vaccino

EFFICACIA E PROTEZIONE DELLA TERZA DOSE

da doctor33

I vaccini contro il Sars-CoV-2 sono sicuri ed efficaci e la somministrazione di una terza dose può conferire un’efficacia protettiva maggiore. È quanto emerge dallo studio condotto su 3.720 operatori sanitari della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia per indagare, in modo prospettico, il rischio di infezione da Sars-CoV-2 in soggetti vaccinati. Il lavoro, uno dei più ampi condotti fino ad ora, è stato pubblicato sulla rivista “Nature Communications”.

I risultati hanno dimostrato l’efficacia dei vaccini nel proteggere dall’infezione da Sars-CoV-2 che si attesta all’83% nella popolazione complessiva degli operatori sanitari e al 93% negli operatori sanitari che avevano in precedenza contratto l’infezione. Dei 3.720 operatori sanitari vaccinati solamente 33 hanno contratto l’infezione da Sars-CoV-2, vale a dire meno dell’1%; 17 erano sintomatici e presentavano sintomi lievi come rinite, tosse e artralgie.

Nessuno ha avuto la polmonite o ha necessitato di ricovero ospedaliero. Altro dato interessante riguarda la trasmissibilità del virus: dei 33 operatori del San Matteo che si sono infettati, solo 2 di loro hanno trasmesso l’infezione ai familiari. I dati sono stati comparati con un gruppo di 346 operatori sanitari che nel periodo tra gennaio e aprile 2021 non avevano ancora ricevuto la vaccinazione. Su questo campione i risultati cambiano considerevolmente e testimoniano l’efficacia della vaccinazione anti Covid-19. I ricercatori e clinici del San Matteo hanno, infatti, registrato un tasso maggiore di infezione (il 5,78%) e anche un maggior numero di soggetti sintomatici. L’85% ha avuto sintomi quali febbre, anosmia (perdita dell’olfatto), ageusia (perdita del gusto) e il 10% ha necessitato di ricovero ospedaliero in seguito al peggioramento delle condizioni cliniche.
“I numeri non hanno bisogno di ulteriori commenti – sottolineano i ricercatori del San Matteo di Pavia -. I risultati sono più che confortanti: l’impatto della vaccinazione ha sostanzialmente cancellato la possibilità di infettarsi in grandi numeri. Qualche caso di reinfezione c’è stato, ma è al di sotto dell’1% degli operatori analizzati. Percentuale che si dimezza per coloro che avevano avuto una pregressa infezione e hanno completato il ciclo vaccinale. Questo ci dice che più stimolazioni conferiscono una maggiore immunità”, concludono i ricercatori.

Al momento il booster è previsto per diverse categorie:
– ottantenni e over 80
– personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani
– esercenti le professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario
– persone con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti di età uguale o maggiore di 18 anni
– persone di 60 anni e più con patologia concomitante.
Finora sono 581.132 le persone che hanno ricevuto una terza dose, il 7,67% della popolazione per cui è prevista la dose aggiuntiva.

EFFICACIA DEI VACCINI A mRNA NEI SANITARI

Da Dottnet.it

Lo studio ha scoperto che il personale sanitario che ha ricevuto un regime a due dosi di vaccino Pfizer-BioNTech aveva un rischio inferiore dell’89% di malattia sintomatica, con Moderna del 96%

I vaccini COVID-19 sono altamente efficaci nella prevenzione delle malattie sintomatiche tra gli operatori sanitari in contesti reali. I vaccini COVID-19 sono altamente efficaci nella prevenzione delle malattie sintomatiche tra gli operatori sanitari in contesti reali. Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha scoperto che il personale sanitario che ha ricevuto un regime a due dosi di vaccino Pfizer-BioNTech aveva un rischio inferiore dell’89% di malattia sintomatica rispetto a coloro che non erano vaccinati. Per coloro che hanno ricevuto il regime a due dosi del vaccino Moderna, il rischio è stato ridotto del 96%.

I ricercatori hanno anche scoperto che i vaccini sembravano funzionare altrettanto bene per le persone che hanno più di 50 anni, appartengono a gruppi razziali o etnici che sono stati colpiti in modo sproporzionato da COVID-19, hanno condizioni mediche di base e hanno una maggiore esposizione ai pazienti con COVID-19.

21.12.2020 – Vday vaccinazione contro Covid19 ospedale di Vicenza – Vicenza Foto Francesca Baldi , caposala medicina Covid – fotografo: parisotto

L’efficacia dei vaccini era, tuttavia, inferiore nelle persone immunocompromesse. “Che questo studio abbia dimostrato l’efficacia dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 per proteggere gli operatori sanitari – persone che hanno lavorato instancabilmente e con un grande rischio potenziale per prendersi cura dei loro amici e vicini – è una dichiarazione importante per affrontare qualsiasi scetticismo residuo. sull’importanza che tutti vengano vaccinati”, ha affermato il dott. David Talan, professore di medicina d’urgenza e di medicina e malattie infettive presso la David Geffen School of Medicine dell’UCLA e co-autore dello studio.

Il progetto, Preventing Emerging Infections through Vaccine Effectiveness Testing, o PREVENT, è stato condotto con ricercatori del Carver College of Medicine dell’Università dell’Iowa. Lo studio ha valutato quasi 5.000 operatori sanitari: 1.482 che erano risultati positivi al COVID-19 e mostravano i sintomi della malattia e 3.449 che avevano sintomi simili al COVID-19 ma erano risultati negativi alla malattia. I partecipanti provenivano da 33 centri medici accademici statunitensi, tra cui Olive View – UCLA Medical Center di Sylmar, in California.

Tutti i partecipanti hanno completato sondaggi riguardanti le loro informazioni demografiche, il tipo di lavoro e i fattori di rischio per malattie gravi da COVID-19, nonché il loro stato di vaccinazione.

Altri risultati includono:

  • Un regime a due dosi di uno dei vaccini mRNA ha ridotto il rischio di malattia del 95% tra i neri e afroamericani, dell’89% tra gli ispanici, dell’89% tra gli asiatici o delle isole del Pacifico e del 94% tra gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska persone, rispetto alle persone non vaccinate.
  • Di tutti coloro che hanno ricevuto una singola dose di uno dei vaccini mRNA a due dosi, il rischio di malattia è stato ridotto dell’86% tra i neri e afroamericani, dell’82% tra gli ispanici, dell’80% tra gli asiatici o degli abitanti delle isole del Pacifico e 76% tra gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska rispetto alle persone non vaccinate.
  • Per le persone obese o in sovrappeso, un regime a due dosi ha ridotto il rischio di malattia del 91%; nello stesso gruppo, la vaccinazione parziale ha ridotto il rischio del 76% tra i parzialmente vaccinati rispetto ai non vaccinati.
  • Per le persone che soffrono di ipertensione, un regime a due dosi di entrambi i vaccini mRNA ha ridotto il rischio di malattia del 92% e la vaccinazione parziale ha ridotto il rischio dell’83% tra i parzialmente vaccinati rispetto ai non vaccinati.
  • Per le persone che hanno l’asma, un regime a due dosi di entrambi i vaccini mRNA ha ridotto il rischio di malattia del 91% e la vaccinazione parziale ha ridotto il rischio del 78% tra i parzialmente vaccinati rispetto ai non vaccinati.
  • Per le persone immunocompromesse, il rischio di malattia è stato ridotto del 39% indipendentemente dal fatto che ricevessero una dose singola o due dosi di uno dei due vaccini mRNA.
  • Sessantadue persone nello studio erano incinte nel momento in cui sono state intervistate. La vaccinazione è risultata efficace al 77% nel prevenire la malattia sintomatica COVID-19 tra le persone in gravidanza che avevano ricevuto almeno una dose di uno dei vaccini mRNA.

A causa del periodo di tempo relativamente breve dello studio – da dicembre 2020 a maggio 2021 – la ricerca non affronta per quanto tempo i vaccini continuano a fornire protezione contro il COVID-19. Inoltre, i dati sono stati raccolti prima dell’emergere della variante delta, quindi l’efficacia dei vaccini oggi potrebbe essere diversa da quella che sarebbe contro le varianti precedenti.

fonte: New England Journal of Medicine

VACCINO COVID E ALTRI VACCINI.

Pubblicata la nota congiunta di Ministero della Salute, CSS, AIFA e ISS “Intervallo temporale tra la somministrazione dei vaccini anti-SARS-CoV-2/COVID-19 e altri vaccini”.Sebbene nelle schede tecniche dei vaccini anti-SARS-CoV-2/COVID-19 autorizzati da EMA non siano presenti, ad oggi, indicazioni relative alla loro somministrazione concomitante con altri vaccini, sarà possibile programmare la somministrazione dei vaccini anti COVID-19 e antinfluenzale nella medesima seduta vaccinale.

Per i vaccini vivi attenuati, invece,  può essere considerata valida una distanza minima precauzionale di 14 giorni prima o dopo la somministrazione del vaccino anti SARS-CoV-2.  

Da omceomi.it

MENO EFFETTI COLLATERALI CON LA TERZA DOSE

Da dottnet.it

Gli effetti collaterali noti della vaccinazione sono “in modo significativo più leggeri” nella terza dose a paragone delle prime due inoculazioni. Lo hanno rivelato nuovi dati diffusi dal ministero della sanità israeliano. Fatica, debolezza e dolore al braccio dell’iniezione – hanno mostrato – sono molto meno comuni per tutti i gruppi di età alle prese con il booster.

Secondo queste statistiche, una spossatezza generale è stata riscontrata a seguito della terza dose in 86.6 persone per milione contro 271.8 e 251.1 per milione in seconda e prima dose rispettivamente. Dolore nella zona della vaccinazione è stato riscontrato in 42.7 persone per milione nella terza dose contro le 222.9 e le 514.3 della seconda e prima dose. Su circa 3 milioni e 200 mila immunizzazioni con il booster (oggi si è a 3.400.000) i casi seri di effetti collaterali sono stati solo 19 anche se il ministero della sanità ha spiegato che gli esperti stanno esaminando se questi siano proprio collegati al vaccino.Infine, il ministero ha anche diffuso i dati relativi ai casi segnalati di miocarditi (infiammazioni del muscolo cardiaco) nella fascia di età 12/15 anni che hanno avuto prima e seconda dose. Tali dati – ha detto il ministero – hanno “un tasso non significativo”. 

ELENCO FARMACI IMMUNOSOPPRESSIVI PER ACCESSO ALLA 3 DOSE

La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale

L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva (clicca qui per scaricare l’elenco completo) da considerare ai fini della selezione dei soggetti per i quali può essere indicata la dose addizionale di vaccino anti COVID-19.

La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti (ove non specificatamente dettagliato) la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale. Pertanto la lista di farmaci pubblicata deve essere utilizzata nell’ambito di una valutazione clinica che tenga conto non solo dei farmaci utilizzati, ma anche della specifica diagnosi, della storia clinica e dello stato attuale del singolo paziente.

Si ribadisce, infine, che la decisione di somministrare una dose addizionale di vaccino deve essere presa in rapporto alle caratteristiche cliniche del paziente, non in base al dosaggio degli anticorpi anti spike in quanto non è attualmente disponibile uno standard di riferimento e non è stata definita una concentrazione considerata ottimale/adeguata. da dottnet.it

VACCINI COVID FATTI ALL’ESTERO: QUELLI VALIDI.

una circolare del ministero della Salute riconosce altri tre vaccini somministrati all’estero ai fini del green pass.

Si tratta di:
– Covishield (Serum Institute of India), prodotto su licenza di AstraZeneca;
– R-CoVI (R-Pharm), prodotto su licenza di AstraZeneca;
– Covid-19 vaccine-recombinant (Fiocruz), prodotto su licenza di AstraZeneca.

La circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero, Giovanni Rezza, precisa che questi vaccini “sono considerati validi ai fini dell’emissione della Certificazione verde Covid a favore dei cittadini italiani (anche residenti all’estero) ai i loro familiari conviventi e ai cittadini stranieri che dimorano in Italia per motivi di lavoro o studio, indipendentemente dal fatto che siano iscritti al Servizio Sanitario Nazionale o al Sasn (Assistenza Sanitaria al Personale Navigante), nonché tutti i soggetti iscritti a qualunque titolo al Servizio Sanitario Nazionale che sono stati vaccinati all’estero contro il Sars-CoV-2″.

Inoltre, fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di ingressi transfrontalieri, “le certificazioni di vaccinazione rilasciate dalle autorità sanitarie nazionali competenti estere, a seguito di vaccinazione con vaccini autorizzati da Ema o con i vaccini equivalenti di cui sopra, sono considerate come equipollenti alla certificazione verde Covid per le finalità previste dalla legge”.

Queste certificazioni dovranno riportare almeno i seguenti contenuti:
– dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita);
– dati relativi al vaccino (denominazione e lotto);
– data/e di somministrazione del vaccino;
– dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria).

Le certificazioni vaccinali, in formato cartaceo e/o digitale, dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue:
– italiano;
– inglese;
– francese;
– spagnolo;
– tedesco.

Nel caso in cui il certificato non fosse stato rilasciato in una delle cinque lingue indicate, è necessario che venga accompagnato da una traduzione giurata. La validità dei certificati vaccinali è la stessa prevista per la certificazione verde Covid-19 (Certificato Covid digitale dell’Ue) emessa dallo Stato italiano. Da Fortuneita.com

FIRMATO IL PROTOCOLLO PER LE AREE SCIISTICHE

22 Settembre 2021

© Fotografia – Bardonecchia

Fisi, Andef, Federfuni, Amsi e Colnaz, ovvero la Federsci, le due associazioni degli impiantisti e i rappresentanti dei Maestri di sci, hanno firmato oggi a Milano il protocollo che normerà la riapertura delle ski area e l’utilizzo degli impianti di risalita. L’accordo, arrivato quest’anno in tempi utili, arriva nelle stesse ore in cui la Camera ha approvato il Decreto Green Pass Bis, che prevede l’utilizzo del “passaporto vaccinale” per gli impianti di risalita.

protocollo fisi

Le località turistiche non possono permettersi di vivere un altro inverno senza sci, dato che proprio dal turismo bianco e in particolare dalle attività legate allo sci alpino e alla sua filiera arriva la maggior parte degli incassi legati al turismo montano.

Nel protocollo sono elencate le prescrizioni per l’accesso agli impianti e le pratiche per garantire la sicurezza di lavoratori e turisti. Oltre a vari accorgimenti per garantire il distanziamento e i flussi di persone, si accederà agli impianti con la certificazione verde covid 19 e si dovrà utilizzare la mascherina almeno chirurgica. Per quanto riguarda la portata degli impianti sarà dell’80% negli impianti chiusi: funivie, cabinovie e seggiovie con cupola e del 100% su seggiovie e skilift.  Da dovesciare.it

Qui il protocollo integrale.

Spunta il vaccino italiano a Dna: ecco come funziona

Prodotto da Takis e Rottapharm Biotech, il vaccino a Dna è il primo ad essere approvato per l’Europa: già efficace contro virus e varianti, ecco come funziona e quale potrebbe essere il suo uso al di là del Covid

Avanzamenti nei vaccini del DNA contro COVID-19

Covid-eVax, il primo vaccino europeo a Dna, parla italiano: sviluppato dall’azienda Takis con sede a Castel Romano e Rottapharm Biotech con sede a Monza e Brianza, si trova già a buon punto con le sperimentazioni in fase 1.

“Immunità al 90%”

Il nuovo vaccino “è risultato ben tollerato e ha indotto una risposta immunitaria (anticorpale e/o cellulare) a tutte le dosi testate (0.5 mg, 1 mg e 2 mg, somministrate in doppia dose», fanno sapere le aziende. La migliore risposta è stata osservata nel gruppo trattato al dosaggio più alto, “con l’induzione di una risposta immunitaria fino al 90% dei volontari». Particolarmente rilevante è stata la risposta di tipo cellulare, quella cioé generata dai linfociti T, che integra quella generata dagli anticorpi e impedisce la replicazione del virus nelle cellule umane infettate.

Cos’è il vaccino a Dna

Se abbiamo imparato a conoscere cos’è l’Rna messaggero dei vaccini Pfizer e Moderna, proviamo a capire quali sono le caratteristiche di un vaccino a DNA. Quello targato Takis-Biotech sviluppa l’elettroporazione, tecnologia sviluppata in collaborazione con l’azienda Igea di Carpi: grazie a brevi stimoli elettrici, media il passaggio del Dna all’interno delle cellule e attiva il sistema immunitario. Covid e-vax, poi, produce una rapida attivazione del sistema immunitario attraverso l’immissione nel muscolo di un frammento di Dna del virus contenente una porzione della proteina Spike che dà il via alla produzione degli anticorpi.

«È l’unico in sperimentazione clinica in Europa basato sul Dna, mentre quelli approvati al momento attuale sono basati su Rna messaggero o su vettori adenovirali», spiega a Sputnik Italia Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico di Takis Biotech. E poi, enormi vantaggio anche sul piano economico perché questo vaccino «non ha bisogno di complesse formulazioni, può essere prodotto in larga scala e non ha necessità della catena del freddo», affermano i ricercatori.

«Il Covid-eVax è un vaccino “di precisione” perché produce solo una porzione specifica della proteina Spike, fondamentale per l’ingresso del virus nelle nostre cellule – ha sottolineato Emanuele Marra, Direttore del dipartimento Malattie infettive della Takis – I dati ottenuti indicano un alto livello di sicurezza e potenziale efficacia». Per quanto riguarda le varianti, gli studi effettuati mostrano che gli anticorpi generati dal vaccino «sono in grado di neutralizzare SARS-CoV-2 e le sue varianti più preoccupanti a livelli similari», ha aggiunto Giuseppe Roscilli, direttore del dipartimento di generazione e produzione degli Anticorpi monoclonali, di Takis. Ma la corsa di questo vaccino guarda anche verso altre tipologie di utilizzo.

“Utile anche in campi diversi”

Il vaccino a Dna apre anche nuove frontiere che guardano al di là della pandemia da Covid-19. «I risultati preliminari sono favorevoli – ha dichiarato Lucio Rovati, Presidente e Direttore Scientifico di Rottapharm Biotech – Riteniamo che i dati generati in questo studio siano una validazione dell’efficacia della nuova piattaforma tecnologica dei vaccini a dna, diversa rispetto a quelle già disponibili a RNA messaggero o a vettore virale, e potenzialmente utile anche in campi diversi, come ad esempio per il trattamento di alcune patologie oncologiche». Purtroppo, la sperimentazione ha subìto ritardi enormi: da aprile 2020 a marzo 2021 per cause di forza maggiore: adesso sono pronti a partire con fase 2 e 3 a patto che ci siano i giusti finanziamenti. «Noi abbiamo fatto tutto ciò che ci era possibile, non possiamo andare avanti. Per la seconda fase servirebbero circa 20 milioni di euro, per la 3 altre decine, o forse centinaia. Con le risorse necessarie saremmo in grado di concludere il prossimo anno, garantendo la disponibilità del vaccino», afferma Rovati a Repubblica.

Pregliasco: “Bisogna finanziare il lavoro”

Il tema del sostegno alla ricerca ricorre anche nei discorsi di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, il quale spiega sempre a Repubblica che se il nuovo vaccino italiano vuole vedere la luce, serve un’organizzazione che finanzi il proseguimento del lavoro. «La fase 1 è la prima sperimentata sull’uomo, e fa da filtro – spiega il virologo – la 2 e la 3 sono quelle in cui si stabiliscono, fra le altre cose, il dosaggio e la sicurezza. Durano mediamente 3-4 mesi. Sempre che, però, possano essere sostenute economicamente». Tempo e denaro, insomma: ma più si va avanti con le vaccinazioni, più sarà difficile reperire volontari per le sperimentazioni: una nuova strada potrebbe essere quella di cercarli a livello internazionale, anche se ciò comporta una certa spesa. «In ogni caso è una strada che andrebbe percorsa perché possiamo dare ancora molto per combattere questa pandemia, che ci sta mettendo alla prova anche oggi».

da www.ilgiornale.it

GREEN PASS E IDONEITÀ: LA NOTA DI ANMLA

 Da ANMLA

Pubblichiamo la nota Associativa, redatta dal Gruppo di Lavoro COVID-19, in merito alle problematiche che molti tra i Soci stanno incontrando in relazione alla Certificazione verde COVID-19.

Come recita la premessa del documento constatata una qual certa confusione in materia, lo scopo è in sostanza fornire elementi per chiarire che il MC non è generalmente coinvolto nelle procedure relative al controllo dell’assolvimento dell’obbligo vaccinale, né dal (inesistente) collegamento tra Green Pass ed idoneità lavorativa.

File Allegati:

GREEN PASS A SCUOLA E OBBLIGO VACCINALE NELLE RSA

Da rainews

Green pass per lavoratori scuola e vaccino per  Rsa Via libera dal Consiglio dei ministri all’estensione dell’obbligo del Green pass per i lavoratori nel settore della scuola e dell’università. Nel decreto “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 in ambito scolastico, della formazione superiore e socio sanitario – assistenziale” previsto anche l’obbligo di vaccino per il personale delle Rsa. Per il personale, anche esterno, delle Rsa il decreto approvato in Consiglio dei ministri prevede “l’obbligo del vaccino, e non del Green Pass”, come invece è previsto per i lavoratori in ambito scolastico coinvolti nel provvedimento, aveva spiegato, al termine del Cdm, il ministro per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.  “Fino al 31 dicembre 2021, cessazione dello stato di emergenza, al fine di tutelare la salute pubblica, chiunque accede a tutte le strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative”, “deve possedere ed è tenuto ad esibire la certificazione verde Covid-19”. Lo si legge nella bozza del decreto sul Green pass approvato oggi in Cdm. L’obbligo di esibire il Pass vale per chiunque entri in una scuola ma non riguarda gli studenti e chi è esentato dal vaccino.

L’estensione vale anche per le università. I controlli spettano ai dirigenti scolastici e nel caso di personale esterno alle scuole, anche ai rispettivi datori di lavoro”.  La disposizione “non si applica ai bambini, agli alunni e agli studenti nonché ai frequentanti i sistemi regionali di formazione, ad eccezione di coloro che prendono parte ai percorsi formativi degli Istituti tecnici superiori” e “ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute”. “I dirigenti scolastici e i responsabili di tutte le istituzioni scolastiche, educative, formative indicate al comma 1 si legge ancora – sono tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni di cui al medesimo comma 2. Nel caso in cui l’accesso alle strutture sia motivato da ragioni di servizio o di lavoro, la verifica sul rispetto delle prescrizioni di cui al comma 2, oltre che dai soggetti di cui al primo periodo, deve essere effettuata anche dai rispettivi datori di lavoro”. “Le verifiche delle certificazioni verdi COVID-19 sono effettuate con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato ai sensi dell’articolo 9, comma 10. Con circolare del Ministro dell’istruzione possono essere stabilite ulteriori modalità di verifica”.  L’obbligo del Green pass per accedere nelle scuole “non si applica ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale  sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i  criteri definiti con circolare del Ministero della salute”. Si legge  nella bozza del decreto.

Bozza dl, sanzioni da 400 a 1000 euro per chi è senza e chi non controlla Il personale che lavora in ambito scolastico, universitario e delle Rsa che verrà trovato a seguito dei controlli senza il green pass sarà punito con una sanzione che va da 400 a mille euro. E’ quanto prevede la bozza del decreto approvato in Consiglio dei ministri. La sanzione sarà applicata sia ai lavoratori che non avranno la certificazione, sia ai dirigenti e ai datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli.  – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Dl-Green-pass-voto-finale-Aula-della-Camera-e8782bf8-74cb-4c50-8051-3c98779219db.html