In un periodo di profonda incertezza economica, i lavoratori sono pronti a ridefinire i rapporti con i loro superiori. Se la pandemia ha acceso i riflettori su modalità di lavoro più flessibili, diventate tra le questioni di maggiori dibattito, oggi i dipendenti dimostrano di avere aspettative differenti, legate a questioni come sicurezza e stabilità.
Lo studio Bcw Expectations at Work, agenzia globale di comunicazione integrata, ha evidenziato gli aspetti del lavoro più apprezzati, sottolineando le differenze tra le diverse generazioni e le lacune delle organizzazioni.
La voglia di maggiore sicurezza sul lavoro
Il report, che ha coinvolto 13mila persone provenienti da cinque settori diversi in 15 Paesi del mondo, tra cui l”Italia, ha preso in esame 62 aspetti. Si posiziona in cima alla lista un’occupazione stabile (52%), seguito da un posto di lavoro comodo e sicuro (50%), stipendio e benefit adeguati (49%) e cultura del lavoro (48%). Discorso diverso per lo smart working, che non sembra più essere tra i desideri principali dei lavoratori. La questione del dove lavorare, in particolare, si colloca al 12° posto (44%) per coloro che hanno possibilità di scegliere.
“Per progredire, le imprese devono motivare il personale e questi dati forniscono ai leader indicazioni sugli aspetti su cui concentrarsi per assicurarsi una forza lavoro impegnata e produttiva, che contribuisca al superamento di sfide complesse e alla crescita”, sottolinea Donna Imperato, global ceo di Bcw.
La situazione in Italia
L’Italia non si discosta dagli altri Paesi. Anche qui un’occupazione stabile (58%), un posto di lavoro comodo e sicuro (55%) e uno stipendio soddisfacente (54%) restano tra le aspettative principali. Tra i fattori più importanti ci sono anche i permessi pagati (54%) e l’indennità di malattia (51%), rispettivamente al quarto e al quinto posto.
In controtendenza rispetto alle altre nazioni, una comunicazione interna aperta e oneste (49%), elemento che si lega alla cultura del lavoro, occupa una delle prime 10 posizioni nell’elenco, così come la richiesta di un carico di lavoro gestibile e pretese ragionevoli del datore di lavoro (51% rispetto al 45% a livello globale).
“Se durante tutta la pandemia l’ago della bilancia si è spostato con costanza da una parte e dell’altra tra dipendenti e datori di lavoro, c’è comunque una costante, ovvero la necessità di una cultura inclusiva e incentrata sulle persone, che valorizzi le persone, ne faccia sentire la voce e dia la priorità al benessere e a una leadership trasparente”, dice l’head of Bcw Change James Morley.
Le differenze tra generazioni diverse
Nello studio sono emersi tutti i fattori che creano una spaccatura tra le generazioni che compongono la forza lavoro. Forti differenze rimangono nelle aspettative. Se la generazione z considera i componenti della leadership e della cultura del lavoro più importanti dello stipendio, al 25° posto su 62, i boomers ritengono questo fattore una priorità rispetto alle prerogative di leadership e cultura, con il salario in seconda posizione (49%) dopo la sicurezza lavorativa (52%).
Le aspettative legate ai manager cambiano per fasce d’età. Se la generazione z apprezza soft skill come il supporto e l’empatia, i millenial preferiscono superiori pronti a offrire opportunità di crescita. Discorso differente per la fiducia ed equità nei processi decisionali, fattore al vertice della classifica che unisce la generazione z e i boomers.
In un’ottica di economia circolare degli scarti agroindustriali, i processi biotecnologici permettono di minimizzare i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica e di privilegiare prodotti di valore superiore rispetto all’energia e al compost.
Perseguendo tale finalità, il progetto europeo RES URBIS ha inteso favorire la piena integrazione degli impianti di produzione di bio-prodotti con gli impianti tradizionali per la depurazione delle acque e/o il trattamento dei rifiuti. A partire dall’analisi delle diverse fasi operative del processo biotecnologico, Inail ha contribuito al progetto valutando i rischi espositivi professionali ad agenti biologici, agenti chimici e ad atmosfere potenzialmente esplosive e definendo le misure di prevenzione e protezione più idonee a contenerli.
Il documento tratta i dati del settore della navigazione marittima e della pesca marittima dal punto di vista degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, anche alla luce della pandemia di Covid-19, che ha avuto forti ripercussioni in molti settori lavorativi e, per quanto riguarda lo specifico comparto, soprattutto per l’attività delle navi da crociera. I dati sono trattati con riferimento all’ultimo quinquennio e approfonditi per il biennio 2020-2021.
Nell’ambito dell’approfondimento del rischio chimico in agricoltura, tra i mezzi alternativi agli insetticidi, i ‘semiochimici’ (sostanze emesse da piante, animali e altri organismi), coinvolti nella comunicazione chimica tra organismi viventi, provocando una risposta comportamentale in individui della stessa o altra specie, offrono nuovi strumenti per il controllo integrato degli insetti.
Tra questi i feromoni prodotti dai lepidotteri (Straight-Chained Lepidopteran Pheromones), sebbene sostanze a basso impatto sulla salute umana e sull’ambiente, sono spesso classificati irritanti e/o sensibilizzanti cutanei. Il fact sheet rappresenta un utile compendio nella fase di formazione/informazione, prevista dal d.lgs. 81/2008 e s.m.i., evidenziando l’importanza del ricorso alle idonee misure di prevenzione e di protezione per i lavoratori professionalmente esposti in tutte le fasi di utilizzo delle suddette sostanze.
È di questi giorni la notizia che in Italia un supermercato è stato chiuso per verificare se la presenza di concentrazioni di gas radon superi la soglia consentita dalle normative.
Il Radon è un gas radioattivo presente nel sottosuolo, nelle acque e in alcuni materiali utilizzati nelle costruzioni (ad esempio rocce, tufo e graniti). Tende a risalire in superficie e, senza un adeguato isolamento o una corretta aerazione, si accumula negli ambienti chiusi, specie quelli interrati o ai piani inferiori degli edifici come cantine, box, magazzini, caveau bancari, negozi, uffici ed abitazioni. Se la sua concentrazione nell’aria supera i limiti consentiti, risulta particolarmente pericoloso per gli occupanti, potendo causare l’insorgere del cancro al polmone (secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità è la seconda causa di tale malattia dopo il fumo di tabacco).
La concentrazione di radon di un ambiente si misura in bequerel/m3 (Bq/m3). In Italia la legge 101/2020, che dà attuazione alla Direttiva Europea 2013/59 Euratom, fissa in 300 Bq/m3 il limite oltre il quale è imposto l’obbligo di intervento per ridurne la concentrazione. Solo qualora tutte le azioni messe in opera risultino insufficienti è ammesso agire riducendo i tempi di permanenza massima nei locali in questione.
Le soluzioni comunemente adottate per prevenire l’accumulo di radon negli spazi confinati consistono nel posizionamento di una guaina impermeabile al gas in corrispondenza delle fondamenta dell’edificio ovvero nella realizzazione di un vespaio aerato.(fonte edilportale)
LA RICERCA DEL CNR
Il gruppo di ricerca Epidemiologia Ambientale di IFC-CNR ha pubblicato di recente una revisione sistematica di letteratura sulla percezione, la consapevolezza e la conoscenza del rischio radon. Il gas radon, inquinante degli ambienti chiusi, è conosciuto dagli esperti ma non dal grande pubblico, ed è stata fatta su questo rischio poca comunicazione, anche se si tratta del rischio di tumore al polmone, se le persone sono esposte a determinati livelli. Il radon si trova solo in alcune zone, quelle in cui i suoli di origine vulcanica contengono radio, sostanza radioattiva che emana particelle che si degradano disperdendosi nell’aria, capaci di arrivare alle persone che le respirano. Gli strumenti di prevenzione del rischio sono ben noti e piuttosto semplici, come l’areazione forzata o l’isolamento dei locali.
Siamo in questo periodo nella fase di applicazione della Direttiva EURATOM (2013/59), che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Ogni paese europeo deve stabilire lo stato della situazione e le azioni di prevenzione da intraprendere per proteggere i lavoratori e la popolazione in generale. Il Piano Radon ancora in vigore è del 2002, e in seguito a quelle direttive si cominciò a disegnare una mappa del rischio in ciascuna regione, mentre i Piani Nazionali di Prevenzione, che le Regioni adattano sui propri territori, già dal 2014 prevedono attività di monitoraggio e di prevenzione di questo importante inquinante interno.
La rassegna ha permesso di esaminare a fondo 40 articoli, di cui 4 scritti sulla base di esperienze italiane, e verificare quanto ci sia da fare in termini di diffusione delle conoscenze e comunicazione. Un lavoro sistematico è iniziato negli Stati Uniti già dagli anni ’80, in altri paesi le esperienze sono meno strutturate e approfondite, ma si constata che la percezione del rischio rimane bassa o molto bassa, a meno che le persone non vengano coinvolte direttamente, si offrano strumenti di misurazione, o si lavori nell’ambito di specifiche campagne di prevenzione del rischio di tumore al polmone. Il rischio radon infatti possiede caratteristiche che fanno in modo che sia facile minimizzarlo o evitare di porsi il problema: non è percepibile con i sensi, non provoca effetti evidenti, che sono anche lontani nel tempo, il tipo di rischio (tumore al polmone) è tipicamente mutifattoriale e si può sempre attribuire a qualcosa d’altro, bisogna fidarsi di chi da le informazioni e non pensare che abbia secondi fini. In questa revisione della letteratura sono state analizzate le dimensioni concettuali della percezione del rischio e la loro crescente complessità: comprensione e consapevolezza; percezione del rischio; comunicazione del rischio; disponibilità a eseguire test di monitoraggio del radon; attuazione di azioni di bonifica. Da tutti questi elementi si ricavano elementi utili alle azioni di prevenzione e alla comunicazione.(fonte il quotidiano nazionale)
Cori L, Curzio O, Donzelli G, Bustaffa E, Bianchi F. A Systematic Review of Radon Risk Perception, Awareness, and Knowledge: Risk Communication Options. Sustainability. 2022; 14(17):10505. https://doi.org/10.3390/su141710505
Dal 24 al 28 ottobre Eu-Osha celebrerà la “Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro”, appuntamento indetto per richiamare l’attenzione sulla cultura della sicurezza sul lavoro e sul tema della campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri in corso.
#EUhealthyworkplace
Previsti eventi, seminari, incontri in tutta Europa. Il calendario completo è raccolto in questa pagina del sito della campagna Eu-Osha e potrà essere seguito attraverso #EUhealthyworkplace.
“È l’occasione ideale per partecipare alla campagna che sensibilizza alla prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici e all’importanza di affrontare i fattori di rischio psicosociali.
Il nuovo farmaco agisce attraverso un meccanismo che non solo blocca la perdita di osso, ma favorisce la formazione di osso nuovo e “giovane”
La Asl3 genovese è la prima Azienda Sanitaria in Italia a utilizzare un nuovo farmaco per il trattamento dell’osteoporosi grave nelle donne in post-menopausa. E’ da tre settimane che la terapia viene prescritta alle prime pazienti. Il principio attivo del farmaco è il Romosozumab, primo di una nuova categoria di farmaci in grado di prevenire le fratture osteoporotiche. Il nuovo farmaco agisce attraverso un meccanismo che non solo blocca la perdita di osso, ma favorisce la formazione di osso nuovo e “giovane”. Anche per questo motivo la nuova categoria di farmaci è stata chiamata “costruttori di ossa”. Il farmaco sarà inizialmente utilizzabile solo in donne in post-menopausa che presentino una osteoporosi severa e che non abbiano avuto benefici dall’utilizzo dei farmaci già in commercio. “In queste pazienti sarà possibile per la prima volta curare definitivamente l’osteoporosi. Ci si aspetta molto da questo farmaco – spiegano gli specialisti – che per le sue caratteristiche cliniche sarà il più efficace nella lotta all’osteoporosi mai commercializzato nella storia. Il farmaco era già presente negli Stati Uniti e nel resto dell’Europa da circa 12-18 mesi, e finalmente, dopo le procedure autorizzative necessarie, anche le pazienti italiane ne potranno beneficiare”. Soddisfazione per l’iniziativa è stata espressa dal presidente della Regione Giovanni Toti, dall’assessore regionale alla Salute Angelo Gratarola e dal direttore generale di Asl3 Carlo Bottaro.
Nella locandina qui allegata sono visualizzabili le iniziative organizzate da Regione Lombardia, da ATS Brescia e dagli altri enti del sistema Regione.
Il 24 ottobre 2022 alle ore 12:00 Regione Lombardia aprirà la rassegna degli eventi “Storie di Infortunio” con la diretta streaming al seguente LINK ultime notizie
Numerosi e innovativi gli argomenti proposti dalla XXXIX edizione del congresso “Conoscere e Curare il Cuore”, organizzata dalla Fondazione “Centro Lotta contro l’Infarto” dal 20 al 23 ottobre 2022 a Fortezza da Basso – Firenze.
Dal sito Pharmastar.it
L’eziopatogenesi degli eventi aterotrombotici è complessa e dipende dai ben noti fattori di rischio modificabili e non modificabili come la predisposizione genetica, lo stile di vita e fattori ambientali; tra questi ultimi, l’inquinamento atmosferico sta richiamando l’attenzione sempre maggiore dei ricercatori. Sebbene ci siano molte evidenze sugli effetti dannosi multisistemici dell’inquinamento atmosferico, un recente documento congiunto della European Respiratory Society (ERS) e della American Thoracic Society (ATS) ha identificato l’apparato cardiovascolare come il suo principale bersaglio.
L’inquinamento atmosferico è una miscela complessa di gas (monossido e ossido di azoto, ozono, diossido di zolfo, ammoniaca), goccioline volatili (chinoni e idrocarburi aromatici policiclici) e particolato (particulate matter, PM), una miscela eterogenea comunemente classificata sulla base delle dimensioni delle particelle in particolato grossolano (PM10: diametro aerodinamico <10 µm), fine (PM2.5: diametro aerodinamico <2.5 µm) e ultra-fine (PM0.1: diametro aerodinamico <0.1 µm). Negli ultimi 30 anni, diversi studi hanno inequivocabilmente correlato gli inquinanti atmosferici e soprattutto il particolato, alle malattie cardiovascolari. Il particolato fine è la principale componente dell’inquinamento atmosferico che causa malattie cardiovascolari.
Ad oggi, sia l’esposizione a breve termine – ore o giorni – sia l’esposizione a lungo termine – anni o decadi –, si sono dimostrate associate direttamente o indirettamente al rischio di malattia coronarica. Infatti, mentre diversi studi prospettici di coorte hanno evidenziato come l’esposizione prolungata al PM2.5 si associava allo sviluppo di aterosclerosi e di fattori di rischio cardio-metabolici, quali ipertensione arteriosa e diabete mellito, l’esposizione a breve termine al PM2.5 si è dimostrata un trigger per eventi coronarici acuti, soprattutto in soggetti con malattia coronarica preesistente. In una meta-analisi pubblicata nel 2014, Cesaroni et al. dimostravano che l’esposizione prolungata al particolato era associata ad aumentata incidenza di eventi coronarici nelle 11 coorti incluse nell’European Study of Cohorts for Air Pollution Effects (ESCAPE). Lo studio dimostrava un aumento del 13% di eventi coronarici acuti non fatali per ogni 5 µg/m3 di aumento di esposizione al PM2.5, e un aumento del 12% di eventi coronarici per ogni 10 µg/m3 di aumento del PM10. Anche una più recente meta-analisi pubblicata nel 2021 ha dimostrato come l’esposizione prolungata al PM2.5 e al PM10 si associ a rischio di infarto miocardico. Dati recenti supporterebbero inoltre l’ipotesi che i pazienti con malattia coronarica preesistente siano a maggior rischio di sperimentare eventi coronarici acuti rispetto ai soggetti sani dopo esposizione di breve durata a più alte concentrazioni di inquinanti atmosferici.
Alterata funzionalità del microcircolo nelle donne
“Una patologia che sembra colpire maggiormente le donne – commenta Francesco Prati, Presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto – è l’alterata funzionalità del microcircolo (coronary microvascular dysfunction, CMD). Questa malattia, infatti, è più frequente nel sesso femminile e non a caso molti studi sono stati condotti nelle donne. Secondo una definizione recentemente accolta dalla comunità internazionale, l’alterata funzionalità del microcircolo richiede segni e/o sintomi di ischemia miocardica in assenza di malattia coronarica ostruttiva significativa. La CMD è pertanto responsabile di ischemia miocardica ed in qualche caso angina, in assenza di stenosi significative del distretto epicardico. In altri casi, la CMD può rappresentare una concausa di angina anche in presenza di malattia coronarica, cardiomiopatie o scompenso cardiaco. E’ lecito chiedersi se il microcircolo possa essere chiamato in causa per la complicanza più temibile della cardiopatia ischemica: l’infarto miocardico. Sono disponibili diverse tecniche, invasive e non, per analizzare lo stato funzionale del microcircolo coronarico.
In pazienti con vasi epicardici indenni da lesioni significative, la riserva di flusso coronarico (coronary flow reserve, CFR) fornisce una attendibile stima della funzione del microcircolo. Ulteriore indice invasivo di analisi del microcircolo è l’indice di resistenza microvascolare (index of microvascular resistence, IMR) che sfrutta il principio di termodiluizione e può essere agilmente determinato attraverso una guida intracoronarica di pressione e temperatura. Tra le tecniche non invasive, l’ecocolordoppler transtoracico rappresenta sicuramente la metodica di più immediato utilizzo e basso costo, benché spesso ostacolata dalla intrinseca difficoltà nell’ottenimento di un segnale doppler coronarico ottimale. Lo stato funzionale del microcircolo può essere indagato anche mediante risonanza magnetica cardiaca (RMC), strumento utilizzato in particolare per studiare il fenomeno di no-reflow causato da ostruzione del microcircolo dopo ripristino della pervietà del vaso epicardico responsabile di infarto. L’indagine tramite tomografia ad emissione di positroni (PET), per la sua capacità di quantificare in maniera affidabile il flusso sanguigno per grammo di miocardio, rappresenta attualmente il gold standard tra le metodiche di imaging per lo studio del microcircolo. In molti casi la CMD causa semplicemente ischemia da sforzo o a riposo, in assenza di angina. Analogamente ai soggetti con malattia coronarica epicardica, i pazienti con CMD possono accusare angina pectoris tipica, così come sintomi atipici o dispnea da sforzo. Inoltre – conclude Francesco Prati – l’angina nei soggetti con CMD può comparire anche a riposo, soprattutto in coloro che presentano un meccanismo vasospastico o di aumento del tono dei piccoli vasi. Non c’è dubbio che l’angina dovuta a CMD peggiori la qualità di vita. Secondo le linee guida internazionali, l’impiego di una strategia atta all’individuazione dei soggetti con CMD e dei meccanismi che ne sono responsabili, si traduce in un miglioramento della qualità di vita”.
Poligenic risk score ed età Un aiuto in più nella prevenzione cardiovascolare del giovane? E’ ormai ampiamente accettato che età, sesso, fumo, dislipidemia, ipertensione, obesità, mancanza di attività fisica e diabete sono i principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattia aterosclerotica cardiovascolare (ASCVD). È anche riconosciuto che questi fattori di rischio interagiscono in modo moltiplicativo per incrementare il rischio vascolare del singolo individuo. Tutte le principali linee guida raccomandano la valutazione del rischio di ASCVD utilizzando gli scores di rischio. Infatti, è stato dimostrato che il loro utilizzo a livello di popolazione aumenta l’accuratezza della previsione di eventi e facilita la scelta delle strategie da adottare in prevenzione primaria. Peraltro, nonostante siano stati validati, la loro abilità predittiva a livello individuale non è eccellente. Inoltre, alcuni parametri hanno un peso sproporzionato: l’età, ad esempio, gioca un ruolo eccessivo nella valutazione del rischio. La necessità di migliorare i modelli tradizionali è evidenziata anche dalla incidenza di casi di infarto che sfuggono alla valutazione del rischio. Infatti, fino al 27% dei casi di infarto miocardico non presenta i fattori di rischio utilizzati nei classici modelli predittivi.
Per la maggior parte della popolazione, il rischio ereditario è dovuto all’impatto cumulativo di molte comuni varianti genetiche, note come polimorfismi di un singolo nucleotide (SNPs), ognuna delle quali ha un modesto effetto sul rischio perché non è in grado di determinare una alterazione del gene. Tuttavia, quando queste varianti si sommano tra di loro determinano un significativo aumento del rischio genetico di sviluppare un particolare fenotipo, configurandone così il suo “rischio poligenico”. In questa prospettiva, la previsione di un rischio significativo richiede allora l’esame dell’impatto aggregato di queste varianti multiple, ovvero i punteggi poligenici o i punteggi di rischio poligenico, che consentono questa complessa valutazione.
Studi su larga scala effettuati negli ultimi anni hanno permesso lo sviluppo di punteggi poligenici basati su polimorfismi, chiamati comunemente in lingua inglese Poligenic Risk Scores “(PRSs). Questo punteggio diventa allora uno strumento di predizione del rischio, a prescindere dall’età, troppo spesso considerata una variabile dal peso eccessivo nella valutazione del rischio nei modelli tradizionali, e quindi un aiuto in più nella prevenzione cardiovascolare del giovane perché basato su parametri genetici. Il nostro patrimonio genetico, infatti, è sostanzialmente stabile dalla nascita e determina un “rischio di base” sul quale agiscono influenze esterne. Le informazioni genetiche hanno quindi il potenziale per essere un precoce predittore di rischio. Il PRS allora fornisce una gamma più ampia di rischi probabilistici, simile ad altri biomarcatori come il colesterolo e la pressione arteriosa.
Non solo scienza, tecnica e farmaci, ma anche stili di vita. Bere il vino con moderazione fa bene oppure no? Il dibattito sugli effetti di salute di dosi “moderate” del vino, e più in generale di alcool, è andato via via radicalizzandosi negli ultimi anni. Una parte della comunità scientifica, e la quasi totalità delle istituzioni nazionali ed internazionali che si occupano dell’argomento, ha infatti scelto di focalizzare la propria attenzione, e quindi quella dei medici e del pubblico, soprattutto sugli effetti dell’alcool sul rischio di tumori, concludendo che poiché qualunque consumo alcoolico è associato ad un aumento del rischio di queste patologie, solo il consumo zero può essere considerato scevro da rischi; l’altra parte della comunità scientifica ritiene invece necessario contestualizzare queste evidenze, peraltro ben note, negli effetti complessivi dell’alcool sulla salute del consumatore, e tenendo quindi conto dell’impatto del consumo moderato di alcool sul rischio di eventi cardiovascolari e sulla mortalità per tutte le cause.
Dall’analisi della letteratura emerge che, specie se mantenuti entro limiti lievemente più bassi (due drink al giorno per gli uomini ed uno per le donne), tali consumi si associano ad una riduzione del rischio coronarico, minimizzando l’impatto sull’aumento del rischio di tumori, e con un effetto globale favorevole sulla mortalità per tutte le cause, che va considerato il parametro di maggior interesse al proposito. In uno studio recente, il rischio cardiovascolare si riduce progressivamente per consumi crescenti fino a 48-60 g di alcool giorno; per questi livelli di consumo la riduzione è del 50% circa. Meno marcato sembra essere l’effetto protettivo associato al consumo di alcool sul rischio di ictus: gli eventi di natura ischemica sembrerebbero ridotti, ma aumenterebbe il rischio di eventi emorragici. Tra le patologie cardiovascolari l’unica ad aumentare in maniera significativa e dose-correlata, al crescere del consumo di alcool, è la fibrillazione atriale. Sul piano meccanicistico è tuttavia importante osservare che i consumi moderati di alcool si associano a modificazioni di parametri biochimici note per svolgere un effetto antiaterosclerotico. Aumentano per esempio i livelli della colesterolemia HDL, che rappresenta un fattore protettivo nei confronti dell’aterosclerosi coronarica (anche se oggi tale aumento è considerato in genere non rilevante) e si sviluppa un’azione antinfiammatoria, che si traduce in livelli più bassi della proteina C reattiva e dell’interleuchina IL-6. Si osserva inoltre, in genere, un miglioramento della sensibilità all’insulina, ed una riduzione del rischio di sviluppare la malattia diabetica, che certamente contribuisce al rischio di eventi coronarici.
Torna dal 22 al 24 novembre 2022 a BolognaFiere” Ambiente Lavoro”, fiera di riferimento per la safety, la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
SETTORI ESPOSITIVI
I settori espositivi
La sicurezza sul lavoro, in un’unica fiera.
Ambiente Lavoro promuove da oltre 30 anni l’incontro tra i protagonisti della sicurezza sul lavoro.
La fiera offre una panoramica completa sui prodotti e servizi finalizzati a tutelare e migliorare la sicurezza e lo stato di salute del lavoratore. La manifestazione intende presentare ad un pubblico professionale le soluzioni, previste nel nostro Paese, per limitare l’insorgere delle malattie professionali e ridurre il numero degli incidenti sul lavoro.
Attrezzi con isolamento | Componentistica di sicurezza | Strumenti di misura e controllo
Protezione macchine e organi
Attrezzature di soglia | Barriere di demarcazione e di zone | Barriere immateriali | Schermi
Sollevamento e trasporto
Attrezzature per il sollevamento | Attrezzature, dispositivi, impianti per carico e scarico | Automazione, robotica | Piattaforme di lavoro | Trasporto di sostanze pericolose
Fluidi in pressione e corrosivi
Materiali di protezione | Sicurezza della componentistica | Sistemi di avvertimento Attrezzature da lavoro: | Borse per gli attrezzi | Utensili | Strumenti anti-scintille
Emergenza
Apparecchi elettromedicali | Attrezzature di soccorso | Docce di emergenza | Lavaggio e irrigazione degli occhi | Pronto intervento e pronto soccorso
Altre sicurezze
Antisdrucciolo | Antisfondamento | Apparecchi di segnalazione acustica e luminosa | Contenitori, armadi e cabine di sicurezza | Distributori automatici di DPI | Ponteggi | Porte di sicurezza | Protezioni anticaduta e parapetti | Segnaletica di sicurezza | Vetri di sicurezza | Protezione anti-urto
Salute
Medicina del lavoro
Attrezzature mediche e per l’esercizio della professione | Attrezzature per prove dell’udito, della respirazione, della vista
Acustica e vibrazioni
Ammortizzatori di vibrazioni | Pareti e pannelli fonoassorbenti | Prevenzione alla fonte | Prevenzione sulla propagazione | Rilevamento rumore e vibrazioni
Rischi fisici (radiazioni ionizzanti e altre, campi elettromagnetici)
Prevenzione alla fonte e sulla propagazione | Rilevamento e misura delle radiazioni | Schermatura elettromagnetica
Attrezzature di misurazione | Bonifica amianto | Depuratori aria e filtri | Impianti di abbattimento e di captazione | Rilevatori di gas, allarmi per atmosfera esplosiva | Tecnologie di riduzione delle emissioni
Rischi biologici
Prevenzione alla fonte | Rilevamento, analisi, sorveglianza sanitaria | Tecnologie della sterilizzazione
Pulizia e disinfezione
Analisi delle condizioni igieniche | Attrezzature e accessori igienici | Creme barriera | Detergenti, disinfettanti e attrezzature per la disinfezione | Pulizia industria
Protezione personale
Corpo
Abbigliamento anticalore, antifiamma, antifreddo, a prova di acidi, per immersione | Dispositivi anticaduta | Grembiuli in cuoio, acciaio | Indumenti protettivi alte frequenze | Materie prime e semilavorati per DPI
Capo, viso, occhi, udito
Caschi | Elmetti | Maschere per saldatura | Protezione della vista | Protezione dell’udito
Estremità
Guanti in lattice, materiale antiacido, materiale antitaglio, monouso | Calzature antiacido, antisdrucciolo, antistatiche, di sicurezza, termiche | Protezione della gamba
Vie respiratorie
Attrezzature per la respirazione | Caschi per disinfestazione | Maschere di protezione | Respiratori isolanti
Qualità del lavoro
Comfort | Ergonomia | Illuminotecnica | Riscaldamento, condizionamento e ventilazione | Soluzioni strutturali e organizzative | Progetti di eccellenza
Servizi
Assicurazioni | Certificazione del materiale | Consulenza | IT- Information Technology | Progettazione
Promozione e gestione
Associazioni culturali e scientifiche | Editoria e informazione | Enti normatori | Enti pubblici | Formazione | Organizzazioni sindacali e di categoria
Sicurezza ambientale
Tecnologie per il trattamento, lo stoccaggio e il trasporto di sostanze inquinanti | Prevenzione dei rischi ambientali e bonifiche | Impiantistica e trattamenti di acqua e aria | Monitoraggio ambientale
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