intelligenza artificiale

IL FUTURO INCERTO DEL LAVORO INTELLETTUALE DOPO LA RIVOLUZIONE IA

Le ere storiche sono costantemente caratterizzate da rivoluzioni tecnologiche che hanno completamente trasformato la quotidianità dell’umanità, un fenomeno sempre più frequente nei recenti due secoli. Dalla macchina a vapore all’energia elettrica, dal motore a combustione interna alla nascita di Internet, ogni innovazione ha apportato un cambiamento rilevante, inizialmente suscitando preoccupazioni poi rivelatesi positive. Ora è il momento dell’intelligenza artificiale generativa, incarnata da tecnologie come ChatGPT, Midjourney e Runway. Questi sistemi mirano a emulare la creatività umana, generando testi, immagini, musica e video, inaugurando così una nuova era con una transizione certamente complessa, ma potenzialmente capace di riequilibrare la vita e il lavoro umano.

Durante questa fase transitoria, la sfera professionale dei lavoratori intellettuali, noti come “colletti bianchi”, subirà impatti significativi. Tradizionalmente, dall’era della macchina a vapore ai giorni nostri con i robot, l’automazione ha rivoluzionato il lavoro manuale, spostando l’attenzione verso impieghi intellettuali ritenuti unici all’umanità. Tuttavia, con l’emergere di sistemi come ChatGPT, capaci di elaborare informazioni e generare contenuti con una precisione quasi umana, anche i lavori intellettuali diventano suscettibili all’automazione, sollevando preoccupazioni sul futuro di professioni a minor valore aggiunto, come operatori nei call center, traduttori e grafici pubblicitari.

Per i mestieri più complessi, come manager, consulenti, avvocati e giornalisti, è difficile immaginare una sostituzione totale, ma l’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale generativa aumenterà notevolmente la produttività individuale, portando a riduzioni di personale e a una concorrenza più intensa. I giovani saranno sfidati, con difficoltà nel trovare posizioni di assistenza quando vi sono alternative virtuali, ma con l’opportunità di saltare la tradizionale gavetta utilizzando efficacemente sistemi di intelligenza artificiale, sfidando la comprensione dei professionisti più anziani.

Indubbiamente, questo periodo transitorio sarà impegnativo, ma coloro che comprenderanno e adotteranno l’intelligenza artificiale in anticipo avranno un vantaggio significativo.

Analizzando le rivoluzioni tecnologiche passate, è prevedibile che dopo questa fase complessa si raggiungerà una nuova era di espansione e benessere. Questo modello è emerso dopo le grandi rivoluzioni industriali, e si ripeterà dopo la diffusione generalizzata dell’intelligenza artificiale generativa. Come avvenuto con l’elettricità e Internet, ci sarà una crescita economica generale, con la creazione di nuove società e servizi al di là delle attuali immaginazioni. La sfida per giovani e lavoratori più anziani non sarà solo migliorare ciò che già esiste, ma inventare ciò che non esiste ancora, grazie all’intelligenza artificiale. Così come con l’elettricità si sono inventati radio, televisione e aspirapolvere, e con Internet si sono introdotti e-commerce, social network e sharing economy, l’intelligenza artificiale generativa potrebbe aprire la strada a innovazioni altrettanto rivoluzionarie.

È difficile prevedere cosa emergerà con l’intelligenza artificiale generativa e se questa espansione economica sarà accompagnata da un aumento dell’occupazione. Tuttavia, è probabile che la società si orienterà verso un modello in cui il lavoro umano sarà ridotto a poche ore al giorno o settimanali, potenzialmente conducendo a un nuovo equilibrio di vita migliore rispetto al presente.

Articolo tratto da info e considerazioni da :

Federico Morgantini, autore del saggio ChatGPT – L’inizio di una nuova era (Kenness, 2023)

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E RICERCA SCIENTIFICA

da Cnr.it

L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha appena pubblicato un libro che interessa molto da vicino il mondo della ricerca. Il titolo è “Artificial Intelligence in Science: Challenges, Opportunities and the Future of Science”. L’opera può essere scaricata come PDF o letta online in webbook format dal sito: https://www.oecd-ilibrary.org/sites/a8d820bd-en/index.html?itemId=/content/publication/a8d820bd-en&_csp_=be7a6e5e377bf806fc0a37f89d460d76&itemIGO=oecd&itemContentType=book, sia interamente sia per capitoli.

Il libro si concentra sul ruolo che l’intelligenza artificiale (IA) può avere sull’attività di ricerca e, in particolare, su come potrebbe aumentarne la produttività scientifica. Discute di come, applicando l’IA alla ricerca, si possa migliorare la capacità di scoprire nuove conoscenze scientifiche, e di farlo in maniera più efficiente e più rapida. Il libro raccoglie i contributi di eminenti scienziati e professionisti, ma è scritto in un linguaggio non tecnico accessibile a tutti, decisori politici e stakeholder del mondo della ricerca.

Alla prima parte dell’opera, che affronta il tema della sostenibilità del progresso tecnico-scientifico, ha contribuito anche Giovanni Abramo dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica “Antonio Ruberti” (Cnr-Iasi), con un saggio sul ruolo della bibliometria nella misurazione della produttività scientifica. Dopo aver dimostrato perché i più popolari indicatori di performance (numero di pubblicazioni, citazioni medie, h index) non sono validi, Abramo propone un indicatore di produttività, FSS (valore dell’output per unità di spesa in ricerca), fondato sulla teoria microeconomica della produzione, e mostra con la sua applicazione che la produttività dei ricercatori italiani è in continua ascesa, anche grazie a sistemi incentivanti quali la VQR e l’ASN, introdotti dal governo nei primi anni dello scorso decennio.

Per informazioni:
Giovanni Abramo
Cnr – Iasi
giovanni.abramo@iasi.cnr.it

ENEA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

da media.enea.it

ENEA ha sviluppato nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale per misurare e migliorare sicurezza ed efficienza nei luoghi di lavoro. I primi test sono stati condotti con risultati positivi in due contesti lavorativi diversi, una multinazionale farmaceutica e un’azienda italiana di lavorazione dei metalli. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Industrial Information Integration e rientra nel progetto internazionale “Human-Centred Safety Crowd-Sensitive Indicators”, al quale hanno partecipato ENEA (coordinamento), Sapienza Università di Roma, Middlesex University di Londra, l’azienda Human Factors Everywhere e Inail che ha finanziato la quota italiana[1].

“La metodologia e gli strumenti software che abbiamo sviluppato sono pensati per garantire l’efficienza e la sicurezza nelle imprese moderne dove i processi produttivi prevedono l’interazione tra persone, strumentazione fisica e componenti tecnologiche, tra cui robot, droni, software e sensori. In gergo tecnico, ci riferiamo a sistemi cyber-socio-tecnici”, spiega Antonio De Nicola, ricercatore del Laboratorio ENEA di Analisi e protezione delle infrastrutture critiche e coautore dello studio insieme alla collega Maria Luisa Villani, Francesco Costantino, Andrea Falegnami e Riccardo Patriarca di Sapienza Università di Roma, Mark Sujan di Human Factors Everywhere e John Watt della Middlesex University.

Il team di esperti ha definito un nuovo indicatore di resilienza[2] per cogliere il disallineamento tra procedure formali (Work-As-Imagined) e lavoro concretamente svolto dagli operatori in fabbrica e nei cantieri (Work-As-Done). “Spesso efficienza e sicurezza sono messi a rischio da questo disallineamento, in quanto nella realtà esistono più modi di ‘vedere’ lo stesso processo lavorativo e può succedere che i lavoratori possano cambiare, per necessità, quanto stabilito dal protocollo. Ma molti di questi cambiamenti possono essere potenzialmente pericolosi se si è, ad esempio, in una centrale elettrica o in un cantiere edile”, sottolinea De Nicola,

Per stimare questo indicatore, è stata sviluppata una metodologia parzialmente automatizzata basata su questionari ‘dinamici’, per cogliere le differenze tra Work-As-Imagined e Work-As-Done, e sull’intelligenza artificiale, per analizzare e quantificare il gap tra queste due modalità lavorative.

Nell’azienda di produzione di semilavorati in alluminio, l’indicatore ha permesso di individuare la tipologia di funzioni da monitorare con più attenzione per garantire ai lavoratori una maggiore sicurezza. Nell’impianto di produzione farmaceutica, invece, sono state evidenziate anche le principali azioni da intraprendere per migliorare l’efficienza delle operazioni.

A volte il disallineamento tra procedure lavorative formali e il lavoro concreto sono ‘deprecabili’ per il mancato rispetto delle procedure di sicurezza, mentre altre volte il completamento di un processo lavorativo richiede effettivamente che i lavoratori si discostino dai protocolli formali. In ogni caso questa diversità di prospettive può causare tensioni organizzative nell’intero sistema e portare a un basso livello di prestazione o, addirittura, a incidenti legati al mancato rispetto delle procedure di sicurezza”, conclude il ricercatore ENEA.

CHATGPT E SANITÀ AMERICANA

Molte persone stanno utilizzando ChatGpt per approfondimenti sanitari, diagnosi e aiuto nel comprendere referti medici. Lo afferma uno studio che ha coinvolto 2 mila americani, condotto da OnePoll per conto di UserTesting. Secondo il report, il 52% degli intervistati ha utilizzato il chatbot per finalità mediche e nell’84% dei casi, l’IA ha risposto correttamente ad una domanda fatta prima di avere un parere ufficiale da un professionista. Cifre che potrebbero, per gli autori, dar vita ad un eccessivo affidamento degli utenti a strumenti come ChatGpt per quesiti delicati e non privi di ‘allucinazioni’, ossia indicazioni errate da parte dell’IA.

Ad ogni modo, il 53% degli americani che ha chiesto almeno una volta a ChatGpt qualcosa sulla salute lo ha fatto per avere informazioni su cure e trattamenti; il 52% per individuare i migliori esperti di una materia; il 47% per capire meglio le prescrizioni mediche. Stando ai fautori della ricerca, gli americani sono più propensi di altri a sfruttare l’intelligenza artificiale per pareri medici. I motivi sono vari, dai 26 milioni di cittadini che non hanno un’assicurazione a coloro che abitano nelle aree rurali, lontani dai centri diagnostici e di primo soccorso. L’indagine ha disegnato uno spaccato anche di altri due paesi, l’Australia e il Regno Unito.

Per il primo, il 27% degli intervistati si dichiara non favorevole all’uso dell’IA per domande legate al loro stato di salute. Una percentuale che, nel caso del Regno Unito, arriva al 44%. Per confronto, solo il 6% degli americani ha dimostrato un atteggiamento sfavorevole all’IA in campo medico.  ( fonte Ansa)

BANCA DATI INAIL E IA

Nella fact sheet sono inizialmente presentate le nuove tecniche NGS (Next Generation Sequencing) che consentono ai ricercatori di studiare ed elaborare una grande quantità di dati depositati che sono potenzialmente ricchi di informazioni su eventi cellulari. Tali dati possono essere utilizzati per dare risposte a quesiti biologici non ancora studiati, perché non conosciuti o non ottenibili finora, consentendo di fare nuove scoperte estraendo e rianalizzando, con nuove domande biologiche, set di dati pubblici. Successivamente, vengono presentati gli strumenti Inail a supporto dei ricercatori nella gestione della moltitudine dei dati –omici, la banca dati molecolare BiTdata e l’applicazione di Intelligenza Artificiale (IA), di cui vengono schematizzate le loro potenzialità, i flussi nell’analisi dei dati e alcune elaborazioni significative.

Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LAVORO E DIGITALIZZAZIONE

da Osha.europa.eu

La digitalizzazione sta cambiando rapidamente il mondo del lavoro e richiede soluzioni nuove e aggiornate in materia di sicurezza e salute sul lavoro (SSL). Il programma di ricerca dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) si propone di fornire ai responsabili politici, ai ricercatori e ai luoghi di lavoro informazioni affidabili sui potenziali effetti della digitalizzazione sulla SSL, affinché si possa agire in modo tempestivo ed efficace per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori.

La comparsa di tecnologie quali l’intelligenza artificiale (IA), i big data, la robotica collaborativa, l’internet delle cose, gli algoritmi, le piattaforme di lavoro digitali e, al tempo stesso, un importante aumento della popolazione che lavora a distanza comporta opportunità per i lavoratori e i datori di lavoro, ma anche nuove sfide e rischi per la SSL. Il superamento delle sfide e dei rischi e l’ottimizzazione delle opportunità dipendono dal modo in cui le tecnologie vengono applicate, gestite e regolamentate nel contesto delle tendenze sociali, politiche ed economiche.

Sulla base del suo studio previsionale sulla digitalizzazione e la SSL, l’EU-OSHA sta conducendo un progetto di ricerca, «panoramica della SSL» (2020-2023), per fornire informazioni approfondite per le politiche, la prevenzione e la pratica in relazione alle sfide e alle opportunità della digitalizzazione nel contesto della SSL.

Il progetto è incentrato sugli ambiti di seguito riportati.Robotica avanzata e intelligenza artificialeGestione dei lavoratori tramite l’intelligenza artificialeLavoro su piattaforma digitaleSistemi digitali intelligentiTelelavoro

La campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri, Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale, attiva dal 2023 al 2025, sensibilizza in merito alla digitalizzazione e alla SSL e fornisce risorse più pratiche.

LA VALUTAZIONE DEL SOVRACCARICO BIOMECCANICO CON SENSORI ED ALGORITMI

da inail.it

Le reti di sensori indossabili e gli algoritmi di intelligenza artificiale offrono la possibilità di stimare accuratamente e in tempo reale il rischio biomeccanico nelle attività di movimentazione manuale dei carichi eseguite senza e con l’ausilio di tecnologie robotiche collaborative (HRC).

Tale opportunità permette di: superare alcuni limiti dei metodi tradizionali elencati negli standard internazionali di ergonomia; ottimizzare il controllo delle tecnologie HRC; informare i lavoratori sul loro stato fisico attraverso stimoli di feedback. Eventuali interventi di ergonomia di concezione e correzione che usino questi approcci strumentali impatterebbero positivamente sulla riduzione dell’insorgenza delle malattie professionali a carico del sistema muscoloscheletrico.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IA E DIAGNOSI DEL MELANOMA

da doctor33.it

Una semplice tecnologia di telefonia mobile senza hardware costoso potrebbe diagnosticare con precisione il cancro della pelle, dimostrandosi un valido aiuto per i nuovi medici e un supporto da remoto anche per dermatologi esperti. È quanto emerso da un recente studio multicentrico, prospettico e diagnostico, pubblicato sulla rivista Lancet Digital Health, che ha indagato le capacità di tecnologie di intelligenza artificiale (IA) installate su smartphone nel supportare i dermatologi nella diagnosi del melanoma pigmentato.

Numerose ricerche hanno dimostrato che i sistemi diagnostici basati sull’IA possono diagnosticare il cancro della pelle in modo più accurato rispetto agli esperti umani. Un caso significativo è emerso dalla International Skin Imaging Collaboration (ISIC) 2018 Challenge, che ha indicato che gli algoritmi informatici possono superare i migliori esperti nella diagnosi del cancro della pelle.
Lo studio ha confrontato le decisioni dell’algoritmo diagnostico IA della ISIC 2018 Challenge con le diagnosi degli esperti medici in ambienti clinici reali.
I medici sono stati divisi in specialisti se con qualifiche mediche e comprovata esperienza relative alla diagnosi e alla gestione delle lesioni cutanee pigmentate, e in medici principianti se erano dermatologi junior con scarsa esperienza nella gestione del melanoma.
La nuova IA di dermatoscopia, pensata appositamente per la sperimentazione clinica, è basata su un ampio database di immagini specialiste fotografate tramite smartphone e può lavorare anche da remoto.
In confronto, questo algoritmo si è dimostrato significativamente inferiore alle diagnosi degli specialisti ma significativamente superiori alle decisioni dei principianti.

PFAS E PATOLOGIE CARDIACHE

da dottnet.it

Lo ha provato uno studio dell’Università di Padova pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports”. Gli studiosi hanno evidenziato come PFOA e PFOS interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue.

Pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports” un nuovo studio dell’Università di Padova. Lo firmano il professor Carlo Foresta in collaborazione con Alberto Ferlin, ordinario di endocrinologia, e Nicola Ferri, ordinario di farmacologia. Gli studiosi padovani: “PFOA e PFOS interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue” I composti perfluoro-alchilici (PFAS) sono inquinanti ambientali noti per la loro grande stabilità e persistenza nell’ambiente e negli organismi viventi incluso l’uomo. L’inquinamento da PFAS è diffuso in tutto il mondo a causa del loro ampio impiego in prodotti di uso quotidiano.

Si stimano più di duemila aree in Europa nelle quali la concentrazione ambientale di PFAS supera i livelli considerati di sicurezza per la salute umana. I risultati degli studi epidemiologici sia internazionali che a livello della Regione Veneto condotti sulla popolazione residente in zone contaminate mostrano che la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue, nella fascia di età compresa 35 e 75 anni, è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (circa 57% contro 22%). L’ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

a dottnett.it

CHATBOT AL POSTO DEI LAVORATORI ?

da tomshw.it

L’amministratore delegato di una startup indiana ha licenziato il 90% (23 persone) dello staff dedicato all’assistenza clienti e lo ha sostituito con un chatbot, spiegando che quest’ultimo è molto più veloce ed efficiente degli esseri umani.

Summit Shah dirige una piccola società di e-commerce, al cui interno è stato sviluppato anche il chatbot in questione – a quanto pare è bastato il lavoro di una sola persona per un paio di giorni.

Stando a un recente tweet di Shah il miglioramento è stato immediato, con un netto incremento di tutte le statistiche rilevanti. Shah ha dichiarato che i tagli ai posti di lavoro sono stati “duri” ma “necessari”.Visto lo stato dell’economia, le startup danno la priorità alla redditività piuttosto che agli sforzi per diventare unicorni (superare un miliardo di dollari in valutazione), e lo stesso vale per noi”, ha twittato lunedì Shah.

A proposito di redditività, il dato cruciale è che i costi per l’assistenza clienti sono stati ridotti dell’85%, un dato che può fare la differenza tra la vita e la morte per una piccola startup che sta cercando il modo di far quadrare i conti. I posti persi sono in parte compensati da nuove assunzioni: l’azienda sta cercando persone per ingegneria, marketing e vendite.

Shah ha dichiarato alla CNN di credere “in un futuro in cui l’IA e gli esseri umani lavorino insieme, ognuno facendo ciò che sa fare meglio” e di stare esplorando le opportunità di utilizzare l’IA in lavori che riguardano il design grafico, l’illustrazione e la scienza dei dati.Sicuramente quello descritto da Shah è un bel sogno, ma è difficile crederci appieno mentre tutto intorno è pieno di allarmi riguardo al fatto che le IA porteranno alla perdita di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Solo ieri l’OCSE ha rinnovato l’allarme, sottolineando come medici, avvocati e operatori della finanza siano particolarmente a rischio.

Il mondo per il momento è ancora diviso tra ottimisti e pessimisti, tra bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. Tuttavia un po’ di prudenza non sembra fuori luogo: in un mondo dove quasi tutti sono poveri perché non c’è più lavoro disponibile, a che serve anche una società di ecommerce super efficiente? Chi dovrebbe comprare i suoi prodotti? Con quale denaro? Dobbiamo fare affidamento sul buon cuore dei più ricchi o imporre delle regole affinché i più poveri non soffrano ingiustamente? È preferibile sposare l’idea secondo cui chi è povero si merita la sua sfortuna e chi è ricco è stato bravo, oppure sarebbe più consigliabile seguire una diversa idea di giustizia sociale?In tutto questo, come dovremmo integrare i nuovi algoritmi, che già oggi pesano così tanto nella nostra vita quotidiana?Il CEO di una piccola startup asiatica naturalmente non può rispondere a queste grandi domande, non più di quanto possa farlo un giornalista italiano di una testata specializzata. Ci sono think tank nel mondo, gruppi di interesse, associazioni, governi ed esperti in tutto il mondo che si interrogano sulla questione, e uno dei grandi temi è il reddito di base universale (UIB)Potrebbe essere la risposta, ma la strada per arrivarci è piena di insidie, possibili errori disastrosi, abusi, deformazioni politiche, tribalismi e molto altro ancora. Forse ci servirebbe un chatbot in grado di guidarci con precisione verso un futuro dove le macchine fanno quasi tutto il lavoro e a noi non resta che goderci la vita. Ma chi lo programma? Con quali dati lo dovremmo addestrare?