Monthly Archives: Luglio 2023

MISURE DI CONTENIMENTO DEI RISCHI DA ALTE TEMPERATURE: PRONTA LA BOZZA

Un protocollo condiviso per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro”: così una bozza di 11 pagine che affronta i punti che vanno dalla valutazione dei rischi e dei fattori di rischio, legati all’età, alla presenza di patologie croniche e alle mansioni, alla sorveglianza sanitaria e alla riorganizzazione dei turni.

Il datore di lavoro – prevede tra l’altro – sulla base dei rischi, interviene per “eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali” pianificando pause o attività in giorni o orari più freschi.

La bozza del protocollo prevede che il datore di lavoro, sulla base dei rischi, intervenga per «eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali», pianificando pause o attività in giorni o orari più freschi. Inoltre, dovrà adottare «il protocollo per l’adeguamento degli attuali modelli organizzativi alle esigenze di contenimento dei rischi derivanti dall’esposizione ad alte temperature, nell’ottica di una piena tutela delle condizioni psicofisiche dei lavoratori, nonché per aumentare il livello di consapevolezza, responsabilità riguardo ai rischi delle alte temperature o percepite tali e di compliance normativa» fermo restando «l’obbligo di dare completa attuazione alla normativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 81 del 2008)».

La riorganizzazione dei turni e le pause 

Il documento contiene anche delle indicazioni sulla riorganizzazione dei turni così da «prevedere l’alternanza in modo da minimizzare l’esposizione individuale al caldo o al sole diretto; prevedere interruzioni in casi estremi, quando il rischio di patologie da calore è molto alto, o la variazione dell’inizio dei lavori; evitare che i lavoratori svolgano la propria attività da soli, in modo da assicurare, in caso di necessità, l’attivazione immediata del soccorso». In relazione alle pause, deve essere tra l’altro assicurata la disponibilità di «aree completamente ombreggiate o climatizzate». L’incontro al ministero del Lavoro con le parti sociali è fissato per martedì 25 luglio.

APPROFONDIMENTO RISCHI ALTE TEMPERATURE:

https://www.consulteam-italia.com/rischi-da-temperature-elevate-i-rischi-del-caldo-per-la-salute-sul-lavoro/

QUESTIONARI PER LA VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO.

Il protocollo sviluppato dall’INAIL per la Valutazione dello Stress Lavoro Correlato fornisce linee guida e strumenti per individuare le possibili fonti di stress sul posto di lavoro in ogni fase.

Per quanto riguarda gli strumenti, l’INAIL indica questionari, focus group e interviste semi-strutturate per la valutazione approfondita, che riguarda la percezione soggettiva dei lavoratori, utili per rilevare i fattori di contesto e di contenuto del lavoro che possono causare stress.

L’INAIL ha predisposto un “Questionario-Strumento Indicatore” basato sul modello inglese dell’HSE, facilmente utilizzabile e garantendo l’anonimato.

Tuttavia, il datore di lavoro può utilizzare anche altri strumenti alternativi per valutare la percezione del rischio, in relazione alle specificità .

Proprio per questo motivo qui forniamo una breve descrizione dei principali questionari che possono essere utilizzati in una valutazione più approfondita .

Questionari che indagano le FONTI DI STRESS:

  • JCQ – JOB CONTENT QUESTIONNAIRE di KARASECK (Karasek 1998): è lo strumento maggiormente utilizzato in medicina del lavoro per la valutazione dello stress lavoro correlato. È composto da 49 item che valutano l’incongruenza fra impegno richiesto e la libertà ed autonomia nello svolgimento del proprio lavoro.
  • INAIL HSE (Health and Safety Executive): composto da 35 item che corrispondono a sei fattori:
  1. Carico di lavoro, strutturazione del lavoro e ambiente di lavoro.
  2. Controllo: autonomia decisionale.
  3. Supporto: incoraggiamento da parte della dirigenza e dai colleghi.
  4. Relazioni: promozione di un modo di lavorare positivo e l’evitamento di conflitti.
  5. Ruolo: chiarezza del proprio ruolo all’interno dell’organizzazione.
  6. Cambiamento: gestione dei cambiamenti organizzativi.
  • ERI (Siegrest, 1966): questo questionario nasce dal modello sullo stress sviluppato da Siegrist (1996), in base al quale il livello di stress è dato dalla discrepanza tra l’impegno messo nel lavoro dal lavoratore e le ricompense ottenute. Il questionario è composto da 23 domande, 6 relative all’impegno lavorativo, 11 alle ricompense (scala R, reward) e 6 all’eccessivo impegno (overcommitment).

Esistono diversi questionari per indagare gli effetti dello stress, tra cui:

  • STAI – STATE TRAIT ANXIETY INVENTORY (Spielberger, 1983; Adattamento italiano a cura di Pedrabissi e Santinello, 1989): un questionario autosomministrato composto da 20 item che valuta l’ansia di stato, ovvero uno stato emotivo transitorio di un individuo in una particolare situazione. Alti punteggi corrispondono ad alti livelli di ansia.
  • JOB SATISFACTION SCALE (Warr, 1979): la dimensione viene misurata da un’unica scala, come espressione della soddisfazione tratta dal lavoro.

Per valutare le variabili individuali di risposta allo stress, si possono utilizzare questi questionari:

  • SES – Self Efficacy Scale (Judge, Erez, & Bono, 1998): misura la percezione che i soggetti hanno rispetto alla propria abilità di rendimento in diverse attività, nella tendenza a considerare se stessi capaci o incapaci di fronteggiare le richieste dell’ambiente.
  • RESILENCE SCALE (Connor-Davidson Resilience Scale, 2003): nasce con l’obiettivo di valutare la resilienza individuale, ovvero le risorse dell’individuo di rispondere alle pressioni ed allo stress.

Per indagare le fonti ed effetti dello stress, si possono utilizzare questi questionari:

  • MOHQ – Questionario Multidimensionale sulla salute organizzativa (Avallone, Paplomatas): un questionario molto vasto che descrive diverse aree, tra cui comfort degli ambienti di lavoro, chiarezza degli obiettivi, riconoscimento delle competenze, supporto da parte del management e dei colleghi, comunicazione, sicurezza, relazioni, fattori di stress e conflittualità.
  • OCS – Occupational Check up System (Leiter e Maslach, 2005): un questionario di 68 item su scala Likert che consente all’organizzazione di misurare, per tutto il personale, l’impegno e il burnout, la vita lavorativa, la percezione che il personale ha del cambiamento e i processi di management.
  • OPRA – Organizational and Psychosocial Risk Assessment (Giunti OS): è composto da 3 sezioni, ognuna delle quali indaga aree diverse, come il risk index, l’inventario delle fonti di rischio e la salute psicofisica.
  • OSI – Occupational Stress Indicator: un test per la rilevazione ad ampio spettro dello stress psicosociale in organizzazione. È composto da sei sezioni articolate in 167 item con scala Likert che riguardano il questionario biografico, il questionario sulle fonti di stress, le caratteristiche dell’individuo che possono provocare l’esperienza di stress, le strategie di coping e gli effetti dello stress a livello individuale e organizzativo.
  • M-DOQ (Majer D’Amato, 2005): si compone di 120 item che valutano diverse aree, come la comunicazione, l’autonomia, il team, la coerenza, la job description, il job involvement, le reward, il leadership, l’innovatività, il dinamismo/sviluppo, la libertà e l’incentivazione.
  • Q-BO (De Carlo, 2008): il modello è finalizzato a valutare principalmente il rischio di stress fisiologico, psicologico e comportamentale, considerando il carico lavorativo sia quantitativo che cognitivo, il controllo/autonomia, le ricompense, la crescita professionale, il conflitto e la non chiara definizione delle responsabilità.

TOSSICITA’ PSICOLOGICA SUI LUOGHI DI LAVORO

ALESSANDRO GUERRI medico specialista in Medicina del Lavoro.

La salute mentale rappresenta un’importante elemento per il benessere dei lavoratori. Nuovi studi dell’American Psychological Association (APA) analizzano il ruolo che gli ambienti di lavoro” tossici” dal punto di vista psicologico possano avere sulla salute mentale dei lavoratori.

Il 13 luglio, l’APA ha pubblicato i risultati e le conclusioni di un sondaggio su lavoratori americani svoltosi nel 2023. Nella valutazione dei vari ambienti di lavoro, l’organizzazione ha utilizzato il Framework per la salute mentale e il benessere sul posto di lavoro del Surgeon General degli Stati Uniti.

Il sondaggio, condotto da The Harris Poll tra il 17 aprile e il 27 aprile 2023, ha inoltre fornito raccomandazioni per migliorare la salute mentale dei lavoratori, basate su 5 criteri essenziali “Five Essentials” ovvero la protezione da traumi fisici/ psichici , la connessione con i colleghi e la comunità, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, l’importanza del lavoro e le opportunità di crescita.

Dei 2.515 adulti occupati intervistati negli Stati Uniti, il 19% ha dichiarato che il proprio posto di lavoro è molto o in qualche modo ” tossico” dal punto di vista psicologico. Inoltre, il 22% ha subito danni alla propria salute mentale sul lavoro, mentre la stessa percentuale ha affermato di aver subito molestie nei 12 mesi precedenti, rispetto al 14% dell’anno precedente.

L’impatto della ” tossicità psicologica” del posto di lavoro sulla salute mentale è ancora più evidente nei risultati del sondaggio. Gli intervistati che hanno lavorato in un ambiente tossico hanno avuto più di tre volte la probabilità di riportare un declino della loro salute mentale generale rispetto a coloro che non hanno sperimentato questa condizione, rispettivamente dal 52% al 15%.

La grande maggioranza degli intervistati, il 92%, ha dichiarato che è molto o piuttosto importante che i loro datori di lavoro valorizzino il benessere emotivo e psicologico, e lo stesso vale per il supporto della salute mentale dei dipendenti. Infatti, il 77% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di essere molto o abbastanza soddisfatto del sostegno dei propri datori di lavoro, mentre il 59% ha concordato che i loro datori di lavoro forniscono regolarmente risorse per la salute mentale.

“I dati del nostro sondaggio confermano che i dipendenti danno la priorità al supporto sia fisico che psicologico sul lavoro e che le pratiche che i datori di lavoro stanno mettendo in atto stanno andando nella giusta direzione”, ha affermato Arthur C. Evans Jr., PhD, amministratore delegato di APA nel comunicato stampa. Tuttavia, l’importanza di migliorare la situazione è evidente, poiché il numero di lavoratori che sperimentano non solo un ambiente di lavoro tossico, ma anche un aumento dello stress e una mancanza di rispetto nei confronti del loro tempo personale, è allarmante”.

APPROFONDIMENTI:

https://www.davidealgeri.com/lavoro-tossico-quando-le-richieste-superano-le-risorse/

https://it.yestherapyhelps.com/toxic-works-11-signs-that-indicate-you-have-a-garbage-job-12888

PFAS PRIMO STUDIO COMPARATIVO

L’esposizione a queste sostanze chimiche artificiali, ampiamente utilizzate, viene conservata a livello molecolare sia in diversi tessuti che in diverse specie, con effetti cancerogeni e conseguenze negative sulla fertilità, sulla ris

Si chiamano PFASsostanze perfluoroalchiliche: sono composti chimici ampiamente utilizzati in un gran numero di prodotti e materiali per le loro capacità di resistenza e proprietà ignifughe. Ma sono anche da tempo sotto indagine per gli effetti negativi che la loro persistenza nell’ambiente produce sulla salute di animali e persone.

Un’analisi comparativa trascrizionale – pubblicata sulla rivista Toxics e realizzata da studiosi dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova – ha ora confermato che gli effetti dell’esposizione ai PFAS vengono conservati a livello molecolare sia in diversi tessuti che in diverse specie, e produce conseguenze sia nell’uomo che in altre specie animali.

“Dalla nostra analisi abbiamo identificato e riportato diversi geni che mostrano una risposta trascrizionale coerente ed evolutivamente conservata ai PFAS”, dice Federico Manuel Giorgi, professore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Questi risultati mostrano per la prima volta che diverse molecole di PFAS influenzano vie ormonali e vie metaboliche, aumentando ad esempio i meccanismi di accumulo degli acidi grassi e indebolendo il sistema immunitario”.

I PFAS, composti chimici molto resistenti, ignifughi e idrorepellenti, sono utilizzati da oltre 60 anni in rivestimenti antiaderenti, schiumogeni antincendio, tessuti impermeabili, pesticidi, materiali per l’edilizia e prodotti per la pulizia e l’igiene personale. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) fa rientrare all’interno di questa categoria 4.730 diverse molecole, rendendo questo gruppo la più estesa famiglia di inquinanti emergenti.

A causa della loro alta stabilità molecolare, infatti, questi materiali finiscono per diffondersi ampiamente nell’ambiente, dove possono permanere per anni. In particolare, i PFAS si riversano in grandi quantità nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze, entrando nell’ecosistema acquatico e risalendo la catena alimentare fino agli esseri umani. Tracce di queste sostanze sono state individuate nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale e nei capelli.

Nonostante queste evidenze e le conseguenze negative dei PFAS per la salute umana messe in luce da diversi studi, fino ad oggi non era stata realizzata un’analisi complessiva di tutti i dati raccolti sul tema. Gli studiosi hanno quindi raccolto 2.144 campioni di sette diverse specie animali per esaminare le risposte a livello molecolare dell’esposizione ai PFAS.

“Il nostro obiettivo – spiega Giorgi – era evidenziare gli effetti molecolari indotti dai PFAS non solo al livello dei singoli geni, ma anche su varie vie molecolari e tipologie cellulari. La nostra ricerca offre così una visione completa dei meccanismi molecolari alla base della tossicità dei PFAS, in modo da offrire dati solidi su cui basare le scelte necessarie per la salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente”.

I risultati ottenuti confermano infatti una serie di effetti negativi sulla salute prodotti dall’esposizione ai PFAS. Ad esempio, una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile. Tutti elementi che possono spiegare gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale.

I dati raccolti mostrano inoltre che l’esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas. I dati epidemiologici suggeriscono inoltre che un’elevata esposizione a questi materiali possa aumentare significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo.

Lo studio sembra inoltre confermare l’effetto tossico dei PFAS sul sistema immunitario. I ricercatori hanno infatti messo in luce il meccanismo che potrebbe spiegare l’indebolimento delle reazioni immunitarie, della produzione di anticorpi e delle risposte alle vaccinazioni, osservato in particolare nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale. L’esposizione ai PFAS aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l’aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.

Attraverso l’analisi bioinformatica dei dati e grazie ai recenti sviluppi nel data mining dell’espressione genica, gli studiosi sono inoltre riusciti ad analizzare ulteriormente le possibili conseguenze dell’esposizione ai PFAS attraverso la previsione dei loro effetti sul metaboloma (l’insieme di tutte le piccole molecole presenti in una cellula coinvolte nei processi dell’organismo). In particolare, è emerso che le molecole di PFAS sono collegate a un aumento dei livelli di diversi tipi di lipidi: un’evidenza che conferma come l’esposizione a queste sostanze aumenti la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

“Questo studio è la più ampia analisi della risposta trascrizionale ai PFAS mai realizzata, con implicazioni significative per la comprensione dell’impatto dell’esposizione di queste sostanze sugli organismi viventi e sull’ambiente”, conclude Giorgi. “Riteniamo che i risultati ottenuti possano offrire una nuova prospettiva sulle risposte molecolari all’esposizione ai PFAS e ci auguriamo che possano fornire le basi per lo sviluppo di strategie di mitigazione degli effetti dannosi di queste sostanze”. Fonte: LE SCIENZE

LA “CITISINA “PER SMETTERE DI FUMARE.

da dottnet.it

Il primo studio clinico su larga scala negli Stati Uniti sulla citisiniclina ( CITISINA), guidato dal Massachusetts General Hospital (MGH), ha scoperto che questo nuovo farmaco per smettere di fumare e’ efficace e ben tollerato negli adulti. Nello studio di fase 3 pubblicato su “JAMA”, i ricercatori hanno riferito che la citisiniclina potrebbe offrire agli adulti che fumano una potenziale nuova opzione terapeutica. “Il fumo di sigaretta rimane la principale causa prevenibile di morte in tutto il mondo, eppure nessun nuovo farmaco per smettere di fumare e’ stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense per quasi due decenni”, afferma Nancy Rigotti, MD, direttrice del Tobacco Research and Treatment Center di MGH, e autrice principale dello studio.

La citisiniclina (storicamente nota come citisinae’ un alcaloide vegetale presente in natura che si lega selettivamente ai recettori nicotinici nel cervello che regolano la dipendenza da nicotina, alleviando la voglia di fumare e riducendo la gravita’ dei sintomi di astinenza da nicotina.

Il suo meccanismo d’azione e’ simile a quello della vareniclina, un aiuto per smettere di fumare approvato dalla FDA. Lo studio clinico randomizzato in 17 siti, noto come ORCA-2, ha testato la citisiniclina su 810 adulti che fumavano sigarette ogni giorno e volevano smettere. E’ il primo di due studi clinici di Fase 3 condotti da Achieve Life Sciences, Inc., il produttore del farmaco. ORCA-2 ha confrontato due durate del trattamento con citisiniclina – 6 e 12 settimane – rispetto a un placebo, con un follow-up fino a 24 settimane.

Il risultato primario e’ stato l’astinenza continua dal fumo per le ultime 4 settimane di trattamento. In particolare, per il gruppo di 12 settimane, il 32,6 per cento dei partecipanti che utilizzavano citisiniclina rispetto al 7 per cento che utilizzava il placebo si e’ astenuto dal fumare durante le settimane da 9 a 12. Per il gruppo di 6 settimane, l’astinenza era del 25,3 per cento per citisiniclina rispetto al 4,4 per cento per il placebo durante le settimane da 3 a 6.

I risultati

I partecipanti che assumevano citisiniclina hanno anche sperimentato un calo rapido e sostenuto del desiderio e della voglia di fumare durante le prime 6 settimane di trattamento. A lungo termine, ORCA-2 ha riscontrato un aumento statisticamente significativo dell’astinenza continua per 6 mesi per entrambe le durate del trattamento. L’astinenza dalle settimane 9 alla 24 per il gruppo di 12 settimane e’ stata del 21,1 per cento per la citisiniclina rispetto al 4,8 per cento per il placebo e per il gruppo di 6 settimane l’astinenza dalle settimane 3 alla 24 e’ stata dell’8,9 per cento per la citisiniclina rispetto al 2,6 per cento per il placebo. La citisiniclina e’ stata ben tollerata dai partecipanti, senza gravi eventi avversi correlati al farmaco riportati e bassi tassi di effetti collaterali tipici come nausea e insonnia.

ALTRI LINK: https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/fumo/citisina-per-smettere-di-fumare-quando-sceglierla-e-come-ottenerla

LA SICUREZZA SUI PESCHERECCI CON “OLTRE LA RETE ” UN E-BOOK DI CIIP.

Pubblicato dalla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione l’e-book “Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale” che raccoglie i contributi di esperti di diverse discipline nel settore della pesca professionale. Il documento propone una raccolta di studi e analisi dedicata ai rischi per la salute e la sicurezza nel settore e vuole essere un contributo per quanti hanno interesse per la promozione della prevenzione in questo comparto.

Disponibile gratuitamente, dal 15 giugno 2023, l’e-book dal titolo “Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale” della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione – curato e coordinato da Giorgio di Leone e Susanna Cantoni, con la collaborazione redazionale di Enrico Cigada e Lalla Bodini – che raccoglie interessanti contributi sul settore produttivo della pesca.
Non si tratta, come potrebbe apparire, di un testo unicamente di nicchia in quanto molte delle considerazioni e delle esperienze che vi sono contenute sono estendibili anche ad altri comparti. Il documento presenta molteplici spunti di riflessione particolarmente utili in un comparto lavorativo fortemente trascurato, anche dal punto di vista della sicurezza, pur occupando più di 17.000 operatori e presentando indici infortunistici e di gravità molto elevati.
Questo e-book si aggiunge ai precedenti curati dalla CIIP che illustrano diverse esperienze e competenze per affrontare aspetti specifici nell’ambito della cultura della prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Oltre la rete. Salute e sicurezza sul lavoro nella pesca professionale
SOMMARIO
INTRODUZIONE
A cura di Giorgio Di Leone (coordinatore EBook Pesca) e Susanna Cantoni, presidente CIIP
1. LAVORATORI DEL MARE: IMMAGINI NELLA LETTERATURA
A cura di Franco Carnevale, in collaborazione con Alberto Baldasseroni 
2. LA COMPLESSITÀ NEL MONDO DELLA PESCA: I RAPPORTI CON LA UE E LE LIMITAZIONI OPERATIVE
A cura di Giorgio Di Leone
3. LA COMPLESSITÀ NEL MONDO DELLA PESCA: LA VISIONE DEL MONDO IMPRENDITORIALE E DI QUELLO SINDACALE
A cura di Francesca Biondo
4. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI NELLA PESCA: CORRELAZIONI CON L’ANALISI DEL CONTESTO SOCIO ECONOMICO E PROPOSTA DI UN MODELLO TEORICO A SUPPORTO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE NELLE AZIENDE DEL SETTORE
A cura di Diego De Merich (Inail-Dimeila)
5. L’INQUADRAMENTO NORMATIVO IN ITALIA PER IL COMPARTO PESCA
A cura di Alessandro Piacquadio
6. ANALISI DELLA GIURISPRUDENZA DI SETTORE
A cura di Angelo Delogu
7. DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI TIPOLOGIE DI PESCA IN ITALIA
A cura di Saverio Falco
8. IL MOTOPESCHERECCIO: UN AMBIENTE A RISCHIO
A cura di Alessandro Giomarelli
9. LA PERCEZIONE DEI RISCHI DA PARTE DEI LAVORATORI DEL COMPARTO PESCA
A cura di Giorgio Di Leone e Mauro Pellicci
10. I RISCHI PER LA SALUTE A BORDO DEI PESCHERECCI
a cura di Elio Munafò
11. STUDIO DEI RISCHI A CARICO DELL’APPARATO MSK A BORDO DEI PESCHERECCI
A cura di Francesco Draicchio, Elio Munafò, Alessio Silvetti
12. EMERGENZE A BORDO: UN UOMO IN MARE
A cura di Eugenio Padalino
13. LO SVILUPPO DI PIANI MIRATI DI PREVENZIONE NEL COMPARTO PESCA
A cura di Pietro Masia
14. MOVIMENTI RIPETITIVI ARTI SUPERIORI E MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI – LA SALUTE NELLA RETE: TRE NODI DA SCIOGLIERE
A cura di Daniela Colombini
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA DELLA PESCA

Il lavoro è stato coordinato da Giorgio di Leone e da Susanna Cantoni con la collaborazione di Lalla Bodini. Enrico Cigada per l’edizione.
l’Ebook può essere scaricato dall’area download di CIIP.

Fonte: CIIP

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sempre sullo stesso argomento , è stata pubblicata nel 2017 una guida OSHA in varie lingue . Qui sotto il collegamento

GUIDA OSHA

Scaricarein:BG | CS | DA | DE | EL | EN | ES | ET | FI | FR | HR | HU | IT | LT | LV | MT | NL | PL | PT | RO | SK | SL | SV

LA SANIFICAZIONE POST COVID

da Inail.it

Tale documento è stato sviluppato con lo scopo di riconoscere la sanificazione quale elemento di primaria importanza non solo in relazione all’emergenza pandemica da SARS CoV-2 ma come “prassi standard” di prevenzione della diffusione delle malattie infettive sul lavoro

Immagine Le fibre artificiali organiche utilizzate come sostitutive dell'amianto

Vuole rappresentare un documento guida sulle attività di sanificazione e si rivolge sia ai datori di lavoro che intendono effettuare le attività di sanificazione internamente sia alle imprese di pulizia a cui viene esternalizzato il servizio.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

UN PROGRAMMA DI MIGLIORAMENTO DELLA SALUTE SUL LUOGO DI LAVORO .

Gli autori hanno studiato e monitorato quali potevano essere gli effetti di un programma di miglioramento aziendale della forma fisica generale . Il programma di potenziamento della salute sul lavoro ha puntato a migliorare la composizione corporea, la forma fisica e il rischio cardiovascolare.

Autori:Nina Schaller, Katharina Blume, Markus Hornig, Ludger Senker, Bernd Wolfarth, Tibor Schuster, Martin Halle e altri.

CHATBOT AL POSTO DEI LAVORATORI ?

da tomshw.it

L’amministratore delegato di una startup indiana ha licenziato il 90% (23 persone) dello staff dedicato all’assistenza clienti e lo ha sostituito con un chatbot, spiegando che quest’ultimo è molto più veloce ed efficiente degli esseri umani.

Summit Shah dirige una piccola società di e-commerce, al cui interno è stato sviluppato anche il chatbot in questione – a quanto pare è bastato il lavoro di una sola persona per un paio di giorni.

Stando a un recente tweet di Shah il miglioramento è stato immediato, con un netto incremento di tutte le statistiche rilevanti. Shah ha dichiarato che i tagli ai posti di lavoro sono stati “duri” ma “necessari”.Visto lo stato dell’economia, le startup danno la priorità alla redditività piuttosto che agli sforzi per diventare unicorni (superare un miliardo di dollari in valutazione), e lo stesso vale per noi”, ha twittato lunedì Shah.

A proposito di redditività, il dato cruciale è che i costi per l’assistenza clienti sono stati ridotti dell’85%, un dato che può fare la differenza tra la vita e la morte per una piccola startup che sta cercando il modo di far quadrare i conti. I posti persi sono in parte compensati da nuove assunzioni: l’azienda sta cercando persone per ingegneria, marketing e vendite.

Shah ha dichiarato alla CNN di credere “in un futuro in cui l’IA e gli esseri umani lavorino insieme, ognuno facendo ciò che sa fare meglio” e di stare esplorando le opportunità di utilizzare l’IA in lavori che riguardano il design grafico, l’illustrazione e la scienza dei dati.Sicuramente quello descritto da Shah è un bel sogno, ma è difficile crederci appieno mentre tutto intorno è pieno di allarmi riguardo al fatto che le IA porteranno alla perdita di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Solo ieri l’OCSE ha rinnovato l’allarme, sottolineando come medici, avvocati e operatori della finanza siano particolarmente a rischio.

Il mondo per il momento è ancora diviso tra ottimisti e pessimisti, tra bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. Tuttavia un po’ di prudenza non sembra fuori luogo: in un mondo dove quasi tutti sono poveri perché non c’è più lavoro disponibile, a che serve anche una società di ecommerce super efficiente? Chi dovrebbe comprare i suoi prodotti? Con quale denaro? Dobbiamo fare affidamento sul buon cuore dei più ricchi o imporre delle regole affinché i più poveri non soffrano ingiustamente? È preferibile sposare l’idea secondo cui chi è povero si merita la sua sfortuna e chi è ricco è stato bravo, oppure sarebbe più consigliabile seguire una diversa idea di giustizia sociale?In tutto questo, come dovremmo integrare i nuovi algoritmi, che già oggi pesano così tanto nella nostra vita quotidiana?Il CEO di una piccola startup asiatica naturalmente non può rispondere a queste grandi domande, non più di quanto possa farlo un giornalista italiano di una testata specializzata. Ci sono think tank nel mondo, gruppi di interesse, associazioni, governi ed esperti in tutto il mondo che si interrogano sulla questione, e uno dei grandi temi è il reddito di base universale (UIB)Potrebbe essere la risposta, ma la strada per arrivarci è piena di insidie, possibili errori disastrosi, abusi, deformazioni politiche, tribalismi e molto altro ancora. Forse ci servirebbe un chatbot in grado di guidarci con precisione verso un futuro dove le macchine fanno quasi tutto il lavoro e a noi non resta che goderci la vita. Ma chi lo programma? Con quali dati lo dovremmo addestrare?

SU SPOTIFY IL PODCAST DI RADIO24 SULLA SICUREZZA SUL LAVORO E LE NUOVE TECNOLOGIE.

Le modifiche alla proposta dell’AI Act, il regolamento europeo che disciplinerà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sono state approvate dalle commissioni del Parlamento UE responsabili del mercato interno e delle libertà civili. Brando Benifei, europarlamentare e co-relatore del provvedimento, ci illustrerà le principali novità introdotte.
In questo contesto, ci concentreremo sull’importanza della sicurezza sul posto di lavoro e sulle possibilità offerte dalla tecnologia e dai dati per creare sistemi di prevenzione attivi. In particolare, discuteremo della tecnologia sviluppata dall’azienda AME, che utilizza sensori hi-tech wireless per rilevare e monitorare le condizioni e il livello di rischio in fabbrica, cantiere e altre aree di produzione. Ne parleremo con Claudio Salvador, presidente di AME.
Inoltre, prenderemo spunto dal libro “Internet fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech”, scritto da Stefano Quintarelli, imprenditore esperto di tecnologia e mercati digitali, e Vittorio Bertola, Head of Policy & Innovation presso Open-Xchange, per analizzare i problemi della rete Internet, dei mercati e della società digitale.

il podcast è accessibile su Spotify.