RISCHIO BIOLOGICO

EFFICACIA DEI VACCINI A mRNA NEI SANITARI

Da Dottnet.it

Lo studio ha scoperto che il personale sanitario che ha ricevuto un regime a due dosi di vaccino Pfizer-BioNTech aveva un rischio inferiore dell’89% di malattia sintomatica, con Moderna del 96%

I vaccini COVID-19 sono altamente efficaci nella prevenzione delle malattie sintomatiche tra gli operatori sanitari in contesti reali. I vaccini COVID-19 sono altamente efficaci nella prevenzione delle malattie sintomatiche tra gli operatori sanitari in contesti reali. Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha scoperto che il personale sanitario che ha ricevuto un regime a due dosi di vaccino Pfizer-BioNTech aveva un rischio inferiore dell’89% di malattia sintomatica rispetto a coloro che non erano vaccinati. Per coloro che hanno ricevuto il regime a due dosi del vaccino Moderna, il rischio è stato ridotto del 96%.

I ricercatori hanno anche scoperto che i vaccini sembravano funzionare altrettanto bene per le persone che hanno più di 50 anni, appartengono a gruppi razziali o etnici che sono stati colpiti in modo sproporzionato da COVID-19, hanno condizioni mediche di base e hanno una maggiore esposizione ai pazienti con COVID-19.

21.12.2020 – Vday vaccinazione contro Covid19 ospedale di Vicenza – Vicenza Foto Francesca Baldi , caposala medicina Covid – fotografo: parisotto

L’efficacia dei vaccini era, tuttavia, inferiore nelle persone immunocompromesse. “Che questo studio abbia dimostrato l’efficacia dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 per proteggere gli operatori sanitari – persone che hanno lavorato instancabilmente e con un grande rischio potenziale per prendersi cura dei loro amici e vicini – è una dichiarazione importante per affrontare qualsiasi scetticismo residuo. sull’importanza che tutti vengano vaccinati”, ha affermato il dott. David Talan, professore di medicina d’urgenza e di medicina e malattie infettive presso la David Geffen School of Medicine dell’UCLA e co-autore dello studio.

Il progetto, Preventing Emerging Infections through Vaccine Effectiveness Testing, o PREVENT, è stato condotto con ricercatori del Carver College of Medicine dell’Università dell’Iowa. Lo studio ha valutato quasi 5.000 operatori sanitari: 1.482 che erano risultati positivi al COVID-19 e mostravano i sintomi della malattia e 3.449 che avevano sintomi simili al COVID-19 ma erano risultati negativi alla malattia. I partecipanti provenivano da 33 centri medici accademici statunitensi, tra cui Olive View – UCLA Medical Center di Sylmar, in California.

Tutti i partecipanti hanno completato sondaggi riguardanti le loro informazioni demografiche, il tipo di lavoro e i fattori di rischio per malattie gravi da COVID-19, nonché il loro stato di vaccinazione.

Altri risultati includono:

  • Un regime a due dosi di uno dei vaccini mRNA ha ridotto il rischio di malattia del 95% tra i neri e afroamericani, dell’89% tra gli ispanici, dell’89% tra gli asiatici o delle isole del Pacifico e del 94% tra gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska persone, rispetto alle persone non vaccinate.
  • Di tutti coloro che hanno ricevuto una singola dose di uno dei vaccini mRNA a due dosi, il rischio di malattia è stato ridotto dell’86% tra i neri e afroamericani, dell’82% tra gli ispanici, dell’80% tra gli asiatici o degli abitanti delle isole del Pacifico e 76% tra gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska rispetto alle persone non vaccinate.
  • Per le persone obese o in sovrappeso, un regime a due dosi ha ridotto il rischio di malattia del 91%; nello stesso gruppo, la vaccinazione parziale ha ridotto il rischio del 76% tra i parzialmente vaccinati rispetto ai non vaccinati.
  • Per le persone che soffrono di ipertensione, un regime a due dosi di entrambi i vaccini mRNA ha ridotto il rischio di malattia del 92% e la vaccinazione parziale ha ridotto il rischio dell’83% tra i parzialmente vaccinati rispetto ai non vaccinati.
  • Per le persone che hanno l’asma, un regime a due dosi di entrambi i vaccini mRNA ha ridotto il rischio di malattia del 91% e la vaccinazione parziale ha ridotto il rischio del 78% tra i parzialmente vaccinati rispetto ai non vaccinati.
  • Per le persone immunocompromesse, il rischio di malattia è stato ridotto del 39% indipendentemente dal fatto che ricevessero una dose singola o due dosi di uno dei due vaccini mRNA.
  • Sessantadue persone nello studio erano incinte nel momento in cui sono state intervistate. La vaccinazione è risultata efficace al 77% nel prevenire la malattia sintomatica COVID-19 tra le persone in gravidanza che avevano ricevuto almeno una dose di uno dei vaccini mRNA.

A causa del periodo di tempo relativamente breve dello studio – da dicembre 2020 a maggio 2021 – la ricerca non affronta per quanto tempo i vaccini continuano a fornire protezione contro il COVID-19. Inoltre, i dati sono stati raccolti prima dell’emergere della variante delta, quindi l’efficacia dei vaccini oggi potrebbe essere diversa da quella che sarebbe contro le varianti precedenti.

fonte: New England Journal of Medicine

VACCINO COVID E ALTRI VACCINI.

Pubblicata la nota congiunta di Ministero della Salute, CSS, AIFA e ISS “Intervallo temporale tra la somministrazione dei vaccini anti-SARS-CoV-2/COVID-19 e altri vaccini”.Sebbene nelle schede tecniche dei vaccini anti-SARS-CoV-2/COVID-19 autorizzati da EMA non siano presenti, ad oggi, indicazioni relative alla loro somministrazione concomitante con altri vaccini, sarà possibile programmare la somministrazione dei vaccini anti COVID-19 e antinfluenzale nella medesima seduta vaccinale.

Per i vaccini vivi attenuati, invece,  può essere considerata valida una distanza minima precauzionale di 14 giorni prima o dopo la somministrazione del vaccino anti SARS-CoV-2.  

Da omceomi.it

MENO EFFETTI COLLATERALI CON LA TERZA DOSE

Da dottnet.it

Gli effetti collaterali noti della vaccinazione sono “in modo significativo più leggeri” nella terza dose a paragone delle prime due inoculazioni. Lo hanno rivelato nuovi dati diffusi dal ministero della sanità israeliano. Fatica, debolezza e dolore al braccio dell’iniezione – hanno mostrato – sono molto meno comuni per tutti i gruppi di età alle prese con il booster.

Secondo queste statistiche, una spossatezza generale è stata riscontrata a seguito della terza dose in 86.6 persone per milione contro 271.8 e 251.1 per milione in seconda e prima dose rispettivamente. Dolore nella zona della vaccinazione è stato riscontrato in 42.7 persone per milione nella terza dose contro le 222.9 e le 514.3 della seconda e prima dose. Su circa 3 milioni e 200 mila immunizzazioni con il booster (oggi si è a 3.400.000) i casi seri di effetti collaterali sono stati solo 19 anche se il ministero della sanità ha spiegato che gli esperti stanno esaminando se questi siano proprio collegati al vaccino.Infine, il ministero ha anche diffuso i dati relativi ai casi segnalati di miocarditi (infiammazioni del muscolo cardiaco) nella fascia di età 12/15 anni che hanno avuto prima e seconda dose. Tali dati – ha detto il ministero – hanno “un tasso non significativo”. 

LONG COVID: IL PUNTO AL XXV CONGRESSO SIN

L’impatto della pandemia e le complicanze neurologiche causate dall’infezione da Covid-19 ancora al centro dell’attenzione, ma non solo; le nuove frontiere nella cura della Malattia dell’Alzheimer, le recenti tecniche di indagine dell’ictus in grado di guadagnare i tempi di intervento, il ruolo della neurologia nelle malattie rare, l’impiego delle immunoglobuline nelle terapie neurologiche.

Sono alcuni dei temi al centro del XXV Congresso Mondiale di Neurologia, l’incontro biennale tra i massimi esperti mondiali della scienza neurologica, in questa edizione virtuale in programma dal al 7 ottobre 2021.

Il Long Covid

«Secondo l’analisi preliminare dello studio Neuro-Covid realizzata sui primi 904 pazienti ospedalizzati, provenienti da 18 centri del Nord e Centro Italia nel periodo marzo 2020-marzo 2021, si conferma che il disturbo neurologico più frequente è l’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto (anosmia- ageusia, circa il 40% dei pazienti Neuro-Covid) con durata superiore a 1 mese nel 50% dei casi e fino a oltre 6 mesi nel 20%» ha spiegato Ferrarese. «Un secondo disturbo, anch’esso molto frequente (circa il 25% dei pazienti Neuro-Covid), è l’encefalopatia acuta ovvero uno stato di confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione, fino ad una alterazione dello stato di coscienza e al coma». È tuttora oggetto di dibattito il legame causa-effetto tra l’infezione da Covid e l’ictus ischemico, verificato nel 20% dei casi dei pazienti oggetto dello studio Neuro-Covid ha aggiunto. Quanto alla cefalea associata a Covid, ha detto Ferrarese, «è frequente, nel 50% dei casi diventa cronica e dura oltre 2 settimane mentre in circa il 20% dei casi ha una durata superiore ai 3 mesi». Infine, ha concluso, «i disturbi cognitivi post-Covid fanno parte della “sindrome long Covid”, non sono rari (circa il 10% dei soggetti Neuro-Covid) ma l’entità del disturbo è quasi sempre di grado modesto e non raggiunge i criteri di una “demenza”. La durata media è circa 3 mesi e si risolve spontaneamente entro i 6 mesi in quasi la totalità dei casi».

ELENCO FARMACI IMMUNOSOPPRESSIVI PER ACCESSO ALLA 3 DOSE

La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale

L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva (clicca qui per scaricare l’elenco completo) da considerare ai fini della selezione dei soggetti per i quali può essere indicata la dose addizionale di vaccino anti COVID-19.

La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti (ove non specificatamente dettagliato) la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale. Pertanto la lista di farmaci pubblicata deve essere utilizzata nell’ambito di una valutazione clinica che tenga conto non solo dei farmaci utilizzati, ma anche della specifica diagnosi, della storia clinica e dello stato attuale del singolo paziente.

Si ribadisce, infine, che la decisione di somministrare una dose addizionale di vaccino deve essere presa in rapporto alle caratteristiche cliniche del paziente, non in base al dosaggio degli anticorpi anti spike in quanto non è attualmente disponibile uno standard di riferimento e non è stata definita una concentrazione considerata ottimale/adeguata. da dottnet.it

VACCINI COVID FATTI ALL’ESTERO: QUELLI VALIDI.

una circolare del ministero della Salute riconosce altri tre vaccini somministrati all’estero ai fini del green pass.

Si tratta di:
– Covishield (Serum Institute of India), prodotto su licenza di AstraZeneca;
– R-CoVI (R-Pharm), prodotto su licenza di AstraZeneca;
– Covid-19 vaccine-recombinant (Fiocruz), prodotto su licenza di AstraZeneca.

La circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero, Giovanni Rezza, precisa che questi vaccini “sono considerati validi ai fini dell’emissione della Certificazione verde Covid a favore dei cittadini italiani (anche residenti all’estero) ai i loro familiari conviventi e ai cittadini stranieri che dimorano in Italia per motivi di lavoro o studio, indipendentemente dal fatto che siano iscritti al Servizio Sanitario Nazionale o al Sasn (Assistenza Sanitaria al Personale Navigante), nonché tutti i soggetti iscritti a qualunque titolo al Servizio Sanitario Nazionale che sono stati vaccinati all’estero contro il Sars-CoV-2″.

Inoltre, fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di ingressi transfrontalieri, “le certificazioni di vaccinazione rilasciate dalle autorità sanitarie nazionali competenti estere, a seguito di vaccinazione con vaccini autorizzati da Ema o con i vaccini equivalenti di cui sopra, sono considerate come equipollenti alla certificazione verde Covid per le finalità previste dalla legge”.

Queste certificazioni dovranno riportare almeno i seguenti contenuti:
– dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita);
– dati relativi al vaccino (denominazione e lotto);
– data/e di somministrazione del vaccino;
– dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria).

Le certificazioni vaccinali, in formato cartaceo e/o digitale, dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue:
– italiano;
– inglese;
– francese;
– spagnolo;
– tedesco.

Nel caso in cui il certificato non fosse stato rilasciato in una delle cinque lingue indicate, è necessario che venga accompagnato da una traduzione giurata. La validità dei certificati vaccinali è la stessa prevista per la certificazione verde Covid-19 (Certificato Covid digitale dell’Ue) emessa dallo Stato italiano. Da Fortuneita.com

FIRMATO IL PROTOCOLLO PER LE AREE SCIISTICHE

22 Settembre 2021

© Fotografia – Bardonecchia

Fisi, Andef, Federfuni, Amsi e Colnaz, ovvero la Federsci, le due associazioni degli impiantisti e i rappresentanti dei Maestri di sci, hanno firmato oggi a Milano il protocollo che normerà la riapertura delle ski area e l’utilizzo degli impianti di risalita. L’accordo, arrivato quest’anno in tempi utili, arriva nelle stesse ore in cui la Camera ha approvato il Decreto Green Pass Bis, che prevede l’utilizzo del “passaporto vaccinale” per gli impianti di risalita.

protocollo fisi

Le località turistiche non possono permettersi di vivere un altro inverno senza sci, dato che proprio dal turismo bianco e in particolare dalle attività legate allo sci alpino e alla sua filiera arriva la maggior parte degli incassi legati al turismo montano.

Nel protocollo sono elencate le prescrizioni per l’accesso agli impianti e le pratiche per garantire la sicurezza di lavoratori e turisti. Oltre a vari accorgimenti per garantire il distanziamento e i flussi di persone, si accederà agli impianti con la certificazione verde covid 19 e si dovrà utilizzare la mascherina almeno chirurgica. Per quanto riguarda la portata degli impianti sarà dell’80% negli impianti chiusi: funivie, cabinovie e seggiovie con cupola e del 100% su seggiovie e skilift.  Da dovesciare.it

Qui il protocollo integrale.

GREEN PASS E IDONEITÀ: LA NOTA DI ANMLA

 Da ANMLA

Pubblichiamo la nota Associativa, redatta dal Gruppo di Lavoro COVID-19, in merito alle problematiche che molti tra i Soci stanno incontrando in relazione alla Certificazione verde COVID-19.

Come recita la premessa del documento constatata una qual certa confusione in materia, lo scopo è in sostanza fornire elementi per chiarire che il MC non è generalmente coinvolto nelle procedure relative al controllo dell’assolvimento dell’obbligo vaccinale, né dal (inesistente) collegamento tra Green Pass ed idoneità lavorativa.

File Allegati:

SMART WORKING E LAVORATORI FRAGILI FINO AL 30 OTTOBRE 2021

Da valoreitaliano.it

Lo Stato di emergenza al momento é prorogato fino al 31 dicembre, lo smart working per i lavoratori fragili fino al 31 ottobre 2021Poi cosa accadrà, chi tutelerà le categorie più deboli e maggiormente a rischio? Ed inoltre quanti non possono usufruire del lavoro agile potranno o meno fare richiesta del congedo per gravi motivi sanitari equiparato al ricovero ospedaliero?

Su questa tematica ‘calda’ e di assoluto interesse é intervenuto con un editoriale in esclusiva per noi il Dott Francesco Provinciali, già dirigente ispettivo Miur e giudice minorile, che sulla questione si é speso molto. Nei prossimi giorni daremo spazio ad altri suoi approfondimenti sulla questione e sulle attuali normi vigenti. Di seguito le sue parole:

Smart working e lavoratori fragili, come si procederà?

Così Provinciali: “Con il prolungamento dello ‘stato di emergenza’ pandemica fino al 31 dicembre 2021 si ripropongono alcune questioni legate alla categoria dei lavoratori fragili e dei titolari delle tutele di cui alla legge 104/92, nel settore pubblico e in quello privato.

Con Decreto Legge-COVID19 n.° 105 del 23 luglio 2021 viene infatti prorogata la possibilità di accedere allo smart working per i lavoratori certificati temporaneamente inidonei alla normale attività lavorativa, ‘provvidenza’ che era stata sospesa dopo il 30 giugno u.s.

L’art. 9 del citato decreto – infatti- ripristina retroattivamente la facoltà di avvalersi del lavoro agile nel periodo compreso tra il 1° luglio u.s. e il 31 ottobre p.v.

Tutta la normativa relativa alla tutela dei lavoratori cd. “fragili” ha seguito peraltro l’evoluzione della pandemia e -in modo diversificato- è stata correlata allo stato di emergenza, considerando che i soggetti affetti da invalidità riconosciuta, malattie autoimmuni, cure chemioterapiche, artrite reumatoide, situazioni di tutela personale previste dall’art.3 comma 3 della legge 104/1992  ecc. avrebbero corso un rischio elevato di contrarre il Covid19 nel proprio ambiente di lavoro.

La campagna vaccinale in atto ha interessato anche i lavoratori fragili che – se vaccinati  con una o due somministrazioni o in possesso della “Green card” presentano adesso una esposizione al rischio teoricamente meno compromessa in partenza, ferme restando le incognite della variante Delta (e di altre possibili a motivo della mutazione genetica del virus) tenuto conto dei contesti lavorativi dove si presentano di norma situazioni di promiscuità e quindi di potenziale compromissione.

La possibilità di accedere allo smart working con domanda da presentare al datore di lavoro , previo possesso del certificato di inidoneità temporanea legata al perdurare dello stato di emergenza, rilasciato dal medico competente o dall’autorità sanitaria della AST, risolve dunque se pur parzialmente questo potenziale vulnus.

In passato, tuttavia, ai lavoratori fragili era consentito di avvalersi dello stato di malattia equiparato al ricovero ospedaliero e non computabile nel periodo di comporto del rispettivo CCNL : questa forma di ulteriore tutela (ad evitare contagi in situazioni in cui l’attivazione dello smart working avrebbe comportato difficoltà operative) era stata concessa , poi rimossa, poi ancora ripristinata”

Gli step del decreto sostegni e lo stato dell’arte ad oggi sullo smart working per soggetti fragili

“Per ricordare i passaggi più recenti il Decreto sostegni varato dal Governo il 19 marzo u.s.  prevedeva la piena tutela per i lavoratori fragili del settore pubblico e privato, con l’estensione fino al 30 giugno 2021 del periodo utile ad usufruire a richiesta del congedo per gravi motivi sanitari equiparato al ricovero ospedaliero.
In questo modo veniva sanato un vulnus che il DPCM 2 marzo 2021 non aveva previsto, non rinnovando analoga previsione normativa che invece era contemplata all’art. 481 della legge di bilancio 2021 n°178 del 30/12/2020.

Ne conseguiva che i lavoratori fragili che non potevano essere adibiti a lavoro agile e che erano stati riconosciuti “inidonei temporaneamente al servizio ordinario”, con certificazione della Commissione ATS  o del medico competente, potevano  chiedere di usufruire fino al 30 giugno del congedo per motivi di salute – “prevenzione COVID 19” , con certificato del medico di base purché riportasse  il codice V07.

Allo stato attuale – tuttavia –  il citato D.L. 105 del 23 luglio 2021  non contempla più questa possibilità.

Quindi, di fatto e in diritto, lo smart working rimane l’unica forma di tutela applicabile per questa categoria di lavoratori.

Per ora, tuttavia: infatti un eventuale ripristino di questa fattispecie normativa resta legato all’evoluzione della pandemia e ai risultati della campagna vaccinale, che non prevede per ora l’obbligo di sottoporsi alla somministrazione del vaccino.

Ne deriva che la “partita” resta aperta e in predicato di ulteriori, eventuali provvedimenti e tutele legati all’andamento della pandemia. Non mancheremo di seguire gli sviluppi della questione per la quale in passato avevamo interpellato la Presidenza del Consiglio dei Ministri con esito, come sopra descritto, favorevole.

INDICAZIONI INAIL CONTROLLO INFEZIONE COVID IN AMBITO SCOLASTICO

Il documento “Indicazioni strategiche ad interim per la prevenzione e il controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (a.s. 2021-2022)” intende  presentare le possibili misure di mitigazione/controllo da adottare in relazione ai possibili scenari epidemiologici di diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 nelle comunità scolastiche (inclusi i percorsi di istruzione e formazione professionale – IeFP) nel 2021-2022 alla luce dell’impatto delle misure intraprese nella stagione 2020-2021, dei cambiamenti epidemiologici e dello stato di avanzamento della campagna vaccinale.


Le misure di prevenzione e contrasto alla trasmissione di SARS-CoV-2 si sono basate principalmente su interventi di prevenzione non farmacologica, di contact tracing e di testing per la didattica in presenza, tra cui, il distanziamento fisico, l’utilizzo delle mascherine, la sanificazione degli ambienti, il ricambio d’aria, l’igiene delle mani e l’etichetta respiratoria.
Il documento fa anche il punto sulle evidenze scientifiche finora prodotte in Italia dalle istituzioni sanitarie che dimostrano come la trasmissione del virus fra i giovani sia legata più alla comunità che alla frequenza e alla sede scolastica.


Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it