RISCHIO BIOLOGICO

FASE 2 SECONDO LA PROPOSTA DI INAIL

DA TECNORING.IT ARTICOLO DI SARA FRUMENTO

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Il 4 maggio sarà probabilmente l’inizio della Fase 2 dell’emergenza sanitaria Covid-19 (Sars-CoV-2). In queste ore, è al vaglio del Governo il seguente “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” proposto da Inail.

Riportiamo qui di seguito i contenuti salienti che potrebbero essere presi in considerazione per la Fase 2 di riapertura.

La Fase 2 del Covid-19 e le variabili del rischio di contagio

  1. Esposizione: la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle specifiche attività lavorative. Ad esempio settore sanitario, gestione dei rifiuti speciali, laboratori di ricerca.
  2. Prossimità: le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento sociale per parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità. Ad esempio specifici compiti in catene di montaggio.
  3. Aggregazione: la tipologia di lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre ai lavoratori dell’azienda. Ad esempio ristorazione, commercio al dettaglio, spettacolo, alberghiero, istruzione.

Matrice di rischio di contagio da Sars-CoV-2

Il rischio attribuito a ciascun ambito lavorativo è stabilito attraverso la seguente matrice (Figura 1): il risultato ottenuto dalla combinazione di esposizione e prossimità, viene corretto attraverso un fattore che tiene conto della terza variabile, ovvero l’aggregazione.

La Fase 2 del Covid-19 secondo le linee guida Inail sulle variabili di rischio

Figura 1 – Matrice di rischio

Nella tabella sottostante sono riportati i punteggi possibili attribuibili alle tre variabili che concorrono a definire il rischio per ciascun ambito produttivo.

E x P Fattore correttivo di E x P Classi di rischio risultanti
Esposizione Prossimità Aggregazione
0 Probabilità bassa (agricoltore)1 = probabilità medio-bassa

2 = probabilità media

3 = probabilità medio-alta;

4 = probabilità alta (operatore sanitario).

0 = lavoro effettuato da solo per la quasi totalità del tempo;1 = lavoro con altri ma non in prossimità (ufficio privato);

2 = lavoro con altri in spazi condivisi ma con adeguato distanziamento (ufficio condiviso);

3 = lavoro che prevede compiti condivisi in prossimità con altri per parte non predominante del tempo (catena di montaggio);

4 = lavoro effettuato in stretta prossimità con altri per la maggior parte del tempo (studio dentistico).

1.00: presenza di terzi limitata o nulla (es. settori manifatturiero, industria, uffici non aperti al pubblico); 1.15 (+15%): presenza intrinseca di terzi ma controllabile organizzativamente (commercio al dettaglio, servizi alla persona, uffici aperti al pubblico, bar, ristoranti);

1.30 (+30%): aggregazioni controllabili con procedure (sanità, scuole, carceri, forze armate, trasporti pubblici);

1.50 (+50%): aggregazioni intrinseche controllabili con procedure in maniera molto limitata (spettacoli, manifestazioni di massa)

Verde: BASSOGiallo: MEDIO – BASSO

Arancio: MEDIO – ALTO

Rosso: ALTO

La Fase 2 del Covid e l’orientativa attribuzione classi di rischio per ciascuna attività

Nel documento redatto da Inail è presente una tabella orientativa circa le classi di rischio attribuibili ai diversi codici Ateco (Allegato 1 al “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione“).

La Fase 2 del Covid-19 secondo le linee guida Inail sulle variabili di rischio

Strategie di prevenzione: suggerimenti di Inail per la Fase 2 del Covid-19

In base all’approccio di matrice di rischio si possono adottare una serie di misure atte a prevenire/mitigare il rischio di contagio per i lavoratori.

La gestione della prima fase emergenziale ha permesso di acquisire esperienze prevenzionali che possono essere utilmente sviluppate nella seconda fase. Riportiamo in modo essenziali le disposizioni proposte all’interno del “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione“.

Qui di seguito riportiamo una tabella con la funzione di check-list, per ciascun ambito di competenza, ottenuta estrapolando le istruzioni proposte da Inail.

Documenti di riferimento
  1. d. lgs. 81/2008 e s.m.i.
  2. Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro
Fonti istituzionali di riferimento
  1. Ministero della Salute
  2. Istituto supriore della sanità (Iss)
  3. Inail
  4. Oms
  5. Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie
Figure professionali coinvolte
  1. Datore di lavoro
  2. Medico competente
  3. Rspp
  4. Rls / Rlst
Aggiornamento C’è la necessità di adottare una serie di azioni che vanno ad integrare il Dvr atte a prevenire il rischio di infezione SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro contribuendo, altresì, alla prevenzione della diffusione dell’epidemia.
Misure organizzative
  1. Gestione degli spazi di lavoro
    • Distanziamento sociale vs tipologia di processo produttivo
    • Lavorazioni singole con spazio dedicato
    • Riorganizzazione ambienti con possibilità di barriere separatorie
    • Turnazione presso gli ambienti comuni (ad esempio mense)
    • Orari di ingresso/uscita scaglionati
    • Minimizzazione degli spostamenti all’interno dell’azienda
    • Riunioni in modalità remoto (ad esempio smart working)
    • Accesso disciplinato dei fornitori
  2. Organizzazione e orari di lavoro
    • Limitazioni delle trasferte
    • Flessibilità orario ed alternanza
    • Evitare aggregazioni di trasporto da e per la sede di lavoro
    • Distanziamento sociale sui mezzi pubblici
    • Ricollocazione temporanea ad altre mansioni
    • Possibilità di smart working
    • Privilegi d’orario per i soggetti con figli o persone da accudire
Misure di prevenzione e protezione
  1. Informazione e formazione
    • conoscenza dell’aggiornamento delle misure organizzative
    • poster e locandine con misure igieniche
  2. Misure igieniche e sanificazione degli ambienti: quest’ultima caldamente consigliata nelle aziende in cui vi sono stati casi sospetti o accertati di Covid-19. Prevedere comunque una pulizia giornaliera e periodica
  3. Utilizzo Dpi
  4. Sorveglianza sanitaria e tutela dei lavoratori fragili
    • nomina ad hoc di un medico competente per la situazione emergenziale
    • sorveglianza ad hoc per lavoratori con età superiore ai 55 anni
    • reintegro graduale dei lavoratori affetti da Covid-19
Misure specifiche per la prevenzione dell’attivazione di focolai epidemici
  1. Possibilità di riattivazione del focolaio
  2. Controllo temperatura

 

OCCHI PORTA DI PASSAGGIO E CONTAGIO PER IL COVID 19

Coronavirus isolato nelle lacrime: la scoperta dello Spallanzani. Rezza (Iss): occhi porta di ingresso e uscita del Covid

Il contagio può avvenire anche attraverso le lacrime di chi è positivo al COVID19.  Lo dimostra uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine dai ricercatori dell’Istituto SPALLANZANI di Roma secondo il quale il virus SarsCov2 è attivo anche nelle secrezioni oculari. Gli occhi quindi non sono solo una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una «potenziale fonte di contagio». Insomma, è stato dimostrando che il virus oltre che nell’apparato respiratorio, è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive.

IL TAMPONE – La ricerca ha analizzato un tampone oculare prelevato tre giorni dopo il ricovero da una paziente positiva al virus, gli studiosi quindi hanno isolato il virus dimostrando che esso è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive.  La paziente ricoverata allo Spallanzani alla fine di gennaio aveva una congiuntivite bilaterale.

L’OMS – Si tratta di una scoperta che ha «importanti implicazioni anche sul piano della salute pubblica, tant’è che il risultato è stato comunicato all’Organizzazione Mondiale della Sanità d’accordo con l’Editor della rivista prima della pubblicazione». «Questa ricerca dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio – commenta Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani – ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus».

LA POSITIVITA’ – La ricerca ha evidenziato che i tamponi oculari possono essere positivi quando invece i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus: i campioni respiratori della paziente, infatti, a tre settimane dal ricovero risultavano ormai negativi, mentre il campione oculare era ancora debolmente positivo sino a 27 giorni dal ricovero. Saranno necessari ulteriori studi per verificare fino a quando il virus continua ad essere attivo e potenzialmente infettivo nelle lacrime. La scoperta dei nostri ricercatori, sottolinea Marta Branca, direttore generale dello Spallanzani, «è un altro piccolo tassello che si inserisce nel complicato puzzle di questo virus. La nostra soddisfazione è quella di contribuire, con questa ricerca, a far conoscere meglio i meccanismi di contagio e, quindi, a creare maggiore consapevolezza e sicurezza negli operatori chiamati a confrontarsi con la gestione clinica dei pazienti».

Coronavirus, il contagio potrebbe avvenire anche attraverso le ...

REZZA (ISS): OCCHI PORTA DI INGRESSO E USCITA – «In qualche modo è stato dimostrato che il virus ‘entra ed esce’ dagli occhi. Anche la stessa congiuntivite», che era già stata posta sotto l’attenzione dei ricercatori per il suo legame con il nuovo coronavirus, «deriva dal fatto che Sars-Cov-2 può entrare anche dagli occhi. Oggi con questo nuovo tassello che si aggiunge alla conoscenza del virus emerge che si può moltiplicare anche nell’epitelio congiuntivale». Così Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), commenta all’Adnkronos Salute il nuovo studio dell’Inmi Spallanzani di Roma. «È molto importante – aggiunge – che si continui a studiare e ad approfondire la conoscenza di questo virus».

OCULISTI: INDOSSARE OCCHIALI – L’unica protezione per tenere in sicurezza gli occhi dal rischio di essere la ‘portà del virus è mettersi gli occhiali di protezione, che creano una ‘camerà chiusa intorno agli occhi, insieme alle mascherine. Chi porta già quelli da vista ha una minima difesa, ma attenzione dipende dalla grandezza della montatura. Perché parliamo di goccioline che possono essere dirette o fluttuare nell’aria. Lo studio dello Spallanzani quindi ci dice che occorre portare tutti gli occhiali di protezione se vogliamo avviare la Fase II». Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi).

Piovella ricorda che «la prima persona a dare conto della gravità del coronavirus è stato un medico oftalmologo di Wuhan. Questo perché uno dei sintomi evidenziato era la congiuntivite virale da coronavirus che ha, purtroppo, caratteristiche molto simili a quelle della tradizionale congiuntivite. Ovvero – chiarisce il presidente degli oculisti – prende un occhio solo, che rimane più rosa che rosso, da dei fastidi limitati come se ci fosse la presenza di un ciglio. Infine c’è il rigonfiamento del linfonodo recettore all’attaccatura della mandibola. Cose che tutti gli oculisti sanno».

da il messaggero

Il Messaggero Digital

DISTANZA MASCHERINE E MEDICO: LE ULTIME INDICAZIONI NELLA PROPOSTA DELL’INAIL

File:Il Giornale Logo.svg - Wikipedia

Distanziamento, mascherine, anche nei mezzi pubblici, barriere di plexiglass nei locali, disinfettante in quantità. L’Inail ha tracciato le sue linee guida per la fase due e le ha consegnate al comitato tecnico scientifico che con la task force guidata da Vittorio Colao sta mettendo a punto la relazione finale sulla ripartenza.

Sul «come», più che sul «quando». Il documento contiene i settori e relative classi di rischio del contagio, con le raccomandazioni per le riaperture. L’Inail osserva che i più a rischio restano parrucchieri ed estetisti, ma anche molti settori che non sono stati sospesi perché ritenuti essenziali come farmacie, agenzie funebri, forze dell’ordine, personale sanitario, trasporto aereo.

Obbligo di mascherina e guanti per i passeggeri dei mezzi pubblici ...

Per riaprire «gradualmente», le aziende dovranno garantire una «adeguata sicurezza». Tra le meno rischiose ci sono le imprese manifatturiere e di costruzioni, che potrebbero avere la «priorità nella riapertura» secondo l’istituto. Classificate a basso rischio anche commercio all’ingrosso e al dettaglio, agricoltura, silvicoltura e pesca, attività finanziarie e assicurative e pubblica amministrazione. Evidenziati in rosso i trasporti. Altamente rischiosi. Vanno trovate soluzioni per non vanificare le precauzioni prese dalle aziende: è «essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti». Il trasporto pubblico continua a essere uno dei nodi più difficili da sciogliere per gli esperti. Servono «piani di mobilità adeguati», incentivando «forme di trasporto sul luogo di lavoro differenti, anche con il mezzo privato». Si studia come potenziare le corse ed evitare orari di punta. In ogni caso, dice l’Inail, sarà obbligatorio seguire le regole del distanziamento e «indossare mascherine».

Il rischio di aggregazione è medio alto per bar e ristoranti, per cui nella prima fase di partenza si privilegerà il «cibo da asporto», come già adesso sta accadendo, poi si concederà la riapertura ma solo con dispositivi di protezione per il personale, mentre i tavoli dovranno essere distanziati sempre prevedendo «soluzioni innovative come il riposizionamento delle postazioni, l’introduzione di barriere separatorie per gli ambienti comuni».

Nelle aziende vanno organizzati gli orari per «l’entrata e l’uscita dei lavoratori», con scaglionamenti dei turni. Va incentivato lo smart working e disincentivate le trasferte così come ridotto il movimento all’interno dei reparti. Sarà «opportuno, soprattutto nelle aree geografiche a maggiore endemia, prevedere, alla riapertura, una sanificazione degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni».

In ogni caso va garantita la pulizia giornaliera dei locali, nonché «la sanificazione periodica». Andrà indossata la mascherina chirurgica dai lavoratori che condividono gli spazi. Regole che erano già state stabilite nell’accordo raggiunto tra aziende e sindacati.

La Fase 2 del Covid-19 secondo le linee guida Inail sulle ...

Le aziende che non hanno già un medico competente, dovranno rivolgersi alla Asl per individuarne uno. E nella fase di transizione, «va considerato il rischio di una riattivazione di focolai nei luoghi di lavoro»: serviranno termoscanner all’ingresso per la temperatura «e se risulterà superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso». Nel caso in cui un lavoratore abbia febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, «lo deve dichiarare all’ufficio del personale e si dovrà procedere al suo isolamento».

IL DOCUMENTO INAIL FASE 2 E’ SCARICABILE QUI :

Inail-fase2

VIA LIBERA DEL MINISTERO DELLA SALUTE PER 150.000 TEST SIEROLOGICI

da ministero della salute salute.gov.it

immagine laboratorio

Il Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha indetto la gara “in procedura semplificata e di massima urgenza” per l’acquisto di Kit, reagenti e consumabili destinati all’effettuazione di 150mila test sierologici che serviranno per l’indagine campione sulla diffusione dell’infezione da SarsCoV2 nella popolazione italiana.

La gara – pubblicata sui siti istituzionali del Ministero della Salute e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Commissario Straordinario e del Dipartimento della protezione civile – sarà conclusa in tempi strettissimi: entro il 22 aprile dovrà infatti avvenire la presentazione delle offerte, ed entro il 29 aprile ci sarà la sottoscrizione del contratto di fornitura.

Per garantire la massima attendibilità dei test, la valutazione delle proposte sarà fondata su un insieme di requisiti essenziali di qualità puntualmente elencati nel bando, che saranno “verificati nella coerenza delle offerte rispetto all’oggetto della gara” da una Commissione esaminatrice, all’interno della quale ci saranno, tra gli altri, due componenti “designati dal Comitato Tecnico Scientifico”, istituito a supporto delle decisioni per il contrasto all’emergenza, di cui anche il Commissario si avvale.

L’obiettivo fondamentale è quello di determinare l’estensione dell’infezione nella popolazione italiana, utile a una riduzione graduale delle misure di contenimento del contagio.

L’UNIVERSITA’ DI OXFORD TESTA IL VACCINO COVID19 ANGLO-ITALIANO

L'Università di Oxford è stata fondata prima dell'impero azteco ...

Il Regno Unito si lancia a testa bassa sullo sviluppo di un vaccino contro il nuovo coronavirus. I ricercatori dell’Università di Oxford inizieranno a testare un vaccino per il Covid-19 negli esseri umani già giovedì: le prime dosi saranno date a volontari. “In tempi normali, raggiungere questo stadio avrebbe richiesto anni”, ha sottolineato il ministro della Sanità, Matt Hancock.
Il vaccino è frutto di una partnership anglo-italiana nato dalla collaborazione tra la Advent-IRBM, una piccola azienda di bioingegneria, situata a Pomezia, alle porte di Roma e il Jenner Institute dell’università di Oxford. Il team ha accelerato le ricerche nelle ultime settimane sull’onda del crescente numero di morti e contagi da nuovo coronavirus. L’obiettivo del governo britannico è avere un vaccino pronto per l’autunno, per poter vaccinare con milioni di dosi il personale sanitario e le forze dell’ordine già a settembre. Nei giorni scorsi, la responsabile del team, la virologa Sarah Gilbert, si è detta ottimista sul risultato degli studi e sul fatto che funzionerà: “Personalmente sono molto fiduciosa. Penso, con un buon grado di ottimismo, che ci sono ottime possibilità che funzioni”.

Vaccino Covid-19, sprint di azienda italiana: a fine aprile i test ...
Sarebbero anche in corso trattative con diversi governi per un investimento rilevante che accelererebbe ulteriormente la sua produzione industriale.
Il ministro della sanità britannica ha comunque annunciato di aver messo a disposizione 20 milioni di sterline (22,60 milioni di euro) per il team di Oxford e altri 22 milioni di sterline (24,90 milioni di euro) per un altro progetto di vaccino sviluppato all’Imperial College di Londra. “Daremo loro tutte le risorse di cui hanno bisogno per massimizzare le loro possibilità di successo al più presto”, ha sottolineato Hancock. Pur ricordando che il processo di sviluppo di un vaccino è fatto “tentativi ed errori”, nonostante le incertezze, “i vantaggi di essere il primo Paese al mondo a sviluppare un vaccino -ha spiegato- sono così enormi che ci mettiamo tutte le risorse possibili”. In questo modo, “se uno di questi due vaccini funziona ed è sicuro, possiamo renderlo disponibile ai britannici non appena umanamente possibile”.

DA huffpost.it

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VADEMECUM DELLA SANIFICAZIONE AI TEMPI DEL COVID-19

Da asarva.org

Nel Decreto Legge “Cura Italia” pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è stato inserito anche un credito di imposta per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro come misura di contenimento del contagio del virus Covid-19. In particolare, ai soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione è riconosciuto, per il periodo d’imposta 2020, un credito d’imposta, nella misura del 50% delle spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro, fino ad un massimo di 20mila euro. Il credito d’imposta è riconosciuto fino all’esaurimento dell’importo massimo di 50 milioni di euro per l’anno 2020. Le disposizioni applicative della misura, saranno definite in un prossimo decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto “Cura Italia”. Entriamo però nel merito di cosa è e di cosa si intende con il termine di “sanificazione”, per offrire alle imprese un’informazione dettagliata.

La “sanificazione” è l’attuazione simultanea o, meglio, i due momenti distinti della pulizia e della disinfezione di qualunque superficie.

Il classico processo di sanificazione è costituito da 4 fasi:
 – la pulizia o detersione (il prodotto detergente)
– il risciacquo
– la disinfezione (il prodotto disinfettante)
– il risciacquo

Una superficie si considera sanificata quando:
 – non c’è presenza visiva di sporco;
– non è unta al tatto;
– non emana odori sgradevoli;
– l’acqua versata sulla superficie lavata cola uniformemente (se si formano goccioline, la superficie non è completamente sgrassata);
– un fazzoletto di carta passato sulla superficie lavata non deve risultare annerito o alterato nel suo colore originale;
– non c’è presenza di germi patogeni;
– c’è una ridotta presenza di altri germi.


FASE 1 – La pulizia o detersione

Lo sporco si può suddividere in 2 grandi categorie:

  1. di tipo organico, rappresentato da residui di carne, grassi pesce, residui amidacei, zuccheri, latte e da colonie di lieviti, batteri e muffe;
  2. di tipo inorganico, rappresentato soprattutto da residui di calcare e dalla pietra di latte.

La scelta del detergente deve essere funzionale al tipo di sporco che si incontra. Le caratteristiche di un buon detergente, sia esso alcalino, neutro, o acido, dovrebbe essere:

  • grande effetto detergente;
  • elevato potere bagnante, penetrante ed inibente;
  • potere emulsionante e disperdente;
  • capacità di operare con acque di diversa durezza;
  • facilità di risciacquo.

FASE 2 – Il risciacquo
Un accurato risciacquo dopo la fase di detersione, consente di:

  • eliminare eventuali residui di sporco;
  • eliminare residui di detergente;
  • preparare al meglio le superfici per la fase di disinfezione.


FASE 3 – La disinfezione

Disinfettare significa ridurre la quantità di microrganismi presenti eliminando completamente i germi patogeni. I fattori che possono influenzare il risultato finale dell’operazione sono:

  • efficacia dell’azione di detersione;
  • completezza dell’azione di risciacquo;
  • tipo di disinfettante;
  • la concentrazione del disinfettante;
  • il tempo di contatto.

I prodotti che vengono utilizzati per la disinfezione sono molteplici, con caratteristiche ed efficacia diverse. Un buon disinfettante dovrebbe:

  • distruggere i microrganismi patogeni;
  • non macchiare le superfici trattate;
  • avere uno spettro d’azione il più ampio possibile;
  • non essere corrosivo verso i materiali a contatto;
  • agire anche in presenza di acque dure;
  • essere attivato a basse temperature.


FASE 4 – il risciacquo finale

Un altrettanto, attento risciacquo finale (dopo la fase di disinfezione), consente l’eliminazione di eventuali residui di soluzione disinfettante evitando la possibilità di contatto diretto fra prodotto chimico ed alimentare.

Esempi di periodicità per attività non soggette ad HACCP (ovviamente sono legati al tipo di attività svolta):

  • Sanificazione pavimento: frequenza giornaliera o più volte al giorno;
  • Sanificazione pareti e porte reparto: frequenza settimanale;
  • Sanificazione piani di lavoro: frequenza giornaliera;
  • Sanificazione macchinari e attrezzature: frequenza giornaliera;
  • Sanificazione armadi e ripiani reparto: frequenza mensile;
  • Sanificazione servizi igienici reparto: frequenza giornaliera o, se necessario, più volte al giorno;
  • Sanificazione contenitori per rifiuti reparto: frequenza giornaliera.
  • Piano di disinfestazione per insetti più comuni quali scarafaggi, formiche, mosche, punteruoli, ragni, zanzare, vespe, farfalline e insetti dei magazzini: frequenza degli interventi ogni 3 mesi;
  • Piano di derattizzazione per specie più comuni quali topolino e ratto. Frequenza degli interventi: controllare e reintegrare le esche ogni settimana, all’inizio del trattamento; successivamente ogni 3 mesi.
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PROTOCOLLO CONDIVISO FEDERCALCIO AL VAGLIO DEI MINISTERI

Il protocollo contenente tutte le disposizioni per la ripresa in sicurezza degli allenamenti delle squadre di calcio, studiato dalla commissione medico scientifica della Federcalcio con l’aiuto di esperti del settore, è stato inviato nel primo pomeriggio dal presidente federale, Gabriele Gravina, ai ministri dello Sport e della Salute, Vincenzo Spadafora e Roberto Speranza. Il documento, frutto del gruppo di lavoro presieduto dal prof. Paolo Zeppilli, sarà adesso valutato dai due ministeri. Al momento la ripresa degli allenamenti è prevista per il 4 maggio. Le linee guida tracciate dal protocollo sanitario di garanzia prevedono che le squadre potranno tornare al lavoro ma con rigidi criteri di sicurezza: i giocatori verranno costantemente monitorati e i contatti con l’esterno dovranno di fatto essere azzerati. Alcune squadre risolveranno la questione isolamento nel proprio centro sportivo, altre avranno invece bisogno di appoggiarsi a una struttura esterna sanificata.

Da ansa. It

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SIML: TEST SIEROLOGICI E MEDICO COMPETENTE

Ruolo dei test sierologici per la diagnosi di SARS-CoV-2 nell’attuale scenario COVID-19 in Italia: indicazioni operative per il Medico del Lavoro/Medico Competente

A cura del Comitato scientifico della Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML)

La Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML) ritiene necessario fornire ai professionisti del settore un aggiornamento sui test sierologici disponibili per SARS-CoV-2 allo scopo di garantirne un appropriato utilizzo e una corretta interpretazione dei risultati a tutela della salute dei lavoratori e più in generale della sicurezza negli ambienti e nei luoghi di lavoro.

Si precisa, peraltro, che, a fare data dal 20 marzo 2020, sul sito web societario il Comitato Scientifico della SIML, in pieno accordo con le direttive del Ministero, aveva ritenuto opportuno ribadire l’assoluta necessità di attenersi alle raccomandazioni ministeriali, ulteriormente aggiornate con la Circolare “OGGETTO: Pandemia di COVID-19 – Aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità. Aggiornamento delle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio”del 03-04-2020 (http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2020&codLeg=73799&parte=1%20&serie=null), specificando che ulteriori aggiornamenti in merito ai test utilizzabili per la diagnosi di SARS-CoV- 2 sarebbero stati forniti in base a eventuali nuove indicazioni del Ministero e a significative emergenti evidenze scientifiche non appena disponibili.

Risulta oggi necessario, soprattutto nell’attuale contesto emergenziale COVID-19 in Italia ed in funzione della graduale ripresa del mondo del lavoro dopo il lockdown disposto dal Governo, fornire indicazioni operative basate sui principi di appropriatezza e di precauzione, di seguito sintetizzati per punti:

–       nell’attuale contesto emergenziale, l’identificazione precoce di soggetti affetti da COVID-19 risulta fondamentale per il controllo dell’infezione, nonché per l’assistenza e la cura dei casi confermati;

–       lo sviluppo di test sierologici per SARS-CoV-2 costituisce una priorità per la Sanità pubblica: nei contesti occupazionali, il medico del lavoro/medico competente deve svolgere un ruolo centrale, per garantire la corretta interpretazione dei risultati dei test resi disponibili dalle Istituzioni e dai datori di lavoro in ambito sia pubblico sia privato e, in particolare, per contribuire alla validazione di tali test, anche collaborando all’implementazione sul campo di studi ad hoc;

–       le attuali evidenze scientifiche circa l’utilizzo di test sierologici con finalità di diagnosi per SARS-CoV-2 sono ancora scarse e di bassa qualità. Le ipotesi formulate a oggi circa la cinetica anticorpale per SARS-CoV-2 sono, peraltro, basate sulle evidenze scientifiche disponibili ottenute da studi condotti su altri coronavirus;

–       i test sierologici attualmente disponibili per la diagnosi d’infezione da SARS-CoV-2 presentano alta eterogeneità sia in termini di tecnica utilizzata sia in termini di accuratezza, presentando una sensibilità non ancora soddisfacente. Questi aspetti non consentono di fornire indicazioni all’utilizzo per finalità sia diagnostiche sia prognostiche nei contesti occupazionali, particolarmente in quelli ad aumentato rischio d’esposizione del lavoratore a SARS-CoV-2. La maggior parte dei test sierologici in uso indaga la presenza di anticorpi neutralizzanti nei confronti della proteina N (nucleocapside) di SARS-CoV-2. Dai pochi dati disponibili in letteratura risulta che la principale proteina coinvolta nella produzione di anticorpi neutralizzanti da parte dell’ospite sia invece la proteina spike (S), anche in considerazione della sua ubicazione superficiale e del suo coinvolgimento nel meccanismo d’ingresso nella cellula infettata;

–       rimane, peraltro, ancora incerto il ruolo della siero-protezione da parte dell’immunità umorale nei confronti di SARS-CoV-2: non sono ancora disponibili sufficienti evidenze circa il ruolo protettivo delle IgG neutralizzanti specifiche nei confronti del virus né circa una sua possibile durata nel tempo (longterm protection). Studi di siero-prevalenza condotti per SARS hanno mostrato una permanenza della memoria immunologica (IgG) limitata nel tempo (2-3 anni): questo aspetto non consente di escludere la possibilità di re-infezioni;

–       i test sierologici rapidi per SARS-CoV-2 presentano sensibilità e specificità inferiore ai test sierologici indaganti la risposta umorale con tecnica ELISA. Pertanto, sulla base delle evidenze a oggi disponibili e in base al principio di appropriatezza tali test non sono indicati per finalità diagnostiche e prognostiche ed epidemiologiche nell’attuale contesto emergenziale COVID-19;

–       va ricordato che il valore diagnostico o predittivo di qualunque test, più che dalle sue caratteristiche di sensibilità e specificità, è fortemente influenzato dalla prevalenza della condizione nella popolazione in esame;

–       allo stato attuale, l’uso di test sierologici a scopo diagnostico a livello individuale è fortemente sconsigliato: l’impiego di tali test va quindi limitato ad indagini epidemiologiche ad hoc, finalizzate a conoscere la diffusione del contagio ed il grado di immunizzazione della popolazione;

–       preoccupa, e va assolutamente evitato, l’uso di test sierologici per il rilascio di certificati di riammissione al lavoro a seguito della sieropositività per anticorpi anti-SARS-CoV-2, sia per i rischi connessi con false sicurezze di immunità che, peggio, di non contagiosità;

–       un approccio basato sull’utilizzo combinato dei test molecolari e sierologici non trova attualmente indicazione per migliorare la performance diagnostica nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, mentre risulta utile in fase di validazione dei test anticorpali disponibili nell’attuale contesto epidemiologico nazionale;

–       la raccolta di campioni biologici per test analitici indaganti l’immunità umorale per SARS-CoV-2 è raccomandata, anche ai fini di consentire in un prossimo futuro studi di siero-prevalenza in contesti a documentata trasmissione del virus, particolarmente in settings dove siano stati riportati outbreaks di COVID-19 (es: strutture residenziali sociosanitarie);

–       in considerazione delle evidenze scientifiche disponibili, i test molecolari raccomandati dal Ministero della Salute secondo protocolli specifici di Real Time PCR per SARS-CoV-2, come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, continuano a rappresentare lo strumento d’elezione per la diagnosi di SARS-CoV-2.

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PROTOCOLLO CONDIVISO SETTORE MODA

protocolloCOvid_moda

Con il Protocollo, Confindustria Moda, le Associazioni di categoria in essa federate e le organizzazioni sindacali nazionali di categoria Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil intendono offrire alle imprese ed ai lavoratori del settore Moda un complesso di misure da implementare in un adeguato contesto organizzativo, per perseguire in un clima di collaborazione e di condivisione l’obiettivo di coniugare il valore primario della salute e della sicurezza del lavoro con la ripresa dell’attività produttiva e di tutte le attività economiche connesse, dopo il blocco previsto dal DPCM 10 aprile 2020.

In allegato trasmettiamo il comunicato stampa ed il Protocollo del 15 aprile 2020.

Da confindustria.vicenza.it

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REGIONI: COUNTDOWN AI TEST SIEROLOGICI

Da Dottnet. It

Potrebbe essere pronta entro 2-3 settimane. Pressing delle Regioni sul ministero della salute perchè fornisca linee guida chiare. Ma la curva non scende