Con una nota a firma del Direttore Generale del Ministero della Salute prof. Giovanni Rezza è stato chiaramente ribadito l’obbligo per tutti i medici specialisti di acquisire nel triennio 2020-2022 crediti formativi in tema di radioprotezione.
Tale obbligo di fatto applica l’articolo art. 162 del d.lgs. 31 luglio 2020, n. 101 in tema di “Radiazioni ionizzanti”.
Il comma 4 dell’articolo 162 del citato Decreto Legislativo recita: “I crediti specifici in materia di radioprotezione devono rappresentare almeno il 10% dei crediti complessivi previsti nel triennio per i medici specialisti, i medici di medicina generale, i pediatri di famiglia, i tecnici sanitari di radiologia medica, gli infermieri e gli infermieri pediatrici, e almeno il 15% dei crediti complessivi previsti nel triennio per gli specialisti in fisica medica e per i medici specialisti e gli odontoiatri che svolgono attività complementare“.
Ad ulteriore precisazione, la nota del Prof. Rezza riporta: “I medici di qualsiasi specializzazione e modalità di esercizio della professione sono tenuti alla formazione e aggiornamento ECM dì radioprotezione in quanto tutti potenziali prescriventi, inclusi gli odontoiatri”.
I chiarimenti contenuti nella citata nota sono stati inviati dietro specifica richiesta del presidente della FNOMCeO, dr. Filippo Anelli.
Per coloro che sono interessati ad approfondire la problematica alleghiamo la nota inviata dal dr. Anelli e la risposta del prof. Rezza, nonché copia dell’art. 162 del d.lgs. 101/2020.
La pubblicazione esamina i rischi lavorativi delle lavanderie industriali, le quali esercitano attività a supporto di diverse realtà produttive, principalmente il comparto ospedaliero e quello ricettivo (alloggi e ristorazione), attraverso il noleggio e il lavaggio di materiali tessili e, se necessario, la loro sterilizzazione. Le aziende tecnologicamente più avanzate effettuano anche la fornitura e la manutenzione di abiti da lavoro e di kit sterili per sale operatorie.
Sebbene il comparto abbia un’utilità sociale fondamentale, esso risulta ancora molto poco investigato dal punto di vista igienistico-industriale. Per tale motivo e allo scopo di colmare tale lacuna, la Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione e la Consulenza statistico attuariale dell’Inail, in collaborazione con Assosistema Confindustria, hanno realizzato l’opuscolo “Analisi dei rischi nelle lavanderie industriali”. Il lavoro analizza in maniera approfondita due aspetti complementari: da una parte i dati statistici relativi ad aziende e addetti assicurati all’Istituto – con la descrizione del fenomeno infortunistico e tecnopatico dal 2016 al 2021 – e dall’altra alcuni specifici rischi cui possono essere esposti i lavoratori. Questi i rischi presi in esame: esposizione ad agenti biologici, esposizione ad agenti chimici, movimentazione manuale dei carichi, assunzione di posture incongrue, esposizione a campi elettromagnetici e rischi correlati alla manutenzione delle attrezzature di lavoro. Per ciascun rischio considerato, sono descritte le principali misure di prevenzione e di protezione (individuali e collettive).
Nella presente pubblicazione viene affrontata la progettazione di un’attività adibita ad uffici, utilizzando e confrontandone gli esiti risultanti, sia mediante il d.m. 22 febbraio 2006 (regola tecnica verticale tradizionale pre Codice) che secondo la V.4, “nuova” regola tecnica verticale, che integra, in base alle proprie specificità, le imprescindibili e ineludibili indicazioni fornite dalla regola tecnica orizzontale costituita dal Codice.
Il Codice di prevenzione incendi si propone come promotore del cambiamento privilegiando un approccio prestazionale alla prevenzione incendi, in grado di garantire standard di sicurezza antincendio elevati, mediante un insieme di soluzioni progettuali sia conformi che alternative.
Un business continuity plan è un documento che delinea come un’azienda continuerà ad operare durante un’interruzione non pianificata del servizio. È più completo di un piano di disaster recovery e comprende piani di emergenza per i processi aziendali, i beni, le risorse umane e i partner commerciali – ogni aspetto del business che potrebbe essere colpito.
I piani contengono tipicamente una checklist che include le forniture e le apparecchiature, il backup dei dati e le ubicazioni del sito di backup. I piani possono anche identificare gli amministratori del piano e includere informazioni di contatto per i soccorritori di emergenza, il personale principale e i fornitori di siti di backup. I piani possono fornire strategie dettagliate su come salvaguardare le operazioni commerciali dalle interruzioni sia a breve che a lungo termine.
Un componente fondamentale di un BCP è un piano di disaster recovery che include le strategie per gestire le interruzioni IT su reti, server, personal computer e dispositivi mobili. Il piano riguarda la possibilità di ristabilire la produttività degli uffici e il software aziendale in modo che le esigenze aziendali principali possano essere soddisfatte. Nel piano è necessario delineare i workaround manuali richiesti per far sì che le operazioni possano continuare fino al ripristino dei sistemi informatici.
Esistono tre aspetti principali in un piano di business continuity per le applicazioni e i processi fondamentali:
Elevata disponibilità: predisporre la capacità e i processi affinché un’azienda disponga dell’accesso alle applicazioni indipendentemente dai guasti locali. Questi guasti possono presentarsi nei processi aziendali, nelle strutture fisiche o nell’hardware o software IT.
Attività continue: salvaguardare la capacità di mantenere il funzionamento durante un’interruzione, così come durante le operazioni pianificate quali i backup programmati o la manutenzione programmata.
Disaster recovery: determinare una strategia di ripristino per un centro dati in un sito diverso se un disastro dovesse distruggere il sito principale o dovesse renderlo inutilizzabile.
Evoluzione dei business continuity plan
La pianificazione della continuità operativa è emersa dalla pianificazione del disaster recovery nei primi anni ’70. Le organizzazioni finanziarie, come le banche e le compagnie di assicurazione, hanno investito in siti alternativi. I nastri di backup erano conservati in siti protetti lontano dai computer. Gli sforzi di recupero sono stati quasi sempre innescati a seguito di un incendio, un’inondazione, una tempesta o altre devastazioni. Gli anni ’80 hanno visto la crescita di siti commerciali di recupero che offrivano servizi informatici su base condivisa, ma la priorità era ancora solo il recupero informatico.
Gli anni ’90 hanno portato un forte aumento della globalizzazione aziendale e la pervasività dell’accesso ai dati. Le aziende pensavano al di là del disaster recovery e in modo più olistico all’intero processo di business continuity. Le aziende si sono rese conto che senza un accurato piano di business continuity avrebbero potuto perdere clienti e vantaggio competitivo. Allo stesso tempo, la pianificazione della business continuity stava diventando più complessa perché doveva tenere in considerazione architetture applicative come applicazioni distribuite, elaborazione distribuita, dati distribuiti e ambienti informatici ibridi.
Le organizzazioni oggi sono sempre più consapevoli della loro vulnerabilità nei confronti degli attacchi informatici che possono paralizzare un business o distruggere permanentemente i relativi sistemi IT. Inoltre, la trasformazione digitale e l’iperconvergenza creano porte d’accesso involontarie a rischi, vulnerabilità, attacchi e fallimenti. I piani di business continuity devono includere una strategia di resilienza informatica che può aiutare un’azienda a resistere a incidenti informatici dirompenti. I piani tipicamente includono modi per difendersi da questi rischi, proteggere le applicazioni e i dati critici e riprendersi da una violazione o da un fallimento in un modo controllato e misurabile.
Esiste anche un problema relativo ai volumi di dati in rapida crescita. Applicazioni come il supporto decisionale, il data warehousing, il data mining e la gestione delle risorse dei clienti possono richiedere investimenti notevoli nello storage online.
Il ripristino dei dati non si presta più a un approccio unidimensionale. La complessa infrastruttura IT della maggior parte delle installazioni ha superato la capacità della maggior parte dei negozi di rispondere nel modo in cui lo facevano solo pochi anni fa. Alcuni studi di ricerca hanno dimostrato che senza un’adeguata pianificazione, le aziende che in qualche modo si sono riprese da un evento disastroso immediato spesso non sono sopravvissute a lungo.
Il Dossier scuola contiene una sintesi dettagliata di tutte le attività svolte dall’Inail durante l’anno scolastico 2021-2022, a livello territoriale e centrale, per promuovere la diffusione della cultura della salute e sicurezza
Il dossier offre una panoramica delle iniziative dedicate al mondo della scuola e realizzate dall’Inail, a livello locale, nazionale ed europeo, durante l’anno scolastico 2021-2022. In uno scenario che guarda con attenzione alle evoluzioni digitali ed ecologiche in una prospettiva di cooperazione e interdipendenza, i progetti sviluppati da Inail hanno previsto lo sviluppo di metodologie didattiche e percorsi formativi diversificati per destinatari e supportati da strumenti sempre più innovativi e processi bottom-up che partano dalle conoscenze e dai bisogni di studenti e personale scolastico per favorire il loro livello di partecipazione e coinvolgimento.
Una sezione del volume è dedicata agli investimenti per il rinnovo del patrimonio edilizio scolastico, e un focus riporta i dati relativi agli infortuni occorsi a studenti e docenti nel triennio 2019-2021. Chiudono il dossier una rassegna di film e serie tv sui temi della legalità e della sicurezza a scuola e una sezione dedicata alle pubblicazioni.
Ci sono i sensori che misurano la qualità dell’aria in spazi chiusi e algoritmi che valutano la sicurezza sul lavoro. A Bologna dal 22 novembre la Fiera
Caschetti neurali che rilevano lo stress dell’operatore, sensori che monitorano la qualità dell’aria per i lavoratori impegnati negli spazi chiusi, algoritmi che studiano i rischi di un viaggio di lavoro all’estero. Anche la sicurezza sul lavoro si fa 2.0. E le continue novità non mancano.
In Fiera
Si vedrà alla nuova edizione della fiera Ambiente Lavoro, a Bologna tra il 22 e 24 novembre, dove un’intera sezione sarà riservata alle innovazioni nella salute e sicurezza sul lavoro. È il nome dello spazio che avrà come fil rouge l’innovazione e dove centri di ricerca, università e startup potranno presentare progetti e soluzioni per contrastare malattie e incidenti professionali.
Dal Motociclismo
Dal mondo del motociclismo arriva per esempio WorkAir, il primo airbag pensato per proteggere i lavoratori in altezza. È una delle eccellenze di D-Air Lab, startup fondata nel 2015 che oltre 20 anni fa ha ideato D-Air, l’airbag per la protezione del motociclista. WorkAir somiglia a un gilet, pesa meno di un chilo ed è pensato per chi lavora sulle altezze, in edilizia, nelle aziende di energia elettrica e di distribuzione del gas, nella manutenzione delle pale eoliche. Protegge la schiena, il torace con gli organi vitali. WorkAir, a partire dal momento del riconoscimento dell’incidente, gonfia il sacco di protezione in appena 40 millisecondi.
L’app di gestione
È nata da tre mesi la startup innovativa Opera Safety, anche se il team da oltre un anno sta lavorando alla app che semplifica e rende tracciabili tutte le attività di sorveglianza e controllo in materia di sicurezza. Tutto a portata di smartphone. Opera Safety gestisce e registra tutte le attività obbligatorie di sorveglianza periodica che riguardano, per esempio, gli estintori, i carrelli elevatori, le luci di emergenza, gli scaffali, la segnaletica di sicurezza. L’addetto incaricato delle attività di sorveglianza accede alla App con riconoscimento facciale o con impronta digitale e sarà la stessa App ad avvisare con un alert l’incaricato quando è il momento di compiere i controlli periodici. Nel caso di inadempienza avviserà i superiori, così come ogni esito delle attività di sorveglianza genera l’invio immediato di messaggi indirizzati a chi è deputato a risolvere quello specifico problema. E la peculiarità che ogni attività venga tracciata e registrata digitalmente assicura anche la diligenza di chi li effettua.
Videogioco educativo
Dalla startup Edugames, nata nel dicembre 2020, arriva un supporto per la formazione e l’apprendimento che utilizza le potenzialità dei videogiochi per la formazione. I videogame superano le difficoltà legate alla scarsa partecipazione dell’aula riuscendo e abbattono anche le barriere linguistiche, in un mondo lavorativo dove l’impiego di manodopera di origine extracomunitaria è sempre più frequente.
Le principali fasi del restauro di un manufatto prevedono l’uso di diversi agenti chimici pericolosi. In particolare la continua e prolungata esposizione degli operatori ai biocidi di sintesi può causare danni all’organismo spesso acuiti dall’inadeguato utilizzo dei dispositivi di protezione.
In risposta a questo problema, negli ultimi anni, è cresciuto l’interesse verso l’utilizzo di sostanze naturali a basso impatto ambientale (oli essenziali, idrolati ed estratti di piante officinali) per tutelare la sicurezza degli operatori del settore del restauro e conservazione dei beni culturali.
Curato da Federchimica, il documento descrive l’impegno delle imprese italiane del settore a favore di salute, prevenzione e tutela ambientale. Bettoni: “In vista di nuove sinergie, disponibilità a proseguire la collaborazione fra l’Inail e la federazione perché questo comparto produttivo continui a essere uno dei più virtuosi con un minore indice di frequenza degli infortuni”
RIMINI – È stato presentato mercoledì 9 novembre a Rimini, in occasione della Fiera Ecomondo, l’evento di riferimento internazionale per la transizione ecologica e l’economia circolare, il 28° Rapporto Responsible Care. Il documento è il programma volontario dell’industria chimica mondiale curato in Italia da Federchimica, con cui le imprese, attraverso le federazioni e le associazioni chimiche nazionali, intendono promuovere e rilanciare valori e comportamenti di eccellenza nella sicurezza, nella salute e nell’ambiente per dare il loro contributo a uno sviluppo sostenibile. Responsible Care è adottato nel nostro Paese da 173 imprese associate alla federazione che, con 34,8 miliardi di euro, rappresentano il 62% del fatturato aggregato dell’industria chimica nazionale. Alla presentazione hanno partecipato, tra gli altri, i presidenti di Federchimica e Inail, Paolo Lamberti e Franco Bettoni.
Minor numero di infortuni e malattie professionali. Anche il 28° Rapporto conferma la virtuosità dell’industria chimica sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro, con un minor numero di infortuni riguardo alle ore lavorate e con una prestazione migliore del 41% rispetto alla media manifatturiera. In confronto al 2020, il 2021 registra un aumento previsto e fisiologico del fenomeno infortunistico dovuto alla ripresa dell’economia e delle attività produttive. Tuttavia, l’indice di frequenza degli infortuni si è attestato a un valore inferiore dell’11,9% rispetto al 2019, spiegabile con la sensibilizzazione dei dipendenti verso atteggiamenti sicuri e responsabili e alcune buone pratiche introdotte durante la pandemia, come ad esempio la riorganizzazione delle modalità e degli ambienti di lavoro. Sempre secondo il Rapporto, l’8,1% degli infortuni è dovuto ad agenti chimici e il 3,4% ad agenti termici, rischi caratteristici degli impianti di questo settore. Con riferimento alle malattie professionali, le imprese chimiche si configurano tra i settori a più bassa incidenza, con -61% rispetto all’industria manifatturiera. Grazie agli investimenti in prevenzione, scrive ancora il Rapporto, negli ultimi undici anni si sono significativamente ridotte le tecnopatie, e nel periodo 2010-2019 la riduzione delle malattie professionali rapportate alle ore lavorate è stata del 32,5%.
Lamberti: “Da Responsible Care un modello di impresa sostenibile e innovativo”. Per il presidente di Federchimica, Paolo Lamberti, “con il Rapporto Responsible Care viene sottolineata l’importanza di un modo di fare impresa moderno e innovativo. Lo sviluppo sostenibile sarà la sfida principale dei prossimi anni e il disaccoppiamento fra la variabile di crescita economica e quella di utilizzo delle risorse permetterà di aumentare il livello di resilienza e di competitività dei nostri sistemi economici”.
L’impegno dell’Inail in formazione, informazione, ricerca e nel supporto alle imprese”. “La presentazione del Rapporto, strutturato nello schema della dimensione sociale, ambientale ed economica, conferma il valore del programma Responsible Care e l’apprezzamento verso le imprese aderenti. Grazie anche alla collaborazione con l’Inail – ha affermato il presidente, Franco Bettoni, – possiamo ribadire che l’industria chimica è tra i settori manifatturieri più virtuosi, ma purtroppo il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali è ancora preoccupante e serve uno sforzo comune”. L’impegno dell’Istituto sul fronte della prevenzione – ha proseguito Bettoni – si articola in azioni di formazione e informazione a favore di aziende, addetti e lavoratori, nelle attività di ricerca e in iniziative di sostegno economico alle imprese. “Va in questa direzione anche il recente bando Bit, promosso insieme al centro di competenza Artes 4.0, che conferma l’attenzione dell’Inail nel trasferimento tecnologico, con lo stanziamento di due milioni di euro per la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo sperimentale sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro”.
Attiva dal 2006 la collaborazione tra Inail e Federchimica. Avviata sin dal 2006 e rinnovata con il protocollo d’intesa siglato nel 2019, la collaborazione tra Inail e Federchimica è stata ripercorsa da Bettoni con le iniziative più significative promosse congiuntamente in questi anni. Gli impegni dell’accordo attuale, in scadenza a dicembre 2022, terminano con l’aggiornamento delle “Linee di indirizzo per l’applicazione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro per l’industria chimica”, condivise con le parti sociali. “Da parte dell’Istituto – ha concluso Bettoni – confermo la piena disponibilità a rinnovare la collaborazione con Federchimica, con l’obiettivo di avviare nuove importanti sinergie”.
Con l’aumentare della vita media e la conseguente anzianizzazione della società è aumentata la frequenza di alcune malattie degenerative legate all’età. Fra queste le maculopatie, che colpiscono sempre più persone dopo i 65 anni.
Si tratta di una degenerazione maculare legata all’età che gli oculisti americani che la studiano chiamano Age-related macular degeneration (AMD). Colpisce la ‘macula’ che è parte centrale della retina, dove avviene la visione distinta. Essa non provoca una cecità totale, ma impedendo la visione di precisone, rende impossibili certe attività quotidiane come quella di guardare il telefono o la televisione, di schiacciare un pulsante, di scrivere, di leggere, di guidare ecc.
Degli scienziati del Mount Sinai Hospital (USA) hanno rilevato con uno studio su pazienti affetti da questa patologia che essi hanno anche una maggiore probabilità di andare incontro a malattie cardiovascolari come l’infarto, valvuolpatie e alcune forme di ictus. Essi hanno più frequentemente una forma di AMD legata a depositi drusenoidi subretinali che sarebbero responsabili anche di alcune malattie cardiovascolari..
Lo studio è stato condotto su un campione di 200 pazienti affetti da maculopatia. Quasi una metà aveva un eccesso di depositi drusenoidi subretinali e circa un quarto era stato anche colpito da malattie cardiovascolari.( Da Adige).
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