LAVORO

LAVORI IN QUOTA : QUANDO IL PERICOLO È “ALTO” .

fonte: ANFOS

All’interno dell’ampio spazio dedicato ai cantieri temporanei o mobili, il Testo Unico riserva un intero Capo, il secondo, per illustrare le norme relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro in quota.
L’art. 107 definisce i lavori in quota come quelle attività lavorative che espongono il lavoratore al rischio di caduta da una altezza superiore a due metri rispetto ad un piano stabile, ne sono quindi compresi anche le attività di scavo che prevedono profondità superiori a quella sopra indicata.

La sezione II, articoli dal 108 al 111, illustra quindi le disposizioni di carattere generale, precisando che i cantieri in cui siano adibite attività che prevedano lavori in quota debbano essere provvisti di idonee recinzioni per impedire l’accesso ad estranei e che il transito sotto ponti sospesi, scale ed aree simili, deve essere impedito mediante barriere.
L’articolo 111 illustra quindi gli obblighi ascrivibili al Datore di Lavoro, con due precisazioni introduttive di carattere generale:

  1. deve essere data la priorità alle misure di protezione di tipo collettivo rispetto a quelle individuali;
  2. deve essere posta particolare attenzione alle dimensioni e all’ergonomia delle attrezzature di lavoro.

Sulla base di questi due principi si elencano quindi i conseguenti e relativi obblighi
Questi vanno dalle disposizioni sulle attrezzature da adottare quali funi (art. 116), scale (art. 113) e ponteggi (sezioni IV, Ve VI) alla descrizione nel dettaglio delle caratteristiche tecniche che devono possedere, le dimensioni, il posizionamento ed i requisiti di conformità minimi affinché possano essere impiegate. Particolare evidenza viene data ai dispositivi di protezione collettiva anti caduta, specificandone l’obbligo di adozione e l’impossibilità di iniziare una attività in loro assenza.
Tra gli obblighi del Datore di Lavoro, infine, rientrano anche il divieto di far assumere bevande alcoliche e superalcoliche (art. 111, c8) ed il divieto di far effettuare lavori temporanei in quota se le condizioni metereologiche non ne consentono l’esecuzione in sicurezza (art. 111, c9).

Così come già per altre tipologie di rischio, viene data particolare evidenza agli aspetti relativi alla formazione ed informazione dei preposti e dei dirigenti; formazione che assume carattere prioritario in questo ambito, per gli elementi che costituiscono il corretto impiego dei Dispositivi di Protezione Individuali, come descritti nell’art. 115 (assorbitori di energia, dispositivi di ancoraggio, cordini ed imbragature) che devono essere obbligatoriamente utilizzati qualora non sia stato possibile per motivi tecnici adottare idonee misure di protezione collettiva.

Chiudono il Titolo IV due ultime sezioni rispettivamente dedicate alle costruzioni edilizie (sez. VII) e alle demolizioni (sez. VIII), sempre in ottica di voler tutelare i lavoratori dal rischio di cadute dall’alto sono interessanti alcune misure di sicurezza relative per esempio ad alcune lavorazioni speciali (art. 148) ed al divieto di lavorare su muri in demolizione di altezza superiore ai due metri (art. 152).
In tema di edilizia, e di prevenzione sui luoghi di lavoro relativamente al settore in cui si registrano ancora oggi il maggior numero di incidenti sul lavoro, risulta chiaro l’obiettivo del legislatore di voler approfondire in modo esaustivo e dettagliato un aspetto importante come quello della protezione nei lavori in quota, definendo integralmente anche gli aspetti che potrebbero a prima vista apparire più marginali, ma la cui applicazione può invece risultare significativa in termini di riduzione degli infortuni.

fonte : Inail

IL CONTRIBUTO DI INAIL

Online sul portale dell’Istituto, il volume – realizzato dai ricercatori di Dit e Cte – raccoglie i risultati di due importanti seminari svolti al Made di Milano e al Saie di Bologna e offre una panoramica delle diverse problematiche relative alla sicurezza nelle attività di manutenzione sulle coperture degli edifici

Lavorare in quota

ROMA – Tecnici, installatori ed esperti di lavorazioni su tetti e coperture: si rivolge a loro il volume “La sicurezza nei lavori sulle coperture. Sistemi di prevenzione e protezione contro la caduta dall’alto”, realizzato dai ricercatori dell’Inail del dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) e dalla Consulenza tecnica per l’Edilizia (Cte). La pubblicazione – online sul portale dell’Istituto – raccoglie gli atti di due seminari svolti nel 2013 al Made di Milano e al Saie di Bologna: ”Un cantiere sicuro per riqualificare l’esistente – lavori in copertura” e “Lavori su coperture: problematiche, approfondimenti”.

Dalla legislazione ai casi di studio. Ad aprire il manuale un breve excursus sulla legislazione vigente nei lavori in quota e sui dispositivi di protezione. In particolare, ampio spazio è dedicato ai sistemi di ancoraggio utilizzati nelle opere di costruzione, che vengono presentati e descritti attraverso schede illustrative. Oltre a promuovere la cultura della manutenzione, il testo si sofferma anche sulla fase della progettazione, durante la quale vengono spesso sottovalutate le possibili implicazioni di salute e sicurezza nelle fasi successive. Non ultimi, alcuni casi di studio realizzati su diversi edifici dell’Inail e delle tabelle comparative per la valutazione del rischio.

Cadute dall’altro: come procedere in sicurezza. Uno dei capitoli del volume affronta anche l’attuale problema delle cadute dall’alto. “Troppi vanno sui tetti non pensando a quanto possa essere pericoloso – precisa Michele Candido Meschino, ingegnere e coordinatore generale Cte – Il rischio, invece, è alto e aumenta soprattutto perché sottovalutato”. “A volte utilizzare le attrezzature di sicurezza sembra un fastidioso onere in termini di perdita di tempo e così si pensa di poterne fare a meno – aggiunge – In queste circostanze quasi sempre il nemico principale è la fretta e, dopo questa, la sopravvalutazione della propria abilità. Non va trascurato, infine, anche l’aspetto legato a una non adeguata formazione”.

Meschino: “Oltre alle norme anche manutenzioni e controlli”. Tra le finalità dello studio la necessità di fare il punto su un problema che produce numerosi incidenti e sul quale di recente ci sono stati aggiornamenti normativi importanti. “Purtroppo è frequente che ci si metta a norma sulla base di una nuova legge, ma poi non si facciano nel tempo manutenzione e controllo dell’efficienza dei dispositivi, vanificando così l’efficacia degli accorgimenti a suo tempo adottati”, conclude Meschino che sollecita a non dimenticare che “dove vengono fatti più interventi e le condizioni climatiche sono più severe il rischio aumenta notevolmente. Non a caso il 65% degli infortuni avvenuti su tetti e terrazze è concentrato al Nord Italia”.

UNO STUDIO SU ASMA ED IRRITANTI – CORTE COSTANCES.

da OEM.bmj

L’impatto delle esposizioni professionali croniche a sostanze irritanti sull’asma rimane oggetto di discussione. Sono state studiate le associazioni tra esposizioni professionali e asma, con interesse specifico per l’esposizione cronica a sostanze irritanti, inclusi disinfettanti e prodotti per la pulizia (DCP) e solventi.

Metodi Le analisi trasversali hanno incluso 115.540 adulti (55% donne, età media 43 anni, 10% asma attuale) che hanno lavorato all’inclusione nella coorte CONSTANCES basata sulla popolazione francese (2012-2020). L’asma attuale è stata definita dall’asma con sintomi, farmaci o attacchi d’asma (ultimi 12 mesi) e il punteggio dei sintomi dell’asma dalla somma di 5 sintomi respiratori (ultimi 12 mesi). Sia le esposizioni professionali attuali che quelle nel corso della vita sono state valutate mediante la matrice di esposizione lavorativa specifica per l’asma professionale. Le associazioni sono state valutate per genere utilizzando regressioni logistiche e binomiali negative aggiustate per età, abitudine al fumo e indice di massa corporea.

Risultati Nelle donne, sono state osservate associazioni tra asma attuale ed esposizione nel corso della vita a sostanze irritanti (OR 1,05, IC 95% da 1,00 a 1,11), DCP (1,06, IC 95% da 1,00 a 1,12) e solventi (1,06, IC 95% da 0,98 a 1,14). . Negli uomini, solo l’esposizione una tantum ai DCP (1,10, IC 95% da 1,01 a 1,20) era associata all’asma in atto. L’esposizione nel corso della vita a sostanze irritanti è stata associata a un punteggio più elevato dei sintomi dell’asma sia nelle donne (rapporto di punteggio medio: 1,08, IC 95% da 1,05 a 1,11) che negli uomini (1,11, IC 95% da 1,07 a 1,15), in particolare per i DCP (donne: 1,09, 95 % IC da 1,06 a 1,13, uomini: 1,21, IC 95% da 1,15 a 1,27) e solventi (donne 1,14, IC 95% da 1,10 a 1,19, uomini: 1,10, IC 95% da 1,05 a 1,15). Per le esposizioni attuali, non sono state osservate associazioni coerenti con l’asma attuale e il punteggio dei sintomi dell’asma.

Conclusioni Le esposizioni professionali nel corso della vita a sostanze irritanti erano associate all’asma attuale e a un punteggio più elevato dei sintomi dell’asma. Queste esposizioni dovrebbero essere attentamente considerate nella gestione dell’asma.

Link allo studio:

https://oem.bmj.com/content/oemed/81/3/129.full.pdf

https://oem.bmj.com/content/oemed/81/3/129.full.pdf?with-ds=yes

SOSTENIBILITA’ E SICUREZZA 5.0: PODCAST INAIL

da Inail.it

Disponibile una nuova puntata del notiziario audio con l’intervista a Lucina Mercadante, chimica e professionista Inail della Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza. Il tema era stato affrontato anche nel corso del seminario “Salute, sicurezza, sostenibilità: le sfide della quinta rivoluzione industriale” tenutosi a Roma dal 4 al 6 dicembre scorso a Roma.

Inail approda su Spreaker con il suo podcast

ROMA – La sfida nella società 5.0 è riuscire a coniugare la crescita economica con la dimensione sociale e la tutela dell’ambiente. L’uomo torna ad avere un ruolo centrale e l’innovazione tecnologica, grazie alla progressiva acquisizione di competenze per gestirla, diventa uno strumento da utilizzare per affrontare i cambiamenti del mondo del lavoro e l’evoluzione sociale. Questo il tema della nuova puntata di Inail news podcast, disponibile su Spreaker, Apple podcast, Amazon music, Google podcasts, iHeartRadio e Spotify,

Tecnologia e innovazione a servizio della persona. “Questo modello di sviluppo è stato adottato dal Giappone nel 2016” osserva Lucina Mercadante, chimica e professionista Inail della Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza, intervistata nel nuovo episodio del nostro podcast. Nella società 5.0 il benessere delle persone è centrale e, guardando al mondo del lavoro, sottolinea Mercadante “la prospettiva è quella di mettere tecnologia e innovazione a servizio dell’uomo, ovvero la macchina a servizio del lavoratore, non viceversa.”. “È un cambio di paradigma nell’idea del lavoro, perché dobbiamo riproporre dei modelli di business e di governance completamente diversi, in cui il lavoratore deve essere il soggetto su cui investire, non la risorsa cui attingere. Per renderlo molto più competente su determinate tecnologie e su determinati processi”.
Modelli di responsabilità sociale. Nel corso dell’intervista si parla anche di responsabilità sociale e sostenibilità. E Mercadante mostra come esempio una delle attività Inail. “Noi siamo un ente pubblico di carattere non economico, e abbiamo una missione sociale. Quindi cosa facciamo se non perseguire e mettere in piedi dei modelli di responsabilità sociale? Da sempre abbiamo messo al centro della nostra azione l’uomo, il lavoratore. Pensiamo all’infortunio sul lavoro: abbiamo un processo di riabilitazione, un processo di reinserimento sociale, una politica di prevenzione. Un sistema di tutela integrata del lavoratore penso sia esempio efficace di un modello responsabile”.

CRESCERE PER DIVENTARE LEADER

L ‘articolo che segue, tratto da ” il sole24ore” non è solo la recensione di un interessante libro sulla leadership ma parla anche e soprattutto del cuore e dei sentimenti dell’autore che è anche un amico- ndr Alessandro Guerri)

Articolo scritto da Marja Cartia D ‘Asero.

Vi confesso una cosa: ero perplessa. Mi sono chiesta se il mondo avesse veramente bisogno di un altro libro sulla leadership. Se cercate su Google «leadership» avrete milioni di risultati. Il termine «leadership» è sicuramente una parola inflazionata, adoperata – alle volte a sproposito – in molti contesti. Se riflettiamo sui libri focalizzati sulla leadership, ne troviamo a migliaia, divisi in tre categorie.

La prima è concentrata sulle attività del leader, su come il leader debba produrre risultati. L’enfasi è quindi sulla parte tecnica, sugli strumenti, sulle misurazioni. Per questa scuola di pensiero, che definirei «tecnocratica», leadership significa produrre risultati e saperli misurare. Parole chiave: fare, efficienza, efficacia, risultati misurabili ed evidenti. Ci mancherebbe, ma forse non è il punto di partenza per diventare leader.

seconda scuola di pensiero è di stampo umanistico- emotivo: il leader è definito dai comportamenti, dalle qualità umane. Si pensi ad esempio al concetto di intelligenza emotiva di Daniel Goleman, di cui l’autore parla nell’omonimo libro uscito quasi trent’anni fa. Intelligenza emotiva è l’abilità di saper capire e gestire le proprie emozioni, la capacità di avere empatia, ad esempio, per gestire team e organizzazioni. Parole chiave: essere, impatto sugli altri, fiducia, motivazione. Ho sempre avuto un forte interesse per questo approccio, anche se alcune volte – anche qui – con scetticismo. Questo modello di leadership, pur affascinante, alle volte richiede capacità e comportamenti veramente difficili da conquistare e riconciliare. Non è sempre facile, ad esempio, avere una visione strategica di lungo periodo orientata alla crescita mentre bisogna prendere decisioni quotidianamente per contenere i costi. Essere empatici e prendere decisioni dure, difficili.

La terza scuola di pensiero la definirei «hollywoodiana/eroica»: biografie di persone eccezionali che sottintendono: fai come lui/lei e anche tu sarai un leader. Sicuramente queste biografie offrono spunti, storie interessanti, alle volte avvincenti, ma non penso sia possibile fare un copia e incolla della vita di un altro, sperando di ottenere lo stesso risultato.

Erano quindi queste le mie perplessità quando Paolo Gallo mi ha chiesto di leggere il suo libro dandomi la possibilità di contribuire all’edizione inglese ed eventualmente di pubblicarlo in italiano con Il Sole 24 Ore, gruppo multimediale di cui ho l’onore di essere Ceo.

Quando ho letto il libro di Paolo Gallo ho immediatamente capito che non faceva parte delle tre categorie di cui ho appena parlato. L’arte di crescere: 7 passi per diventare leader è veramente un libro diverso dagli altri. Non voglio dire il migliore, semplicemente e sinceramente diverso. Non mi riferisco solo allo stile e al misto di storytelling e discipline come storia, politica, musica, sport, scienza che troverete nel leggerlo. Mi riferisco soprattutto al fatto che questo libro spiega con chiarezza il percorso, i famosi sette passi, per diventare leader. Le parole chiave: crescere, collaborazione, riflessione, imparare, anche da fallimenti e momenti cupi. Domanda chiave: come facciamo a sviluppare pienamente il nostro potenziale? La classica domanda da un milione. In altre parole, questo libro si concentra sulla crescita personale e professionale invece di dire «il leader deve fare o deve essere così» oppure «fai come ha fatto Steve Jobs». Non voglio rovinarvi il piacere della lettura, ma condivido con voi che io mi sono ritrovata nel gioco/passo della gestione della crisi e del reinventarsi, nel rinnovarsi e imparare continuamente. In queste pagine ho capito – con il cuore, non solo con la testa – gli errori che commettiamo, e come impostare e disegnare una fase di vita nuova, come capire la differenza tra cambiamento esterno e trasformazione interna.

L’autore è stato capo del personale in varie organizzazioni ed è executive coach specializzato nell’accompagnare leader e organizzazioni nella loro crescita e trasformazione. E si vede sin dalle prime pagine: ho avuto la sensazione che mi accompagnasse nel mio cammino, con leggerezza, chiarezza, empatia, facendomi alle volte sorridere e spingendomi spesso a riflettere, pensare, ascoltare me stessa. Uno specchio, oltre che un libro.

Mi sono riconosciuta e rivista nei vari passi – nel libro vengono chiamati Giochi – e condivido l’idea che il percorso per diventare leader sia alla fine la storia della propria vita, nell’essere magari contenti ma mai pienamente soddisfatti perché il nostro percorso di crescita non finisce mai.

L’ultima parte del libro mi ha commosso e credo che avrà lo stesso effetto anche per voi. Alla fine della lettura, le mie perplessità sono quindi svanite. Sì, è un libro profondamente diverso, ottimista e utile, per tutti. Valeva la pena pubblicarlo. Credo e spero che possa essere una guida utile e rilevante anche per la vostra crescita personale e professionale come lo è stato per me.

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IL LIBRO E L’AUTORE

Viviamo in un’epoca di trasformazioni dove l’imprevisto e’ la norma e la riflessione sulle priorita’ diventa cruciale sia nel contesto professionale che personale. Per rispondere a questa esigenza di adattamento e crescita, Il Sole 24 Ore presenta in libreria dal 5 aprile e in edicola per un mese da sabato 6 aprile, il volume ‘L’arte di crescere. 7 passi per diventare leader’ di Paolo Gallo, keynote speaker, executive coach e autore. Attraverso sette fasi fondamentali dello sviluppo personale e professionale, in questo libro Paolo Gallo offre una guida pratica e chiara per coloro che desiderano avere un impatto positivo sulle persone, sulle organizzazioni e sugli ambienti che li circondano. Con una vasta esperienza maturata in ruoli di leadership in contesti internazionali, Gallo conduce il lettore in un viaggio trasformativo che mira a garantire una soddisfazione autentica e duratura in ogni aspetto della vita. ‘L’arte di crescere. 7 passi per diventare leader’ fornisce non solo strumenti pratici, ma anche una prospettiva illuminante sulle scelte necessarie per riorientare la vita, la carriera e il rapporto con il mondo circostante. Attraverso la sua narrazione coinvolgente, Gallo incita i lettori a diventare artefici del cambiamento, ad abbracciare l’innovazione e a sviluppare le competenze di leadership necessarie per navigare con successo nel panorama in continua evoluzione del lavoro e dell’apprendimento. Forte di un’ampia esperienza internazionale che include ruoli come Chief Human Resources Officer presso il World Economic Forum di Ginevra, Chief Learning Officer presso la Banca Mondiale a Washington DC e Direttore delle Risorse Umane presso la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo a Londra, l’autore spiega perche’ questo libro puo’ essere utile: ‘Perche’ imparerete a 1- Aprire la finestra osservando attentamente il panorama esterno, sviluppando l’intelligenza contestuale per comprendere meglio il contesto mondiale in rapida evoluzione.

2 – Mettere in discussione le ipotesi superate sfidando le concezioni obsolete sul lavoro, il successo e lo sviluppo personale e professionale. 3 – Acquisire una migliore comprensione di se’ stessi attraverso l’esplorazione dei punti di forza, dei talenti e delle debolezze personali, i lettori possono scoprire chi sono veramente. 4 – Padroneggiare i sette passi del proprio sviluppo attraverso le fasi fondamentali per crescere e diventare leader di se’ stessi e degli altri. 5 – Accettare le crisi e le sconfitte come opportunita’ di reinventarsi trovando la gioia nel processo di cambiamento e crescita personale. 6 – Aumentare il proprio valore professionale per mantenere la rilevanza e l’occupabilita’ nel mondo del lavoro in continua evoluzione.

7 – Divertirsi nel percorso di crescita: il libro che sostiene e stimola il lettore nel proprio sviluppo personale e professionale, offrendo un approccio umile e inclusivo alla riflessione e al cambiamento

LAVORO AGILE DA APRILE 2024 : GUIDA ALLA RICHIESTA ED AI REQUISITI

fonte : Pmi.it articolo originale di Barbara Weisz

Dal primo aprile 2024 non è più prevista alcuna forma di smart working semplificato. Anche le ultime proroghe sul diritto al lavoro agile per genitori di figli fino a 14 anni e dipendenti fragili sono scadute il 31 marzo, per cui sia nel pubblico sia nel privato si torna alle regole ordinarie.

Da aprile 2024 torna ad essere sempre necessario l’accordo individuale fra lavoratore e azienda e restano applicabili i soli criteri di priorità destinati a genitori e caregiver, che però non implicano il diritto automatico allo smart working. Vediamo tutto.

Come richiedere lo smart working da aprile 2024

Lo smart working semplificato sperimentato durante il Covid era scaduto il 31 dicembre 2023 ma erano rimaste alcune eccezioni, esclusivamente nel privato, per i genitori di figli fino a 14 anni e per i lavoratori certificati come fragili, con diritto allo smart working fino al 30 marzo 2024.

Ora, scaduta anche questa deroga, lo smart working nel privato è regolamentato per tutti dalla legge 81/2017,  richiedendo un accordo controfirmato da entrambe le parti ma senza obbligo di attivazione da parte dell’azienda qualora non sia previsto il lavoro agile, diversamente scattano le specifiche disposizioni di legge e aziendali, nonché la priorità per genitori con figli fino a 12 anni (senza limiti di età se con gravi disabilità) oppure per i lavoratori disabili o caregiver.
Nel settore pubblico si seguono invece le indicazioni dei singoli PIAO delle amministrazioni, nel rispetto delle linee guida ministeriali (Direttiva Lavoro Agile nella PA) sulla promozione (ma sempre senza obbligo) del lavoro agile per i pazienti fragili.
Chi ha la priorità per lo smart work
I datori di lavoro che ricevono più richieste di attivazione dello smart working da parte dei dipendenti, se lo utilizzano per policy aziendale, allora devono riconoscere una priorità a colori i quali sono anche genitori con figli fino a 12 anni o di figli disabili, oltre che ai dipendenti essi stessi disabili oppure che prestano assistenza familiare come caregiver.
NB: questa regola è strutturale, ossia permanente. Diversamente da quella scaduta il 31 marzo che riguardava i figli fino a 14 anni nel privato, che però non era una priorità ma un diritto vero e proprio, ora abolito.
Accordo di Lavoro agile: come deve essere formulato
Il riferimento, oltre alla sopra citata legge 81/2017 (che definisce il lavoro agile e stabilisce diritti e doveri delle parti), è anche il “Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile“, firmato da Governo e parti sociali, nel quale sono indicati requisiti e contenuti degli accordi individuali.
L’adesione al lavoro agile, si legge, «avviene su base volontaria ed è subordinata alla sottoscrizione di un accordo individuale, fermo restando il diritto di recesso ivi previsto».
L‘accordo individuale deve essere scritto e firmato da impresa e dipendente e deve contenere i seguenti elementi:
durata dell’accordo, a termine o a tempo indeterminato;
alternanza tra i periodi di lavoro all’interno e all’esterno dei locali aziendali;
luoghi eventualmente esclusi per lo svolgimento della prestazione lavorativa esterna ai locali aziendali;
aspetti relativi all’esecuzione della prestazione lavorativa svolta al di fuori dei locali aziendali, anche con riguardo alle forme di esercizio del potere direttivo del datore di lavoro e alle condotte che possono dar luogo all’applicazione di sanzioni disciplinari nel rispetto della disciplina prevista nei contratti collettivi;
strumenti di lavoro;
tempi di riposo del lavoratore e le misure tecniche e/o organizzative necessarie ad assicurare la disconnessione;
forme e modalità di controllo della prestazione lavorativa all’esterno dei locali aziendali, nel rispetto di quanto previsto da Statuto dei lavoratori e normativa in materia di protezione dei dati personali;
attività formativa eventualmente necessaria per lo svolgimento della prestazione di lavoro in modalità agile;
forme e le modalità di esercizio dei diritti sindacali.

Invio della Comunicazione di smart working al Ministero
Il datore di lavoro deve comunicare l‘attivazione del lavoro agile, entro cinque giorni dall’inizio della prestazione in smart working, utilizzando il portale Servizi Lavoro.
Per le pubbliche amministrazioni e le agenzie di somministrazione la comunicazione va inviata entro il giorno 20 del mese successivo all’inizio della prestazione in modalità agile.
Non è necessario allegare l’accordo individuale (che però deve essere conservato dal datore di lavoro per cinque anni).
Questo adempimento è stato semplificato dall‘articolo 41 bis del dl 73/2022, con regole applicative contenute nel decreto ministeriale 149/2022. Disponibile anche l’applicativo REST per la trasmissione massiva di queste comunicazioni.

XXXVII CONGRESSO ANMA A BOLOGNA IL 23-24-25 MAGGIO

L’EVOLUZIONE DELLA PROFESSIONE DEL MEDICO COMPETENTE FRA ANTICHI TEMI E NUOVI ORIZZONTI

INFORMAZIONI GENERALI

Sede Congressuale e hotel a Bologna

Best Western Plus Tower Hotel – Sala Felsina 2° piano
Viale Ilic Uljanov Lenin, 59
40138 Bologna
Tel: 051 6024111
e-mail: info@towerhotelbologna.com
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INFORMAZIONI SCIENTIFICHE

Il programma scientifico del Congresso è elaborato dal Comitato Scientifico dell’Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti
Programma scientifico avanzato al 5 aprile

SESSIONE POSTER

L’iniziativa si rivolge a tutti coloro che desiderano comunicare il proprio impegno professionale e scientifico, confrontandosi con una platea qualificata, attraverso elaborati che verranno esposti e presentati in sede congressuale in forma di poster.
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ISCRIZIONI

Il Congresso è rivolto a:
◾ Laureati in Medicina e Chirurgia, che svolgono l’attività di Medico Competente (ai sensi dell’art. 38 del D.Lgs. 81/2008)
◾ Specializzandi in Medicina del Lavoro

 Modalità di partecipazione
➤ per effettuare l’iscrizione al Congresso è necessario compilare il modulo in ogni sua parte ed inviarlo alla Segreteria Organizzativa via email a formazione@anma.it entro il 5 maggio 2024
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 Quota di partecipazione
MEDICO COMPETENTE
SOCIO ANMA 2024                 € 220,00          esente IVA

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MEDICO COMPETENTE
NON SOCIO                             € 310,00          esente IVA
non sei ancora socio ANMA 2024? Rinnova o iscriviti qui

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MEDICO SPECIALIZZANDO
SOCIO ANMA 2024                 € 40,00             esente IVA

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 La quota di iscrizione al Congresso comprende:
➤ partecipazione ai Lavori Scientifici, accesso ad aperitivo, coffee break e buffet lunch durante le giornate congressuali
come ormai adottato da molte Società Scientifiche per i loro Congressi, anche il nostro evento sarà indipendente dall’accreditamento ECM, ossia non erogherà Crediti al momento dell’evento. Questi saranno acquisiti dagli iscritti al Congresso tramite FAD successiva, specificatamente loro dedicata ed in forma dialogata e guidata dall’Associazione
➤ la quota di iscrizione al Congresso comprende inoltre il pass per la partecipazione al Corso ECM FAD asincrono, successivo al Congresso che erogherà 22 Crediti. A breve maggiori dettagli.
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MODULO COMPILABILE ISCRIZIONE MEDICO COMPETENTE

MODULO COMPILABILE ISCRIZIONE MEDICO SPECIALIZZANDO

 Segreteria Scientifica e Organizzativa
Giovanni Briatico Vangosa
Benedetta Mesiano
Tel. +39 0331 1521840
formazione@anma.it

 Consulenza marketing e comunicazione
Serena Trincanato
Tel. +39 347 7208074
serena.trincanato@gmail.com

SEMINARIO EPMIES: SOVRACCARICO BIOMECCANICO E PATOLOGIE MUSCOLO-SCHERLETRICHE .

15 giugno 2024 – ore 8.45-18.00
Milano – Sala Pio XII – Via S. Antonio 5
Seminario gratuito a iscrizione obbligatoria

Dopo una assenza di qualche anno, causa epidemia Covid, l’Associazione Scientifica EPMIES quest’anno riprende l’organizzazione del classico seminario dedicato alla diffusione di sempre nuove conoscenze ed esperienze applicative riguardanti la prevenzione e gestione del rischio da sovraccarico biomeccanico.
Il seminario è dedicato principalmente alla presentazione di nuove tecniche per la prevalutazione (ERGOCHECK) e valutazione del rischio in settori che, benchè ad alto impatto sulla salute, per la loro complessità, finiscono per essere trascurati (agricoltura, costruzioni, nettezza urbana, assistenza a domicilio, ecc.). EPMIES coglierà anche l’occasione per presentare novità sulle norme ISO di recente introduzione, senza trascurare i piani Nazionali e Regionali di prevenzione del rischio da sovraccarico biomeccanico.

Per ulteriori informazioni contattare gli organizzatori.

Fonte: EPMIES

Vai al seminario “Sovraccarico biomeccanico e patologie muscoloscheletriche”….

MACCHINE PER CANTIERE E DA COSTRUZIONE

da Inail.it

Partendo dal patrimonio informativo che negli anni l’Istituto ha costituito e dalle competenze maturate nell’espletamento delle attività di accertamento tecnico, il documento raccoglie schede tecniche sulle macchine afferenti al tc 151 macchine per cantiere e costruzione, trattando le più significative non conformità rilevate, al fine di illustrare, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili, e promuovere un miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto nella mission istituzionale.



Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Si – Consultabile anche in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

DL 29/2024 LAVORATORI ANZIANI E TUTELE DELLA SALUTE.

da vegaingeenering.com

Decreto Legislativo n. 29/2024 (c.d. Decreto Anziani), entrato in vigore il 19/03/2024, reca disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, volte a promuovere la dignità e l’autonomia, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della popolazione over 65.

Il provvedimento è finalizzato alla realizzazione degli obiettivi di cui alla Missione 5 (“Inclusione e coesione”), Componente 2 (M5C2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”), del PNRR, inerente alle politiche in favore delle persone anziane.

Vediamo di seguito un approfondimento in merito alle indicazioni per il datore di lavoro che impiega lavoratori anziani contenute nel Decreto Anziani.

COSA SI INTENDE PER PERSONA ANZIANA?

Il D.Lgs. 29/2024 fornisce una definizione per individuare chi sia una persona anziana: si tratta del soggetto che ha compiuto 65 anni.

Per loro il decreto vuole favorire l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone anziane adottando misure per la prevenzione della fragilità e la promozione della salute.

I LAVORATORI ANZIANI: COSA PREVEDE IL DECRETO?

L’articolo 5 del Decreto Anziani prevede misure per la promozione della salute delle persone anziane da attuare nei luoghi di lavoro, al fine di consentire un invecchiamento sano e attivo dei lavoratori.

L’obbligo di assicurare la promozione della salute, l’educazione preventiva e il mantenimento di uno stile di vita sano e attivo per gli anziani spettA al datore di lavoro, che deve adempiere agli obblighi di valutazione dei rischi e controllo sanitario

Il riferimento per il datore di lavoro è ovviamente il D.Lgs. 81/08, tenendo conto del modello di promozione della salute nei luoghi di lavoro, noto come Workplace Health Promotion (WHP) e raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità, coerentemente con le indicazioni contenute nel Piano Nazionale di Prevenzione (PNP). Lo scopo è quello di trasformare l’ambiente di lavoro, mediante idonei cambiamenti organizzativi, in un luogo adatto anche per le persone anziane.

Il datore di lavoro adotta tutte le misure necessarie per supportare gli anziani nel realizzare le loro attività lavorative, anche in parte, in modalità agile, rispettando i CCNL di settore in vigore.

Riportiamo di seguito il testo dell’art. 5 “Misure per la promozione della salute e dell’invecchiamento attivo delle persone anziane da attuare nei luoghi di lavoro” del D.Lgs. 29/2024:

1. Nei luoghi di lavoro, la promozione della salute, la cultura della prevenzione e l’invecchiamento sano e attivo della popolazione anziana sono garantiti dal datore di lavoro attraverso gli obblighi di valutazione dei fattori di rischio e di sorveglianza sanitaria previsti dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, tenendo conto del modello sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro – Workplace Health Promotion (WHP) raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità e delle indicazioni contenute nel PNP, che prevedono l’attivazione di processi e interventi tesi a rendere il luogo di lavoro un ambiente adatto anche alle persone anziane attraverso idonei cambiamenti organizzativi.

2. Il datore di lavoro adotta ogni iniziativa diretta a favorire le persone anziane nello svolgimento, anche parziale, della prestazione lavorativa in modalità agile, nel rispetto della disciplina prevista dai contratti collettivi nazionali di settore vigenti.

IL TEMA DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI CONNESSA ALL’ETÀ DEI LAVORATORI

Come noto, l’art. 28 del D.Lgs. 81/08 già prevede che la valutazione dei rischi venga svolta considerando anche l’età dei lavoratori. Lo stesso articolo infatti indica quanto segue:

La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), […], deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, […], nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi […].

Pertanto, anche alla luce del recente D.Lgs. 29/2024, la valutazione dei rischi dovrà sempre più approfondire le specificità connesse con le differenti età dei lavoratori, indicando le misure di sicurezza, soprattutto di tipo organizzativo, che il datore di lavoro intende adottare per garantire e migliorare la salute e la sicurezza dell’intera forza lavoro. Sarà quindi una valutazione dei rischi attenta all’inclusione di tutti i lavoratori, con l’attivazione di processi e interventi volti a rendere il luogo di lavoro un ambiente adatto anche alle persone anziane.

AI E RISCHIO DI “APOCALISSE OCCUPAZIONALE”

da rainews.it

Florence, Italy – September 12, 2016 : Interior of the Dome of Florence Cathedral in Florence with beautiful painting on September 12, 2016. The painting- The Last Judgment was made by Federico Zuccari in 1579.

La ricerca, pubblicata dal quotidiano britannico The Guardian, conferma i timori che hanno portato a cercare immediati protocolli, scatenare forum e organizzare dibattiti in tutto il mondo: il Parlamento europeo, ad esempio, ha già approvato il 13 marzo scorso una legge sull’Ai per garantire sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali pur promuovendo l’innovazione.

In Gran Bretagna, fuori dall’Europa dopo il referendum sulla Brexit del giugno 2016, quasi 8 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi a causa dell’intelligenza artificiale in una “APOCALISSE OCCUPAZIONALE”: le donne, i lavoratori più giovani e quelli con salari più bassi sono quelli maggiormente a rischio a causa dell’automazione. A scriverlo nero su bianco l’Institute for Public Policy Research’ (IPPR).

Il rapporto spiega che, analizzando lo scenario peggiore, i lavori più esposti nei prossimi 5 anni sarebbero quelli di primo ingresso, del  part-time e quelli amministrativi. Il think tank ha avvertito che il Regno Unito si trova ad affrontare un momento di “porte scorrevoli” poiché un numero crescente di aziende adotta tecnologie di intelligenza artificiale generativa – in grado di leggere e creare testo, dati e codice software – per automatizzare le attività quotidiane sul posto di lavoro.

In realtà il processo di automazione è già iniziato e attualmente la prima ondata di adozione dell’intelligenza artificiale sta mettendo a rischio molti posti di lavoro poiché un numero crescente di aziende introduce la tecnologia. Tuttavia, una seconda ondata potrebbe portare all’automazione di più posti di lavoro in un contesto di rapidi progressi nell’intelligenza artificiale. 

Gli esperti hanno analizzato 22.000 attività nell’economia che coprono ogni tipo di lavoro, affermando che l’11% delle attività attualmente svolte dai lavoratori sono a rischio. Questa cifra potrebbe, tuttavia, aumentare fino al 59%. Le attività cognitive di routine, tra cui la gestione dei database, la pianificazione e l’inventario, sono già a rischio, con il potenziale di sostituire i lavori entry level e part-time nel lavoro di segreteria, nell’amministrazione e nei servizi ai clienti. Tuttavia, la seconda ondata di adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe avere un impatto sulle attività non di routine che coinvolgono la creazione di database, il copywriting e la progettazione grafica, che influenzerebbero posti di lavoro sempre più remunerativi.

le donne, secondo lInstitute for Public Policy Research’sarebbero significativamente più colpite, poiché “hanno maggiori probabilità di lavorare nelle occupazioni più esposte, come le attività di segreteria e amministrative”. 

L’allarme è stato lanciato e si può fare qualcosa: il think tank ha affermato che non è ancora troppo tardi e l’azione del governo potrebbe prevenire l’“apocalisse occupazionale” e aiutare a sfruttare il potere dell’intelligenza artificiale per stimolare la crescita economica e aumentare gli standard di vita.