile attraverso dei sistemi di validazione digitali, associato ad un codice identificativo univoco a livello nazionale.
 
Le certificazioni si potranno ottenere attraverso sito web dedicato; Fascicolo Sanitario Elettronico; App Immuni; App IO; Sistema tessera sanitaria. Per i minori, l’esercente la responsabilità genitoriale riceverà insieme ai dati di contatto indicati al momento della prestazione sanitaria un Authcode, nel momento in cui la certificazione verde verrà generata e sarà visibile e scaricabile con le specifiche modalità..
 
Inoltre anhe il medico e il farmacista, accedendo con le proprie credenziali al Sistema Tessera Sanitaria, potranno recuperare la Certificazione verde COVID-19. Serviranno il codice fiscale e i dati della Tessera Sanitaria. La Certificazione verde COVID-19 in questo caso sarà consegnata in formato cartaceo o digitale.

Le Faq del Governo sulla certificazione

Che cos’è la Certificazione verde COVID-19?
La Certificazione verde COVID-19 nasce per facilitare la libera circolazione in sicurezza dei cittadini nell’Unione europea durante la pandemia di COVID-19. Attesta di aver fatto la vaccinazione o di essere negativi al test o di essere guariti dal COVID-19. La Certificazione contiene un QR Code che permette di verificarne l’autenticità e la validità. La Commissione europea ha creato una piattaforma tecnica comune per garantire che i certificati emessi da uno Stato possano essere verificati nei 27 Paesi dell’UE: apre una nuova finestra più Svizzera, Islanda, Norvegia e Lichtenstein. In Italia la Certificazione viene emessa esclusivamente attraverso la Piattaforma nazionale del Ministero della Salute in formato sia digitale sia stampabile.
 
Chi può ottenere la Certificazione?
La Certificazione viene generata in automatico e messa a disposizione gratuitamente nei seguenti casi:

– aver effettuato la prima dose o il vaccino monodose da 15 giorni;

– aver completato il ciclo vaccinale;

– essere risultati negativi a un tampone molecolare o rapido nelle 48 ore precedenti;

– essere guariti da COVID-19 nei sei mesi precedenti.

Cosa permetterà di fare la Certificazione in Italia?
La Certificazione verde COVID-19 può essere utilizzata nel nostro Paese per partecipare a eventi pubblici, per accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture, spostarsi in entrata e in uscita da territori classificati in “zona rossa” o “zona arancione”. Regioni e Province autonome possono prevedere altri utilizzi della Certificazione verde COVID-19. Dal 1° luglio la Certificazione verde COVID-19 sarà valida come EU digital COVID certificate e renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Prima di partire informati sulle regole del Paese che vuoi visitare.
 
Come si genera la Certificazione?
Regioni, Province autonome, medici di base, laboratori di analisi e farmacie trasmettono le informazioni relative a vaccinazioni, test e guarigioni al livello centrale. Una volta raccolte le informazioni, la Piattaforma nazionale del Ministero della Salute rilascia la Certificazione. Le tempistiche per la trasmissione dei dati, e la conseguente generazione della Certificazione, possono variare in base al tipo di prestazione sanitaria.
– Vaccinazione: i dati delle somministrazioni vengono trasmessi quotidianamente, si stima quindi un’attesa massima di un paio di giorni per generare la Certificazione. Nei casi di prima o unica dose, secondo il tipo di vaccino, l’emissione avverrà dopo 15 giorni.
– Test negativo: la trasmissione dei dati richiede poche ore, la generazione della Certificazione avverrà nella giornata.
– Guarigione da COVID-19: la trasmissione dei dati richiede poche ore, la generazione della Certificazione avverrà massimo nella giornata successiva.
 
Come si acquisisce la Certificazione?
Per andare incontro alle esigenze di tutta la popolazione, a prescindere dal livello di digitalizzazione, è possibile acquisire la Certificazione in diversi modi.Si può infatti scegliere tra canali digitali e canali fisici. La disponibilità della Certificazione viene comunicata tramite email o SMS (ai contatti indicati in fase di prestazione sanitaria: vaccinazione, test o guarigione) con un codice per scaricarla.
 
Canali digitali
Via APP
 
Immuni, è dotata di una nuova funzione che consente di scaricare la Certificazione inserendo il numero e la data di scadenza della propria Tessera sanitaria e il codice (AUTHCODE) ricevuto via email o SMS ai contatti comunicati in fase di prestazione sanitaria.
Siti web
 
Sito dedicato, è possibile utilizzare l’identità digitale (SPID/CIE) per acquisire la propria Certificazione. In alternativa è possibile inserire il numero e la data di scadenza della propria Tessera sanitaria (o in alternativa il documento d’identità per coloro che non sono iscritti al SSN) e il codice (AUTHCODE) ricevuto via email o SMS ai contatti comunicati in fase di prestazione sanitaria.
Fascicolo sanitario elettronico, accedendo al proprio Fascicolo sanitario regionale, è possibile acquisire la propria Certificazione.
 
Canali fisici
In caso di difficoltà ad accedere alla Certificazione con strumenti digitali, è possibile rivolgersi al proprio medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta, o al farmacista, che potranno recuperare la Certificazione grazie al Sistema Tessera Sanitaria. Porta con te il codice fiscale e i dati della Tessera Sanitaria che dovrai mostrare loro. La Certificazione verde COVID-19 sarà consegnata in formato cartaceo o digitale.
 
Come posso ottenere la Certificazione con Immuni?
Su Immuni per il recupero della Certificazione è stata attivata una apposita sezione “EU digital COVID certificate” visibile nella schermata iniziale della APP.
Per ottenere la Certificazione verde COVID-19 devi inserire:
• le ultime otto cifre del numero di identificazione della Tessera Sanitaria (lo trovi sul retro della tessera, l’ultimo codice in basso)
• la data di scadenza della stessa
• uno dei codici univoci ricevuti rispettivamente con:
– il tampone molecolare (CUN)
– il tampone antigenico rapido (NRFE)
– il certificato di guarigione (NUCG)
In alternativa a questi codici, puoi inserire il codice autorizzativo (AUTHCODE) ricevuto via e-mail o SMS ai recapiti che hai comunicato quando hai fatto la vaccinazione o il test antigenico/molecolare o è stato emesso il certificato di guarigione.
 
La Certificazione verde COVID–19 viene mostrata a video e il QR Code salvato nel dispositivo mobile in modo che possa essere visualizzato e mostrato anche in modalità offline. Quest’azione non avrà nessun tipo di ripercussione a livello di privacy. Lo strumento è e rimarrà assolutamente privacy preserving, nel senso che in nessuno modo le informazioni dell’utente lasceranno il dispositivo mobile né verranno messe in relazione con le informazioni di contact tracing. La Certificazione rimarrà soltanto sul cellulare dell’utente e non verrà veicolata in nessun altro luogo. Il flusso è quindi unidirezionale: dal database centrale che gestirà le Certificazioni, verso il cellulare dell’utente. Le informazioni che si dovranno inserire su Immuni (Codice e Tessera Sanitaria) serviranno solamente per permettere il recupero della propria Certificazione, e non contribuiranno in nessun modo a una profilazione degli utenti. L’App quindi rimarrà anonima.
 
Come posso ottenere la Certificazione con l’identità digitale (SPID/CIE)?
Grazie all’identità digitale (SPID/CIE) è possibile acquisire la Certificazione dal sito www.dgc.gov.it . È necessario accedere alla sezione dedicata e inserire le proprie credenziali. Non sarà necessario inserire nessun altro tipo di informazione.
 
Posso acquisire la Certificazione senza identità digitale (SPID/CIE)?
Sì, all’indirizzo email o numero di telefono fornito quando hai fatto la vaccinazione o il test antigenico/molecolare o è stato emesso il certificato di guarigione viene inviato un codice (AUTHCODE). Andando sul sito www.dgc.gov.it o su App Immuni è sufficiente inserire il codice assieme al numero e data di scadenza della propria Tessera Sanitaria per ottenere la Certificazione. Se non sei iscritto al SSN e non hai la Tessera Sanitaria puoi inserire insieme all’AUTHCODE il numero del documento di identità registrato per il test o il certificato di guarigione.
In alternativa, è possibile recarsi dal proprio medico di base o andare in farmacia fornendo il proprio Codice Fiscale e Tessera Sanitaria.
 
Posso acquisire la Certificazione se non ho un cellulare o computer?
Sì, è possibile rivolgersi al proprio medico di base o in farmacia e fornire il proprio Codice Fiscale e Tessera Sanitaria. A quel punto l’intermediario (medico o farmacista) potrà o stampare la Certificazione con il QR Code o inviarlo ad un indirizzo email da te indicato.
 
Come ottengo il codice (AUTHCODE) per acquisire la Certificazione?
Al momento della generazione della Certificazione verde COVID-19, la piattaforma nazionale invia un messaggio con il codice AUTHCODE associato alla certificazione ai recapiti email o SMS se forniti quando hai fatto la vaccinazione o il test antigenico/molecolare o è stato emesso il certificato di guarigione. Questo codice, assieme ai dati della Tessera Sanitaria, permette di ottenere la Certificazione su www.dgc.gov.it o su app Immuni.
Segui le istruzioni contenute nel messaggio e fai attenzione che il mittente sia noreply.digitalcovidcertificate@sogei.it per la email e Min Salute per gli SMS.
 
Posso ricevere il codice (AUTHCODE) per i miei familiari?
La piattaforma nazionale invia, ai recapiti comunicati per la vaccinazione, il test o il certificato di guarigione, il codice AUTHCODE per acquisire la Certificazione. Pertanto se, per esempio, i genitori hanno lasciato i propri recapiti per i figli, avranno la possibilità di acquisire la Certificazione a nome loro. Una volta ricevuto il codice basta seguire i canali a disposizione e le istruzioni nel messaggio.
 
Mi sono vaccinato prima dell’entrata in vigore della Certificazione verde COVID-19, come faccio a ottenerla?
Le Certificazioni verdi COVID-19 associate a tutte le vaccinazioni effettuate a partire dal 27 dicembre 2020 verranno generate in automatico nella prima settimana di avvio della Piattaforma nazionale. La disponibilità della Certificazione non sarà quindi immediata.
Se hai già fatto il vaccino, riceverai un messaggio via email o SMS ai contatti comunicati in occasione della vaccinazione, quando la Certificazione sarà disponibile.
 
Non ho la Tessera Sanitaria in quanto non iscritto al Sistema sanitario nazionale, è un problema?
Non è un problema, dal sito www.dgc.gov.it è comunque possibile recuperare la propria Certificazione. È sufficiente inserire il codice (AUTHCODE) ricevuto via SMS o email insieme al numero del documento, che hai comunicato quando hai fatto il tampone o è stato emesso il certificato di guarigione.
 
Per quanto tempo è valida la Certificazione?
La durata della Certificazione varia a seconda della prestazione sanitaria a cui è collegata.
 
In caso di vaccinazione: per la prima dose dei vaccini che ne richiedono due, la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità fino alla dose successiva.
Nei casi di seconda dose o dose unica per pregressa infezione: la Certificazione sarà generata entro un paio di giorni e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi) dalla data di somministrazione.
Nei casi di vaccino monodose: la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi).
Nei casi di tampone negativo la Certificazione sarà generata in poche ore e avrà validità per 48 ore dall’ora del prelievo. 
Nei casi di guarigione da COVID-19 la Certificazione sarà generata entro il giorno seguente e avrà validità per 180 giorni (6 mesi).
 
In fase di verifica della Certificazione, i miei dati personali sono tutelati?
Grazie all’utilizzo di un’App di verifica, che in Italia si chiama VerificaC19, il personale addetto avrà la possibilità di verificare la validità e l’autenticità delle Certificazioni. Sarà sufficiente mostrare il QR Code della Certificazione. In caso di formato cartaceo, piegando il foglio, sarà possibile tutelare le proprie informazioni personali. Il QR Code non rivela l’evento sanitario che ha generato la Certificazione verde. Le uniche informazioni personali visualizzabili dall’operatore saranno quelle necessarie per assicurarsi che l’identità della persona corrisponda con quella dell’intestatario della Certificazione. La verifica non prevede la memorizzazione di alcuna informazione riguardante il cittadino sul dispositivo del verificatore.
 

MIX DI VACCINI :IL PARERE DI GARATTINI

da Adnkronos

AstraZeneca e seconda dose,

Garattini: “Vaccini diversi? Non c’è problema”

Le parole del farmacologo e fondatore dell’Istituto Mario Negri

Sul vaccino AstraZeneca e la seconda dose con un prodotto diverso, “uno studio inglese e uno spagnolo indicano che dopo” la prima somministrazione “si può fare un vaccino a Rna messaggero, ottenendo un buon risultato dal punto di vista della risposta anticorpale. A livello di sicurezza non c’è problema. D’altra parte non ci sono ragioni teoriche per pensare che non si possano usare due vaccini diversi”. Lo ha affermato farmacologo Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri, in una intervista sul quotidiano La Repubblica.

È difficile obbligare a fare un richiamo diverso. Io dico di essere pragmatici: lasciamo ai cittadini la scelta della dose, proprio per aumentare la copertura vaccinale – ha aggiunto Garattini – È stata fatta non poca confusione e infatti i cittadini hanno tanti dubbi, giustificati. Il problema non le singole persone. È mancato un sistema di comunicazione efficiente da parte del servizio sanitario nazionale. Il responsabile finale è il ministero alla Sanità. Ha il compito di prendere decisioni e spiegarle bene. Secondo me a livello governativo doveva esserci una persona che, con l’aiuto di altre, rappresentasse ogni giorno il parere dell’autorità sanitaria. Illustrasse cosa succedeva e le decisioni che venivano prese. Qui si danno annunci ma non si spiegano”.

“Le aziende hanno attinto a conoscenze non sviluppate da loro ma dalla ricerca di base, con soldi pubblici. Poi hanno avuto grandi facilitazioni dal punto di vista economico, ricevendo decine di miliardi di euro. Chi è stato sottoposto agli studi ha partecipato gratuitamente. – ha continuato Garattini – Le aziende avrebbero dovuto mettere a disposizione i loro prodotti per i Paesi a basso reddito. Hanno perso una grande occasione per mostrare solidarietà”

“È impossibile che un Paese industrializzato come il nostro non possa fare i vaccini per suo conto. Se c’è bisogno di terza dose, se va cambiato il vaccino o fatto ogni anno, che facciamo, aspettiamo il grazioso compiacimento delle multinazionali che ci mandano quello che vogliono loro al prezzo che vogliono loro?”, ha concluso Garattini.

VACCINO PFIZER E VARIANTI COVID

Da dottnet.it

Esperimenti di laboratorio del Crick institute e del National Institute for Health Research (Nihr) Uclh Biomedical Research Centre hanno evidenziato che chi si vaccina con Pfizer-BioNTech sviluppa una

Non solo, ma i ricercatori britannici hanno riscontrato che nel caso della variante indiana, con una sola dose di Pfizer-BioNTech i pazienti sviluppano livelli di anticorpi più bassi rispetto a quelli che si producono contro le varianti conosciute. I dati sono questi: se una sola dose di Pfizer BioNTech consente al 79% dei pazienti di sviluppare una risposta immunitaria al ceppo originario del coronavirus, nel caso della variante Alpha (quella inglese) la percentuale si abbassa al 50% mentre contro la variante Delta (B.1.617.2 ) si scende al 32% e addirittura al 25% nel caso della variante B.1.351 identificata in Sudafrica.

GRAVIDANZA , MATERNITÀ E VACCINO COVID

Da affari Italiani

Rischi? Benefici? Controindicazioni? Oppure solo cattiva informazione e allarmi ingiustificati? Il vaccino Covid in gravidanza fa discutere. L’Istituto Superiore di Sanità ribadisce che problemi per il nascituro non ce ne sono, a prescindere dalla fase della gravidanza (se cioè al principio o in fase avanzata).

Le Società di Ginecologia e Ostetricia (SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE) portano all’attenzione pubblica e delle Istituzioni il momento di grandissima confusione e di scarsissima informazione che le donne vivono per tutto quello che riguarda l’evento riproduttivo e la vaccinazione anti Covid.

Ginecologi e ostetrici ricordano hanno ribadito che: – la gravidanza non è una controindicazione alla vaccinazione – il desiderio riproduttivo o la ricerca della gravidanza non sono una controindicazione alla vaccinazione – l’allattamento non è una controindicazione alla vaccinazione  – la contraccezione ormonale non è una controindicazione alla vaccinazione – non esistono indagini preliminari o terapie da praticare prima della vaccinazione in nessuna di queste situazioni  – le donne gravide dovrebbero essere invitate a vaccinarsi con maggiore premura rispetto alle donne non gravide della stessa età, perché la gravidanza è una condizione di fragilità.

Nonostante le nostre posizioni, dichiara il Prof. Antonio Chiantera Presidente SIGO, riceviamo quotidianamente sollecitazioni di donne confuse, che hanno avuto le informazioni più disparate, spesso non corrispondenti assolutamente al vero. Il Prof.  Nicola Colacurci Presidente AGUI, si appella al Ministro della Salute Roberto Speranza affichè recepisca le richieste e si faccia parte attiva, con il Ministero della Salute, di una campagna di corretta informazione che rassicuri le donne in età riproduttiva verso la vaccinazione anti-Covid.  Conclude la Presidente AOGOI Dott.ssa Elsa Viora affermando che: mantenere le donne in uno stato confusionale su tale argomento rappresenta un grosso deterrente alla natalità e spinge le coppie che vorrebbero avere figli a procrastinare tale evento, rendendo così ancora più drammatica la problematica “culle vuote” che  rappresenta il maggiore problema sociale della nostra Nazione.

VACCINO E ALCOOL

Gli alcolici vanno evitati nei giorni vicini alla vaccinazione anti Covid-19: è la raccomandazione della Società Italiana di Alcologia (Sia), suggerita da quanto è recentemente accaduto nel centro vaccinale di Messina, dove si è tentato di avvicinare i giovani alla vaccinazione attraverso l’offerta di birra artigianale. «La Società Italiana di Alcologia e l’Osservatorio Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) da diversi mesi raccomandano di non consumare alcolici nei giorni precedenti e successivi la vaccinazione», rileva la società scientifica in una nota. 
«La raccomandazione – osserva il presidente nazionale della Sia, Gianni Testino – è di astenersi dal consumo alcolico almeno 15 giorni prima e 15 giorni dopo ogni vaccinazione, o per lo meno di non superare i dosaggi che rientrano nel ‘basso rischiò», pari a «una unità alcolica al giorno». 
E’ una misura di precauzione necessaria, considerando che il consumo di alcol, anche a bassi dosaggi, «riduce l’attività del sistema immunitario acquisito e innato», al punto che per alcune funzioni, come quelle delle cellule T, «si ripristina un’ottimale azione dopo circa 30 giorni di astensione» e delle cellule dendritiche che hanno il compito di catturare l’antigene dando il via al processo di generazione degli anticorpi. Il consumo di alcol ha riflessi anche sulle piastrine, componenti del sangue che contribuiscono alla coagulazione, e la situazione normale viene ripristinata nell’arco di una settimana. 


Queste osservazioni, pubblicate nel sito Epicentro dell’Iss, si sommano al fatto che «il consumo di alcolici attraverso la costituzione di ‘un organismo infiammatò» possa aggravare un’eventuale infezione Covid-19. (da gazzetta di Parma)

FORSE NON NECESSARIA UNA TERZA DOSE.

Da il Giornale

Non c’è fretta per un’eventuale terza dose del vaccino. Oramai è certo: se ci sarà bisogno di un ulteriore richiamo dell’antidoto, questo non verrà inoculato prima dell’autunno del prossimo anno. Il presidente dell’Aifa Giorgio Palù ha dichiarato al quotidiano la Nazione: “Si sta studiando la durata della risposta immunitaria; potrebbe essere richiesto un richiamo per fasce di popolazione specifiche. Ogni decisione sarà presa in base a dati certi, che si renderanno via via disponibili”. Guido Rasi, professore di microbiologia a Roma e direttore scientifico Consulcesi, è convinto che la terza dose sia una ipotesi da valutare con prudenza. “Appare logico prevedere una protezione duratura per chi ha avuto il Covid e ha fatto una dose di vaccino – ha dichiarato l’ex numero uno dell’Ema, agenzia regolatoria europea dei medicinali – ma anche tutti quelli che hanno completato il ciclo vaccinale delle due dosi potrebbero essere protetti verosimilmente per più di un anno. Vedremo più avanti cosa succede in casi particolari (immunodepressi, non responder), ma anch’ io escluderei categoricamente una nuova vaccinazione di massa a settembre”. Crolla, quindi, una certezza: nessuna terza dose il prossimo autunno. In quel periodo si deciderà come procedere.

Magari ci si renderà conto che un altro richiamo possa essere utile nella lotta contro il Covid-19 e soprattutto per combattere le pericolose varianti, ma tutto ciò sarà eventualmente programmato per il 2022. La pensa allo stesso modo Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Biomedico di Roma, il quale è dell’idea che stiamo imparando a convivere con il virus e che, per il futuro, si potrà pensare a una profilassi bivalente (influenza più Coronavirus) da consigliare eventualmente nei soggetti fragili, ipertesi, con diabete, o sopra i sessant’ anni. L’attenzione di tutti, adesso, è riposta sulla campagna che deve avere una Accelerata

.Intanto in Italia si sta vaccinando di buona lena. L’altro ieri sono state effettuare 600mila vaccinazioni in 24 ore. Il Bel Paese è al secondo posto in Europa in termini di coperture, superato solo dalla Germania. La risposta dei giovani è molto positiva; i ragazzi si stanno vaccinando in massa e questo lascia ben sperare. Sono state distribuire, fono a questo momento, 42 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Janssen e l’88% degli antidoti è stato già somministrato. In altre nazioni si è molto indietro e questo preoccupa Luca Pani, farmacologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Solo immunizzando la popolazione a livello globale – ha detto – usciremo dall’assillo delle varianti”. Gli scienziati, intanto, sono al lavoro sul cosiddetto vaccino universale, che oltre a colpire la proteina Spike punta a inceppare regioni virali meno soggette a cambiamenti repentini. Solo allora potremo essere certi di essere a buon punto nella lotta al Covid-19.