Monthly Archives: Novembre 2022

IL PREPOSTO AL CENTRO DELLA SICUREZZA SUL LAVORO .

Articolo di Federico Lucia da” il fatto quotidiano”

L’imprescindibile diritto dei lavoratori di prestare la propria attività senza incorrere in infortuni e malattie ha, nel tempo, accentuato l’importanza del ruolo assunto dalla vigilanza. Il Preposto – e cioè colui che sovrintende e vigila sull’osservanza da parte dei singoli lavoratori sia degli obblighi di legge, sia delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza (d.lgs. 81/2008, cosiddetto Testo Unico) – è stato nel tempo ricondotto quasi ad una figura di “allenatore sul campo” della sicurezza, stante la sua centralità nel farsi portatore della cultura del “lavoro sicuro”.

Il recente D.L. 146 del 2021 è intervenuto per potenziarne ruolo e poteri, così da migliorare l’efficacia del più articolato sistema di vigilanza aziendale.

Identificare correttamente il Preposto è cruciale nelle realtà complesse

In una realtà complessa in cui per Datore di Lavoro e Dirigente risulta difficile verificare il regolare svolgimento dell’attività e l’adozione di comportamenti sicuri da parte dei lavoratori, il ruolo del Preposto assume un carattere imprescindibile sotto il duplice aspetto della leadership e dell’esperienza.

Trattasi infatti di una figura che dovrebbe distinguersi per livello di seniority (il lavoratore maggiormente esperto dell’attività o del processo lavorativo su cui è chiamato a vigilare) e anche per leadership, disponendo quindi di un adeguato e riconosciuto grado di autorità e autorevolezza tale per cui possa configurarsi un carattere di preminenza, se non gerarchica per lo meno funzionale, rispetto al team che è chiamato a coordinare.

Vi è di più: perché tale ruolo risulti efficace, il Preposto deve essere individuato tra le figure funzionalmente più vicine ai lavoratori che svolgono l’attività oggetto di presidio. Potremo definirlo quasi come il “capo di prossimità” del lavoratore e che, diversamente dagli altri manager, può intervenire prontamente e direttamente per modificare un comportamento insicuro ed impedire il verificarsi di un incidente.

Adeguata conoscenza del processo lavorativo, vicinanza al lavoratore, autorità e autorevolezza diventano quindi caratteristiche imprescindibili del Preposto. Un’errata scelta comporterebbe infatti, oltre che una criticità dal punto di vista organizzativo della sicurezza della sicurezza, anche la vanificazione della nomina: ricordo, infatti, che l’art. 299 del d.lgs. 81/2008 esplicita che la posizione di garanzia delle figure di Datore di Lavoro, Dirigente e Preposto grava su colui che esercita nel concreto (di fatto) i poteri direttivi associati a tali figure. A nulla gioverebbe al Datore di Lavoro, pertanto, formalizzare la nomina a Preposto ad una figura che non dispone delle caratteristiche sopra individuate: oltre ad essere priva di valore giuridico, lo esporre sia alle sanzioni derivate dalla mancata identificazione, che da quelle potenziali dovute alla mancata vigilanza.

I nuovi poteri del Preposto: da “allenatore” a vero e proprio “manager” della sicurezza

La vecchia formulazione del Testo Unico il Preposto vedeva il Preposto come colui chiamato a sovrintendere l’attività lavorativa, segnalando ai superiori gerarchici eventuali criticità di sicurezza rilevate. Solo in caso di pericolo grave ed immediato (emergenza) la legge poneva obbligo di intervento diretto con lo scopo di interrompere l’attività lavorativa.

È facile dunque comprendere come a tale figura, pur cruciale, fossero a conti fatti associati poteri più reattivi che proattivi, diminuendo enormemente la portata della sua funzione in chiave preventiva. Segnalare un’anomalia prevede infatti un gap temporale tra la rilevazione della stessa, la sua presa in carico e la sua risoluzione. Gli stessi preposti, poiché non adeguatamente coperti da un chiaro mandato derivante dalla Legge, si trovavano inermi di fronte a talune situazioni.

Il DL 146/2021 è intervenuto in maniera chiara e netta, esplicitando quei poteri direttivi che nella precedente formulazione non erano chiaramente definiti. 

Il Preposto è ora una figura proattiva, non soltanto reattiva: può interrompere l’attività lavorativa se ravvisa deficienze nelle attrezzature e nei dispositivi di sicurezza, così come nei comportamenti del lavoratore. Può inoltre richiamare direttamente il lavoratore che trasgredisce alle direttive di sicurezza, innescando in tal modo l’iter disciplinare interno, senza necessariamente dover attendere l’esito dell’escalation verso i superiori gerarchici.

Da allenatore sul campo, il Preposto è divenuto ora arbitro della partita, andando così a chiudere il cerchio su una vigilanza che prima era enunciata ma che risultava imperfetta nella sua applicazione reale. Ritengo tale evoluzione un importante passo avanti verso il raggiungimento di una cultura della sicurezza maggiormente pervasiva e capace di rispondere con forza alle mutevoli esigenze organizzative di un contesto lavorativo in continua evoluzione.

MicroRNA , RUMORE E OTO/NEUROTOSSICI

da Inail.it

I microRNA sono promettenti biomarcatori di esposizione precoce a sostanze dannose non solo in ambito clinico ma anche nel settore occupazionale.

Dati preliminari delle campagne di biomonitoraggio, analizzati mediante statistica mutivariata, hanno evidenziato correlazioni altamente significative tra microRNA differenzialmente espressi in lavoratori esposti a composti organici volatili presenti nei metaboliti urinari e impiegati nella verniciatura della cantieristica navale. L’obiettivo del Laboratorio interazioni sinergiche tra rischi è quello di approfondire il ruolo dei microRNA quali biomarcatori innovativi di esposizione ambientale ed occupazionale e di verificarne l’utilizzo come strumento prognostico per prevenire eventuali patologie indotte da tali composti presenti nell’ambiente di lavoro.




Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it 

L’INQUINAMENTO DA TRAFFICO URBANO AUMENTA IL RISCHIO DI DEMENZA

da doctor33.it

L’esposizione agli inquinanti atmosferici prodotti dal traffico aumenta significativamente il rischio di demenza. In particolare, per ogni aumento di 1 microgrammo per metro cubo di esposizione al particolato fine (PM2,5) il rischio di demenza è aumentato del 3%.

I risultati di una meta-analisi, che includeva un totale di oltre 90 milioni di persone pubblicata il 26 ottobre su Neurology, hanno mostrato che le particelle prodotte dalla combustione di combustibili fossili, in particolar modo dai gas di scarico del traffico stradale, un’associazione incredibilmente precisa tra questo tipo di inquinamento atmosferico e il rischio di demenza.

L’inquinamento atmosferico è un noto fattore di rischio per la demenza, ma gli studi che tentano di individuarne l’esatto impatto hanno prodotto risultati contrastanti.
I ricercatori, nella nuova metanalisi, hanno analizzato i dati di 17 studi con un totale di 91,4 milioni di individui, il 6% dei quali soffriva di demenza. Oltre al PM2,5, i ricercatori hanno anche valutato anche altri elementi dello smog come gli ossidi di azoto totali, il biossido di ozono e l’ozono totale.
Dopo aggiustamenti per altri fattori di rischio noti, come età e sesso, i risultati hanno mostrato che il rischio di demenza aumentava del 3% per ogni aumento di 1 microgrammo su metro cubo rispetto all’esposizione al PM2,5.
Le associazioni tra demenza ed esposizione agli ossidi di azoto, al biossido di azoto e all’ozono totale, pur mostrando anch’essi un aumento del rischio, non hanno raggiunto la significatività statistica.
Lo studio non ha esaminato cause, durate e soglie minime di esposizione a questi inquinanti, tuttavia, i risultati erano sufficienti ad affermare la rilevanza clinica. I ricercatori sottolineano, comunque, come la US Environmental Pollution Agency (EPA) considera sicure le esposizioni medie annue fino a 12 µg/m3, mentre L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) fissa tale limite a un livello molto più basso pari a 5 µg/m3.

“È piuttosto sconcertante che ci sia questa relazione così precisa del 3% tra l’incidenza della demenza e il particolato”, ha dichiarato la ricercatrice Janet Martin, professoressa associato di anestesia e medicina perioperatoria ed epidemiologia e biostatistica presso La Schulich School of Medicine & Dentistry della Western University, dell’Ontario in Canada e coordinatrice dello studio.

LE PATOLOGIE CORRELATE ALL’AMIANTO.

da inail.it

L’opuscolo nasce dalla necessità di divulgare dati statistici riguardanti le malattie asbesto-correlate riconosciute dall’ Inail e le rendite a favore dei soggetti colpiti dalle suddette malattie e dei loro superstiti, nonché le prestazioni del Fondo per le vittime dell’amianto.

Immagine Le malattie asbesto correlate

L’analisi dell’andamento delle malattie da amianto e delle variabili tipo di malattia (classe ICD-10), genere, grado di menomazione, settore di attività e territorio fornisce un quadro statistico fruibile dai soggetti coinvolti a vario titolo nella “ questione amianto”. I dati fanno riferimento agli archivi Open Data Inail e ai Monitoraggi Inail del Fondo per le vittime dell’amianto.

Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

NEURINOMA DELL’ACUSTICO COME MALATTIA PROFESSIONALE PER USO DI CELLULARE.

da la stampa.

Il cellulare è cosa da maneggiare con cura. Consapevoli di rischi e pericoli. Questo il messaggio della causa civile vinta contro l’Inail da un sessantacinquenne. Tecnico specializzato di un’acciaieria valdostana, per tredici anni è stato al telefono una media di due ore e mezza al giorno. Necessità lavorative: c’era da coordinare, gestire, organizzare. In pensione, inizia ad accusare problemi di udito. Sino alla diagnosi: neurinoma del nervo acustico. Ovvero un tumore all’orecchio benigno, ma invalidante. Rappresentato dagli avvocati dello studio Ambrosio&Commodo di via Bertola, l’uomo porta l’Inail in tribunale.
Causa-effetto
Tra il tumore al cervello e l’uso prolungato del telefonino c’è, «con elevata probabilità» un nesso di causa-effetto: lo hanno decretato prima i giudici valdostani e ora la corte d’Appello di Torino che ha condannato l’Inail a riconoscere al 65enne una rendita di oltre trecento euro al mese. «Si tratta di una sentenza frutto di un serrato confronto scientifico», sottolinea l’avvocato Stefano Bertone. Un nome tra tutti, quello del perito nominato dalla Corte d’Appello, il professor Roberto Albera, scienziato, ordinario di otorinolaringoiatria all’Università di Torino, autore di oltre 400 pubblicazioni che, nella sua carriera, ha eseguito circa diecimila interventi chirurgici. Un consesso scientifico, dunque. Articolato di incontri, sessioni, scambi di memorie. «Sul piano scientifico ed epidemiologico, è stata individuata una legge causale di copertura generale che correla il neurinoma del nervo acustico dell’uomo all’attiva professionale pericolosa».
La vicenda
Tra il 1995 e il 2018, il sessantacinquenne ha trascorso al cellulare tra le 10mila e le 13mila ore. Senza alcun tipo di auricolare o protezione. Ora è sordo dall’orecchio sinistro, ha una paresi del nervo facciale, «disturbi di equilibrio e sindrome depressiva».
Il precedente
Un caso che ricorda quello di Roberto Romeo, ex dipendente di Telecom Italia. Anche lui tecnico specializzato, dopo 15 anni passati a lavorare con il telefonino appiccicato all’orecchio ha scoperto di avere un neurinoma dell’acustico. Anche lui si era rivolto agli avvocati dello studio Ambrosio&Commodo per intentare una causa contro l’Inail, anche a lui, con una sentenza del 2020 ormai passata in giudicato, era stata riconosciuta una rendita vitalizia da malattia professionale. Altre cinque cause di questo tipo sono seguite dallo studio legale torinese.
La biologia delle cellule
«Le radiofrequenze – sottolinea l’avvocato Stefano Bertone – interferiscono sulla biologia delle cellule. Con i sistemi digitali sono aumentate le potenze di picco. La qualità del segnale è più complessa». La battaglia è di sensibilizzazione. Non si tratta di demonizzare i telefonini, ma di spiegare che sono strumenti da utilizzare con cautela. Parlare con gli auricolari, in primis. E non dormire con il cellulare sul comodino o, peggio ancora, sotto il cuscino. «I Wi-Fi, le “saponette”, gli hot spot – aggiunge Bertone – emettono e ricevono tutti delle radiofrequenze. La distanza resta il miglior alleato, gli smartphone non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo».
Una riflessione
E l’avvocato Renato Ambrosio invita alla riflessione: «Ora ci stiamo occupando di persone che, per motivi di lavoro, hanno utilizzato il cellulare diverse ore. Ma la preoccupazione è anche rivolta ai più giovani, che trascorrono le giornate davanti allo schermo. L’obiettivo è sollevare il problema, in modo che ciascuno possa consapevolmente prendere delle precauzioni».

LA VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO IN AMBITO SANITARIO

Il monografico illustra i risultati delle attività di ricerca e di sperimentazione sul campo effettuate dal Laboratorio rischi psicosociali e tutela dei lavoratori vulnerabili con la collaborazione di strutture sanitarie afferenti al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), che hanno portato allo sviluppo del Modulo contestualizzato al settore sanitario della Metodologia Inail per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato.

Immagine La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato

Vengono offerti strumenti di valutazione e gestione integrati con aspetti specifici per tale settore e finalizzati a supportare operativamente le aziende sanitarie nella gestione efficace di questa tipologia di rischio.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Momentaneamente consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

PIU’ ISPETTORI PER LA MEDICINA DEL LAVORO IN PIEMONTE

Il 28 novembre, nel corso della riunione del Comitato regionale di Coordinamento, verranno presentati il Piano di sviluppo delle attività di controllo sui luoghi di lavoro e di sorveglianza sulle malattie professionali e i Piani mirati di prevenzione facenti riferimento al Piano regionale della Prevenzione 2022.

Lo annuncia l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, in apertura della Settimana europea dedicata alla Sicurezza sul lavoro.

L’obiettivo della Regione – osserva l’assessore Icardi – è di incrementare di 100 unità il numero di ispettori per le attività di controllo nelle imprese, con particolare attenzione ai settori più a rischio. Ad oggi, il Piemonte dispone di 200 operatori, tra cui medici, tecnici della prevenzione e ingegneri. L’obiettivo è, nel prossimo biennio, di raggiungere la dotazione di 300 risorse umane

L’assessore Icardi spiega inoltre come sia stato previsto il rilancio del sistema di sorveglianza epidemiologica, in modo da poter disporre di un quadro aggiornato dell’andamento degli infortuni e delle malattie professionali con l’analisi dei determinanti di rischio ad essi collegati.

Potenzieremo la rete della medicina del lavoro sull’intero territorio regionale – aggiunge Icardi – per consentire l’erogazione di prestazioni qualificate ai lavoratori che ne abbiano l’esigenza e svolgere delle attività di sorveglianza sanitaria sui soggetti esposti a determinanti di rischio (ad esempio l’amianto). Per l’acquisizione di personale sono già stati stanziati 12 milioni di euro, mentre per gli investimenti in strutture e apparecchiature, che consentiranno alle aziende sanitarie di investire nel settore della prevenzione, arriveranno ulteriori 10 milioni dal Piano Nazionale complementare al PNRR, programma 6 “Salute, ambiente, biodiversità e cambiamenti climatici

da regione Piemonte

SICUREZZA SUL LAVORO CON I LEGO

Secondo i dati Inail nel mese di agosto si sono registrate 90 morti sul lavoro contro le 50 del 2017. E se è vero che questo dato è influenzato del crollo del ponte Morandi a Genova e dei gravi incidenti avvenuti in Puglia ai danni di lavoratori stranieri, è altrettanto vero che, dopo un periodo di decrescita, i primi 8 mesi del 2018 hanno fatto registrare un +4,5 per cento di incidenti fatali rispetto al 2017 (31 in più). È da questi dati che parte la nuova edizione di Ambiente lavoro, la manifestazione che da oltre vent’anni si occupa di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro: organizzata alla Fiera di Bologna in contemporanea con il Saie, si svolgerà da domani al 19 ottobre. Come ammoniscono gli organizzatori, “ciò che pare ancora mancare nel nostro Paese è una radicata cultura della sicurezza, diffusa in modo capillare e a ogni livello”.

“Abbiamo bisogno di rinnovare e trovare nuovi approcci”, ammettono gli organizzatori. Così, anche quest’anno grande spazio sarà riservato all’aggiornamento, con un’attenzione particolare ai sistemi più innovativi. È il caso del workshop “Formazione Innovativa: il metodo Lego Serious Play”, organizzato da Tecnologie d’impresa il 17 ottobre. Si tratta proprio di uno dei possibili impieghi dei famosi mattoncini danesi che si prestano bene a mettere in gioco creatività e risorse che forse non si pensava neppure di possedere. “Creatività e risorse per nuove soluzioni e nuove risposte in un settore così strategico come la sicurezza sul lavoro.

‘Pensate con le mani’ è l’invito che rivolgiamo ai partecipanti”, spiega Elisa Mancini, responsabile del settore formazione di Tecnologia d’impresa, il gruppo lombardo che da anni si occupa della verifica dei modelli e dei sistemi di gestione per le imprese e le pubbliche amministrazioni nel campo della sicurezza, dell’ambiente, della qualità, dell’etica sociale e dell’igiene alimentare. Un ‘facilitatore’ lancerà una sfida al gruppo, ossia un tema su cui confrontarsi. Ma questa volta non sarà possibile, per affrontare la prova, fare ricorso a Internet, non sarà previsto un piano di elaborazione dei dati, niente di tradizionale e di già esperimentato. Il poco tempo messo a disposizione non consentirà altro che cercare di rintracciare dentro di sé una risposta che dovrà prendere corpo attraverso le mani che costruiranno, con i mattoncini, qualcosa di concreto e visibile da tutto il gruppo. “È un metodo formativo efficace, è molto coinvolgente. Tutti devono esprimere la loro opinione: per questo viene definito ‘democratico’ – continua Mancini –. Spinge le persone a riflettere e a esplorare tutti gli scenari possibili”. Obiettivo del workshop è infatti ragionare sul valore della sicurezza e non solo sull’obbligo attraverso nuovi metodi capaci di superare l’effetto noia della classica lezione frontale. “Questo metodo è sempre stato utilizzato a livello manageriale. Noi da circa 2 anni abbiamo cominciato ad applicarlo in maniera più tecnica”.

E se l’approccio con gli adulti diventa ludico, quello con i ragazzi diventa formativo. Ancors, l’Associazione nazionale dei consulenti e dei responsabili della sicurezza sul lavoro presenterà ad Ambiente lavoro il suo programma di laboratori per le scuole d’infanzia, in cui i bambini saranno coinvolti come soggetti attivi grazie a un linguaggio divertente, come quello di Ciccio Gobba, un personaggio con una gobba evidente che spiegherà l’importanza di una postura corretta al banco. I laboratori pensati per la scuola primaria, invece, punteranno a evidenziare soprattutto i pericoli che si celano negli oggetti o nei luoghi a loro familiari. “C’è una cosa di cui si parla poco – continuano gli organizzatori –: anche tra i banchi di scuola si corrono rischi a causa di comportamenti scorretti e strutture ormai vecchie, come palestre o giardini”. Nel 2017 sono state oltre 75 mila le denunce di infortuni occorsi ad alunni nelle scuole statali, oltre alle 5mila relative ad allievi di scuole private.

Sempre Tecnologia d’impresa, poi, presenterà un libro sulla sicurezza totalmente dedicato ai bambini. Si chiama “Andrea è super di sicuro”. Il protagonista del libro, Andrea, è un bambino responsabile e benvoluto da tutti. Nella sua vita dedica particolare attenzione alla sicurezza e alla protezione sei sui concittadini e, ogni sera, veste i panni di Super Andrea e, come ogni supereroe che si rispetti, corre in soccorso di chi ne ha bisogno. “Crediamo che per vivere in un mondo più accogliente, sicuro e sano, dobbiamo fare tutti la nostra parte, e occorre iniziare da piccoli – spiegano gli autori –. Andrea siamo noi, è nostro figlio e nostro nipote, il bimbo del vicino e del collega”. (Ambra Notari)

da redattoresociale.it