RISCHIO CHIMICO

DORS :BANCA DATI RISCHIO CHIMICO REGIONE PIEMONTE

Il sito DORS della regione Piemonte presenta un interessante sezione sul rischio chimico nei luoghi di lavoro. Quest’area tematica ospita documenti, risorse e banche dati utili per trovare informazioni su sostanze chimiche che possono provocare danni alla salute delle persone esposte.

Nella maggior parte dei casi l’esposizione alle sostanze chimiche avviene in ambito professionale.

Le sostanze chimiche che destano maggiore preoccupazione sono quelle associate ad un rischio cancerogeno, per tale ragione è stata sviluppata una matrice agente-lavorazione che permette di associare ad ogni sostanza classificata come cancerogena dalla IARC e dalla CE un elenco di lavorazioni in cui l’agente può essere potenzialmente presente.

clicca qui per link:

https://www.dors.it/tema.php?idtema=34

MEDICI AUTORIZZATI:NUOVE REGOLE PER ISCRIZIONE E FORMAZIONE

Pubblicato dal Ministero del Lavoro il decreto 4 maggio 2022 riguardante le modalità di iscrizione nell’elenco dei medici autorizzati incaricati della sorveglianza sanitaria secondo quanto stabilito dalle disposizioni vigenti in materia di protezione dai rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti, nonché i contenuti della formazione e dell’aggiornamento professionale.

Il provvedimento, emanato con i Ministeri Salute e Istruzione in attuazione del decreto legislativo 31 luglio 2020 articolo 138 comma 2 sarà in vigore dal 1° gennaio 2023. Definisce i requisiti per l’iscrizione dei medici nell’elenco degli autorizzati, compiti e composizione della commissione che deve verificarli, modalità e svolgimento dell’esame di abilitazione e titoli per esserne ammessi.

I titoli per l’ammissione all’esame in sintesi sono:

  • laurea in medicina e chirurgia;
  • qualifica di medico competente ai sensi del TU sicurezza sul lavoro;
  • corso di studio sulla radioprotezione o corso post universitario sulle radiazioni ionizzanti di 40 ore con 40 giorni lavorativi per la parte pratica.

Gli esami si svolgeranno a Roma e con sessioni annuali, saranno ammessi candidati che avranno presentato domanda entro il 31 dicembre dell’anno precedente. Le date verranno comunicate al candidato quindici giorni prima delle prove.

Una volta abilitati i medici dovranno sostenere aggiornamento professionale a partire dal triennio successivo all’entrate in vigore del decreto. Aggiornamento tramite corsi in materia di radioprotezione medica nella formazione continua da decreto legislativo n.502 del 30 dicembre 1992. 30% crediti specifici radioprotezione medica. Modalità e criteri dettagliati della formazione definiti entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto.

da quotidianosicurezza.it

RAPPORTO ISS SULL’USO DI DETERGENTI E DISINFETTANTI.

da ISS

Rapporto Istisan – Sorveglianza delle esposizioni a detergenti. Rapporto pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (CNSC – Centro Nazionale Sostanze Chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore), Ministero della Salute e Centri Antiveleni (CAC) Bergamo Foggia con i dati del periodo 2016-2020.

Il presente rapporto descrive le esposizioni a prodotti detergenti e affini (es. disinfettanti borderline) gestite dai Centri Antiveleni di Bergamo e Foggia nel periodo 2016-2020. L’analisi descrittiva è stata condotta tramite l’utilizzo di tabelle e grafici e le differenze tra sottogruppi di popolazione sono state analizzate tramite il test del chi-quadrato. Si è osservato un eccesso di chiamate di provenienza extra-ospedaliera (70,4%) rispetto all’atteso probabilmente influenzato dalle restrizioni imposte dal lockdown del 2020 per arginare la pandemia da COVID-19. Un focus per l’annualità 2020 ha evidenziato un eccesso di esposizioni a prodotti per la pulizia (p<0,05) e a disinfettanti borderline (p<0,001) nei mesi di lockdown. Un altro focus sulle esposizioni a detergenti per lavatrice in imballaggi solubili monouso conferma che i bambini (<6 anni) corrono un rischio maggiore di essere esposti a questi prodotti (<6 anni: 88,1%) rispetto ai restanti detergenti per bucato (<6 anni: 66,4%) (p<0,001), nonostante le misure di prevenzione previste dal Regolamento (CE) 1272/2008.

Questi i principali eventi segnalati dal Ministero:

  • 66,4% delle esposizioni derivanti da prodotti per la pulizia, la cura e la manutenzione;
  • 27,7% da detersivi bucato e stoviglie;
  • 4,8% disinfettanti bordeline;
  • 1,1% combinazione di prodotti;
  • picco di segnalazione per esposizione da disinfettati bordeline e prodotti per la pulizia nel periodo marzo-maggio 2020 lockdown, molto superiore rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti;
  • delle 294 esposizioni alle Caps, prodotti in capsula, l’88,1% ha interessato minori di 6 anni.

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DOSSIER AMIANTO

in occasione della giornata mondiale delle vittime di amianto che viene celebrata il 28 aprile riportiamo uno speciale pubblicato dalla rivista Wired

A trent’anni dalla messa al bando in Italia della fibra minerale cancerogena, uno dei più pericolosi inquinanti, cosa è stato fatto? La mappatura dei siti contaminati resta incompleta, raddoppiano i morti causati dalle malattie asbesto-correlate. E le bonifiche vanno a rilento

Lo ha ribadito il Parlamento europeo, lo confermano gli ultimi dati epidemiologici raccolti in Italia. C’è un’altra “epidemia” in atto. È quella causata dall’amianto, minerale fibroso cancerogeno, usato in edilizia e nell’industria, ritenuto per troppo tempo indistruttibile ed “eterno”. Per aver respirato le sue fibre, mille volte più sottili di un capello, disperse dentro e fuori le abitazioni, scuole, ospedali, nei luoghi di lavoro, in Europa muoiono ogni anno almeno 80mila persone. In Italia, tra il 2010 e il 2016, sono stati 4.410 decessi all’anno, secondo quanto elaborato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), attribuibili all’esposizione da amianto, detto anche asbesto per tumori cancerogeni maligni come il mesotelioma, causato esclusivamente dall’amianto e le cosiddette malattie dette “asbesto-correlate”.

Tra queste l’asbestosi e i tumori ai polmoni e alle ovaie, a cui si aggiungono con il giudizio di “possibile cancerogenicità” i tumori della faringe, dello stomaco e del colon-retto. Malattie che non è possibile prevenire se non attraverso l’eliminazione delle fibre nocive dall’aria che respiriamo. Il lunghissimo tempo di latenza dell’insorgenza delle neoplasie, che possono manifestarsi tra i venti e i quarant’anni dall’esposizione ambientale alla polvere d’amianto, rende impossibile ogni altra forma di prevenzione. Sebbene il nostro Paese sia uno dei primi al mondo ad averlo messo al bando con la legge 257 del 27 marzo 1992, resta tuttora quello con il maggior numero di casi di mortalità ascrivibili alla fibra killer.

L’inchiesta:

Un problema sottostimato

Anche in tempo di pandemia, i dati epidemiologici sono più che allarmanti e restano tuttora sottostimati, anche perché permane, come commentano gli stessi addetti ai lavori, una diffusa negligenza nelle diagnosi. Secondo i dati storici raccolti da Inail nel registro nazionale sui mesoteliomi (Renam), tumori unicamente causati dalle fibre d’amianto, che possono colpire i tessuti molli del nostro organismo come il peritoneo, la pleura e il pericardio, sono stati diagnosticati tra il 1993 e il 2018, ben 31.572 casi. Il 56,7% dei quali è concentrato in Lombardia (6653), Piemonte (5084), Liguria (3263) ed Emilia-Romagna (2873).

Ma se quasi il 70% dei casi è riconducibile a coloro che hanno lavorato in ambienti di lavoro contaminati, il 10% è stato identificato tra chi ha respirato amianto solo per aver convissuto in ambito familiare con una persona esposta in ambito professionale, oppure per cause ambientali. Mentre per il 20% l’ambito di esposizione è completamente ignota.

Inoltre, gli epidemiologi dell’Iss hanno individuato la mortalità precoce per mesotelioma come “indicatore” di esposizione ambientale all’amianto nei bambini. Tra il 2003 e il 2016 sono stati registrati 487 decessi tra gli under 50, persone residenti in 357 comuni tra i circa 8.000 esistenti, situati all’interno delle regioni a maggior rischio per la presenza sul territorio di importanti sorgenti di asbesto, come il Piemonte, la Lombardia, la Liguria e il Friuli Venezia Giulia, ma anche nuove aree potenzialmente a rischio. Individui che hanno “respirato amianto” in età pediatrica senza saperlo. Ragione già di per sé sufficiente per accelerare mappatura e bonifiche.

Tra i lavoratori maggiormente colpiti rimangono poi quelli edili, visto la presenza massiccia di amianto negli edifici costruiti prima del 1992. Un ulteriore approfondimento epidemiologico segnala come ci sia un trend crescente di mesoteliomi tra i lavoratori nel settore costruzioni, passato dal 15.8% dei casi nel periodo tra il 1992 e il 1998 al 23.9% tra il 2014 e il 2018.

Il Green deal passa anche dalla bonifica dell’amianto

Proprio il Parlamento europeo lo scorso 20 ottobre ha emesso una risoluzione che Commissione e stati membri dovranno fare propria quanto prima, a partire dalla sorveglianza epidemiologica sui lavoratori e tra tutti coloro che, per vari motivi, ne sono e ne saranno ancora a contatto. Il testo prevede il riconoscimento e indennizzo delle malattie correlate all’amianto, oltre che la verifica della presenza della fibra killer prima dei lavori di ristrutturazione energetica e della vendita o locazione di un immobile. Norme basilari, anche alla luce dell’ondata di riqualificazione degli edifici, innescata dal Green deal europeo e dal programma Next Generation Europe.

Una cosa è certa: il largo uso di amianto per l’edilizia in Italia, prima del divieto, rende la probabilità di esposizione per gli addetti alle bonifiche una preoccupazione reale ancora oggi. In particolare, per coloro che lavorano nella manutenzione e nella rimozione di vecchi edifici, senza sapere di venir a contatto con l’asbesto.

La risoluzione sottolinea, inoltre, che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) riconosce che l’amianto è un agente cancerogeno senza un livello soglia, (basta quindi potenzialmente una singola fibra per essere esposti), mentre il regolamento Reach ha specificato che la fabbricazione, la vendita e l’uso di fibre di amianto e di prodotti contenenti tali fibre intenzionalmente aggiunte sono vietati e si dovrà garantire la completa eliminazione dei prodotti di amianto, dagli stati membri, a decorrere dal 1° luglio 2025.

La mappa dei siti contaminati che non c’è

L’amianto, quindi, non è solo una pesante eredità del nostro passato industriale, ma resta un dramma dei giorni nostri che ricade e ricadrà anch’esso, sulle spalle delle nuove generazioni. La diffusione della fibra minerale cancerogena, infatti, sembra ancora più estesa di quanto non avevamo scritto nel 2015, nell’inchiesta di Wired Italia Il prezzo dell’amianto. La mappatura dei siti contaminati, indispensabile per identificare le aree da bonificare con la massima urgenza tra cui scuole, ospedali, caserme, rimane ancora incompleta o non accessibile per i cittadini, le associazioni delle vittime e i giornalisti.

Secondo i calcoli della direzione prevenzione del ministero della Salute, per bonificare in un anno gli oltre 23 milioni di tonnellate da amianto, quantificate nel 1992, occorrerebbero circa un milione e 700mila operatori. Mentre attualmente gli addetti alle bonifiche in Italia sono meno di 30mila. Come a dire che, di questo passo, ci vorranno ancora tra i sessanta e cento anni per completare le bonifiche nel nostro Paese.

I dati che mancano

A oggi, le stime ufficiali riportate nelle sezioni del sito web del ministero della Transizione ecologica (Mite), sia quella dedicata ai siti contaminati di interesse nazionale (Sin) che quella dedicata al Piano nazionale amianto (Pna), varato nel 2012 e mai messo davvero in pratica, parlano ancora di 108mila siti contaminati e solo 7.905 siti bonificati al 30 dicembre 2020. Eppure già nel 2018 Legambiente con il rapporto Liberi dall’amianto era riuscita a quantificare, proprio dai dati ottenuti mediante dei questionari somministrati alle stesse regioni, una stima di 370mila siti contaminati, pari circa a 57 milioni di metri quadrati di coperture di cemento-amianto.

Dati che dovrebbero essere comunicati puntualmente dalle amministrazioni regionali al Mite il 30 giugno di ogni anno. Ma, mentre alcune regioni, come il Piemonte, hanno reso disponibili i dati in formato open data e geolocalizzato, in alcuni casi non sono mai stati aggiornati negli ultimi 5 anni, come per la Lombardia che pure da sola aveva quantificato, già nel 2013. Circa 149mila siti. Solo parzialmente, quindi, i cittadini possono reperire informazioni sui siti delle regioni, delle agenzie regionali per l’ambiente (Arpa) e del proprio comune di residenza, nell’attesa che il nuovo portale Info amianto pa, avviato nel 2020 dal Mite venga reso disponibile e aperto alla consultazione.

Secondo Nicola Pondrano, già presidente nazionale del Fondo nazionale vittime amianto e responsabile della sezione previdenza dell’Associazione familiari e vittime dell’amianto di Casale Monferrato, come riferito recentemente in audizione al senato, una stima reale, conteggiando tutti gli immobili industriali, potrebbe essere, circa un milione di siti contaminati.

Tuttora, infatti, è in corso alla Corte di cassazione di Novara, uno dei processi Eternit Bis, che vede sul banco degli imputati il magnate svizzero Schmidheiny, patron della multinazionale, per la morte di 392 cittadini e lavoratori di Casale Monferrato. Procedimento avviato nel 2015, dopo che, un anno prima, la prescrizione aveva invalidato il primo processo per disastro innominato con 2889 parti lese. È invece dello scorso 6 aprile la sentenza di condanna per omicidio colposo in primo grado, a suo carico, per un solo lavoratore, deceduto a causa del mesotelioma per l’Eternit di Bagnoli (Napoli), dove esisteva un’altra sede dello stabilimento, così come a Cavagnolo (Torino) e Rubiera (Reggio Emilia).

Lo scheletro della Fibronit di Bari non esiste più

Bari, lo scheletro della Fibronit, copertina dell’inchiesta Il prezzo dell’amianto, è stato abbattuto. Finalmente, come abbiamo appreso dal Comitato cittadino Fibronit, verranno avviati i lavori per la realizzazione del “Parco della rinascita”, intitolato alle vittime.

Broni, in Lombardia, minuscola cittadina della provincia pavese, ma con la più alta incidenza di mortalità per mesotelioma d’Italia, cinquanta vittime all’anno per poco più di novemila abitanti nel 2021, è stata completata la messa in sicurezza dello stabilimento Fibronit. Oltre altri due importanti poli contaminati, quali l’ospedale e il polo scolastico Biffi. Solo qualche anno fa, i ragazzi si recavano ancora a scuola nelle aule ricoperte d’amianto. Bologna, invece, a causa dell’inquinamento da asbesto alle Officine Grandi Riparazioni, di proprietà di Ferrovie dello Stato, è stata anch’essa riconosciuta come sito di interesse nazionale. Ma le bonifiche devono ancora iniziare.

AMIANTO ZERO IN EMILIA ROMAGNA

Prevenzione e sicurezza nella giornata della memoria delle vittime del lavoro e dell’amianto, una campagna di comunicazione della Regione Emilia-Romagna per rilanciare il Piano regionale ‘Amianto zero’, in occasione della ricorrenza del 28 aprile. Sul sito web dedicato sono disponibili tutte le informazioni sul Piano, le Faq e specifici contenuti per categorie (cittadini, lavoratori, datori di lavoro, aziende addette alla bonifica e smaltimento, proprietari di immobili aperti al pubblico e amministratori di condominio), un video istituzionale di lancio e altre pillole video dedicate alla microraccolta. Della campagna, inoltre, fanno parte una locandina, una brochure informativa sugli ambulatori per i lavoratori ex esposti operativi presso tutte le Aziende Usl e una serie di banner per la comunicazione sui social.

Siamo da sempre impegnati per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori – sottolineano l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e l’assessora all’Ambiente, Irene Priolo -, impegnati a garantire il massimo sostegno a quanti stanno affrontando la malattia. Ma questo non basta, perché dobbiamo davvero eliminare le fonti di potenziale pericolo. E su questo stiamo lavorando, con determinazione per unire la tutela dell’ambiente, della salute e del lavoro». «Nel prossimo futuro – concludono gli assessori – metteremo a disposizione anche delle risorse per supportare i privati che devono procedere con operazioni di bonifica, per estendere ancora di più la portata dell’azione di prevenzione regionale». «Grazie alle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 ‘Piano operativo Ambiente’ – spiega la nota della Regione – l’Emilia-Romagna ha finanziato con un bando nel 2020 99 interventi per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto su edifici pubblici per 8.620.433,64 euro. Complessivamente, dai dati forniti nelle candidature degli interventi dai soggetti attuatori, sono e saranno rimossi 93.250,58 mq. In particolare, gli interventi hanno riguardato 77 edifici scolastici e 22 edifici ospedalieri in tutto il territorio regionale».

Cosa fa la Regione per gli ex esposti all’amianto – «Assistenza informativa e sanitaria per i lavoratori ex esposti all’amianto. È il programma messo a punto dalla Regione Emilia-Romagna, secondo il protocollo stabilito dalla Dgr n. 1410/2018, presso gli ambulatori di Medicina del Lavoro dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL della regione. Le patologie amianto-correlate, infatti, sono caratterizzate da lunghi periodi di latenza, ovvero fra l’esposizione lavorativa e il loro sviluppo possono trascorrere molti anni. Il programma di assistenza consiste in una visita specialistica presso gli ambulatori di Medicina del Lavoro delle Aziende Usl per definire il livello di esposizione pregressa ad amianto e avviare un adeguato percorso di sorveglianza sanitaria, condiviso su base regionale, con accesso facilitato ad eventuali accertamenti diagnostici e controlli periodici». «Inoltre – prosegue la nota – vengono fornite informazioni sui rischi per la salute derivanti dall’esposizione ad amianto e sull’importanza di adottare stili di vita salutari per prevenire complicanze, oltre che sugli aspetti assicurativi e previdenziali. Al programma possono accedere tutti i lavoratori ex esposti ad amianto residenti in Emilia-Romagna, dipendenti o autonomi, pensionati o occupati in altre attività o in condizione di disoccupazione, sani o già affetti da patologie amianto-correlate, fino a 30 anni dalla cessazione dell’esposizione lavorativa ad amianto. Possono accedere, inoltre, i lavoratori non residenti in Emilia-Romagna, ma che qui hanno svolto la principale attività professionale che li ha esposti ad amianto solo per la definizione del livello di esposizione. L’interessato si deve rivolgere direttamente all’ambulatorio di Medicina del Lavoro presso i Dipartimenti di Sanità Pubblica

dell’Azienda Usl in cui risiede o in cui è avvenuta la principale esposizione lavorativa. Non è necessaria l’impegnativa del medico curante. La visita e gli eventuali accertamenti diagnostici che verranno prescritti sono totalmente gratuiti».

I casi di mesotelioma in Emilia-Romagna – «Dal 1993 la Regione Emilia-Romagna si è dotata del Registro Mesoteliomi (ReM), che rileva tutti i nuovi casi di mesotelioma insorti dal 1996 nei cittadini residenti in regione al momento della diagnosi, lo studio dell’incidenza e delle cause di questa patologia. Al 31 dicembre 2021 sono stati registrati 3.186 casi di mesotelioma maligno: 2.298 casi riguardano uomini e 888 donne. I casi sono passati da 73 del 1996 a 160 del 2016. Negli anni successivi è stato registrato un lento ma costante calo sino a raggiungere i 144 casi nel 2019, ultimo anno ad incidenza completa. Il rapporto di genere (casi di genere maschile per ogni caso di genere femminile) è pari a 2,6, a conferma delle maggiori occasioni di esposizione degli uomini all’amianto anche nella nostra regione. L’esposizione ad amianto riconosciuta negli uomini è pari al 86,8%, mentre nelle donne è stata rilevata nel 60,9% dei casi. Inoltre, secondo i dati Inail al 30 aprile 2021, i casi di mesotelioma di origine professionale denunciati in Italia nel corso del 2020 sono stati 477. Di questi, 384 sono stati riconosciuti e indennizzati dall’Inail come di origine professionale».

La micro-raccolta – «Le attività di microraccolta riguardano esclusivamente i privati cittadini circa la rimozione di piccoli manufatti contenenti amianto in matrice compatta presenti nelle relative abitazioni e/o pertinenze, in base a precisi limiti quantitativi, nel rispetto delle norme di natura sanitaria e ambientale a tutela della salute del cittadino e dell’ambiente. Le tipologie di manufatto possono essere: pannelli, lastre piane e/o ondulate per un massimo di 24 mq e 360 kg, serbatoi, cisterne per acqua per un massimo di 2 e fino a 500 litri, canne fumarie 3 mt lineari, altre tubazioni per un massimo di 3 mt lineari, casette o cucce per animali per un massimo di n. 2 e altri manufatti (vasi, fioriere). Il costo per il servizio della microraccolta è “socializzato”, ovvero coperto dalla tariffa del servizio. In Emilia-Romagna nel 2020 sono stati raccolti attraverso il servizio di micro-raccolta oltre 630 mila kg di MCA (materiali contenenti amianto) compatto. Rispetto al 2019 (quasi 988 mila kg raccolti a consuntivo) la micro-raccolta è diminuita del 36% a causa della sospensione del servizio che alcuni gestori hanno attuato nel periodo di lockdown. Attualmente la micro-raccolta è presente nel 40% circa dei Comuni emiliano-romagnoli e ne è prevista la progressiva implementazione su tutto il territorio».

La mappatura – «Il primo Piano amianto della Regione Emilia-Romagna (“Piano Regionale di Protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”) è del 1996. Sono stati così censiti – aggiunge la nota – 31.321 edifici di cui 1.889 con Mca (materiali contenenti amianto) friabile e 30.023 aziende di cui 2.540 con Mca friabile.

Tutti i siti mappati risultano bonificati con rimozione completa. Inoltre, nel luglio 2004 la Regione Emilia-Romagna ha approvato il progetto “Mappatura delle zone del territorio regionale interessate dalla presenza di amianto”. Nel progetto sono stati prescelti gli edifici pubblici o privati aperti al pubblico, per tutelare la salute sia della popolazione professionalmente esposta, sia della popolazione generale, tendendo a eliminare totalmente l’esposizione alle fibre di amianto o, quanto meno, a ridurla ai livelli minimi possibili. La mappatura viene aggiornata periodicamente sulla base dei piani di controllo attuati dalle Aziende USL e l’attività di bonifica per rimozione completa del materiale contenente amianto, al 31 dicembre 2020, ha riguardato 965 siti, pari all’80% circa, su un totale di 1.198 comunicati dai proprietari e mappati inizialmente. Inoltre, 37 siti, riportati ancora in elenco, non vengono più utilizzati o sono adibiti ad un uso non aperto al pubblico, diverso da quello indicato nella mappatura iniziale. L’elenco comprende anche 19 “siti estrattivi con presenza naturale di amianto” di cui attualmente risultano attivi solo due. I 233 siti rimasti in mappatura comprendono anche quelli in cui sono stati già effettuati interventi di parziale rimozione o incapsulamento o confinamento. Per quanto riguarda in particolare le scuole, ad oggi delle 431 inizialmente mappate ne rimangono 35 (percentuale di rimozione pari al 92%) in cui sono stati effettuati interventi di parziale rimozione e/o di bonifica tramite confinamento o incapsulamento dei materiali e quelli attualmente rimasti sono situati in locali tecnici, il cui accesso è riservato al personale dedicato alla gestione degli impianti».

I controlli nei cantieri – «Tra il 2016 e il 2019 – scrive la Regione – sono stati mediamente ispezionati 1.259,5 cantieri (23,2% sul totale dei cantieri oggetto di vigilanza), con 1,2 sopralluoghi per cantiere. Nel 2020 sono stati ispezionati 939 cantieri (26,4% sul totale). Il calo si deve al rallentamento delle attività ispettive dei Servizi Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dei Dipartimenti di Sanità Pubblica a causa della pandemia di Covid-19. Si sottolinea comunque, per il 2020, l’incremento della percentuale dei cantieri amianto controllati sul totale dei cantieri ispezionati, a indicare come l’amianto rappresenti una priorità nelle attività degli organi di vigilanza. Nel 2021, invece, sono stati ispezionati 1.177 cantieri (23,9% sul totale), con un incremento che avvicina il numero di ispezioni a quello medio degli anni pre-covid. Si stima, inoltre, che nel periodo 2017-2021, sulla base dei Piani di Lavoro pervenuti alle Aziende Usl, siano state rimosse in Emilia-Romagna 157.912 tonnellate di amianto compatto e circa 1.469 tonnellate di amianto friabile, conferite in parte in discariche regionali e in parte in discariche situate fuori regione. Nel periodo 2011-2016 le quantità rimosse erano rispettivamente 287.390 tonnellate di compatto e 1.516 tonnellate di friabile». da il Piacenza it

RISCHIO CHIMICO IN AGRICOLTURA: LA VALUTAZIONE DI INSETTICIDI E FUNGHICIDI SULLE FOGLIE.

da inail.it

Il Quaderno si inserisce nel filone di ricerca sulla valutazione del rischio chimico nei lavoratori del comparto agricolo e presenta un approccio completamente nuovo per la valutazione dell’esposizione.

A questo scopo è stato sviluppato un metodo quantitativo per l’analisi diretta di alcuni comuni pesticidi sulle foglie di due colture estremamente diffuse in Italia: l’olivo e la vite. L’obiettivo del progetto era quello di ottenere un metodo di analisi molto veloce ed affidabile per valutare l’effettiva esposizione dei lavoratori agricoli durante le operazioni di rientro in campo. L’uso di una innovativa interfaccia per spettrometria di massa, la desorption electrospray ionization interface, ha permesso di raggiungere tale obiettivo fornendo i valori di concentrazione dei residui dei pesticidi semplicemente scansionando la superficie della foglia. Tali valori sono direttamente correlabili, tramite un’equazione, all’esposizione dermica potenziale e quindi possono fornire una stima molto accurata della quantità potenzialmente assorbibile dal lavoratore. Il metodo sviluppato è risultato quindi essere sensibile e accurato ma anche molto rapido essendo privo di pretrattamento (scarsa manipolazione del campione da parte dell’analista); inoltre, la quantità di solventi usata in tutto il processo risulta decisamente esigua (nell’ordine di pochi millilitri). Tutti questi aspetti hanno contribuito a rendere il metodo anche ecologico e a basso rischio di esposizione per coloro che devono effettuare i controlli.




Prodotto: Volume – Collana Quaderni di ricerca
Edizioni: Inail – marzo 2020
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

COME PROTEGGERSI DA INCIDENTI NUCLEARI

da https://healthy.thewom.it/divulgazione/radiazioni-protezione/

Una sostanza è detta radioattiva quando emette radiazioni. La quantità di materiale radioattivo rilasciato nell’ambiente si misura in Curie, mentre la dose di radiazioni ricevuta da una persona si misura in Rem.

Le radiazioni ionizzanti possiedono una quantità di energia sufficiente a danneggiare il DNA e causare la comparsa di tumori, al contrario delle forme di radiazione a bassa energia, non ionizzanti, come la luce visibile e le onde emesse dai cellulare che non danneggiano il DNA e ad oggi non sono ritenute causa di tumori.Simbolo nucleare in verde chiaro

iStock.com/matejmo

CAUSE

Tutti noi, ogni giorno, siamo esposti a quantità minime di radiazioni originate da

  • FONTI NATURALI, AD ESEMPIO DAGLI ELEMENTI PRESENTI NEL SUOLO O DALLA RADIAZIONE COSMICA PROVENIENTE DAL SOLE,
  • FONTI ARTIFICIALI, COME AD ESEMPIO GLI ELETTRODOMESTICI (AD ESEMPIO I VECCHI TELEVISORI A TUBO CATODICO), LE APPARECCHIATURE MEDICHE (GLI STRUMENTI RADIOGRAFICI, ALCUNI ESAMI DIAGNOSTICI E ALCUNE TERAPIE) ED I TEST NUCLEARI.

La quantità di radiazioni a cui siamo normalmente e quotidianamente esposti è minima, al contrario di quanto succede durante le emergenze radioattive (pensiamo per esempio agli incidenti nucleari o agli attentati terroristici), che potrebbero esporre le persone a dosi anche molto maggiori, a seconda della gravità dell’incidente.

Gli scienziati stimano che, in media, negli Stati Uniti ogni persona riceva una dose di circa due terzi di Rem all’anno: la metà circa dell’esposizione è provocata da fonti naturali, mentre la restante metà deriva soprattutto da apparecchiature mediche.

La parola contaminazione si riferisce al materiale radioattivo depositato in zone dove non dovrebbe essere, ad esempio su un oggetto o sulla pelle di una persona.

L’espressione contaminazione interna è riferita al materiale radioattivo che penetra nell’organismo attraverso

  • RESPIRAZIONE,
  • ALIMENTAZIONE,
  • ASSUNZIONE DI LIQUIDI,
  • FERITE,
  • ALCUNE FORME DI RADIOTERAPIA (IN CUI LA CONTAMINAZIONE È VOLUTA).

L’esposizione si verifica quando l’energia delle radiazioni penetra nell’organismo, ad esempio durante le radiografie si è esposti alle radiazioni ma non si diventa radioattivi.

SINTOMI

Le radiazioni possono danneggiare l’organismo in molti modi diversi e gli effetti avversi sulla salute derivanti dall’esposizione possono passare inosservati anche per molti anni.

I danni dovuti all’esposizione alle radiazioni possono essere

  • LIEVI, COME UN SEMPLICE ARROSSAMENTO DELLA PELLE,
  • GRAVI, AD ESEMPIO LA FORMAZIONE DI UN TUMORE E IL DECESSO.

L’entità del danno varia a seconda di fattori quali:

  • QUANTITÀ DI RADIAZIONI ASSORBITE DALL’ORGANISMO,
  • TIPO DI RADIAZIONI,
  • PERCORSO DI ESPOSIZIONE,
  • DURATA DELL’ESPOSIZIONE.

L’esposizione a dosi molto elevate di radiazioni può causare la morte del paziente entro pochi giorni o pochi mesi.

L’esposizione a dosi minime di radiazioni può far aumentare il rischio di tumore, oppure può diventare causa di insorgenza di altri problemi in fasi successive della vita.

ATTENTATI TERRORISTICI

Tra le possibili modalità in cui gli attentati terroristici possono causare l’esposizione a radiazioni ricordiamo:

  1. Introduzione di sostanze radioattive negli alimenti o nell’acqua: Anche se questo tipo di attentato potrebbe causare molta preoccupazione o paura, probabilmente non sarebbe grave dal punto di vista della contaminazione e non aumenterebbe il pericolo di effetti dannosi sulla salute.
  2. Una bomba sporca potrebbe causare gravi danni dovuti all’esplosione, ma molto probabilmente non conterrebbe una quantità sufficiente di sostanze radioattive in una forma tale da provocare gravi avvelenamenti da radiazioni in una grande quantità di persone. Le persone esposte alle radiazioni causate dalla bomba potrebbero tuttavia presentare un aumento del rischio di tumore nelle fasi successive della vita, a seconda della dose di radiazioni alla quale sono state esposte.
  3. Un incidente o un’esplosione di un impianto nucleare potrebbero causare il rilascio di una grande quantità di sostanze radioattive.
    • CHI SI TROVASSE NELL’IMPIANTO PROBABILMENTE POTREBBE ESSERE CONTAMINATO DALLE SOSTANZE RADIOATTIVE E FERITO DALL’EVENTUALE ESPLOSIONE.
    • CHI FOSSE STATO ESPOSTO AD UNA DOSE MOLTO ALTA DI RADIAZIONI POTREBBE SVILUPPARE UN AVVELENAMENTO.
    • CHI SI TROVASSE NELLA ZONA CIRCOSTANTE POTREBBE A SUA VOLTA ESSERE ESPOSTO O CONTAMINATO.
  4. Chiaramente l’esplosione di un ordigno nucleare potrebbe provocare diversi danni. Le persone sarebbero uccise o ferite dall’esplosione e contaminate dalle sostanze radioattive, con entità variabile a seconda della distanza dal luogo dell’esplosione. Molte persone potrebbero soffrire dei sintomi dell’avvelenamento da radiazioni. Dopo l’esplosione nucleare il fallout radioattivo arriverebbe a colpire zone anche molto lontane dal luogo dell’esplosione e sarebbe potenzialmente in grado di aumentare il rischio di tumori anche a distanza di anni e dall’attentato.

PREPARARSI AD UN’EMERGENZA NUCLEARE

Ogni comunità dovrebbe avere un piano d’emergenza da applicare in caso di emergenza nucleare: chiedete ai responsabili della vostra comunità se questo piano esiste, che cosa prevede e quali sono le istruzioni per l’evacuazione.

Mettete a punto un piano d’emergenza domestico, in modo che tutti i membri della vostra famiglia sappiano che cosa fare.

Tenete in casa un kit d’emergenza, utile per tutte le emergenze e non solo per quelle nucleari. Nel kit dovrebbero essere sempre presenti:

  • TORCIA CON BATTERIE DI RISERVA,
  • RADIO PORTATILE CON BATTERIE DI RISERVA,
  • ACQUA MINERALE,
  • ALIMENTI IN SCATOLA O CONFEZIONATI,
  • APRISCATOLE MANUALE,
  • KIT DI PRIMO SOCCORSO E FARMACI D’USO ABITUALE,
  • ASCIUGAMANI, SACCHI PER LA SPAZZATURA E CARTA IGIENICA.

COME PROTEGGERSI

Durante e dopo il rilascio di materiali radioattivi, le autorità locali e statali terranno sotto controllo i livelli di radiazioni e decideranno quali azioni da intraprendere per proteggere la popolazione.

La scelta dell’azione più adatta dipende dalla situazione, sintonizzatevi quindi sulle stazioni radio e televisive locali per avere tutte le informazioni e le istruzioni da seguire durante le emergenze.

Se l’emergenza nucleare è causata dal rilascio di ingenti quantità di materiali radioattivi, probabilmente vi sarà consigliato di rimanere dove siete, in casa o in ufficio, oppure di spostarvi in un luogo più sicuro.

Se le autorità consigliano di rimanere dove siete, in casa o in ufficio, è opportuno:

  1. Chiudere a chiave o con gli appositi fermi tutte le porte e le finestre.
  2. Spegnere i ventilatori, i condizionatori e i sistemi di raffreddamento che fanno entrare l’aria dall’esterno. Usate soltanto i dispositivi che fanno circolare l’aria già presente nell’edificio.
  3. Chiudere le valvole di tiraggio dei camini.
  4. Se possibile, portare gli animali domestici al chiuso con voi.
  5. Spostarsi in una camera più interna o in locali seminterrati.
  6. Tenere la radio sintonizzata sui canali dedicati all’emergenza o sulle notizie locali per capire che cosa dovrete fare.

Se le autorità consigliano di evacuare la zona, seguite le istruzioni che vi vengono date. Lasciate la vostra zona il più velocemente e il più ordinatamente possibile. Inoltre:

  • PORTATE CON VOI UNA TORCIA, UNA RADIO PORTATILE, LE BATTERIE, IL KIT DI PRIMO SOCCORSO, LE PROVVISTE DI ACQUA E ALIMENTI, L’APRISCATOLE, TUTTE LE MEDICINE ESSENZIALI, ABITI DI RICAMBIO, IL DENARO E LE CARTE DI CREDITO.
  • PORTATE CON VOI GLI ANIMALI DOMESTICI SOLO SE POTETE USARE I VOSTRI MEZZI PER SPOSTARVI E SOLO SE SIETE DIRETTI IN UN LUOGO IN CUI SIETE CERTI CHE GLI ANIMALI SARANNO ACCETTATI. I MEZZI E I RIFUGI D’EMERGENZA DI SOLITO NON ACCOLGONO GLI ANIMALI DOMESTICI.

IODURO DI POTASSIO

Lo ioduro di potassio (KI) dovrebbe essere assunto solo in caso di emergenza nucleare con rilascio di iodio radioattivo, ad esempio in caso di incidente nucleare o esplosione di una bomba atomica. È consigliabile assumere lo ioduro di potassio solo se le autorità sanitarie o i responsabili durante l’emergenza lo consigliano espressamente. Il razionale alla base di questa sorta di antidoto è aumentare la quantità di iodio NON radioattivo nell’organismo, per evitare che la tiroide assorba quello radioattivo (essendo incapace di scegliere uno piuttosto che l’altro).

Una bomba sporca, invece, con ogni probabilità non conterrà iodio radioattivo.

Chi è contaminato internamente dallo iodio radioattivo potrà soffrire di disturbi alla tiroide nelle fasi successive della vita. La tiroide assorbirà lo iodio radioattivo e potrà sviluppare noduli o tumori dopo la contaminazione.

Lo ioduro di potassio ha lo scopo di saturare la tiroide di iodio e diminuire così la quantità di isotopo radioattivo che potrebbe venire assorbito; purtroppo è invece del tutto inutile per gli altri tipi di esposizione alle radiazioni.

Alcuni pazienti sono allergici allo iodio, quindi non devono assumere lo ioduro di potassio. Se avete qualche preoccupazione a questo proposito, chiedete consiglio al vostro medico.

FONTI E BIBLIOGRAFIA

  • CDC (HTTP://WWW.BT.CDC.GOV/RADIATION/EMERGENCYFAQ.ASP), FONTE NON PIÙ DISPONIBILE

SILICA EXPOSURE 2000/2019

Una delle più importanti novità in tema di silice cristallina non è solo l’inserimento delle polveri di SLC tra gli agenti cancerogeni, ma anche l’assegnazione di un valore limite di esposizione professionale, contenuto nell’aggiornato ’allegato XLIII del D.Lgs. 81/2008.

Il nuovo valore assegnato (VLEP o OELV) è pari a 0,100 mg/mc, riferito alla frazione respirabile.

La nascita di questo valore consente l’integrale applicazione delle metodiche di valutazione di cui alla norma UNI 689, tra cui quelle che consentono di stabilire la presenza o meno di un rischio di esposizione all’agente aerodisperso SLC.

Sintesi di tutti i limiti di concentrazione noti:

FonteLimite concentrazione polveri SLC% rispetto a D.Lgs. 81/08
D.Lgs. 81/08 – Allegato XLIII0,100 mg/mc
TLV-TWA (ACGIH)0,025 mg/mc25%
Ex limite assicurativo Min. Lavoro0,050 mg/mc50%

Come stabilire se è presente un rischio cancerogeno per i lavoratori?

Il Datore di lavoro, per il tramite del proprio RSPP o del tecnico valutatore del rischio, con la opportuna collaborazione del Medico Competente, dovrà individuare i lavoratori o le mansioni omogenee di lavoratori per le quali è presente un rischio di esposizione alla SLC.

Al fine di addivenire ad un giudizio di rischio cancerogeno “presente” occorrerà quindi decidere quale criterio di valutazione applicare.

La scelta di tale criterio diventerà dirimente, vero e proprio spartiacque da cui far discendere successivamente tutti gli obblighi prevenzionistici previsti dal D.Lgs. 81/08, da quelli di formazione e sorveglianza sanitaria, all’apertura del registro degli esposti ad agenti cancerogeni.

L’applicazione integrale della norma UNI 689 giunge in aiuto del valutatore, in funzione del numero di campioni disponibili sarà possibile attribuire un giudizio di Compliance oppure no.

FonteLimite concentrazione polveri SLC% rispetto a D.Lgs. 81/08
UNI 689 (3 misure)0,010 mg/mc10%
UNI 689 (4 misure)0,015 mg/mc15%
UNI 689 (5 misure)0,020 mg/mc20%
Soglia di sicurezza (INAIL)0,012 mg/mc12,5%
Da ottouno safety first

LA PUBBLICAZIONE INAIL

Questa pubblicazione in inglese di Inail presenta un Database dell’esposizione alla silice. Inail include i dati di oltre 8000 campioni, descritti per attività e qualifica, raccolti durante le indagini svolte in tutta Italia dal 2000. Le elaborazioni statistiche dei risultati delle misurazioni dell’esposizione personale presentate nel Report potrebbero essere utili per la gestione del rischio professionale dall’inalazione di silice cristallina, per identificare misure di controllo del rischio e buone pratiche da applicare nelle industrie e per supportare studi epidemiologici.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

VERSIONE IN ITALIANO.

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2019
Disponibilità: Si – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LA GESTIONE SICURA DI SUOLI CONTAMINATI DA AMIANTO

da Inail.it

Le attività di caratterizzazione, campionamento, gestione del suolo contaminato e relative analisi non risultano ancora sufficientemente normate. Il suolo può risultare contaminato da amianto sia a causa di attività antropiche inquinanti che di processi naturali di disgregazione di Pietre verdi.

L’interazione con tali suoli può contribuire alla loro alterazione e contaminazione con l’amianto. Considerando l’elevato numero di aree con suoli contaminati da amianto, si comprende quanto la loro gestione in sicurezza rivesta un suolo strategico per la riqualificazione del territorio, il recupero di uso del suolo in aree compromesse e risparmi economici. E’ stato dunque predisposto il presente volume che indica le modalità operative in campo volte ad evitare esposizioni indebite.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL REGISTRO NAZIONALE MESOTELIOMI-SETTIMO RAPPORTO

Da inail.it

Il VII Rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM) descrive i risultati della sorveglianza epidemiologica dei casi incidenti di mesotelioma maligno rilevati dalla rete dei Centri Operativi Regionali (Cor).

Il volume riporta le analisi epidemiologiche per i dati di incidenza e di esposizione ad amianto per oltre 30.000 casi di mesotelioma diagnosticati nel periodo 1993-2018 nel nostro Paese. Sono analizzati i clusters territoriali, i dati concernenti le attività economiche e le mansioni maggiormente coinvolte nell’esposizione rilevati dalle interviste anamnestiche retrospettive ai soggetti ammalati.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it