RIVISTE SICUREZZA E MEDICINA DEL LAVORO

INFORTUNI IN AGRICOLTURA 2018/2022

Al settore è dedicato il nuovo numero del periodico statistico Dati Inail, che nel quinquennio segnala un calo del 21,5% dei casi denunciati all’Istituto. I decessi sono in media 150 all’anno

Infortuni in agricoltura, tra il 2018 e il 2022 confermato il trend decrescente

ROMA – Nel 2022 gli infortuni denunciati all’Inail nella gestione assicurativa Agricoltura sono stati 26.459, in calo del 2,9% rispetto all’anno precedente (27.239) e del 21,5% rispetto al 2018 (33.705). Gli infortuni sono di gran lunga più frequenti durante lo svolgimento dell’attività lavorativa (24.934) rispetto a quelli avvenuti in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro (1.525). A rilevarlo è il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che segnala anche la progressiva riduzione degli occupati di questo settore, passati dai 927mila del 2019 agli 872mila del 2023 (-5,9%), con una leggera prevalenza dei dipendenti (53,4%) rispetto agli indipendenti (46,6%).  

Nel Nord-Est quasi un terzo delle denunce. Dal punto di vista territoriale, nel 2022 il maggior numero di infortuni è stato denunciato nel Nord-Est con 8.433 casi, pari al 31,9% del totale. Seguono il Sud (5.457), il Centro (4.958), il Nord-Ovest (4.666) e le Isole (2.945). Tra le regioni più colpite l’Emilia Romagna (13% del totale), seguita da Lombardia e Toscana (circa il 9,1% ciascuna), Veneto (8,8%) e Puglia (8,0%). L’81,8% dei casi (21.244) riguarda lavoratori di nazionalità italiana, seguiti con il 13,8% dagli extra Ue (4.103) e con il 4,4% dai comunitari (1.112). A fronte del calo registrato per italiani (-24,4%) e comunitari (-30,4%), le denunce di infortunio dei lavoratori extracomunitari nel 2022 sono aumentate del 2,3% rispetto al 2018.   

Otto infortunati su 10 sono uomini. Prendendo in considerazione il genere, il settore agricolo è caratterizzato da una netta prevalenza di occupati uomini (la quota delle lavoratrici è pari a circa un quarto del totale), che si riflette anche dal punto di vista infortunistico. Circa l’82% dei casi denunciati nel quinquennio 2018-2022, infatti, riguarda i maschi. La distribuzione delle denunce per classi di età risulta piuttosto stabile nel tempo, ma si differenzia in maniera evidente se vista rispetto al genere. Per i lavoratori gli infortuni fino a 44 anni costituiscono il 40,5% degli eventi contro il 29,1% delle lavoratrici. Tra i 44 e i 64 anni, invece, si concentra il 46,8% degli infortuni degli uomini e il 58,5% di quelli delle donne.  

La perdita di controllo del mezzo utilizzato prima causa di morte. Nel quinquennio analizzato i decessi sono stati in media 150 all’anno, con un picco di 171 nel 2019, su cui hanno inciso anche due incidenti plurimi nei quali hanno perso la vita sei lavoratori, e un minimo di 137 nel 2022. Poco meno dei due terzi dei deceduti hanno 50 o più anni e l’incidenza è tendenzialmente crescente (+8% nel quinquennio), a conferma dell’invecchiamento progressivo anche della forza lavoro agricola. I tre quarti delle vittime sono italiani, il resto stranieri a partire dai lavoratori indiani (33 morti nel quinquennio), marocchini (16), albanesi (11) e senegalesi (11). La prima causa di morte è la perdita di controllo totale o parziale del mezzo utilizzato (di trasporto o attrezzo in movimento).

Prosegue l’incremento delle malattie professionali denunciate. Dopo la flessione del 2020 causata dalla pandemia, la ripresa delle denunce di malattia professionale registrata nel 2021 è proseguita anche nel 2022 con 10.020 casi protocollati in agricoltura, in aumento del 9,5% rispetto ai 9.151 dell’anno precedente. L’incidenza del dato agricolo sul complesso delle patologie denunciate all’Istituto è pari al 17% ed è molto più alta di quella riscontrata per gli infortuni sul lavoro (4%), a dimostrazione di un’attività particolarmente logorante per il fisico. L’età media del lavoratore alla denuncia è di 59 anni (contro i 57 nell’Industria e servizi e i 61 nel Conto Stato). I casi dei lavoratori stranieri rappresentano solo il 3% (nell’Industria e servizi sono il 9%). Le malattie più frequenti tra gli agricoltori sono quelle a carico dell’apparato muscolo-scheletrico (77% del totale), in particolare dorsopatie e tendiniti.

Con i bandi Isi finanziati più di settemila progetti. Grazie ai bandi Isi rivolti a tutte le imprese agricole sono stati finanziati circa 7.200 progetti. L’asse dedicato alle micro e piccole imprese agricole ha consentito l’acquisto di macchine e trattori moderni, che contribuiscono da un lato al miglioramento delle condizioni di sicurezza e dall’altro alla sostenibilità ambientale. Nelle ultime tre edizioni, in particolare, sono stati erogati contributi a fondo perduto per un importo medio di 44mila euro. Con il bando Isi 2023, inoltre, l’importo massimo erogabile per ciascun progetto è stato più che raddoppiato, da 60mila a 130mila euro, mentre l’intensità di aiuto è passata dal 40% al 65% per la generalità delle imprese agricole e dal 50% all’80% per i giovani agricoltori.

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  • Marzo 2024
  • Argomenti
    Il settore agricolo perde terreno – La gestione Agricoltura: le denunce di infortunio nel quinquennio 2018-2022 confermano il trend decrescente – Il lavoro nei campi miete vittime anche nel 2022 – Disturbi alla colonna vertebrale e tendinopatie le malattie più denunciate dagli agricoltori – Finanziamenti Isi al settore agricoltura: sguardo d’insieme e focus sulla sostenibilità – Dai bandi Isi un supporto alle micro e piccole imprese agricole per macchine più sicure
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LAVORI IN QUOTA : QUANDO IL PERICOLO È “ALTO” .

fonte: ANFOS

All’interno dell’ampio spazio dedicato ai cantieri temporanei o mobili, il Testo Unico riserva un intero Capo, il secondo, per illustrare le norme relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro in quota.
L’art. 107 definisce i lavori in quota come quelle attività lavorative che espongono il lavoratore al rischio di caduta da una altezza superiore a due metri rispetto ad un piano stabile, ne sono quindi compresi anche le attività di scavo che prevedono profondità superiori a quella sopra indicata.

La sezione II, articoli dal 108 al 111, illustra quindi le disposizioni di carattere generale, precisando che i cantieri in cui siano adibite attività che prevedano lavori in quota debbano essere provvisti di idonee recinzioni per impedire l’accesso ad estranei e che il transito sotto ponti sospesi, scale ed aree simili, deve essere impedito mediante barriere.
L’articolo 111 illustra quindi gli obblighi ascrivibili al Datore di Lavoro, con due precisazioni introduttive di carattere generale:

  1. deve essere data la priorità alle misure di protezione di tipo collettivo rispetto a quelle individuali;
  2. deve essere posta particolare attenzione alle dimensioni e all’ergonomia delle attrezzature di lavoro.

Sulla base di questi due principi si elencano quindi i conseguenti e relativi obblighi
Questi vanno dalle disposizioni sulle attrezzature da adottare quali funi (art. 116), scale (art. 113) e ponteggi (sezioni IV, Ve VI) alla descrizione nel dettaglio delle caratteristiche tecniche che devono possedere, le dimensioni, il posizionamento ed i requisiti di conformità minimi affinché possano essere impiegate. Particolare evidenza viene data ai dispositivi di protezione collettiva anti caduta, specificandone l’obbligo di adozione e l’impossibilità di iniziare una attività in loro assenza.
Tra gli obblighi del Datore di Lavoro, infine, rientrano anche il divieto di far assumere bevande alcoliche e superalcoliche (art. 111, c8) ed il divieto di far effettuare lavori temporanei in quota se le condizioni metereologiche non ne consentono l’esecuzione in sicurezza (art. 111, c9).

Così come già per altre tipologie di rischio, viene data particolare evidenza agli aspetti relativi alla formazione ed informazione dei preposti e dei dirigenti; formazione che assume carattere prioritario in questo ambito, per gli elementi che costituiscono il corretto impiego dei Dispositivi di Protezione Individuali, come descritti nell’art. 115 (assorbitori di energia, dispositivi di ancoraggio, cordini ed imbragature) che devono essere obbligatoriamente utilizzati qualora non sia stato possibile per motivi tecnici adottare idonee misure di protezione collettiva.

Chiudono il Titolo IV due ultime sezioni rispettivamente dedicate alle costruzioni edilizie (sez. VII) e alle demolizioni (sez. VIII), sempre in ottica di voler tutelare i lavoratori dal rischio di cadute dall’alto sono interessanti alcune misure di sicurezza relative per esempio ad alcune lavorazioni speciali (art. 148) ed al divieto di lavorare su muri in demolizione di altezza superiore ai due metri (art. 152).
In tema di edilizia, e di prevenzione sui luoghi di lavoro relativamente al settore in cui si registrano ancora oggi il maggior numero di incidenti sul lavoro, risulta chiaro l’obiettivo del legislatore di voler approfondire in modo esaustivo e dettagliato un aspetto importante come quello della protezione nei lavori in quota, definendo integralmente anche gli aspetti che potrebbero a prima vista apparire più marginali, ma la cui applicazione può invece risultare significativa in termini di riduzione degli infortuni.

fonte : Inail

IL CONTRIBUTO DI INAIL

Online sul portale dell’Istituto, il volume – realizzato dai ricercatori di Dit e Cte – raccoglie i risultati di due importanti seminari svolti al Made di Milano e al Saie di Bologna e offre una panoramica delle diverse problematiche relative alla sicurezza nelle attività di manutenzione sulle coperture degli edifici

Lavorare in quota

ROMA – Tecnici, installatori ed esperti di lavorazioni su tetti e coperture: si rivolge a loro il volume “La sicurezza nei lavori sulle coperture. Sistemi di prevenzione e protezione contro la caduta dall’alto”, realizzato dai ricercatori dell’Inail del dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) e dalla Consulenza tecnica per l’Edilizia (Cte). La pubblicazione – online sul portale dell’Istituto – raccoglie gli atti di due seminari svolti nel 2013 al Made di Milano e al Saie di Bologna: ”Un cantiere sicuro per riqualificare l’esistente – lavori in copertura” e “Lavori su coperture: problematiche, approfondimenti”.

Dalla legislazione ai casi di studio. Ad aprire il manuale un breve excursus sulla legislazione vigente nei lavori in quota e sui dispositivi di protezione. In particolare, ampio spazio è dedicato ai sistemi di ancoraggio utilizzati nelle opere di costruzione, che vengono presentati e descritti attraverso schede illustrative. Oltre a promuovere la cultura della manutenzione, il testo si sofferma anche sulla fase della progettazione, durante la quale vengono spesso sottovalutate le possibili implicazioni di salute e sicurezza nelle fasi successive. Non ultimi, alcuni casi di studio realizzati su diversi edifici dell’Inail e delle tabelle comparative per la valutazione del rischio.

Cadute dall’altro: come procedere in sicurezza. Uno dei capitoli del volume affronta anche l’attuale problema delle cadute dall’alto. “Troppi vanno sui tetti non pensando a quanto possa essere pericoloso – precisa Michele Candido Meschino, ingegnere e coordinatore generale Cte – Il rischio, invece, è alto e aumenta soprattutto perché sottovalutato”. “A volte utilizzare le attrezzature di sicurezza sembra un fastidioso onere in termini di perdita di tempo e così si pensa di poterne fare a meno – aggiunge – In queste circostanze quasi sempre il nemico principale è la fretta e, dopo questa, la sopravvalutazione della propria abilità. Non va trascurato, infine, anche l’aspetto legato a una non adeguata formazione”.

Meschino: “Oltre alle norme anche manutenzioni e controlli”. Tra le finalità dello studio la necessità di fare il punto su un problema che produce numerosi incidenti e sul quale di recente ci sono stati aggiornamenti normativi importanti. “Purtroppo è frequente che ci si metta a norma sulla base di una nuova legge, ma poi non si facciano nel tempo manutenzione e controllo dell’efficienza dei dispositivi, vanificando così l’efficacia degli accorgimenti a suo tempo adottati”, conclude Meschino che sollecita a non dimenticare che “dove vengono fatti più interventi e le condizioni climatiche sono più severe il rischio aumenta notevolmente. Non a caso il 65% degli infortuni avvenuti su tetti e terrazze è concentrato al Nord Italia”.

UNO STUDIO SU ASMA ED IRRITANTI – CORTE COSTANCES.

da OEM.bmj

L’impatto delle esposizioni professionali croniche a sostanze irritanti sull’asma rimane oggetto di discussione. Sono state studiate le associazioni tra esposizioni professionali e asma, con interesse specifico per l’esposizione cronica a sostanze irritanti, inclusi disinfettanti e prodotti per la pulizia (DCP) e solventi.

Metodi Le analisi trasversali hanno incluso 115.540 adulti (55% donne, età media 43 anni, 10% asma attuale) che hanno lavorato all’inclusione nella coorte CONSTANCES basata sulla popolazione francese (2012-2020). L’asma attuale è stata definita dall’asma con sintomi, farmaci o attacchi d’asma (ultimi 12 mesi) e il punteggio dei sintomi dell’asma dalla somma di 5 sintomi respiratori (ultimi 12 mesi). Sia le esposizioni professionali attuali che quelle nel corso della vita sono state valutate mediante la matrice di esposizione lavorativa specifica per l’asma professionale. Le associazioni sono state valutate per genere utilizzando regressioni logistiche e binomiali negative aggiustate per età, abitudine al fumo e indice di massa corporea.

Risultati Nelle donne, sono state osservate associazioni tra asma attuale ed esposizione nel corso della vita a sostanze irritanti (OR 1,05, IC 95% da 1,00 a 1,11), DCP (1,06, IC 95% da 1,00 a 1,12) e solventi (1,06, IC 95% da 0,98 a 1,14). . Negli uomini, solo l’esposizione una tantum ai DCP (1,10, IC 95% da 1,01 a 1,20) era associata all’asma in atto. L’esposizione nel corso della vita a sostanze irritanti è stata associata a un punteggio più elevato dei sintomi dell’asma sia nelle donne (rapporto di punteggio medio: 1,08, IC 95% da 1,05 a 1,11) che negli uomini (1,11, IC 95% da 1,07 a 1,15), in particolare per i DCP (donne: 1,09, 95 % IC da 1,06 a 1,13, uomini: 1,21, IC 95% da 1,15 a 1,27) e solventi (donne 1,14, IC 95% da 1,10 a 1,19, uomini: 1,10, IC 95% da 1,05 a 1,15). Per le esposizioni attuali, non sono state osservate associazioni coerenti con l’asma attuale e il punteggio dei sintomi dell’asma.

Conclusioni Le esposizioni professionali nel corso della vita a sostanze irritanti erano associate all’asma attuale e a un punteggio più elevato dei sintomi dell’asma. Queste esposizioni dovrebbero essere attentamente considerate nella gestione dell’asma.

Link allo studio:

https://oem.bmj.com/content/oemed/81/3/129.full.pdf

https://oem.bmj.com/content/oemed/81/3/129.full.pdf?with-ds=yes

PROBLEMATICHE E PROSPETTIVE DELLA MEDICINA DEL LAVORO: GLI ATTI DEL WEBINAR UN ONORE DI ALBERTO ANDREANI.

In questo scritto sono riproposti gli interventi presentati al webinar del 25 novembre 2021 dedicato alla memoria di Alberto Andreani, alla sua visione della sicurezza sul lavoro e alle problematiche e prospettive del d.lgs. n. 81/2008.

Paolo Pascucci e Eugenio Sorrentino (a cura di)Biografia

Versioni

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Abstract

Sullo stesso argomento :

https://www.puntosicuro.it/sorveglianza-sanitaria-malattie-professionali-C-60/d.lgs.-81/2008-quali-sono-le-luci-le-ombre-della-sorveglianza-sanitaria-AR-23220/

CONFRONTO ACCURATEZZA TRA OPTOMETRIA E ANALIZZATORE VISIVO DI SCREENING.

  • Da: Journal of Occupational Health 58(5)

DOI:10.1539/joh.15-0247-OA

Abstract : confrontare l’accuratezza diagnostica di due screening della vista mediante un esame visivo eseguito da un optometrista (gold standard) e valutare la concordanza tra entrambi gli screening e tra ciascun screening e il gold standard. Metodi: questo è stato uno studio trasversale che ha incluso lavoratori informatici che hanno partecipato a un esame sanitario annuale di routine. Lo studio ha incluso impiegati amministrativi (n = 91) di età pari a 50,2 ± 7,9 anni (media ± deviazione standard), il 69,2% dei quali erano donne e il 68,1% dei quali utilizzava terminali video (VDT) per >4 ore al giorno. L’esame visivo di routine comprendeva l’acuità visiva a distanza monoculare e binoculare (VA), la foria laterale e vicina (LP), l’acuità stereo (SA) e la visione dei colori. I test sono stati ripetuti con gli screener Optec 6500 (della Stereo Optical) e Visiotest (della Essilor). Sono stati calcolati sensibilità, specificità, valori predittivi positivi (PPV), valori predittivi negativi (NPV) e tassi di falsi positivi e negativi. Il coefficiente Kappa (κ) è stato utilizzato per misurare la concordanza tra gli screening e il gold standard. Risultati: la sensibilità e la specificità per la VA monoculare erano superiori all’80% per entrambi gli screening della vista; Il PPV era inferiore al 25%. La sensibilità e la specificità erano inferiori per SA (55%-70%), il PPV era del 50% e il NPV era del 75% per entrambi gli screening. Per la distanza LP, la sensibilità e il PPV erano <10% in entrambi i casi. Gli screener differivano nei valori per vicino LP: Optec 6500 aveva una sensibilità più elevata (43,5%), PPV (37,0%) e NPV (79,7%); mentre il Visiotest aveva una specificità più elevata (83,8%). Per la visione dei colori, Visiotest ha mostrato bassa sensibilità, basso PPV ed elevata specificità. Visiotest ha ottenuto tassi di falsi positivi inferiori o simili a quelli di Optec 6500 ed entrambi gli screener hanno ottenuto tassi di falsi negativi inferiori al 50%. Entrambi gli screening hanno mostrato scarsa concordanza (κ <0,40). Conclusioni: un valore elevato per il VAN qualificherebbe entrambi gli screening come alternative accettabili per la sorveglianza della salute visiva quando utilizzati come strumento di screening; i pazienti con risultati positivi al test devono essere indirizzati a uno specialista.

PFAS INQUINANTI ETERNI.

FONTE: Dors.it

articolo di Umberto Falcone

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) rappresentano una famiglia di sostanze ampiamente prodotte e utilizzate anche in Italia che desta preoccupazione per i possibili effetti sulla salute e sull’ambiente. Sono definite “eterne” per la loro persistenza e la loro alta resistenza alla degradazione ambientale. I PFAS sono utilizzati da decenni in rivestimenti antiaderenti, tessuti impermeabili, pesticidi, schiume antincendio, materiali per l’edilizia, prodotti per la pulizia e l’igiene personale. Si rimanda ad un precedente articolo per una descrizione più approfondita.

Ora occorre riparlarne per una recente valutazione della IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, che riconsidera e riclassifica 2 sostanze appartenenti alla famiglia dei PFAS: l’acido perfluoroottanoico – PFOA e l’acido perfluoroottansolfonico – PFOS.

La valutazione IARC

Un gruppo di lavoro di 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi è stato convocato dal programma delle Monografie IARC e, dopo aver esaminato a fondo la vasta letteratura pubblicata, ha classificato il PFOA come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) e il PFOS come possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B).

PFOA è cancerogeno per l’uomo sulla base di prove sufficienti per il cancro prodotto negli animali da esperimento e per una forte evidenza ottenuta nei sistemi sperimentali (alterazioni epigenetiche e immunosoppressione). Questi elementi sono stati considerati sufficienti per inserire la sostanza nel Gruppo 1 anche se sussistono prove limitate per il cancro nell’uomo (carcinoma a cellule renali e carcinoma testicolare).

PFOS è un possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B) sulla base di forti prove sul meccanismo d’azione, prove limitate per il cancro negli animali da esperimento e prove inadeguate per quanto riguarda il cancro nell’uomo.

Un riepilogo delle valutazioni finali è stato pubblicato online in The Lancet Oncology. La valutazione dettagliata sarà pubblicata nel 2024 (volume 135 delle Monografie IARC).

Esposizione a PFOA e PFOS

Si prevedono esposizioni più elevate tra i lavoratori coinvolti nella produzione o nell’uso di PFOA o PFOS. Si ritiene che l’inalazione sia la principale via di esposizione per i lavoratori, sebbene non si possa escludere un’esposizione cutanea. È probabile che l’esposizione professionale sia diminuita nei Paesi in cui sono entrate in vigore le restrizioni all’uso di questi agenti.

PFOA e PFOS, in particolare, sono stati ampiamente utilizzati in alcune schiume antincendio (note anche come schiume acquose filmogene, AFFF). Quando vengono utilizzate vecchie scorte di AFFF non si può escludere l’esposizione dei vigili del fuoco a PFOA e PFOS. La popolazione generale è esposta principalmente attraverso cibo e acqua potabile e, potenzialmente, attraverso prodotti di consumo. Nei siti contaminati, l’acqua potabile è la principale fonte di esposizione per la popolazione.

Effetti sulla salute dell’uomo

Riportiamo una sintesi dei principali risultati di uno studio delle Università di Bologna e di Padova pubblicato nel giugno 2023 sulla rivista Toxics che conferma una serie di effetti negativi sulla salute legati all’esposizione ai PFAS. Ad esempio, una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile. Tutti elementi che possono spiegare gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale.

I dati raccolti mostrano inoltre che l’esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione di un gene coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas.

I dati epidemiologici suggeriscono che un’elevata esposizione a questi materiali possa aumentare significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo.

Lo studio sembra inoltre confermare l’effetto tossico sul sistema immunitario. L’esposizione ai PFAS aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l’aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.

È emerso, inoltre, che l’esposizione a PFAS sia in grado di aumentare la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

Per approfondire

Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): la preoccupazione è giustificata a cura di Umberto Falcone – DoRS

Zahm S, Bonde JP, Chiu WA, et al. Carcinogenicity of perfluorooctanoic acid and perfluorooctanesulfonic acid. Lancet Oncol. 2024;25(1):16-17. doi:10.1016/S1470-2045(23)00622-8

Beccacece L, Costa F, Pascali JP, Giorgi FM. Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances. Toxics. 2023 Jun 29;11(7):567. doi: 10.3390/toxics11070567. PMID: 37505532; PMCID: PMC10385990.

Scheda MATline dell’Acido perfluoroottanoico – PFOA

Scheda MATline dell’Acido perfluoroottansolfonico  – PFOS

MACCHINE PER CANTIERE E DA COSTRUZIONE

da Inail.it

Partendo dal patrimonio informativo che negli anni l’Istituto ha costituito e dalle competenze maturate nell’espletamento delle attività di accertamento tecnico, il documento raccoglie schede tecniche sulle macchine afferenti al tc 151 macchine per cantiere e costruzione, trattando le più significative non conformità rilevate, al fine di illustrare, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili, e promuovere un miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto nella mission istituzionale.



Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Si – Consultabile anche in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LA SICUREZZA NEL CANTIERE ARCHEOLOGICO.

da Inail.it

Il settore dedicato alla conservazione e alla tutela del patrimonio storico e artistico è caratterizzato da addetti e operatori altamente specializzati, per i quali i rischi professionali vanno attentamente individuati e valutati in contesti caratterizzati da specifiche esigenze, correlate alla varietà di figure professionali, contemporaneamente presenti nei luoghi di lavoro e con formazione ben distinta fra loro, e alla necessità di assicurare, insieme alla tutela dell’incolumità dei lavoratori e degli altri operatori, l’attenzione al valore storico e artistico del bene sul quale si interviene che obbliga, spesso, ad una organizzazione del lavoro non standardizzata.

In questo ambito, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro deve essere adeguatamente considerata sia negli interventi volti a favorire il miglioramento delle conoscenze del patrimonio archeologico e a garantire continuità alle attività di ricerca scientifica e storica, sia negli interventi di messa in sicurezza, recupero, sistemazione di siti di rilevanza storico-archeologico per l’accessibilità e fruibilità nell’ambito di iniziative di inclusione sociale e culturale, di valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico.




Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL SECONDO RAPPORTO INAIL SUI MARITTIMI.

Il monografico “Attività e fattori di rischio dei lavoratori del mare” rappresenta il secondo rapporto sulla sicurezza dei lavoratori marittimi. A differenza del primo rapporto, viene introdotto anche il tema della salute, in modo da avere un quadro completo dei rischi, degli infortuni e delle malattie di questo particolare settore.

Le analisi, basate su diverse fonti di dati, forniscono infatti un riscontro sul contesto di riferimento, sulla dinamica degli eventi infortunistici, sulla percezione del rischio, sulle patologie professionali e sull’esposizione all’amianto nelle navi. I risultati forniscono rilevanti spunti sull’acquisizione delle informazioni in un’ottica prevenzionale.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it