Monthly Archives: Gennaio 2019

LAVORO NOTTURNO E AUMENTO DEL RISCHIO DI CARCINOMA MAMMARIO

Uno studio longitudinale pubblicato sulla rivista “Occupational and Environmental Medicine”rivela che lavorare più di due turni a settimana comporta un  maggiore rischio  di cancro al seno.

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Il rischio appare cumulativamente più alto in coloro che si definiscono “mattinieri” “allodole”  piuttosto che i “gufi” o “animali notturni”.

Il lavoro a turni altera i ritmi circadiano del nostro orologio ed è “probabilmente cancerogeno”,

l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha chiesto di incrementare la ricerca  nel 2007. Una persona su 10 in Europa e una persona su cinque negli Stati Uniti sono lavoratori notturni. La comparazione con altri studi su infermieri , esposti ad altri agenti che causano il cancro, hanno escluso altri fattori potenzialmente influenti come l’esposizione alla luce del sole, ad esempio.

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I ricercatori hanno reclutato  210 delle 218 donne di età compresa tra i 44 e gli 83 anni che hanno lavorato per l’esercito danese tra il 1964 e il 1999 e che hanno sofferto di cancro al seno tra il 1990 e il 2003 e che erano ancora in vita nel 2005 e nel 2006.

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Le donne erano confrontate  a 899 donne della stessa età che avevano lavorato  anche loro  per l’esercito danese ma che non avevano contratto  il cancro al seno. 141 donne con cancro della mammella e 551 senza la malattia sono state invitate a compilare un questionario completo di 28 pagine, che includeva domande relative al loro lavoro e agli orari di lavoro, oltre a domande sullo stile di vita relative alla loro storia riproduttiva, uso di contraccettivi,  terapia sostitutiva  ormonale  e esposizione al sole. Ai partecipanti è stato anche chiesto se fossero una persona “allodola ” o “gufo “, o nessuno dei due (schemi diurni).

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Il risultato basato su 693 risposte ha dimostrato che  coloro che hanno lavorato a turni di notte  avevano un rischio di cancro al seno del 40% più elevato rispetto a coloro che non hanno svolto turni notturni.

Il rischio era ancora più alto, cioè il 50% nelle donne che lavoravano almeno tre turni di notte a settimana per un minimo di sei anni.

I ricercatori hanno scoperto che coloro che hanno lavorato con turnazione per il periodo di tempo in oggetto  hanno avuto una probabilità ancora maggiore di sviluppare un carcinoma mammario se erano del gruppo  “mattiniere”. Il loro rischio era quasi quattro volte superiore a quelli che non lavoravano ai turni di notte.

I ricercatori ritengono che uno dei motivi di tale aumento  potrebbe essere legato al fatto che  i tipi mattinieri i sono più suscettibili alle modifiche dei cicli circadiani . Anche i lavoratori  “Gufi” avevano un aumento del richio di cancro mamario ma “solo “ il doppio delle probabilità.

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Il rischio complessivo era invece  più basso per i “mattinieri” che non lavoravano ai turni di notte.

Lo studio ha inoltre scoperto che coloro che lavoravano ai turni di notte tendevano a prendere il sole più spesso di quelli che lavoravano durante il giorno, sebbene tale esposizione sarebbe insufficiente a sviluppare tumori

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I ricercatori hanno concluso  che  fino a due turni di notte a settimana non aumentano  il rischio di sviluppare il cancro al seno, poiché potrebbe non essere un periodo di tempo sufficiente lungo  da modificare significativamente il nostro ‘orologio biologico, mentre i frequenti turni notturni su un periodo di diversi anni possono  modificare  il ciclo circadiano  ed il sonno significativamente compromettendo la produzione  di melatonina, un ormone che protegge dal  cancro, la cui riduzione che può essere associato allo sviluppo o alla progressione delle cellule di cancro al seno.

 

Scritto da Petra Rattue liberamente tradotto da Alessandro Guerri

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AUMENTATI GLI INFORTUNI MORTALI DEL 10% NEL 2018

(ANSA) – ROMA, 29 GEN – In aumento le denunce di infortuni e morti sul lavoro nel 2018 presentate all’Inail.

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Le denunce di infortunio tra gennaio e dicembre – fa sapere l’Istituto – sono state 641.261 (+0,9% rispetto al 2017, quando erano state 635.433); di queste, 1.133 con esito mortale (+10,1%, ossia 104 in più rispetto alle 1.029 del 2017). In aumento anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 59.585 (+2,5%, pari a 1.456 casi in più rispetto ai 58.129 dell’anno precedente).

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VADEMECUM PER LA COMPILAZIONE TELEMATICA DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO

L’INAIL fornisce chiare regole e procedure da seguire per la comunicazione dell’infortunio sul lavoro e le modalità di risarcimento del danno
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Per infortunio sul lavoro si intende un evento traumatico che porti il lavoratore ad assentarsi per più di tre giorni dal lavoro. L’infortunio sul lavoro è un incidente che può avvenire durante l’attività lavorativa e che va anche oltre l’orario di lavoro in quanto vengono ricomprese anche le situazioni in cui il lavoratore si sta recando a lavoro e quindi può essere a rischio infortunio.

Le condizioni dell’infortunio

L’infortunio è quindi è tale se ci sono tre condizioni:

  1. c’è un evento traumatico che porta a una lesione del lavoratore o alla sua morte;
  2. c’è un collegamento tra questo evento e lo svolgimento dell’attività lavorativa;
  3. c’è un’inabilità al lavoro superiore a 3 giorni;

In Italia, la disciplina che regola le attività connesse agli infortuni sul lavoro e le malattie professionali è il D.P.R n.1124 del 30 giugno 1964.

La procedura da seguire a seguito di infortunio

Come prima cosa il lavoratore deve comunicare immediatamente l’infortunio al datore di lavoro e recarsi presso un Pronto Soccorso per una visita medica con successivo rilascio del certificato medico che andrà trasmesso al datore di lavoro, insieme al numero identificativo del certificato medico, la data di rilascio e i giorni di prognosi indicati nel certificato stesso.

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Il datore di lavoro, successivamente al ricevimento del certificato medico, entro 48 ore comunica all’INAIL l’infortunio mediante un modello di denuncia che viene inviato per via telematica al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (Sinp), sempre che l’infortunio comporti l’assenza dal lavoro di almeno un giorno escluso quello in cui si è verificato l’incidente (combinato disposto art. 3, art. 18, co. 1, lett. r) e art. 21 d.lgs. 81/2008 e s.m.).

La comunicazione di infortunio avviene esclusivamente per via telematica per i lavoratori dell’industria, dell’artigianato, dei servizi e delle pubbliche amministrazioni titolari di rapporto assicurativo con l’Inail, ed i lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali e studenti delle scuole pubbliche, assicurati con la speciale forma della ‘Gestione per conto dello Stato’.

La comunicazione per i lavoratori del settore agricoltura, lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari e di riassetto e pulizia locali ed lavoratori occasionali di tipo accessorio del settore agricoltura e di datori di lavoro privati cittadini avviene in forma cartacea.

La comunicazione va fatta all’ufficio collocato nel territorio in cui l’infortunato ha stabilito il suo domicilio. Successivamente alla comunicazione all’INAIL il lavoratore qualche giorno prima della scadenza della prognosi indicata sul certificato medico deve recarsi per una visita medica all’ambulatorio INAIL. L’INAIL a seguito di visita può fissare un nuovo appuntamento in caso vi sia necessario ulteriori giorni per la guarigione dall’infortunio, oppure chiudere l’infortunio temporaneo con un certificato di chiusura definitiva da consegnare al datore di lavoro per poter riprendere l’attività lavorativa.

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Le sanzioni al datore di lavoro

Nel caso di ritardo da parte del datore di lavoro nella comunicazione all’INAIL determina l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 548,00 a 1.972,80 euro (art. 55, co. 5, lett. h), d.lgs. 81/2008 e s.m.).

Nel caso di infortuni superiori ai tre giorni, il mancato rispetto dei termini previsti per l’invio della comunicazione di infortunio ai sensi dell’art. 18, co. 1, lett. r), d.lgs. 81/2008 e s.m.i. il datore di lavoro incorre in una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.096,00 a 4.932,00 euro così come riportato all’art. 55, co. 5, lett. g), d.lgs. 81/2008 e s.m.i.

Il risarcimento del danno

Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno sia se l’infortunio si verifica durante l’orario di lavoro sia durante il normale tragitto di anta e di ritorno tra abitazione e luogo di lavoro.

Il risarcimento del danno è a carico del datore di lavoro per i primi 4 giorni di lavoro. Il primo giorno è pagato con una retribuzione pari al 100% di quella giornaliera spettante al lavoratore, gli altri tre giorni con una retribuzione pari al 60% di quella giornaliera. Dal quinto giorno in poi la retribuzione è pagata dall’INAIL nella percentuale pari al 60% della retribuzione giornaliera fino al novantesimo giorno e pari al 75% della retribuzione dal novantunesimo giorno fino alla guarigione. Il risarcimento viene pagato mediante assegno o in contanti presso lo sportello postale o bancario o in alternativa mediante accredito su conto corrente bancario o postale. In alternativa è possibile ricevere l’accredito anche su carta prepagata dotata di IBAN o riscosse presso gli istituti convenzionati INPS per i titolari di rendita che riscuotono all’estero.

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Quando non si ha diritto al risarcimento del danno da infortunio

Con sentenza della Cassazione del 1 giugno 2017, si è fatto luce sulle situazioni in cui non spetta il risarcimento del danno al lavoratore oggetto di infortunio sul lavoro. La sentenza, infatti chiarisce che al lavoratore non spetta il risarcimento del danno se ha svolto un compito oltre le sue mansioni o se ha svolto una attività non prevista e che non gli competeva pertanto un comportamento anomalo non prevedibile dal datore di lavoro a cui spetta l’obbligo di garantire la sicurezza. Inoltre non sono indennizzabili gli infortuni sul lavoro causati da consumo di alcool droga e di psicofarmaci.

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RISCHI CHIMICI ALLA GUIDA : GAS , POLVERI DI GOMME, ASFALTO E FRENI

 da dottnet.it

Esperti, rischi pure da polveri che si staccano da asfalto-freni

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Non solo gas di scarico dei veicoli, camini e caldaie: all’aria ‘cattiva’ delle nostre città contribuisce anche il consumo degli pneumatici, dell’asfalto e dei freni delle auto. Secondo una recente revisione di 99 studi internazionali, che a breve sarà pubblicata sul Bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e coordinata da Fulvio Amato, ricercatore del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas di Barcellona, le micropolveri che si staccano dall’asfalto, dalle gomme e dai freni e si depositano sul fondo stradale, contribuiscono infatti a circa la metà dell’inquinamento da traffico automobilistico.

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A richiamare l’attenzione su questo problema, gli esperti riuniti a Milano per il Seminario Internazionale ‘RespiraMi 3: Air Pollution and our Health’, organizzato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dalla Fondazione Internazionale Menarini. La polvere che gomme e freni rilasciano sulle strade, avvertono, è altrettanto dannosa dei gas di scarico perché contiene un mix di sostanze chimiche tossiche e cancerogene che possono causare malattie cardiovascolari e respiratorie nelle aree fortemente trafficate, soprattutto nei bambini e negli anziani.  “Il tubo di scappamento degli autoveicoli incide per il 50% nella produzione delle polveri sottili da traffico, ma l’usura soprattutto dei freni, asfalto e pneumatici influisce per il restante 50% – osserva Sergio Harari, direttore Unità Operativa di Pneumologia Ospedale San Giuseppe di Milano – perchè si producono microscopici frammenti di metalli, minerali e gomma che poi si disperdono nell’aria e vengono inalati. Solo di recente si è iniziato a comprendere la tossicità di queste fonti, fino ad oggi, sottovalutate”.

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La fabbricazione delle pastiglie dei freni e degli pneumatici coinvolge molti prodotti chimici tossici, da metalli pesanti a resine e composti plastificanti. Un mix di sostanze che rende il particolato inquinante presente nelle strade più trafficate particolarmente deleterio. Nelle zone dove il traffico è intenso le polveri da pneumatici, freni e asfalto “possono contribuire all’incremento degli attacchi di asma in bambini e anziani – aggiunge Pier Mannuccio Mannucci, professore emerito di Medicina Interna, Università di Milano -. Inoltre la polvere degli pneumatici può incrementare le allergie ed entra nei polmoni soprattutto di neonati e bimbi, che inalano più particelle degli adulti, in quanto camminano o vengono trasportati su carrozzine a un’altezza tra i 55 e i 90 cm da terra e sono particolarmente vulnerabili perché il loro organismo è in via di sviluppo. In questi casi, sarebbe perciò preferibile l’utilizzo di zaini, marsupi o passeggini rialzati”.

Tali polveri costituiscono inoltre una particolare minaccia per gli anziani, i quali hanno polmoni già indeboliti da età e malattie soprattutto. “Purtroppo – affermano gli esperti – ci sono pochi studi che hanno permesso di misurare i tassi, il formato, la distribuzione e la composizione di questi inquinanti poco conosciuti e largamente sottovalutati né esiste un rimedio immediato a tale problema, a parte la riduzione del traffico”. Ma una proposta per ridurne l’impatto, concludono gli specialisti, potrebbe essere limitare la velocità e l’accesso al centro città dei veicoli pesanti e lavare più spesso le strade per rendere più pulita anche l’aria.

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AMIANTO, SCOPERTE NUOVE MOLECOLE CONTRO IL MESOTELIOMA PLEURICO

Ricerca dell’Università di Torino: inibiscono la crescita del tumore

Una ricerca dell’Università di Torino identifica nuove molecole che inibiscono la crescita del mesotelioma pleurico maligno, tumore raro e molto aggressivo che aggredisce il mesotelio, una sottile membrana che riveste la pleura dei polmoni ed è associato all’esposizione all’amianto.

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  Il tumore ha un periodo di latenza molto lungo, durante il quale rimane asintomatico e le sue terapie sono attualmente limitate.  Il risultato è stato pubblicato sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

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Riccarda Granata, della Divisione di Endocrinologia e Metabolismo del Dipartimento di Scienze Mediche, ha dimostrato in collaborazione con colleghi di altre Università come delle piccole molecole, i cosiddetti antagonisti dell’ormone growth hormone-releasing hormone (Ghrh), siano capaci di inibire la crescita delle cellule tumorali nel mesotelioma pleurico maligno in diversi modelli sperimentali.

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Questi effetti erano già stati dimostrati in altri modelli, incluso il tumore della prostata e del polmone, ma non nel mesotelioma pleurico maligno. Oltre a bloccare i meccanismi responsabili della progressione del tumore, è stato dimostrato che le molecole identificate sono in grado di potenziare l’azione antitumorale del ‘pemetrexed’, il chemioterapico d’elezione per il trattamento del mesotelioma.

fonte: Proceedings of the National Academy of Sciences

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LOGISTICA E TRASPORTI IN SICUREZZA CONVEGNO AIFOS A BRESCIA

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BRESCIA
giovedì 7 febbraio 2019
ore 14.30 – 17.30

Palazzo CSMT
via Branze, 45
Università degli Studi di Brescia

MODERATORE
Francesco Naviglio Segretario Generale AiFOS

RELATORI
• Gianluca Grossi Apertura Lavori, sicurezza e trasporti: dal valore economico al fattore umano
• Stefano Farina La sicurezza dei carichi sui mezzi di trasporto
• Simona Ziliotti Dalla distribuzione tradizionale all’e-commerce: la gestione della sicurezza nel mondo della logistica
• Davide Falteri Il modello Eco&Safe, per la guida ecologica e sicura
• Marco Tozzi L’utilizzo corretto del cronotachigrafo
• Eleonora Buratti e Carlo Giolo La dieta dei mestieri: la corretta alimentazione dell’autotrasportatore

INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN MEDICINA TRA FUTURO E REALTA’

Molte aziende hanno già compreso che Intelligenza Artificiale e medicina  saranno sempre più indissolubilmente legate e hanno messo in commercio applicazioni futuristiche e sorprendenti.

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Le aziende, dalle start up alle grandi corporazioni, hanno spesso la capacità di prevedere il futuro e, quindi, di anticiparlo. Sanno bene che l’Intelligenza Artificiale è la grande speranza del 21esimo secolo in tutti i settori, medicina compresa. L’IA di fatto ha già portato importanti trasformazioni nel sistema sanitario, e ne porterà nei prossimi: aiuterà sempre più i medici a raccogliere, analizzare e organizzare i dati clinici, fare diagnosi precoci, pianificare trattamenti e trovare le migliori soluzioni per i pazienti. Ma se robot medici e software di gestione delle cartelle cliniche sono già una realtà consolidata, recentemente sono stati lanciati progetti e messi sul mercato prodotti decisamente avvenierestici che rinsaldano il legame tra Intelligenza Artificiale e medicina.

Il futuro è ora

Diagnosi di tumori, insufficienza cardiaca, diabete, reazioni avverse ai farmaci… sono sempre di più i settori della salute su cui stanno scommettendo i big della tecnologia, grazie agli avanzamenti nell’intelligenza artificiale.

Parlando di big, Google ha lanciato il progetto DeepMind Health. DeepMind è in grado di processare milioni di informazioni mediche in pochi minuti, velocizzando di molto i processi sanitari, che siano di natura clinica, come l’archiviazione delle cartelle, o diagnostica. I ricercatori di DeepMind inoltre stanno elaborando modelli per emulare la capacità di immaginare le conseguenze di un’azione prima di intraprenderla: stanno in pratica cercando di capire che cosa siano intelligenza e immaginazione per convertirle in algoritmi. Anche Verily, il ramo di Google che si occupa di scienza della vita, sta lavorando al progetto chiamato Baseline Study per la raccolta di dati genetici. Lo scopo è quello di adottare alcuni degli algoritmi di Google per analizzare ciò che permette alle persone di essere in buona salute. Per questo progetto i ricercatori usano anche tecnologie per il monitoraggio di malattie, come ad esempio delle lenti a contatto intelligenti per misurare il livello di zucchero nel sangue.

Molto attiva nel campo medico è anche Ibm, che con la sua intelligenza artificiale Watson è entrata stabilmente nelle corsie degli ospedali. Watson sembra essere in grado di anticipare di due anni le diagnosi di insufficienza cardiaca rispetto ai metodi tradizionali. L’algoritmo si basa sui dati normalmente raccolti durante le visite: «Abbiamo scoperto – spiega Jianying Hu, uno dei ricercatori impegnati – che diagnosi di altre malattie, farmaci prescritti e cartelle cliniche di eventuali ricoveri, in quest’ordine, possono fornire dei segnali in grado di predire la malattia. A questo si aggiungono informazioni ottenute dalle cartelle compilate dai medici usando il linguaggio discorsivo».

L’ingresso di un altro big, Intel, nel settore della salute si concentrerà invece sul tumore al polmone. La compagnia ha recentemente lanciato un concorso insieme al gigante cinese AliBaba e altri partner per sviluppare un algoritmo capace di leggere le radiografie e gli altri dati medici di un paziente per anticipare la diagnosi e seguire la crescita del tumore.

L’intelligenza artificiale può essere usata anche per predire gli eventuali effetti collaterali di un farmaco. Lo ha dimostrato uno studio della Stanford University pubblicato dalla rivista ACS Central Science. L’algoritmo riesce, sulla base di poche informazioni sulla struttura chimica del farmaco potenziale, a formulare predizioni sia sulla tossicità potenziale sia sull’instabilità della molecola, accelerando notevolmente i tempi di sintetizzazione del farmaco. Sempre alla Stanford University hanno dimostrato che un algoritmo di deep learning – il settore della ricerca sull’apprendimento automatico e sull’intelligenza artificiale basato su reti neurali – è in grado di diagnosticare i diversi tipi di cancro della pelle con un’accuratezza pari a quella dei migliori dermatologi. Il tutto sulla base delle sole immagini dell’epidermide scattate da uno smartphone.

Venendo alle Start Up, abbiamo Zephyr Healthazienda che aiuta le imprese sanitarie a ottenere una migliore e più rapida visione di dati, tramite database specifici, algoritmi di apprendimento e una presentazione dei dati più usabile.

La start up Atomwise  ha invece lanciato una ricerca virtuale per trovare farmaci attualmente esistenti e sicuri che possano potenzialmente essere ridisegnati per trattare il virus dell’ebola. Sono stati così scoperti due candidati che potrebbero significativamente ridurre la sua infettività.

App di monitoriaggio e App predittive

Il mondo delle App non poteva rimanere insensibile al legame tra Intelligenza Artificiale e medicina.

Per monitorare ad esempio se i pazienti stanno seguendo le terapie prescritte c’è l’app AiCure, supportata dal National Institutes of Health che utilizza l’IA e la webcam degli smartphone per confermare in modo autonomo che il paziente è in linea con le cure indicate: molto utile per soggetti con situazioni mediche gravi, riluttanti a non seguire i consigli del loro medico.

Non sentirsi bene e non avere immediata possibilità di farsi visitare da un medico è uno scenario reale e molto comune. Molte app provano a risolvere questo problema offrendo risposte tramite IA, basandosi sulla storia clinica personale e su nozioni più generiche. L’interazione è molto semplice: gli utenti inseriscono i sintomi e il software li confronta con un database di malattie; dopo aver considerato anche la storia del paziente e le circostanze, l’app fornisce una serie di possibili diagnosi. A tal proposito, WebMD ha annunciato il lancio della propria tecnologia per tutti i dispositivi che supportano Alexa di Amazon.

Abbiamo poi Molly, la prima infermiera virtuale al mondo, sviluppata dalla start-up Sensely. Al di là del suo sorriso e l’espressione amichevole, l’obiettivo è di aiutare le persone monitorando le loro condizioni e lo stato dei trattamenti in corso. L’interfaccia utilizza metodi di machine learning per supportare i pazienti con condizioni critiche, fornendo controllo ed assistenza nelle fasi di follow-up.

Il rischio di queste app è quello di fomentare l’auto-interpretazione della diagnosi, che invece dovrebbe sempre essere appannaggio del medico.

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Robot radiologi

Un altro settore in cui Intelligenza Artificiale e medicina danno ottimi risultati è quello della radiologia. Pioniere in questo campo è la Enlitic: Il software da loro proposto non sostituirà il lavoro dei radiologi, ma li aiuterà nel renderlo più veloce e preciso. Il primo compito che avranno i robot radiologi sarà quello di accertare, ad esempio, che la radiografia che è stata etichettata dai medici come mano sinistra non è sicuramente una mano destra. Dopodiché il robot passerà all’analisi della radiografia per rilevare eventuali anomalie.

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In base a ciò che rilevano, i robot radiologi assegneranno un determinato livello di priorità alla radiografia che consegneranno al radiologo specializzato: se non trovano nessuna anomalia, allora assegneranno una priorità bassa. Il radiologo, ricevuta l’immagine, la studierà a sua volta e stilerà una relazione.

In questo modo il processo di diagnosi e di analisi di una radiografia sarà molto più veloce del solito.

Ma l’uomo è insostituibile

A riprova che l’IA è oramai una realtà commerciale in campo medico, la Food and drug administration (Fda) americana ha recentemente approvato l’immissione sul mercato del primo rimedio di deep learning applicato alla medicina, “DeepVentricle”, un algoritmo sviluppato da Arterys che in 30 secondi, in base alle risonanze magnetiche, ci dice quanti litri di sangue al minuto che il nostro cuore può pompare.

Per meglio delineare il futuro di Intelligenza Artificiale e medicina e il rapporto con l’uomo, Microsoft ha lanciato all’ultimo Health Innovation Summit di Bruxelles la AI in Health Alliance, un’alleanza con diversi partner per proporre l’adozione di queste tecnologie su larga scala e individuare standard comuni che uniscano la comunità scientifica, dalle startup alle università.

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Trarre il massimo vantaggio dall’Intelligenza Artificiale non può però farci dimenticare che queste tecnologie non possono sostituire l’uomo: sono di enorme aiuto analizzando una quantità di dati impossibile per il cervello umano, ma è sempre quest’ultimo l’elemento che dà un senso ai dati analizzati.

Sta all’uomo usare l’IA in modo virtuoso, dal punto di vista sia scientifico sia morale, senza mai dimenticare la dimensione etica del rapporto con il paziente.

tratto Da Domedica s.r.l.

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AUMENTATE LE SANZIONI PER LA SICUREZZA SUL LAVORO NELLA LEGGE DI BILANCIO 2019

DA INGEGNERI.INFO
Dal 1° gennaio 2019 sono aumentate del 10% tutte le sanzioni previste dal TUSL (D.Lgs. 81/08) e raddoppiate se, nei 3 anni precedenti, il datore di lavoro sia recidivo

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Intensificare l’attività di vigilanza dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e inasprire le sanzioni per i datori di lavoro non in regola, è questo il perseguimento della legge di Bilancio 2019 (Legge 30 dicembre 2018, n. 145) per favorire la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e per contrastare il lavoro sommerso. Dal 1° gennaio 2019, infatti, sono aumentate del 10% tutte le sanzioni, amministrative o penali, previste dal TUSL (D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81) e del 20% le sanzioni per l’impiego di lavoratori senza la preventiva comunicazione al Centro per l’impiego, per la somministrazione irregolare di lavoro e in caso di inosservanza delle norme sull’orario di lavoro. Le maggiorazioni sono raddoppiate se il datore di lavoro è recidivo.

Maggiorazioni delle sanzioni

A partire dal 1° gennaio 2019, aumentano del 10%:
– gli importi dovuti per tutte le violazioni sanzionate in via amministrativa o penale dal D. Lgs. n. 81/2008.
Si ritiene però, che l’aumento non si applichi alla somma aggiuntiva di 2.000 o di 3.200 euro (a seconda delle ipotesi) prevista dall’art. 14, comma 2, lettera c), in caso di sospensione dell’attività imprenditoriale, in quanto, come chiarito più volte dallo stesso Ministero del Lavoro, non si tratta, nel caso di specie, di una sanzione amministrativa.
Le maggiorazioni sono raddoppiate se, nei 3 anni precedenti, il datore di lavoro sia stato destinatario di sanzioni amministrative o penali per i medesimi illeciti.
Qui il Legislatore ha indicato il fatto che, nel triennio antecedente, il datore di lavoro sia stato destinatario di sanzioni amministrative, senza specificare che la maggiorazione scatta in presenza di una avvenuta definizione delle stesse in via amministrativa o giudiziaria.

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Dove finiscono gli importi delle sanzioni maggiorate?

Con la sola eccezione di quelli irrogati dalle ASL in via amministrativa (art. 13, comma 6, del D.Lgs. n. 81/2008), essi sono convogliati verso l’erario per essere, poi, destinati all’incremento del Fondo risorse decentrate dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro per la valorizzazione del personale secondo criteri da definire in sede di contrattazione collettiva.
Esse serviranno anche ad incentivare l’attività di rappresentanza in giudizio dello stesso Ispettorato. Le risorse che affluiranno al Fondo non potranno superare il tetto dei 15 milioni di euro annui.

Legge di Bilancio 2019 (comma 445 dell’art. 1 della legge 30 dicembre 2018 n. 145)
Art. 1 – Comma 445
445. Al fine di rafforzare l’attività di contrasto del fenomeno del lavoro sommerso e irregolare e la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, fermo quanto previsto dai commi 300 e 344 del presente articolo:
a) l’Ispettorato nazionale del lavoro è autorizzato ad assumere a tempo indeterminato, con un incremento della dotazione organica, un contingente di personale prevalentemente ispettivo pari a 300 unità per l’anno 2019, a 300 unità per l’anno 2020 e a 330 unità per l’anno 2021. Conseguentemente, il Fondo risorse decentrate di cui all’articolo 76 del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Funzioni centrali relativo al triennio 2016-2018 è integrato di euro 750.000 per l’anno 2019, di euro 1.500.000 per l’anno 2020 e di euro 2.325.000 annui a decorrere dall’anno 2021. All’articolo 14, comma 1, lettera d), numero 2), del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, le parole: « nel limite massimo di 10 milioni di euro annui » sono sostituite dalle seguenti: « nel limite massimo di 13 milioni di euro annui ». L’Ispettorato nazionale del lavoro comunica al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze il numero delle unità da assumere e la relativa spesa. Ai relativi oneri, pari a euro 6.000.000 per l’anno 2019, a euro 24.000.000 per l’anno 2020 e a euro 37.000.000 annui a decorrere dall’anno 2021, si provvede a valere sulle risorse del fondo di cui all’articolo 1, comma 365, lettera b), della legge 11 dicembre 2016, n. 232, come da ultimo rifinanziato ai sensi del comma 298 del presente articolo;

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b) all’articolo 6, comma 1, secondo periodo, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, le parole: «due posizioni dirigenziali di livello dirigenziale generale e 88 posizioni dirigenziali di livello non generale» sono sostituite dalle seguenti: «quattro posizioni di livello dirigenziale generale e 94 posizioni di livello non generale». In attuazione di quanto previsto dalla presente lettera, il direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro, con proprio decreto, provvede a modificare le disposizioni degli articoli 2 e 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2016, pubblicato nel sito internet del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in data 6 luglio 2016;

c) l’Ispettorato nazionale del lavoro è autorizzato all’assunzione delle unità dirigenziali non generali derivanti dalla modifica della dotazione organica prevista dalle disposizioni di cui alla lettera b), nonché, al fine di garantire una presenza continuativa dei responsabili di ciascuna struttura territoriale, di ulteriori 12 unità dirigenziali di livello non generale, anche mediante le procedure di cui all’articolo 3, comma 61, della legge 24 dicembre 2003, n. 350. Ai relativi oneri, pari a euro 2.783.000 annui a decorrere dall’anno 2019, si provvede a valere sulle risorse del fondo di cui all’articolo 1, comma 365, lettera b), della legge 11 dicembre 2016, n. 232, come da ultimo rifinanziato ai sensi del comma 298 del presente articolo;

d) gli importi delle seguenti sanzioni in materia di lavoro e legislazione sociale sono aumentati nella misura di seguito indicata:
1) del 20 per cento per quanto riguarda gli importi dovuti per la violazione delle disposizioni di cui all’articolo 3 del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2002, n. 73, all’articolo 18 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, all’articolo 12 del decreto legislativo 17 luglio 2016, n. 136, e all’articolo 18-bis, commi 3 e 4, del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66;
2) del 10 per cento per quanto riguarda gli importi dovuti per la violazione delle disposizioni di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, sanzionate in via amministrativa o penale;
3) del 20 per cento per quanto riguarda gli importi dovuti per la violazione delle altre disposizioni in materia di lavoro e legislazione sociale, individuate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali;

e) le maggiorazioni sono raddoppiate ove, nei tre anni precedenti, il datore di lavoro sia stato destinatario di sanzioni amministrative o penali per i medesimi illeciti. Le maggiorazioni di cui alla presente lettera, nonché alla lettera d), fatto salvo quanto previsto dall’articolo 13, comma 6, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, sono versate al bilancio dello Stato per essere riassegnate, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e sono destinate all’incremento del Fondo risorse decentrate dell’Ispettorato nazionale del lavoro per la valorizzazione del personale del medesimo Ispettorato secondo criteri da definire mediante la contrattazione collettiva integrativa nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150;

f) le entrate derivanti dall’applicazione dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, sono destinate, entro il limite annuo di euro 800.000, a incrementare il Fondo risorse decentrate dell’Ispettorato nazionale del lavoro e a incentivare l’attività di rappresentanza in giudizio dello stesso Ispettorato;

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g) le risorse che affluiscono al Fondo risorse decentrate ai sensi delle lettere d) ed e) non possono superare il limite di euro 15 milioni annui;

h) al fine di consentire una piena operatività dell’Ispettorato nazionale del lavoro, la disposizione di cui all’articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127, si applica al personale dell’Ispettorato, sino al 31 dicembre 2020, limitatamente alle disposizioni di cui all’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

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COME MISURARSI LA PRESSIONE ARTERIOSA CON UNO SMART WATCH

DA: https://www.01health.it

Recenti studi pubblicati sulla rivista medica The Lancet dicono che il regolare auto-monitoraggio della pressione arteriosa può ridurre il rischio di ictus fino al 20% e di malattie coronariche del 10%. Il nuovo dispositivo permette un sistema semplice ed efficace di automisurazione e monitoraggio pressorio .

Al Ces 2019 di Las Vegas Omron Healthcare ha presentato HeartGuide, dispositivo indossabile per la misurazione della pressione sanguigna con tecnologia oscillometrica realizzato nella forma di uno smartwatch da polso. Sarà disponibile in Europa alla fine del 2019, mentre è già stato approvato dalla Fda ed è già disponibile negli Stati Uniti.

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HeartGuide di  OMRON HEALTHCARE ha le funzionalità tipiche di uno smartwatch (visualizzazione e-mail, chiamate e notifiche, tracking di attività come passi, corsa, calorie bruciate e distanza percorsa) e utilizza la stessa tecnologia per la rilevazione della pressione sanguigna impiegata dal medico.

Per creare HeartGuide, che include parti e tecnologia che miniaturizzano i componenti per la misurazione oscillometrica tradizionali Omron ha depositato più di 80 brevetti.

Il dispositivo funziona come i polsini per la misurazione della pressione arteriosa del medico grazie alla tecnologia oscillometrica, lo standard riconosciuto dalla FDA per una misurazione della pressione sanguigna accurata e automatizzata.

HeartGuide sfrutta un bracciale gonfiabile all’interno del cinturino che effettua la lettura della pressione, un elemento chiave di differenziazione, secondo Omron, che distingue lo smartwatch da altri indossabili basati sulla tecnologia dei sensori, che forniscono solo stime della pressione sanguigna.

Può essere caricato da due a tre volte a settimana, a seconda della frequenza di utilizzo delle sue funzionalità. Il dispositivo indossabile è dotato di un display transflettivo retroilluminato a colori che consente agli utenti di leggere facilmente le misurazioni della pressione sanguigna in qualsiasi condizione di luce; inoltre, questa funzione innovativa permette di preservare la durata della batteria.

Oltre alla pressione sanguigna, HeartGuide dispone di tutte le funzionalità di uno smartwatch: è possibile visualizzare e-mail, chiamate e notifiche, tracciare le proprie attività, come passi, corsa, calorie bruciate e distanza percorsa.

Inoltre lo smartwatch monitora l’attività del sonno, anche quando si va a letto e ci si addormenta, rilevando anche se lo stato di sonno è profondo o leggero.
Tutti questi fattori contribuiscono a fornire ai consumatori un quadro ancora più completo della salute del proprio cuore.

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ESPOSIZIONE A VERNICI E SOLVENTI E SCLEROSI MULTIPLA

DA NOTIZIEMEDICHE.IT

L’esposizione a vernici, solventi e smalti rende più suscettibili al rischio di contrarre la sclerosi multipla. In uno studio condotto in Svezia dal Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicato dalla rivista Neurology, è emerso che il rischio è ancora più alto per chi fuma e per chi è geneticamente predisposto al rischio di contrarre la patologia,

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L’analisi è stata condotta su un campione di 2042 pazienti affetti da sclerosi multipla, incrociati con un gruppo di controllo di 2947 persone della stessa età e sesso. Per evidenziare il rischio genetico è stato effettuato un esame del sangue per determinare la presenza di due antigeni, uno dei quali rende più suscettibili alla sclerosi multipla, laddove l’altro ne riduce il rischio. L’esposizione a vernici e il tabagismo sono stati registrati attraverso un questionario.

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Secondo le conclusioni della ricerca, l’esposizione a vernici e solventi aumenta il rischio di sclerosi multipla del 50%; in presenza di una predisposizione genetica, il rischio è di sette volte superiore rispetto alla media. Per chi, oltre a ciò, è anche fumatore il rischio è addirittura 30 volte superiore.

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«Ci sono delle interazioni significative tra questi fattori che ne amplificano l’effetto quando sono presenti contemporaneamente», spiega la coordinatrice della ricerca Anna Hedström. «È possibile che l’esposizione a solventi e il tabagismo faciliti infiammazioni a carico dei polmoni e che questo scateni una risposta immunitaria».

Merita approfondimento, secondo l’editoriale che accompagna la pubblicazione dello studio, la relazione fra questi tre fattori: «Evitare il fumo e l’esposizione non necessaria a solventi organici, specie se contemporaneamente, è la scelta più ragionevole per abbassare il rischio di sclerosi multipla, specie per chi ha precedenti in famiglia».

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