CORONAVIRUS NCOV-2019 GLI AGGIORNAMENTI DEL WHO
Per i rapporti aggiornati giornalmente dal WHO sul CORONAVIRUS NCOV 2019 vi consigliamo di consultare il seguente link:
Per i rapporti aggiornati giornalmente dal WHO sul CORONAVIRUS NCOV 2019 vi consigliamo di consultare il seguente link:
La Regione Lombardia ha pubblicato la Nota n. 4975 del 12 febbraio 2015 recante “Indicazioni operative per la valutazione, scelta e corretto utilizzo dei dispositivi per la protezione individuale da rischio biologico in ambito sanitario“.
Il documento costituisce una guida operativa, completa di specifiche di riferimento, per la scelta dei DPI che tiene conto delle indicazioni nazionali (Ministero della Salute e INAIL), europee (European CDC) ed internazionali (OMS) riconosciute.
E’ presente una tabella, corredata da immagini esplicative, contenente l’elenco dei vari dispositivi di protezione e le indicazioni operative per la valutazione, la scelta e il corretto utilizzo.
I DPI sono raggruppati per:
Clicca qui per scaricare la guida ai dispositivi di protezione individuale in ambito medico
UTILIZZO DI MASCHERINE E CARATTERISTICHE DELLE STESSE
tratto da “punto sicuro”
Il documento della regione Lombardia si sofferma brevemente sulle mascherine chirurgiche, dispositivi medici che “proteggono limitatamente le mucose naso-buccali”:
– “indossate dal paziente possono costituire un utile barriera di protezione nella diffusione di agenti patogeni trasmissibili per via area (aerosol e goccioline)”;
– in relazione all’efficienza di “filtrazione batterica e resistenza respiratoria sono classificate come Tipo I o II”.
Riguardo ai dispositivi di protezione delle vie respiratorie il documento segnala inoltre che “in relazione alla modalità di trasmissione dell’agente patogeno, può essere necessario l’utilizzo congiuntamente ad altri DPI per la protezione del capo (copricapo) o del corpo (tuta intera con cappuccio)”.
Si fa riferimento in particolare a: facciali filtranti senza valvola, facciali filtranti muniti di valvola, semimaschera riutilizzabile con filtri.
Riguardo ai facciali filtranti si indica che la classificazione di tipo 1 (FFP1), 2 (FFP2) e 3 (FFP3) “definisce il livello di protezione dell’operatore a aerosol e goccioline con un grado di efficienza rispettivamente del 80%, 94% e 98%”.
Inoltre i facciali filtranti sono ulteriormente “classificati come:
– ‘utilizzabili solo per un singolo turno di lavoro’ e indicati con NR,
– ‘riutilizzabili’ (per più di un turno di lavoro) e indicati con R”.
In particolare i facciali filtranti di tipo P2 si possono ritenere corrispondenti ai respiratori classificati come N95 e quelli di tipo P3 a quelli classificati N99 dalla normativa statunitense”. Inoltre riguardo al loro utilizzo si indica che:
– “i facciali filtranti FFP2 e FFPP3 sono ritenuti idonei per la protezione da agenti biologico dei gruppi 2 e 3 e possono essere utilizzati per la protezione da alcuni agenti biologici del gruppo 4;
– è raccomandato l’utilizzo di dispositivi con fattore di protezione P3 quando il patogeno è trasmissibile per via aerea e devono essere eseguite manovre a rischio (es. broncoscopie)”. Sono riportate alcune limitazioni /peculiarità del DPI:
– “necessaria la prova di tenuta prima di ogni utilizzo;
– la tenuta sul viso può non essere garantita in presenza di barba e/o baffi;
– possono essere dotati di valvola; in tal caso non devono essere usati dai pazienti in quanto non impediscono la diffusione degli agenti patogeni trasmissibili per via aerea”.
Veniamo alla semimaschera riutilizzabile con filtri.
È un DPI utilizzato “congiuntamente a filtri di tipo P1 (bassa efficienza) P2 (media efficienza) e P3 (alta efficienza) che definiscono il livello di protezione dell’operatore con un grado di efficienza rispettivamente del 80%, 94% e 99,95%”. E “trattasi di DPI a pressione negativa in quanto l’aria ambiente viene resa respirabile dall’azione del filtro che passa all’interno del facciale solo attraverso l’azione dei polmoni”.
Riguardo all’utilizzo previsto dei DPI:
– “i filtri P2 e P3 sono ritenuti idonei per la protezione da agenti biologici dei gruppi 2 e 3 e possono essere utilizzati per la protezione da alcuni agenti biologici del gruppo 4;
– è raccomandato l’utilizzo di dispositivi con fattore di protezione P3 quando il patogeno è trasmissibile per via aerea e devono essere eseguite manovre a rischio (es. broncoscopie)”. Limitazioni /peculiarità del DPI:
– “necessaria la prova di tenuta prima di ogni utilizzo;
– la tenuta sul viso può non essere garantita in presenza di barba e/o baffi;
– nel ricondizionamento devono essere rispettate le modalità operative riportate nella scheda informativa e previste dal produttore”.
Possono essere poi necessari DPI per la-protezione delle vie respiratorie e delle mucose. Dopo aver ricordato nuovamente che in “relazione alla modalità di trasmissione dell’agente patogeno, può essere necessario l’utilizzo congiuntamente ad altri DPI” per la protezione del capo o del corpo, sono presentate le maschere a pieno facciale riutilizzabili con filtri e i dispositivi di filtrazione dell’aria elettroventilati con filtri.
Si indica che le maschere a pieno facciale riutilizzabili con filtri “sono utilizzate congiuntamente a filtri di tipo 1 (P1), 2 (P2) e 3 (P3) che definiscono il livello di protezione dell’operatore con un grado di efficienza rispettivamente del 80%, 94% e 99,95%”:
– “i filtri P2 e P3 sono ritenuti idonei per la protezione da agenti biologici dei gruppi 2 e 3 e possono essere utilizzati per la protezione da alcuni agenti biologici del gruppo 4;
– è raccomandato l’utilizzo di dispositivi con fattore di protezione P3 quando il patogeno è trasmissibile per via aerea e devono essere eseguite manovre a rischio (es. broncoscopie)”. Queste le limitazioni /peculiarità del DPI:
– “può costituire un limite il contemporaneo utilizzo di occhiali da vista;
– nel ricondizionamento devono essere rispettate le modalità operative riportate nella scheda informativa e previste dal produttore”.
Concludiamo questa presentazione degli DPI RESPIRATORI parlando dei dispositivi di filtrazione dell’aria elettroventilati con filtri.
Sono DPI utilizzati “congiuntamente a filtri THP1, THP2 e THP3 che definiscono il livello di protezione dell’operatore con un grado di efficienza rispettivamente del 90%, 95% e 99,8%. Trattasi di DPI a pressione positiva o ventilazione forzata, in quanto l’aria ambiente viene resa respirabile dall’azione del filtro. L’ aria viene immessa all’interno di un cappuccio, di un casco o di un elmetto, mediante un elettroventilatore trasportato dallo stesso utilizzatore. La protezione è garantita solo a motore acceso”.
Le indicazioni per l’utilizzo previsto dei DPI:
– “i filtri THP2 e THP3 sono ritenuti idonei per la protezione da agenti biologici dei gruppi 2 e 3 e possono essere utilizzati per la protezione da alcuni agenti biologici del gruppo 4;
– è raccomandato l’utilizzo di dispositivi con fattore di protezione THP3 quando il patogeno è trasmissibile per via aerea e devono essere eseguite manovre a rischio (es. broncoscopie)”. Riportiamo, anche in questo caso, le limitazioni /peculiarità del DPI:
– “il loro utilizzo garantisce la contemporanea protezione di occhi, viso e testa;
– consentono il contemporaneo utilizzo di occhiali da vista;
– nel ricondizionamento devono essere rispettate le modalità operative riportate nella scheda informativa e previste dal produttore”.
Segnaliamo infine che nel documento, che vi invitiamo a leggere integralmente, sono riportate anche utili indicazioni sulla normativa tecnica correlata ai vari DPI.
Da dottnett.it
Perché tra due persone con udito normale in un luogo rumoroso ci può essere quella che sente meglio dell’altro? Tutto dipende da una coppia di biomarcatori della funzione cerebrale, uno che rappresenta lo sforzo di ascolto e un altro che misura la capacità di elaborare rapidi cambiamenti di frequenza.
Lo dice uno studio condotto dai ricercatori del Massachusetts Eye and Ear pubblicato sulla rivista scientifica eLife. Questa scoperta potrebbe portare a progettare test clinici di prossima generazione per la perdita nascosta dell’udito, una condizione che al momento non può essere misurata utilizzando esami dell’udito standard. La perdita dell’udito può essere causata da diversi fattori, tra cui l’esposizione al rumore e l’invecchiamento. Deriva in genere dal danno alle cellule sensoriali dell’orecchio interno, che convertono i suoni in segnali elettrici o delle fibre nervose uditive che trasmettono questi segnali al cervello. La perdita dell’udito nascosta, invece, è legata alle difficoltà di ascolto che non vengono rilevate dagli audiogrammi convenzionali: si pensa che derivi dalla connettività anormale e dalla comunicazione tra le cellule nervose nel cervello e l’orecchio, non nelle cellule sensoriali che inizialmente convertono le onde sonore in elettrochimici segnali. I test dell’udito convenzionali non sono stati progettati per rilevare questi cambiamenti neurali che interferiscono con la capacità di elaborare i suoni.
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sullo stesso argomento da cisento.com
Hai mai sentito parlare della “hidden hearing loss”, in italiano “perdita di udito nascosta”? Che cosa è precisamente e che conseguenze comporta?
La perdita dell’udito viene generalmente determinata dall’ audiogramma. Una persona ha una perdita di udito si riscontra un calo sopra i 20dB a una o più ottave dai 125 Hz a 8000 Hz.
Praticamente la “hidden hearing loss” è una nuova forma di perdita di uditoche non può essere misurata con l’ audiogramma.
Esistono già alcune perdite di udito che possono avere un audiogramma normale: la neuropatia uditiva e i disordini centrali della elaborazione dell’udito, per esempio. Le persone affette hanno un deterioramento non delle cellule ciliate dell’orecchio, ma delle funzioni legate ai processi di lavorazione nella zona temporale del cervello e la comprensione vocale.
Nel Novembre 2014 alcuni ricercatori hanno scoperto una perdita dell’udito totalmente nuova. Questa perdita è legata all’ invecchiamento e, soprattutto, all’ esposizione al rumore. Per adesso questa nuova condizione è stata studiata su modelli animali.
In questi modelli, gli animali esposti anche solo a un livello moderato di rumore hanno normali cellule ciliate nella coclea, ma possiedono neuroni uditivi danneggiati. Questo comporta che gli animali hanno un audiogramma normale, ma un ingresso dei suoni al cervello significativamente ridotto.
Le conseguenze sull’uomo di questo fenomeno rimangono ancora poco chiare. Gli esperti hanno suggerito un forte rapporto con la difficoltà a capire il parlato in situazioni di rumore, con l’ acufene e iperacusia.
Una domanda si pone a questo punto: come possiamo correttamente diagnosticare questa nuova forma di perdita dell’udito nascosto?
La soluzione è eseguire lo studio dei Potenziali Evocati Uditivi (in inglese, auditory brainstem response (ABR)).
Lo studio ABR permette di identificare una onda I mancante o diminuita, mentre le altre onde, compresa la importante onda V risultano normali.
Lo ABR permette di differenziare la “hidden hearing loss” da altre forme di perdita di udito nascoste, come la neuropatia uditiva, che di solito colpisce sia le onde I e V.
I ricercatori si stanno impegnando duramente per capire la fisiopatologia nell’uomo. Ricerche in questo senso sono già in campo.
Sicuramente la possibilità di cura di questo tipo di perdita uditiva deve passare necessariamente dallo studio dei processi di degenerazione neuronale e di invecchiamento del sistema nervoso.
Riportiamo un interessante articolo pubblicato sulla versione online del quotidianosanità.it . Il ruolo dei social e dell ‘ informazione sanitaria tramite il web è sotto gli occhi di tutti. Benché l’autore faccia riferimento alla medicina di base , le argomentazioni sono le medesime anche per la medicina del lavoro. Ricordiamo che il medico competente ha per obblighi legislativi e deontologici la promozione della salute a 360 gradi. Buona lettura
gennaio – Gentile direttore,
da qualche anno stiamo assistendo alla nascita di sempre nuove pagine facebook di informazione sanitaria create e gestite da medici e operatori sanitari. Tale fenomeno è sostenuto prevalentemente da medici di medicina generale neo specializzati e neo convenzionati che decidono di affiancare al tradizionale mezzo di informazione sanitaria, il dialogo front-office, un nuovo strumento di comunicazione nei confronti dei loro assistiti.
Queste pagine sono generalmente denominate “Dott Nome-cognome, medico di medicina generale” e alternano comunicazioni inerenti all’organizzazione dello studio con utilissime informazioni di carattere medico come i commenti alle nuove linee guida, evidenze sull’utilizzo appropriato degli antibiotici e degli IPP o consigli sulla gestione dell’influenza e sugli stili di vita.
Una caratteristica costante di queste pagine è la presenza in calce ai post di fonti autorevoli come società scientifiche e documenti OMS/Ministero Salute. I post sono generalmente tutti basati sulla EBM.
La diffusione di queste pagine fb, molto seguite e apprezzate dai pazienti giovani e meno giovani, è un fenomeno che sebbene ancora numericamente limitato andrebbe studiato e potenziato in una strategia globale di lotta alle fake news in ambito sanitario.
Proviamo a fare due conti:
In Italia ci sono circa 50.000 MMG e la popolazione italiana compresa fra 14 e 60 aa ammonta a 32 milioni circa (ISTAT 2019). Secondo l’analista di social media Vincenzo Cosenza in Italia 24 milioni di persone utilizzano fb ogni giorno, prevalentemente tramite cellulare o tablet.
Se la metà delle persone attive ogni giorno su fb potesse seguire la pagina aggiornata del proprio medico potremmo fornire ogni giorno una informazione sanitaria di qualità a circa 12 milioni di italiani.
Nel settembre 2019 2018 il Corriere della Sera ha avuto una diffusione complessiva (cartacea + digitale) di 268.950 copie quotidiane (dati ADS). Pur ipotizzando che ogni copia del Corriere della Sera venga letta da 5 persone siamo ancora ben lontani dai possibili utenti raggiungibili dalle pagine Fb.
Perché tale fenomeno, magari regolamentato, dovrebbe essere incentivato e sostenuto?
I motivi sono diversi:
a) Rappresenta una efficace arma di lotta alle fake news in quanto il pz riceverebbe informazioni non DA internet bensì DAL proprio medico TRAMITE internet utilizzando fonti autorevoli, affidabili e verificabili. Le informazioni non giungerebbero al paziente in seguito ad una ricerca mirata bensì apparirebbero sulla home di fb periodicamente, andando a costituire un flusso continuo di informazioni in ambito sanitario.
b) E’ uno strumento che non sostituisce bensì affianca il tradizionale dialogo medico/paziente front-office che viene ad essere potenziato con maggiore soddisfazione da parte del paziente e aumento della compliance. Una notizia letta sulla pagina può poi essere discussa direttamente col proprio medico durante la visita.
c) Contribuisce a porre un argine al preoccupante fenomeno di delegittimazione culturale del medico e in particolare del MMG in quanto principale rappresentante del SSN, il cui compito è offrire salute di qualità e non prestazioni sanitarie inutili e costose spesso incentivate da soggetti privati molto attivi sul piano dell’informazione online e dunque mediaticamente vincenti.
d) L’informazione sanitaria rientra tra i compiti istituzionali del MMG e andrebbe effettuata in maniera consona ai tempi che cambiano, alle nuove necessità dei pazienti e in risposta alle sempre più aggressive campagne di disinformazione attive su diversi strumenti di comunicazione.
L’importanza dell’aspetto comunicativo è stata colta anche dalla Fnomceo che da qualche anno ha avviato il validissimo progetto di “Dottore ma è vero che” proprio per migliorare i contenuti sanitari online.
Una collega neospecializzata in Medicina Generale mi ha fatto notare che non tutti i medici sono in grado di utilizzare questi strumenti e che sarebbe utile frequentare un corso di comunicazione social ad hoc.
L’osservazione è corretta e dunque perché non inserire un corso di comunicazione online all’interno del Corso di Formazione Specifico in Medicina Generale per formare i neo specializzati in Medicina Generale ad effettuare una informazione sanitaria social di qualità?
In attesa della tanto invocata riforma del CFSMG, che ha ormai assunto le connotazioni dell’araba fenice – “Cosa sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa” – il fenomeno delle pagine Fb continuerà ad espandersi sulla base della buona volontà del singolo professionista in accordo con la tacita consuetudine che in Italia le cose veramente innovative sono frutto di singole esperienze spontanee che pian piano prendono corpo e si diffondono.
Roberto Bellacicco
Medico in formazione spec. in Medicina Generale
Salgono le vittime del tanto temuto Virus cinese, che ha creato una vera e propria allerta mondiale. C’è ancora troppa confusione sulle cause e sulla diffusione. Alcuni pazienti sono asintomatici, ma possono comunque essere infettivi. Ecco tutto quello che c’è da sapere, dai sintomi, al contagio alla incubazione. Il picco potrebbe arrivare tra marzo e maggio.
Il virus cinese si presenta con sintomi molto simili a quelli influenzali. I principali sono:
I casi più gravi possono degenerare in polmonite, sindrome respiratoria acuta grave (Sars), insufficienza renale e morte.
Gli esperti fanno sapere che il coronavirus ha un periodo di incubazione di circa 10-14 giorni. Il problema sorto nei giorni scorsi è che, secondo alcune segnalazioni, il virus potrebbe essere trasmesso anche quando non sono ancora emersi i sintomi e dunque durante l’incubazione. Questo rischio potrebbe essere una delle cause della possibile esplosione del virus, perché molte persone potrebbero essere infette senza saperlo e dunque potrebbero non prestare attenzione, viaggiando e stando a contatto con gli altri.
“Uno studio ha rilevato pazienti asintomatici? Non c’è da stupirsi, succede anche con l’influenza. Le misure adottate dalla Cina sono state tempestive e credo siano efficaci” ha però rilevato Massimo Galli, infettivologo e professore alla Statale di Milano.
Oggi il virus può essere trasmesso da persona a persona, con contatto diretto con i pazienti infetti.
Si trova comunemente nel mondo animale e passa all’uomo con “un contatto diretto, non a caso ad ammalarsi sono stati i frequentatori di un mercato di esemplari vivi. Tra uomini, virus del genere passano attraverso la saliva che finisce nelle mucose di un’altra persona. Insomma ci vuole un contatto molto stretto” ha spiegato Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità.
“Dobbiamo preoccuparci di un contagio non controllabile e sicuramente di un aumento del numero di casi, quindi di un peso per la sanità pubblica di tutte queste infezioni respiratorie acute che, ogni anno, causano dolore, ricoveri ospedalieri e, in soggetti più fragili, anche il decesso” ha affermato alla RSI Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano.
Il virus cinese che si sta diffondendo è “parente di quello della Sars” ha spiegato Giovanni Rezza, precisando: “Dovrebbe avere l’80-90% del patrimonio genetico identico. Dobbiamo evitare che arrivi da noi”.
“Il nuovo virus è vicino al progenitore selvatico della Sars” ha affermato anche Ilaria Capua, virologa dell’Università della Florida. L’esperta ha inoltre ricordato: “Anche quel virus era emerso in un mercato di animali vivi, dove aveva fatto salto di specie e poi era entrato nel condotto di aerazione di un albergo contagiando un certo numero di persone”.
“Non ho mai provato paura. Stavolta ho paura”. A parlare è Guan Yy, un virologo cinese intervistato dal gruppo media di Pechino Caixin. Secondo Guan non abbiamo ancora visto il peggio: “L’epidemia di coronavirus potrebbe raggiungere 10 volte la scala dell’epidemia del 2003 della sindrome respiratoria acuta grave (Sars)”.
Guan ha contribuito ad identificare il virus Sars, anch’esso appartenente alla famiglia dei coronavirus. Colpì più di 8000 persone e uccise 774. Il nuovo coronavirus, tuttavia, sembra essere molto meno mortale della SARS.
Un altro studioso, Yu Xiaohua, ha invece dichiarato al South China Morning Post che il culmine dell’epidemia potrebbe arrivare a marzo, con effetti che potrebbero farsi sentire fino a inizio maggio. La sua previsione si basava su un modello matematico che utilizzava i dati dell’epidemia di Sars. Tuttavia, ha detto al 21st Century Business Herald, un giornale cinese, che le previsioni non tengono conto dei tentativi in corso del governo di limitare la diffusione del virus, inclusa la quarantena di più città.
Non esiste ancora il vaccino né un trattamento specifico. Vanno curati i sintomi.
Potrebbero non essere i serpenti gli animali che trasportano il virus responsabile del focolaio virale che ha avuto origine in Cina nella città di Wuhan. Ne è convinto David Robertson dell’Università di Glasgow in Scozia che in un articolo apparso su un forum di discussione specializzato e riservato a medici e virologi, ha spiegato che nel genoma del virus “Non ci sono prove del coinvolgimento di serpenti”.
Molti scienziati sospettano che un animale sconosciuto che trasporta 2019-nCoV abbia diffuso il virus all’uomo in un mercato di frutti di mare e animali selvatici vivi a Wuhan, dove i primi casi sono stati documentati a dicembre. “L’ospite intermedio è il pezzo mancante del puzzle: come sono state contagiate tutte queste persone?”.
Falsa la notizia secondo cui, per alcuni utenti di Twitter di origine americana, il coronavirus cinese sarebbe stato brevettato nel 2015 dal Pirbright Institute e che brevetto sarebbe poi stato approvato dal governo degli Stati Uniti. Come hanno svelato i fact-checker americani di Snopes.com, l’azienda ha in realtà chiesto un brevetto per creare un vaccino per prevenire malattie di tipo respiratorio in uccelli e altri tipi di animali. Questo virus non è però dello stesso ceppo che si sta diffondendo in Cina in questi giorni. Cosi’ come è una esagerazione dire che a Pechino non si festeggerà piu’ il Capodanno Cinese. Il dipartimento del turismo e della cultura della capitale cinese, come riportato tra gli altri da Cnn e da France24, ha annunciato la cancellazione dei principali festeggiamenti pubblici in occasione del capodanno cinese – inclusi i festeggiamenti religiosi nei templi per prevenire e controllare i rischi di epidemia.
Per evitare di entrare in contatto con il virus cinese e di essere contagiati è opportuno seguire alcune regole basilari.
da affaritaliani.it
CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico
in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano e ASST H Fatebenefratelli-Sacco di Milano promuove dal 23 gennaio al 28 febbraio 2020 la Campagna Nazionale di Prevenzione della Maculopatia e Retinopatia Senile. Questa importante iniziativa medico-sociale ha avuto il patrocinio del Ministero della Salute, del Comune di Milano, della Società Oftalmologica Italiana e di IAPB Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità.
Partendo dalla certezza che la miglior cura è sempre la prevenzione, quest’anno sono 26 i centri in 12 regioni in cui si potrà effettuare un esame gratuito volto alla rilevazione di queste due invalidanti patologie che, se non diagnosticate per tempo, possono portare alla cecità. Gli screening saranno effettuati da equipe medico-infermieristiche altamente qualificate e dotate delle attrezzature più all’avanguardia.
La degenerazione maculare senile, legata all’invecchiamento della retina, colpisce in Italia oltre un milione di persone, soprattutto dopo i 65 anni di età. Ma i numeri sono in crescita, proprio perché sta aumentando la popolazione anziana potenzialmente candidata alla malattia. L’aspettativa di vita è in aumento nel mondo, ma vivere più a lungo è un premio senza valore se la qualità della vita è compromessa da cattive condizioni di salute e dalla perdita di autonomia, come quando si perde la capacità di vedere. Investire negli screening e in efficaci terapie per mantenere e migliorare la funzionalità dell’individuo è di cruciale importanza. “Questa è la linea da seguire e lo scopo e finalità del nostro impegno”, afferma il Dott. Lucio Buratto.
Generalmente lo screening avrà una durata massima di circa 20 minuti e non causerà alcuno stress al paziente. Durante lo screening per la maculopatia saranno eseguiti due esami.
Data la natura della patologia, gli screening della maculopatia senile sono riservati alle persone di età superiore ai 50 anni, che non abbiano già una diagnosi di maculopatia.
Agli screening gratuiti si potrà accedere tramite prenotazione online, scegliendo giorno e orario preferiti sul sito curagliocchi.it a partire dal 23 gennaio e fino ad esaurimento delle disponibilità.
Per maggiori informazioni: Tel. 02 6361 1999
In particolare, per quanto riguarda il nuovo coronavirus identificato in Cina, si raccomanda di posticipare i viaggi non necessari a Wuhan.
Se ci si reca in Cina, nella città di Wuhan, provincia di Hubei, si raccomanda di vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima del viaggio.
È raccomandato, inoltre, di evitare di visitare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale e di animali vivi, evitare il contatto con persone che hanno sintomi respiratori.
Qualora una persona sviluppi sintomi respiratori (tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie) mentre si trova a Wuhan, dovrebbe rivolgersi immediatamente a un medico.
Qualora una persona di ritorno da un viaggio a Wuhan sviluppi sintomi respiratori nei 14 giorni successivi al rientro, dovrebbe immediatamente rivolgersi ad un medico e informarlo del viaggio.
La maggior parte dei casi aveva un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.
Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (2019-nCoV) come agente causale ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.
Al 21 gennaio 2020, sono stati segnalati in totale 295 casi confermati di infezione da 2019-nCoV, inclusi 4 decessi: 291 dalla Cina di cui 270 da Wuhan, 14 a Guangdong, 5 a Pechino e 2 a Shanghai, e 4 casi in altri paesi asiatici: 2 in Thailandia, 1 in Giappone e 1 in Corea del Sud.
I paesi sono incoraggiati a continuare a rafforzare la loro preparazione alle emergenze sanitarie in linea con il regolamento sanitario internazionale (2005).
La situazione è costantemente monitorata dal Ministero, che è in continuo contatto con l’OMS e l’ECDC, e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento sul suo Portale.
È in corso di rafforzamento la sorveglianza dei passeggeri dei voli diretti da Wuhan (e di ogni altro volo con segnalati casi sospetti di 2019 nCoV). Nei prossimi giorni i passeggeri in arrivo con questi voli saranno sottoposti in aeroporto al controllo della temperatura corporea. I casi eventualmente positivi potranno subire ulteriori controlli ed eventualmente verranno posti in isolamento, con attivazione della sorveglianza per gli altri passeggeri a rischio.
È stato predisposto materiale informativo da affiggere negli aeroporti per informare i viaggiatori internazionali.
Fonte: Direzione Generale della prevenzione sanitaria
Data di ultimo aggiornamento: 22 gennaio 2020
ALTRE INFO GOVERNATIVE:
Da dottnet.it
Il 5% dei casi di tumore alla vescica in Europa, uno su 20, sarebbe collegato a prodotti chimici presenti nell’acqua di rubinetto, per un totale di 6.561 casi l’anno in 26 paesi del continente. E’ quanto stima uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, da cui emerge che concentrazioni massime dei contaminanti hanno superato il limite di 100 microgrammi per litro in 9 paesi, inclusa l’Italia. Ricerche precedenti hanno trovato un’associazione tra cancro alla vescica e l’esposizione a lungo termine a un gruppo di sostanze chimiche chiamate trialometani (THM), come il cloroformio, risultate cancerogene negli studi sugli animali e che si formano come sottoprodotto indesiderato quando l’acqua viene disinfettata negli impianti. Per stimare l’entità del problema, i ricercatori del Barcelona Institute for Global Health, hanno analizzato la presenza di sostanze chimiche nell’acqua potabile negli stati UE tra il 2005 e il 2018, inviando questionari agli organismi responsabili della qualità delle acque nazionali.
I dati sono stati ottenuti per 26 paesi, mancano Bulgaria e Romania. La media annua stimata dei livelli di trialometani è stata di 11,7 microgrammi per litro, o Paesi con le medie più basse sono risultati essere Danimarca e Paesi Bassi (0,2 microgrammi), i valori medi più elevati sono stati invece osservati a Cipro (66,2 microgrammi) e a Malta (49,4). Se invece delle medie si considerano i picchi massimi, in 9 Paesi sono stati rilevati dei livelli di trilometani superiori a 100 microgrammi per litro (valore limite UE): ovvero Gran Bretagna, Spagna, Cipro, Estonia, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia e Portogallo. I ricercatori hanno stimato il numero di casi di cancro alla vescica attribuibili utilizzando i tassi di incidenza e i livelli di trilometani. L’analisi ha suggerito che Cipro aveva la percentuale più alta, con un quarto delle diagnosi legate alle sostanze chimiche.
«È tardi. Arriva la mia ultima paziente. Dai suoi esami emergono cattive notizie. Il tumore è cresciuto. So come comportarmi in questi casi. Parlo piano, utilizzo le parole “giuste”. Lei crolla, gli occhi le si riempiono di lacrime. Arriva l’infermiere specializzata, le prende la mano. In questo vortice di emozioni, io non provo niente. Non piango, non sono triste. Spiego con calma quali dovranno essere i passaggi successivi, sperando disperatamente che lei non colga il vuoto che c’è dietro le mie parole».
Inizia così la lettera che la dottoressa Eileen Parkes, del reparto di oncologia dell’ospedale di Belfast, ha inviato al Guardian per denunciare un problema forse poco conosciuto, ma che colpisce molti medici e professionisti sanitari: il burnout, che causa «un’attenuazione delle emozioni, un sentimento di distacco», lo descrive la dottoressa. «Lo riconosco in me stessa e nel black humour dei miei colleghi. O in quella collega che si lamenta ad alta voce chiedendosi a quante persone ha rovinato la giornata», prosegue.
«Qual è la parte più difficile del mio lavoro? Chiedere scusa, ogni giorno, per cose su cui non ho alcun controllo. Scusi, la sua TAC è stata rimandata. Mi dispiace se l’antidolorifico non ha ancora fatto effetto. Scusi, il suo trattamento è stato cancellato. Scusi ma questa è la data disponibile più vicina. Mi scusi per averla fatta aspettare, quando ogni singolo minuto prezioso è contato e scorre via troppo velocemente per permetterci di far bene in un sistema sovraccaricato».
Un ruolo importante, secondo la dottoressa Parkes, quello giocato dal sistema sanitario in questa partita: «L’austerity ha contributo a creare questo sistema raffazzonato, questa apparente assistenza sanitaria. Il tempo da dedicare a pazienti con bisogni complessi è minimo. E se lo dilatiamo risultiamo inefficienti. Se proviamo a riorganizzare gli appuntamenti il management ci chiede perché sprechiamo così tanto tempo. L’umanità è rimossa, negata ai pazienti e prosciugata nei medici».
«Non sono ancora chiare le conseguenze di questa situazione – spiega la dottoressa -. Sicuramente il burnout è associato all’aumento della possibilità di commettere errori a livello medico. Ma ciò che è certo è che i pazienti ne soffrono per l’assenza di connessione, per non sentirsi compresi, ascoltati, o presi a cuore. E se si perde la fiducia del paziente a causa di appuntamenti ravvicinati ed un personale sanitario stressato, il costo del burnout è inestimabile».
«Anche i medici, oltre ai pazienti, sono trattati come numeri – continua -. Vengono spostati da A a B, ogni minuto della loro giornata lavorativa può essere messo in discussione, ci si aspetta che lavorino oltre le loro possibilità. La vita al di fuori del lavoro non ha alcun valore e il numero di suicidi dei medici è aumentato: la cultura e il sistema non sono riusciti a valorizzare il lavoro del medico».
«Quale risposta viene offerta? Flessibilità. Curare i medici e fare in modo che imparino a gestire il carico di lavoro. Non è ammissibile che quel carico di lavoro non sia gestibile. Non è il sistema ad essere criticato, ma sono i problemi caratteriali dei camici bianchi ad essere ritenuti la causa di questa epidemia di burnout. Continueremo a camminare sul filo, in perfetto equilibrio. Occhi fissi in avanti, piedi ben attaccati alla corda. Finchè la pressione aumenta, perché un collega ci scarica il suo lavoro, perché prendiamo velocemente una decisione che poi si rivela sbagliata, o perché un paziente scoppia a piangere alla fine di una giornata particolarmente intensa. Allora iniziamo a dondolare, le gambe vacillano, ma poi riusciamo a riconquistare l’equilibrio, e continuiamo a camminare. La pressione non diminuisce. La corda si fa più stretta. E si muove sempre di più, e richiede sempre più sforzo. Ogni tanto qualcuno cade, troppo esausto per continuare. Ma la colpa non è della corda – conclude la dottoressa Parkes -. È dell’incapacità di restare in equilibrio».
da sanitaonformazione
Da 01health.it
Omron Healthcare ha lanciato anche in Europa HeartGuide, misuratore di pressione arteriosa clinicamente validato nella forma di smartwatch.
Il dispositivo è disponibile per i consumatori in Italia, Francia, Germania e Regno Unito, e a seguire in altri Paesi europei.
Con HeartGuide i vantaggi offerti da un monitoraggio regolare per combattere l’ipertensione, a prescindere dall’ora del giorno o dal luogo in cui ci si trova, compiono enormi passi avanti in termini di innovazione.
Per realizzare HeartGuide, Omron ha depositato oltre 80 nuovi brevetti, inclusi quelli per i componenti miniaturizzati dei tradizionali dispositivi di misurazione oscillometrica.
È risaputo che la pressione cambia continuamente in base a fattori quali l’orario della giornata, l’alimentazione e picchi emotivi: HeartGuide consente ai pazienti di procedere al monitoraggio della pressione arteriosa sempre e ovunque e di comprendere gli effetti dello stile di vita sulla propria salute cardiaca.
HeartGuide funziona come il bracciale dello sfigmomanometro utilizzato dai medici per misurare la pressione arteriosa: utilizza un bracciale gonfiabile all’interno del cinturino per effettuare la lettura della pressione arteriosa, un fattore chiave che consente a questo dispositivo di differenziarsi da altri prodotti indossabili, i quali, sfruttando la tecnologia dei sensori, forniscono solamente delle stime circa la pressione arteriosa.
In genere, un utente dovrà ricaricare HeartGuide circa due o tre volte alla settimana, a seconda della frequenza di utilizzo delle funzioni del dispositivo che ha un display transflettivo retroilluminato con colori nitidi, che permettono agli utenti di leggere facilmente i valori misurati della pressione arteriosa in qualsiasi condizione di luce e al tempo stesso prolungare la durata della batteria.
Oltre a rilevare la pressione arteriosa HeartGuide ha anche un centro notifiche integrato nell’orologio, che avvisa dell’arrivo di e-mail, chiamate e messaggi, consente di monitorare i passi, le calorie bruciate e la distanza percorsa.
HeartGuide effettua anche il monitoraggio del sonno, registrando ad esempio quando l’utente va a letto, quando si addormenta e rileva stati di sonno profondo, leggero e agitato. La somma di tutti questi fattori contribuisce a fornire agli utenti un quadro più completo circa la propria salute cardiaca.
A novembre è stata lanciata in Europa anche HeartAdvisor, l’app per dispositivi mobili che funziona in sincronia con HeartGuide, un servizio digitale basato sui dati raccolti che consente agli utenti di comprendere le proprie condizioni di salute in modo più efficace, promuove un dialogo più produttivo tra medico e paziente e offre accesso a preziosi dati in tempo reale relativi alla salute cardiaca, in base ai quali è possibile prendere le eventuali contromisure.
HeartGuide memorizza fino a 100 letture e tutti i dati possono essere trasferiti a HeartAdvisor.