VIDEOTERMINALI

L ‘ILLUMINAZIONE GIUSTA NEI LUOGHI DI LAVORO

da suva.ch

Per essere più produttivi e non affaticarsi eccessivamente occorrono condizioni di luce favorevoli. Questa lista di controllo svela l’intensità dell’illuminazione necessaria a seconda della tipologia del lavoro svolto e dei locali ad esso adibiti: l’illuminazione necessaria per lavorare allo videoterminale, ad esempio, è maggiore di quella necessaria in un’area adibita alle spedizioni o all’imballaggio.

Per lavori (meccanici) di precisione l’illuminazione necessaria arriva a toccare i 500 Lux, mentre per quelli di grande precisione persino i 1000 Lux.

Questa lista di controllo analizza anche l’ambiente di lavoro: i mobili, il pavimento e le pareti sono privi di riflessi fastidiosi? È possibile inoltre proteggere i locali a sufficienza dalla radiazione solare? È importante assicurarsi che le lampade siano dotate di una protezione antiriflesso.

Questa lista di controllo analizza anche la possibilità di guardare all’esterno dei posti di lavoro permanenti. Sarà quindi possibile controllare nei dettagli la qualità e i requisiti concernenti l’illuminazione giusta di tutti i locali di lavoro.

PIATTAFORME DIGITALI E LAVORO .

Le piattaforme di lavoro digitali hanno trasformato il mondo del lavoro e rappresentano una nuova sfida nella gestione della sicurezza sul lavoro . Attualmente sono presenti nella comunità Europea oltre 500 piattaforme . Questa nuova modalità di lavoro permette diverse opportunità occupazionali ma pone anche interrogativi per la presenza inevitabile di nuovi rischi professionali quali l’incremento del ritmo lavoro, l’applicazione parziale delle norme vigenti in materia di SSL e la precarietà del tipo di lavoro. Allo stesso tempo, lavorare per una piattaforma di lavoro digitale , rappresenta un’opportunità eccezionale per alcuni particolari gruppi di lavoratori (in genere svantaggiati ), come i lavoratori disabili o i migranti, di entrare o rientrare nel mercato del lavoro.

( Dott Alessandro Guerri)

Su queste problematiche è possibile consultare la documentazione prodotta dall Agenzia Europea sulla sicurezza :

 progetto di ricerca sulla SSL sulla digitalizzazione ,

Prevenire e gestire i rischi per la salute e la sicurezza nel lavoro su piattaforme digitali 

Diversità della forza lavoro e piattaforme di lavoro digitali: implicazioni per la sicurezza e la salute sul

“Lavoro sano e sicuro nell’era digitale” 2023-25

LA GUIDA EU-OSHA PER LAVORI SANI E SICURI 2023-2025.

Questa guida , purtroppo al momento solo in Inglese, da il via alla campagna «Ambienti di lavoro sani e sicuri 2023-2025» dell’EU-OSHA

La guida affronta cinque settori prioritari: il lavoro su piattaforma digitale, l’automazione delle attività, il telelavoro e il lavoro ibrido, la gestione del personale attraverso l’IA e i sistemi digitali intelligenti.

Descrive l’impatto delle nuove tecnologie digitali sul lavoro e le sfide associate alla salute e sicurezza sul lavoro, considerandone le opportunità e i rischi.

Contiene studi di casi, suggerimenti pratici e una sezione su legislazione e regolamenti.

Scaricare qui in:EN

CHAT GPT UN RISCHIO O UNA OPPORTUNITÀ PER L’OCCUPAZIONE.

da formiche.net .

Corriamo il rischio di perdere il lavoro per colpa dell’Intelligenza artificiale cosiddetta “generativa”? ChatGPT, lo strumento di OpenAI su cui Microsoft ha appena scommesso miliardi, è stato messo alla prova nelle ultime settimane a suon di test accademici e abilitazioni professionali. Con risultati impressionanti. Tecnicamente, e con i dovuti distinguo, il chatbot sarebbe in grado di passare una serie di esami nel campo dell’avvocatura, della medicina e della business administration – senza alcun tipo di addestramento specifico.

Il primo e meno recente studio (Performance of ChatGPT on USMLE) ha messo alla prova ChatGPT con l’esame di abilitazione alla professione medica negli Stati Uniti. Il chatbot ha ottenuto risultati “pari o vicini alla soglia di superamento” per tutte le sezioni degli esami, dimostrando “un alto livello di concordanza e di intuizione nelle sue spiegazioni. I risultati suggeriscono che [questi sistemi] possono avere il potenziale per aiutare la formazione medica e, potenzialmente, il processo decisionale clinico”.

Nel secondo studio, GPT Takes the Bar Exam, il chatbot ha affrontato le domande dell’esame di Stato per l’abilitazione alla professione forense. Il sistema IA ha risposto correttamente a oltre il 50% dei quesiti (laddove le probabilità di azzeccarli indovinando sono del 25%) e ha passato due sezioni specifiche, illeciti civili e prove testimoniali. Tanto che, secondo gli autori dello studio, i risultati suggeriscono che un sistema del genere sarà in grado di superare l’intero esame “nel prossimo futuro”.

Infine, nel terzo studio (Would Chat GPT3 Get a Wharton MBA?), Christian Terwiesch, professore presso la prestigiosa scuola di business dell’Università della Pennsylvania, si è accorto che il sistema è in grado di surclassare alcuni dei suoi studenti all’esame sul corso di operation management, uno dei campi di studio più importanti in un programma di master in business administration. “[ChatGPT] compie un lavoro straordinario con le domande di base sulla gestione delle operazioni e sull’analisi dei processi, comprese quelle basate su casi di studio. Non solo le risposte sono corrette, ma le spiegazioni sono eccellenti”.

Non mancano i limiti. Talvolta il sistema commette errori di calcolo sorprendenti, a livello di matematica di prima media, scrive Terwiesch, e la versione attuale di ChatGPT “non è in grado di gestire le domande più avanzate di analisi dei processi , anche quando sono basate su modelli abbastanza standard”. A ogni modo, il chatbot è “straordinariamente bravo” a modificare le sue risposte dietro suggerimenti umani: nei casi in cui inizialmente non riusciva ad abbinare il problema al metodo di soluzione corretto, il sistema è stato in grado di correggersi dopo aver ricevuto un suggerimento appropriato da un esperto umano.

Per il professore di Wharton è il momento di ripensare l’educazione aziendale: servono nuove politiche d’esame, nuovi programmi di studio incentrati sulla collaborazione tra umani e IA e non solo. Ironicamente, ha detto Terwiesch al Financial Times, la fluidità di linguaggio e le dubbie capacità matematiche rendono il chatbot un concorrente diretto per chi finisce in consulenza: i suoi studenti “potrebbero affinare la loro capacità di giudizio rispetto alle forti prestazioni del chatbot, interpretando il ruolo di quel consulente intelligente che ha sempre una risposta elegante, ma che spesso si sbaglia”.

L’esortazione di Terwiesch si unisce al coro crescente di accademici che stanno iniziando a vietare l’utilizzo di ChatGPT dopo essersi accorti che il sistema può produrre una ricerca su qualsiasi argomento, qualitativamente simile a quella di uno studente statunitense medio, in pochi secondi, cosa che – secondo loro – rischia di portare le tesi e gli essays all’irrilevanza. “Sono uno degli allarmisti”, ha dichiarato a FT il professor Jerry Davis (Ross Business School dell’Università del Michigan), che lunedì ha convocato una riunione di facoltà per discutere le implicazioni dello studio di Terwiesch. “È tempo di un ripensamento da cima a fondo”.

Per estensione, il problema si applica anche a una serie di lavori qualificati, un tempo considerati immuni dall’automazione. Nello scenario più estremo, gli analisti immaginano che l’IA possa alterare il panorama occupazionale in modo permanente. Uno studio di Oxford stima che il 47% dei posti di lavoro statunitensi potrebbe essere a rischio. Tuttavia, come ha scritto Annie Lowery sull’Atlantic, a memoria d’uomo nessun tipo di tecnologia ha causato perdite massicce di posti di lavoro tra lavoratori altamente istruiti.

Almeno per il momento, i sistemi come ChatGPT non possiedono quello che chiameremmo spirito critico: crea risposte sul modello di cosa esiste già, senza alcuna autorità, comprensione, capacità di correggersi autonomamente, identificare idee nuove o interessanti. Insomma, non può uscire dal seminato. Dunque è più probabile che la rivoluzione IA finisca per potenziare la produttività e l’efficienza  dei lavoratori che sapranno imbrigliare questi sistemi, piuttosto che far sparire interi segmenti di professionisti. Per metterla come Kara McWilliams, che lavora applicando l’IA all’apprendimento e alla valutazione: “Ricordate quando è entrata in scena la calcolatrice e c’era una grande paura di usarla? Sono dell’idea che l’IA non sostituirà le persone, ma le persone che usano l’IA sostituiranno le persone”.

E ora, la parola a ChatGPT.

ChatGPT mondo del lavoro

ALTRI LINK:

UNA SOCIETÀ CON DIPENDENTI VIRTUALI:

https://vm.tiktok.com/ZMYjCF91Y/

UNA SENTENZA EUROPEA SULLE LENTI DEI VIDEOTERMINALISTI .

da lavorosi.it

Con la sentenza emessa, il 22.12.2022, nella causa C-392/21, la Corte di Giustizia UE afferma che il datore deve farsi carico del costo dei dispositivi per la vista acquistati dai propri dipendenti addetti al videoterminale, attraverso il rimborso delle spese sostenute o mediante la fornitura diretta di lenti o occhiali.

Il fatto affrontato

Il dipendente ricorre giudizialmente al fine ottenere dal datore la fornitura di occhiali resisi necessari a causa del peggioramento della sua vista ricollegabile all’uso continuo del videoterminale nel luogo di lavoro.
Il Tribunale rumeno – investito della questione – chiede alla CGUE, mediante un rinvio pregiudiziale, se tale diritto sia contemplato dalla Direttiva89/392 (che promuove il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori) e/o dalla Direttiva 90/270 (che richiede il rispetto delle prescrizioni minime finalizzate a garantire un migliore livello di sicurezza per i posti di lavoro dotati di videoterminali).

La sentenza

La Corte di Giustizia rileva, preliminarmente, che l’art. 9 della Direttiva 90/270 prevede che i lavoratori addetti ai videoterminali beneficino di un adeguato esame degli occhi e della vista, sia prima di iniziare l’attività che durante l’esecuzione della stessa, in modalità periodica e nel caso in cui subentrino disturbi visivi.

Per la sentenza, al diritto di visita agli occhi, se occorre, è necessario associare la fornitura di dispositivi di correzione, senza oneri a carico dei dipendenti interessati.

Su tali presupposti, la CGUE afferma che, in tali circostanze, il datore è obbligato a fornire direttamente il dispositivo di correzione (lenti o occhiali) resosi necessario o a rimborsare il relativo costo nel caso in cui la spesa sia stata già sostenuta dal lavoratore.

OCCHIALI INTELLIGENTI PER IPOVEDENTI.

da 01health.it

Biel Glasses e Panasonic hanno presentato per la prima volta gli occhiali intelligenti: un ausilio ottico per le persone ipovedenti, frutto di una collaborazione nata nel 2021.

Startup con sede a Barcellona, Biel Glasses è stata fondata da un medico e un ingegnere nel tentativo di migliorare la vita del figlio Biel, ipovedente dalla nascita, e progetta occhiali intelligenti per risolvere i problemi di mobilità delle persone ipovedenti, con l’obiettivo di renderle maggiormente autonome.

La tecnologia di Biel Glasses sfrutta l’intelligenza artificiale e la robotica per comprendere l’ambiente circostante e la realtà mista per adattarlo alla visione residua degli utenti.

Unendo gli occhiali leggeri per realtà virtuale compatibili con HDR 5.2K di Panasonic con le tecnologie per ipovisione di Biel Glasses è nato un prodotto che riduce le difficoltà motorie causate da gravi disturbi della vista, come la perdita della vista periferica o visione a tunnel, che colpisce chi soffre di condizioni tra cui glaucoma, retinite pigmentosa e altri problemi e permette agli utenti di muoversi in modo sicuro e indipendente grazie a feedback su ostacoli e altri pericoli.

Principali caratteristiche degli occhiali intelligenti

Tra le principali caratteristiche, Biel Glasses e Panasonic sottolineano innanzitutto il supporto al movimento autonomo.

L’intelligenza artificiale e la robotica analizzano in tempo reale i contenuti della scena catturati dalle fotocamere e dai sensori individuando potenziali pericoli per la mobilità, come ostacoli, gradini, buche e così via, che vengono percepiti dagli utenti grazie alle indicazioni grafiche fornite dalla realtà mista e adattate alla loro visione residua.

Come secondo punto, c’è il supporto alla visione in base alle caratteristiche visive.

Le funzioni degli occhiali intelligenti vengono adattate alle condizioni e alle esigenze specifiche dei pazienti dagli optometristi che intervengono su zoom, adattamento all’illuminazione e miglioramento del contrasto, per ottenere un’elaborazione dell’immagine ottimale.

Terzo punto è il comfort visivo.

Grazie ai pannelli μOLED e alle lenti pancake per la visualizzazione delle immagini, gli occhiali intelligenti hanno un consumo energetico ridotto e risultano estremamente compatti e leggeri per favorire l’indipendenza e il comfort di chi li indossa.

LA LUCE ROSSA PUÒ RIGENERARE LA RETINA?

  • Dal sito
Notizie scientifiche.it

Declino della vista, scienziati scoprono che è contrastabile con luce rossa

Declino della vista, scienziati scoprono che è contrastabile con luce rossa negli occhi

Secondo uno studio condotto dall’University College di Londra, il solo fissare una luce rossa intensa per un periodo breve (intorno ai tre minuti) ogni giorno può apportare notevoli benefici alla vista in declino.
Nello studio, pubblicato su Journals of Gerontology, si parla di quella che potrebbe essere una nuova terapia di facile attuabilità che potrebbe aiutare milioni di persone le quali debbono sopportare un degradamento progressivo del loro livello visivo con l’aumentare dell’età.

Con il passare degli anni, infatti, a causa dell’invecchiamento della retina, sono milioni le persone che incorrono in degradamenti del livello visivo e ciò accade in particolare superati i quarant’anni. A diminuire sono la sensibilità retinica e la percezione dei colori, come spiega Glen Jeffery, ricercatore dell’istituto di oftalmologia dell’UCL. Queste diminuzioni sono causate soprattutto dai mitocondri delle cellule nelle retine la cui funzione cellulare, essenzialmente quella di produrre energia (ATP), comincia a venire meno.

Sempre Jeffery spiega che un modo per arginare o contrastare questo processo potrebbe essere il riavvio delle cellule che tendono ad invecchiarsi nelle retine con brevi raffiche di luce ad onde lunghe.
I ricercatori hanno fatto esperimenti sui topi, sui bombi e sui moscerini della frutta sottoponendoli ad una luce rossa profonda ad una lunghezza d’onda di 670 nanometri proiettata negli occhi. I ricercatori riscontravano in tutti e tre gli animali miglioramenti significativi nelle funzioni base dei recettori.

“I mitocondri hanno caratteristiche di assorbimento della luce specifiche che influenzano le loro prestazioni: lunghezze d’onda più lunghe che vanno da 650 a 1000nm vengono assorbite e migliorano le prestazioni mitocondriali per aumentare la produzione di energia”, spiega ancora Jeffery.

I ricercatori hanno effettuato anche un esperimento su 24 esseri umani (12 maschi e 12 femmine) con un’età compresa tra i 28 e i 72 anni che non mostravano particolari patologie oculari. A tutti partecipanti era stata consegnata una piccola torcia LED che dovevano utilizzare a casa proiettando il fascio di luce rosso intenso negli occhi per tre minuti ogni giorno per due settimane.

Testando la sensibilità dei coni degli occhi (sostanzialmente la capacità di rilevare i colori) i ricercatori notavano che migliorava fino al 20% in alcuni soggetti con un’età dai 40 anni in su. I ricercatori inoltre notavano miglioramento anche nella sensibilità dei bastoncelli (che sono alla base della capacità di poter vedere in condizioni di scarsa luce).
La tecnologia si rivelerebbe “semplice e molto sicura”, come spiega lo stesso Jeffery, in quanto la luce viene semplicemente assorbita dai mitocondri presenti nella retina.

Approfondimenti

Articoli correlati

AZIENDE: SOLO RIUNIONI ESSENZIALI E IL QUIET QUITTING

Troppo tempo in riunione

Durante e dopo la pandemia, le aziende hanno cercato di compensare la mancanza di interazioni di persona con lunghe riunioni virtuali. Per ridurre gli incontri inutili, l’azienda di e-commerce Shopify, a inizio anno, ha deciso di cancellare tutte le riunioni ricorrenti che coinvolgono più di due persone nel tentativo di dare ai dipendenti più tempo per concentrarsi sulle altre attività, ha annunciato Kaz Nejatian, chief operating officer del gruppo. L’azienda vieterà anche le riunioni del mercoledì e farà in modo le riunioni di grandi dimensioni si svolgano solo in un blocco di sei ore il giovedì.

Il mondo del lavoro ha subito una rivoluzione dopo la pandemia che è ancora in corso tra fasi di assestamento, alcune tendenze che si confermano e altre che vanno scemando. Un esempio è il cosiddetto «quiet quitting». Nonostante la traduzione letterale possa portare a pensare ad una forma di «dimissioni silenziose», il termine ha un significato diverso: si riferisce infatti alla tendenza a «fare lo stretto necessario», partendo dal presupposto che il lavoro non è tutto. Malgrado il trend, che aveva iniziato ad affermarsi già nel 2022, sembri in calo stando alle ricerche su Google e TikTok, secondo alcuni esperti l’etica del quiet quitting è destinata a sopravvivere anche nel 2023. Nei prossimi mesi, nel tentativo di razionalizzare alcuni fenomeno esplosi durante la pandemia, potremmo assistere anche a un drastico ridimensionamento dei meeting e delle riunioni di lavoro. Cosa che alcune aziende hanno già iniziato a fare.

«reset» degli incontri virtuali

Anche altre aziende, con l’aumentare dei problemi di produttività, le difficoltà di gestire un’organizzazione del lavoro in modalità ibrida e i casi di burnout sempre più frequenti, hanno deciso di ridurre le riunioni. La piattaforma di software GitLab, ad esempio, prevede delle giornate di «reset» delle riunioni in modo da fare una scrematura tra gli incontri superflui, che possono essere cancellati, e quelli davvero indispensabili. Asana ha organizzato degli incontri chiamati « meeting doomsday» nel corso dei quali i lavoratori cancellano tutte le riunioni inutili dall’agenda e aggiungono solo quelle ritenute fondamentali.

La strategia di Shopify

Shopify, per assicurarsi che la sua strategia funzioni, ha chiesto ai dipendenti che tutti gli incontri «a tutto campo» con più di 50 persone si svolgano non più di una volta alla settimana per un massimo di sei ore. Il gruppo verificherà se i singoli manager saranno in grado di rispettare questa nuova politica aziendale o meno. A questo scopo ha creato un bot per ricordare a chiunque provi a programmare una riunione il mercoledì di spostare il meeting. E, infine, incoraggerà tutti i lavoratori a cancellare le riunioni non necessarie e abbandonare le grandi aree di lavoro e le conversazioni di gruppo su Slack. Per avere un’idea di quanto le riunioni si siano dilatate grazie alle piattaforme digitali, basta pensare che secondo uno studio di Microsoft, pubblicato la scorsa primavera, l’utente medio di Teams negli ultimi due anni ha passato il 252% del tempo in più alla settimana in riunione rispetto al periodo pre-pandemia. Anche il numero di riunioni settimanali è aumentato del 153% in tutto il mondo.( Da il corriere )

BONUS VISTA PER L ‘ACQUISTO DI OCCHIALI

da “Medicoepaziente.it

A due anni dall’approvazione nella legge di Bilancio, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo per  il “Bonus vista” del valore di 50 euro per l’acquisto di occhiali da vista e lenti a contatto per le fasce di reddito meno abbienti.

Lo ha annunciato con soddisfazione la Commissione Difesa Vista Onlus, di cui fanno parte tutte le Associazioni rappresentative degli attori che operano nella filiera della visione (ANFAO, ASSOGRUPPI OTTICA, ASSOTTICA Gruppo Contattologia, FEDEROTTICA e G.O.A.L).

Chi potrà richiederlo

Il “Bonus Vista” è un voucher una tantum del valore di 50 euro in favore delle famiglie con ISEE non superiore a 10mila euro annui che, a partire dal 1° gennaio 2021 e fino al 31 dicembre 2023, hanno acquistato o acquisteranno occhiali da vista o lenti a contatto correttive.
Il contributo prevede una dotazione di 5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2021-2023 nei limiti delle disponibilità del fondo e l’erogazione è prevista secondo l’ordine temporale di arrivo delle istanze, fino ad esaurimento delle risorse annualmente disponibili.

Come sarà erogato il Bonus vista

L’erogazione verrà gestita attraverso un’applicazione web, accessibile previa autenticazione sul sito internet dedicato e raggiungibile dal sito del Ministero della Salute che consente la registrazione dei richiedenti e l’accreditamento dei centri ottici.
I richiedenti potranno registrarsi sull’applicazione web a partire dal sessantesimo giorno dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto (15 dicembre 2022) e non oltre il 31 dicembre 2023, data ultima anche ai fini dell’acquisto di occhiali da vista o di lenti a contatto correttive.
In seguito al completamento della registrazione e verificata presso l’INPS la sussistenza dei requisiti, si attribuirà al beneficiario il «bonus vista». Ciascun voucher potrà essere utilizzato presso i centri ottici accreditati.
I buoni dovranno essere utilizzati entro trenta giorni dalla relativa generazione, oppure dovrà essere fatta ulteriore richiesta seguendo le modalità che verranno successivamente indicate dal Ministero.

Per chi avesse già acquistato occhiali da vista o lenti a contatto correttive tra il 1° gennaio 2021 e fino a due mesi successivi al 15 dicembre 2022, è previsto il rimborso di 50 euro sulla spesa sostenuta. Al fine di ottenere il rimborso, i richiedenti in possesso dei requisiti dovranno presentare istanza registrandosi sull’applicazione web dedicata, entro e non oltre sessanta giorni dall’attivazione dell’applicazione stessa.I centri ottici Ssi potranno accreditare sull’applicazione web a partire dal quarantacinquesimo giorno dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto. I soggetti accreditati verranno inseriti in un apposito elenco consultabile dai richiedenti e dai beneficiari attraverso l’applicazione web.
L’avvenuto inserimento nell’elenco implicherà l’obbligo, da parte dei centri ottici ad accettare i buoni e andrà ad alimentare l’importo che ciascun punto vendita si vedrà successivamente liquidato a seguito di richiesta presentata (entro e non oltre il 31 marzo 2024) secondo le linee guida che verranno pubblicate dal Ministero.

PROROGATO LO SMART WORKING

da il corriere

I lavoratori che rientrano nella categoria dei fragili potranno lavorare in smart working, sia nel pubblico che nel privato, fino al 31 marzo, anche esercitando, se necessario, un’altra mansione. La novità in un emendamento alla Manovra.

Alla fine la proroga dello smart working per i lavoratori fragili è arrivata. I dipendenti che rientrano nella categoria dei fragili potranno lavorare in modalità agile, sia nel pubblico che nel privato, fino al 31 marzo 2023, anche esercitando se necessario un’altra mansione. Lo prevede un emendamento alla Manovra approvato in commissione Bilancio della Camera, che non cita però i genitori di figli under 14. Categoria per cui era previsto in precedenza lo stesso trattamento riservato ai fragili e per cui lo smart working agevolato, cioè senza obbligo di accordo individuale, scade quindi il 31 dicembre. Ecco quali sono le novità di cui si discute.

Smart working per i lavoratori fragili

Come detto la categoria interessata dalla proroga dello smart working è solo quella dei fragili. Si tratta di lavoratori che, dietro certificazione medica, risultano immunodepressi, pazienti oncologici, con terapie salvavita in corso, o disabili gravi. Il datore di lavoro, si legge nel testo emendato, assicura lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile «anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento».

Smart working per i genitori di under 14: cosa succede

Saltata quindi, al momento, l’ipotesi di una proroga del lavoro da remoto in versione semplificata per chi ha figli under 14. I lavoratori di questa categoria dal 2023 rientreranno nella normativa standard dello smart working che prevede l’obbligo di un accordo tra azienda e lavoratore o azienda e sindacati.