La scheda, utilizzando i dati del sistema Malprof, approfondisce la tematica delle tecnopatie nel settore trasporti su strada.
Oltre ai rischi di incidente stradale vanno tenuti presenti anche quelli per la salute quali: posture fisse e prolungate, vibrazioni trasmesse al corpo intero, movimentazione manuale dei carichi, condizioni climatiche avverse, esposizione ad agenti chimici aerodispersi; anche fattori di fragilità individuale, stili di vita e percezione del rischio da parte dei lavoratori possono incidere sul rischio tanto di infortuni quanto di malattie. I dati presentati nella scheda possono essere utili ai fini della programmazione di attività di prevenzione mirate nel settore individuato.
Il factsheet offre una panoramica sintetica sui progressivi mutamenti nell’ambito della comunicazione e dell’iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento ai cartelli ammonitori.
Questa tipologia di comunicazione visiva, i cui imperativi sono l’immediatezza e l’essenzialità, rappresenta una fonte preziosissima non solo per lo studio della storia della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, ma anche per un’indagine sociologica in senso lato.Prodotto: Fact sheetEdizioni: Inail – 2023Disponibilità:
Consultabile solo in reteInfo: dcpianificazione-comunicazione@inail.it
Comunicazione e iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro: evoluzioni e mutamenti nel corso del novecento(.pdf – 3,82 mb)
L’Associazione Medici Endocrinologi (AME)in concerto con l’European Society of Endocrinology (ESE) ed altre società scientifiche in ambito endocrinologico italiane ed europee ha presentato una petizione alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e ad altre Commissioni Europee per chiedere l’immediata pubblicazione della revisione del REACH (Restriction, Evaluation, and Authorisation of Chemicals) originariamente prevista per il 2022[1]. Il REACH è il regolamento comunitario che riguarda la Registrazione, Valutazione, Autorizzazione, Restrizione delle sostanze chimiche. È il regolamento di riferimento per le politiche di gestione e mitigazione del rischio espositivo per la popolazione relativo a numerose sostanze potenzialmente dannose per la salute e che ogni anno vengono liberate nell’ambiente. Con il REACH, pubblicato nel 2006, viene istituita l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (European Chemicals Agency, ECHA[2]) con sede ad Helsinki. Lo scopo è la tutela della salute umana e dell’ambiente. Entrambi gli scopi fanno parte del razionale che ne ha indotto l’istituzione. L’uso di sostanze progressivamente identificate come tossiche verrà scoraggiato e impedito. Per molte delle sostanze immesse nell’ambiente esistono poche informazioni sulla sicurezza. Alcune di queste sostanze, anche se non vengono ingerite volontariamente, possono contaminare l’ambiente ed entrare indirettamente nella nostra catena alimentare. Altre sono apparentemente poco pericolose se veniamo in contatto con piccole quantità di esse, ma possono accumularsi nel nostro corpo col tempo (bioaccumulo) e/o interagire con ulteriori altre sostanze chimiche determinando effetti biologici e rischi per la salute. Tra queste ricordiamo il Bisfenolo, gli ftalati, i PFAS (PolyFluoroAlkyl Substances). Sostanze come i PFAS (che dovrebbero essere uno degli argomenti importanti della prossima revisione) sono caratterizzate da una composizione chimica estremamente resistente alla degradazione naturale e pertanto hanno la capacità di resistere nell’ambiente per molto tempo, distribuirsi in aree anche molto lontane dalla fonte di emissione attraverso la contaminazione delle falde acquifere e del suolo. I rischi per la salute descritti sono molteplici. Dal rischio di complicanze materno-fetali durante la gravidanza (basso peso del neonato), ai tumori del testicolo e del rene. Sono anche associati a malattie della tiroide, malattia infiammatoria cronica dell’intestino e ad un incremento del valore di colesterolo LDL nel sangue[3][4].
Gli Endocrine Disrupting Chemicals (EDCs), sostanze chimiche capaci di interferire con la funzione del sistema endocrino, sono stati associati all’insorgenza del diabete mellito, ad alterazioni dello sviluppo neurologico, ad alterazioni della fertilità ed a molte altre condizioni di rischio per la salute. Il regolamento REACH introduce il principio per cui spetta all’industria la responsabilità della gestione del rischio da sostanze chimiche. Devono fornire informazioni sulla sicurezza delle sostanze prodotte, utilizzate e/o immesse sul mercato[5][6]. In caso di inadempienza non è consentito alle aziende produttrici di produrre, importare o immettere sul mercato alcuna sostanza chimica.
La petizione mira a garantire la revisione del regolamento REACH entro il mese di giugno del 2023, prima che decadano i mandati dell’attuale Parlamento Europeo e della Commissione Europea (maggio 2024).
È fondamentale che la revisione sia adottata nell’ambito dell’attuale mandato politico della Commissione Europea e del Parlamento Europeo. Ritardare ulteriormente la revisione del REACH determinerà il persistere di un elevato livello di esposizione agli EDCs della popolazione, con conseguenze più gravi in particolar modo per soggetti vulnerabili come i bambini e le donne in gravidanza.
Le Società scientifiche di Endocrinologia hanno intrapreso un’azione di pressione sulle istituzioni anche attraverso l’utilizzo dei social-media (Twitter: includendo l’hashtag #REACHrevisionNOW e l’hashtag #BecauseHormonesMatter). Personaggi politici, studiosi e cittadini sono invitati a incrementare la sensibilizzazione su questo tema tanto importante per la salute di noi tutti.
[3] Steenland K, Winquist A. PFAS and cancer, a scoping review of the epidemiologic evidence. Environ Res. 2021 Mar;194:110690. doi: 10.1016/j.envres.2020.110690. Epub 2020 Dec 30. PMID: 33385391; PMCID: PMC7946751.
[4] Panieri E, Baralic K, Djukic-Cosic D, Buha Djordjevic A, Saso L. PFAS Molecules: A Major Concern for the Human Health and the Environment. Toxics. 2022 Jan 18;10(2):44. doi: 10.3390/toxics10020044. PMID: 35202231; PMCID: PMC8878656.
Il rumore del traffico alza la pressione del sangue: è quanto emerso in un lavoro pubblicato sulla rivista JACC: Advances e condotto presso l’Università di Oxford e l’Università di Pechino. Studi precedenti hanno dimostrato un legame tra il traffico stradale rumoroso e l’aumento del rischio di ipertensione. Tuttavia, mancavano prove solide e non era chiaro cosa tra il rumore o l’inquinamento atmosferico giocasse un ruolo maggiore. La nuova ricerca dimostra che è proprio l’esposizione al rumore del traffico stradale che può aumentare il rischio di ipertensione. Gli studi precedenti sull’argomento erano di tipo trasversale, cioè mostravano che il rumore del traffico e l’ipertensione erano collegati, ma non riuscivano a dimostrare una relazione di causa ed effetto. Per il nuovo lavoro, i ricercatori hanno usato i dati della Biobanca del Regno Unito, che ha esaminato i risultati della salute nel tempo. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 240.000 persone (di età compresa tra 40 e 69 anni) che all’inizio non presentavano ipertensione. Hanno stimato il rumore del traffico stradale in base all’indirizzo di residenza e al Common Noise Assessment Method, uno strumento europeo. Dopo un periodo di monitoraggio mediamente lungo 8,1 anni, i ricercatori hanno esaminato quante persone hanno sviluppato l’ipertensione. Non solo hanno scoperto che le persone che vivevano in zone con molto rumore da traffico stradale avevano maggiori probabilità di sviluppare l’ipertensione, ma anche che il rischio aumentava di pari passo con la “dose” di rumore. Queste associazioni si sono mantenute anche quando i ricercatori hanno tenuto conto dell’effetto negativo dell’esposizione alle polveri sottili e al biossido di azoto. Tuttavia, le persone con un’elevata esposizione sia al rumore del traffico che all’inquinamento atmosferico presentavano il rischio più elevato di ipertensione, dimostrando che anche l’inquinamento atmosferico svolge un ruolo importante. “Il rumore del traffico stradale e l’inquinamento atmosferico legato al traffico coesistono intorno a noi”, ha detto Jing Huang, primo autore del lavoro. “È essenziale esplorare gli effetti indipendenti del rumore del traffico stradale, piuttosto che l’ambiente complessivo”.
Sono diverse centinaia gli agenti, identificati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), classificabili come cancerogeni, probabilmente cancerogeni o possibilmente cancerogeni per l’uomo. Esistono agenti cancerogeni e/o mutageni fisici, biologici e chimici; la presente area tematica è dedicata in maniera specifica agli agenti chimici, ad esclusione del radon e dell’amianto, per i quali si rimanda alle specifiche sezioni. Gli agenti cancerogeni e mutageni sono in grado di provocare alterazioni genetiche e neoplasie nei soggetti esposti. Il tema dell’epidemiologia dell’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni in ambito professionale e delle neoplasie correlate è complesso per diverse ragioni, fra le quali il lungo periodo di latenza tra esposizione ed insorgenza dei sintomi patologici, la multifattorialità nell’eziopatogenesi tumorale che non consente di isolare facilmente il rischio esclusivamente professionale e la difficoltà nel redigere anamnesi accurate. Sostanze o miscele cancerogene e/o mutagene sono presenti in diversi settori: le si può trovare come materie prime (es. agricoltura, industria petrolchimica e farmaceutica, trattamenti galvanici, laboratori di ricerca) o come sottoprodotti derivati da alcune attività (es. saldatura degli acciai inox, asfaltatura stradale, produzione della gomma). La normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) contiene prescrizioni specifiche e rigorose per la tutela dei lavoratori potenzialmente esposti ad agenti cancerogeni e mutageni, considerata la loro pericolosità per la salute umana. Queste, in sintesi, le principali informazioni disponibili all’interno dell’area:
cosa si intende per agenti cancerogeni e mutageni;
quali sono gli agenti chimici classificati come cancerogeni e mutageni e come identificarli;
come effettuare la valutazione del rischio da esposizione a tali agenti;
come tutelare la salute dei lavoratori esposti;
quali sono gli ambienti di lavoro maggiormente a rischio di esposizione a tali agenti.
Alcuni inquinanti atmosferici vengono assorbiti dai pollini e poi rilasciati nelle vie aeree, intensificando le manifestazioni allergiche
Anche chi in genere non soffre di allergie in questi giorni potrebbe manifestarne i sintomi tipici, come occhi rossi, starnuti e asma, specie in città. Alcuni inquinanti atmosferici vengono infatti assorbiti dai pollini e poi rilasciati nelle vie aeree, intensificando le manifestazioni allergiche. È quanto evidenzia uno studio coordinato dal Max Planck Institute for Chemistry di Mainz pubblicato sulla rivista Frontiers in Allergy. A segnalare la ricerca è la Società Italiana di Aerobiologia Medicina e Ambiente (Siama), che, in occasione del primo giorno di primavera, organizza la Giornata Nazionale del Polline che sarà celebrata domani con un evento alla Camera dei Deputati patrocinato dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic). “Lo studio mostra che alcuni pollini, come ad esempio quelli delle graminacee, innescano l’iperattivazione dei Toll-like receptor 4 (TLR4), recettori cellulari che attivano la reazione allergica del sistema immunitario, anche in chi non soffre di allergie”, spiega Mario Di Gioacchino, presidente Siaaic. “Finora si era partiti dal presupposto che il continuo aumento delle malattie allergiche registrato negli ultimi decenni fosse da ricondurre alla combinazione tra predisposizione genetica e anomalie climatiche“, aggiunge il presidente Siama, Vincenzo Patella. “Ad avere un ruolo determinante in questa ‘epidemia di allergie’ sarebbe anche l’esposizione eccessiva degli allergeni ad alcuni inquinanti atmosferici che, proprio negli ultimi anni, hanno raggiunto concentrazioni elevate”. Intanto quella appena iniziata si preannuncia una stagione da record: “Siamo passati da concentrazioni di 200 pollini totali per metro cubo di media nei giorni di picco di 5 anni fa ai 2.000 attuali, ben 10 volte di più”, segnala Patella.
La sorveglianza epidemiologica della storia occupazionale dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni nei luoghi di lavoro è un elemento essenziale per la definizione degli interventi di prevenzione primaria dei rischi oncogeni.
In questo contesto, con la realizzazione del sistema informativo denominato SIREP (Sistema Informativo Registri di Esposizione Professionale), si è inteso costituire un sistema evoluto di registrazione del flusso dati previsto dall’art. 243 del d. lgs. 81/2008 relativo ai registri di esposizione professionale ad agenti cancerogeni in Italia. Il sistema SIREP si inserisce in un contesto internazionale di banche dati contenente informazioni sulle modalità e caratteristiche dell’esposizione ad agenti cancerogeni.
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) e in particolare i modelli di linguaggio come ChatGPT hanno rivoluzionato molti aspetti della nostra vita quotidiana, compreso il mondo del lavoro. In questo articolo, esploreremo l’impatto che ChatGPT e l’IA avranno sul mondo del lavoro e come le aziende potrebbero adattarsi a questo cambiamento.
Innanzitutto, è importante sottolineare che ChatGPT e l’IA non sostituiranno completamente i lavoratori umani. Al contrario, questi strumenti saranno utilizzati per migliorare ed estendere le abilità dei lavoratori umani e migliorare l’efficienza dei processi aziendali.
Un esempio di come ChatGPT e l’IA potrebbero essere utilizzati nel mondo del lavoro è l’assistenza clienti. Molte aziende stanno già utilizzando ChatGPT e altri chatbot alimentati dall’IA per rispondere alle domande dei clienti in modo rapido ed efficiente. Questo permette ai dipendenti di concentrarsi su compiti più complessi e ad alto valore aggiunto, come la risoluzione di problemi più complessi o la gestione di situazioni più delicate.
Inoltre, ChatGPT e l’IA possono essere utilizzati per l’automazione dei processi aziendali, come la gestione delle risorse umane, la contabilità e la gestione delle scorte. Ciò permette di eliminare i compiti ripetitivi e di routine dai lavori degli impiegati, liberandoli di più tempo per dedicarsi ad attività più creative e di valore.
Tuttavia, l’uso di ChatGPT e l’IA nel mondo del lavoro solleva anche alcune preoccupazioni. Ad esempio, il rischio di sostituire i lavoratori umani con macchine in alcuni settori industriali potrebbe portare a disoccupazione e incertezza per i lavoratori.
Per affrontare queste preoccupazioni, le aziende dovranno considerare l’implementazione di programmi di formazione e di riqualificazione per i loro dipendenti, in modo da garantire che siano preparati per il futuro del lavoro. Inoltre, le aziende dovrebbero considerare l’adozione di una cultura aziendale incentrata sullo sviluppo delle competenze dei dipendenti, in modo che i lavoratori possano continuare ad aggiornare le loro abilità e adattarsi ai cambiamenti tecnologici in atto.
ChatGPT e l’IA stanno quindi cambiando rapidamente il modo in cui lavoriamo. Sebbene l’uso di queste tecnologie possa portare alcuni rischi, le aziende possono adottare strategie per affrontare questi problemi e garantire che i loro dipendenti siano pronti per il futuro del lavoro. Il futuro è già qui, e l’adozione dell’IA nel mondo del lavoro potrebbe portare a molte opportunità per migliorare l’efficienza, aumentare la produttività e creare nuove opportunità di lavoro.
inutile dirvi che l’articolo è stato proprio creato da CHAT GPT…
È risaputo che fumare fa male, nuoce gravemente alla salute. I benefici ottenuti da ex fumatori sono molteplici; infatti, dopo poco tempo dall’astensione, la pressione e il ritmo cardiaco tornano ai valori normali, i polmoni lavorano meglio, i sensi del gusto e del tatto si affinano. Migliorano anche la circolazione sanguigna e la capacità polmonare. Cala il rischio d’infezioni respiratorie e d’ictus. Dimezza l’incidenza d’infarto. Anche il rischio di carcinoma polmonare cala. Diminuisce il pericolo di cancro all’esofago, al cavo orale e alla vescica.
Il rischio di malattie cardiache coronariche dopo 15 anni dall’ultima sigaretta è lo stesso di un non fumatore. È necessario sottolineare che il fumo passivo può innescare lo sviluppo di gran parte delle malattie cui è soggetto il fumatore attivo. Anche chi non fuma ma respira fumo va incontro a rischi gravi per la salute, ecco perché nei locali pubblici è obbligatorio la presenza di spazi adibiti per i fumatori.
Uno studio pubblicato sull’American Journal Of Physiology Endocrinology And Metabolism spiega una strana ma concreta correlazione tra fumo passivo e aumento di peso. L’esposizione al fumo di sigaretta secondo lo studio aumenta la biosintesi polmonare di alcune molecole lipidiche (le ceramidi) che alterano alcune funzioni metaboliche. Elevati livelli di ceramidi, nel muscolo scheletrico dei topi esposti al fumo passivo, altera i mitocondri delle cellule e conseguentemente provoca disordini metabolici. L’impiego di modelli cellulari e animali, ha consentito di studiare l’effetto del fumo di sigaretta sulsegnale dell’insulina delle cellule muscolari e sulla respirazione mitocondriale.
Gli studiosi hanno visto che iniettando una sostanza che inibisce le ceramidi, i topi non aumentavano di peso né sviluppavano un disordine metabolico. Questa sostanza inibitoria non è stata però utile a prevenire l’insulino resistenza nei roditori che, oltre ad essere esposti al fumo passivo, erano alimentati con una dieta ricca di zuccheri e di grassi. Chi subisce il fumo passivo, dunque ha un maggiore rischio di problemi cardiovascolari e metabolici.
In particolare, secondo lo studio americano, il fumo di sigaretta aumenterebbe il rischio di sviluppare resistenza insulinica, cioè abbasserebbe la sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina, e quindi predisporrebbe all’insorgenza del diabete. L’insulina è un ormone essenziale prodotto da alcune cellule specializzate del pancreas quando le concentrazioni ematiche di glucosio aumentano. L’ insulino-resistenza si presenta quando le cellule non assorbono il glucosio quindi esse mostrano una bassa sensibilità all’azione dell’insulina, che nel tempo può provocare il diabete mellito di tipo 2. Quando tale condizione si presenta viene rilasciato nell’organismo insulina in dosi elevate, producendo un effetto biologico nettamente inferiore a quanto previsto e che al tempo stesso crea disordini importanti: l’insulina aumenta il deposito di grasso, aumenta la sintesi di ormoni androgeni che possono causare disordini ovarici e irsutismo, steatosi epatica, ipertensione da ritenzione di sodio.
Nella fase conclamata l’insulino resistenza causa:
• Aumento dell’idrolisi e dei trigliceridi nel tessuto adiposo a di acidi grassi nel plasma. • Diminuzione del glucosio a livello muscolare con la conseguente diminuzione di depositi di glicogeno. • Maggiore sintesi epatica dovuta all’aumento della concentrazione degli acidi grassi nel sangue e del venir meno dei processi che la inibiscono, con la conseguenza di innalzamento dei livelli di glicemia a digiuno. • Incapacità da parte delle beta-cellula di attivare tutti i meccanismi molecolari che servono al suo corretto funzionamento ed alla sua sopravvivenza. Tale funzionalità ormai diminuita da parte delle cellule del pancreas, sono i maggiori responsabili del diabete mellito di tipo 2. Mangiare correttamente in maniera sana ed equilibrata, praticare un’attività fisica regolare e naturalmente evitare di assorbire passivamente fumo di sigaretta possono essere validi alleati per fronteggiare la progressione dell’ insulino resistenza a diabete. (Da interris.it)
“Ceramides mediate cigarette smoke-induced metabolic disruption in mice”. Thatcher Mo et al. American Journal Of Physiology Endocrinology And Metabolism- novembre 2014
“Insulino resistenza, quando le cellule non assorbono il glucosio” – Inran
Le scale portatili sono attrezzature di lavoro dotate di pioli o gradini sui quali una persona può salire, scendere e sostare per brevi periodi. Esse permettono di superare dislivelli e raggiungere posti di lavoro in quota e possono essere trasportate e installate a mano, senza l’ausilio di mezzi meccanici.
Il loro utilizzo è disciplinato dal d. lgs. 81/08 che, all’art.111 (Obblighi del datore di lavoro nell’uso di attrezzature per lavori in quota) comma 3, dispone che il datore di lavoro utilizzi una scala portatile quale posto di lavoro in quota solo nei casi in cui l’utilizzo di altre attrezzature (per esempio, i trabattelli, le PLE), considerate più sicure, non sia giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impiego oppure dalle caratteristiche del sito che non può modificare.
Le scale portatili presentano spesso problematiche di instabilità, determinate a partire dalla corretta posizione d’uso, in relazione ad esempio alla consistenza delle giunzioni fra i vari elementi che le costituiscono, per cui con l’uso si verificano allentamenti e giochi tali da creare potenziali ribaltamenti indotti dal movimento del lavoratore.
Il Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti prodotti e insediamenti antropici effettua attività di ricerca e di sviluppo normativo riguardo la durabilità delle scale portatili doppie di grandi dimensioni al fine di migliorarne le caratteristiche intrinseche e quelle relative alla sicurezza durante l’uso.
Numero 5 – marzo 2015Nuovi strumenti per la valutazione dello scivolamento e ribaltamento delle scale portatili
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