Monthly Archives: Agosto 2022

L’INQUINAMENTO AUMENTA IL RISCHIO DI INFARTO

Lo rivela uno studio della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e Università Cattolica di Roma, presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc) a Barcellona.

L’inquinamento dell’aria soffoca i vasi del cuore e può provocare l’infarto anche in chi ha coronarie sane, cioè senza placche di arterosclerosi, aumentando fino a 11 volte il rischio di ischemia in chi è più esposto al particolato fine. A dimostrare, per la prima volta, che l’aria inquinata può causare uno spasmo prolungato dei vasi che nutrono il muscolo cardiaco, danneggiando anche quelli ‘puliti’, è uno studio della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e Università Cattolica di Roma, presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc) a Barcellona e pubblicato su ‘Journal of American College of Cardiology’.

La ricerca, firmata Rocco Antonio Montone e Filippo Crea, ha studiato il rischio ‘infarto da aria inquinata’ in chi è più esposto a PM2.5, prodotto soprattutto dai gas di scarico dei veicoli, dimostrando che provoca uno spasmo delle coronarie che ‘taglia’ il flusso di sangue al miocardio, determinando la morte del muscolo cardiaco dovuta allo ‘strozzamento’ dei vasi.

Abbiamo studiato il fenomeno – spiega il dottor Montone, dirigente medico presso l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica del Gemelli – su 287 pazienti, di cui il 56% era affetto da ischemia miocardica cronica in presenza non caratterizzate da placche di aterosclerosi, mentre il 44% aveva addirittura avuto un infarto a coronarie sane. La loro esposizione all’aria inquinata è stata determinata in base al domicilio. Tutti sono stati sottoposti a coronarografia, nel corso della quale è stato effettuato un test ‘provocativo’ all’acetilcolina, che è risultato positivo nel 61%. La positività è risultata molto più frequente in pazienti esposti all’aria inquinata”. “Alla luce dei risultati – conclude il professor Crea, ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare alla Cattolica – limitare l’esposizione all’inquinamento potrebbe ridurre il rischio di eventi cardiovascolari”.

SANITÀ PUBBLICA: PROROGATO LO SMART WORKING KO

da dottnet.it

Dal 1 settembre viene ripristinato l’accordo individuale tra lavoratore e azienda ma, come avviene già adesso, le aziende non dovranno allegare centinaia di accordi.

L’Amministrazione pubblica, in attesa di ulteriori disposizioni legislative, proroga fino al 30 settembre le misure di agevolazione all’utilizzo dello smart working per i dipendenti riconosciuti in condizioni di fragilità nell’ambito della sorveglianza sanitaria eccezionale. Pertanto, si dispone che, fino al prossimo 30 settembre, continuino a fruire dell’esonero totale dai rientri i dipendenti riconosciuti in condizione di fragilità nell’ambito della sorveglianza sanitaria eccezionale, ivi compresi quelli affetti dalle patologie e condizioni individuate dal decreto del Ministro della salute adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2022, n. 11, per i quali il medico competente abbia già acquisito le certificazioni sanitarie prodotte 

Inoltre dal 1 settembre viene ripristinato l’accordo individuale tra lavoratore e azienda ma, come avviene già adesso, le aziende non dovranno allegare centinaia di accordi:  Come nel caso della proroga per i soggetti fragili e per i genitori con figli minori di 14 anni, però, la misura non è ancora definitiva: si attende infatti il via libera del Senato.  Attualmente, ricorda ancora il Sole24Ore, l’opzione dello smart working al 100% è riservata ai lavoratori dipendenti del settore privato, genitori di almeno un figlio/a under 14.  Per avervi accesso, però, è necessario che anche l’altro genitore lavori o che non sia “beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa”  Lo smart working al 100% è riconosciuto, previa valutazione medica, anche ai lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio per via dell’età o delle condizioni di salute. n questo caso l’unica condizione per avervi accesso è che lo smart working al 100% sia compatibile con il tipo di lavoro che viene svolto.