intelligenza artificiale

ENEA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

da media.enea.it

ENEA ha sviluppato nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale per misurare e migliorare sicurezza ed efficienza nei luoghi di lavoro. I primi test sono stati condotti con risultati positivi in due contesti lavorativi diversi, una multinazionale farmaceutica e un’azienda italiana di lavorazione dei metalli. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Industrial Information Integration e rientra nel progetto internazionale “Human-Centred Safety Crowd-Sensitive Indicators”, al quale hanno partecipato ENEA (coordinamento), Sapienza Università di Roma, Middlesex University di Londra, l’azienda Human Factors Everywhere e Inail che ha finanziato la quota italiana[1].

“La metodologia e gli strumenti software che abbiamo sviluppato sono pensati per garantire l’efficienza e la sicurezza nelle imprese moderne dove i processi produttivi prevedono l’interazione tra persone, strumentazione fisica e componenti tecnologiche, tra cui robot, droni, software e sensori. In gergo tecnico, ci riferiamo a sistemi cyber-socio-tecnici”, spiega Antonio De Nicola, ricercatore del Laboratorio ENEA di Analisi e protezione delle infrastrutture critiche e coautore dello studio insieme alla collega Maria Luisa Villani, Francesco Costantino, Andrea Falegnami e Riccardo Patriarca di Sapienza Università di Roma, Mark Sujan di Human Factors Everywhere e John Watt della Middlesex University.

Il team di esperti ha definito un nuovo indicatore di resilienza[2] per cogliere il disallineamento tra procedure formali (Work-As-Imagined) e lavoro concretamente svolto dagli operatori in fabbrica e nei cantieri (Work-As-Done). “Spesso efficienza e sicurezza sono messi a rischio da questo disallineamento, in quanto nella realtà esistono più modi di ‘vedere’ lo stesso processo lavorativo e può succedere che i lavoratori possano cambiare, per necessità, quanto stabilito dal protocollo. Ma molti di questi cambiamenti possono essere potenzialmente pericolosi se si è, ad esempio, in una centrale elettrica o in un cantiere edile”, sottolinea De Nicola,

Per stimare questo indicatore, è stata sviluppata una metodologia parzialmente automatizzata basata su questionari ‘dinamici’, per cogliere le differenze tra Work-As-Imagined e Work-As-Done, e sull’intelligenza artificiale, per analizzare e quantificare il gap tra queste due modalità lavorative.

Nell’azienda di produzione di semilavorati in alluminio, l’indicatore ha permesso di individuare la tipologia di funzioni da monitorare con più attenzione per garantire ai lavoratori una maggiore sicurezza. Nell’impianto di produzione farmaceutica, invece, sono state evidenziate anche le principali azioni da intraprendere per migliorare l’efficienza delle operazioni.

A volte il disallineamento tra procedure lavorative formali e il lavoro concreto sono ‘deprecabili’ per il mancato rispetto delle procedure di sicurezza, mentre altre volte il completamento di un processo lavorativo richiede effettivamente che i lavoratori si discostino dai protocolli formali. In ogni caso questa diversità di prospettive può causare tensioni organizzative nell’intero sistema e portare a un basso livello di prestazione o, addirittura, a incidenti legati al mancato rispetto delle procedure di sicurezza”, conclude il ricercatore ENEA.

CHATGPT E SANITÀ AMERICANA

Molte persone stanno utilizzando ChatGpt per approfondimenti sanitari, diagnosi e aiuto nel comprendere referti medici. Lo afferma uno studio che ha coinvolto 2 mila americani, condotto da OnePoll per conto di UserTesting. Secondo il report, il 52% degli intervistati ha utilizzato il chatbot per finalità mediche e nell’84% dei casi, l’IA ha risposto correttamente ad una domanda fatta prima di avere un parere ufficiale da un professionista. Cifre che potrebbero, per gli autori, dar vita ad un eccessivo affidamento degli utenti a strumenti come ChatGpt per quesiti delicati e non privi di ‘allucinazioni’, ossia indicazioni errate da parte dell’IA.

Ad ogni modo, il 53% degli americani che ha chiesto almeno una volta a ChatGpt qualcosa sulla salute lo ha fatto per avere informazioni su cure e trattamenti; il 52% per individuare i migliori esperti di una materia; il 47% per capire meglio le prescrizioni mediche. Stando ai fautori della ricerca, gli americani sono più propensi di altri a sfruttare l’intelligenza artificiale per pareri medici. I motivi sono vari, dai 26 milioni di cittadini che non hanno un’assicurazione a coloro che abitano nelle aree rurali, lontani dai centri diagnostici e di primo soccorso. L’indagine ha disegnato uno spaccato anche di altri due paesi, l’Australia e il Regno Unito.

Per il primo, il 27% degli intervistati si dichiara non favorevole all’uso dell’IA per domande legate al loro stato di salute. Una percentuale che, nel caso del Regno Unito, arriva al 44%. Per confronto, solo il 6% degli americani ha dimostrato un atteggiamento sfavorevole all’IA in campo medico.  ( fonte Ansa)

BANCA DATI INAIL E IA

Nella fact sheet sono inizialmente presentate le nuove tecniche NGS (Next Generation Sequencing) che consentono ai ricercatori di studiare ed elaborare una grande quantità di dati depositati che sono potenzialmente ricchi di informazioni su eventi cellulari. Tali dati possono essere utilizzati per dare risposte a quesiti biologici non ancora studiati, perché non conosciuti o non ottenibili finora, consentendo di fare nuove scoperte estraendo e rianalizzando, con nuove domande biologiche, set di dati pubblici. Successivamente, vengono presentati gli strumenti Inail a supporto dei ricercatori nella gestione della moltitudine dei dati –omici, la banca dati molecolare BiTdata e l’applicazione di Intelligenza Artificiale (IA), di cui vengono schematizzate le loro potenzialità, i flussi nell’analisi dei dati e alcune elaborazioni significative.

Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LAVORO E DIGITALIZZAZIONE

da Osha.europa.eu

La digitalizzazione sta cambiando rapidamente il mondo del lavoro e richiede soluzioni nuove e aggiornate in materia di sicurezza e salute sul lavoro (SSL). Il programma di ricerca dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) si propone di fornire ai responsabili politici, ai ricercatori e ai luoghi di lavoro informazioni affidabili sui potenziali effetti della digitalizzazione sulla SSL, affinché si possa agire in modo tempestivo ed efficace per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori.

La comparsa di tecnologie quali l’intelligenza artificiale (IA), i big data, la robotica collaborativa, l’internet delle cose, gli algoritmi, le piattaforme di lavoro digitali e, al tempo stesso, un importante aumento della popolazione che lavora a distanza comporta opportunità per i lavoratori e i datori di lavoro, ma anche nuove sfide e rischi per la SSL. Il superamento delle sfide e dei rischi e l’ottimizzazione delle opportunità dipendono dal modo in cui le tecnologie vengono applicate, gestite e regolamentate nel contesto delle tendenze sociali, politiche ed economiche.

Sulla base del suo studio previsionale sulla digitalizzazione e la SSL, l’EU-OSHA sta conducendo un progetto di ricerca, «panoramica della SSL» (2020-2023), per fornire informazioni approfondite per le politiche, la prevenzione e la pratica in relazione alle sfide e alle opportunità della digitalizzazione nel contesto della SSL.

Il progetto è incentrato sugli ambiti di seguito riportati.Robotica avanzata e intelligenza artificialeGestione dei lavoratori tramite l’intelligenza artificialeLavoro su piattaforma digitaleSistemi digitali intelligentiTelelavoro

La campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri, Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale, attiva dal 2023 al 2025, sensibilizza in merito alla digitalizzazione e alla SSL e fornisce risorse più pratiche.

LA VALUTAZIONE DEL SOVRACCARICO BIOMECCANICO CON SENSORI ED ALGORITMI

da inail.it

Le reti di sensori indossabili e gli algoritmi di intelligenza artificiale offrono la possibilità di stimare accuratamente e in tempo reale il rischio biomeccanico nelle attività di movimentazione manuale dei carichi eseguite senza e con l’ausilio di tecnologie robotiche collaborative (HRC).

Tale opportunità permette di: superare alcuni limiti dei metodi tradizionali elencati negli standard internazionali di ergonomia; ottimizzare il controllo delle tecnologie HRC; informare i lavoratori sul loro stato fisico attraverso stimoli di feedback. Eventuali interventi di ergonomia di concezione e correzione che usino questi approcci strumentali impatterebbero positivamente sulla riduzione dell’insorgenza delle malattie professionali a carico del sistema muscoloscheletrico.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IA E DIAGNOSI DEL MELANOMA

da doctor33.it

Una semplice tecnologia di telefonia mobile senza hardware costoso potrebbe diagnosticare con precisione il cancro della pelle, dimostrandosi un valido aiuto per i nuovi medici e un supporto da remoto anche per dermatologi esperti. È quanto emerso da un recente studio multicentrico, prospettico e diagnostico, pubblicato sulla rivista Lancet Digital Health, che ha indagato le capacità di tecnologie di intelligenza artificiale (IA) installate su smartphone nel supportare i dermatologi nella diagnosi del melanoma pigmentato.

Numerose ricerche hanno dimostrato che i sistemi diagnostici basati sull’IA possono diagnosticare il cancro della pelle in modo più accurato rispetto agli esperti umani. Un caso significativo è emerso dalla International Skin Imaging Collaboration (ISIC) 2018 Challenge, che ha indicato che gli algoritmi informatici possono superare i migliori esperti nella diagnosi del cancro della pelle.
Lo studio ha confrontato le decisioni dell’algoritmo diagnostico IA della ISIC 2018 Challenge con le diagnosi degli esperti medici in ambienti clinici reali.
I medici sono stati divisi in specialisti se con qualifiche mediche e comprovata esperienza relative alla diagnosi e alla gestione delle lesioni cutanee pigmentate, e in medici principianti se erano dermatologi junior con scarsa esperienza nella gestione del melanoma.
La nuova IA di dermatoscopia, pensata appositamente per la sperimentazione clinica, è basata su un ampio database di immagini specialiste fotografate tramite smartphone e può lavorare anche da remoto.
In confronto, questo algoritmo si è dimostrato significativamente inferiore alle diagnosi degli specialisti ma significativamente superiori alle decisioni dei principianti.

PFAS E PATOLOGIE CARDIACHE

da dottnet.it

Lo ha provato uno studio dell’Università di Padova pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports”. Gli studiosi hanno evidenziato come PFOA e PFOS interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue.

Pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports” un nuovo studio dell’Università di Padova. Lo firmano il professor Carlo Foresta in collaborazione con Alberto Ferlin, ordinario di endocrinologia, e Nicola Ferri, ordinario di farmacologia. Gli studiosi padovani: “PFOA e PFOS interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue” I composti perfluoro-alchilici (PFAS) sono inquinanti ambientali noti per la loro grande stabilità e persistenza nell’ambiente e negli organismi viventi incluso l’uomo. L’inquinamento da PFAS è diffuso in tutto il mondo a causa del loro ampio impiego in prodotti di uso quotidiano.

Si stimano più di duemila aree in Europa nelle quali la concentrazione ambientale di PFAS supera i livelli considerati di sicurezza per la salute umana. I risultati degli studi epidemiologici sia internazionali che a livello della Regione Veneto condotti sulla popolazione residente in zone contaminate mostrano che la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue, nella fascia di età compresa 35 e 75 anni, è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (circa 57% contro 22%). L’ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

a dottnett.it

CHATBOT AL POSTO DEI LAVORATORI ?

da tomshw.it

L’amministratore delegato di una startup indiana ha licenziato il 90% (23 persone) dello staff dedicato all’assistenza clienti e lo ha sostituito con un chatbot, spiegando che quest’ultimo è molto più veloce ed efficiente degli esseri umani.

Summit Shah dirige una piccola società di e-commerce, al cui interno è stato sviluppato anche il chatbot in questione – a quanto pare è bastato il lavoro di una sola persona per un paio di giorni.

Stando a un recente tweet di Shah il miglioramento è stato immediato, con un netto incremento di tutte le statistiche rilevanti. Shah ha dichiarato che i tagli ai posti di lavoro sono stati “duri” ma “necessari”.Visto lo stato dell’economia, le startup danno la priorità alla redditività piuttosto che agli sforzi per diventare unicorni (superare un miliardo di dollari in valutazione), e lo stesso vale per noi”, ha twittato lunedì Shah.

A proposito di redditività, il dato cruciale è che i costi per l’assistenza clienti sono stati ridotti dell’85%, un dato che può fare la differenza tra la vita e la morte per una piccola startup che sta cercando il modo di far quadrare i conti. I posti persi sono in parte compensati da nuove assunzioni: l’azienda sta cercando persone per ingegneria, marketing e vendite.

Shah ha dichiarato alla CNN di credere “in un futuro in cui l’IA e gli esseri umani lavorino insieme, ognuno facendo ciò che sa fare meglio” e di stare esplorando le opportunità di utilizzare l’IA in lavori che riguardano il design grafico, l’illustrazione e la scienza dei dati.Sicuramente quello descritto da Shah è un bel sogno, ma è difficile crederci appieno mentre tutto intorno è pieno di allarmi riguardo al fatto che le IA porteranno alla perdita di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Solo ieri l’OCSE ha rinnovato l’allarme, sottolineando come medici, avvocati e operatori della finanza siano particolarmente a rischio.

Il mondo per il momento è ancora diviso tra ottimisti e pessimisti, tra bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. Tuttavia un po’ di prudenza non sembra fuori luogo: in un mondo dove quasi tutti sono poveri perché non c’è più lavoro disponibile, a che serve anche una società di ecommerce super efficiente? Chi dovrebbe comprare i suoi prodotti? Con quale denaro? Dobbiamo fare affidamento sul buon cuore dei più ricchi o imporre delle regole affinché i più poveri non soffrano ingiustamente? È preferibile sposare l’idea secondo cui chi è povero si merita la sua sfortuna e chi è ricco è stato bravo, oppure sarebbe più consigliabile seguire una diversa idea di giustizia sociale?In tutto questo, come dovremmo integrare i nuovi algoritmi, che già oggi pesano così tanto nella nostra vita quotidiana?Il CEO di una piccola startup asiatica naturalmente non può rispondere a queste grandi domande, non più di quanto possa farlo un giornalista italiano di una testata specializzata. Ci sono think tank nel mondo, gruppi di interesse, associazioni, governi ed esperti in tutto il mondo che si interrogano sulla questione, e uno dei grandi temi è il reddito di base universale (UIB)Potrebbe essere la risposta, ma la strada per arrivarci è piena di insidie, possibili errori disastrosi, abusi, deformazioni politiche, tribalismi e molto altro ancora. Forse ci servirebbe un chatbot in grado di guidarci con precisione verso un futuro dove le macchine fanno quasi tutto il lavoro e a noi non resta che goderci la vita. Ma chi lo programma? Con quali dati lo dovremmo addestrare?

SU SPOTIFY IL PODCAST DI RADIO24 SULLA SICUREZZA SUL LAVORO E LE NUOVE TECNOLOGIE.

Le modifiche alla proposta dell’AI Act, il regolamento europeo che disciplinerà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sono state approvate dalle commissioni del Parlamento UE responsabili del mercato interno e delle libertà civili. Brando Benifei, europarlamentare e co-relatore del provvedimento, ci illustrerà le principali novità introdotte.
In questo contesto, ci concentreremo sull’importanza della sicurezza sul posto di lavoro e sulle possibilità offerte dalla tecnologia e dai dati per creare sistemi di prevenzione attivi. In particolare, discuteremo della tecnologia sviluppata dall’azienda AME, che utilizza sensori hi-tech wireless per rilevare e monitorare le condizioni e il livello di rischio in fabbrica, cantiere e altre aree di produzione. Ne parleremo con Claudio Salvador, presidente di AME.
Inoltre, prenderemo spunto dal libro “Internet fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech”, scritto da Stefano Quintarelli, imprenditore esperto di tecnologia e mercati digitali, e Vittorio Bertola, Head of Policy & Innovation presso Open-Xchange, per analizzare i problemi della rete Internet, dei mercati e della società digitale.

il podcast è accessibile su Spotify.

MEDICI VS AI: HA VINTO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE .

da dottnet.it

L’intelligenza artificiale ha dimostrato di saper fornire risposte precise, più empatiche e meno sbrigative

ChatGpt, la più discussa ai da conversazione del momento, contro un gruppo di medici in carne e ossa, per vedere chi rispondeva meglio, e con migliore chiarezza, ad una serie di domande poste dai pazienti.

Come raccontano nel loro studio, pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine, i ricercatori hanno scelto come terreno di battaglia la subreddit “AskDocs”, un forum online in cui gli utenti possono porre domande su temi di salute, e ricevere risposte da personale medico qualificato. Per la sfida sono state selezionate 195 domande degli utenti, che i ricercatori hanno posto, tal quali, anche a ChatGpt. Le risposte dei medici, e quelle dell’ai, sono quindi state sottoposte, in forma anonima, ad un panel di 3 medici, a cui è stato chiesto di valutarle sia sul piano dei contenuti, cioè quanto fossero corrette le risposte, sia su quello dell’empatia, cioè quanto tenessero conto dei sentimenti e delle potenziali preoccupazioni dei pazienti che attendevano la risposta.

I risultati si sono rivelati inclementi: nel 79% dei casi le risposte dell’ai sono state ritenute migliori, sia sotto il profilo della qualità delle informazioni fornite, sia su quello dell’empatia. Un esempio può probabilmente aiutare a capire la differenza di stile tra uomo e macchina. Alla domanda “Qual è il rischio di morire se si ingoia uno stuzzicadenti”, il medico aveva risposto: “Trascorse tra le due e le sei ore, è probabile che abbia raggiunto ormai l’intestino. Il che significa che non può più essere recuperato con facilità. Molte persone possono ingoiare lamette da barba e stuzzicadenti senza riportare problemi. Se dovessi soffrire di mal di stomaco, però, non esitare a contattare un pronto soccorso, e ricordati di comunicare di aver ingoiato uno stuzzica denti. Per ora, comunque, non potrebbero fare molto”.

Alla stessa domanda, ChatGpt ha risposto invece: “È naturale preoccuparsi se si è ingerito un corpo estraneo, ma in questo caso è altamente improbabile che lo stuzzicadenti che hai inghiottito ti causi seri danni. Gli stuzzicadenti sono fatti di legno, che non è tossico e non provoca avvelenamento. Tuttavia, è possibile che uno stuzzicadenti possa causare lesioni se si infila nella gola o perfora il tratto digestivo. Tuttavia, è improbabile che ciò accada con uno stuzzicadenti smussato, cotto e lungo solo 2 cm. Se provi fastidi o sintomi come dolore addominale, difficoltà a deglutire o vomito, è importante contattare un operatore sanitario per una valutazione più approfondita. Tuttavia, se non presenti alcun sintomo, puoi tranquillamente presumere che lo stuzzicadenti sia passato attraverso il tuo sistema digestivo e non è necessario preoccuparsi. È sempre una buona idea essere cauti quando si consumano cibi e rimuovere eventuali corpi estranei prima di mangiare. È comprensibile che tu possa sentirti paranoico, ma cerca di non preoccuparti troppo. È altamente improbabile che lo stuzzicadenti ti causi seri danni”.

Cosa trarre da questi risultati? Di certo, non che sia già tempo di pensionare i medici in carne e ossa, per sostituirli con robot e computer. Le ai commettono ancora troppi errori nelle loro risposte – scrivono i ricercatori – per affidare loro la comunicazione e la cura dei pazienti, almeno senza supervisione. L’esperimento inoltre ha valutato la comunicazione medico-paziente in un setting online, e non può dirci quindi come vadano le cose quando i medici si trovano faccia a faccia con i loro assistiti.

Allo stesso tempo, è vero anche che la pandemia ha esteso notevolmente il ricorso alla telemedicina, e che oggi quasi tutti i medici si trovano a trascorrere lunghi minuti, se non ore, ogni giorno a rispondere online alle domande dei loro pazienti. Per questo motivo, le lezioni da trarre dall’esperimento sono probabilmente due: la prima è che i professionisti della salute dovrebbero prestare un po’ più di attenzione alle loro capacità di comunicazione; la seconda, che le ai già oggi, pur non potendo soppiantare un medico umano, possono comunque rappresentare un utile strumento per velocizzare la trasmissione di informazioni mediche ai malati.

“Questo studio dovrebbe motivare la produzione di ricerche che valutino la possibilità di adottare assistenti digitali per la messaggistica”, si legge infatti nelle conclusioni della ricerca. “Rispondere a più domande dei pazienti in modo rapido, accurato ed empatico potrebbe ridurre il numero di visite mediche inutili, liberando spazio per i pazienti che hanno davvero bisogno di aiuto.