STRESS LAVORO CORRELATO

QUANDO LO STRESS SUL LAVORO FA INGRASSARE

Pressione, agitazione, ansia da prestazione sono solo alcune delle sensazioni spiacevoli che possono manifestarsi nella vita quotidiana di un lavoratore. A volte si pensa che questi disagi nascano da cause di tipo fisico, ma in molti casi il responsabile è semplicemente lo stress.

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Scadenze, ritardi, pressioni dai capi, screzi con i colleghi possono infatti portare a quello che viene definito stress da lavoro correlato o, semplicemente, stress da lavoro. Quando la pressione sul posto di lavoro si fa sentire, il corpo, in particolare quello delle donne, tende ad accumulare grasso. Dunque, se abbiamo un lavoro particolarmente stressante, aspettiamoci di vedere qualche chiletto in più sulla bilancia. Secondo i ricercatori della University of Gothenburg, in Svezia, infatti, esiste un forte legame tra un impiego che mette sotto pressione, anche dal punto di vista psicologico, dove spesso non abbiamo abbastanza tempo per portare a termine tutti i compiti, e l’aumento di peso corporeo. Il team ha presto come campione un gruppo di individui di 30 e 40 anni per un periodo di tempo pari a 20 anni, riprendendo dunque lo studio quando i partecipanti avevano rispettivamente 50 e 60 anni. Le persone con un lavoro più stressante avevano aumentato di peso in modo considerevole, di circa il 10%, durante il corso della ricerca. Un risultato rilevato in particolare tra le donne, dove la percentuale ha raggiunto anche il 20%.«Siamo stati in grado di osservare l’impatto di una professione stressante nel peso corporeo delle donne, mentre negli uomini non abbiamo notato nessuna associazione tra la tensione sul posto di lavoro e l’aumento di peso», ha dichiarato Sofia Klingberg, leader dello studio. «Non abbiamo esplorato le cause di ciò, ma siamo convinti si tratti di una combinazione di problemi al lavoro e un maggiore livello di responsabilità anche a casa, da parte dell’universo femminile. Questa combinazione rende difficile alle donne trovare il tempo di fare attività fisica e vivere una vita salutare».I ricercatori non hanno trovato nessuna associazione con altri fattori come l’educazione accademica, la qualità dell’alimentazione e altri elementi dello stile di vita.

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La ricerca, è stata pubblicata nella rivista scientifica International Archives of Occupational and Environmental Health. Lo stress da lavoro, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, viene sperimentato da quelle persone che sentono le richieste del mondo lavorativo superiori a quello che sono le loro capacità di fronteggiarle con conseguenze nell’ambito psicofisico e sociale. In Europa questa condizione sembra interessare almeno un lavoratore su quattro e una delle conseguenze più negative per le aziende è l’assenteismo che provoca ritardi nello svolgimento quotidiano delle mansioni e ovviamente perdite economiche ingenti. Ma il vero e grande problema sono le persone con stress da lavoro correlato che stanno male sia a livello fisico che a livello psichico. Molto spesso preferiscono ricorrere a negazione o psicofarmaci pur di non ammettere che il problema va affrontato e risolto.Uno studio dell’Università Bocconi di Milano ha dimostrato che per le donne c’è anche un problema ulteriore: lo stress è provocato dalla difficoltà di conciliare l’impegno professionale con la vita familiare nel 50% dei casi.

Da www.oksiena.it/news/medicina

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L’INSICUREZZA SUL LAVORO E’ DANNOSA PER IL CUORE

FONTI: Tali Elfassy, ​​Ph.D., assistente professore, Università di Miami Miller School of Medicine; Donna Arnett, MSPH, Ph.D., presidente uscente, American Heart Association e decano dell’università del Kentucky College of Public Health, Lexington, Ky; 7 gennaio 2019, Circulation  online

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7 gennaio 2019 (HealthDay News) – Perdere il lavoro o subire una riduzione di stipendio non solo influisce negativamente sul portafoglio : potrebbe aumentare notevolmente il rischio di infarto, ictus, insufficienza cardiaca o morte.

Un nuovo studio rileva che le persone che subiscono grandi oscillazioni del proprio reddito nel corso degli anni hanno molte più probabilità di sviluppare malattie cardiache o subire una morte prematura.”Abbiamo scoperto che gli individui  con le maggiori fluttuazioni dei redditi( 3 superiore)  avevano un rischio  quasi doppio di malattie cardiovascolari e morte nei 10 anni successivi, rispetto alle persone che avevano una più bassa fluttuazione del reddito “, secondo quanto riferito dal  ricercatore capo Tali Elfassy,  professore presso la Miller School of Medicine  l’Università di Miami.

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Le persone con reddito più volatile tra il 1990 e il 2005 avevano  più del doppio delle probabilità di sviluppare malattie cardiache, e il 78 per cento in più di probabilità di morire per qualsiasi causa nel prossimo decennio, rispetto alle persone con il reddito più stabile..Ma il reddito instabile può influenzare la salute di una persona in diversi modi, ha affermato Donna Arnett, ex presidente della American Heart Association e preside della University of Kentucky College of Public Health.

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Le persone sotto stress tendono ad avere un aumento della pressione arteriosa e dell’infiammazione, in gran parte a causa di livelli più alti di ormone della lotta e fuga , il cortisolo, ha detto Arnett. Anche la capacità di modulare la glicemia  nel sangue è compromessa. Ulteriori problemi pratici possono anche influire sulla salute delle persone che subiscono una riduzione del reddito, ha aggiunto Arnett.

“Forse  queste persone non assumono  farmaci perché non se  li possono permettere, o non eseguono visite mediche per lo stesso motivo  o non seguono una dieta corretta ? Arnett. “Penso che vi  siano molteplici concause .” Studi precedenti avevano collegato il reddito al rischio cardiaco di una persona, ma tali studi  si concentrano concentrarsi sul reddito  e non sulle fluttuazioni dello stesso. “Come tutti sappiamo, i redditi cambiano  durante tutta la vita”, ha detto Elfassy. “In questo studio, eravamo interessati a cambiamenti  repentini del reddito nel tempo e in che modo questo era associato a malattia e mortalità”.

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Per esplorare questo problema, i ricercatori hanno fatto ricorso a uno studio cardiaco su larga scala condotto in quattro aree urbane degli Stati Uniti: Chicago; Minneapolis; Birmingham, Alabama; e Oakland, in California. I ricercatori hanno raccolto dati su circa 4000 partecipanti tra i 23 ei 35 anni nel 1990.

Come parte dello studio, le persone hanno riportato il loro reddito cinque volte tra il 1990 e il 2005, a intervalli regolari. I ricercatori hanno valutato la volatilità del reddito in base a fluttuazioni significative del reddito.

Il team ha seguito queste persone per vedere se i cambiamenti di reddito erano associati ai loro risultati di salute.

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Solo il 5% circa del campione non ha avuto alcun cambiamento nel reddito nel periodo di 15 anni, mentre circa il 90% ha registrato almeno un aumento del proprio stipendio, hanno riferito i ricercatori.

“Gli individui con elevata volatilità di reddito erano prevalentemente  donne, afroamericani , che hanno redditi complessivi più bassi e avevano meno probabilità di essere sposati oltra ad aver avuto meno anni di istruzione rispetto a quelli che non hanno avuto fluttuazioni di reddito”.

Cosa dovrebbe fare chi vive con un reddito molto instabile?

Arnett ha detto che è difficile seguire una vita sana per il cuore quando si è di fronte allo stress di perdere un lavoro o una riduzione del salario.

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“Quando vivi  in  situazioni  così stressanti, fare ciò che è meglio è difficile, vai in modalità sopravvivenza, forse è più probabile che bevi una birra o fumi una sigaretta per alleviare lo stress”, ha aggiunto Arnett.

D’altra parte, ha detto Elfassy, ​​fare un po ‘di esercizio può aiutare a evitare gli effetti dannosi di uno stipendio smodato.

“Non è necessario farsi seguire da  un trainer  personale o avere una lezione di yoga speciale, bastano anche  solo 15 minuti al giorno di semplice attività fisica  quali passeggiare correre usare la bicicletta per avere  dei benefici senza spendere “, ha detto Elfassy.

Lo studio compare  nell’edizione online del 7 gennaio nella rivista Circulation .

Maggiori informazioni

L’American Heart Association offre maggiori informazioni su stress e malattie cardiache .

liberamente tradotto da A.Guerri

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GUIDA PRATICA PMI SU STRESS E DISTURBI MUSCOLOSCHELETRICI

07/12/2018
Rischi psicosociali, stress e disturbi muscolo-scheletrici: una guida pratica per le piccole imprese

Da OSHA EUROPA

I lavoratori in Europa hanno maggiori probabilità di subire le conseguenze negative dei rischi psicosociali, dello stress o dei disturbi muscolo-scheletrici rispetto a qualsiasi altro problema di salute connesso all’attività lavorativa. Tali problematiche sono suscettibili di ripercuotersi in maniera seria sugli individui e sulle imprese, con frequenti lunghi periodi di assenza per malattia.

In particolare, le micro e piccole imprese possono trovarsi in difficoltà nel fronteggiare questo tipo di situazioni, motivo per il quale è stata concepita questa guida, che illustra un processo in cinque fasi per migliorare l’ambiente di lavoro e offre numerosi suggerimenti utili, metodi di facile applicazione e semplici consigli per aiutare le piccole imprese a prevenire e gestire rischi psicosociali, stress e disturbi muscolo-scheletrici.

Scarica la guida

Consulta le sezioni tematiche su stress e rischi psicosociali e sui disturbi muscolo-scheletrici.

7 NOVEMBRE GIORNATA MONDIALE DELLO STRESS

Da ANSA.it

Lo stress è un’epidemia, in Italia ne soffrono nove persone su dieci, negli Stati Uniti il 40% della popolazione ammette di sentirsi più stressato dell’anno precedente.Secondo l’Oms è questo il male del secolo. In occasione della Giornata per la consapevolezza dello stress del 7 novembre gli esperti ne parlano e danno consigli per affrontare questo grave disagio.

Il disturbo può presentarsi con spossatezza, depressione, mal di testa, attacchi di panico, ansia, insonnia, variazioni di peso, caduta dei capelli, tic. E colpisce con i suoi sintomi sia nella vita privata che nel lavoro. Secondo un recente studio di Assosalute, l’85% degli italiani nell’ultimo semestre presenta disturbi legati allo stress. Una ricerca dell’Anxiety and Depression Association of America dice che circa 40 milioni di americani, il 18% della popolazione, hanno un disturbo d’ansia.

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Uno studio congiunto del Center for Emotional Intelligence e del Child Study Center dell’Università di Yale e di Lipsia, riportato dal The New York Times, ha sottolineato come un lavoratore su 5, il 20% circa del totale, sia a serio rischio burnout. Una sindrome definita anche “dell’esaurimento da lavoro” che rappresenta la risposta violenta ad uno stress psico-fisico cronico e persistente. Per la Cbs addirittura il 3-4% dell’intera popolazione soffre seriamente di disturbi psichici legati allo stress.
“Sono le condizioni di lavoro in cui viviamo che favoriscono conflittualità e ansia, sintomi che si manifestano attraverso disturbi come la mancanza di respiro, irritabilità che si dimostra in scoppi momentanei di rabbia seguita spesso da sensi di colpa rispetto ai propri comportamenti e fissità di pensiero rispetto a situazioni e persone”, spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia. E aggiunge: “Una delle ragioni più grandi di stress e conflitto è l’errore: vero o presunto, i comportamenti sbagliati, personali o di un altro, sono alla radice di moltissimi stress”.

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Ma ecco come, secondo gli esperti,piccole azioni possono aiutare ad affrontare il disturbo. Evitare gli stressati: una ricerca condotta dal Max Planck Institut e dal Politecnico di Dresda ha rilevato che stare in contatto con persone stressate produce un aumento dei livelli di cortisolo nel sangue anche del 26%. Un livello che può salire fino al 40% se si tratta di conoscenti o familiari.

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Essere gentili: secondo uno studio della Carolina State University i capi in grado di comunicare con educazione e gentilezza ottengono migliori performance dai dipendenti.
Ridere: gli specialisti della Mayo Clinic del Minnesota hanno sottolineato come ridere faccia aumentare la quantità di aria ricca di ossigeno nel nostro corpo, stimolando il cuore, i polmoni e i muscoli, un effetto che aumenta l’endorfina rilasciata dal cervello.

Ripetere: Perri Klass dell’Università di New York sostiene che i gesti ripetitivi sono buoni rimedi contro l’ansia: la ripetizione di una parola, una frase, un movimento o un suono può avere effetti di riduzione dello stress.

No allo schermo: i ricercatori dell’Università di Gothenburg hanno scoperto che trascorrere troppo tempo davanti allo schermo provoca problemi di sonno e aumenta il rischio di depressione, specie nelle donne giovani.

Pranzare con calma: dall’Università di Saint Louis un consiglio, una pausa pranzo troppo veloce o a base di junk food è da sostituire con un pranzo leggero e bilanciato, ricco di carboidrati, vitamine e proteine.

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QUALE SAREBBE L’ORARIO DI LAVORO DI LAVORO IDEALE?

DA UN ARTICOLO DI ANGELA NANNI COMPARSO SUL QUOTIDIANO “LA STAMPA” IL 17/09/2018

Per la maggior parte degli italiani le vacanze sono ormai terminate e ognuno, volente e nolente, si è rimesso all’opera e si confronta con i propri impegni lavorativi.

L’orario di lavoro è per moltissime persone un vero e proprio problema che può rendere difficile anche amare quello che si fa, perché l’impiego non lascia lo spazio desiderato per i propri interessi e impegni di famiglia e non di rado crea problemi di salute. In particolare i lavoratori su turni tendono a lamentare problemi di salute quali insonnia, disturbi digestivi, neuropsichici e metabolici.

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Lavorare su turni non è solo un’esigenza per chi opera nella sanità, negli aeroporti, nei grandi centri commerciali che ormai aprono al pubblico 7 giorni su 7 e che sfiorano l’h 24, ma a volte anche una scelta dettata dalla speranza di avere mezza giornata libera da dedicare alla famiglia. Una possibilità che nel concreto non sempre si realizza per l’impossibilità di scambiare i turni se sopraggiunge un impegno inatteso, perché il personale è talmente incastrato dai turni di lavoro stesso che liberarsi è tutt’altro che facile.

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«Definire in linea teorica quale potrebbe essere l’orario di lavoro migliore in assoluto è molto difficile, poiché definirlo dipende da molteplici fattori di carattere fisiologico-patologico come per esempio il ciclo sonno-veglia, il livello di vigilanza e di performance, ma anche di tipo psicologico, sociale e ambientale. Tutti questi fattori si intersecano e influenzano vicendevolmente e in maniera diversa nei diversi lavoratori in relazione all’età, al genere, alla situazione familiare, alle condizioni socio-economiche, abitative, ai tempi di pendolarismo, organizzazione degli orari sia di lavoro sia dei servizi sociali (ad es. trasporti, scuole, uffici)» spiega Giovanni Costa, Ordinario di Medicina del lavoro in quiescenza, dell’Università di Milano.

 

Esiste un orario di lavoro ottimale?

Per moltissimi lavoratori il lavoro consiste di 40 ore settimanali distribuite su 5 giorni settimanali dalle 9 alle 17. Un esperimento condotto in Finlandia, tuttavia, ha provato a vedere cosa succede riducendo l’orario di lavoro da 8 a 6 ore al giorno.

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I dipendenti si sono rivelati felici della soluzione: è stata riscontrata una maggiore soddisfazione a fronte di un uguale o superiore rendimento lavorativo. L’esperimento, però, è stato giudicato come antieconomico per il datore di lavoro.

 

«È chiaro che, in linea generale, un periodo di lavoro più breve, un’organizzazione più flessibile, con tempi di riposo adeguati e carichi di lavoro accettabili, sono condizioni ideali cui ambire, ma che è difficile perseguire in molte situazioni – spiega ancora il professor Costa- è pertanto estremamente difficile dare delle indicazioni circa un “orario ottimale” a carattere generale in quanto le possibile soluzioni vanno individuate in relazione alle diverse situazioni e relativa contestualizzazione: un conto, per esempio, è il lavoro a giornata e un’altra è il lavoro a turni, soprattutto quello che coinvolge anche il lavoro notturno. L’argomento è estremamente complesso e da molti anni vi è un’ampia e articolata discussione in vari ambiti da quello medico, a quello psicologico, sociologico, economico-produttivo, con varie argomentazioni e proposte nelle diverse prospettive».

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Assodato che definire a tavolino l’orario di lavoro ideale non è possibile, perché le variabili dipendono dalle caratteristiche di ogni lavoratore e dal contesto sociale nel quale è inserito, è innegabile che adeguare il carico di lavoro all’orario, è di grande vantaggio. Per tutti coloro che sono impegnati su turni è bene sottolineare alcuni accorgimenti che possono migliorare la qualità della vita.

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a) Bisognerebbe preferire sempre la rotazione dei turni in ritardo di fase ossia mattino-pomeriggio-notte per assecondare al meglio i ritmi biologici e consentire il massimo intervallo di riposo fra un turno e l’altro.

 

b) Sarebbe utile inoltre, ridurre o comunque diluire, il lavoro notturno adottando schemi di rotazione rapidi, in modo da limitare il numero di notti consecutive che sono quelle che più sconvolgono le funzioni biologiche e quindi incidono negativamente su pressione arteriosa e forza muscolare, per esempio.

 

c) E occorrerebbe infine regolare la lunghezza del turno in base alla gravosità fisica e mentale del compito e consentire turni di 9-12 ore solo in casi particolari. Per quanto possibile sarebbe necessario programmare il giorno o i giorni di riposo prevalentemente dopo il turno di notte.

 

C’è anche da dire che oltre all’orario di lavoro per così dire canonico, sono molte le persone che non staccano mai la spina dall’ufficio: «Con l’avvento della digitalizzazione, il lavoro si è dissociato dagli orari – spiega Antonio Maturo, docente di Sociologia della salute presso l’Università di Bologna e la Brown University (USA) – Si ricevono e si risponde alle mail ad ogni ora e in ogni posto. Il lavoro e lo svago si compenetrano e diventano weisure (work and leisure). E per rendere gli impiegati più produttivi si promuove la gamification, ovvero si rendono ludiche certe pratiche lavorative altrimenti noiose. Questo atteggiamento non è distante dal cosiddetto bleisure (business + leisure). Con questo neologismo si indica la tendenza a cercare svaghi durante i viaggi di lavoro, interstizi di divertimento. La cosa certa è che la demarcazione tra attività lavorativa e tempo libero che hanno scandito i ritmi di vita delle generazioni passate davvero non ci sono più, almeno nel caso dei lavori più qualificati».

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Qual è l’impatto dell’orario di lavoro sulla salute?

I maggiori problemi di salute si riscontrano generalmente per i lavoratori su turni come ci aiuta a comprendere ancora una volta il professor Costa:«Il lavoro a orari irregolari, in particolare a turni e notturno, causa una desincronizzazione dei ritmi biologici circadiani e delle attività sociali con riflessi negativi sulla performance lavorativa, sulla salute e sulle relazioni familiari e sociali. Sulla salute sono rilevabili degli effetti a breve e lungo termine. Sul breve termine sono riscontrabili disturbi del sonno, sindrome del jet lag, errori e infortuni. Sul lungo termine, invece, tendono ad aumentare l’incidenza delle patologie digestive, metaboliche, neuropsichiche, cardiovascolari, della funzione riproduttiva femminile e, probabilmente, tumori. L’entità di tali effetti dipende dalla contemporanea influenza di numerosi fattori che interessano sia la sfera individuale sia il contesto lavorativo e sociale».

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STRESS LAVORO CORRELATO E PATOLOGIE CARDIACHE

Come lo stress può influenzare il nostro cuore

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STRESS LAVORO CORRELATO E PATOLOGIE CARDIACHE

I lavori stressanti sono legati alle anomalie del ritmo cardiaco .

Aumenta del 48 %il pericolo di una fibrillazione atriale 

 

Professioni troppo stressanti con un carico psicologico elevato e dalla sensazione di avere scarso controllo sulla situazione lavorativa potrebbero aumentare il rischio di aritmie e fibrillazione atriale.

Lo rivela uno studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology da Eleonor Fransson, dell’università di Jönköping in Svezia. La fibrillazione atriale è una patologia subdola e pericolosa, soprattutto aumenta del 30% il rischio di ictus.

I sintomi principali sono palpitazioni, vertigini, svenimento, dolore toracico, debolezza, difficoltà di respirazione, ansia.

Si stima che entro il 2030  nell’Unione Europea saranno diagnosticate ogni anno 120.000-215.000 nuove diagnosi di aritmie . 

Gli esperti hanno monitorato per oltre 5 anni la salute di 13.200 lavoratori, tutti sani all’inizio dello studio. i lavoratori sono stati suddivisi in gruppi a seconda del livello di stress percepito da ciascuno in ambito professionale.

Lo stress da lavoro è stato valutato con domande  di valutazione del carico psicologico individuale e della percezione di avere controllo sulla propria situazione lavorativa. Nel corso dello studio sono state effettuate 145 diagnosi di fibrillazione atriale.

Gli epidemiologi svedesi hanno stimato che i lavori più stressanti (alto carico emotivo/psicologico e sensazione di scarso controllo) si associano ad un aumento del rischio di fibrillazione del 48% e suggeriscono che i datori di lavoro dovrebbero prendere delle misure adeguate per arginare lo stress associato in particolare ad alcune professioni.

fonte: European Journal of Preventive Cardiology

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AIFOS ; GESTIONE DELLO STRESS ELEMENTI DI PSICOSOMATICA .

SI TERRA’ A BRESCIA  IL 4 LUGLIO 2018 UN AGGIORNAMENTO SULLA GESTIONE DELLO STRESS PRESSO AIFOSImmagine correlata

In una realtà in cui aumentano le forme contrattuali flessibili, l’incertezza del futuro, l’età dei lavoratori e il carico di lavoro, è indubbio che il rischio stress lavoro correlato sia una delle maggiori sfide per la salute e per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il problema è che tuttavia non sempre gli strumenti per prevenire e per gestire questa tipologia di rischio, si dimostrano efficaci. E questo accade anche perché ci sono aspetti che non vengono valorizzati e di cui non si tiene sufficientemente conto, come la stretta correlazione che esiste tra stress, malattie corporee e fattori emotivi.

Come si attiva questa correlazione? Come può lo stress favorire lo sviluppo di sintomi o patologie corporee? Che ruolo hanno l’ambiente di lavoro e le relazioni in tutto questo?

La psicosomatica e la prevenzione dei rischi
Per dare una risposta a queste domande e offrire un nuovo ed efficace strumento a chi si occupa di prevenzione e gestione dello stress nelle aziende, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro (AiFOS) ha organizzato per il 4 luglio 2018 a Brescia un corso dal titolo “Gestione dello stress. Elementi di psicosomatica nella prevenzione dei rischi”.

Infatti, da tempo la ricerca, in parallelo alla normativa in tema di sicurezza, sottolinea l’importanza di far prevenzione in azienda contemplando la relazione fra individuo e ambiente/luogo di lavoro. Partendo da questo presupposto emerge, dunque, sempre più l’esigenza di approcciarsi non solo agli aspetti tecnici ma anche a quelli psico-fisici e sociali che condizionano il benessere dell’individuo.

Il corso vuole pertanto fornire a consulenti, formatori, RSPP, un nuovo taglio nell’osservazione dei fenomeni legati allo stress, ponendo l’attenzione oltre che all’importanza delle relazioni negli ambienti di lavoro anche ai fattori di carattere psicosomatico.
E si pone i seguenti obiettivi:

  • conoscere le modalità di attivazione dello stress;
  • apprendere le strategie di coping atte a far fronte allo stress;
  • sapere alcuni elementi di base della psicosomatica;
  • approfondire la relazione fra stress e sintomo corporeo.

La diffusione dello stress lavorativo e la normativa
Sono molti i dati forniti in questi anni in Europa, anche in relazione alla campagna europea 2014/2015 “Insieme per la prevenzione e la gestione dello stress lavoro correlato”, incentrata sulla gestione dello stress e dei rischi psicosociali sul lavoro.

Lo stress negli ambienti di lavoro riguarda più di 40 milioni di persone nell’Unione Europea ed è all’origine della maggioranza di tutte le giornate lavorative perse. E se il 51% dei lavoratori ritiene che lo stress lavoro-correlato sia presente nel proprio ambiente lavorativo, almeno quattro lavoratori su dieci pensano che lo stress lavorativo non sia ancora gestito adeguatamente nella propria azienda.

Ricordiamo poi che a livello normativo il Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 all’articolo 28 prevede espressamente la valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ‘ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato’. E che per la valutazione dello stress nei luoghi di lavoro, aspetto basilare per ogni politica di prevenzione e gestione del rischio, sono state fornite il 17 novembre 2010 alcune indicazioni elaborate dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.

Il programma del corso di Brescia
Il corso di 8 ore in presenza “Gestione dello stress. Elementi di psicosomatica nella prevenzione dei rischi” si terrà dunque il 4 luglio 2018 a Brescia dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 presso AiFOS Service in via Branze 45, c/o CSMT, Università degli studi di Brescia.

Gli argomenti del corso:

  • lo stress e la sua utilità;
  • lo stress disfunzionale;
  • le strategie di coping;
  • le principali patologie psicosomatiche;
  • sintomo corporeo e prevenzione del danno.

Il corso è valido come aggiornamento relativo a 6 ore per RSPP e ASPP di tutti i macrosettori ATECO e 3 ore per formatori terza area tematica.

Per avere informazioni e iscriversi al corso è possibile utilizzare questo link:
http://aifos.it/home/formazione/corsi-qualificati/comunicazione/comunicazione/gestione_dello_stress_elementi_di_psicosomatica_nella_prevenzione_dei_rischi

Segnaliamo che le spese di partecipazione a convegni, congressi e simili o a corsi di aggiornamento professionale, nonché le spese di viaggio e soggiorno, sono integralmente deducibili – entro il limite annuo di 10.000 euro – come previsto dall’articolo 9 della Legge 22 maggio 2017, n° 81 (cosiddetto “Jobs Act dei lavoratori autonomi”).

 

 

Per informazioni e iscrizioni:

Direzione Nazionale AiFOS
via Branze, 45 – 25123 Brescia
c/o CSMT, Università degli Studi di Brescia
tel.030.6595031 – fax 030.6595040
www.aifos.it – formarsi@aifos.it

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STRESS LAVORO CORRELATO IL NUOVO MANUALE INAIL

L’INAIL ha pubblicato un nuovo manuale sullo stress lavoro correlato. l’attuale manuale sostituisce la precedente edizione del 2011

Nella pubblicazione sono illustrate le novità derivanti dall’attività di ricerca del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale su questo tema. A sei anni dalla sua creazione e diffusione, grazie all’adozione della metodologia da parte di un consistente numero di aziende, ben distribuite sul territorio italiano e rappresentative dei vari settori produttivi, è stato possibile integrare i risultati delle attività di ricerca con le esperienze derivanti da autorevoli collaborazioni nazionali ed internazionali, per aggiornare e ottimizzare gli strumenti metodologici offerti, al fine di supportare ulteriormente le aziende che effettuano la valutazione e gestione di questo rischio.

Immagine La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato
Prodotto: volume
Edizioni: Inail – 2017
Disponibilità: Sì –  Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it