TECNOLOGIA

FACEBOOK PREVENTIVE HEALTH .. UN SOCIAL SEMPRE PIÙ PREVENTIVO

Un interessante articolo tratto integralmente da 01health.it  sull’impiego dei social nella prevenzione delle malattie

Facebook ha annunciato di essere al lavoro sullo sviluppo di prodotti e partnership che hanno lo scopo di aiutare le persone nell’ambito della salute, a partire da un nuovo strumento: Preventive Health, al momento disponibile solamente negli Stati Uniti.

Per quanto riguarda le partnership, Facebook sta collaborando con le organizzazioni sanitarie statunitensi allo scopo di offrire il tool Preventive Health, che ha la funzione di connettere le persone alle risorse sanitarie e di fornire promemoria per i checkup.

Le persone avranno la possibilità di utilizzare questo strumento per trovare luoghi accessibili per ricevere assistenza, per impostare promemoria per pianificare i test sanitari e contrassegnare le attività quando i test vengono completati, e altro ancora.

Il punto di partenza di queste attività dell’azienda, ha spiegato Freddy Abnousi, MD e Head of Healthcare Research di Facebook, sta nel fatto che molte delle principali minacce per la salute, al giorno d’oggi, non sono quelle che la scienza o la medicina possono risolvere da sole.

Abnousi fa l’esempio del problema della scarsità di sangue: ogni pochi secondi, qualcuno nel mondo ha bisogno di sangue, ma spesso le persone non sono consapevoli delle carenze e non sanno dove donare.

Per ovviare a questo problema, Facebook ha lanciato una funzionalità negli Stati Uniti, in India, Brasile, Bangladesh e Pakistan, che semplifica l’iscrizione come donatore e la ricezione di notifiche quando è richiesto sangue nelle vicinanze. Finora, ha sottolineato Abnousi, oltre 50 milioni di persone si sono registrate per donare sangue.

L’importanza della prevenzione nella salute

Un’altra area che Facebook sta esplorando è per l’appunto la prevenzione sanitaria. Decine di milioni di persone negli Stati Uniti, sottolinea ancora Freddy Abnousi, saltano le cure preventive raccomandate, secondo quanto riportano i Centers for Disease Control and Prevention.

Le misure preventive hanno il potenziale per rilevare precocemente una malattia quando è più curabile e, in alcuni casi, ne impediscono lo sviluppo. Tuttavia, fattori quali la consapevolezza, l’accesso e i costi, creano ostacoli agli esami clinici per molte persone.

Proprio per aiutare a risolvere questo problema, Facebook sta collaborando con le organizzazioni sanitarie statunitensi nell’offrire lo strumento Preventive Health. Il focus iniziale è sulle due principali cause di morte negli Stati Uniti, malattie cardiache e cancro (secondo il CDC), ma anche sull’influenza, una malattia stagionale che colpisce milioni di persone ogni anno. Le risorse disponibili nello strumento digitale sono fornite dall’American Cancer Society, dall’American College of Cardiology, dall’American Heart Association e dai Centers for Disease Control and Prevention.

Facebook Preventive Health

Preventive Health funziona in maniera semplice, ma, come dicevamo, al momento solo negli Stati Uniti. Le persone possono accedere allo strumento Preventive Health nell’app mobile di Facebook, dove trovano informazioni su quali controlli, come ad esempio i test del colesterolo o le mammografie, sono raccomandati da queste organizzazioni sanitarie in base all’età e al sesso forniti dall’utente. Anche promemoria per i vaccini antinfluenzali appariranno nello strumento, nel momento opportuno dell’anno.

Questo tool consente poi di contrassegnare quando i test sono completati, impostare promemoria per pianificare test futuri e informare i propri amici e parenti sullo strumento, per diffondere e aumentare la consapevolezza sulle cure preventive. Sono anche disponibili contenuti per saperne di più su ogni controllo e per trovare posti convenienti per ricevere servizi di assistenza sanitaria.

Freddy Abnousi, nel presentare la funzionalità di Facebook dagli obiettivi lodevoli, non si esime dall’affrontare un tema che sale inevitabilmente all’attenzione degli utenti in temi delicati come questo: la privacy. La salute, sottolinea il campo della Healthcare Research di Facebook, è un’area particolarmente personale, pertanto l’azienda ha tenuto conto della privacy e della sicurezza sin dall’inizio dello sviluppo.

Facebook Preventive Health

Ad esempio, evidenzia Abnousi, Preventive Health consente di impostare promemoria per i futuri controlli e contrassegnarli come completati, ma non fornisce a Facebook o alle organizzazioni sanitarie con cui Facebook lavora l’accesso ai risultati effettivi dei test. Le informazioni personali sulla attività dell’utente in Preventive Health non vengono condivise con terze parti, come organizzazioni sanitarie o compagnie assicurative, quindi non possono essere utilizzate per scopi quali l’idoneità all’assicurazione.

Inoltre, Facebook dichiara che non pubblicherà annunci in base alle informazioni fornite in Preventive Health, tra cui l’impostazione di un promemoria per un test, il contrassegno come completato o la ricerca di un istituto sanitario. Come sempre, altre azioni che l’utente intraprende su Facebook potrebbero essere collegati agli ad, come ad esempio un like alla pagina Facebook di un’organizzazione sanitaria o la visita a un sito web esterno linkato da Preventive Health.

Maggiori informazioni su sono disponibili sul sito di Facebook.

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BRACCIALETTI SAFETY I NUOVI DEVICE DELLA SICUREZZA

Un  nuovo “ device “, un dispositivo di monitoraggio  creato dalla startup StrongArm Technologies Inc. è in grado di monitorare i movimenti dei dipendenti e li avvisa quando la loro attività è potenzialmente pericolosa, e sta già contribuendo a ridurre gli infortuni sul lavoro.

12 nov 2019
Jack Westley è uno dei tanti lavoratori che indossano il dispositivo tracker StrongArm per assicurarsi che svolga il proprio lavoro nel modo più sicuro possibile. Come tutti i suoi colleghi sa che lavoratore in un magazzino di congelatori è un lavoro infido. ‌

Lavorare in magazzino è pericoloso. Westley trasporta costantemente scatole, sposta attrezzature e si piega a basse temperature mentre il ghiaccio si forma sulla barba. Come noto il rischio di lesioni aumenta quando il corpo è freddo.

Il dispositivo è programmato per ronzare quando chi lo indossa fa movimenti pericolosi. Per Westley, questo significa chinarsi troppo in profondità per raccogliere una scatola o torcere il tronco troppo lontano per posarne un’altra. Il dispositivo sul suo petto vibra come un avvertimento che la sua possibilità di farsi male è elevata.

Gli avvertimenti del device si sono dimostrati efficaci . Wesley si è accorto di aver preso l’abitudine di piegarsi in maniera scorretta mentre allungava le mani verso i pallet per estrarre le scatole.

 

Il dispositivo è realizzato principalmente per mantenere i lavoratori al sicuro sul posto di lavoro. Tuttavia, invia le informazioni raccolte su Westley al suo datore di lavoro, Geodis. Il magazzino in cui lavora, a Breinigsville, in Pennsylvania, è una delle poche località in cui Geodis sta testando i dispositivi StrongArm. Sono inoltre in uso presso le strutture gestite da Walmart Inc. e altre società.

Vi è tuttavia una altra faccia della medaglia sulla raccolta di informazioni per i datori di lavoro. I sindacati e gli studiosi pensano che i datori di lavoro possano utilizzare queste informazioni con fini di controllo. La produttività e il monitoraggio potrebbero essere utilizzati contro i lavoratori per licenziarli o punirli se le loro prestazioni diminuiscono . Inoltre la impenetrabilità  degli strumenti di analisi dei dati può rendere difficile per i dipendenti comprendere come questi dati vengono utilizzati.

Tuttavia, l’altro lato della medaglia suggerisce che dispositivi come questi con la raccolta di informazioni possono effettivamente aiutare e incoraggiare i lavoratori a essere più sicuri sul posto di lavoro. Goedis afferma che i device potrebbero integrare i programmi di sicurezza esistenti rilevando i dipendenti che necessitano di ulteriore formazione, aiutando anche a individuare singole posizioni nel lavoro da riorganizzare per ridurre il rischio di lesioni.

La società StrongArms che produce i device è ben consapevole dei potenziali rischi negativi di un dispositivo di tracciamento delle informazioni come questo, ma sottolinea che la sua missione principale  è quella di proteggere innanzitutto i lavoratori. Un recente studio ha evidenziato una riduzione dal 20 al 50 percento in chi fa uso del device . StrongArm rileva inoltre che non sta monitorando la produttività individuale e che i suoi prodotti non vengono utilizzati per punire i singoli lavoratori o contestare le richieste di risarcimento dei lavoratori. ‎

A ulteriore difesa del sistema bisogna sapere che il fondatore di Strong Arm, Sean Petterson si è sempre dedicato alla sicurezza  del lavoro  e ha sempre cercato  di inventare tecnologie per aiutare gli addetti alla sicurezza a svolgere il proprio lavoro in modo più sicuro.

Il monitoraggio ergonomico, è un campo di innovazione in crescita. I ricercatori sperano di continuare a svilupparlo al meglio  per coniugare l’efficienza con la sicurezza utilizzando più dati e tecnologia. Al momento esistono ancora forti resistenze emotive sull’impiego di questi mezzi tuttavia la speranza è quella di oltrepassarli una volta testata l‘efficienza

Liberamente tradotto da dott.Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro.

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BENEFICI DELLA LUCE AL LED SENZA SFARFALLIO

Di John Davenport

Tratto da Ohsonline.com

La tipologia della illuminazione dei luoghi di lavoro ha un ruolo centrale per garantire un ambiente di lavoro più sano, sicuro e produttivo. L’avvento dell’illuminazione a LED senza sfarfallio offre un’alternativa promettente all’illuminazione a LED fluorescente, a incandescenza e di prima generazione, ed inoltre riduce significativamente i costi di manutenzione.

Lo sfarfallio è  una instabilità della  luce. Gli esseri umani sono  in grado di percepire le instabilità nella luce o sfarfallii fino a circa 80 volte al secondo. Se una sorgente luminosa ha uno sfarfallio più rapido di 80 volte al secondo, ad esempio 120 volte al secondo, il nostro corpo continuano a reagire alle fluttuazioni della luce anche se non possiamo “vederle”. Come le forme più visibili di sfarfallio, questo sfarfallio “invisibile” può avere un impatto negativo su salute, benessere e produttività.

La causa più comune di sfarfallio in una luce è il risultato della linea di alimentazione CA che modula l’alimentazione della sorgente luminosa. Quando la fonte di alimentazione cambia, la potenza della luce cambia, a meno che il circuito intermedio non lo impedisca. Mentre i fluorescenti elettronici alimentati da reattori hanno ridotto notevolmente questa fluttuazione della luce rispetto ai loro predecessori azionati da reattori magnetici, la maggior parte dei prodotti LED di prima generazione ha reintrodotto alta frequenza di sfarfallio negli ambienti interni.

Tutte le persone  sono sensibili allo sfarfallio in una certa misura e questo può  contribuire  all’insorgenza di mal di testa, astenopia  e affaticamento; la ricerca suggerisce anche che può aumentare la frequenza delle emicranie. Alcuni persone con specifici deficit, come ad esempio quelli dello spettro autistico, sperimentanouna ipersensibilità visiva, in cui i trigger di illuminazione possono provocare sintomi accentuati. Lo sfarfallio può anche indurre convulsioni nelle persone con epilessia fotosensibile. Sebbene non vi siano standard che impongano ai produttori di illuminazione di rimuovere lo sfarfallio, l’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE 1789) indica che avere uno sfarfallio inferiore al 5% (alla frequenza della linea di alimentazione) presenta un basso rischio per queste persone.

L’illuminazione a LED senza sfarfallio è stata sviluppata per evitare questi inconvenienti, consentendoci di godere di  molti altri vantaggi dell’illuminazione a LED. Lo spettro della lampada a LED, che può essere continuo piuttosto che appuntito come lo spettro fluorescente, fornisce una corrispondenza più stretta con quella della luce solare naturale, che si traduce in una migliore differenziazione del colore, percezione del bianco più luminoso, una migliore saturazione del colore e una visione dei colori complessivamente migliore. Di conseguenza, l’illuminazione a LED può potenzialmente aumentare anche i livelli di umore e concentrazione.

Proprio per tutte queste ragioni i luoghi di lavoro scolastici educativi, sanitari, militari e commerciali possono trarne vantaggio

La prova di questi benefici deriva da studi sull’impatto dell’illuminazione a LED senza sfarfallio nei settori educativo, sanitario, militare e commerciale / industriale. Ad esempio, in classe, le qualità superiori dell’illuminazione a LED migliorano la visibilità, il che a sua volta può portare a un ambiente di apprendimento migliore . Diversi studi  suggeriscono che gli studenti possono concentrarsi maggiormente sul loro lavoro in classe con un’illuminazione a LED priva di sfarfalli . Inoltre ulteriori ricerche hanno evidenziato  un miglioramento nel comportamento degli studenti con bisogni speciali.

Nelle strutture sanitarie, non solo la luce a LED priva di sfarfallio può tradursi in un ridotto rischio di errore tra medici e infermieri durante le procedure mediche, ma la possibilità di modulare  il tipo di  illuminazione come negli ultimi LED più moderni consente anche impercettibili cambiamenti di colore che possono facilitare il benessere del paziente.

Nel frattempo, la Marina degli Stati Uniti sta raccogliendo i benefici del retrofit dell’illuminazione della sua navi di superficie con luci a LED senza sfarfallio; negli ultimi anni sono state installate centinaia di migliaia di luci a LED. Oltre a significativi risparmi sui costi di manutenzione, la migliore qualità della luce migliora l’attenzione, la produttività e la vigilanza tra i membri dell’equipaggio.

Infine, l’uso commerciale dell’illuminazione a LED priva di sfarfallio ha dimostrato di migliorare l’aspetto della merce esposta negli showroom e in altri grandi spazi pubblici e di fornire un ambiente più luminoso per gli acquirenti, garantendo allo stesso tempo che il personale di vendita che lavora su turni prolungati goda della stessa salute e dei benefici  descritti in precedenza.

I’ illuminazione a LED senza sfarfallio ha generato risultati positivi

Numerosi  studio attestano questi benefici in contesti del mondo reale. Ad esempio, la Rushwood Elementary School, situata fuori Cleveland, nell’Ohio, ha adattato l’illuminazione a LED senza sfarfallio già da diversi anni fa. Professori  e studenti hanno subito notato delle differenze: hanno descritto la qualità della luce più nitida, più chiara e più luminosa, con maggiore facilità di lettura. Sono stati riportati meno casi cefalea e un’insegnante di sostegno  ha riportato la percezione di un clima più “pacato” nella sua classe.

liberamente tradotto da

dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro

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TELE-RIABILITAZIONE OCCUPAZIONALE: REVISIONE DEGLI STUDI

Da Hong Kong journal of Occupational therapy

Volume 32(1);  2019 June

Questo studio mirava a verificare le prove attuali sull’applicazione della teleriabilitazione nella pratica della terapia riabilitatoria occupazionale e sui suoi risultati clinici negli ultimi 10 anni.

metodi

Si è proceduto ad una revisione sistematica  degli studi pubblicati in lingua inglese nel decennio 2008-2017, estratti da sette database elettronici (MEDLINE, Cochrane Library, CINAHL, Web of Science, SAGE, Science Direct ed EMBASE). Sono stati inclusi solo gli articoli che valutano l’uso della teleriabilitazione per fornire servizi di terapia occupazionale a distanza, senza restrizioni su patologia, menomazione, età o natura dell’intervento di terapia occupazionale.

risultati

Sono stati esaminati quindici articoli (tre studi randomizzati controllati, otto studi quasi sperimentali, uno studio con post-intervento a gruppo singolo e tre casi studio). Nonostante la varietà degli studi e dei metodi di valutazione dei risultati , la maggior parte degli studi ha indicato effetti terapeutici positivi grazie all’uso della teleriabilitazione nella pratica della terapia occupazionale. Non ci sono prove sufficienti, tuttavia, per confermare che la teleriabilitazione è più efficace del modello tradizionale Poche prove ci sono in particolare sugli effetti a lungo termine e sull’efficacia dei costi.

Conclusione

La teleriabilitazione offre un modello di erogazione di servizi alternativi a quello tradizionale per la terapia delle patologie di origine occupazionale, non solo colmando la distanza, riducendo i tempi e probabilmente i costi  ma offrendo anche un trattamento più semplice ed intuitivo per i pazienti a casa. Sono necessarie ulteriori ricerche, in particolare sull’uso della tecnologia mobile dell ‘ultima generazione, per determinare l’efficacia riabilitatoria  di questi nuovi sistemi informatici  nel trattamento di varie malattie correlate al lavoro.

liberamente tradotto da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro

Parole chiave: teleriabilitazione, terapia occupazionale, revisione sistematica

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Sempre sulla teleriabilitazione riportiamo un breve report della fondazione Don Gnocchi

TELERIABILITAZIONE

Un modello innovativo di presa in carico

Il crescente numero di persone con patologie croniche impone di trovare modelli socio-assistenziali innovativi che assicurino una reale continuità di cura, mantenendo il paziente e la sua famiglia al centro del percorso. L’innovativo modello di teleriabilitazione domiciliare della Fondazione Don Gnocchi integra le attività assistenziali e riabilitative domiciliari tradizionali con quelle erogate tramite soluzioni tecnologiche, combinando esercizi di realtà virtuale con la telepresenza del terapista.

La riabilitazione da casa

Il terapista dalla postazione al Centro di riabilitazione…

  • video-chiama il paziente;
  • controlla e corregge i suoi movimenti grazie al collegamento audio-video;
  • visualizza i parametri vitali
  • conclude la sessione e spegne il pc del paziente da remoto.

Il paziente da casa propria…

  • accende la tv e il pc all’ora prestabilita;
  • esegue il programma riabilitativo seguendo le indicazioni in telepresenza del terapista;
  • comunica con il terapista attraverso il collegamento audio-video.

I vantaggi del servizio

  • Deospedalizzazione e continuità di cura.
  • Maggior numero di pazienti raggiunti con diminuzione delle liste attesa.
  • Ottimizzazione delle risorse(maggior numero di trattamenti, distanze annullate, trattamento simultaneo di due pazienti…).
  • Misurazione oggettiva e quantitativa dell’efficacia del trattamento.
  • Stimolazione motoria e cognitiva.
  • Pazienti più motivati e coinvolti.
  • Esercizi clinicamente validati.

 

DIRITTI DOVERI DEL LAVORO AGILE

Uno degli aspetti di maggiore criticità che in questi anni ha determinato una certa qual resistenza nell’abbracciare la nuova filosofia manageriale dello smart working lo si può individuare negli aspetti di salute sicurezza connessi a questa nuova forma di esecuzione della prestazione lavorativa.

Ma lo smart working non è lavoro da casa, è invece in modo più ampio anche rispetto al telelavoro, una modalità di esecuzione della prestazione lavorativa che si caratterizza per l’assenza di vincoli di luogo e di orario di lavoro, ma soprattutto sulla base di una nuova organizzazione del lavoro “per obiettivi”..un po’ come avviene per il personale commerciale o gli agenti di commercio.

Sul versante dell’uso degli strumenti di lavoro, innanzitutto l’art. 18, comma 2 della legge stabilisce che “il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell’attività lavorativa.” Va infatti ricordato che ci troviamo nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato e che nel quadro generale della disciplina del TU in materia di salute e sicurezza sul lavoro la responsabilità in merito all’uso degli strumenti di lavoro e al loro corretto funzionamento è, anche nell’ambito del lavoro agile, del datore di lavoro quando gli strumenti di lavoro siano forniti dallo stesso – come già previsto del resto dall’art. 3, c. 10 D.Lgs. n. 81/2008 sopra citato.

Da questo punto di vista la legge prevede che il datore di lavoro garantisce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile e a tal fine consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro. Non solo, la legge espressamente richiama sul punto anche lo specifico obbligo di cooperazione cui è tenuto il lavoratore in base alle disposizioni del TU ed in particolare in base all’art. 20 del D.Lgs. n. 81/2008

In buona sostanza, proprio in forza dei principi di cui all’art. 2087 c.c., se nell’accordo di lavoro agile non è possibile limitare il carattere “agile” della prestazione – altrimenti se ne snaturerebbe la portata innovativa sul piano dell’organizzazione del lavoro – si può tuttavia responsabilizzare il lavoratore (attraverso un’adeguata informativa e una formazione mirata) a scegliere luoghi di lavoro coerenti con le politiche aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, soprattutto, idonei all’esecuzione di una prestazione – continuativa – di lavoro, evitando di mettersi – anche solo negligentemente – in una situazione di pericolo.

Diritto alla disconnessione

Altro aspetto di grande rilevanza pratica sul versante della tutela della salute e sicurezza del lavoratore agile in relazione alla gestione dell’orario di lavoro è il richiamo al “diritto alla disconnessione” contenuto nell’art. 19, c. 1 della L. n. 81/2017: “l’accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro”. In definitiva, nella consapevolezza (e non solo) dei rischi derivanti da un eccesso di lavoro – questo sì non controllabile – ed al fine di scongiurare i rischi connessi al superamento dei limiti di durata – giornaliera e settimanale – della prestazione lavorativa, i quali incidono sulla salute dell’individuo per effetto proprio del possibile sovraccarico di lavoro dovuto all’assenza di controllo (cd. burnout), la legge introduce nel nostro ordinamento – in modo analogo a quanto fatto dalla nuova Loi Travailfrancese – uno strumento giuridico diretto ad assicurare il rispetto dei tempi di riposo (essenziale peraltro per le nuove generazioni troppo abituate alla iperconnessione). Diritto alla “disconnessione” che qualcuno qualifica come speculare ad un “dovere di disconnessione” che spetta al datore di lavoro disciplinare nel quadro della nuova organizzazione del lavoro per “fasi, cicli e obiettivi” che caratterizza il lavoro agile (v. E. Dagnino, Il diritto alla disconnessione nella legge n. 81/2017 e nell’esperienza comparata, DRI, 4/2017).

Quasi a voler sottolineare che non è possibile parlare di “disconnessione” se prima non siano state poste con sufficiente chiarezza – nell’accordo o regolamento di lavoro agile – le basi per rendere effettivo e realmente sperimentabile il lavoro per obiettivi – che è il presupposto per questa nuova forma di organizzazione del lavoro – attraverso una gestione dei tempi di lavoro e dei tempi di riposo che sia non solo flessibile ma altresì di aiuto anche alla necessaria evoluzione del diritto del lavoro (e degli aspetti misurazione della prestazione di lavoro subordinato) nell’ambito della moderna organizzazione dell’impresa.

Tratto da Altalex

BIG DATA IN HEALTH A ROMA

Dalla gestione dell’emergenza sanitaria e ambientale di Taranto e delle altre aree industriali, passando per l’analisi dei modelli di diffusione degli agenti patogeni, per non dimenticare poi la verifica dell’impatto dei fattori ambientali e meteorologici sulla salute dei cittadini. Sono solo alcuni dei grandi temi nei quali l’analisi incrociata dei dati ci aiuta e ci fornisce informazioni preziose. Non solo. I dati, o meglio, l’analisi puntuale di grandi quantità di dati è diventata ormai una prassi quotidiana nella ricerca di nuovi farmaci, della modellizzazione delle interazioni delle proteine e del genoma, nella messa a punto di nuovi strumenti diagnostici. Al punto che vengono perfino create speciali applicazioni, in alcuni casi veri e propri videogiochi, che permettono di modellizzare e individuare con precisione e con grande anticipo segnali di insorgenza di malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer.

Non è tutto. I dati permettono di approcciarsi sul territorio e di verificare la distribuzione o la penetrazione dei servizi sanitari, la loro accessibilità non solo in base al reddito, ma anche in base alla distribuzione sul territorio delle persone. Quello della gestione dei servizi sanitari è poi un filone davvero molto interessante per il mondo dei Big Data soprattutto in un contesto in cui la razionalizzazione delle spese impone scelte che devono essere guidate da una attenta analisi dei costi e dei benefici.

Il punto di caduta è una medicina e una sanità, sempre più disegnata a misura del singolo individuo. L’obiettivo della Conferenza Big Data in Health 2019 è quello dunque di dare spazio e vita a questo delicato settore che sta emergendo grazie alle nuove tecnologie digitali, e che avrà un grande impatto su molteplici aspetti sensibili della nostra vita, della nostra salute e del nostro essere cittadini.

Una sfida culturale di primo livello da affrontare tenendo conto della complessità della materia e della sua continua evoluzione a cui occorre guardare con attenzione e con un approccio necessariamente multidisciplinare coinvolgendo cittadini, medici, associazioni di pazienti, politici, amministratori e aziende. Big Data In Health 2019 è un luogo in cui i vari attori si incontrano, un appuntamento annuale che vuole raccordare i vari aspetti del problema affinchè le parti possano agire insieme, di concerto, senza rischiare di paralizzare il sistema tirando ognuno in una direzione opposta.

Parteciperanno all’evento: Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il presidente del CNR Massimo Inguscio, l’Istituto Superiore di Sanità, SNPA-AssoArpa, Ministero della Salute, Agcom, Agid, Federsanità, Google Cloud, Eni, Darktrace e molti altri.

Programma

Nella prima giornata della Conferenza, che si aprirà alla presenza del Ministro dell’Ambiente Costa, si cercherà dunque di fare una panoramica non solo sulle basi di dati ambientali a disposizione, ma anche sulle nuove basi di dati che, grazie anche all’interesse ed alla partecipazione dei cittadini, iniziano ad essere presenti nel nostro territorio e dovranno vedere le Regioni recitare un ruolo organizzativo di primo piano. Avviare già da ora un discorso sull’accessibilità di tali dati, sulla necessità di “standardizzarli” per poterli integrare e sulle modalità di accesso permetterà di ottimizzarne l’utilizzo e l’efficacia.


A seguire, giovedì 3 ottobre la Conferenza affronterà invece questioni di stretta attualità per il nostro Sistema sanitario nazionale, come l’utilizzo dei dati sanitari individuali conformemente alle regole sulla protezione dei dati secondo Gdpr, privacy e sicurezza, l’interconnessione e l’interoperabilità dei dati, la revisione dei sistemi tariffari per il modificarsi delle modalità di erogazione delle prestazioni abilitate dalle nuove tecnologie, il ruolo del comparto assicurativo nel disegnare soluzioni sanitarie personalizzate e concorrenziali.

In particolare,  nel caso della sanità, il GDPR è andato ad impattare su pratiche consolidate di gestione dei flussi di dati sui pazienti, pratiche improntate all’efficacia ed alla concretezza del processo di tutela della salute e di cura del paziente, ma che fino ad ora non avevano considerato approfonditamente le implicazione della privacy. Siamo ora nella situazione di dover capire cosa è stato fatto, cosa si sta facendo ma soprattutto cosa si può fare in un vicino futuro non solo per permettere ad esempio ai ricercatori di accedere in maniera “agile” ai dati dei pazienti senza incorrere in violazioni del GDPR, ma allo stesso sistema sanitario ed ai medici per poter accedere tempestivamente ai dati pregressi di un paziente in modo da poter effettuare diagnosi e prescrivere cure essendo a conoscenza di tutti gli aspetti critici della sua storia clinica e — possibilmente — anche dei suoi stili di vita nonchè delle sue esposizioni ambientali.

Il tema del pomeriggio è invece il problema specifico della sicurezza dei dati sanitari. Al momento esistono già framework dettagliati per la sicurezza dei dati in generale (in particolare, vedi il framework di cybersecurity come dettagliato dal libro bianco del CINI . Allo stesso tempo, manca la possibilità per operatori del settore sanitario di accedere ad indicazioni meno corpose e meno tecniche che permettano loro di comprendere ed implementare i processi del framework. In pratica, manca una “verticalizzazione” del nostro eccellente framework di cybersecurity in ambito salute, verticalizzazione che sia allo stesso tempo accompagnata dalla stesura di testi, guidelines e how-to semplificati per i decisori che dia loro la possibilità di decidere percorsi di implementazione senza dover prima diventare degli esperti in dettagli tecnici e tecnologici.‌

da sanitarinformazione.it

MILANO CAPITALE MOBILITÀ ELETTRICA CON E-MOB 2019

TA Milano, presso Palazzo Lombardia, dal 26 al 28 settembre la terza Conferenza Nazionale della Mobilità Elettrica: verranno esposti numerosi progetti, dalle migliorie nelle pratiche di rifornimento fino alla pianificazione a basso impatto ambientale dei Giochi invernali 2026. Anche il settore automotive protagonista

Il futuro della mobilità passa per l’energia elettrica: e-mob è la conferenza nazionale dedicata al tema, in cui vengono esposte le innovazioni nel campo. Tre giornate, dal 26 al 28 settembre presso Palazzo Lombardia a Milano, ricche di appuntamenti che radunano persone comuni e fornitori di energia in un’iniziativa nata per dare una panoramica delle migliorie nel campo green. Anche e soprattutto in ambito automobilistico.

OBIETTIVO: CAMBIAMENTO
La rassegna guarda al presente ma soprattutto al futuro, puntando a rendere la mobilità elettrica una scelta conveniente e praticabile da un sempre maggior numero di utenti. A tale scopo si è resa indispensabile un’azione condivisa dalle Regioni del Bacino Padano, in modo da ampliare ed arricchire la rete di rifornimento. Il comune di Milano, insieme ad ATM, punta a convertire il trasporto pubblico e privato, incentivando il car sharing elettrico e portando ad oltre 1.000 unità le colonnine urbane.

Altro obiettivo è quello di migliorare l’esperienza di rifornimento sia domestico che aziendale. Quella della mobilità elettrica è una tendenza destinata a radicarsi, vista sia la maggiore sensibilità verso l’ambiente che l’inasprimento delle politiche dell’Unione Europea volte a ridurre le emissioni di gas serra. La conferenza e-mob include inoltre un’area test, in cui sarà possibile sperimentare modelli di mobilità attuali e futuri.

Da greenme

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FORMAZIONE MULTISENSORIALE BATTE LA FORMAZIONE AUDIOVISIVA NELLA SICUREZZA SUL LAVORO

Una nuova ricerca ha dimostrato che la REALTÀ VIRTUALE può fornire preziose informazioni sul comportamento dei lavoratori durante le evacuazioni di emergenza e può migliorare la consapevolezza della sicurezza.

I ricercatori dell’Università di Nottingham, finanziati dall’Institute of Occupational Safety and Health (IOSH), hanno sviluppato un ambiente virtuale multisensoriale (MS VE) per vedere come i lavoratori rispondono in caso di evacuazione e se gli stimoli sensoriali, come l’olfatto e il tatto, possono aiutare migliorare i risultati sulla sicurezza.

Nello studio sono stati sviluppati due scenari: un incendio con evacuazione del personale dall ‘edificio  e una emergenza meccanica con necessità di smontaggio del motore per la perdita di fluidi . Per i partecipanti che utilizzavano il software era prevista la vicinanza a un fuoco virtuale. I corsisti sentivano il calore di tre riscaldatori da 2 kW e percepivano l’odore del fumo  prodotto da uno specifico diffusore di profumo.


La ricerca mostra che i lavoratori si sono sentiti più immersi nell’ambiente virtuale multisensoriale rispetto a quelli in un ambiente virtuale audiovisivo comparabile.
Le precedenti ricerche sul comportamento umano in reali incendi hanno dimostrato che là dove manca la consapevolezza di come si diffonde e si muove il fuoco spesso le reazioni di emergenza sono inappropriate.
La nuova ricerca suggerisce che gli ambienti virtuali multisensoriali possono fornire preziose informazioni su come agiscono i lavoratori durante le evacuazioni di emergenza e far emergere   eventuali criticità
La Dott.ssa Glyn Lawson della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Nottingham ha dichiarato: “La formazione in materia di salute e sicurezza può non riuscire a motivare e coinvolgere i dipendenti e può non avere rilevanza per i contesti della vita reale.

Questa ricerca suggerisce che gli ambienti virtuali possano aumentare il coinvolgimento e la volontà dei tirocinanti a partecipare a ulteriori corsi di formazione.

La tecnologia è in costante progresso e in molti casi sta diventando più conveniente.

Migliorando le strategie di formazione con l’uso della tecnologia e delle esperienze sensoriali simulate, ci stiamo dirigendo in una direzione in cui il lavoratore  non solo godrà di un corso di formazione più coinvolgente e interessante ma parteciperà a un’esperienza di apprendimento efficace, quindi sarà meglio preparato e attrezzato per rimanere al sicuro, in salute e al lavoro. ”
Il simulatore multisensoriale ha un costo di  2.765 sterline circa 3200 euro , rendendolo un’opzione conveniente per le aziende.


La ricerca suggerisce che la formazione VE potrebbe offrire una serie di vantaggi per le imprese, tra cui un aumento dell’impegno e degli atteggiamenti nei confronti della formazione sulla SSL e una più profonda memoria dell ‘apprendimento .
Nel corso del progetto, il prototipo VR è stato perfezionato per ottimizzare la praticità e l’uso nei contesti di formazione sul luogo di lavoro.
I ricercatori si sono interfacciati con la direzione di Jaguar Land Rover e Rolls Royce, oltre a un incontro con i consulenti per la salute e la sicurezza dell’Università di Nottingham, per comprendere meglio come la formazione può essere implementata nel settore e cercare competenze in materia di sicurezza antincendio e manipolazione sicura di sostanze chimiche pericolose.
Peter Caines, consulente per la salute, la sicurezza e l’ambiente di Rolls-Royce, ha dichiarato: “È risaputo che spesso è difficile creare formazione coinvolgente e significativa in termini di salute, sicurezza e ambiente. La formazione tradizionale in aula è a una svolta storica . La tecnologia supportata dalla ricerca sta iniziando a fornire nuovi strumenti come la realtà virtuale, il che significa formazione  più coinvolgente, efficace e soddisfacente.

“Ciò che questa ricerca dimostra è che con l’aggiunta di ulteriori input sensoriali, come il calore e l’olfatto nell’ambiente virtuale, il training diventa un’esperienza completamente immersiva e passa da un’esperienza di gioco per computer a una simulazione efficace.

Da hsmearch.com
Tradotto liberamente da Alessandro Guerri medico del lavoro

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DISPOSITIVI DIGITALI E WEARABLE IL FUTURO SUL LUOGO DI LAVORO

I visori per la realtà virtuale potrebbero migliorare i servizi IT offerti ai dipendenti che lavorano da remoto? E se questi ultimi potessero addirittura muoversi come se fossero in ufficio sfruttando la realtà aumentata? In che modo l’IT potrebbe offrire esperienze mobili personalizzate utilizzando i dati ricavati dagli smartwatch o dagli assistenti virtuali in-ear?

Le tecnologie wearable, da smartwatch e occhiali intelligenti, a cuffie e auricolari smart, potrebbero ridisegnare lo scenario futuro del lavoro. Man mano che la loro adozione cresce e la tecnologia matura, i responsabili IT valutano il modo in cui i dispositivi wearable possono trasformare l’esperienza dei dipendenti.

I vantaggi sul lavoro. Uno dei principali vantaggi dei dispositivi wearable è l’aumento della produttività. Inizialmente adottati per il fitness, per il monitoraggio dello stato di salute e in ambito entertainment, oggi i wearable sono sempre più interessanti in ambito lavorativo sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro, perché possiedono una serie di innegabili vantaggi:
– Connessione costante: molti dipendenti utilizzano gli smartwatch personali per ricevere e-mail e notifiche di riunioni ovunque si trovino. Questo consente loro di rimanere sempre aggiornati e poter dare priorità alle diverse attività anche quando non sono alla propria scrivania.
– Accesso facilitato: smartwatch e altri wearable possono fornire agli utenti un accesso immediato e senza password alle risorse di lavoro.

La natura “always-on” dei dispositivi indossabili li rende paragonabili a una chiave personale in grado di sbloccare qualsiasi cosa, dalle stampanti ai laptop. Se un dipendente ad esempio scordasse il pass di sicurezza per entrare in ufficio, potrebbe superare i controlli grazie al proprio smartwatch, autenticandosi essenzialmente come con un badge elettronico.
– Training rapido: i display per la realtà aumentata (AR) permettono di sovrapporre immagini con diagrammi, funzioni e altre istruzioni digitali agli oggetti del mondo reale in modo che i dipendenti possano imparare in modo efficiente anche attività complesse. Presto i dipendenti potranno servirsi di auricolari integrati con la realtà aumentata per gestire nuove apparecchiature o condividere presentazioni 3D con i propri colleghi di lavoro.
Questi sono solo alcuni esempi semplici di wearable utilizzati dai lavoratori più smart. Tuttavia, le aziende più avanzate tecnologicamente stanno già riprogrammando i flussi di lavoro con i wearable su scala molto più ampia per ricavarne un vantaggio competitivo.

Un ecosistema in evoluzione.L’introduzione e il progresso della tecnologia in questo ambito rendono il futuro dei wearable sul posto di lavoro ancora più promettente. Il valore di questi dispositivi è strettamente legato ai dati che trasmettono e ricevono, e le tecnologie emergenti aumenteranno la quantità, la qualità e il valore di questi dati. Ad esempio, l’edge computing potrebbe consentire che i dati raccolti dai wearable siano elaborati direttamente sui dispositivi.

Le reti 5G potrebbero trasferire rapidamente quantità enormi di questi dati sul cloud, dove le applicazioni di machine learning potrebbero restituire insight intelligenti o intraprendere automaticamente azioni guidate dai dati. Queste innovazioni miglioreranno notevolmente le prestazioni e l’utilità dei dispositivi e delle applicazioni indossabili sul posto di lavoro.

L’adozione è in crescita. Durante l’ultimo decennio, le aspettative degli appassionati di tecnologia sul fatto che i wearable diventassero una significativa innovazione sul posto di lavoro sono sempre state alte. Gli smart glass, inizialmente, non hanno avuto un grande successo e sono rimasti in gran parte inutilizzati in molti settori. Con il passare del tempo, sono invece state fatte interessanti sperimentazioni per l’utilizzo in ambito ingegneristico e sanitario.

Non si tratta semplicemente di una moda. La spesa per i wearable aziendali potrebbe superare i 50 miliardi di euro entro il 2022. Circa un terzo degli acquisti totali stimati nel 2019 (225,12 milioni di unità) saranno smartwatch (74,09 milioni di unità). Inoltre, entro il 2022 i dispositivi auricolari rappresenteranno oltre il 30% di tutti i wearable spediti, poiché le loro capacità si espandono oltre la comunicazione e l’intrattenimento.

La mobilità si trasforma. Alcune università stanno iniziando a esplorare l’utilizzo dei wearable per migliorare le esperienze di studenti e dipendenti. Robert Irving, direttore IT dell’Università di Sharjah, ad esempio, è entusiasta di come il suo Istituto possa integrare la tecnologia wearable nei propri sistemi di gestione. Questo apre nuovi scenari: ricordare agli studenti le scadenze dei compiti o comunicare loro dove si terrà la prossima lezione. Irving sottolinea anche la capacità di raccolta dei dati dei dispositivi sulla salute e la forma fisica, e come questo possa essere utile per aiutare ciascuno degli studenti a individuare il proprio momento ottimale per lo studio.

Il posto di lavoro del futuro integrerà esseri umani e macchine: gli oggetti intelligenti (stampanti intelligenti e smart TV), gli oggetti autonomi (robot e veicoli autonomi), i sensori basati sulla prossimità, gli assistenti virtuali e tante altre tecnologie lavoreranno di concerto per aumentare e migliorare l’esperienza dei dipendenti.

Con il collegamento da parte dell’IT dei wearable dei dipendenti a questi workspace connessi, emergeranno nuove applicazioni e flussi di lavoro perfezionati. Naturalmente, tutte queste informazioni (dati aziendali sugli smartwatch, comunicazioni confidenziali sui wearable, proprietà intellettuale sul display degli smart glass) devono essere gestite e protette. Ormai in fase matura, la tecnologia di digital workspace consente all’IT aziendale di garantire l’accesso alle risorse di lavoro attraverso queste nuove modalità e diversi sistemi operativi. Qualsiasi dispositivo utilizzato dai dipendenti per accedere ad app e dati aziendali deve essere protetto per prevenire perdite di dati o attacchi informatici e la tecnologia wearable dovrebbe essere gestita e messa in sicurezza al pari dei telefoni cellulari e dei desktop.

da kongnews.it

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IL TELELAVORO ATTRAE I TALENTI

Il telelavoro sta conquistando sempre più imprese e lavoratori, perché porta numerosi benefici sia all’azienda che ai lavoratori. Dall’ultima ricerca sul telelavoro del Politecnico di Milano in collaborazione con la Doxa, si evince che il telelavoro porta innovazione, produttività e motivazione nei lavoratori. Su 1004 dipendenti protagonisti dello studio è emerso infatti che ben il 35% di questi è più sereno, contro il 15% dei lavoratori tradizionali.

Una tipologia di lavoro che nelle aziende più innovative è capace di attirare i migliori talenti al mondo, allettati dall’autonomia offerta da questo tipo di lavoro. Tanto è vero che sono sempre di più le aziende “liquide”, cioè con team di lavoro sparsi in tutto il mondo, connessi grazie alle nuove tecnologie. Nell’organizzare il telelavoro nella propria azienda è però importante sapere che in Italia la disciplina che lo regolamenta è differente a seconda che si tratti del settore privato oppure di quello pubblico.

Oltre al fatto che in Italia non ne esiste una sola tipologia di telelavoro, e che può essere svolto in maniera subordinata, parasubordinata o in forma autonoma. Tre diverse forme di lavoro, per cui in linea generale il datore di lavoro deve formalizzare determinate clausole a regolamento del rapporto tra il datore stesso e i suoi collaboratori.

Come organizzare il telelavoro al meglio quindi? Lo abbiamo chiesto alla head hunter, Carola Adami di Adami & Associati, società specializzata in selezione del personale, che ha stilato un elenco con i suggerimenti più importanti su come organizzare il telelavoro nella propria azienda. Bisogna anzitutto definire il concetto di sicurezza cibernetica: se da un lato, infatti, il telelavoro può soddisfare molteplici esigenze, dal risparmio per le aziende all’autonomia del lavoro, dall’altro mette in luce problematiche come la sicurezza cibernetica. Di fatti non sono pochi i dirigenti aziendali che concordano sul fatto il telelavoro possa creare un più elevato rischio di violazione dei dati. Di conseguenza, diventa vitale una politica corretta in materia. Nello specifico è necessario creare dei protocolli chiari tanto per l’accesso, che per la modifica e la trasmissione di documenti sensibili. Ad esempio sarà utile definire quando può essere o meno utilizzata una connessione Wi-Fi pubblica. Oltre a ciò è sempre suggerito, come corretta politica aziendale, che sui computer di ciascun lavoratore vengano ad essere installati software antivirus aggiornati.

Bisogna, in secondo luogo, definire quali posizioni siano ammissibili con il telelavoro: seppure il telelavoro risulti essere sempre più popolare, infatti, è da evidenziare come questa formula non sia perfettamente idonea ad ogni tipo di posizione aziendale. Si dovrà quindi stabilire nella propria azienda quali possono essere i ruoli aperti al telelavoro e quelli che, invece, non possono esserlo. Tale esplicitazione, necessita per definire le decisioni e per poter approvare tali richieste, senza incorrere nel concreto rischio che queste vengano ad essere considerate arbitrarie oppure viste come delle forme di favoritismo.

Successivamente risulterà necessario stabilire uno standard di comunicazione e pianificazione. Un altro punto da codificare in tema di telelavoro, quindi, è quello inerente lo stabilire uno standard di comunicazione e pianificazione. In poche parole si dovrà decidere un protocollo che vada chiaramente a stabilire quando un telelavoratore deve essere disponibile per ricevere e rispondere alle comunicazioni. Altro aspetto è quello inerente gli eventuali incontri. In pratica, se viene ad essere richiesto a un telelavoratore che vi siano degli incontri regolari, si dovrà codificare il quando, il dove e il come questi si svolgeranno. Infine, risulta essere utile anche stabilire, in forma congiunta e sinergica, un programma di lavoro al quale il telelavoratore dovrà aderire.

Infine bisognerà stabilire uno standard e delle politiche per le attrezzature. Le attrezzature necessarie per il telelavoro dovranno infatti essere fornite dall’azienda, oppure dovranno essere del telelavoratore? Questi e tanti altri quesiti riguardanti quest’aspetto, debbono essere assolutamente chiariti. Tra l’altro, si deve anche valutare che il proprio personale IT possa essere in grado di accedere alle apparecchiature per installare e aggiornare il software antivirus.

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