Monthly Archives: Ottobre 2018

ESOSCHELETRI ERGONOMICI NELL’INDUSTRIA DELL’AUTO

La casa automobilistica Ford sta sperimentando in diversi suoi impianti l’uso nella catena di montaggio dei veicoli in movimento degli exoskeleton suits (esoscheletri), ovvero delle tute robotiche indossabili che consentono di sollevare e manovrare più facilmente gli oggetti pesanti. Lo stabilimento di Valencia, in Spagna, sede produttiva di Kuga, Mondeo, S-Max, Galaxy e Transit Connect, è il primo a integrare completamente questa tecnologia nel suo processo di produzione.

esscheletri teco milano

Gli esoscheletri, che ricordano l’alterego di Tony Stark, ovvero il super eroe Iron Man, forniscono supporto per la zona delle spalle e della schiena di coloro che li indossano, scaricando il peso sui fianchi, e riducendo così il verificarsi di infortuni sul lavoro. Le 9 tute, al momento in uso a Valencia, sono realizzate in titanio ultraleggero e in fibra di carbonio, e aiutano i lavoratori delle linee di produzione a sollevare, spostare o trasportare gli oggetti di peso superiore ai 3 chilogrammi, in particolare nel caso di posizioni scomode. Le tute offrono protezione e sostegno contro l’affaticamento e le lesioni, riducendo lo stress e la fatica dovuta alle attività ripetitive che possono incidere sul corpo nel tempo.

In Italia gli esoscheletri fanno parte delle tecnologie incentivate dal piano nazionale Industria 4.0 / Impresa 4.0: figurano infatit nell’elenco delle soluzioni tecnologiche a supporto dell’ergonomia dell’operatore.

Operai sempre meno giovani

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L’azienda ha motivato la sua scelta con dei dati: entro il 2020, il 25% dei cittadini europei avrà più di 60 anni e i disturbi muscoloscheletrici rappresentano il 61% di tutte le malattie professionali. Ecco quindi che i lavoratori più anziani e quelli con problemi di mobilità o disturbi muscoloscheletrici potranno beneficiare dell’uso di tute esoscheletriche.

Durante la fase di sviluppo degli exoskeleton suits, i responsabili delle linee di produzione hanno chiesto a circa 200 lavoratori dello stabilimento di esprimere un’opinione sull’uso di componenti robotiche per migliorare le condizioni di lavoro. In un secondo momento, sono stati scelti 100 dipendenti per il test effettivo, tra coloro che più di altri, possono trarre beneficio dall’uso di questa tecnologia e che hanno lavorato a stretto contatto con i progettisti.

Il programma ha avuto un tale successo che altri 20 dipendenti inizieranno a testare l’attrezzatura, a partire dal prossimo aprile.

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Più ergonomia meno incidenti

Per Ford, questo progetto si inquadra nell’ambito delle ricerche sull’Industria 4.0. A oggi, gli esperti di ergonomia dell’azienda in Nord America, hanno lavorato su oltre 100 nuovi veicoli tra cui Edge, Mustang e F-150, utilizzando una gamma di tecnologie di produzione ergonomiche.

teco milano esoscheletri auto

Ford, in questo modo, non solo ha ottenuto una riduzione del tasso di incidenti tra i dipendenti, ma ha visto una diminuzione del 90% delle problematiche legate all’ergonomia, dovute a movimenti eccessivi dei dipendenti o alle attività su componenti difficili da installare.

Articolo di Daniela Garbillo tratto da: http//www.innovetionpost.it

 

BASSA PRODUTTIVITA’ IN UFFICIO CON ALTI LIVELLI DI ANIDRIDE CARBONICA

da:http://www.paginemediche.it

L’ambiente e l’aria che si respira in ufficio può influire significativamente sulle performance dei lavoratori e sulla produttività. È la conclusione cui è giunto uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives.

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I ricercatori hanno ricreato tre micro-ambienti con diverse concentrazioni di anidride carbonica (il primo con 550 ppm, simile a quella presente negli spazi aperti), il secondo con 945 ppm (la quantità di CO2 presente nella maggior parte degli uffici) e 1400 ppm (cioè una quantità elevata che in alcuni uffici può anche essere raggiunta).

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Gli studiosi delle università di Harvard e Syracuse hanno quindi misurato con appositi test le performance professionali di 24 volontari che dovevano svolgere dei compiti nei diversi habitat.

Sono stati presi in considerazione nove fattori per valutare le funzioni cognitive dei volontari e la produttività
Risultato:

  • quelli che lavoravano nell’ambiente con 945 ppm di anidride carbonica mostravano performance del 15% in meno rispetto a chi lavorava in ambienti con 550 ppm.
  • Le performance scendevano addirittura del 50% per chi si trovava a lavorare in un ambiente con 1400 ppm di CO2.

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La conclusione, dunque, è che l’aria viziata e l’inquinamento indoor hanno ripercussioni davvero notevoli sulle funzioni cognitive dei lavoratori e ciò si ripercuote sulla produttività e sul rendimento in ufficio.

Ma perché in alcuni uffici la concentrazione di anidride carbonica può arrivare a vette così alte? Molti elementi concorrono a questo fenomeno: numero di porte e finestre, impianti di ventilazione, numero di persone che condividono l’ambiente, luogo dell’immobile…

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…L’anidride carbonica (CO2) è un gas presente nell’atmosfera terrestre in quantità (misurata nel 2013) di 399 parti per milione (ppm), anche se la sua distribuzione non è uniforme: nell’emisfero nord sono presenti terre emerse in maggior quantità che nell’emisfero sud, con conseguente maggior estensione della vegetazione e quindi maggior attività di fotosintesi clorofilliana, che comporta l’utilizzo di CO2 per produrre i carboidrati necessari alla pianta.

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Nonostante la sua concentrazione veramente molto piccola, la CO2 riveste un ruolo importante nel mantenimento dell’atmosfera terrestre, dal momento che assieme al metano e al vapore acqueo “cattura” gli infrarossi della luce solare e li ribalta verso la superficie terrestre, provocando il cosiddetto “effetto serra”, utile in quanto riduce gli sbalzi termici che, in mancanza, si verificherebbero tra giorno e notte. Il primo effetto di un’aumentata concentrazione di CO2 è quindi un aumento dell’effetto serra, con la conseguenza del surriscaldamento del pianeta.

Ma l’aumento di CO2 provoca anche effetti fisici al corpo umano, dato che una sua concentrazione nell’aria ambientale superiore a 5.000 ppm comporta l’insorgenza di vertigini, mal di testa, tachicardia, senso di soffocamento fino ad uno stato di incoscienza.

Oltre a questi noti effetti negativi, adesso, in base allo studio dell’Università di Harvard e di quella di Syracuse, si è dimostrato che l’aumento anche lieve del CO2 nell’aria ambientale si ripercuote sulla salute psichica, dal momento che le persone che lavorano in un ambiente ben ventilato, con ricambio d’aria e un livello basso di anidride carbonica, mostrano una maggiore capacità di pensare, comprendere, ricordare e imparare. Inoltre, una buona qualità dell’aria nell’ambiente di lavoro favorirebbe un impatto positivo sul processo decisionale e sulle prestazioni dei lavoratori. Gli autori della ricerca spiegano che il limite accettabile del livello di CO2 è di 5.000 ppm, anche se i limiti di legge sono fissati tra 1.000 e 1.500 ppm. Questi sono valori che indicano la pericolosità dell’ambiente, ma anche a concentrazioni molto minori la CO2 provoca dei cambiamenti nel corpo umano, soprattutto a livello psichico.

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Questi effetti sono stati verificati constatando che i lavoratori esposti ad ambienti con bassi livelli di CO2 ottengono mediamente un punteggio superiore del 61% rispetto a chi lavora in edifici tradizionali con un’aria ambientale non ottimale, più ricca di CO2, anche se al di sotto dei limiti di legge. Ad essere influenzato in modo particolare è il problem solving, cioè l’abilità di usare le informazioni, di rispondere alle crisi e di elaborare strategie in quelle situazioni che presuppongo una rapida analisi della situazione e un’adozione di provvedimenti in caso di necessità. Insomma, si ottengono dei lavoratori meno “brillanti”, il che può costituire un problema se il compito del lavoratore necessita di un’elevata dose di concentrazione e di performance mentali.

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Quindi, per rendere gli ambienti di lavoro sempre maggiormente rispettosi del corpo umano, oltre all’attenzione sull’illuminazione, sulla postura dei lavoratori, sui carichi di lavoro, sui problemi legati alla vista, sulla temperatura della stanza e sulla rumorosità, è necessario anche fare in modo che dove persone permangono per 7-8 ore giornaliere non vi sia aumento della CO2, realizzando un’adeguata ventilazione e scambi gassosi con l’aria esterna, installando se necessario impianti di aerazione, proibendo il fumo, evitando il sovraffollamento e dotando gli ambienti di qualche pianta da appartamento, in grado di catturare la CO2 per la sua fotosintesi.
La miglior “resa” dell’impiegato si accompagna in tal modo ad una migliore qualità di vita del lavoratore stesso.(dott.E.Brizio)

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MEDICINA DEL FUTURO TRA INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DIGITALIZZAZIONE

DA un articolo di dario Colombo su htttp://01health.it

Consapevoli dell’esigenza di modernizzarsi, le organizzazioni sanitarie hanno già intrapreso il percorso verso il digitale: lo affema il report “Building the Hospital of 2030” di Aruba networks, società di Hewlett Packard Enterprise, che riporta i risultati delle interviste condotte a top manager della sanità e a futuri specialisti.

Entro dieci anni il check-up medico potrebbe comportare un’interazione maggiore con sensori, telecamere e dispositivi di scansione robotizzata rispetto a quella con medici e infermieri, mentre le organizzazioni sanitarie svilupperanno servizi basati sull’Internet of Things (IoT).

Lo studio mostra sia la probabilità sia la necessità per l’industria sanitaria di creare ambienti di lavoro più intelligenti che incorporino tecnologia mobile, cloud e IoT ed esamina i modi in cui tutto questo trasformerà l’esperienza del paziente e migliorerà l’assistenza clinica..

Cinque previsioni per la sanità digitale

Lo studio fa cinque previsioni chiave su come l’industria si trasformerà entro il 2030.

 

Autodiagnosi del paziente: grazie a dispositivi indossabili e basati su app per monitorare la salute ed eseguire ecografie, i pazienti avranno finalmente la possibilità di auto-diagnosticarsi da casa un ampio numero di condizioni di salute, senza doversi recare in ambulatorio e in ospedale.

 

 

L’ospedale automatizzato: il check-in ospedaliero includerà una tecnologia di imaging in grado di valutare la frequenza cardiaca, la temperatura e la frequenza respiratoria sin dall’ingresso, i sensori potranno rilevare la pressione sanguigna ed effettuare un elettrocardiogramma entro 10 secondi, generando un triage automatico o addirittura una diagnosi al momento.

 

 

Gli operatori sanitari hanno più tempo per attività a valore: medici e infermieri, che al momento impiegano fino al 70% del loro tempo in lavori amministrativi, potranno analizzare rapidamente ecografie o cartelle cliniche con un dispositivo mobile risparmiando tempo utile per concentrarsi sulla cura del paziente.

 

 

Archivio di dati digitali: i dispositivi si integreranno con le cartelle cliniche digitali, aggiornando automaticamente le condizioni e le terapie, fornendo agli infermieri dati più completi, in tempo reale, facilmente accessibili per prendere decisioni migliori.

 

 

Consenso AI: non appena l’intelligenza artificiale (AI) inizierà a giocare un ruolo cruciale nella diagnosi e nelle terapie, il sostegno pubblico crescerà nella misura in cui saremo favorevoli a farci rilasciare diagnosi da una macchina, purchè i servizi siano progettati e implementati intorno ai pazienti, i benefici siano spiegati e sia rilasciata l’autorizzazione.

Intelligenza artificiale, cambiamento radicale

Riguardo ll’intelligenza artificiale per migliorare la cura medica, il dott. Hugh Montgomery, professore dell’ UCL, esemplifica: «Entro dieci anni potremo essere in grado di ricavare da una singola goccia circa 50.000 diverse proteine del sangue e rendere molto più veloce, o addirittura automatica, la diagnosi. Questo rappresenterebbe un cambiamento radicale e in nessun modo è a oggi possibile. Oggi potrei ottenere circa 30 variabili».

Secondo il report, questi progressi non sono fantascienza e potrebbero rivelarsi fondamentali nella lotta per una migliore cura dell’invecchiamento della popolazione: le cifre dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ipotizzano che la popolazione dei 60enni crescerà del 56% entro il 2030, aumentando notevolmente la necessità di servizi sanitari più efficienti.

Nei prossimi 5-10 anni ci attende una trasformazione radicale, per due motivi – ha detto Montgomery -.In primo luogo, perché la tecnologia sta cambiando molto velocemente, in secondo luogo perché c’è un’eccessiva pressione per diffonderla. Se non lo facciamo, i servizi sanitari precipiteranno“.

Ospedale digitale

Consapevoli dell’esigenza di modernizzarsi, le organizzazioni sanitarie hanno già intrapreso il percorso verso la digitalizzazione, come conferma il report. La ricerca di Aruba ha rilevato che quasi due terzi (64%) delle organizzazioni sanitarie hanno iniziato a connettere i monitor dei pazienti alla loro rete e che il 41% sta collegando dispositivi di imaging o radiografici.

Queste misure costituiscono le basi per una strategia IoT (Internet of Things) con milioni di potenziali dispositivi medici interconnessi, indossabili e mobile, che aggiornano informazioni che possono essere condivise più facilmente e utilizzate per fornire cure di qualità superiore.

Tuttavia, al momento questo approccio comporta dei rischi. L’89% delle organizzazioni sanitarie che ha adottato una strategia IoT ha subìto una violazione dei dati. Con l’arrivo di nuovi dispositivi tecnologici nel corso del prossimo decennio, la sfida più importante per le organizzazioni sarà mantenere la tracciabilita di tutti i dispositivi che si collegano alla loro rete condividendo dati medici, al fine di applicare  rigide regole di sicurezza.

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FORMAZIONE CON METODO BBS BEHAVIOR BASED SAFETY

Behavior Based Safety : un metodo scientifico per la formazione

Alla fine degli anni ’70 si sono sviluppati, dapprima negli Stati Uniti e successivamente nei Paesi anglosassoni e in Giappone, metodi di controllo dei comportamenti di sicurezza fondati esclusivamente sulle scoperte della ricerca scientifica. Un gruppo di psicologi del comportamento ha definito in dettaglio il protocollo denominato BBS (Behavior Based Safety), che costituisce attualmente l’unica disciplina per la sicurezza rigorosamente fondata sulle leggi scientifiche del comportamento umano e l’unica che consente di ridurre drasticamente il numero di incidenti in modo documentato e con prove reali.

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Questa metodologia esclude le metodiche basate solo su visite ispettive e sanzioni per imprese o lavoratori, ed introduce metodologie per la riduzione degli infortuni fondate esclusivamente su prove di efficacia.

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La BBS è oggi una disciplina applicata in tutto il mondo. Essa ha dimostrato, attraverso migliaia di esperimenti ripetuti, che il comportamento umano, incluso il comportamento di sicurezza, è richiamato dagli stimoli che lo precedono (per esempio, un cartello di divieto o un segnale d’allarme) ma è aumentato o inibito dagli stimoli che si presentano immediatamente dopo la sua emissione (per esempio, il consenso o l’ironia dei colleghi, il fastidio generato dal casco).
Una delle scoperte più importanti di queste ricerche è che la rivoluzione della sicurezza, basata sui comportamenti, passa attraverso la sostituzione del sistema di verifiche ispettive e di sanzioni con un sistema opposto, di misurazione continua e di riconoscimenti o di feedback giornalieri e settimanali contingenti ai comportamenti di sicurezza di ciascun lavoratore.

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Una delle scoperte più importanti della BBS, è che il comportamento umano può essere inibito, sicuramente, dalla punizione, ma nessun comportamento può essere instaurato, aumentato, se non attraverso l’adozione di conseguenze positive, gratificanti per il soggetto. La procedura attraverso la quale si attua questo aumento della probabilità di ricomparsa del comportamento prende il nome di rinforzo positivo e costituisce il cuore della BBS.

In sintesi, il sistema ispettivo­sanzionatorio della sicurezza, attuato in Italia, è in grado, se attuato con estremo rigore, di inibire i comportamenti a rischio, senza però sostituire quei comportamenti pericolosi con i comportamenti corretti.

La realizzazione concreta di un processo di sicurezza, basato sui comportamenti nell’impresa, si articola in fasi distinte e successive: analisi documentale, stesura di questionari, costituzione di un gruppo direttivo e di progetto, formazione, identificazione dei comportamenti, costruzione di elenchi, costruzione di un gruppo di attuazione, costruzione di gruppi di osservazione, training sulle tecniche di leadership, assessment, analisi funzionale, realizzazione di schemi di rinforzo, analisi dei risultati e messa in atto degli schemi intermittenti.

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Le ricerche condotte durante trent’anni di applicazione delle tecniche di Behavior Based Safety hanno dimostrato la superiorità del metodo in quanto ha la capacità di promuovere i comportamenti sicuri e di ridurre gli incidenti associati ai comportamenti indesiderabili. Questa scoperta è quanto di più efficace la ricerca abbia prodotto nel campo della sicurezza sul lavoro sotto il profilo della riduzione del numero di infortuni.

da http://www.diritto24.ilsole24ore.com

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OLI RIGENERATI : ITALIA PRIMA DELLA CLASSE

Il Conou ha rilevato 182.000 tonnellate raccolte e rigenerate al 98%: con il recupero degli oli risparmiati oltre 52 milioni di euro per un bilancio ambientale positivo

da adn cronos

In Italia il 98% degli oli raccolti vengono rigenerati, un dato che fa del nostro Paese il leader europeo in questo particolare settore della Green Economy: la Spagna rigenera il 68% degli oli, la Francia il 60%, la Germania il 50% e il Regno Unito solo il 14%, privilegiando la combustione per produrre energia.

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“L’Italia ha già superato, con ben 8 anni di anticipo, la soglia dell’85% richiesta dall’Europa – ha spiegato il presidente del Consorzio Paolo Tomasi – nel 2016 in Italia sono state avviate a rigenerazione ben 110.400 tonnellate di oli usati provenienti dal settore dell’auto: il 65% di queste (72.000 tonnellate) sono diventate nuove basi lubrificanti, il 12% (13.300 tonnellate) bitume e l’8% (8.800 tonnellate) gasolio”.

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il 2% circa di oli che ancora sfugge alla raccolta del Consorzio si concentra sia nel settore industriale sia nel ‘fai da te’ in autotrazione, nautica e agricoltura. Il Conou raccomanda da sempre di affidarsi, per il cambio dell’olio, alle autofficine e alle stazioni di servizio, dove questa attività viene svolta da professionisti, in tutta sicurezza e nel rispetto dell’ambiente.

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“A quelli che non vogliono rinunciare al fai da te – ha continuato Tomasi – ricordiamo di indossare un paio di guanti impermeabili, utilizzare un contenitore resistente agli urti e a chiusura ermetica e non mescolare l’olio con altre sostanze”.

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L’olio usato, infine, non va assolutamente disperso: basta chiamare il numero 800 863 048 o visitare il sito www.conou.it per conoscere l’indirizzo del centro di raccolta comunale più vicino al quale i cittadini possono consegnarlo gratuitamente.

da ingegneri.info:

Nel 2016 la raccolta si era fermata a 177.000 tonnellate e l’aumento del 3,5% ha avuto importanti ricadute in termini di salvaguardia ambientale: se fossero state tutte sversate in acqua, queste 5.000 tonnellate in più avrebbero potuto inquinare una superficie pari a 25 volte il Lago di Garda.  Il 98%degli oli usati raccolti è stato conferito alle imprese di rigenerazione operanti nel sistema consortile per la produzione di nuove basi lubrificanti; questa percentuale record rafforza ilprimato europeo dell’Italia in questo settore.
Il sistema Conou

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L’olio usato è un rifiuto pericoloso. Se smaltito in modo scorretto o impiegato in maniera impropria, può esserealtamente inquinante. Se versato in terra, l’olio usato penetra nel terreno avvelenando la falda acquifera che fornisce l’acqua potabile e quella per l’irrigazione delle colture. Se disperso in acqua galleggia formando una pellicola impermeabile che determina la morte, per mancanza di ossigeno, di tutto ciò che vive al di sotto di essa. Se bruciato impropriamente, l’olio usato immette nell’atmosfera sostanze inquinanti in grado di determinare intossicazioni e malattie.

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Il Conou è formato dalle imprese della filiera degli oli minerali: quelle che producono, importano o mettono in commercio oli base vergini, quelle che producono oli base mediante un processo di rigenerazione, quelle che effettuano il recupero e la raccolta degli oli usati, e quelle che effettuano la sostituzione e la vendita degli oli lubrificanti. Due ministeri (Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare e Sviluppo Economico) sono rappresentati negli organi della governance consortile (Collegio Sindacale), mentre la responsabilità gestionale è privatistica.
Oltre ad assicurare su tutto il territorio nazionale la raccolta degli oli lubrificanti usati, che vengono destinati in via prioritaria all’industria della rigenerazione, il Consorzio si occupa anche dell’informazione e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle tematiche della corretta gestione degli oli usati, che sono rifiuti pericolosi.

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La rete di raccolta degli oli usati

Ogni giorno, 74 aziende private di raccolta distribuite su tutto il territorio nazionale raccolgono i lubrificanti usati. In 34 anni di attività, il Consorzio ha raccolto 5,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, 5,1 milioni delle quali avviate alla rigenerazione. La rete è costituita da concessionari e raccoglitori indipendenti, in possesso di certificazione di qualità ISO 9001 e di quella ambientale ISO 14001, autorizzati dalle autorità competenti a raccogliere gli oli usati presso i detentori (industrie, stazioni di servizio, autoriparatori, isole ecologiche, ecc.).
Una volta stoccati nei depositi, gli oli usati vengono analizzati per determinarne le caratteristiche qualitative e decidere il corretto canale di smaltimento. La raccolta viene effettuatasenza oneri a carico del detentore. I costi della raccolta sostenuti dai raccoglitori sono coperti dal Consorzio. Il Conou inoltre fornisce anche un corrispettivo economico alle imprese di rigenerazione (legge n. 166 del 20 novembre 2009) per consentire loro di commercializzare le basi rigenerate a prezzi di mercato.

Riciclo e smaltimento

In base alla normativa, tutto l’olio lubrificante raccolto viene avviato al riciclo:
a) in via prioritaria tramite rigenerazione tesa alla produzione di basi lubrificanti;
b) nel caso in cui la rigenerazione sia impedita da effettivi vincoli di carattere tecnico, economico e organizzativo, tramite combustione o coincenerimento;
c) ove le alternative suddette non siano praticabili in ragione della natura dell’olio usato raccolto, tramite incenerimento o deposito permanente.
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Lo smaltimento può avvenire tramite:
  • Rigenerazione. L’olio usato viene trasformato in una base lubrificante con caratteristiche qualitative simili a quelle degli oli prodotti direttamente dalla lavorazione del greggio.
  • Combustione. Gli oli usati ritenuti non adatti alla rigenerazione vengono inviati a impianti autorizzati -come i cementifici – che li utilizzano come combustibile. Le lavorazioni in questo tipo di impianti raggiungono temperature altissime che neutralizzano la parte inquinante degli oli usati.
  • Termodistruzione. Nel caso in cui l’olio usato sia così inquinato da non poter essere avviato agli impianti di rigenerazione o di combustione, viene eliminato attraverso la termodistruzione; questo processo elimina definitivamente le sostanze nocive presenti nell’olio usato, salvaguardando l’ambiente.
Il recupero degli oli usati ha permesso di evitare la produzione di oli base da materia prima vergine, con un risparmio per il nostro Paese di oltre 52 milioni di euro sulle importazioni di greggio, ma anche di generare un bilancio ambientale netto positivo misurato attraverso le quattro impronte ambientali:
  • 40mila tonnellate di C02eq evitate (Carbon Footprint);
  • 473mila metri cubi di acqua risparmiata (Water Footprint);
  • 240mila tonnellate di risorse naturali, fossili e minerali non consumate (Material Footprint);
  • 717 ettari di terreno risparmiati (Land Footprint).

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SETTIMANA EUROPEA DELLA SICUREZZA 22/28 OTTOBRE 2018

In occasione della settimana europea della sicurezza l ‘agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro lancia una campagna per sensibilizzare sui rischi posti dalle sostanze pericolose nell’ambiente di lavoro e a promuovere una cultura della prevenzione di tali rischi per eliminarli o, qualora ciò non sia possibile, gestirli efficacemente

Euosha 2018 2019

La campagna 2018/2019  “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose” intende contribuire a migliorare la comprensione dell’importanza della gestione delle sostanze pericolose negli ambienti di lavoro attraverso i seguenti obiettivi strategici:

1.          Sensibilizzare sull’importanza della gestione delle sostanze pericolose negli ambienti di lavoro europei fornendo fatti e cifre sulle esposizioni a tali sostanze e sulle loro conseguenze per i lavoratori.
2.          Promuovere la valutazione dei rischi, l’eliminazione e la sostituzione delle sostanze e dei processi nonché l’attribuzione di priorità gerarchica alle misure di prevenzione fornendo informazioni sugli strumenti disponibili e sugli esempi di buone pratiche.
3.          Sensibilizzare sui rischi connessi all’esposizione ad agenti cancerogeni sul lavoro sostenendo lo scambio di buone pratiche, in linea con la tabella di marcia sugli agenti cancerogeni.
4.          Rivolgersi a gruppi di lavoratori con livelli più elevati di rischio, ad esempio a causa della loro limitata conoscenza delle sostanze pericolose, fornendo fatti e cifre e informazioni sulle buone pratiche.
5.          Aumentare la sensibilizzazione in merito agli sviluppi politici e alla legislazione fornendo una panoramica del quadro e delle linee guida esistenti.

Come per le precedenti edizioni, è una campagna decentralizzata, coordinata dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) ma gestita a livello nazionale dagli Stati Membri, attraverso i rispettivi Focal Point, con il supporto delle proprie reti.

L’Inail rappresenta il Focal Point nazionale, in cooperazione con un network nazionale.

Per la campagna sono state realizzate e messe a disposizione sul sito di Eu-Osha risorse informative tese a favorire una maggiore sensibilizzazione e una migliore comprensione riguardo al tema delle sostanze pericolose.

 

Vuoi aiutare a far passare i messaggi della campagna? Puoi partecipare alla campagna «Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose» in molti modi diversi, ad esempio:

diffondendo e pubblicizzando i materiali della campagna per favorire la sensibilizzazione;

organizzando attività ed eventi quali corsi di formazione, conferenze e concorsi;

utilizzando e promuovendo il pratico strumento elettronico.

partecipando al premio per le buone pratiche nell’ambito della campagna «Ambienti di lavoro sani e sicuri», in cui le organizzazioni di diversi settori e dimensioni ricevono un riconoscimento per i contributi innovativi alla salute e sicurezza sul lavoro (SSL);

prendendo parte alle Settimane europee per la sicurezza e la salute sul lavoro nell’ottobre di ogni anno (43esima settimana dell’anno), il centro dell’attività della SSL in Europa;

diventando partner ufficiale della campagna, se sei un’organizzazione paneuropea o internazionale;

aderendo come partner nazionale della campagna, se sei attivo a livello nazionale;

aderendo come partner della campagna nel settore dei media, se lavori per un mezzo di comunicazione nazionale o europeo;

mantenendoti aggiornato tramite le nostre attività sui media sociali. Ci trovi su FacebookTwitterLinkedIn e altri media.

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I DIECI COMANDAMENTI DEL LAVORO “SMART “

dal sito forbes.it

Mentre sempre più aziende stanno introducendo piani per agevolare il cosiddetto lavoro smart per i propri dipendenti, in Italia così come nel resto del mondo sta aumentando il numero di liberi professionisti che svolgono il proprio compito da remoto. Dalla propria abitazione così come dalle sempre più numerose postazioni di co-working. Secondo una recente statistica resa nota da Global Workplace Analytics e FlexJobs, le persone che lavorano almeno parzialmente da casa sono cresciute del 115% negli ultimi dieci anni, mentre sono il 72% in più quelle che dichiarano di considerare questa possibilità come un benefit nel caso in cui decidano di cambiare azienda. Insomma, il cosiddetto lavoro agile piace sempre di più.Immagine correlata

E non solo perché permette di conciliare meglio impegni professionali con vita familiare. I cosiddetti home workers si dicono infatti più soddisfatti e produttivi rispetto ai colleghi costretti a passare lunghe ore in ufficio. Naturalmente a patto di rispettare alcune regole fondamentali. La prima? Imparare a gestirsi per evitare di perdere tempo. Ecco allora dieci consigli desunti dalla ricerca per lavorare da remoto rendendo di più.

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1 – Scandire la giornata. La prima cosa da fare quando si lavora in casa è determinare la propria giornata lavorativa. Si può decidere di iniziare la mattina presto o, al contrario, di godersi le prime ore della giornata dedicando alla sfera professionale il pomeriggio o la sera. In ogni caso è fondamentale decidere un orario e rispettarlo, proprio come se si dovesse timbrare il cartellino dell’ufficio. In questo modo non si rischia di procastinare perdendo occasioni e denaro.

2 – Darsi un termine. Una volta impostato l’orario giornaliero di lavoro è necessario stabilire il momento esatto per terminare la giornata professionale. Quando si rimane in casa può essere forte la tentazione di proseguire a oltranza, magari in prossimità di una scadenza. Invece è bene darsi un termine ben preciso e rispettarlo in modo da riuscire a staccare, rilassarsi e prepararsi agli impegni del giorno dopo.

3 – Pausa e sport. In ufficio concedersi una pausa è abbastanza semplice: basta andare a prendere un caffè con i colleghi. Quando si resta in casa è più complicato, ecco perché è necessario imporsela. Il consiglio è quello di non saltare mai i pasti, mangiando proprio come se si fosse in pausa pranzo. Può essere utile anche staccare per qualche minuto ogni ora, dedicandosi a qualcosa di diverso. Che sia un giro sul tapis roulant o un po’ di giardinaggio sul balcone.

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4 – Medio termine. Un altro consiglio è quello di organizzare il proprio tempo pensando nel medio periodo, cioè fissando una tabella di marcia settimanale. Questa abitudine permette di gestire le proprie giornate in modo più equilibrato, ma anche di alleggerire il carico mentale delle cose da fare. Naturalmente questo calendario deve tenere conto delle scadenze più urgenti, che vanno affrontate prima. Lasciando indietro quelle che possono aspettare un po’ di più.

5 – Darsi obiettivi. Un altro consiglio è quello di avere sempre un obiettivo nel corso della giornata. Questa strategia non solo aiuta a scandire meglio il tempo, ma permette anche di mantenere alto l’entusiasmo. Definire l’impegno professionale non solo in base alle ore impiegate ma anche in base agli obiettivi raggiunti è il modo migliore per affrontare il lavoro da casa senza dispersione di energie.

6 – Niente distrazioni. Uno dei maggiori pericoli quando non si lavora in un ambiente professionale è quello di cadere costantemente nella tentazione di distrarsi. In ufficio mantenere alta la concentrazione è infatti più semplice. Ecco perché a casa è fondamentale lasciare da parte, nelle ore dedicate al lavoro, tutte le altre attività. Che sia la lavatrice, il bucato da stirare o una telefonata con l’amica, l’unica cosa alla quale si deve pensare è il raggiungimento del proprio obiettivo prefissato.

7 – Stile professionale. Gli esperti di smart working raccomandano anche di comportarsi a casa proprio come se si andasse in ufficio. Questo implica la necessità di vestirsi ogni mattina e di arredare un angolo del proprio appartamento proprio come un piccolo ambiente di lavoro. Questo aiuta a distinguere i due piani, quello personale e quello professionale, anche da un punto di vista psicologico. E permette di concentrarsi meglio.

8 – Cercare il confronto. Quando si lavora lontano dall’ufficio può mancare il confronto, il rapporto umano con colleghi e responsabili. Per questo può essere opportuno trovare una persona, magari un altro libero professionista, con il quale condividere la giornata di lavoro. L’ideale, in questo caso, è cercare uno spazio di co-working creato proprio con questo scopo.

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9 – Rituale su misura. Dopo una lunga giornata di lavoro in casa può essere utile premiarsi attraverso un rituale personale. Questa abitudine ha due effetti positivi: indica che la parentesi professionale è conclusa e può lasciare spazio a quella personale, aiuta a non proseguire gli impegni a oltranza. Il rituale è molto personale, ci si può alzare e mettere in ordine la propria scrivania, aggiornare l’agenda per il giorno successivo, farsi una tazza di tè o regalarsi dieci minuti di relax.

10 – Imparare a staccare. Una volta conclusa la giornata di lavoro è bene staccare da tutto. Questo vuol dire non controllare più la mail, spegnere il pc e, se possibile, uscire di casa per rilassarsi un po’. Una regola che vale per tutti. Anche per chi passa le tradizionali otto ore in ufficio.

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QUANDO LAVORARE IN PIEDI FA BENE A SALUTE E PRODUTTIVITA’

Dal ilgiornale.it di Alessandro Conte
Una recente ricerca ha dimostrato che lavorare in piedi, avvalendosi di speciali scrivanie, può aumentare sensibilmente la produttività: ecco per quali ragioni

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Lavorare in piedi non è una delle modalità più gradite dai dipendenti degli uffici, eppure vi sono benefici in termini di produttività. La scoperta arriva dall’Università di Leicester ed è stata pubblicata sul British Medical Journal. Lo studio ha evidenziato come il 43% dei lavoratori che ha optato per un posto in piedi, nel giro di un anno abbia migliorato le proprie prestazioni. Inoltre, il 52% di coloro che utilizzavano una scrivania alta, a 12 mesi di distanza si sentivano più coinvolti nel loro lavoro. Per questa ricerca sono stati coinvolti 146 lavoratori dell’NHS – National Health Service, il sistema sanitario inglese – che in precedenza avevano trascorso la maggior parte della giornata seduti: 69 di loro hanno continuato con la normale attività, mentre 77 sono stati inseriti in un gruppo di intervento e hanno cambiato la loro postazione.

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Questo gruppo, inoltre, ha partecipato a un seminario di formazione per conoscere le conseguenze causate da uno stile di vita sedentario, definendo quindi degli obiettivi da raggiungere. Il tempo di lavoro trascorso seduto è stato misurato a distanza di tempo, partendo dall’inizio e poi passando a scadenze di 3, 6 e 12 mesi. Alla fine dell’anno, il tempo trascorso seduti su una sedia si è ridotto di oltre un’ora al giorno. Precedenti ricerche hanno affermato che i lavorare in piedi aiuta a perdere fino a mezzo chilo l’anno, nonché come questa scelta sia di contrasto l’invecchiamento precoce.

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Nel frattempo, grandi aziende come Apple prevedono la possibilità che il dipendente lavori in piedi, se lo desidera, considerando come siano sempre più noti i rischi della vita sedentaria. Infine, anche un altro studio internazionale, svolto all’inizio di quest’anno, ha portato a dei risultati analoghi: infatti, è stato scoperto che i lavoratori che son rimasti in piedi per sei ore al giorno hanno bruciato 54 calorie extra nell’arco delle 24 ore, con una conseguente perdita di grasso in eccesso.

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AMBIENTI LAVORATIVI CON “PARTICOLARI RISCHI” A BOLOGNA IL 17-19 OTTOBRE 2018

DA UFFICIO STAMPA AIFOS

Come affrontare la gestione dei rischi in particolari ambienti lavorativi

Si terrà un convegno il 19 ottobre 2018 ad Ambiente Lavoro di Bologna per affrontare la sicurezza, le tutele per i lavoratori e i monitoraggi nelle attività che si svolgono in particolari ambienti lavorativi.

Nel mondo del lavoro sono molte le attività svolte in particolari ambienti lavorativi caratterizzati da criticità e specificità rilevanti per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Specificità e peculiarità che, in fase di valutazione dei rischi e nel pieno rispetto di quanto richiesto dalla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, devono essere analizzate per poter elaborare idonee strategie di prevenzione.

Il convegno sui particolari ambienti lavorativi Proprio per migliorare la prevenzione in molte attività lavorative caratterizzate da particolari rischi, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro (AiFOS) ha organizzato il 19 ottobre 2018, durante la manifestazione “Ambiente Lavoro” che si tiene a Bologna Fiere, il convegno “Rischi, tutele e monitoraggi in particolari ambienti lavorativi”.

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Ricordiamo che “Ambiente Lavoro”, manifestazione che si tiene a Bologna dal 17 al 19 ottobre 2018 presso il quartiere fieristico, è un momento di incontro tra operatori e aziende e uno spazio di promozione e diffusione di soluzioni e proposte per il presente e il futuro della prevenzione di incidenti e malattie professionali in Italia.

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Il convegno sui particolari ambienti lavorativi, organizzato da AiFOS, vuole porre l’attenzione in particolare sull’analisi dei rischi legati ad attività svolte in ambiente montano, sanitario e attività su strada. Le attività lavorative eseguite in ambiente montano Con il Gruppo di progetto AiFOS Montagna si affronteranno, ad esempio, specifiche tematiche di valutazione dei rischi, tutele e monitoraggi legate ad attività lavorative eseguite in ambiente montano.

Risultati immagini per MONTAGNA AIFOSSi affronteranno, in questo caso, le caratteristiche del lavoro svolto spesso in condizioni critiche su terreni accidentati, in aree disagiate in zone di montagna, su pendenze elevate e in spazi ristretti dove si riduce il livello di meccanizzazione del lavoro ed aumentano le operazioni svolte direttamente dal lavoratore. Le attività gravose e gli ambienti lavorativi

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Alcuni fattori descritti per le attività lavorative eseguite in ambiente montano possono essere, in realtà, trasversali in attività anche molto differenti tra loro e che coinvolgono numerosi lavoratori quali: addetti degli impianti a fune, addetti del settore agricolo, operatori impegnati in lavori e turni notturni, addetti al settore forestale, addetti alla produzione di energia elettrica, 

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Durante il convegno e con l’aiuto degli esperti di medicina del lavoro si affronteranno le tematiche legate a quelle attività cosiddette gravose che possono portare all’insorgenza di malattie professionali importanti.

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Durante il convegno si cercherà di capire quali siano i rischi, le tutele ed i monitoraggi relativi a queste attività e quali potranno essere le prospettive future. Infine, attraverso un focus relativo all’ergonomia, si approfondiranno anche i rischi derivanti dalle posture scorrette dei lavoratori nelle professioni sanitarie infermieristiche e in altri settori lavorativi.

 

Il link per avere ulteriori informazioni:

http://aifos.org/home/eventi/fiere/ambiente_lavoro_2018_int/eventi_ambiente_lavoro_2018/rischi_tutele_e_monitoraggi_in_particolari_ambienti_lavorativi

L’incontro, riservato a massimo 100 partecipanti, è valido per il rilascio di n. 2 crediti di aggiornamento per la figura di formatore alla sicurezza (area tematica 2), RSPP/ASPP.

Segnaliamo che per la partecipazione al convegno organizzato da AiFOS è gratuita, ma è necessaria la registrazione agli eventi e il pagamento della quota d’ingresso ad Ambiente Lavoro.

Per informazioni: Sede nazionale AiFOS: via Branze, 45 – 25123 Brescia c/o CSMT, Università degli Studi di Brescia tel.030.6595031 – fax 030.6595040 www.aifos.it – info@aifos.it – convegni@aifos.it “

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VADEMECUM ALLA RIDUZIONE DEL TASSO MEDIO TARIFFE INAIL 2019

 dal sito https://blog.tuttocarrellielevatori.it
― L’Inail ha reso note le procedure e le modalità di compilazione per la richiesta che andrà presentata entro il 28 febbraio 2019

Le aziende che hanno effettuato interventi volti a migliorare le condizioni di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, possono beneficiare della riduzione del tasso medio di tariffa, da parte dell’INAIL. L’Istituto ha infatti definito gli interventi che rientrano nella concessione del beneficio, individuando la documentazione utile che ne provi l’attuazione.

Risultati immagini per TASSO MEDIO TARIFFE INAIL

Per avere accesso alla riduzione, le aziende che avessero attuato migliorie dovrà presentare un’istanza compilando il modulo OT24, reso noto insieme alla relativa Guida di Compilazione. La domanda potrà essere presentata esclusivamente online, accedendo ai servizi del sito www.inail.it entro e non oltre il termine del 28 febbraio 2019, pena l’ammissibilità.

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Modello OT24 e suddivisione settoriale degli interventi

Il modello OT24, disponibile per chi abbia migliorato le condizioni di sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro fa riferimento agli interventi relativi all’anno solare 2018 suddivisi in 5 sezioni:

  • Interventi di carattere generale
  • Interventi di carattere generale ispirati alla responsabilità sociale
  • Interventi trasversali
  • Interventi settoriali generali
  • Interventi settoriali

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Ad ogni tipologia di intervento è assegnato un punteggio e per l’accesso alla riduzione del tasso medio di tariffa, è necessario avere eseguito interventi la cui somma di punteggio non sia inferiore a 100. Il punteggio è stato tarato in relazione alle dimensioni delle aziende richiedenti (grandi, medie, piccole e micro imprese) ed è previsto un numero differente di condizioni e di interventi da porre in essere a seconda della dimensione aziendale. Alle micro e piccole aziende, ad esempio, vengono richieste migliorie numericamente inferiori rispetto alle imprese di grandi e medie dimensioni.

Nel modello OT24, l’azienda dichiara di essere a conoscenza che il beneficio venga concesso dall’Istituto previo accertamento di tutti gli obblighi sia contributivi che assicurativi oltre che subordinata all’osservanza delle norme per la prevenzione degli infortuni. E’ fatta salva, inoltre, la possibilità da parte dell’INAIL di procedere anche in sede di istruttoria o successivamente alla verifica di quanto dichiarato dall’azienda richiedente.

Com’è calcolata la riduzione del tasso medio di tariffa?

La riduzione del tasso medio di tariffa viene determinata in funzione del numero di dipendenti rispetto al periodo di riferimento, secondo lo schema:

Fino a 10 lavoratori: riduzione al 28%
Da 11 a 50: riduzione al 18%
Da 51 a 200: riduzione al 10%
Oltre 200: riduzione al 5%

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Come avviene la comunicazione di accoglimento della domanda?

L’accoglimento ed il rigetto dell’istanza, debitamente motivati, vengono comunicati al datore di lavoro, attraverso PEC entro e non oltre 120 giorni dalla data di presentazione della domanda. Nel caso in cui l’istanza presentata venga accolta, il riconoscimento della riduzione ha effetto per l’anno in corso alla data di presentazione ed è applicata al momento della regolazione del premio assicurativo dello stesso anno.

Qualora in qualsiasi momento l’Inail dovesse riscontrare l’azienda mancante di requisiti, l’Istituto procederà all’annullamento della riduzione e alla richiesta di integrazione dei premi dovuti, oltre che all’applicazione di sanzioni.

Il modulo OT24 può essere scaricato al seguente link: https://www.inail.it/cs/internet/docs/mod-ot24-anno-2018.pdf

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