RISCHIO CHIMICO

SOSTANZE CHIMICHE E DANNI AI DENDROCITI

da dottnet.it

Le sostanze chimiche, presenti in una vasta gamma di oggetti domestici d’uso comune, dai mobili ai prodotti per capelli, sono un potenziale rischio per la salute umana, favorendo lo sviluppo di malattie neurologiche, come la sclerosi multipla e i disturbi dello spettro autistico. A lanciare l’allarme uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, pubblicato su Nature Neuroscience. I risultati hanno fornito nuove informazioni sui potenziali pericoli di alcune comuni sostanze chimiche domestiche per la salute del cervello umano. I problemi neurologici colpiscono milioni di persone, ma solo una parte dei casi può essere attribuita alla sola genetica, indicando che i fattori ambientali sconosciuti sono importanti per le malattie neurologiche.

Il nuovo studio ha rilevato che alcune comuni sostanze chimiche domestiche colpiscono specificamente gli oligodendrociti del cervello, un tipo di cellula specializzata che genera l’isolamento protettivo intorno alle cellule nervose. “La perdita di oligodendrociti è alla base della sclerosi multipla e di altre malattie neurologiche – ha dichiarato Paul Tesar, professore di Terapeutica Innovativa del Dr. Donald e Ruth Weber Goodman, direttore dell’Istituto di Scienze Gliali della Facoltà di Medicina e ricercatore principale dello studio -. Ora dimostriamo che specifiche sostanze chimiche presenti nei prodotti di consumo possono danneggiare direttamente gli oligodendrociti, rappresentando un fattore di rischio precedentemente non riconosciuto per le malattie neurologiche”. Partendo dal presupposto che non sono state condotte ricerche abbastanza approfondite sull’impatto delle sostanze chimiche sulla salute del cervello, i ricercatori hanno analizzato oltre 1.800 sostanze chimiche che possono a cui l’uomo può essere esposto. Poi, la squadra di ricerca ha identificato le sostanze chimiche che hanno danneggiato selettivamente gli oligodendrociti, appartenenti a due classi: i ritardanti di fiamma organofosfati e i composti di ammonio quaternario. Poiché i composti di ammonio quaternario sono presenti in molti prodotti per la cura della persona e nei disinfettanti, che vengono utilizzati con maggiore frequenza da quando è iniziata la pandemia COVID-19, gli esseri umani sono regolarmente esposti a queste sostanze chimiche. Inoltre, molti prodotti elettronici e mobili contengono ritardanti di fiamma organofosfati. I ricercatori hanno utilizzato sistemi cellulari e organoidi in laboratorio per dimostrare che i composti di ammonio quaternario sono all’origine della morte degli oligodendrociti, mentre i ritardanti di fiamma organofosfati impediscono la maturazione degli oligodendrociti. I ricercatori hanno dimostrato come le stesse sostanze chimiche danneggino gli oligodendrociti nel cervello in via di sviluppo dei topi.

Gli scienziati hanno anche collegato l’esposizione a una delle sostanze chimiche a deficit neurologici nei bambini, su scala nazionale. “Abbiamo scoperto che gli oligodendrociti, ma non le altre cellule cerebrali, sono sorprendentemente vulnerabili ai composti di ammonio quaternario e ai ritardanti di fiamma organofosfati – ha affermato Erin Cohn, autore principale e studente laureato presso il Medical Scientist Training Program della Facoltà di Medicina -. Comprendere l’esposizione umana a queste sostanze chimiche può aiutare a spiegare un anello mancante nell’insorgenza di alcune malattie neurologiche”. Gli esperti hanno precisato che l’associazione tra l’esposizione umana a queste sostanze chimiche e gli effetti sulla salute del cervello richiede ulteriori indagini. Le ricerche future dovranno monitorare i livelli di sostanze chimiche nel cervello di adulti e bambini per determinare la quantità e la durata dell’esposizione necessaria a causare o peggiorare la malattia. “I nostri risultati suggeriscono che è necessario un esame più completo dell’impatto di queste comuni sostanze chimiche domestiche sulla salute del cervello – ha sottolineato Tesar -. Speriamo che il nostro lavoro contribuisca a prendere decisioni appropriate riguardo a misure normative o interventi comportamentali per ridurre al minimo l’esposizione alle sostanze chimiche e proteggere la salute umana”.

PFAS INQUINANTI ETERNI.

FONTE: Dors.it

articolo di Umberto Falcone

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) rappresentano una famiglia di sostanze ampiamente prodotte e utilizzate anche in Italia che desta preoccupazione per i possibili effetti sulla salute e sull’ambiente. Sono definite “eterne” per la loro persistenza e la loro alta resistenza alla degradazione ambientale. I PFAS sono utilizzati da decenni in rivestimenti antiaderenti, tessuti impermeabili, pesticidi, schiume antincendio, materiali per l’edilizia, prodotti per la pulizia e l’igiene personale. Si rimanda ad un precedente articolo per una descrizione più approfondita.

Ora occorre riparlarne per una recente valutazione della IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, che riconsidera e riclassifica 2 sostanze appartenenti alla famiglia dei PFAS: l’acido perfluoroottanoico – PFOA e l’acido perfluoroottansolfonico – PFOS.

La valutazione IARC

Un gruppo di lavoro di 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi è stato convocato dal programma delle Monografie IARC e, dopo aver esaminato a fondo la vasta letteratura pubblicata, ha classificato il PFOA come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) e il PFOS come possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B).

PFOA è cancerogeno per l’uomo sulla base di prove sufficienti per il cancro prodotto negli animali da esperimento e per una forte evidenza ottenuta nei sistemi sperimentali (alterazioni epigenetiche e immunosoppressione). Questi elementi sono stati considerati sufficienti per inserire la sostanza nel Gruppo 1 anche se sussistono prove limitate per il cancro nell’uomo (carcinoma a cellule renali e carcinoma testicolare).

PFOS è un possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B) sulla base di forti prove sul meccanismo d’azione, prove limitate per il cancro negli animali da esperimento e prove inadeguate per quanto riguarda il cancro nell’uomo.

Un riepilogo delle valutazioni finali è stato pubblicato online in The Lancet Oncology. La valutazione dettagliata sarà pubblicata nel 2024 (volume 135 delle Monografie IARC).

Esposizione a PFOA e PFOS

Si prevedono esposizioni più elevate tra i lavoratori coinvolti nella produzione o nell’uso di PFOA o PFOS. Si ritiene che l’inalazione sia la principale via di esposizione per i lavoratori, sebbene non si possa escludere un’esposizione cutanea. È probabile che l’esposizione professionale sia diminuita nei Paesi in cui sono entrate in vigore le restrizioni all’uso di questi agenti.

PFOA e PFOS, in particolare, sono stati ampiamente utilizzati in alcune schiume antincendio (note anche come schiume acquose filmogene, AFFF). Quando vengono utilizzate vecchie scorte di AFFF non si può escludere l’esposizione dei vigili del fuoco a PFOA e PFOS. La popolazione generale è esposta principalmente attraverso cibo e acqua potabile e, potenzialmente, attraverso prodotti di consumo. Nei siti contaminati, l’acqua potabile è la principale fonte di esposizione per la popolazione.

Effetti sulla salute dell’uomo

Riportiamo una sintesi dei principali risultati di uno studio delle Università di Bologna e di Padova pubblicato nel giugno 2023 sulla rivista Toxics che conferma una serie di effetti negativi sulla salute legati all’esposizione ai PFAS. Ad esempio, una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile. Tutti elementi che possono spiegare gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale.

I dati raccolti mostrano inoltre che l’esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione di un gene coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas.

I dati epidemiologici suggeriscono che un’elevata esposizione a questi materiali possa aumentare significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo.

Lo studio sembra inoltre confermare l’effetto tossico sul sistema immunitario. L’esposizione ai PFAS aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l’aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.

È emerso, inoltre, che l’esposizione a PFAS sia in grado di aumentare la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

Per approfondire

Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): la preoccupazione è giustificata a cura di Umberto Falcone – DoRS

Zahm S, Bonde JP, Chiu WA, et al. Carcinogenicity of perfluorooctanoic acid and perfluorooctanesulfonic acid. Lancet Oncol. 2024;25(1):16-17. doi:10.1016/S1470-2045(23)00622-8

Beccacece L, Costa F, Pascali JP, Giorgi FM. Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances. Toxics. 2023 Jun 29;11(7):567. doi: 10.3390/toxics11070567. PMID: 37505532; PMCID: PMC10385990.

Scheda MATline dell’Acido perfluoroottanoico – PFOA

Scheda MATline dell’Acido perfluoroottansolfonico  – PFOS

RADON : IL PIANO NAZIONALE 2023/2032

da lavoro facile.it

Pubblicato il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 gennaio 2024 che adotta il piano nazionale d’azione radon

Cosa tratta?

Il radon, gas radioattivo inodore, incolore e insapore, deriva dal decadimento dell’uranio ed è presente nell’aria in quantità variabile, rappresenta la maggiore fonte di rischio da esposizione a radiazioni ionizzanti di origine naturale.

Il radon proviene principalmente dal suolo, dai materiali da costruzione e dall’acqua. Negli ambienti chiusi si accumula, raggiungendo, in alcuni casi e in assenza di ventilazione, concentrazioni che sono la prima causa di aumento di rischio di tumore polmonare dopo il fumo.

Se inalato, i suoi prodotti di decadimento possono accumularsi sulle cellule dell’epitelio bronchiale e possono dare origine a processi di cancerogenesi. Il radon è stato classificato, infatti, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene per le quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità.

Il Piano nazionale d’azione per il radon, previsto dall’art. 10 del D.lgs 31 luglio 2020 n.101 (atto di recepimento della Direttiva 2013/59/Euratom), è un obbligo comunitario. Il Piano, adottato con DPCM 11 gennaio 2024, contiene gli obiettivi per affrontare i rischi a lungo termine dell’esposizione al radon nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni, descrive la linea d’azione nazionale e fornisce agli esperti e ai cittadini interessati informazioni sulla strategia italiana per ridurre l’esposizione della popolazione al radon.

L’esposizione al radon e il suo impatto possono essere ridotti con opportune politiche di intervento e, a questo scopo, interverrà il Piano, con strategie volte alla misurazione, alla prevenzione e alla riduzione della esposizione della popolazione. Verranno sviluppate a livello nazionale e locale adeguate campagne informative.

Quattro i punti in cui è organizzato il piano:

  • aspetti generali;
  • obiettivi e struttura del piano;
  • assi e azioni del piano;
  • appendici (contengono le linee guida per la realizzazione di indagini volte all’individuazione delle aree prioritarie e linee guida per l’individuazione, all’interno delle aree prioritarie, delle abitazioni con concentrazioni di radon superiori al livello di riferimento).

La struttura del Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici:

  • Asse 1. Misurare: individuazione delle situazioni di maggiore esposizione;
  • Asse 2. Intervenire: strumenti per la prevenzione e riduzione della concentrazione di radon indoor;
  • Asse 3. Coinvolgere: informazione, educazione, formazione e divulgazione.

Quando entra in vigore?

Decreto pubblicato il 21 febbraio 2024.

Indicazioni operative

Nei luoghi di lavoro l’esercente è tenuto a completare le misurazioni della concentrazione media annua di attività di radon in aria e viene effettuata affidandosi a un dosimetro. Il D.lgs. 101/2020 stabilisce che la concentrazione di radon media annua nei luoghi di lavoro non debba superare i 300 Bq/m³.

La valutazione deve essere ripetuta ogni volta che vengono effettuati interventi strutturali a livello di attacco a terra, o di isolamento termico e comunque, ogni 8 anni, se il valore di concentrazione è inferiore a 300 Bq/m³.

Se tale valore risulta superato, è obbligatorio adottare misure correttive per abbassare la concentrazione di radon entro due anni. L’efficacia di queste viene nuovamente valutata:

  • in caso di esito positivo, con abbassamento della concentrazione al di sotto della soglia indicata, le misurazioni vengono ripetute ogni 4 anni;
  • in caso di esito negativo risulta necessario effettuare la valutazione delle dosi efficaci annue, tramite un esperto di radioprotezione che rilascia apposita relazione.

La valutazione del rischio radon deve essere inserita nel Documento di Valutazione dei Rischi.

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SEMINARIO CIIP SU DIISOCIANATI E POLIURETANI.

Diisocianati e Poliuretani:
un tema importante”

sala FAST – Piazza Morandi 1 – Milano
mercoledì 20 marzo 2024 – ore 13:30-18:00

Seminario in presenza e online organizzato da CIIP

Il Seminario vuole approfondire ulteriormente quanto già affermato nel documento che troverete sul sito CIIP (per aprire la pagina correlata clicca qui), soprattutto su i temi della concreta applicazione, della sorveglianza sanitaria, delle soluzioni e alternative.


PROGRAMMA

13.30 registrazione partecipanti in presenza

14.00 Introduzione Norberto Canciani, coordinatore Gruppo Formazione CIIP

14.10-14.40 “Presentazione del Documento CIIP: punti salienti e problematiche aperte” a cura di Carlo Sala, coordinatore Gruppo di Lavoro CIIP su Rischio Chimico

14.40 -15.00 “Dalla Restrizione 74 REACH agli interventi per la salute e sicurezza” Gianandrea Gino, Igienista occupazionale Sirt- Milano

15.00 -15.20 “Rischi per la salute, sorveglianza sanitaria, dati epidemiologici” Stefano Biancini, medico competente ANMA

15.20 -15.40 “Diisocianati e metaboliti cancerogeni” Lucia Miligi, Fondazione ISPRO Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica Firenze

15.40-16.10 “Monitoraggio ambientale e biologico dell’esposizione. Stato dell’arte e prospettive future” Monica Gherardi, Responsabile Laboratorio Rischio Agenti Chimici INAIL e Giovanna Tranfo Direttore Struttura: Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale INAIL

16.10- 16.30 “Approccio REACH OSH tra Regolamento di isocianati e applicazione del DL 81/2008” a cura di Celsino Govoni. Gruppo Tecnico Interregionale per la SICUREZZA CHIMICA

16.30 16.50 “L’esperienza operativa delle imprese” a cura di Maurizio Colombo, presidente Comitato Sicurezza Prodotti di Federchimica

16.50 -17.10 “L’esposizione ad isocianati nel settore dell’automotive” Maurizio Coggiola, medico competente

17.10 -18.00 Discussione, brevi interventi, proposte, conclusioni di lavoro

scarica la locandina

Seminario GRATUITO in presenza e online previa iscrizione tramite apposito modulo scaricabile qui
Sarà rilasciato attestato di partecipazione

Per info: segreteria@ciip-consulta.it

BAROMETRO OSH SULLA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO .

da:

Lo strumento di visualizzazione dei dati del barometro SSL è stato aggiornato con nuovi indicatori, offrendo informazioni aggiornate sulla salute e sicurezza sul lavoro (SSL) in tutta Europa. 

In particolare, la sezione previsioni più recente presenta proiezioni quantitative delle tendenze future in materia di occupazione, sulla base delle previsioni sulle competenze del Cedefop.

Inoltre, sono ora disponibili stime sull’onere delle malattie correlate al lavoro dovute a problemi psicosociali, cancro o disturbi muscolo-scheletrici, sulla base degli studi dell’ICOH.

Infine, la nuova sezione Risorse ospita sia le pubblicazioni che le relazioni per paese per un facile accesso.

Consulta tutte le funzionalità dello strumento di visualizzazione dei dati del barometro SSL

VALUTAZIONE DEL RISCHIO NELLE BIOTECNOLOGIE INDUSTRIALI.

da Inail.it

Le biotecnologie industriali, key technologies ad alta trasversalità applicativa, svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo della Bioeconomia, definita dalla Commissione europea come “la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la trasformazione di tali risorse e dei rifiuti della loro produzione in prodotti a valore aggiunto quali alimenti, mangimi, bioprodotti e bioenergia”. In Italia la Bioeconomia si posiziona al terzo posto per valore della produzione, con un output stimato pari a 415,3 miliardi di euro nel 2022 e al secondo posto per occupazione, con circa 2 milioni di addetti. In tale contesto è necessario studiare gli aspetti di salute e sicurezza di processi ed impianti biotech con la definizione di modelli di approccio alla valutazione dei rischi a partire da specifici casi-studio di sperimentazione industriale o preindustriale.

Prodotto: Fact sheetEdizioni: Inail – 2024Disponibilità: Consultabile solo in reteInfo: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

NUOVO PODCAST INAL SUI RISCHI DELL’ INDUSTRIA DEL LEGNO E DEL CUOIO

da Inail.it

È online una nuova puntata della serie di episodi settimanali dedicati alle attività dell’Istituto. Dopo l’appuntamento di venerdì scorso, torniamo a parlare con Alessandro Marinaccio, direttore del laboratorio di Epidemiologia del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale. Con il ricercatore affrontiamo il tema dei tumori naso-sinusali e dell’esposizione al rischio nei settori della lavorazione del legno e del cuoio

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ROMA – Un nuovo appuntamento con Inail news podcast, il programma settimanale dedicato alle attività dell’Istituto su salute e sicurezza sul lavoro. Dopo l’episodio di venerdì scorso sul ruolo della sorveglianza epidemiologica in funzione di controllo delle malattie professionali, nella puntata online da oggi sul portale Inail e sulle principali piattaforme di podcasting affrontiamo il tema dei tumori naso-sinusali e dell’esposizione al rischio nei settori della lavorazione del legno e del cuoio. Ne parliamo con Alessandro Marinaccio, direttore del laboratorio di Epidemiologia del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale.

A rischio i lavoratori del legno e del cuoio. “I tumori naso sinusali sono una patologia rara – osserva Marinaccio. Si stima che dal punto di vista epidemiologico l’incidenza, cioè il numero di nuovi casi, è di circa un caso ogni 100.000 residenti, quindi una patologia molto rara nella popolazione generale. Ma nei gruppi di lavoratori esposti, non è così: in particolare si verifica un’incidenza molto alta tra i lavoratori dell’industria, della lavorazione del legno e della lavorazione del cuoio. Quindi, in queste categorie ha una grande rilevanza dal punto di vista epidemiologico, sociale e occupazionale”. “L’inalazione di polveri di legno duro e di polveri di cuoio può essere causa della malattia – continua il ricercatore. Questo significa che questa patologia colpisce soprattutto nei gruppi di lavoratori esposti a questi agenti cancerogeni. È un tema importante perché generalmente il legno viene vissuto nella consapevolezza collettiva, e anche nella consapevolezza dei lavoratori come un materiale sano e naturale appunto”.

Il ruolo del Registro Nazionale istituito presso l’Inail. Il decreto legislativo 81/2008 attribuisce all’Inail la sorveglianza epidemiologica dei tumori naso-sinusali, attraverso il Registro nazionale dei tumori Naso-sinusali (ReNaTuns), articolato su base regionale. L’archivio del Registro, ad oggi, comprende oltre 2900 casi rilevati dalla rete delle Regioni coinvolte nel progetto. Nel corso della puntata Marinaccio spiega come l’attività di sorveglianza epidemiologica attuata da Inail attraverso il Registro, che promuove una ricerca attiva dei casi, possa essere utile non solo ai fini della ricerca, ma soprattutto per la prevenzione di questo tipo di malattia professionale. Di questo si è parlato anche nel “Seminario di presentazione dei risultati del progetto di sviluppo della rete del Registro Nazionale dei Tumori Naso-sinusali”, che si è tenuto il 24 gennaio 2024 presso la sede Inail di Via IV Novembre a Roma.

INQUINAMENTO DA ARSENICO INORGANICO

da amblav.it

In base alle conclusioni dell’ultima valutazione del rischio da arsenico inorganico effettuata dall’EFSA, l’esposizione dei consumatori attraverso il cibo a questo contaminante desta preoccupazioni per la salute. I riscontri confermano l’esito della precedente valutazione, risalente al 2009, circa i rischi connessi alla presenza di arsenico inorganico negli alimenti.

La Commissione europea ha chiesto all’EFSA di aggiornare la sua valutazione sull’arsenico inorganico tenendo conto di nuovi studi sui suoi effetti tossici. L’EFSA ha consultato i portatori di interesse esterni in merito al proprio progetto di parere e nella redazione conclusiva del parere ha tenuto conto delle numerose osservazioni pervenute.
L’arsenico è un contaminante largamente diffuso, sia in natura che come risultato di attività dell’uomo, e si presenta in varie forme a seconda della sua struttura chimica. Il parere dell’EFSA verte unicamente sull’arsenico inorganico.

Sono i cibi la principale fonte di esposizione per la popolazione europea in genere. I principali alimenti all’origine dell’esposizione sono il riso e i prodotti a base di esso, i cereali e i prodotti a base di essi. Anche l’acqua potabile contribuisce all’esposizione, benché i tenori in arsenico siano generalmente bassi in Europa.
L’assunzione prolungata di arsenico inorganico è stata associata a una serie di effetti nocivi sulla salute, tra cui alcune forme di cancro. Per la valutazione l’EFSA ha ritenuto l’aumento dell’incidenza di tumori della pelle associati all’esposizione all’arsenico inorganico quale effetto nocivo più rilevante. Gli esperti sono giunti alla conclusione che proteggersi dal cancro della pelle può prevenire anche altri effetti potenzialmente nocivi.

Per valutare sostanze genotossiche e cancerogene presenti accidentalmente nella filiera alimentare, l’EFSA applica il calcolo del cosiddetto margine di esposizione (MOE) per i consumatori ossia il rapporto tra due fattori: il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità ma comunque misurabile e il livello di esposizione di una data popolazione alla sostanza in esame. Un MOE basso corrisponde a un rischio maggiore rispetto a un MOE alto.
Sulla base di dati tratti da studi sull’uomo, un MOE pari o inferiore a 1 corrisponderebbe a un livello di esposizione all’arsenico inorganico collegabile a un aumento del rischio di cancro della pelle.
Negli adulti i MOE si attestano su valori bassi: essi variano tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i forti consumatori. Gli esperti hanno perciò concluso che ciò prospetta un problema per la salute.

L’EFSA sta anche valutando i rischi potenziali legati all’esposizione ad arsenico organico negli alimenti. Al termine di questa valutazione procederà a valutare i possibili rischi derivanti dall’esposizione congiunta sia all’arsenico organico che a quello inorganico presenti negli alimenti.

Fonte: ESFA

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SICUREZZA NELLA SALDATURA : LA NORMA UNI EN ISO 25980.

da amblav.it

Garantire un posto di lavoro sicuro – anche in un settore altamente specializzato – è una priorità per la normazione e la Commissione Saldature e giunzioni permanenti ha di recente recepito un documento ad hoc: la norma UNI EN ISO 25980:2023 “Salute e sicurezza nei processi di saldatura e tecniche connesse – Tende di saldatura trasparenti, strisce e schermi per processi di saldatura ad arco”.

Il documento specifica i requisiti di sicurezza di tende, strisce e schermi trasparenti per saldatura da utilizzare nei luoghi di lavoro in cui si svolge la saldatura ad arco. Esse hanno lo scopo di fornire protezione contro i livelli nocivi di radiazioni ottiche e spruzzi per i lavoratori che si trovano in prossimità dei processi di saldatura ad arco ma non sono coinvolti nella saldatura stessa. Sono destinate a ridurre il fastidioso riverbero dell’arco, ma consentono anche una trasmittanza luminosa sufficiente a permettere la visione dell’area di lavoro retrostante. Le tende trasparenti per saldatura possono essere utilizzate anche in altre applicazioni, purché le emissioni di luce UV e blu siano inferiori a quelle della saldatura ad arco e l’irraggiamento infrarosso trasmesso sia inferiore ai limiti di esposizione applicabili. Sono progettate per essere utilizzate a una distanza di almeno 1 m dall’arco. Tende di saldatura trasparenti, strisce e schermi specificati nel documento non sono destinati a sostituire i filtri di saldatura. Per la visione intenzionale degli archi di saldatura, si utilizzano altri mezzi di protezione (vedi ISO 16321-1 e ISO 16321-2). La norma non è applicabile alla protezione contro le radiazioni laser, per la quale si applica la ISO 19818-1.

All’interno della UNI EN ISO 25980 sono riportati i seguenti riferimenti normativi:

  • ISO 4007 Personal protective equipment – Eye and face protection – Vocabulary;
  • ISO/CIE 11664-1 Colorimetry – Part 1: CIE standard colorimetric observers;
  • ISO/CIE 11664-2 Colorimetry – Part 2: CIE standard illuminants;
  • ISO 18526-2 Eye and face protection – Test methods – Part 2: Physical optical properties;
  • ISO 18526-3 Eye and face protection – Test methods – Part 3: Physical and mechanical properties.

Fonte: UNI

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LA QUALITÀ DELL’ ARIA NEI LUOGHI DI LAVORO

da Inail.it

Disponibile sul portale dell’Inail, il volume offre ai datori di lavoro e ai responsabili dei servizi di prevenzione e protezione uno strumento operativo per individuare e implementare misure di riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti indoor

Qualità dell’aria nei luoghi di lavoro, l’importanza della valutazione per benessere e performance

ROMA – La salubrità dell’ambiente di lavoro costituisce un elemento essenziale per la salute e la sicurezza dei lavoratori. La qualità dell’aria di un determinato luogo, infatti, influisce in maniera preponderante sul benessere delle persone che vi operano, con ripercussioni anche sulle loro performance. A questo tema è dedicato l’opuscolo della Direzione regionale Inail Campania, che offre una panoramica normativa sull’argomento e un’analisi approfondita delle sostanze inquinanti e dei loro effetti sull’uomo, utile all’individuazione di metodologie di valutazione idonee e di misure di prevenzione adeguate. Il documento si riferisce ad ambienti a obiettivo comfort e non a quelli produttivi in cui le concentrazioni di sostanze dannose/pericolose possono costituire un pericolo per la salute dei lavoratori dove il datore di lavoro è tenuto ad eliminare/ridurre il rischio (d.lgs. 81/2008 Titolo IX).

Normative e metodologie di valutazione dell’aria per un ambiente di lavoro sicuro. L’opuscolo rappresenta una risorsa preziosa per datori di lavoro, responsabili della prevenzione e tutti coloro che sono coinvolti nella gestione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Attraverso l’analisi della legislazione tecnica vigente a livello italiano, europeo e internazionale, la pubblicazione offre un’attenta disamina dei metodi di campionamento, di analisi e di valutazione delle caratteristiche dell’aria negli ambienti indoor. Lo studio oltre agli aspetti tecnici e normativi, affronta la questione fondamentale del benessere dei lavoratori e della loro performance in ambienti che, se non adeguatamente gestiti, possono compromettere il risultato delle attività quotidiane.

Sostanze inquinanti: origine e caratteristiche. Il documento contiene un’analisi approfondita sugli inquinanti che possono incidere significativamente sulla salute e sul benessere dei lavoratori che vi entrano in contatto. Particolare attenzione è dedicata alle sostanze di origine antropica, emesse attraverso la traspirazione, la sudorazione o la respirazione e a quelle generate dai materiali edilizi/di arredo e dalle lavorazioni, con un approfondimento su descrittori, soglie di accettabilità e valori limite, contenuti nelle norme tecniche relative. Lo studio illustra anche i dati e le caratteristiche delle sostanze inquinanti, sia gassose che particellari, presenti nell’area esterna, che spesso, attraverso le finestre o per la mancanza di dispositivi specifici, possono transitare nell’ambiente interno di lavoro, pregiudicandone la qualità dell’aria.

Dalle misure di valutazione al miglioramento della qualità dell’aria. La presenza simultanea di sostanze di origine diversa rende complicato e complesso il processo di valutazione della qualità dell’aria nei luoghi di lavoro. In questo senso, l’opuscolo si rivela uno strumento prezioso per coloro che devono individuare e implementare strategie di miglioramento della qualità dell’aria. Nella sezione dedicata, infatti, il fascicolo offre indicazioni dettagliate, differenziate sulla base delle sostanze presenti, sulle misure di prevenzione e sugli interventi di riduzione dell’immissione di inquinanti di origine indoor, integrando le disposizioni della normativa tecnica di riferimento con le analisi scientifiche della letteratura di settore.

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