INCENDIO

XXIII SALONE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO – BOLOGNA 10-12 OTTOBRE 2023

La 23esima edizione di Ambiente Lavoro, manifestazione di riferimento per chi si occupa di salute e sicurezza sul lavoro, si terrà a Bologna dal 10 al 12 ottobre 2023, e oltre ad una sezione espositiva offrirà un vasto programma di iniziative dedicate all’aggiornamento e al confronto fra professionisti. L’edizione di quest’anno riserverà particolare attenzione alle connessioni tra la tutela della salute sul posto di lavoro, le politiche ambientali e la sostenibilità aziendale per attuare politiche prevenzionistiche davvero efficaci.

Tanti sono gli espositori ed i seminari dedicati alla sicurezza sul lavoro . Ambiente e Lavoro storica Associazione propone questi interessanti seminari :

La radioprotezione: analisi delle problematiche di esposizione negli ambienti di lavoro. Il D.Lgs. 101/2020 in rapporto agli obblighi del D.Lgs. 81/2008
10 ottobre 2023 – ore 14.30-17.30
Molte sono le novità normative dell’ultimo triennio relative alla protezione in materia di prevenzione e protezione dalle radiazioni ionizzanti, determinate dal D.Lgs. 101/20 e dalle modifiche intervenute con il D.Lgs. 203/22.
Il seminario analizzerà la nuova normativa nazionale di radioprotezione in relazione agli obblighi del D.Lgs. 81/08 e ai problemi legati all’esposizione negli ambienti di lavoro e non solo.
Illustrerà nello specifico il ruolo e le responsabilità di datori di lavoro, dirigenti e preposti; la formazione dei lavoratori; l’uso di idonei dispositivi di protezione individuale; le problematiche relative alla valutazione del rischio da esposizione a sorgenti radioattive e gli aspetti di protezione sanitaria della popolazione.
Concluderà la trattazione un focus sulla gestione dei rifiuti radiologici e delle emergenze radiologiche.

Esposizione occupazionale alle radiazioni non ionizzanti: dai campi statici alle radiazioni ottiche, cosa e come sta cambiando?
11 ottobre 2023 – ore 9.15-13.30
Il seminario, articolato in due sessioni, intende illustrare i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione occupazionale alle radiazioni non ionizzanti – campi elettromagnetici e radiazioni ottiche – il razionale dei limiti di protezione, l’approccio al processo di valutazione del rischio, le metodologie e le procedure di valutazione sulla base della legislazione vigente e dell’evoluzione normativa in atto a seguito dell’innovazione tecnologica e scientifica. Inoltre, relativamente ai contenziosi aventi per oggetto il possibile nesso causale tra esposizione a sorgenti di campi elettromagnetici in ambito lavorativo e insorgenza di effetti a lungo termine, si intende illustrare la panoramica della giurisprudenza.
Anche per le radiazioni ottiche un’attenzione particolare sarà prestata nell’approccio alla valutazione del rischio in tutte quelle realtà occupazionali “dimenticate” dalla normativa ma rappresentanti, per numero di esposti e dosi sperimentate dai lavoratori, una possibile fonte di nuovi contenziosi tra le parti coinvolte.

Tecnostress: conoscere il fenomeno per gestirlo in sicurezza
11 ottobre 2023 – ore 14.30-17.30
Da tempo il rischio tecnostress stava gradualmente affiorando nella sua peculiarità, ma è nell’emergenza della pandemia, con il massiccio ricorso al lavoro a distanza, che è emerso con forza. Evidenziandosi come rischio ben più significativo di quanto percepito solo fino a poco tempo prima. Le trasformazioni digitali in corso e le relative modificazioni dell’organizzazione del lavoro, nell’uso e abuso di tecnologie, configurano una situazione che sviluppa modalità lavorative nelle quali si genera il rischio tecnostress. Il fenomeno è frequentemente individualizzato, senza diventare questione “sociale”. Il rischio rimane così circoscritto nella comprensione della persona. Vi è inoltre una dimensione culturale che contrasta quella della sicurezza e salute nel lavoro. L’obiettivo è perciò conoscere e riconoscere il fenomeno e le sue specificità, nelle dimensioni che assume e nelle sue conseguenze, e cercare di tratteggiare le azioni di prevenzione possibili.
Questo convegno vuole dare una panoramica del tecnostress e fornire alcune indicazioni sulla direzione di marcia immaginabile per la eliminazione, riduzione e gestione di questo rischio.

Da rifiuti a risorse. La simbiosi industriale: patti territoriali per l’economia circolare
12 ottobre 2023 – ore 9.30-13.30
La simbiosi industriale, attraverso il trasferimento di risorse di scarto in esubero o sottoutilizzate da un’industria ad un’altra e da un settore industriale ad un altro, consente di conseguire benefici economici e ambientali derivanti dal mancato smaltimento dei rifiuti e dal consumo evitato di risorse primarie.
La simbiosi industriale è uno strumento utile di pianificazione territoriale per la valorizzazione locale delle risorse, indubbio fattore di eco-innovazione e di arricchimento per il territorio.
In un’ottica di gestione delle aree industriali diventa, inoltre, uno strumento imprescindibile per garantire un uso più efficiente delle risorse e per innescare le condizioni di competitività territoriale ed economica.
Il seminario approfondirà il ruolo del territorio a supporto dei processi di simbiosi industriale e di economia circolare, che coinvolgerà sempre di più le aziende e i consumatori, a partire da una esperienza concreta che si sta sviluppando nella provincia di Varese.

Le preiscrizioni ai seminari saranno raccolte a partire dal mese di settembre.

Fonte: Associazione Ambiente e Lavoro

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CATALOGO DIGITALE DI AMBIENTE E LAVORO 2023

Benvenuto all’interno del catalogo digitale di Ambiente Lavoro 2023.

Potrai consultare consultare la lista degli espositori,  prodotti presentati dalle aziende e il programma convegni 2023.

Elenco Espositori »Programma Convegni »

Ambiente Lavoro è l’appuntamento più importante per tutte le aziende che si occupano di sicurezza nei luoghi di lavoro.

LA PREVENZIONE INCENDI NELLE ATTIVITÀ RICETTIVE TURISTICO ALBERGHIERE.

da inail.it

Nella presente pubblicazione viene affrontata la progettazione di un’attività ricettiva turistico-alberghiera, utilizzandone e confrontandone gli esiti risultanti, sia mediante il d.m. 9 aprile 1994 (regola tecnica verticale tradizionale pre Codice) che secondo la V.5, “nuova” regola tecnica verticale, che integra, in base alle proprie specificità, le imprescindibili e ineludibili indicazioni fornite dalla regola tecnica orizzontale costituita dal Codice.

Immagine Prevenzione incendi per attività ricettive turistico-alberghiere

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail 2023
Disponibilità: Si – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LA NUOVA PREVENZIONE INCENDI NEI LUOGHI DI LAVORO

da Inail.it

Tale documento è stato sviluppato al fine di tenere il passo con l’evoluzione normativa che negli ultimi anni ha caratterizzato tutto il settore della prevenzione incendi, soprattutto a seguito dell’emanazione del d.m. 3 agosto 2015 “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. 8 marzo 2006, n. 139”, meglio noto come “Codice di prevenzione incendi”.

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Inoltre, sono stati sviluppati alcuni contenuti per facilitare il recepimento delle modifiche legislative che hanno riguardato il d.m. 10 marzo 1998; revisione che, fondamentalmente, ha riguardato l’adozione di una metodologia di progettazione della sicurezza antincendio basata sull’approccio prestazionale.


Prodotto: opuscolo
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

PREVENZIONE DEGLI INCENDI NELLE AUTORIMESSE.

da Inail.it

Nella presente pubblicazione viene affrontata la progettazione di un’attività adibita ad autorimessa, utilizzando e confrontandone gli esiti risultanti, sia mediante l’ormai abrogato d.m. 1 febbraio 1986 (regola tecnica verticale tradizionale pre Codice) che secondo la V.6, “nuova” regola tecnica verticale, che integra, in base alle proprie specificità, le imprescindibili e ineludibili indicazioni fornite dalla regola tecnica orizzontale costituita dal Codice.

Immagine Prevenzione incendi per attività di autorimesse

Inoltre, nell’appendice si prevede che nell’autorimessa siano presenti veicoli elettrici e alimentati da combustibili alternativi, con lo scopo di evidenziare come possano cambiare la valutazione del rischio e l’attribuzione dei livelli di prestazione delle misure della strategia antincendio.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail 2023
Disponibilità: consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LA PREVENZIONE INCENDI NEGLI UFFICI.

da Inail.it

Nella presente pubblicazione viene affrontata la progettazione di un’attività adibita ad uffici, utilizzando e confrontandone gli esiti risultanti, sia mediante il d.m. 22 febbraio 2006 (regola tecnica verticale tradizionale pre Codice) che secondo la V.4, “nuova” regola tecnica verticale, che integra, in base alle proprie specificità, le imprescindibili e ineludibili indicazioni fornite dalla regola tecnica orizzontale costituita dal Codice.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail 2022
Disponibilità: Momentaneamente consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

CHE COS’È UN BCP BUSINNESS CONTINUITY PLAN.

da ibm.com

Cosa è un business continuity plan?

Un business continuity plan è un documento che delinea come un’azienda continuerà ad operare durante un’interruzione non pianificata del servizio. È più completo di un piano di disaster recovery e comprende piani di emergenza per i processi aziendali, i beni, le risorse umane e i partner commerciali – ogni aspetto del business che potrebbe essere colpito.

I piani contengono tipicamente una checklist che include le forniture e le apparecchiature, il backup dei dati e le ubicazioni del sito di backup. I piani possono anche identificare gli amministratori del piano e includere informazioni di contatto per i soccorritori di emergenza, il personale principale e i fornitori di siti di backup. I piani possono fornire strategie dettagliate su come salvaguardare le operazioni commerciali dalle interruzioni sia a breve che a lungo termine.

Un componente fondamentale di un BCP è un piano di disaster recovery che include le strategie per gestire le interruzioni IT su reti, server, personal computer e dispositivi mobili. Il piano riguarda la possibilità di ristabilire la produttività degli uffici e il software aziendale in modo che le esigenze aziendali principali possano essere soddisfatte. Nel piano è necessario delineare i workaround manuali richiesti per far sì che le operazioni possano continuare fino al ripristino dei sistemi informatici.

Esistono tre aspetti principali in un piano di business continuity per le applicazioni e i processi fondamentali:

  • Elevata disponibilità: predisporre la capacità e i processi affinché un’azienda disponga dell’accesso alle applicazioni indipendentemente dai guasti locali. Questi guasti possono presentarsi nei processi aziendali, nelle strutture fisiche o nell’hardware o software IT.
  • Attività continue: salvaguardare la capacità di mantenere il funzionamento durante un’interruzione, così come durante le operazioni pianificate quali i backup programmati o la manutenzione programmata.
  • Disaster recovery: determinare una strategia di ripristino per un centro dati in un sito diverso se un disastro dovesse distruggere il sito principale o dovesse renderlo inutilizzabile.

Evoluzione dei business continuity plan

La pianificazione della continuità operativa è emersa dalla pianificazione del disaster recovery nei primi anni ’70. Le organizzazioni finanziarie, come le banche e le compagnie di assicurazione, hanno investito in siti alternativi. I nastri di backup erano conservati in siti protetti lontano dai computer. Gli sforzi di recupero sono stati quasi sempre innescati a seguito di un incendio, un’inondazione, una tempesta o altre devastazioni. Gli anni ’80 hanno visto la crescita di siti commerciali di recupero che offrivano servizi informatici su base condivisa, ma la priorità era ancora solo il recupero informatico.

Gli anni ’90 hanno portato un forte aumento della globalizzazione aziendale e la pervasività dell’accesso ai dati. Le aziende pensavano al di là del disaster recovery e in modo più olistico all’intero processo di business continuity. Le aziende si sono rese conto che senza un accurato piano di business continuity avrebbero potuto perdere clienti e vantaggio competitivo. Allo stesso tempo, la pianificazione della business continuity stava diventando più complessa perché doveva tenere in considerazione architetture applicative come applicazioni distribuite, elaborazione distribuita, dati distribuiti e ambienti informatici ibridi.

Le organizzazioni oggi sono sempre più consapevoli della loro vulnerabilità nei confronti degli attacchi informatici che possono paralizzare un business o distruggere permanentemente i relativi sistemi IT. Inoltre, la trasformazione digitale e l’iperconvergenza creano porte d’accesso involontarie a rischi, vulnerabilità, attacchi e fallimenti. I piani di business continuity devono includere una strategia di resilienza informatica che può aiutare un’azienda a resistere a incidenti informatici dirompenti. I piani tipicamente includono modi per difendersi da questi rischi, proteggere le applicazioni e i dati critici e riprendersi da una violazione o da un fallimento in un modo controllato e misurabile.

Esiste anche un problema relativo ai volumi di dati in rapida crescita. Applicazioni come il supporto decisionale, il data warehousing, il data mining e la gestione delle risorse dei clienti possono richiedere investimenti notevoli nello storage online.

Il ripristino dei dati non si presta più a un approccio unidimensionale. La complessa infrastruttura IT della maggior parte delle installazioni ha superato la capacità della maggior parte dei negozi di rispondere nel modo in cui lo facevano solo pochi anni fa. Alcuni studi di ricerca hanno dimostrato che senza un’adeguata pianificazione, le aziende che in qualche modo si sono riprese da un evento disastroso immediato spesso non sono sopravvissute a lungo.

LA PROGETTAZIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO1 settembre 2021

da inail.it

L’emanazione dei tre decreti, d.m. 1 settembre 2021, d.m. 2 settembre 2021, e d.m. 3 settembre 2021, conduce al definitivo superamento del d.m. 10 marzo 1998 che ha segnato un’epoca della prevenzione incendi, rappresentando il pincipale strumento normativo per la valutazione dei rischi d’incendio nei luoghi di lavoro.

Immagine Progettazione della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro

Ora, in conseguenza della rilevante evoluzione normativa che negli ultimi anni ha caratterizzato il settore della prevenzione incendi, soprattutto a seguito dell’emanazione del Codice di prevenzione incendi, si è reso necessario allineare i contenuti del d.m. 10 marzo 1998 al nuovo corso basato, fondamentalmente, sull’approccio prestazionale per la pogettazione della sicurezza antincendi.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Momentaneamente consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL RISCHIO ESPLOSIVO IN GALVANICA

Nel settore trattamenti la frequenza del rischio di esplosione è fortunatamente bassa. Quello che preoccupa, però, è la magnitudo del rischio, ed è per questo che è doveroso affrontare il problema.

Nelle nostre galvaniche prevalentemente zincature, nichelature e cromature non ci dovrebbero essere grossi problemi di rischio da esplosione. In effetti nella mia frequentazione oramai sessantennale delle officine galvaniche gli unici botti frequenti che ricordo e che mi impressionavano da bambino erano quelli provocati ad arte dall’operatore galvanico per “schiumare” la sgrassatura.

Il rischio di esplosione da polveri

Non mi permetto valutazioni sul settore dell’alluminio, la sola presenza di tale materiale e quindi la possibilità che sia presente in polvere (con alta facilità di incendio ed esplosione) imporrà certo cautele specifiche. Nel mio corso “approccio globale alla valutazione del rischio” mi permetto di citare il fatto che nell’area Verbania-Cusio-Ossola, dove si producevano circa 60.000 caffettiere di alluminio al giorno ed una conseguente produzione stimata giornaliera di 540 Kg di polveri d’alluminio, si sono verificati nel periodo 1990-2001 sei incidenti esplosivi con 2 morti e 16 feriti. Al riguardo rimando gli interessati al non recente, ma ancora ben utile, opuscolo edito nel maggio 2001 sotto l’egida della Regione Piemonte: “Esplosioni da polveri nei processi di finitura di manufatti in alluminio e leghe nella realtà produttiva ASL 14 VCO: analisi del rischio e misure di prevenzione”, pubblicazione a cura del dipartimento Prevenzione dello Spresal e di CNR FIRGET. Nel suo prologo il Dott. Mario Valpreda diceva: “Le polveri di alluminio che si liberano durante le operazioni di pulitura dei metalli possono causare esplosioni. Sembra un’evenienza rara, ma l’esperienza dimostra che l’area del rischio è ampia”.

L’area dei trattamenti superficiali e molto ampia, non si smette mai di imparare cose nuove in questo settore fatto sì di terzisti “generalisti” ma anche di tante nicchie ultraspecializzate. È impossibile quindi conoscere tutto quello che avviene in queste molteplici e spesso piccole o addirittura microaziende. Quello che mi preme qui ricordare è che le polveri in generale possono comportare il rischio di esplosione e per sottolineare quanto questo sia vero cito tra i casi casi un’altra storica esplosione descritta dal perito incaricato dalla Reale Accademia delle Scienze di Torino nel 1785, il conte Carlo Ludovico Morozzo di Bianzè, esplosione avvenuta in un modesto panificio!

Il primo assunto, quindi, è che qualsiasi materiale solido in forma pulverulenta che sia in grado di bruciare in aria può causare un’esplosione di intensità tanto più violenta quanto più sottile sia la sua granulometria.

Il secondo assunto da tener ben presente è quello che ci dice come le polveri combustibili depositatesi in strati possono causare un incendio che può degenerare in esplosione quando lo strato si disperde in aria creando una nube.

Le polveri possono così dar luogo a 2 fenomeni:
– esplosione primaria;
– esplosioni secondarie: le polveri sollevatesi dall’esplosione primaria causano a loro
volta una reazione esplosiva

Ne consegue che ognuno nella sua officina deve valutare il pericolo di accumulo e stratificazione di polveri e provvedere con mezzi idonei alla loro rimozione in sicurezza. Se poi le polveri sono destinate ad impianti di captazione è bene che questi incorporino le dotazioni necessarie a evitare detonazioni o deflagrazioni che debbono essere certificate e munite dell’apposito marchio europeo.

Il rischio da esplosioni “chimiche”

Riprendendo quanto detto a proposito delle nostre galvaniche, in generale non dovrebbero essere presenti sostanze che espongono al rischio di formazione di miscele esplosive. Il galvanico è l’ultimo della sua filiera, spesso si trova ad affrontare i problemi causati da tutti coloro che l’hanno preceduto nella manifattura dell’oggetto che lui è chiamato a rifinire per renderlo vendibile. Se è stato usato un olio o della pasta abrasiva di scarsa qualità, se il saldatore ha spruzzato un prodotto che vetrifica o se la saldatura è stata eseguita in modo particolarmente creativo, se il materiale è sbagliato… il galvanico si ritrova la patata bollente tra le mani. Non di rado capita che il suo consulente chimico suggerisca di risolvere il problema introducendo qualche acido particolarmente forte o qualche nuovo “prodottino”.

Normalmente ciò avviene per quantità modeste ma abbiamo visto cosa succede al nostro Bobby con soli 130 galloni, anche andassimo a 13, in scala 10 a 1, non si dovrebbe comunque scherzare. Quindi fare particolare attenzione alle nuove sostanze introdotte anche solo sperimentalmente, analizzare bene la scheda di sicurezza, verificarne la volatilità e considerare la presenza di sostanze che ora andiamo ad elencare. In particolare, evitare di formare miscele contenenti NH3, O2 e NOx che possono dar luogo a formazione di nitrato d’ammonio che è esplosivo.

Anche i perossidi possono reagire violentemente, vi è un caso segnalato nel registro europeo degli incidenti rilevanti e-MARS accaduto nel reparto depurazioni di una galvanica, in questo caso la reazione non ha dato luogo ad una esplosione ma poco ci mancava. La stabilità termodinamica delle sostanze dipende dalla loro composizione e, più precisamente, dalla presenza nella loro molecola di taluni “gruppi funzionali”. Le “sostanze termodinamicamente instabili” sono ben descritte nell’apposito quaderno reperibile sul sito dell’Inail e sono:

derivati dell’acetilene
– azo-composti
– perossidi
– ozonuri
– triazeni
– epossidi
– nitroalcani
– nitroso composti
– nitrati di composti ossidrilici (per esempio TNT)
– fulminati
– nitriti organici
– sali di idrossilammonio
– perclorati organici
– cloriti, clorati

La reazione chimica tra acido fluoborico (o altri acidi forti) e metalli comporta la formazione di idrogeno gassoso che è infiammabile ed esplosivo. Nell’e-MARS abbiamo un caso in galvanica di violenta reazione con sviluppo di gas tra acido nitrico e ferro. In tal senso l’acido nitrico è una brutta bestia con molti metalli (zinco, ferro, rame, magnesio) tranne l’alluminio. Anche per questa segnalazione non vi è stata fortunatamente esplosione, ma molti operai sono stati messi sotto osservazione dopo essere stati esposti alle esalazioni. L’acido nitrico è anche in grado di reagire violentemente con sostanze chimiche organiche causando pericolo di incendi e esplosioni.

Ricordiamo poi la regola fondamentale ”mai dare da bere agli acidi” l’aggiunta di acqua può accelerare reazioni ad esempio tra acido solforico concentrato con ferro, alluminio e magnesio.

Per lo zinco in polvere la reazione è diretta. Oltre alla sostanza anche la forma è importante: se aumenta la superficie di scambio (polveri metalliche invece di metallo massivo) anche la reazione sarà più violenta. La stessa reazione accade fra basi forti (sodio idrossido o idrossido di ammonio) e metalli.

Il rischio da esplosioni “fisiche”

Le esplosioni fisiche si verificano quando quantità rilevanti di liquido vaporizzano istantaneamente per ebollizione, con un grande aumento di volume.

Ricordiamo il fenomeno dei BLEVE, Boiling Liquid Expanding Vapour Explosion. Esempi significativi di BLEVE si possono avere a seguito della brusca rottura di recipienti contenenti, per esempio, GPL, metano, etilene, propano, ammoniaca, cloro, anidride solforosa mantenuti liquefatti sotto pressione, oppure liquefatti e mantenuti a pressione atmosferica a bassa temperatura, per esempio ossigeno o azoto liquido. La rottura di bombole può causare una esplosione fisica, con proiezione a distanza di frammenti.

Da evitarsi il versamento in acqua di metallo fuso come alluminio o ferro. Il vapore si sviluppa con grande rapidità, proiettando liquido e generando onde d’urto, pericolose anche a notevole distanza. Anche qui si può approfondire consultando l’allegato presente nello stesso sito dell’Inail dove potete vedere citati anche altri fenomeni quali il “Boil Over” e la “decomposizione esplosiva” di determinati materiali.

La zona di ricarica delle batterie

Vale la pena ricordare una delle zone a rischio di esplosione che è presente abbastanza ubiquitariamente nei diversi settori produttivi: la zona di ricarica delle batterie dei carrelli elevatori, dei semoventi elettrici e/o di accumulatori. Credo che anche questo fenomeno esplosivo non sia poi così frequente visto che le moderne apparecchiature di ricarica dovrebbero essere munite di dispositivi di sicurezza che “staccano” al raggiungimento della carica ottimale. In effetti l’elettrolisi dell’acqua della batteria porta ad emissioni di idrogeno, se questo raggiunge la percentuale del 4 % si ottiene una atmosfera potenzialmente esplosiva. La massima emissione di idrogeno avviene quando la batteria è completamente carica, in questa situazione l’energia che forniamo viene tutta utilizzata in elettrolisi. Quindi evitare di porre sotto carica quando non c’è la necessità è un primo ovvio consiglio. Assicurarsi che il caricabatterie interrompa l’alimentazione al raggiungimento dell’obbiettivo è altrettanto ovvio. Quello che si deve attuare in prevenzione è posizionare tale zona in una parte coperta ma ben ventilata evitando così l’accumulo di gas che porti alla formazione di una atmosfera esplosiva. Una buona ventilazione naturale assicurerà una grande riduzione del rischio. Se ciò non fosse possibile si dovrà intervenire con un buon sistema di ventilazione forzata nell’area.

articolo originale

di Lorenzo Dalla Torre tratto da meccanicanews.com

LE NUOVE NORME ANTINCENDIO

Tre sono i decreti che riscrivono le norme sulla sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro: il Mini-Codice, il Decreto GSA e il Decreto Controlli.

In particolare, le nuove regole sulla sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro a basso rischio entreranno in vigore il 29 ottobre 2022, cioè un anno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DM 3 settembre 2021 che ha ottenuto il via libera della Commissione Europea.

Roberto Marasi, HSE manager e Consigliere nazionale AiFOS, presenta appunto le grosse novità riguardanti la formazione dei formatori antincendio che entreranno in vigore tra pochi mesi:

LINK: https://aifos.org/home/news/int/interventi_commenti/rivoluzione-antincendio

COME PROTEGGERSI DA INCIDENTI NUCLEARI

da https://healthy.thewom.it/divulgazione/radiazioni-protezione/

Una sostanza è detta radioattiva quando emette radiazioni. La quantità di materiale radioattivo rilasciato nell’ambiente si misura in Curie, mentre la dose di radiazioni ricevuta da una persona si misura in Rem.

Le radiazioni ionizzanti possiedono una quantità di energia sufficiente a danneggiare il DNA e causare la comparsa di tumori, al contrario delle forme di radiazione a bassa energia, non ionizzanti, come la luce visibile e le onde emesse dai cellulare che non danneggiano il DNA e ad oggi non sono ritenute causa di tumori.Simbolo nucleare in verde chiaro

iStock.com/matejmo

CAUSE

Tutti noi, ogni giorno, siamo esposti a quantità minime di radiazioni originate da

  • FONTI NATURALI, AD ESEMPIO DAGLI ELEMENTI PRESENTI NEL SUOLO O DALLA RADIAZIONE COSMICA PROVENIENTE DAL SOLE,
  • FONTI ARTIFICIALI, COME AD ESEMPIO GLI ELETTRODOMESTICI (AD ESEMPIO I VECCHI TELEVISORI A TUBO CATODICO), LE APPARECCHIATURE MEDICHE (GLI STRUMENTI RADIOGRAFICI, ALCUNI ESAMI DIAGNOSTICI E ALCUNE TERAPIE) ED I TEST NUCLEARI.

La quantità di radiazioni a cui siamo normalmente e quotidianamente esposti è minima, al contrario di quanto succede durante le emergenze radioattive (pensiamo per esempio agli incidenti nucleari o agli attentati terroristici), che potrebbero esporre le persone a dosi anche molto maggiori, a seconda della gravità dell’incidente.

Gli scienziati stimano che, in media, negli Stati Uniti ogni persona riceva una dose di circa due terzi di Rem all’anno: la metà circa dell’esposizione è provocata da fonti naturali, mentre la restante metà deriva soprattutto da apparecchiature mediche.

La parola contaminazione si riferisce al materiale radioattivo depositato in zone dove non dovrebbe essere, ad esempio su un oggetto o sulla pelle di una persona.

L’espressione contaminazione interna è riferita al materiale radioattivo che penetra nell’organismo attraverso

  • RESPIRAZIONE,
  • ALIMENTAZIONE,
  • ASSUNZIONE DI LIQUIDI,
  • FERITE,
  • ALCUNE FORME DI RADIOTERAPIA (IN CUI LA CONTAMINAZIONE È VOLUTA).

L’esposizione si verifica quando l’energia delle radiazioni penetra nell’organismo, ad esempio durante le radiografie si è esposti alle radiazioni ma non si diventa radioattivi.

SINTOMI

Le radiazioni possono danneggiare l’organismo in molti modi diversi e gli effetti avversi sulla salute derivanti dall’esposizione possono passare inosservati anche per molti anni.

I danni dovuti all’esposizione alle radiazioni possono essere

  • LIEVI, COME UN SEMPLICE ARROSSAMENTO DELLA PELLE,
  • GRAVI, AD ESEMPIO LA FORMAZIONE DI UN TUMORE E IL DECESSO.

L’entità del danno varia a seconda di fattori quali:

  • QUANTITÀ DI RADIAZIONI ASSORBITE DALL’ORGANISMO,
  • TIPO DI RADIAZIONI,
  • PERCORSO DI ESPOSIZIONE,
  • DURATA DELL’ESPOSIZIONE.

L’esposizione a dosi molto elevate di radiazioni può causare la morte del paziente entro pochi giorni o pochi mesi.

L’esposizione a dosi minime di radiazioni può far aumentare il rischio di tumore, oppure può diventare causa di insorgenza di altri problemi in fasi successive della vita.

ATTENTATI TERRORISTICI

Tra le possibili modalità in cui gli attentati terroristici possono causare l’esposizione a radiazioni ricordiamo:

  1. Introduzione di sostanze radioattive negli alimenti o nell’acqua: Anche se questo tipo di attentato potrebbe causare molta preoccupazione o paura, probabilmente non sarebbe grave dal punto di vista della contaminazione e non aumenterebbe il pericolo di effetti dannosi sulla salute.
  2. Una bomba sporca potrebbe causare gravi danni dovuti all’esplosione, ma molto probabilmente non conterrebbe una quantità sufficiente di sostanze radioattive in una forma tale da provocare gravi avvelenamenti da radiazioni in una grande quantità di persone. Le persone esposte alle radiazioni causate dalla bomba potrebbero tuttavia presentare un aumento del rischio di tumore nelle fasi successive della vita, a seconda della dose di radiazioni alla quale sono state esposte.
  3. Un incidente o un’esplosione di un impianto nucleare potrebbero causare il rilascio di una grande quantità di sostanze radioattive.
    • CHI SI TROVASSE NELL’IMPIANTO PROBABILMENTE POTREBBE ESSERE CONTAMINATO DALLE SOSTANZE RADIOATTIVE E FERITO DALL’EVENTUALE ESPLOSIONE.
    • CHI FOSSE STATO ESPOSTO AD UNA DOSE MOLTO ALTA DI RADIAZIONI POTREBBE SVILUPPARE UN AVVELENAMENTO.
    • CHI SI TROVASSE NELLA ZONA CIRCOSTANTE POTREBBE A SUA VOLTA ESSERE ESPOSTO O CONTAMINATO.
  4. Chiaramente l’esplosione di un ordigno nucleare potrebbe provocare diversi danni. Le persone sarebbero uccise o ferite dall’esplosione e contaminate dalle sostanze radioattive, con entità variabile a seconda della distanza dal luogo dell’esplosione. Molte persone potrebbero soffrire dei sintomi dell’avvelenamento da radiazioni. Dopo l’esplosione nucleare il fallout radioattivo arriverebbe a colpire zone anche molto lontane dal luogo dell’esplosione e sarebbe potenzialmente in grado di aumentare il rischio di tumori anche a distanza di anni e dall’attentato.

PREPARARSI AD UN’EMERGENZA NUCLEARE

Ogni comunità dovrebbe avere un piano d’emergenza da applicare in caso di emergenza nucleare: chiedete ai responsabili della vostra comunità se questo piano esiste, che cosa prevede e quali sono le istruzioni per l’evacuazione.

Mettete a punto un piano d’emergenza domestico, in modo che tutti i membri della vostra famiglia sappiano che cosa fare.

Tenete in casa un kit d’emergenza, utile per tutte le emergenze e non solo per quelle nucleari. Nel kit dovrebbero essere sempre presenti:

  • TORCIA CON BATTERIE DI RISERVA,
  • RADIO PORTATILE CON BATTERIE DI RISERVA,
  • ACQUA MINERALE,
  • ALIMENTI IN SCATOLA O CONFEZIONATI,
  • APRISCATOLE MANUALE,
  • KIT DI PRIMO SOCCORSO E FARMACI D’USO ABITUALE,
  • ASCIUGAMANI, SACCHI PER LA SPAZZATURA E CARTA IGIENICA.

COME PROTEGGERSI

Durante e dopo il rilascio di materiali radioattivi, le autorità locali e statali terranno sotto controllo i livelli di radiazioni e decideranno quali azioni da intraprendere per proteggere la popolazione.

La scelta dell’azione più adatta dipende dalla situazione, sintonizzatevi quindi sulle stazioni radio e televisive locali per avere tutte le informazioni e le istruzioni da seguire durante le emergenze.

Se l’emergenza nucleare è causata dal rilascio di ingenti quantità di materiali radioattivi, probabilmente vi sarà consigliato di rimanere dove siete, in casa o in ufficio, oppure di spostarvi in un luogo più sicuro.

Se le autorità consigliano di rimanere dove siete, in casa o in ufficio, è opportuno:

  1. Chiudere a chiave o con gli appositi fermi tutte le porte e le finestre.
  2. Spegnere i ventilatori, i condizionatori e i sistemi di raffreddamento che fanno entrare l’aria dall’esterno. Usate soltanto i dispositivi che fanno circolare l’aria già presente nell’edificio.
  3. Chiudere le valvole di tiraggio dei camini.
  4. Se possibile, portare gli animali domestici al chiuso con voi.
  5. Spostarsi in una camera più interna o in locali seminterrati.
  6. Tenere la radio sintonizzata sui canali dedicati all’emergenza o sulle notizie locali per capire che cosa dovrete fare.

Se le autorità consigliano di evacuare la zona, seguite le istruzioni che vi vengono date. Lasciate la vostra zona il più velocemente e il più ordinatamente possibile. Inoltre:

  • PORTATE CON VOI UNA TORCIA, UNA RADIO PORTATILE, LE BATTERIE, IL KIT DI PRIMO SOCCORSO, LE PROVVISTE DI ACQUA E ALIMENTI, L’APRISCATOLE, TUTTE LE MEDICINE ESSENZIALI, ABITI DI RICAMBIO, IL DENARO E LE CARTE DI CREDITO.
  • PORTATE CON VOI GLI ANIMALI DOMESTICI SOLO SE POTETE USARE I VOSTRI MEZZI PER SPOSTARVI E SOLO SE SIETE DIRETTI IN UN LUOGO IN CUI SIETE CERTI CHE GLI ANIMALI SARANNO ACCETTATI. I MEZZI E I RIFUGI D’EMERGENZA DI SOLITO NON ACCOLGONO GLI ANIMALI DOMESTICI.

IODURO DI POTASSIO

Lo ioduro di potassio (KI) dovrebbe essere assunto solo in caso di emergenza nucleare con rilascio di iodio radioattivo, ad esempio in caso di incidente nucleare o esplosione di una bomba atomica. È consigliabile assumere lo ioduro di potassio solo se le autorità sanitarie o i responsabili durante l’emergenza lo consigliano espressamente. Il razionale alla base di questa sorta di antidoto è aumentare la quantità di iodio NON radioattivo nell’organismo, per evitare che la tiroide assorba quello radioattivo (essendo incapace di scegliere uno piuttosto che l’altro).

Una bomba sporca, invece, con ogni probabilità non conterrà iodio radioattivo.

Chi è contaminato internamente dallo iodio radioattivo potrà soffrire di disturbi alla tiroide nelle fasi successive della vita. La tiroide assorbirà lo iodio radioattivo e potrà sviluppare noduli o tumori dopo la contaminazione.

Lo ioduro di potassio ha lo scopo di saturare la tiroide di iodio e diminuire così la quantità di isotopo radioattivo che potrebbe venire assorbito; purtroppo è invece del tutto inutile per gli altri tipi di esposizione alle radiazioni.

Alcuni pazienti sono allergici allo iodio, quindi non devono assumere lo ioduro di potassio. Se avete qualche preoccupazione a questo proposito, chiedete consiglio al vostro medico.

FONTI E BIBLIOGRAFIA

  • CDC (HTTP://WWW.BT.CDC.GOV/RADIATION/EMERGENCYFAQ.ASP), FONTE NON PIÙ DISPONIBILE