SICUREZZA SAFETY TU 81/08

FESTIVAL DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA SUL LAVORO AD URBINO

URBINO – La strada per una prevenzione realmente partecipata passa attraverso il coinvolgimento di tutti. Istituzioni, parti sociali, forze dell’ordine, imprese e lavoratori, università e mondo della scuola, cittadini e società civile devono fare ognuno la propria parte in un dialogo reciproco e proficuo perché la salute e la sicurezza sul lavoro e dei lavoratori diventino patrimonio condiviso e bagaglio formativo permanente. Senza parlarne solamente in occasione della drammatica conta delle 3 vittime quotidiane sul lavoro e puntando, per quanto possibile, all’obiettivo indicato dal presidente Mattarella di “zero morti” con un “patto di alleanza tra istituzioni, società civile, forze sociali ed economiche”. È il messaggio che viene dal Palazzo Ducale di Urbino, sede prestigiosa dal 4 al 6 maggio della prima edizione del Festival internazionale della salute e sicurezza sul lavoro.

Tre giorni di ascolto e confronto di esperienze. Promosso dalla fondazione Rubes Triva, ente bilaterale paritetico per la formazione dei lavoratori, e dall’Università degli studi di Urbino Carlo Bo attraverso l’osservatorio Olympus per il monitoraggio della legislazione e giurisprudenza sulla sicurezza del lavoro, il Festival ha ricevuto il patrocinio convinto anche dell’Inail, presente sia nel Comitato tecnico scientifico sia all’assise urbinate con il contributo dei suoi professionisti e ricercatori. Numerose le proposte, le esperienze, le testimonianze dal vivo e le sollecitazioni emerse nelle tre giornate di approfondimento, moderate dai giornalisti Rai Filippo Gaudenzi e Gianpiero Scarpati, che hanno incluso anche una sessione della Conferenza sul futuro dell’Europa a cui hanno partecipato il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič e il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.

Bettoni: “Un cambiamento culturale per favorire partecipazione e prevenzione”. “Necessario e importante” per il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini, il Festival si è aperto ufficialmente nel pomeriggio di mercoledì 4 maggio. Per il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, “la sfida dei promotori è stata accolta dall’Istituto con la piena convinzione che senza partecipazione non è possibile parlare di vera prevenzione. La sicurezza – ha proseguito Bettoni nel messaggio letto dal direttore regionale Inail Marche, Giovanni Contenti – non deve mai essere percepita come un costo, ma come un valore aggiunto. Una buona e strutturata strategia di salute e sicurezza sul lavoro risulta proficua in termini di competitività, sostenibilità e benessere dei lavoratori. Coinvolgendo istituzioni, parti sociali e altri attori del mondo produttivo, nonché dando voce a coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma di un infortunio sul lavoro – ha concluso Bettoni – dobbiamo incoraggiare un cambiamento culturale”.  

Le buone pratiche della bilateralità e della contrattazione. Sulla stessa linea anche l’intervento di Giuseppe Mulazzi, direttore della fondazione Rubes Triva, per il quale “i temi della salute e della sicurezza non devono avere barriere. Se ogni giorno si contano 3 infortuni mortali la risposta forse sta nel fatto che manca la percezione del pericolo, insieme a carenze di natura organizzativa”. Per il presidente della fondazione, Angelo Curcio, “occorre anche guardare all’applicazione delle norme e in questo senso può essere d’aiuto l’esperienza bilaterale nella contrattazione, che ha sviluppato il tema della sicurezza facendo tesoro delle buone pratiche condivise o dell’analisi dei “quasi incidenti”.

L’esperienza della pandemia. Secondo il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, “la salute e la sicurezza vanno condivise anche con enti esterni e stazioni appaltanti in contesti territoriali diversi, che necessitano di misure differenziate da calibrare continuamente. I servizi essenziali, vitali nel periodo pandemico, hanno continuato a funzionare con continuità”. E all’esperienza tratta dall’emergenza sanitaria si sono collegati anche l’intervento di Sergio Iavicoli, direttore della Comunicazione del ministero della Salute e la relazione introduttiva di Paolo Pascucci, presidente dell’osservatorio Olympus e del Comitato scientifico del Festival. “La pandemia – ha sottolineato Pascucci – ci ha insegnato non poco anche in tema di sicurezza lavorativa, come ad esempio la prevenzione primaria per ridurre il rischio alla fonte, e soprattutto il fare squadra, con la stesura dei protocolli anti Covid tra imprese e sindacati, che ha esaltato il ruolo delle rappresentanze.

Il confronto fra le parti sociali. Proprio le forze sociali sono state al centro della prima tavola rotonda, con un confronto schietto fra le parti e l’invito a incontrarsi per rinnovare il patto per la sicurezza richiesto dal Capo dello Stato. Per Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, “la vera questione è culturale, e va fatta una riflessione più ampia su qualità e condizioni del lavoro”, mentre per Daniela Barbaresi, componente della segreteria nazionale Cgil, “è necessario intervenire alla radice dei problemi, lottando contro sommerso e frantumazione del lavoro”. Secondo Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, “la battaglia va condotta con rafforzamento dell’attività ispettiva, incrocio di banche dati e qualificazione delle imprese attraverso una saldatura con prevenzione, formazione e comunicazione”. “Il tema della sicurezza riguarda tutto il mondo del lavoro, ma è sbagliato affrontarlo solo con logiche repressive” – ha replicato il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe. “Occorre mettere in campo una cassetta degli attrezzi con nuove misure tecnologiche e organizzative, valorizzando i comportamenti individuali”.

Le nuove tecnologie per migliorare la prevenzione. I nuovi rischi e l’evoluzione organizzativa sono stati al centro della sessione mattutina di giovedì 5 maggio, aperta dal saluto del prefetto di Pesaro e Urbino, Tommaso Ricciardi, che ha individuato le cause della mancanza di sicurezza anche in una grave carenza della cultura della legalità. Negli interventi di Aude Cefaliello e di Michele Tiraboschi sono state analizzate tutele e nuovi rischi lavorativi. Dal giuslavorista, in particolare, è venuto l’invito a capire il disagio del lavoro attuale, comprendendo che oggi si muore “sul” lavoro, ma anche “di” lavoro. Va quindi ricercata un’osmosi tra salute pubblica, occupazionale e ambientale. L’anticipo e la gestione dei cambiamenti e il miglioramento degli interventi in prevenzione alla luce delle sfide future, anche grazie all’aiuto di robotica e sensoristica, sono stati trattati da Stefano Signorini, direttore Dimeila Inail. Argomenti esaminati anche dalla tavola rotonda successiva, moderata dal direttore centrale Prevenzione, Ester Rotoli, in cui è stato ripercorso il contributo delle norme UNI, dei sistemi di gestione della sicurezza e dei modelli organizzativi gestionali, al centro degli interventi di Antonio Terracina e di Fabrizio Benedetti, coordinatore generale Contarp Inail.   

Tardiola: “Serve formazione in linea con le trasformazioni in atto”. Il dibattito pomeridiano si è articolato intorno al tema della formazione, che oggi richiede interventi diversi rispetto a quelli attuati finora. Le modalità dinamiche di apprendimento come la realtà virtuale e immersiva e le utilizzazioni di caschetti intelligenti che stimolano attenzione e interazione con il mondo digitale sono state illustrate da Alessandro Innocenti, direttore del dipartimento di scienze sociali dell’università di Siena, ed esaminate da accademici ed esperti nel dibattito a seguire. La sessione si è conclusa con l’intervento del direttore generale Inail, Andrea Tardiola, per il quale il tema della formazione deve necessariamente prendere atto delle trasformazioni e dell’accelerazione, anche economica, in corso in Italia dopo la pandemia e le conseguenze del conflitto in Ucraina. Per Tardiola, “bisogna realizzare programmi aggiuntivi di formazione con progetti speciali, che vadano oltre il quadro ordinamentale previsto dalla normativa vigente. Siamo in un mercato dell’occupazione dove il luogo del lavoro sta svanendo o dove il lavoro viene realizzato in altri luoghi ed è necessario ritarare la formazione rispetto a questi mutamenti”. Il direttore ha poi insistito su altre emergenze, come quella climatica, che produrrà i suoi effetti anche nei cantieri lavorativi, e ha richiamato l’impegno dell’Istituto nel garantire strumenti straordinari di gestione della sicurezza negli interventi connessi al Pnrr, oggetto di accordi con grandi realtà industriali del Paese.  

Attenzione al sommerso e alle discontinuità lavorative. Alla tavola rotonda conclusiva del Festival, svoltasi nella mattinata di venerdì 6 maggio e moderata da Roberto Riverso, consigliere giuridico del ministro del Lavoro, hanno preso parte, tra gli altri, Bruno Giordano, direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) e Cesare Damiano, consigliere d’amministrazione Inail. Per il primo, “il costo della non sicurezza è anche sociale, pesa sul Pil e sulla bilancia economica. Noi abbiamo in Italia un’economia sommersa che secondo i dati Istat va oltre i 200 miliardi di euro all’anno e all’interno di questa cifra, più di 1/3, più di 70 miliardi di euro, è occupata dal lavoro sommerso. Il lavoro sommerso è una truffa, perché è privo di diritti e regole. L’istituzione recente del portale su questo fenomeno, con il contributo anche dell’Inail, va nella direzione di far emergere tutte le attività ispettive idonee ad analizzarlo e contrastarlo”. Per Damiano, “l’attenzione va rivolta oggi al lavoratore ‘povero’, un neologismo sociologico che riassume sottopaga e discontinuità lavorativa e che riguarda specialmente le donne e i giovani”. Occorre poi – ha concluso l’ex ministro del Lavoro – “trovare una sintesi tra flessibilità e regolarità nei rapporti di lavoro, con allargamento delle tutele e garanzia di formazione, che deve diventare un diritto costituzionale del cittadino”.

Le “belle storie” Inail di reinserimento lavorativo e sociale. Al Festival è stato dato spazio anche alle voci commosse di chi dopo un infortunio sul lavoro è ritornato a integrarsi. Come Stefania Benedetti, imprenditrice marchigiana titolare di un’azienda di presse per stampaggio e infortunata nel 2017 alla mano sinistra, oggi formatrice Anmil. Come Ivana Giancamilli, lavoratrice agricola nell’azienda familiare a Corinaldo, in provincia di Ancona, ritornata alla guida del suo nuovo trattore con un progetto personalizzato sviluppato dall’Inail dopo il riconoscimento di una malattia professionale iniziata nel 2011. O come Michele Caputo, lucano di Rionero in Vulture, che dopo l’incidente del 2015 in cui venne schiacciato da un cestello di metallo, ha ritrovato il sorriso e la speranza grazie alla pallanuoto e all’impegno degli assistenti sociali dell’Istituto. Ivana e Michele sono anche fra i testimonial della campagna di comunicazione Inail dedicata alle “belle storie” di reinserimento lavorativo e sociale degli assistiti dopo malattie e infortuni professionali. “Con questa formula – ha spiegato Mario Recupero, vicario della direzione Comunicazione – abbiamo costruito e consolidato una modalità di narrazione che parla alla parte emotiva e che rimane impressa molto più profondamente, un racconto completo di vicende di lavoratori infortunati che sono riusciti a ritornare pienamente alla vita di relazione e al loro lavoro”.

Sul sito del Festival disponibili materiali e video. Il Festival si è chiuso con l’avvio e la lectio magistralis di inaugurazione della Scuola di alta formazione in salute e sicurezza sul lavoro, voluta dalla fondazione Rubes Triva e dall’osservatorio Olympus per rendere operativi gli indirizzi di sicurezza partecipativa auspicati nei tre giorni di dibattito. I materiali presentati dai relatori, nonché i video integrali delle sessioni, sono disponibili sul sito dell’evento. Da Inail.it

DOSSIER AMIANTO

in occasione della giornata mondiale delle vittime di amianto che viene celebrata il 28 aprile riportiamo uno speciale pubblicato dalla rivista Wired

A trent’anni dalla messa al bando in Italia della fibra minerale cancerogena, uno dei più pericolosi inquinanti, cosa è stato fatto? La mappatura dei siti contaminati resta incompleta, raddoppiano i morti causati dalle malattie asbesto-correlate. E le bonifiche vanno a rilento

Lo ha ribadito il Parlamento europeo, lo confermano gli ultimi dati epidemiologici raccolti in Italia. C’è un’altra “epidemia” in atto. È quella causata dall’amianto, minerale fibroso cancerogeno, usato in edilizia e nell’industria, ritenuto per troppo tempo indistruttibile ed “eterno”. Per aver respirato le sue fibre, mille volte più sottili di un capello, disperse dentro e fuori le abitazioni, scuole, ospedali, nei luoghi di lavoro, in Europa muoiono ogni anno almeno 80mila persone. In Italia, tra il 2010 e il 2016, sono stati 4.410 decessi all’anno, secondo quanto elaborato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), attribuibili all’esposizione da amianto, detto anche asbesto per tumori cancerogeni maligni come il mesotelioma, causato esclusivamente dall’amianto e le cosiddette malattie dette “asbesto-correlate”.

Tra queste l’asbestosi e i tumori ai polmoni e alle ovaie, a cui si aggiungono con il giudizio di “possibile cancerogenicità” i tumori della faringe, dello stomaco e del colon-retto. Malattie che non è possibile prevenire se non attraverso l’eliminazione delle fibre nocive dall’aria che respiriamo. Il lunghissimo tempo di latenza dell’insorgenza delle neoplasie, che possono manifestarsi tra i venti e i quarant’anni dall’esposizione ambientale alla polvere d’amianto, rende impossibile ogni altra forma di prevenzione. Sebbene il nostro Paese sia uno dei primi al mondo ad averlo messo al bando con la legge 257 del 27 marzo 1992, resta tuttora quello con il maggior numero di casi di mortalità ascrivibili alla fibra killer.

L’inchiesta:

Un problema sottostimato

Anche in tempo di pandemia, i dati epidemiologici sono più che allarmanti e restano tuttora sottostimati, anche perché permane, come commentano gli stessi addetti ai lavori, una diffusa negligenza nelle diagnosi. Secondo i dati storici raccolti da Inail nel registro nazionale sui mesoteliomi (Renam), tumori unicamente causati dalle fibre d’amianto, che possono colpire i tessuti molli del nostro organismo come il peritoneo, la pleura e il pericardio, sono stati diagnosticati tra il 1993 e il 2018, ben 31.572 casi. Il 56,7% dei quali è concentrato in Lombardia (6653), Piemonte (5084), Liguria (3263) ed Emilia-Romagna (2873).

Ma se quasi il 70% dei casi è riconducibile a coloro che hanno lavorato in ambienti di lavoro contaminati, il 10% è stato identificato tra chi ha respirato amianto solo per aver convissuto in ambito familiare con una persona esposta in ambito professionale, oppure per cause ambientali. Mentre per il 20% l’ambito di esposizione è completamente ignota.

Inoltre, gli epidemiologi dell’Iss hanno individuato la mortalità precoce per mesotelioma come “indicatore” di esposizione ambientale all’amianto nei bambini. Tra il 2003 e il 2016 sono stati registrati 487 decessi tra gli under 50, persone residenti in 357 comuni tra i circa 8.000 esistenti, situati all’interno delle regioni a maggior rischio per la presenza sul territorio di importanti sorgenti di asbesto, come il Piemonte, la Lombardia, la Liguria e il Friuli Venezia Giulia, ma anche nuove aree potenzialmente a rischio. Individui che hanno “respirato amianto” in età pediatrica senza saperlo. Ragione già di per sé sufficiente per accelerare mappatura e bonifiche.

Tra i lavoratori maggiormente colpiti rimangono poi quelli edili, visto la presenza massiccia di amianto negli edifici costruiti prima del 1992. Un ulteriore approfondimento epidemiologico segnala come ci sia un trend crescente di mesoteliomi tra i lavoratori nel settore costruzioni, passato dal 15.8% dei casi nel periodo tra il 1992 e il 1998 al 23.9% tra il 2014 e il 2018.

Il Green deal passa anche dalla bonifica dell’amianto

Proprio il Parlamento europeo lo scorso 20 ottobre ha emesso una risoluzione che Commissione e stati membri dovranno fare propria quanto prima, a partire dalla sorveglianza epidemiologica sui lavoratori e tra tutti coloro che, per vari motivi, ne sono e ne saranno ancora a contatto. Il testo prevede il riconoscimento e indennizzo delle malattie correlate all’amianto, oltre che la verifica della presenza della fibra killer prima dei lavori di ristrutturazione energetica e della vendita o locazione di un immobile. Norme basilari, anche alla luce dell’ondata di riqualificazione degli edifici, innescata dal Green deal europeo e dal programma Next Generation Europe.

Una cosa è certa: il largo uso di amianto per l’edilizia in Italia, prima del divieto, rende la probabilità di esposizione per gli addetti alle bonifiche una preoccupazione reale ancora oggi. In particolare, per coloro che lavorano nella manutenzione e nella rimozione di vecchi edifici, senza sapere di venir a contatto con l’asbesto.

La risoluzione sottolinea, inoltre, che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) riconosce che l’amianto è un agente cancerogeno senza un livello soglia, (basta quindi potenzialmente una singola fibra per essere esposti), mentre il regolamento Reach ha specificato che la fabbricazione, la vendita e l’uso di fibre di amianto e di prodotti contenenti tali fibre intenzionalmente aggiunte sono vietati e si dovrà garantire la completa eliminazione dei prodotti di amianto, dagli stati membri, a decorrere dal 1° luglio 2025.

La mappa dei siti contaminati che non c’è

L’amianto, quindi, non è solo una pesante eredità del nostro passato industriale, ma resta un dramma dei giorni nostri che ricade e ricadrà anch’esso, sulle spalle delle nuove generazioni. La diffusione della fibra minerale cancerogena, infatti, sembra ancora più estesa di quanto non avevamo scritto nel 2015, nell’inchiesta di Wired Italia Il prezzo dell’amianto. La mappatura dei siti contaminati, indispensabile per identificare le aree da bonificare con la massima urgenza tra cui scuole, ospedali, caserme, rimane ancora incompleta o non accessibile per i cittadini, le associazioni delle vittime e i giornalisti.

Secondo i calcoli della direzione prevenzione del ministero della Salute, per bonificare in un anno gli oltre 23 milioni di tonnellate da amianto, quantificate nel 1992, occorrerebbero circa un milione e 700mila operatori. Mentre attualmente gli addetti alle bonifiche in Italia sono meno di 30mila. Come a dire che, di questo passo, ci vorranno ancora tra i sessanta e cento anni per completare le bonifiche nel nostro Paese.

I dati che mancano

A oggi, le stime ufficiali riportate nelle sezioni del sito web del ministero della Transizione ecologica (Mite), sia quella dedicata ai siti contaminati di interesse nazionale (Sin) che quella dedicata al Piano nazionale amianto (Pna), varato nel 2012 e mai messo davvero in pratica, parlano ancora di 108mila siti contaminati e solo 7.905 siti bonificati al 30 dicembre 2020. Eppure già nel 2018 Legambiente con il rapporto Liberi dall’amianto era riuscita a quantificare, proprio dai dati ottenuti mediante dei questionari somministrati alle stesse regioni, una stima di 370mila siti contaminati, pari circa a 57 milioni di metri quadrati di coperture di cemento-amianto.

Dati che dovrebbero essere comunicati puntualmente dalle amministrazioni regionali al Mite il 30 giugno di ogni anno. Ma, mentre alcune regioni, come il Piemonte, hanno reso disponibili i dati in formato open data e geolocalizzato, in alcuni casi non sono mai stati aggiornati negli ultimi 5 anni, come per la Lombardia che pure da sola aveva quantificato, già nel 2013. Circa 149mila siti. Solo parzialmente, quindi, i cittadini possono reperire informazioni sui siti delle regioni, delle agenzie regionali per l’ambiente (Arpa) e del proprio comune di residenza, nell’attesa che il nuovo portale Info amianto pa, avviato nel 2020 dal Mite venga reso disponibile e aperto alla consultazione.

Secondo Nicola Pondrano, già presidente nazionale del Fondo nazionale vittime amianto e responsabile della sezione previdenza dell’Associazione familiari e vittime dell’amianto di Casale Monferrato, come riferito recentemente in audizione al senato, una stima reale, conteggiando tutti gli immobili industriali, potrebbe essere, circa un milione di siti contaminati.

Tuttora, infatti, è in corso alla Corte di cassazione di Novara, uno dei processi Eternit Bis, che vede sul banco degli imputati il magnate svizzero Schmidheiny, patron della multinazionale, per la morte di 392 cittadini e lavoratori di Casale Monferrato. Procedimento avviato nel 2015, dopo che, un anno prima, la prescrizione aveva invalidato il primo processo per disastro innominato con 2889 parti lese. È invece dello scorso 6 aprile la sentenza di condanna per omicidio colposo in primo grado, a suo carico, per un solo lavoratore, deceduto a causa del mesotelioma per l’Eternit di Bagnoli (Napoli), dove esisteva un’altra sede dello stabilimento, così come a Cavagnolo (Torino) e Rubiera (Reggio Emilia).

Lo scheletro della Fibronit di Bari non esiste più

Bari, lo scheletro della Fibronit, copertina dell’inchiesta Il prezzo dell’amianto, è stato abbattuto. Finalmente, come abbiamo appreso dal Comitato cittadino Fibronit, verranno avviati i lavori per la realizzazione del “Parco della rinascita”, intitolato alle vittime.

Broni, in Lombardia, minuscola cittadina della provincia pavese, ma con la più alta incidenza di mortalità per mesotelioma d’Italia, cinquanta vittime all’anno per poco più di novemila abitanti nel 2021, è stata completata la messa in sicurezza dello stabilimento Fibronit. Oltre altri due importanti poli contaminati, quali l’ospedale e il polo scolastico Biffi. Solo qualche anno fa, i ragazzi si recavano ancora a scuola nelle aule ricoperte d’amianto. Bologna, invece, a causa dell’inquinamento da asbesto alle Officine Grandi Riparazioni, di proprietà di Ferrovie dello Stato, è stata anch’essa riconosciuta come sito di interesse nazionale. Ma le bonifiche devono ancora iniziare.

RISCHIO CHIMICO IN AGRICOLTURA: LA VALUTAZIONE DI INSETTICIDI E FUNGHICIDI SULLE FOGLIE.

da inail.it

Il Quaderno si inserisce nel filone di ricerca sulla valutazione del rischio chimico nei lavoratori del comparto agricolo e presenta un approccio completamente nuovo per la valutazione dell’esposizione.

A questo scopo è stato sviluppato un metodo quantitativo per l’analisi diretta di alcuni comuni pesticidi sulle foglie di due colture estremamente diffuse in Italia: l’olivo e la vite. L’obiettivo del progetto era quello di ottenere un metodo di analisi molto veloce ed affidabile per valutare l’effettiva esposizione dei lavoratori agricoli durante le operazioni di rientro in campo. L’uso di una innovativa interfaccia per spettrometria di massa, la desorption electrospray ionization interface, ha permesso di raggiungere tale obiettivo fornendo i valori di concentrazione dei residui dei pesticidi semplicemente scansionando la superficie della foglia. Tali valori sono direttamente correlabili, tramite un’equazione, all’esposizione dermica potenziale e quindi possono fornire una stima molto accurata della quantità potenzialmente assorbibile dal lavoratore. Il metodo sviluppato è risultato quindi essere sensibile e accurato ma anche molto rapido essendo privo di pretrattamento (scarsa manipolazione del campione da parte dell’analista); inoltre, la quantità di solventi usata in tutto il processo risulta decisamente esigua (nell’ordine di pochi millilitri). Tutti questi aspetti hanno contribuito a rendere il metodo anche ecologico e a basso rischio di esposizione per coloro che devono effettuare i controlli.




Prodotto: Volume – Collana Quaderni di ricerca
Edizioni: Inail – marzo 2020
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LISTE DI CONTROLLO DEI RISCHI DELLA SUVA

Liste di controllo.

Le liste di controllo della Suva sono molto efficaci per individuare e contrastare i pericoli in azienda. Le liste sono state realizzati da specialisti della sicurezza sul lavoro (MSSL) per essere utilizzate nella pratica. Le liste di controllo sono adatte per l’individuazione dei pericoli e la pianificazione delle misure sia nelle piccole che nelle grandi aziende.
Se l’azienda ha scelto di attuare una soluzione settoriale, le liste di controllo servono a prolungare l’efficacia nel tempo del lavoro preventivo.

ecco il link:

https://www.suva.ch/it-ch/prevenzione/il-sistema-di-sicurezza/individuazione-dei-pericoli-per-le-pmi#uxlibrary-material=052b65be9533fe92a2cfe25a331f3e4a&uxlibrary-material-filter=materialGroup:all

È possibile installare anche la specifica app:

App: Suva Safety App 

PROTOCOLLO INAIL FS PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO

L’intesa, che farà da modello a ulteriori accordi tra l’Istituto e altri grandi gruppi industriali, prevede iniziative congiunte per la progettazione di azioni finalizzate alla prevenzione degli infortuni, anche attraverso la sperimentazione di soluzioni di valore tecnologico innovativo. La collaborazione avrà durata quinquennale, in coerenza con la scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza nel 2026.

L’accordo sottoscritto oggi avrà durata quinquennale, in coerenza con la scadenza del Pnrr nel 2026, e prevede l’esecuzione di attività congiunte volte alla diffusione della cultura della prevenzione e al miglioramento della gestione di salute e sicurezza, anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei soggetti istituzionali competenti. Gli ambiti di collaborazione definiti dal protocollo comprendono iniziative di comunicazione e promozione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e della sostenibilità sociale, la progettazione di programmi di formazione rivolti a tutti i ruoli aziendali e al personale coinvolto nella realizzazione delle grandi opere infrastrutturali e la ricerca e sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza.



Tra queste ultime potranno avere un ruolo centrale i progetti di ricerca Inail nel campo della robotica, della realtà aumentata attraverso la visione immersiva, della sensoristica per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, dello studio di materiali innovativi per l’abbigliamento lavorativo e dei dispositivi per la prevenzione di infortuni e malattie professionali, quali ad esempio gli esoscheletri collaborativi. Sono previsti, inoltre, la progettazione di modelli di organizzazione e gestione dei rischi per la prevenzione degli infortuni e la promozione del benessere organizzativo, l’analisi dei flussi informativi in materia di infortuni sul lavoro e malattie professionali nei comparti di interesse aziendali e nella realizzazione di grandi opere, e lo studio dei fattori di rischio per prevenire le patologie lavoro-correlate.

I compiti di indirizzo, programmazione e monitoraggio delle attività oggetto della collaborazione, che saranno regolate attraverso la stipula di specifici accordi attuativi, sono affidati a un Comitato di coordinamento composto da sei referenti, di cui tre individuati dall’Inail e tre dal Gruppo FS.

da Inail.it

LA SICUREZZA DELLE MACCHINE DA IMBALLAGGIO

Partendo dal patrimonio informativo che negli anni l’Istituto ha costituito e dalle competenze maturate nell’espletamento delle attività di accertamento tecnico, il documento raccoglie schede tecniche sulle macchine afferenti al comitato tecnico normativo TC 146 macchine per imballaggio, trattando le più significative non conformità rilevate, al fine di illustrare, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili, e promuovere un miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto nella mission istituzionale.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Momentaneamente consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Da inail.it

AMIANTO : UN KILLER ANCORA SILENZIOSO

All’esposizione all’amianto sono attribuibili, in media, 4.410 decessi l’anno, 4.410 decessi l’anno. Rispetto al totale, 1.515 sono stati i decessi per mesotelioma maligno, 58 per asbestosi, 2.830 per tumore polmonare e 16 per tumore ovarico. Questi i principali dati Istat, illustrati da Lucia Fazzo, del dipartimento Ambiente e salute dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel convegno “Amianto e Salute: priorità e prospettive nel trentennale del bando in Italia”, organizzato dal ministero della Salute. Per affrontare il tema, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, «serve sintonia inter-istituzionale, non basta il governo nazionale, abbiamo bisogno di una rete con le regioni, con i comuni e le istituzioni della ricerca». La pandemia e anche la questione dell’amianto confermano che «la strategia di fondo che deve accompagnare le politiche sanitarie future è One health, ovvero deve considerare la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente come un’unica cosa, sono imprescindibilmente connesse».

Le stime, elaborate a partire dai dati Istat, mostrano che nel periodo 2010-16 «ci sono stati in Italia 7.670 decessi per mesotelioma, dei quali 2.947 tra le donne, con un tasso pari a 3,8 per 100.000 tra gli uomini e 1,1 per 100.000 tra le donne: tassi abbastanza elevati a livello mondiale. Le regioni con un tasso più elevato di quello nazionale si confermano Liguria, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia». Rispetto all’andamento temporale dei decessi per mesotelioma, ha proseguito Fazzo, «nel 2012 si è osservato un picco rispetto agli anni precedenti, che continua a mantenersi elevato, anche se con oscillazioni». Su questi numeri «ci può essere una sottostima, ma c’è concordanza con quelli del Registro Nazionale Mesoteliomi (Renam)». Dal 2010 al 2016, «per asbestosi, sono stati registrati complessivamente 361 decessi tra gli uomini e 44 tra le donne». Nello stesso arco di tempo, per tumore al polmone dovuto ad amianto, «sono stati registrati circa 2.700 decessi l’anno per gli uomini e 112 per le donne (pari a circa l’8% dei tumori al polmone). Per tumori dell’ovaio la stima parla di circa 16 casi all’anno». Sono numeri, ha concluso Fazzo, evidenziano un «rilevante carico di malattia a distanza di 17-25 anni dalla legge, tale da richiedere interventi adeguati in sanità pubblica, anche per i soggetti ancora a rischio di esposizione».

Nel 1992, anno di entrata in vigore della legge 257/92, che mise al bando l’uso dell’amianto in Italia, «si partiva da oltre 31 milioni di tonnellate di amianto da rimuovere in Italia. Da allora ne sono state rimosse 8 milioni e rimangono 23 milioni di tonnellate da rimuovere, soprattutto rappresentate dal compatto». Lo ha detto Mariano Alessi, dirigente presso la direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Tale normativa «ha aperto la strada rispetto a un terreno in larga parte del globo inesplorato.

Noi siamo ancora una sparuta minoranza: tre quarti dei paesi del mondo non ha una legislazione simile a quella di cui ci siamo dotati 30 anni fa; quindi, dovremo ancora lavorare con Oms e Nazioni Unite affinché iniziative simili possano essere estese a luoghi e posti distanti da noi», ha dichiarato Speranza. Per il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro, «Quella dell’amianto è una storia di sanità pubblica importante, da cui possiamo imparare. Una storia che non è finita deve proseguire e arrivare a contaminare anche altri Paesi, in cui questa problematica non è stata affrontata in modo sistematico». «Per rimuovere 23 tonnellate di amianto in 10 anni servirebbero 173.000 bonificatori; in 30 anni 57.000 bonificatori. Attualmente – ha rilevato Alessi – i bonificatori sono 29.000. È importante anche fare questo tipo di stime». Numeri che mostrano come evidenziano le slide mostrate, una «carenza di risorse umane e finanziarie». In questo contesto, ha concluso Alessi, è importante sollecitare l’Inail ad avere un ruolo operativo, riallacciare una serie di azioni che veda partecipi tutti i soggetti interessati e «recuperare il confronto del tavolo inter istituzionale presso la Presidenza del Consiglio e conseguire così i risultati attesi».

Da doctor33.it

VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO IN AMBITO SANITARIO

Da Inail.it

Il monografico illustra i risultati delle attività di ricerca e di sperimentazione sul campo effettuate dal Laboratorio rischi psicosociali e tutela dei lavoratori vulnerabili con la collaborazione di strutture sanitarie afferenti al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), che hanno portato allo sviluppo del Modulo contestualizzato al settore sanitario della Metodologia Inail per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato.

Vengono offerti strumenti di valutazione e gestione integrati con aspetti specifici per tale settore e finalizzati a supportare operativamente le aziende sanitarie nella gestione efficace di questa tipologia di rischio.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LA GENESI DEL TU 81/08

Istituto Superiore di Sanità
Il D.LGS. 81/08: Genesi ed Applicazione della Disciplina sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro
Alberto Andreani e la Sicurezza sul Lavoro (in memoria)
Webinar 25 novembre 2021 –

Paolo Pascucci e Eugenio Sorrentino (a cura di)Biografia

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Abstract

In questo scritto sono riproposti gli interventi presentati al webinar del 25 novembre 2021 dedicato alla memoria di Alberto Andreani, alla sua visione della sicurezza sul lavoro e alle problematiche e prospettive del d.lgs. n. 81/2008.https://doi.org/10.14276/2531-4289.3266

DISABILITA’ E REINSERIMENTO LAVORATIVO: EDIZIONE INAIL 2022

L’Inail garantisce supporto ai propri assistiti vittime di infortunio o malattia professionale per la continuità lavorativa o per l’inserimento in una nuova occupazione attraverso la realizzazione di progetti personalizzati di reinserimento lavorativo. Disponibili per i datori di lavoro finanziamenti a fondo perduto fino a un massimo di euro 150.000,00 per interventi di adeguamento degli ambienti e delle postazioni di lavoro e azioni formative mirate alla riqualificazione professionale dei lavoratori infortunati.
Per favorire l’accesso ai finanziamenti, l’Istituto ha da tempo semplificato l’iter e le procedure di attivazione degli interventi, snellendo l’iter a carico dei datori di lavoro e promuovendo campagne di sensibilizzazione per rendere maggiormente note le misure per il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro.


Per l’edizione 2022 della campagna di comunicazione sono stati realizzati due opuscoli informativi e due brochure, dedicati rispettivamente ai lavoratori e ai datori di lavoro, che illustrano gli interventi previsti dall’Inail e forniscono una serie di indicazioni utili:

  • chi sono i destinatari delle misure adottate dall’Inail, sia in caso di conservazione del posto di lavoro sia in caso di nuova occupazione;
  • quali interventi è possibile realizzare con i finanziamenti;
  • quali sono i contributi messi a disposizione e come è possibile accedervi;
  • notizie di interesse per lavoratori e per datori di lavoro.

Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it