Le modifiche alla proposta dell’AI Act, il regolamento europeo che disciplinerà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sono state approvate dalle commissioni del Parlamento UE responsabili del mercato interno e delle libertà civili. Brando Benifei, europarlamentare e co-relatore del provvedimento, ci illustrerà le principali novità introdotte. In questo contesto, ci concentreremo sull’importanza della sicurezza sul posto di lavoro e sulle possibilità offerte dalla tecnologia e dai dati per creare sistemi di prevenzione attivi. In particolare, discuteremo della tecnologia sviluppata dall’azienda AME, che utilizza sensori hi-tech wireless per rilevare e monitorare le condizioni e il livello di rischio in fabbrica, cantiere e altre aree di produzione. Ne parleremo con Claudio Salvador, presidente di AME. Inoltre, prenderemo spunto dal libro “Internet fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech”, scritto da Stefano Quintarelli, imprenditore esperto di tecnologia e mercati digitali, e Vittorio Bertola, Head of Policy & Innovation presso Open-Xchange, per analizzare i problemi della rete Internet, dei mercati e della società digitale.
L’intelligenza artificiale ha dimostrato di saper fornire risposte precise, più empatiche e meno sbrigative
ChatGpt, la più discussa ai da conversazione del momento, contro un gruppo di medici in carne e ossa, per vedere chi rispondeva meglio, e con migliore chiarezza, ad una serie di domande poste dai pazienti.
Come raccontano nel loro studio, pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine, i ricercatori hanno scelto come terreno di battaglia la subreddit “AskDocs”, un forum online in cui gli utenti possono porre domande su temi di salute, e ricevere risposte da personale medico qualificato. Per la sfida sono state selezionate 195 domande degli utenti, che i ricercatori hanno posto, tal quali, anche a ChatGpt. Le risposte dei medici, e quelle dell’ai, sono quindi state sottoposte, in forma anonima, ad un panel di 3 medici, a cui è stato chiesto di valutarle sia sul piano dei contenuti, cioè quanto fossero corrette le risposte, sia su quello dell’empatia, cioè quanto tenessero conto dei sentimenti e delle potenziali preoccupazioni dei pazienti che attendevano la risposta.
I risultati si sono rivelati inclementi: nel 79% dei casi le risposte dell’ai sono state ritenute migliori, sia sotto il profilo della qualità delle informazioni fornite, sia su quello dell’empatia. Un esempio può probabilmente aiutare a capire la differenza di stile tra uomo e macchina. Alla domanda “Qual è il rischio di morire se si ingoia uno stuzzicadenti”, il medico aveva risposto: “Trascorse tra le due e le sei ore, è probabile che abbia raggiunto ormai l’intestino. Il che significa che non può più essere recuperato con facilità. Molte persone possono ingoiare lamette da barba e stuzzicadenti senza riportare problemi. Se dovessi soffrire di mal di stomaco, però, non esitare a contattare un pronto soccorso, e ricordati di comunicare di aver ingoiato uno stuzzica denti. Per ora, comunque, non potrebbero fare molto”.
Alla stessa domanda, ChatGpt ha risposto invece: “È naturale preoccuparsi se si è ingerito un corpo estraneo, ma in questo caso è altamente improbabile che lo stuzzicadenti che hai inghiottito ti causi seri danni. Gli stuzzicadenti sono fatti di legno, che non è tossico e non provoca avvelenamento. Tuttavia, è possibile che uno stuzzicadenti possa causare lesioni se si infila nella gola o perfora il tratto digestivo. Tuttavia, è improbabile che ciò accada con uno stuzzicadenti smussato, cotto e lungo solo 2 cm. Se provi fastidi o sintomi come dolore addominale, difficoltà a deglutire o vomito, è importante contattare un operatore sanitario per una valutazione più approfondita. Tuttavia, se non presenti alcun sintomo, puoi tranquillamente presumere che lo stuzzicadenti sia passato attraverso il tuo sistema digestivo e non è necessario preoccuparsi. È sempre una buona idea essere cauti quando si consumano cibi e rimuovere eventuali corpi estranei prima di mangiare. È comprensibile che tu possa sentirti paranoico, ma cerca di non preoccuparti troppo. È altamente improbabile che lo stuzzicadenti ti causi seri danni”.
Cosa trarre da questi risultati? Di certo, non che sia già tempo di pensionare i medici in carne e ossa, per sostituirli con robot e computer. Le ai commettono ancora troppi errori nelle loro risposte – scrivono i ricercatori – per affidare loro la comunicazione e la cura dei pazienti, almeno senza supervisione. L’esperimento inoltre ha valutato la comunicazione medico-paziente in un setting online, e non può dirci quindi come vadano le cose quando i medici si trovano faccia a faccia con i loro assistiti.
Allo stesso tempo, è vero anche che la pandemia ha esteso notevolmente il ricorso alla telemedicina, e che oggi quasi tutti i medici si trovano a trascorrere lunghi minuti, se non ore, ogni giorno a rispondere online alle domande dei loro pazienti. Per questo motivo, le lezioni da trarre dall’esperimento sono probabilmente due: la prima è che i professionisti della salute dovrebbero prestare un po’ più di attenzione alle loro capacità di comunicazione; la seconda, che le ai già oggi, pur non potendo soppiantare un medico umano, possono comunque rappresentare un utile strumento per velocizzare la trasmissione di informazioni mediche ai malati.
“Questo studio dovrebbe motivare la produzione di ricerche che valutino la possibilità di adottare assistenti digitali per la messaggistica”, si legge infatti nelle conclusioni della ricerca. “Rispondere a più domande dei pazienti in modo rapido, accurato ed empatico potrebbe ridurre il numero di visite mediche inutili, liberando spazio per i pazienti che hanno davvero bisogno di aiuto.
Dalle catene di montaggio agli ospedali: otto casi di integrazione dei robot collaborativi alla luce della sicurezza sui luoghi di lavoro
L’integrazione di robot per rendere il lavoro più facile e più sicuro è ormai una realtà attuale.
L’EU-OSHA ha analizzato l’uso della robotica e dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA) per automatizzare mansioni lavorative, con particolare attenzione all’impatto sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori.
L’obiettivo è comprendere come integrare tali sistemi, compresi i cobot (o i robot collaborativi), in modo sicuro ed efficace sul lavoro e assicurare che diventino una risorsa anziché un rischio.
L’implementazione di advanced manufacturing solutions nelle imprese permette di migliorare la produttività, la qualità e la flessibilità della produzione e introduce nuovi tipi di interazioni uomo-macchina che richiedono un’adeguata valutazione in un’ottica di salute e sicurezza sul lavoro.
In questo ambito è possibile utilizzare uno strumento di rilevazione, fondato sulle logiche del RAG (Resilience Analysis Grid), per valutare lo stato potenziale di resilienza delle aziende del settore manifatturiero che hanno automatizzato i processi produttivi introducendo robot collaborativi (cobot).
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) e in particolare i modelli di linguaggio come ChatGPT hanno rivoluzionato molti aspetti della nostra vita quotidiana, compreso il mondo del lavoro. In questo articolo, esploreremo l’impatto che ChatGPT e l’IA avranno sul mondo del lavoro e come le aziende potrebbero adattarsi a questo cambiamento.
Innanzitutto, è importante sottolineare che ChatGPT e l’IA non sostituiranno completamente i lavoratori umani. Al contrario, questi strumenti saranno utilizzati per migliorare ed estendere le abilità dei lavoratori umani e migliorare l’efficienza dei processi aziendali.
Un esempio di come ChatGPT e l’IA potrebbero essere utilizzati nel mondo del lavoro è l’assistenza clienti. Molte aziende stanno già utilizzando ChatGPT e altri chatbot alimentati dall’IA per rispondere alle domande dei clienti in modo rapido ed efficiente. Questo permette ai dipendenti di concentrarsi su compiti più complessi e ad alto valore aggiunto, come la risoluzione di problemi più complessi o la gestione di situazioni più delicate.
Inoltre, ChatGPT e l’IA possono essere utilizzati per l’automazione dei processi aziendali, come la gestione delle risorse umane, la contabilità e la gestione delle scorte. Ciò permette di eliminare i compiti ripetitivi e di routine dai lavori degli impiegati, liberandoli di più tempo per dedicarsi ad attività più creative e di valore.
Tuttavia, l’uso di ChatGPT e l’IA nel mondo del lavoro solleva anche alcune preoccupazioni. Ad esempio, il rischio di sostituire i lavoratori umani con macchine in alcuni settori industriali potrebbe portare a disoccupazione e incertezza per i lavoratori.
Per affrontare queste preoccupazioni, le aziende dovranno considerare l’implementazione di programmi di formazione e di riqualificazione per i loro dipendenti, in modo da garantire che siano preparati per il futuro del lavoro. Inoltre, le aziende dovrebbero considerare l’adozione di una cultura aziendale incentrata sullo sviluppo delle competenze dei dipendenti, in modo che i lavoratori possano continuare ad aggiornare le loro abilità e adattarsi ai cambiamenti tecnologici in atto.
ChatGPT e l’IA stanno quindi cambiando rapidamente il modo in cui lavoriamo. Sebbene l’uso di queste tecnologie possa portare alcuni rischi, le aziende possono adottare strategie per affrontare questi problemi e garantire che i loro dipendenti siano pronti per il futuro del lavoro. Il futuro è già qui, e l’adozione dell’IA nel mondo del lavoro potrebbe portare a molte opportunità per migliorare l’efficienza, aumentare la produttività e creare nuove opportunità di lavoro.
inutile dirvi che l’articolo è stato proprio creato da CHAT GPT…
I vasi della retina possono aiutare a predire il rischio di infarto. Testato un sistema di screening basato sull’intelligenza artificiale
Guarda l’occhio e vedi il cuore. Alcuni scienziati hanno sviluppato un sistema di Intelligenza artificiale (Ai) che può analizzare le scansioni acquisite durante una normale visita da un oculista o un ottico e identificare i pazienti ad alto rischio di infarto.
DALL’OCCHIO AL CUORE: COME FUNZIONA
Niente magia: i ricercatori si sono resi conto che mutamenti nei minuscoli vasi sanguigni della retina sono indicativi di un più vasto disturbo vascolare, inclusi problemi col cuore. Nella ricerca, condotta dall’Università di Leeds (Regno Unito), una complessa serie di algoritmi detta “deep learning” (apprendimento approfondito) è stata impiegata per “allenare” il sistema di Intelligenza artificiale a leggere automaticamente le scansioni della retina e identificare quanti, nell’anno successivo, avrebbero potuto subire un attacco di cuore.
PRECISIONE: 70-80 PER CENTO
In un articolo apparso sulla rivista scientifica Nature Machine Intelligence, i ricercatori riferiscono che il sistema Ai raggiunge una precisione tra il 70 e 80 per cento. L’uso del deep learning nell’analisi delle scansioni della retina potrebbe cambiare il modo di fare screening ai primi segni di disturbo cardiaco. Il professor Alex Frangi, che ha la cattedra di Medicina computazionale all’Università di Leeds ed è “Turing Fellow” all’Alan Turing Institute, ha supervisionato lo studio e ha osservato: «I disturbi cardiovascolari, compresi gli infarti, costituiscono la principale causa di morte precoce nel mondo e sono il secondo maggiore killer in Gran Bretagna. Questa nuova tecnica può rivelarsi rivoluzionaria perché le scansioni della retina costano poco e vengono fatte di routine in diverse pratiche oculistiche. Come risultato automatizzato, i pazienti che sono a rischio di ammalarsi vengono indirizzati verso gli specialisti di problemi cardiovascolari. Inoltre le scansioni si possono impiegare anche per seguire l’andamento dei primi segni del disturbo cardiaco».
OBIETTIVO PREVENZIONE
Allo studio di Leeds hanno collaborato scienziati di tutto il mondo mentre la Biobanca del Regno Unito ha fornito i dati. Uno dei ricercatori inglesi, Chris Gale, ha osservato che con questo strumento di Ai «si potrebbero iniziare prima i trattamenti di prevenzione per eventuali disturbi cardiovascolari». Durante il processo di deep learningil sistema Ai ha analizzato le scansioni della retina e quelle del cuore di oltre cinquemila persone identificando le associazioni tra la patologia della retina e i cambiamenti nel cuore dei pazienti. Lo stesso sistema Ai, spiegano gli autori, potrebbe calcolare la dimensione e l’efficienza nel pompaggio del ventricolo sinistro, uno delle quattro camere del cuore, grazie alle scansioni della retina. Un ventricolo allargato è legato a maggior rischio di disturbo cardiaco. Con questi dati allargati ad altre caratteristiche dei pazienti, compresi età e sesso, il sistema Ai è in grado di fare una previsione sul rischio di un infarto nei successivi 12 mesi. Abitualmente la misura e la sufficienza nel pompaggio del ventricolo sinistro di un paziente si ottiene con l’ecocardiografia o la risonanza magnetica imaging del cuore. Queste tecniche diagnostiche tuttavia possono essere costose oppure poco disponibili.
VASI RETINICI E STATO VASCOLARE
Nel commento alla ricerca di Leeds il professor Claudio Tondo, direttore del Dipartimento di Aritmologia all’Istituto cardiologico Monzino di Milano, premette che non si tratta di una novità. «Per lo meno non lo è che la valutazione dello stato dei vasi sanguigni a livello retinico possano suggerire la presenza di una patologia vascolare o comunque la probabilità che l’individuo possa essere considerato a rischio di sviluppare una cardiopatia e/o vasculopatia». Poi spiega: «I vasi retinici possono essere valutati in tempo reale e dare un’indicazione dello stato vascolare del soggetto. Questo studio di Leeds è l’ennesima dimostrazione di come l’Intelligenza artificiale possa essere d’aiuto al medico per migliorare le azioni di prevenzione e anticipare strategie terapeutiche, oltre a mettere in atto misure di profilassi cardiovascolare su larga scala»
L’arrivo di nuovi software, supportati dall’intelligenza artificiale, che sono in grado di conversare con gli utenti, fornendo risposte complesse ed elaborate su qualsiasi argomento, sta aprendo nuovi scenari anche in campo medico-sanitario. Le applicazioni di queste tecnologie possono fornire uno straordinario supporto al lavoro del medico e degli operatori sanitari. Allo stesso tempo, le sbalorditive performance di queste tecnologie pongono interrogativi inquietanti: i robot finiranno per sostituire il medico?
Ecco un programma che in fase sperimentale cerca di sostituire /affiancare il medico nella diagnosi:
Abbiamo provato a scrivere un piccolo articolo di esempio con chat GPT. Abbiamo chiesto a chat GPT di scrivere un articolo di 50 parole relativo alle allergie professionali. Questo è stato il risultato in meno di 10 secondi
Scrivi un articolo di 50 parole sulle allergie professionali
Le allergie professionali sono reazioni avverse al lavoro che possono essere causate da sostanze chimiche, materiali o condizioni ambientali. Queste allergie possono causare sintomi come prurito, eruzioni cutanee, difficoltà respiratorie e altri problemi di salute. È importante che i datori di lavoro prendano precauzioni per prevenire queste allergie, fornendo ai dipendenti accesso a prodotti per la pulizia sicuri e adeguati e fornendo formazione sulle precauzioni da prendere. In caso di sintomi, è importante che i dipendenti consultino il proprio medico per un trattamento appropriato.
Corriamo il rischio di perdere il lavoro per colpa dell’Intelligenza artificiale cosiddetta “generativa”? ChatGPT, lo strumento di OpenAI su cui Microsoft ha appena scommesso miliardi, è stato messo alla prova nelle ultime settimane a suon di test accademici e abilitazioni professionali. Con risultati impressionanti. Tecnicamente, e con i dovuti distinguo, il chatbot sarebbe in grado di passare una serie di esami nel campo dell’avvocatura, della medicina e della business administration – senza alcun tipo di addestramento specifico.
Il primo e meno recente studio (Performance of ChatGPT on USMLE) ha messo alla prova ChatGPT con l’esame di abilitazione alla professione medica negli Stati Uniti. Il chatbot ha ottenuto risultati “pari o vicini alla soglia di superamento” per tutte le sezioni degli esami, dimostrando “un alto livello di concordanza e di intuizione nelle sue spiegazioni. I risultati suggeriscono che [questi sistemi] possono avere il potenziale per aiutare la formazione medica e, potenzialmente, il processo decisionale clinico”.
Nel secondo studio, GPT Takes the Bar Exam, il chatbot ha affrontato le domande dell’esame di Stato per l’abilitazione alla professione forense. Il sistema IA ha risposto correttamente a oltre il 50% dei quesiti (laddove le probabilità di azzeccarli indovinando sono del 25%) e ha passato due sezioni specifiche, illeciti civili e prove testimoniali. Tanto che, secondo gli autori dello studio, i risultati suggeriscono che un sistema del genere sarà in grado di superare l’intero esame “nel prossimo futuro”.
Infine, nel terzo studio (Would Chat GPT3 Get a Wharton MBA?), Christian Terwiesch, professore presso la prestigiosa scuola di business dell’Università della Pennsylvania, si è accorto che il sistema è in grado di surclassare alcuni dei suoi studenti all’esame sul corso di operation management, uno dei campi di studio più importanti in un programma di master in business administration. “[ChatGPT] compie un lavoro straordinario con le domande di base sulla gestione delle operazioni e sull’analisi dei processi, comprese quelle basate su casi di studio. Non solo le risposte sono corrette, ma le spiegazioni sono eccellenti”.
Non mancano i limiti. Talvolta il sistema commette errori di calcolo sorprendenti, a livello di matematica di prima media, scrive Terwiesch, e la versione attuale di ChatGPT “non è in grado di gestire le domande più avanzate di analisi dei processi , anche quando sono basate su modelli abbastanza standard”. A ogni modo, il chatbot è “straordinariamente bravo” a modificare le sue risposte dietro suggerimenti umani: nei casi in cui inizialmente non riusciva ad abbinare il problema al metodo di soluzione corretto, il sistema è stato in grado di correggersi dopo aver ricevuto un suggerimento appropriato da un esperto umano.
Per il professore di Wharton è il momento di ripensare l’educazione aziendale: servono nuove politiche d’esame, nuovi programmi di studio incentrati sulla collaborazione tra umani e IA e non solo. Ironicamente, ha detto Terwiesch al Financial Times, la fluidità di linguaggio e le dubbie capacità matematiche rendono il chatbot un concorrente diretto per chi finisce in consulenza: i suoi studenti “potrebbero affinare la loro capacità di giudizio rispetto alle forti prestazioni del chatbot, interpretando il ruolo di quel consulente intelligente che ha sempre una risposta elegante, ma che spesso si sbaglia”.
L’esortazione di Terwiesch si unisce al coro crescente di accademici che stanno iniziando a vietare l’utilizzo di ChatGPT dopo essersi accorti che il sistema può produrre una ricerca su qualsiasi argomento, qualitativamente simile a quella di uno studente statunitense medio, in pochi secondi, cosa che – secondo loro – rischia di portare le tesi e gli essays all’irrilevanza. “Sono uno degli allarmisti”, ha dichiarato a FT il professor Jerry Davis (Ross Business School dell’Università del Michigan), che lunedì ha convocato una riunione di facoltà per discutere le implicazioni dello studio di Terwiesch. “È tempo di un ripensamento da cima a fondo”.
Per estensione, il problema si applica anche a una serie di lavori qualificati, un tempo considerati immuni dall’automazione. Nello scenario più estremo, gli analisti immaginano che l’IA possa alterare il panorama occupazionale in modo permanente. Uno studio di Oxford stima che il 47% dei posti di lavoro statunitensi potrebbe essere a rischio. Tuttavia, come ha scritto Annie Lowery sull’Atlantic, a memoria d’uomo nessun tipo di tecnologia ha causato perdite massicce di posti di lavoro tra lavoratori altamente istruiti.
Almeno per il momento, i sistemi come ChatGPT non possiedono quello che chiameremmo spirito critico: crea risposte sul modello di cosa esiste già, senza alcuna autorità, comprensione, capacità di correggersi autonomamente, identificare idee nuove o interessanti. Insomma, non può uscire dal seminato. Dunque è più probabile che la rivoluzione IA finisca per potenziare la produttività e l’efficienza dei lavoratori che sapranno imbrigliare questi sistemi, piuttosto che far sparire interi segmenti di professionisti. Per metterla comeKara McWilliams, che lavora applicando l’IA all’apprendimento e alla valutazione: “Ricordate quando è entrata in scena la calcolatrice e c’era una grande paura di usarla? Sono dell’idea che l’IA non sostituirà le persone, ma le persone che usano l’IA sostituiranno le persone”.
Le nuove tecnologie influenzano sempre di più il nostro quotidiano, contribuendo a ridisegnare le nostre abitudini e pure il lavoro. Da questo punto di vista, il connubio tra IoT e Dpi rappresenta una svolta significativa nel campo della tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. L’adozione di dispositivi di protezione individuale, resi smart grazie all’Internet of Things, può contribuire a ridurre in modo sensibile il rischio d’infortuni.
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