Monthly Archives: Marzo 2019

PRODOTTI CHIMICI E SICUREZZA SUL LAVORO: IL PIANO NAZIONALE

Da informazionefiscale.it

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Sicurezza sul lavoro e prodotti chimici: anche per il 2019 il Ministero della Salute ha approvato il piano nazionale delle attività di controllo, una tutela per i lavoratori, per l’ambiente e per i consumatori finali. Un gran numero di aziende è potenzialmente interessato.

Si tratta di un appuntamento annualeper il Ministero della Salute con gli obblighi imposti dal regolamento europeo sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio numero 1272/2008 (CLP) e dal cosiddetto REACH (numero 1907 del 2006), una normativa integrata per la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche, finalizzata ad assicurare la protezione della salute umana e dell’ambiente.

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Sicurezza sul lavoro e prodotti chimici: il piano nazionale delle attività di controllo del Ministero della Salute

Il Piano nazionale delle attività di controllo sui prodotti chimici 2019 mette nero su bianco, per l’anno in corso, gli standard tecnici per le attività di controllo su tutti i soggetti che si occupano di fabbricazione, importazione, immissione sul mercato e uso di tutte le sostanze chimiche in quanto tali e in quanto componenti di miscele e articoli.

I controlli non interessano solo le aziende che li adoperano nei processi industriali, ma anche quelle che li utilizzano per la produzione di detergenti, vernici, abiti, mobili. Un’ampia platea di imprese, dunque, è potenzialmente sotto osservazione.

La tutela dei lavoratori, dell’ambiente e dei consumatori finali, e l’attività di sorveglianza sulle aziende che operano con sostanze chimiche, vede lavorare fianco a fianco sia autorità statali che locali.

Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf), e dei servizi di assistenza sanitaria al personale navigante (SANS), Nuclei antisofisticazioni e sanità dell’Arma dei Carabinieri (NAS), Istituto nazionale assicurazione Infortuni sul lavoro (INAIL), Agenzia delle dogane e dei monopoli, Nuclei operativi ecologici dell’Arma dei Carabinieri (NOE) e il Corpo della Guardia di finanza: sono tutti coinvolti nell’attuazione del piano nazionale delle attività di controllo sui prodotti chimici ed entro il 31 marzo di ogni anno devono inviare i risultati del lavoro sul campo.

Il Ministero della Salute, che coordina l’attività per verificare la completa attuazione delle prescrizioni da parte di tutti i soggetti della catena di distribuzione delle sostanze, dalla fabbricazione/importazione, all’uso, all’immissione sul mercato delle stesse, stabilisce che gli accertamentipossono essere eseguiti in qualunque momento con o senza preavviso.

Sicurezza sul lavoro e prodotti chimici: quali informazioni contiene il piano annuale

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Il Piano nazionale delle attività di controllo sui prodotti chimici 2019, approvato a febbraio, come ogni anno è stato redatto tenendo conto di una serie di fattori locali, nazionali e internazionali, tra le altre:

  • le indicazioni provenienti dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), dalla Commissione europea o da altri organismi europei competenti come il Chemical legislation european enforcement (CLEEN)
  • i risultati delle attività di controllo degli anni precedenti, anche in termini di settori produttivi ritenuti prioritari in ragione dell’utilizzo di specifiche sostanze in quanto tali o in quanto contenute in miscele o in articoli
  • conoscenze epidemiologiche e analisi del contesto territoriale ed ambientale sulla base del sistema informativo regionale;
  • programmi di visite ispettive congiunte tra due o più Stati membri dell’Unione europea;
  • indicazioni provenienti dai Centri antiveleni (CAV).

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Sulla base dei dati acquisiti, ogni anno, il piano stabilisce alcuni elementi fondamentali per le attività di controllo:

  • i settori potenzialmente interessati, che vanno dalla fabbricazione di prodotti chimici alla produzione di giocattoli, passando per l’abbigliamento;
  • il periodo di tempo nel quale vanno effettuati i controlli e le scadenze per inviare i dati al Ministero della Salute;
  • le priorità per l’attuazione del regolamento REACH e del regolamento CLP;
  • il numero minimo degli accertamenti, che per il 2019 deve essere stabilito a livello locale;
  • la metodologia da seguire nei controlli che sono sia di tipo documentale che analitico.

Il piano, quindi, passa a rassegna gli standard tecnici delle attività di accertamento ma fissa anche alcuni punti fermi di cui tener conto nell’operatività.

Si stabilisce, ad esempio, che la valutazione dei dati quantitativi di fabbricazione e importazione può tenere conto delle autodichiarazioni del rappresentante legale dell’impresa; in alternativa è possibile eseguire un controllo a campione sull’attendibilità del sistema di gestione che riguarda la registrazione dei quantitativi fabbricati e/o importati.

E si ribadisce la necessità di una collaborazione di più attori sul controllo della sicurezza sul lavoro nei contesti che operano utilizzando sostanze chimiche: in fase di ispezione, si evidenzia l’utilità di un’azione integrata tra Servizio sanitario regionale e laboratori di controllo menzionati nell’accordo Stato-Regioni del 7 maggio 2015.

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Tutti i dettagli nel documento integrale del Piano nazionale delle attività di controllo sui prodotti chimici 2019.

PDF - 338.6 Kb
Piano Nazionale delle Attività di Controllo sui Prodotti Chimici Anno 2019
Scarica il Piano Nazionale delle Attività di Controllo sui Prodotti Chimici Anno 2019 elaborato dal Ministero della Salute.
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A MILANO IL PUNTO SULLE SOSTANZE PERICOLOSE IL GIORNO 11 APRILE 2019

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Partendo da questi dati e dalla constatazione che molti lavoratori e aziende non sono sufficientemente consapevoli dei rischi da prevenire, l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha organizzato per il 2018 e il 2019 la campagna “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”. Una campagna che ha proprio l’obiettivo di sensibilizzare sulla necessità della prevenzione dei rischi derivanti dalle sostanze pericolose e agenti cancerogeni e promuovere un’adeguata valutazione del rischio nelle aziende.

Convegno a Milano sulle sostanze pericolose

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Con l’intento di migliorare l’attenzione e la prevenzione dei rischi correlati alle sostanze pericolose, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro(AiFOS), partner nazionale della Campagna Europea 2018-2019, ha organizzato per l’11 aprile 2019 a Milano il convegno gratuito “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”. Un convegno che farà il punto della campagna europea, si soffermerà sui problemi della valutazione dei rischi e di alcune specifiche malattie professionali, fornirà alcune buone prassi e indicazioni sulla formazione esperienziale per l’uso in sicurezza delle sostanze pericolose.

Ricordiamo che con “sostanza pericolosa” – come indicato nella campagna europea – si può fare riferimento a qualunque solido, liquido o gas che abbia le potenzialità di causare danni alla sicurezza o alla salute dei lavoratori. E La classificazione di tali sostanze si basa sulle categorie definite nel Regolamento CLP con riferimento ai pericoli per la sicurezza (sostanza esplosiva, infiammabile, instabile, ecc.), ai pericoli per la salute (tutti gli aspetti dei danni a breve e lungo termine per la salute) e ai pericoli ambientali.

La gestione dei rischi e le aziende

L’Agenzia europea ricorda che la chiave per gestire efficacemente il rischio delle sostanze pericolose nei luoghi di lavoro è la creazione di una cultura della prevenzione.

In questo senso tutti coloro che condividono un ambiente di lavoro devono interessarsi attivamente e contribuire a garantire un ambiente di lavoro sicuro.

È stato poi più volte sottolineato come una cattiva gestione dell’ambiente di lavoro in relazione alle sostanze pericolose, non solo espone i lavoratori a rischi per la salute e sicurezza, ma comporta anche significativi costi diretti per le aziende e i sistemi sanitari.

Buona prassi per l’uso in sicurezza delle sostanze pericolose

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Il convegno sarà l’occasione per illustrare concretamente la buona prassi Safety Day: la formazione esperienziale per l’uso in sicurezza delle sostanze pericolose realizzata da Naturex SpA con il supporto del Centro di Formazione AiFOS Safety Contact. Il progetto è stato realizzato tramite l’utilizzo di diverse metodologie didattiche interattive, sviluppate da AiFOS e da Safety Contact per garantire l’efficacia della formazione alla salute e sicurezza.

L’iniziativa è candidata per il premio nazionale buone pratiche nell’ambito della campagna «Ambienti di lavoro sani e sicuri» 2018-2019, che verrà consegnato dall’INAIL in veste di focal point italiano della campagna europea di EU-OSHA.

Il programma del convegno

Proprio per migliorare la gestione dei rischi, si terrà dunque a Milano l’11 aprile 2019 – dalle ore 14.30 alle ore 17.30 – il convegno di studio e approfondimento “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”. La sede del convegno è il Centro Congressi “Le Stelline”, in corso Magenta, 61.

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Apertura lavori

Rocco Vitale, Presidente AiFOS

L’impegno di AiFOS, partner nazionale della Campagna Europea della sicurezza

Gli interventi;

  • INAIL, Direzione Centrale Prevenzione: La Campagna Europea “Salute e sicurezza in presenza di sostanze pericolose”
  • Alessandro Fregni, Chimico e Formatore qualificato alla sicurezza sul lavoro:La valutazione del rischio chimico
  • PSAL ATS Milano: Le malattie professionali correlate all’utilizzo di pesticidi
  • Jacopo Pozzi, HSE Manager di Naturex: Safety Day: la buona prassi Naturex
  • Mauro Pepe, CFA Safety Contact:

Il link per iscriversi al convegno:

https://aifos.org/home/eventi/intev/convegni_aifos/salute_e_sicurezza_negli_ambienti_di_lavoro_in_presenza_di_sostanze_pericolose-milano

Si ricorda che il convegno è gratuito, ma con iscrizione obbligatoria. E ai partecipanti al convegno verrà consegnato un attestato di presenza valido per il rilascio di 2 crediti di aggiornamento per formatori (area 2 – rischi tecnici), addetti e responsabili del servizio di prevenzione e protezione (ASPP/RSPP).

da salutebuongiorno.it

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LE PIANTE CHE DEPURANO GLI UFFICI

Da greenme.it

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Si sa che le piante hanno tanti aspetti positivi: rallegrano l’ambiente con le loro foglie lussureggianti, prendersene cura è un’ottima terapia anti stress, regolano il livello di umidità degli ambienti, restituiscono ossigeno assorbendo l’anidride carbonica, tramite la fotosintesi clorofilliana. Ma alcune di loro, in particolare, hanno anche un’altra caratteristica importantissima: sono in grado di neutralizzare le sostanze organiche volatili grazie all’azione di alcuni enzimi detti metilotrofi.

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Verso la fine degli anni ’80, la Nasa cercava modi per depurare l’aria nelle sue stazioni spaziali. Ha per questo finanziato uno studio per capire quali fossero le piante più efficaci per filtrare l’aria dagli agenti tossici e trasformare l’anidride carbonica in ossigeno.

Nel 1989 i risultati ottenuti sono stati pubblicati in uno studio che ha fornito un elenco definitivo delle piante maggiormente efficaci nella pulizia dell’aria interna agli ambienti. Il rapporto ha anche suggerito l’importanza di avere almeno una pianta ogni 100 metri quadrati di casa o ufficio.

Ma quali sono le sostanze pericolose presenti nei nostri ambienti?

  • Trichloretilene: presente negli inchiostri da stampa, vernici, lacche e adesivi. L’esposizione a questa sostanza può portare alla comparsa di sintomi quali eccitazione, vertigini, cefalea, nausea e vomito seguito da sonnolenza e coma.
  • Formaldeide: si trova principalmente nei sacchetti di carta, nella carta cerata, nei tovaglioli di carta, nei pannelli in compensato e nei tessuti sintetici. I sintomi associati all’esposizione a breve termine includono: irritazione del naso, della bocca e della gola e in casi gravi gonfiore della laringe e dei polmoni.
  • Benzene: usato per realizzare materie plastiche, resine, lubrificanti, detergenti e droghe. Si trova nelle sigarette, nella colla e nella cera per i mobili. I sintomi associati all’esposizione a breve termine includono: irritazione agli occhi, sonnolenza, vertigini, cefalea, aumento della frequenza cardiaca, mal di testa, confusione e in alcuni casi possono provocare incoscienza.
  • Xilene: questa sostanza si trova in gomma, cuoio, fumo di tabacco e scarico dei veicoli. I sintomi associati all’esposizione a breve termine includono: irritazione alla bocca e alla gola, vertigini, cefalea, confusione, problemi cardiaci, al fegato, danni renali e coma.
  • Ammoniaca: si trova nei detersivi, cere per il pavimento e fertilizzanti. I sintomi associati all’esposizione a breve termine includono: irritazione oculare, tosse, mal di gola.

Le piante che filtrano l’inquinamento

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Secondo la Nasa le migliori piante che dovremmo tenere in casa e in ufficio sono:

  • 1. Palma da datteri nana
  • 2. Felce di Boston
  • 3. Nephrolepis obliterata
  • 4. Falangio
  • 5. Aglaonema
  • 6. Palma di bambù
  • 7. Fico beniamino
  • 8. Potos
  • 9. Anthurium andraeanum
  • 10. Liriope
  • 11. Rhapis excelsa
  • 12. Gerbera jamesonii
  • 13. Tronchetto della felicità
  • 14. Edera comune
  • 15. Sansevieria trifasciata
  • 16. Dracena marginata
  • 17. Spatafillo
  • 18. Chrysanthemum morifolium

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GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA

Da focus.it

Giornata mondiale dell’acqua: nessuno deve restare indietro

World Water Day 2019 per riflettere sull’importanza dell’acqua – In a Bottle

Un bene primario di cui ci sarà sempre maggiore richiesta, un diritto troppo spesso violato: l’acqua è fondamentale per il benessere economico e sociale, ma è proprio ai più poveri che viene venduta a caro prezzo, mentre i ricchi hanno facilità di accesso.

In molte regioni del mondo l’onere di recuperare e trasportare acqua il più possibile pulita è quasi sempre lasciato alle donne. Vedi anche: due miliardi di persone bevono acqua contaminata.|

Nessuno sia lasciato indietro: è l’imperativo scandito dalle Nazioni Unite con il Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche 2019, presentato in occasione della Giornata Internazionale dell’Acqua, il 22 marzo, e al termine dei lavori della 40esima sessione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

DIRITTO DI BASE. L’accesso all’acqua pulita e a servizi igienico-sanitari adeguati è indispensabile per appianare le disuguaglianze socio-economiche, oltre a essere un diritto fondamentale per sostenere la salute delle persone e garantire la loro dignità di esseri umani. Questo diritto non è temporaneo, non può essere revocato e non è soggetto all’approvazione degli Stati: deve poter essere garantito a tutti senza distinzioni, anche in base a quanto sancito dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

 

giornata mondiale acqua, world water day, Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche

Più di due miliardi di persone vivono in paesi sottoposti a livelli elevati di stress idrico. Per stress idrico si intende “il rapporto tra i prelievi totali annui di acqua dolce dei principali settori dell’economia, incluse le necessità idriche ambientali, e il totale delle risorse rinnovabili di acqua dolce, espresso in percentuale”. | UN

 

Acqua e servizi igienico-sanitari devono essere “disponibili, fisicamente accessibili, a costi equi e sostenibili, sicuri e culturalmente accettabili”, eppure persistono condizioni che creano iniquità e categorie di “esclusi”. Nel 2015 oltre 2,1 miliardi di persone, il 29% della popolazione globale, non avevano ancora accesso a servizi di fornitura di acqua potabile gestiti in sicurezza, mentre 844 milioni di persone erano escluse da servizi di base di fornitura dell’acqua potabile.

 

giornata mondiale acqua, world water day, Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche

La copertura dei servizi idrici gestiti in sicurezza varia di molto in base alle regioni geografiche: dal 24% dell’Africa subsahariana al 94% di Europa e Nordamerica. | UN

 

TAGLIATI FUORI. Secondo il rapporto, “circa la metà delle persone che consumano acqua proveniente da fonti non protette vive nell’Africa subsahariana. Sei persone su dieci non hanno accesso a servizi igienico-sanitari sicuri e una persona su nove pratica la defecazione all’aperto”. Ma anche all’interno delle stesse aree geografiche, delle stesse comunità, persino delle stesse famiglie, persistono differenze di trattamento nell’accesso all’acqua.

 

L’INCOMBENZA PIÙ GRAVOSA. C’è una discriminazione di genere, che assegna principalmente alle donne il compito di reperire acqua per cucinare e lavarsi. Uno studio sul tempo e sulla carenza di acqua in 25 paesi dell’Africa subsahariana rivela che le donne dedicano complessivamente alla raccolta di acqua potabile almeno 16 milioni di ore al giorno, mentre gli uomini riservano alla stessa attività 6 milioni di ore e i bambini 4 milioni di ore (OMS/UNICEF, 2012). Tempo che è sottratto allo studio, e che espone le donne a fatica fisica e pericoli per la loro incolumità.

 

giornata mondiale acqua, world water day, Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche

Nel 2015 una persona su tre (2,3 miliardi di persone) non avevano accesso regolare a servizi igienico-sanitari di base; di questi, 892 milioni di persone praticano la defecazione all’aperto. | UN

 

MANCANZA CHE DISCRIMINA.All’acqua è legata la gestione dell’igiene mestruale, un tabù culturale in molti contesti poveri e rurali, che costringe le ragazze ad allontanarsi dalla scuola, emarginandole e ignorando la loro salute sessuale e riproduttiva. Altre condizioni di esclusione dall’accesso all’acqua sono la disabilità, la povertà e la mancanza di istruzione, le differenze religiose: le minoranze etniche e linguistiche, le popolazioni indigene, i popoli che hanno dovuto abbandonare le proprie case a causa di guerre e catastrofi climatiche, i rifugiati, i migranti, sono spesso esclusi dall’approvvigionamento di acqua e servizi.

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ACQUA DA MANGIARE. Oltre ad avere un accesso inadeguato all’acqua, queste persone sono quelle che pagano il prezzo più alto per averla, mentre chi abita nei Paesi industrializzati dà per scontato la disponibilità di acqua pulita e abbondante dal rubinetto di casa. Questa forbice sociale si abbatte sulla disponibilità di cibo e sulla possibilità di assicurare un reddito alla famiglia: l’agricoltura è il principale settore consumatore di acqua, con il 69% dei prelievi annui a livello mondiale, e il 60% degli alimenti prodotti sulla Terra cresce in terreni irrigati da acque piovane (soggetti pertanto a siccità, fenomeno che dal 1995 al 2015 ha interessato 1,1 miliardi di persone).

ACQUA E PACE. All’acqua troppo abbondante o troppo scarsa è legato il 90% dei disastri naturali, con le zone aride e le zone umide che, complici i cambiamenti climatici, vedono inasprirsi le rispettive condizioni di aridità e umidità. Dalla disponibilità di acqua, e di acqua pulita e non contaminata, dipendono non solo la salute, ma anche la produttività lavorativa e la continuità dell’istruzione: per queste ragioni l’approvvigionamento idrico è uno strumento di inclusione sociale.

 

giornata mondiale acqua, world water day, Rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche

Dagli anni ’70 ad oggi, il rischio di essere sfollati per disastri naturali è raddoppiato. In 9 casi su 10, le catastrofi naturali sono legate all’acqua. | UN

La domanda di acqua, chiarisce il rapporto, è in costante aumento per la crescita della popolazione, il cambiamento dei modelli di consumo e lo sviluppo socioeconomico. Dagli anni ’80 è cresciuta dell’1 per cento all’anno e nel 2050 avrà superato il 20-30 per cento dell’utilizzo attuale. Questa crescita della domanda, insieme ai cambiamenti climatici, contribuiranno ad accrescere i livelli di stress idrico mondiali.

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MADE IN INAIL AL TOP NELLA RICERCA

Da “le scienze”

Il suo nome è l’acronimo di Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Questa denominazione, però, non dà conto dell’insieme delle attività svolte dal “nuovo lnail”, frutto di un complesso processo di ampliamento e riorganizzazione che nell’ultimo decennio – dopo l’incorporazione dell’lspesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro) e dell’lpsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo) – ha visto la progressiva integrazione di diverse funzioni aggiuntive rispetto a quelle tradizionali. L’lnail di oggi, infatti, non è più solo un’assicurazione ma un vero e proprio polo della salute e sicurezza sul lavoro, caratterizzato da un’integrazione sempre più stretta tra prevenzione,assicurazione, cura, riabilitazione, reinserimento e ricerca.

Dalla ricerca ''made in Inail'' un contributo fondamentale per la prevenzione e la riabilitazione

Una nuova campagna di comunicazione lanciata dall’Istituto in queste settimane è dedicata proprio all’attività di ricerca, che riveste un ruolo fondamentale in un’epoca di grande innovazione tecnologica come quella attuale, caratterizzata da interessanti prospettive di crescita ma anche da rischi potenziali, nuovi ed emergenti, per la salute e la sicurezza, come quelli legati alle nuove forme di organizzazione del lavoro,ai mutamenti demografici e alle nanotecnologie.

La ricerca avviata fin dagli anni Sessanta presso il Centro Protesi lnail di Vigorso di Budrio, modello di eccellenza e punto di riferimento nazionale e internazionale nel trattamento protesico-riabilitativo, è stata perciò arricchita attraverso collaborazioni con realtà di primo piano del mondo accademico e produttivo, finalizzate allo sviluppo di nuovi strumenti, procedure e tecnologie in grado di innalzare i livelli di prevenzione e potenziare i percorsi riabilitativi e di reinserimento degli assistiti.

Dalla ricerca ''made in Inail'' un contributo fondamentale per la prevenzione e la riabilitazione

Le partnership dell’lnail con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Università Campus Bio-Medico di Roma,per esempio, hanno permesso di avviare la sperimentazione di soluzioni all’avanguardia per la riabilitazione, come la mano robotica “Hannes”, che permette ai pazienti amputati di recuperare il 90% delle funzionalità di un arto naturale, l’esoscheletro “Twin”, che aiuta a muoversi in autonomia chi non può camminare,il verticalizzatore “Rise”, un dispositivo in grado di restituire la postura eretta a persone con gravi disabilità motorie a carico degli arti inferiori, e il progetto “Sensibilia”, nato con l’obiettivo di restituire a chi ha perso una mano sensazioni tattili e propriocettive simili a quelle di un arto naturali attraverso il ricorso a mani bioniche controllate dal cervello tramite elettrodi neurali.

Sul versante della prevenzione, traguardi altrettanto importanti già raggiunti dalla ricerca “made in lnail” sono quelli rappresentati dai robot che sostituiscono i lavoratori costretti a operare in ambienti confinati ad alto rischio­ come serbatoi, cisterne e silo, e dai dispositivi indossabili che potenziano le capacità fisiche,riducendo o eliminando del tutto gli sforzi muscolari.

Dalla ricerca ''made in Inail'' un contributo fondamentale per la prevenzione e la riabilitazione

Grazie alla collaborazione con Sapienza Università di Roma, un anno fa ha preso anche il via un innovativo master biennale per formare i “risk manager” del futuro, figure specializzate che saranno in grado di affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica, attraverso l’acquisizione di conoscenze per la gestione integrata dei rischi in tutta la filiera dei processi produttivi.

Sapienza Università di Roma,Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Politecnico di Milano, inoltre, sono partner dell’Istituto in tre dei “competence center” costituiti negli ultimi mesi in attuazione del piano nazionale Industria 4.0, con il compito di fornire alle aziende un sostegno per il trasferimento tecnologico e l’innovazione negli ambiti della sicurezza informatica, della robotica e del settore manifatturiero.

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LA SICUREZZA NEL COMPARTO PELLETTERIA ARTIGIANO

Da anfos.it

 

pelletteria
DEFINIZIONE DI ATTIVITA’ ARTIGIANA
Le specifiche disposizioni e le caratteristiche delle definizioni relative al settore dell’artigianato, all’interno del quale ricade anche il comparto della pelletteria, sono illustrate nella legge nr 443 del 8 Agosto 1985Legge-quadro per l’artigianato” pubblicata in gazzetta ufficiale nr 199 del 24 agosto dello stesso anno.
Il provvedimento, di carattere generale, definisce l’impresa artigiana come segue: “È artigiana l’impresa che, esercitata dall’imprenditore artigiano nei limiti dimensionali di cui alla presente legge, abbia per scopo prevalente lo svolgimento di un’attività di produzione di beni,[…]” e pone quindi i limiti giuridici all’interno dei quali si può parlare di impresa artigiana in termini di costituzione di impresa, esercizio di attività, tipologia di conduzione e numero dei collaboratori. All’interno del provvedimento stesso non sono esplicitati i riferimenti agli aspetti relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori, mentre è opportuno sottolineare come siano date disposizioni e autonomia alle singole Regioni di emanare norme legislative in materia di artigianato, delegando normalmente le funzioni amministrative agli enti locali. In considerazione della definizione di cui sopra, e con riferimento all’art 21 del D.Lgs 81/08, le disposizioni in materia di salute e sicurezza sono quindi rintracciabili all’interno del Testo Unico stesso, e le aziende artigiane, nei limiti del suddetto articolo e di eventuali provvedimenti integrativi in carico alle singole Regioni, sono assimilabili alle attività commerciali più genericamente descritte.Per quanto riguarda in particolare il comparto della pelletteria, gli obblighi del Datore di Lavoro restano quelli definiti nell’art 18 del D.Lgs 81/08 e la valutazione dei rischi deve quindi prendere in esame le diverse attività aziendali, sia in riferimento ai rischi derivanti dalle attrezzature che quelli derivanti dai processi lavorativi.

I rischi nell’industria della pelletteria

Alla prima categoria appartengono quindi i rischi in cui si può incorrere durante la preparazione e l’utilizzo di strumentazioni taglienti così come durante l’utilizzo di strumentazioni impiegate per la cucitura meccanica (rischio di schiacciamento, tagli, e punture) e durante il processo di confezionamento.
Queste attività possono essere eseguite in alcuni casi ancora manualmente, o nella maggior parte delle situazioni lavorative più strutturate, con l’ausilio di attrezzature meccaniche che quindi necessitano di attenta supervisione, adeguata formazione e regolare manutenzione.

Vi sono poi da considerare i rischi legati ai processi lavorativi, quali ad esempio, la gestione del magazzino, con i rischi consueti di un locale di questo genere (movimentazione manuale dei carichi, caduta di oggetti, presenza di mezzi in movimento, incendio) e la possibilità che esistano rischi legati a movimenti ripetitivi degli arti superiori, con sovraffaticamento del cingolo scapolo-omerale e con conseguenze di natura ergonomica dovute a posture inadeguate o prolungate.

Oltre a questi citati non sono poi da dimenticare i rischi di tipo impiantistico/strutturale, riconducibili a difetti dell’impianto elettrico, a situazioni microclimatiche disagevoli e alla presenza di sorgenti acusticamente rumorose.

Il settore della pelletteria infine non può essere esente da una valutazione del rischio chimico, legato all’impiego di sostanze abrasive e solventi.
La valutazione del rischio chimico viene normalmente effettuata utilizzando linee guida consolidate che garantiscono alle aziende la conformità legislativa.
Il risultato, al netto delle misure preventive e protettive adottate, restituirà l’effettivo indice di rischio chimico aziendale.

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Un esempio: il calzaturificio

A titolo esemplificativo si cita il caso di una attività di calzaturificio in cui andranno presi in esami una serie di rischi specifici per l’attività quali:

  • rischi derivanti dalle attività di taglio del cuoio con attrezzature e strumenti;
  • presenza di polvere prodotta dalle attività lavorative;
  • rischi fisici da rumore, vibrazioni, scivolamento;
  • rischio chimico correlato all’uso di abrasivi e sigillanti (es colle siliconiche).

Nei confronti di ognuno di questi rischi sarà obbligatorio valutare le relativemisure di prevenzione e protezione e dunque i singoli Dispositivi di Protezione Individuali (guanti anti taglio, maschere con o senza filtri, cuffie o tappi per la protezione acustica), nella valutazione dei dispositivi più adeguati il Datore di Lavoro dovrà tenere in considerazione i riferimenti normativi nonché i processi di lavoro, adottando misure organizzative di tipo tecnico o procedurale in base all’esperienza ed all’evoluzione del mercato.

 


ANFOS: Associazione Nazionale Formatori Sicurezza sul Lavoro

QUANTA PLASTICA CI BEVIAMO. INTERVISTA A SHARRI MASON

Intervista pubblicata su La stampa a SHERRI MASON ricercatrice americana pioniera sulle microplastiche

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Non si conoscono ancora i possibili effetti sulla salute, né si è del tutto sicuri dei percorsi che compiono per arrivare nell’acqua e nel suolo. Una cosa però è ormai certa: le microplastiche sono dappertutto. E Sherri Mason, ricercatrice americana della Penn State University, pioniera negli studi su questa subdola forma di inquinamento, non ha dubbi: “Ci sono aree del Pianeta in cui la concentrazione è maggiore che in altre, ma nessun luogo può dirsi libero dal problema”.

Ospite dell’ultima edizione del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino , Mason ha fatto il punto sullo stato della ricerca in materia, sfatando anche alcune convinzioni comuni sulle microplastiche che ingeriamo. Come il credere più sicure le acque in bottiglia rispetto a quella del rubinetto di casa.

Dall’oceano ai Grandi Laghi

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Se il problema dell’inquinamento da plastica di mari e oceani è tragicamente visibile ed è al centro dell’attenzione mediatica, lo stesso non si può dire delle microplastiche nell’acqua dolce. Di minuscoli frammenti rinvenuti nei pesci che poi finiscono sulle nostre tavole si parla ormai da tempo, mentre – forse per effetto di una rimozione collettiva – è solo da qualche anno che le indagini hanno cominciato a concentrarsi sull’elemento base di qualunque dieta: l’acqua da bere.

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Una delle pioniere in questo campo è stata, già dal 2012, Sherri Mason, la cui terra d’origine ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta della sua materia di ricerca. “Sono della Pennsylvania, vivo nella regione dei Grandi Laghi – racconta a Tuttogreen – Il Lago Superiore, il Michigan, l’Huron, l’Eire e l’Ontario, tutti connessi fra loro, costituiscono il più vasto sistema d’acqua dolce del mond o. Un bacino su cui una popolazione di 35 milioni di persone fa affidamento per il proprio sostentamento. Mi sono chiesta quanta plastica e soprattutto quanta microplastica ci fosse in queste acque. Ho scoperto che gli ultimi due laghi della catena, l’Eire e soprattutto l’Ontario, con 230mila particelle per km quadrato, hanno una concentrazione di microplastiche pari ai mari più inquinati del Pianeta. Un dato che ha ovviamente attirato le preoccupazioni dell’opinione pubblica”.

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Il team di ricerca ha quindi cominciato ad indagare le vie attraverso cui la plastica arriva in fiumi e laghi: packaging, materiali per la pesca, lavaggio di tessuti in fibre sintetiche.

“Ci siamo anche spostati altrove, in zone remote del mondo, intrecciando collaborazioni con altri istituti di ricerca. Ad esempio siamo andati ad analizzare i laghi della Mongolia. È stato interessante paragonare i risultati qualitativi di aree così diverse e lontane. Se nella regione dei Grandi Laghi negli Stati Uniti abbiamo trovato molte microplastiche provenienti dal lavaggio di capi sintetici, nei laghi mongoli, invece, ciò che abbiamo rinvenuto più di frequente erano residui blu di materiale espanso usato dai pescatori come galleggiante per le esche. Se spesso la portata dell’inquinamento da plastica causa una sensazione di impotenza, questi dati possono invece aiutare a capire un concetto importante: ciò che usiamo ogni giorno è ciò che poi finisce nell’acqua. Perciò sta a noi riuscire a cambiare le nostre abitudini e l’organizzazione delle nostre società per avere un effetto diretto sull’acqua che beviamo”.

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percentuali di micro plastiche nei rubinetti di acqua

La via delle microplastiche verso la catena alimentare

Dallo scaffale del supermercato alle acque di un lago, di un fiume, del mare, e poi di nuovo su, verso il frigorifero o la tavola. Quello delle plastiche è un viaggio andata e ritorno. Così Sherri Mason, dopo essere andata alla ricerca del percorso che le porta all’acqua, si è messa a indagare la strada contraria, che da lì le introduce nella catena alimentare.

Il primo passo è stato il sale marino. Ispirandosi a un analogo studio condotto in Cina, Mason e il suo team hanno analizzato diverse tipologie di confezioni, dalla busta in plastica alla scatola in cartone, scoprendo che, in media, ogni kg di sale contiene 212 particelle di microplastiche. Poi è stato il turno della birra: quella prodotta nel distretto dei Grandi Laghi contiene 4,05 particelle per litro ed è paradossalmente più “salutare” dell’acqua.

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All’acqua potabile, quella del rubinetto di casa, è stata infine dedicata una ricerca molto più vasta e ambiziosa. In collaborazione con Orb Media , Mason ha infatti passato in rassegna campioni di acqua presi in 159 paesi di tutto il mondo, trovando particelle di microplastiche con un’incidenza dell’83% dei casi (in USA il 94%, in Europa il 72%). “In media – spiega – abbiamo rinvenuto 5,45 particelle per litro. Facendo una stima sulla base dei dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul consumo di acqua potabile, questo significa che beviamo 5100 particele di microplastiche all’anno. Insieme al sale, invece, ne ingeriamo 180 all’anno”.

Acqua del rubinetto o in bottiglia?

“Dopo aver divulgato i risultati della ricerca, mi sarei aspettata che la gente scendesse in piazza e chiedesse l’intervento del Governo. Invece le persone hanno cominciato a comprare più acqua in bottiglia, pensando fosse più sicura”. Mason non si è però lasciata prendere dallo sconforto, e ha intrapreso una seconda indagine. Con la Fredonia University e Orb Media si è dunque concentrata sulle acque in bottiglia, passando in rassegna un’ampia scelta di marchi da tutto il mondo: tra gli altri, Danone, PepsiCo, Evian, Nestlè, Coca-Cola, San Pellegrino e la cinese Wahaha.

“Le microplastiche erano presenti nel 93% dei campioni, quindi con un’incidenza maggiore rispetto all’acqua corrente. La quantità di particelle per litro è addirittura doppia rispetto all’acqua del rubinetto: 10,4 particelle/litrocontro 5,45”. Oltre alle microplastiche classiche, quelle con diametro dell’ordine di grandezza di un capello, il team ha trovato in ogni litro analizzato più di 300 particelle con dimensioni inferiori ai 100 micron. “Più piccole sono, e più sono insidiose – spiega Mason – Perché hanno maggiore probabilità di essere assorbite dal sistema gastro-intestinale e arrivare al sistema circolatorio e linfatico, fino al cervello”.

Interessante è poi la morfologia delle plastiche trovate: il 54% è polipropilene (il moplen), con cui sono fatti la maggior parte dei tappi delle bottiglie. E c’è poi un buon 10% di polietilene (PE o PET), cioè il materiale di cui sono fatte le stesse bottiglie. Insomma, una grossa percentuale di particelle proviene proprio dagli imballaggi che dovrebbero preservare la purezza dell’acqua…

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Paure e prese di coscienza

Se gli effettivi impatti sulla salute delle microplastiche che ingeriamo non sono ancora chiari (“è questa la nuova frontiera della ricerca”, precisa Mason), ipotesi e preoccupazioni stanno però già prendendo forma. “Io sono una chimica e la mia preoccupazione riguarda gli elementi chimici che possono essere presenti nelle o sopra le plastiche. Le microplastiche possono fare da piattaforma per trasportare vari agenti chimici potenzialmente pericolosi all’interno del nostro organismo. Le plastiche stesse contengono poi vari composti che hanno funzione di stabilizzanti UV, antiossidanti o ignifughi, e di questi in realtà conosciamo già i possibili effetti. Sappiamo ad esempio che sono correlati a certi tumori o che possono agire da perturbatori endocrini, cioè alterare l’equilibrio ormonale. Per alcuni di questi composti si stanno addirittura studiando delle correlazioni con l’autismo”.

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Se la maggior parte degli studiosi evita di scatenare allarmismi (“l’assorbimento di microplastiche da parte dell’organismo è al massimo di un grammo all’anno”, ricorda ad esempio Giorgio Gilli dell’Università di Torino), è vero tuttavia che saranno sempre più necessarie regole ferree circa la composizione dei polimeri della plastica.

E dopotutto, se anche la paura delle microplastiche si diffondesse, potrebbe forse essere un bene: sarebbe la spinta necessaria per cambiare finalmente la rotta di una società insostenibilmente “plastivora”.

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“Siamo andati avanti usando questo materiale ormai per decenni, ma avevamo una società anche prima della plastica. Dobbiamo fare un passo indietro – conclude Sherri Mason – La plastica è nata per essere un materiale indistruttibile, perciò dobbiamo smetterla di utilizzarla per prodotti usa e getta. Ormai la usiamo più per comodità che per vera necessità ed è ora di uscire da questo sistema. Si può, cominciando dalla quotidianità. Ad esempio evitando di bere acqua in bottiglia e scegliendo quella del rubinetto. A proposito, l’acqua italiano è molto pulita, si può bere tranquillamente!”.

DANNO BIOLOGICO DA MOBBING E INAIL

Da La Stampa

La Cassazione ha dichiarato che un danno biologico da mobbing deve essere ricondotto all’assicurazione obbligatoria INAIL, se sussistono i presupposti per l’esonero dalla responsabilità civile del datore di lavoro.

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Il caso. Una società datrice di lavoro propone ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di Messina, che aveva condannato la società al risarcimento del danno biologico da mobbing in favore di una ex dipendente, deducendo il difetto di legittimazione passiva dopo che il Consulente Tecnico d’Ufficio aveva accertato che il danno, nella misura dell’8%, era coperto dall’assicurazione obbligatoria INAIL.

Estensione della copertura INAIL. La Cassazione, con l’ordinanza del 5 marzo 2019, n. 6346, precisa che la controversia riguarda non il difetto di legittimazione passiva del datore di lavoro, ma l’accertamento dei comportamenti denunciati dal lavoratore.
La Corte ricorda che un intento persecutorio unitario nella condotta del datore di lavoro, e dei colleghi, nei confronti del lavoratore, configura il mobbing, che può comportare danni all’integrità psico-fisica dello stesso lavoratore.

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Questi comportamenti sono riconducibili all’inadempimento del datore di lavoro degli obblighi di sicurezza stabiliti dall’art. 2087 del codice civile.
Inoltre, i Giudici confermano che “la tutela assicurativa INAIL è estesa ad ogni forma di tecnopatia, fisica o psichica, che possa ritenersi conseguenza dell’attività lavorativa, sia che riguardi la lavorazione che l’organizzazione del lavoro e le sue modalità di esplicazione, anche se non compresa tra le malattie tabellate o tra i rischi indicati”.
La Corte pertanto ritiene fondato il ricorso non per il difetto di legittimazione passiva della società ricorrente, ma per la non effettiva sua titolarità del rapporto fatto valere in giudizio.L’accertamento di un danno biologico in misura dell’8% deve infatti essere ricondotto all’assicurazione obbligatoria INAIL, nella sussistenza dei presupposti per l’esonero dalla responsabilità civile del datore di lavoro.
Per questi motivi, il ricorso viene accolto e la sentenza cassata con rinvio.

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Fonte: lavoropiu.info

SOCIETA’ ITALIANA DI MEDICINA DEL LAVORO E FARMAINDUSTRIA : ACCORDO PER PROMUOVERE LA SALUTE DEI DIPENDENTI

Promuovere e migliorare la salute di oltre 200 mila persone: i 66 mila dipendenti delle imprese del farmaco e le loro famiglie. È questo lo scopo del protocollo d’intesa firmato da Farmindustria, Assogenerici e Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML) nel corso dell’evento ‘Healthcare e diversity management – Lavoro e salute nelle imprese del farmaco: la persona al centro che si è svolto a Roma al Tempio di Adriano. Un evento annuale – giunto alla quarta edizione – per sostenere l’impegno delle donne, che si prendono cura e assistono i familiari, spesso associando il caregiving all’attività professionale.

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«La persona al centro. È il must dell’industria farmaceutica che valorizza le esigenze di ciascuno, con uno sguardo al futuro. Ecco perché – commenta Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – abbiamo sottoscritto il protocollo che ci auguriamo
possa essere una best practice e diventare “contagioso” per fare leva sui 12 milioni di addetti dei vari settori che i medici contattano ogni anno». L’obiettivo dell’accordo è offrire strumenti sempre più efficaci e concreti «per aumentare la consapevolezza e le conoscenze sulle cure – aggiunge – Sia rispetto alla prevenzione sia all’assistenza, con particolare riferimento ai caregiver, molto spesso donne, vere e proprie “manager della salute” della famiglia. Donne che sono un punto di forza delle nostre imprese e la figura chiave, per i loro molteplici ruoli, in una società in profonda trasformazione».

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Il protocollo va oltre gli obblighi di legge in materia di sorveglianza sanitaria per la sicurezza nel lavoro trasformandoli in una opportunità più ampia. Con i medici del lavoro si condivide un programma di prevenzione dei bisogni di salute di ogni dipendente del settore attraverso la promozione degli screening, l’educazione ai corretti stili di vita, l’informazione sulle malattie croniche. Il medico del lavoro diventa così non più l’esecutore di un adempimento – in qualche caso burocratico – ma il consigliere delle donne e degli uomini che lavorano nelle imprese farmaceutiche in funzione della migliore gestione della salute propria e nelle diverse situazioni familiari. Azioni che puntano al massimo: garantire la salute. E che potrebbero essere svolte nel corso delle visite mediche obbligatorie o in momenti concordati con le singole realtà aziendali attraverso iniziative specifiche – per esempio sull’antibiotico resistenza o sulle vaccinazioni – come seminari, campagne ad hoc, eventi mirati.

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Le donne nelle imprese del farmaco

Le donne nelle imprese del farmaco rappresentano il 42% degli addetti. E spesso con ruoli importanti nell’organizzazione aziendale. Nell’industria farmaceutica sono infatti il 40% dei dirigenti e quadri. E nella Ricercasono addirittura più degli uomini: 52%. Perché la R&S ha bisogno di fantasia, lungimiranza e tenacia, doti tipiche delle donne.

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Da avvenire.it

FAI LA COSA GIUSTA ALLA FIERAMILANOCITY!

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Anche per il 2019 torna a Milano Fa’ la cosa giusta!. La fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili giunta ormai alla sedicesima edizione si terrà dall’8 al 10 marzo a fieramilanocity.

Inquinamento ambientale, differenza di genere, accoglienza, sono queste le principali tematiche che verranno affrontate durante la tre giorni a Milano.

All’interno dello spazio espositivo, suddiviso in dieci sezioni tematiche, centinaia di realtà, aziende, associazioni presenteranno servizi, prodotti e tecnologie per ridurre l’impatto della nostra vita quotidiana.

Tra le novità dell’edizione 2019 di Fa’ la cosa giusta! ci sarà Plurale Femminile: uno spazio dedicato al ruolo delle donne nella società e nel mondo del lavoro, di cui molto spesso non viene riconosciuto il valore..

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All’interno de Il Porto di Fa’ la cosa giusta! verrà trattato inoltre il problema dei rifiuti, nei mari e sulle spiagge che sta assumendo proporzioni preoccupanti. Secondo le stime del Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (Fao) infatti oltre sei milioni di tonnellate di materiali solidi e pericolosi di origine umana vengono scaricati ogni anno nei mari del mondo. Durante il panel scienziati, geografi, pedagogisti, esploratori e giornalisti, racconteranno, dello stato di salute dell’ecosistema marino, dei corsi d’acqua e delle acque interne, delle emergenze in atto e delle buone pratiche per risolverle.

Un’attenzione particolare verrà data all’impatto delle macro e microplastiche e si discuterà degli interventi messi a punto per limitarne la diffusione e per rendere possibile il recupero di quelle già disperse in mare.

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Per approfondire il tema dell’accoglienza, fondamentale per la realtà in cui viviamo, in fiera si confronteranno famiglie e associazioni che ospitano e affiancano minori stranieri non accompagnati e titolari di protezione internazionale.

Anche quest’anno tornerà poi il salone Sfide. La scuola di tutti con un programma di incontri, laboratori e seminari che affronteranno argomenti come la didattica tra museo e scuola, la parità di genere in ambito scolastico e della ricerca, l’educazione alla giustizia sociale. Nel 2018 avevano preso parte al programma di incontri proposti in 4000 tra dirigenti scolastici, genitori e studenti.

Troverete tutte le informazioni sul programma della manifestazione qui.

Da greenme.it

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QUANDO SI PARLA DI SICUREZZA SUL LAVORO, AMBIENTE, MEDICINA DEL LAVORO E FORMAZIONE TECO MILANO SRL È IL RIFERIMENTO GIUSTO PER CHI CERCA UN PARTNER ADATTO.

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