DETERIORAMENTO COGNITIVO NEI CALCIATORI PROFESSIONISTI .

19 Luglio 2023

Da doctor33.it

I risultati di uno studio pubblicato su JAMA Network Open suggeriscono che i colpi di testa ripetuti durante una carriera calcistica professionistica sono associati a un aumentato rischio di deterioramento cognitivo in età avanzata.
«Anche se i calciatori professionisti sembrano essere a più alto rischio di malattie neurodegenerative, il motivo rimane sconosciuto. Per approfondire la questione, abbiamo cercato di capire se la frequenza dei colpi di testa fosse associata al rischio di deterioramento cognitivo in calciatori professionisti in pensione» afferma Shima Espahbodi, della University of Nottingham, nel Regno Unito, che ha guidato il gruppo di lavoro. I ricercatori hanno studiato 459 calciatori professionisti in pensione, di età superiore ai 45 anni. I dati sulla frequenza dei colpi di testa sono stati raccolti attraverso un questionario, e il numero di colpi è stato suddiviso in tre fasce (da 0 a cinque, da sei a 15, e più di 15 colpi), per partita o sessione di allenamento, e sono stati considerati altri fattori di rischio specifici, come la posizione del giocatore e la commozione cerebrale. Il deterioramento cognitivo è stato definito utilizzando la Telephone Interview for Cognitive Status modificata, e sono stati valutati anche il test di apprendimento verbale di Hopkins, la fluidità verbale e le attività indipendenti della vita quotidiana. La frequenza dei colpi di testa è stata da 0 a cinque volte per 114 calciatori, da sei a 15 volte per 185, e più di 15 volte per 160 per quanto riguardava le partite, da 0 a cinque volte per 125 calciatori, da sei a 15 volte per 174, e più di 15 volte per 160, per le sessioni di allenamento. La prevalenza del deterioramento cognitivo è stata del 9,78% nel gruppo 0-cinque volte, del 14,78% nel gruppo sei-15 volte e del 15,20% nel gruppo >15 volte per le partite. La commozione cerebrale che ha comportato la perdita di memoria è stata associata a un maggior rischio di deterioramento cognitivo. Risultati simili sono stati osservati con altri test cognitivi e demenza o malattia di Alzheimer diagnosticata dal medico. «Saranno necessari ulteriori studi per stabilire quale soglia massima per la frequenza dei colpi di testa possa mitigare questo rischio» concludono gli autori. In un editoriale correlato, Peter Ueda, del Karolinska Institutet di Stoccolma, Svezia, sottolinea che le nuove ricerche non solo dovranno valutare l’importanza della frequenza dei colpi di testa, ma anche il carico totale durante la carriera calcistica e la forza e il tipo di colpo di testa.

JAMA Network Open 2023. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2023.23822
http://doi.org/10.1001/jamanetworkopen.2023.23822

JAMA Network Open 2023. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2023.24368
http://doi.org/10.1001/jamanetworkopen.2023.24368

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