Monthly Archives: Maggio 2023

AGENTI CANCEROGENI: OLI MINERALI USATI NEI MOTORI A SCOPPIO E FUMI DI DIESEL.

Alessandro Guerri Medico Specialista in Medicina del Lavoro .

Sono state apportate ulteriori modifiche al Testo Unico D.Lgs. 81/08 nella sezione “agenti cancerogeni”, con l’aggiunta di nuove lavorazioni a specifico rischio cancerogeno. Per le attività svolte in officine di riparazione meccaniche sono stati aggiunti nuovi lavori a rischio cancerogeno, tra cui quelli che comportano la penetrazione cutanea degli oli minerali utilizzati nei motori a combustione interna per lubrificare e raffreddare le parti mobili all’interno del motore. Inoltre, a partire dal 21/02/2023, sarà necessario dimostrare che l’esposizione lavorativa alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel sia inferiore a 0.05 mg/m3.

Si tratta di agenti cancerogeni accertati: gli esami condotti dall’IARC ( https://www.iarc.who.int/)hanno classificato il rischio di tumore al polmone come accertato per i gas di scarico dei motori diesel, mentre gli oli utilizzati sono stati classificati come cancerogeni accertati per le neoplasie cutanee e altri tipi di tumore.

Data la pericolosità e l’impossibilità di eliminare completamente tali esposizioni, è fondamentale valutare correttamente il rischio e applicare tempestivamente misure di prevenzione e protezione, considerando il tipo di lavoro svolto.Per la valutazione del rischio, la legge prevede che il datore di lavoro valuti le concentrazioni presenti in ambiente di lavoro tramite campionamenti specifici, al fine di dimostrare il rispetto dei limiti previsti per le emissioni di gas di scarico.

Elenchiamo alcune misure di protezione attuabili sin da ora per ridurre o eliminare l’esposizione ad agenti cancerogeni: Per gli oli minerali, è obbligatorio utilizzare rigorosamente e correttamente guanti in nitrile durante tutte le attività a rischio di contatto con oli esausti (cambio motore, gestione rifiuti, ecc.), rispettando le norme igieniche, effettuando una corretta pulizia degli indumenti da lavoro (tute, ecc.) e gestendo adeguatamente gli stracci usati per pulirsi e pulire i pezzi.

Per le emissioni di gas di scarico, in tutte le attività di prova motore o nelle riparazioni che prevedono l’accensione, il riscaldamento del motore e quindi la produzione di emissioni all’interno dell’officina, è obbligatorio utilizzare un sistema di aspirazione collegato direttamente al tubo di scappamento che possa espellere i gas di scarico all’esterno dell’ambiente di lavoro.

Non è sufficiente lavorare a portoni aperti.

È importante fornire formazione, informazione e addestramento ai lavoratori sulle misure di protezione da adottare e sulla corretta gestione degli agenti cancerogeni.

Infine, è opportuno effettuare una sorveglianza sanitaria per il rischio chimico non irrilevante per la salute e mantenere un registro degli esposti ad agenti cancerogeni.In questo modo, è possibile ridurre il rischio di esposizione ad agenti cancerogeni e tutelare la salute dei lavoro.

TROPPO CALDO PER LAVORARE !!

È stato pubblicato un nuovo simpatico video  “Napo in… too hot to work!” (Napo in…troppo caldo per lavorare!). Grazie al ben noto stile umoristico del personaggio, Napo fornisce un’idea di ciò che deve essere fatto per controllare lo stress termico nei luoghi di lavoro e proteggere i lavoratori, come adeguare l’orario di lavoro, aumentare l’idratazione, proteggere dal sole ed altre misure .

L’EU-OSHA ha poi pubblicato sullo stesso argomento la guida “Heat at work. Guidance for workplaces” (Esposizione al calore sul lavoro. Linee guida per i luoghi di lavoro), che mette a disposizione consigli pratici e raccomandazioni su come gestire i rischi associati all’esposizione al calore nell’ambiente di lavoro.

Da: EU-OSHA

Vai alla notizia…

Vai al filmato “Napo in… troppo caldo per lavorare!”…

Vai alla guida “Esposizione al calore sul lavoro”…

L ATTIVITÀ FISICA REGOLARE RIDUCE IL DOLORE.

da dott33.it

L’attività fisica regolare aiuta a sentire meno il dolore e potrebbe rappresentare un ottimo rimedio per controllare il dolore cronico: lo rivela una ampia analisi su oltre 10.000 adulti da cui emerge che le persone fisicamente attive hanno una maggiore tolleranza al dolore rispetto a quelle sedentarie e che quelle con un livello di attività più elevato hanno un livello più alto di tolleranza al dolore.
Condotto da Anders Årnes dell’Arctic University of Norway di Tromso, il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Plos One. Ricerche precedenti hanno suggerito la possibilità che l’abitudine di praticare un livello elevato di attività fisica possa aiutare ad alleviare o prevenire il dolore cronico aumentando la tolleranza al dolore. Ma questo è il primo studio esaustivo su un ampio campione di individui.

Gli scienziati norvegesi hanno analizzato i dati di 10.732 soggetti coinvolti nel Tromso Study, studio prospettico condotto periodicamente in Norvegia. I ricercatori hanno utilizzato i dati di due cicli, uno condotto dal 2007 al 2008 e l’altro dal 2015 al 2016. I dati comprendevano i livelli di attività fisica auto-riferiti dai partecipanti e i loro livelli di tolleranza al dolore, valutati con un test che prevedeva l’immersione della mano in acqua fredda.
È emerso chiaramente che i partecipanti che hanno dichiarato di essere fisicamente attivi in entrambi i cicli dello Studio di Tromso avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a coloro che hanno dichiarato uno stile di vita sedentario in entrambi i cicli. I partecipanti con livelli di attività totale più elevati avevano una maggiore tolleranza al dolore e coloro che avevano un’attività più intensa nel 2015/2016 rispetto al 2007/2008 avevano un livello complessivo di tolleranza al dolore più elevato.
Lo studio suggerisce anche che rimanere fisicamente attivi, diventare attivi o aumentare l’attività è legato a una maggiore tolleranza al dolore. Quindi, rilevano gli esperti, l’aumento dell’attività fisica potrebbe essere una potenziale strategia per alleviare o contrastare il dolore cronico.

COBOT E LAVORO.

Dalle catene di montaggio agli ospedali: otto casi di integrazione dei robot collaborativi alla luce della sicurezza sui luoghi di lavoro

L’integrazione di robot per rendere il lavoro più facile e più sicuro è ormai una realtà attuale.

L’EU-OSHA ha analizzato l’uso della robotica e dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA) per automatizzare mansioni lavorative, con particolare attenzione all’impatto sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori.

L’obiettivo è comprendere come integrare tali sistemi, compresi i cobot (o i robot collaborativi), in modo sicuro ed efficace sul lavoro e assicurare che diventino una risorsa anziché un rischio.

Ecco il report di otto esperienze lavorative: l’automazione della pulizia degli effluenti zootecnicila produzione delle segheriele catene di montaggio e la produzione industrialela cucitura nell’industria automobilisticala pallettizzazione e la de-pallettizzazionele automazioni intelligenti nella produzione dell’acciaiola robotica avanzata nella produzione di prodotti in plastica e l’IA nella diagnostica med

Pubblicazioni su robotica e IA.

Campagna dell’EU-OSHA «Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale».

Fonte: da agenzia europea sicurezza e salute sui luoghi di lavoro

ELENCO ILO DELLE MALATTIE PROFESSIONALI

Nel 2022 è stato “aggiornato” l’elenco aggiornato delle malattie professionali dell’ILO precedentemente pubblicato nel 2010. 

L’elenco rappresenta il “consensus” mondiale sulle malattie riconosciute a livello internazionale come causate dal lavoro. L’elenco, basato sulla struttura tripartita dell’ILO, può servire da modello anche gli elenchi nazionali delle malattie professionali. 

Nel 2022 è stato presentato un aggiornamento con mini monografie sulle tecnopatie frutto della collaborazione di oltre 40 esperti provenienti da tutto il mondo. 

L’elenco è suddiviso in quattro sezioni: malattie professionali causate dall’esposizione ad agenti derivanti da attività lavorative, malattie professionali descritte da sistemi di organi bersaglio, tumori professionali e altre malattie.

Per ciascuno dei circa 100 diversi tipi o gruppi di malattie professionali, le note spiegano quali sono i criteri diagnostici e di esposizione all ‘agente patogeno e ulteriori informazioni relative agli effetti sulla salute ed alle modalità di prevenzione.

Per il gruppo di malattie professionali causate dall’esposizione ad agenti chimici fisici e biologici , le note comprendono le caratteristiche generali dell’agente causale, le esposizioni professionali più comuni, un profilo tossicologico per gli agenti chimici , i meccanismi biologici per gli agenti fisici e biologici, i principali effetti sulla salute, i criteri diagnostici e le azioni fondamentali per la prevenzione. 

Per le malattie professionali costituite da organi bersaglio e per i tumori professionali è stato invece utilizzato un formato leggermente diverso. I codici ICD-10 e ICD-11 vengono aggiunti a tutte le malattie nell’elenco

È stata inserito poi , nei criteri diagnostici il concetto di durata minima di esposizione, definita come il periodo di tempo minimo necessario all’agente nocivo per provocare la malattia. Viene altresì descritto un periodo di latenza massimo, definito come la finestra temporale tra l’inizio dell’esposizione professionale e l’insorgenza della malattia. Nei paragrafi “Ulteriori letture”, sono stati elencati i principali materiali di riferimento che sono stati consultati per trovare informazioni più dettagliate. ( Dott Alessandro Guerri medico specialista in Medicina del Lavoro)

RAPPORTO DELL’OIL

LO SPORT RIDUCE IL DOLORE AL LAVORO

da dottnet.it

Dallo studio è emerso che i partecipanti che hanno dichiarato di essere fisicamente attivi in entrambi i cicli dello Studio di Troms› avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a coloro che hanno dichiarato uno stile di vita sedentario in entrambi i cicli

L’attività fisica regolare aiuta a sentire meno il dolore e potrebbe rappresentare un ottimo rimedio per controllare il dolore cronico: lo rivela una ampia analisi su oltre 10.000 adulti da cui emerge che le persone fisicamente attive hanno una maggiore tolleranza al dolore rispetto a quelle sedentarie e che quelle con un livello di attività più elevato hanno un livello più alto di tolleranza al dolore.  Condotto da Anders Årnes dell’Università della Norvegia Settentrionale a Troms›, il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Plos One.    Ricerche precedenti hanno suggerito la possibilità che l’abitudine di praticare un livello elevato di attività fisica possa aiutare ad alleviare o prevenire il dolore cronico aumentando la tolleranza al dolore. a questo è il primo studio esaustivo su un ampio campione di individui.   Gli esperti hanno analizzato i dati di 10.732 adulti coinvolti nel Troms› Study – condotto periodicamente in Norvegia. I ricercatori hanno utilizzato i dati di due cicli del Troms› Study, uno condotto dal 2007 al 2008 e l’altro dal 2015 al 2016. I dati comprendevano i livelli di attività fisica auto-riferiti dai partecipanti e i loro livelli di tolleranza al dolore, valutati con un test che prevedeva l’immersione della mano in acqua fredda.   È emerso chiaramente che i partecipanti che hanno dichiarato di essere fisicamente attivi in entrambi i cicli dello Studio di Troms› avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a coloro che hanno dichiarato uno stile di vita sedentario in entrambi i cicli. I partecipanti con livelli di attività totale più elevati avevano una maggiore tolleranza al dolore e coloro che avevano un’attività più intensa nel 2015/2016 rispetto al 2007/2008 avevano un livello complessivo di tolleranza al dolore più elevato.   Lo studio suggerisce anche che rimanere fisicamente attivi, diventare attivi o aumentare l’attività è legato a una maggiore tolleranza al dolore. Quindi, rilevano gli esperti, l’aumento dell’attività fisica potrebbe essere una potenziale strategia per alleviare o contrastare il dolore cronico.

SICUREZZA IN AGRICOLTURA

L’agricoltura, pur essendo una delle attività più antiche al mondo, rimane una delle più pericolose. Gli agricoltori sono esposti a numerosi rischi sul lavoro, tra cui l’esposizione a sostanze chimiche nocive, il rischio di incidenti con macchine agricole, il pericolo di cadute da altezze e molti altri ancora.

Nel link più in basso troverete informazioni utili e approfondite sui principali rischi presenti in agricoltura, con l’obiettivo di sensibilizzare e informare gli agricoltori e coloro che lavorano in questo settore sugli accorgimenti da adottare per garantire la propria sicurezza sul lavoro.

Potrete trovare una guida completa e accessibile a tutti. Inoltre, il sito offre consigli pratici su come prevenire i rischi e come gestire situazioni di emergenza.

Siamo convinti che una maggiore consapevolezza sui rischi presenti in agricoltura possa contribuire a salvaguardare la salute e la sicurezza degli agricoltori e di tutti coloro che lavorano in questo settore così importante per la nostra società. Esplorate il sito, leggete le informazioni e condividetele con chiunque possa trarne beneficio. La vostra sicurezza sul lavoro è la nostra priorità!

https://salute.regione.emilia-romagna.it/prp/aree-tematiche/sicurezza-e-salute-in-ambiente-di-vita-e-di-lavoro/pp07-prevenzione-in-edilizia-e-agricoltura/pp07-prevenzione-in-agricoltura/materiali-informativi

SAFETY EXPO A BERGAMO : IL PROGRAMMA

È già disponibile sul sito del Safety Expo il programma degli incontri in materia di sicurezza sul lavoro e prevenzione incendi che si svolgeranno durante la manifestazione: tavole rotonde, convegni, seminari, spettacoli e anche corsi di formazione prenotabili online. 

Safety Expo 2023: il programma degli eventi

Con un’agenda di circa 100 incontri, il Safety Expo 2023, in programma il 20 e 21 settembre a Bergamo Fiera, offrirà una risposta concreta agli operatori del settore, professionisti e responsabili in azienda, chiamati a confrontarsi e ad aggiornarsi su tematiche in costante evoluzione sul piano tecnico e normativo in materia di sicurezza sul lavoro e prevenzione incendi.
Il calendario degli eventi, consultabile sul sito ufficiale del safety Expo, è di grande attualità e vede la partecipazione di istituzioni, associazioni e dei più qualificati esperti dei settori di riferimento. Ogni iniziativa tra l’altro offrirà ai partecipanti l’opportunità di acquisire crediti di formazione professionale (CFP), ore di aggiornamento ex 818/84 e ore di aggiornamento 81/08.

MAGGIOR NUMERO DI INFORTUNI TRA I LAVORATORI DI ORIGINE STRANIERA.

dail quotidiano ” il giorno “

Contribuiscono in modo significativo al sistema produttivo nazionale, ma i lavoratori di origine straniera in molti casi si trovano in situazioni di irregolarità, incertezza e sfruttamento lavorativo. Per questo, sono anche più esposti a rischio di infortunio o malattia professionale, come attestano peraltro i numeri contenuti nell’ultimo approfondimento Dati Inail curato dalla Consulenza statistico attuariale Inail, dedicato all’analisi dell’andamento infortunistico e tecnopatico dei lavoratori stranieri.

Nel 2021 più di due denunce su tre sono arrivate dal Nord, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che complessivamente rappresentano il 58% dei casi. Dalla sola Lombardia sono arrivate 23.569 denunce, oltre il 23% del totale nazionale. I dati vanno letti tenendo conto che questi territori sono anche quelli con maggiori tassi di occupazione di persone con background migratorio, che denunciano effettivamente gli infortuni (numeri bassi possono anche essere indice di ampie zone di sommerso). Certo è che, analizzando il trend degli ultimi cinque anni, si evidenzia una maggiore esposizione dei lavoratori stranieri a rischi di infortunio sul posto di lavoro. Come ricorda l’Inail, “spesso i lavoratori stranieri sono anche impiegati in attività pesanti, di tipo manuale e ripetitive, che li espongono a rischi maggiori”. Inoltre, secondo un’analisi del Centro Studi e Ricerche Idos, “tra loro è inoltre molto frequente il fenomeno della “sovra-qualificazione“, ovvero la condizione in cui una persona svolge un lavoro che richiede una preparazione intellettuale o tecnica inferiore a quella posseduta.

In Lombardia, le denunce totali di infortunio del 2021 sono state 105.844, numero che si è mantenuto inferiore rispetto ai cinque anni precedenti; tra i non italiani, invece, si nota un aumento, con 23.596 denunce rispetto alle 22.647 del 2017. A livello nazionale, nell’ultimo quinquennio l’incidenza percentuale dei lavoratori stranieri sul totale è aumentata passando dal 15,4% del 2017 al 18,2% del 2021.In Lombardia, si è passati da un 18,9% del 2017 a poco più del 20% nel 2018 e 2019, per arrivare al 21,68% del 2020 fino al 22,29% del 2021. Entrando nel dettaglio delle province, a Brescia si vede una crescita anche nel 2021 (3.611) rispetto al 2020 (3.293), nonostante molte attività fossero ancora limitate per le restrizioni legate a Covid; stesso dicasi per Bergamo (2.649 le denunce del 2021 contro le 2.282 del 2020), Lecco (648 rispetto alle precedenti 639), Sondrio (333 contro le 304); in calo invece Como (959 nel 2021, 1.160 nel 2020).

Tra i soli lavoratori uomini, più presenti nei settori maggiormente a rischio come edilizia, logistica, agricoltura, tra le denunce di infortunio complessive, l’incidenza di denunce di infortunio di stranieri rispetto a quelle degli italiani è stata di ben il 25,33%, in forte crescita rispetto al 21,34% del 2017.Mantova è la provincia con la maggiore incidenza nel 2021 (31,01%), seguita da Lodi (30,21%) e Brescia (29,22%); a Bergamo la percentuale è stata del 25%, a Sondrio di circa il 18,5% (la più bassa in Lombardia, ma anche quella con la maggiore crescita visto che nel 2017 l’incidenza era di oltre 6 punti percentuali in meno), a Como del 19,85%, a Lecco del 21,35%.