MENO EFFETTI COLLATERALI CON LA TERZA DOSE

6 Ottobre 2021

Da dottnet.it

Gli effetti collaterali noti della vaccinazione sono “in modo significativo più leggeri” nella terza dose a paragone delle prime due inoculazioni. Lo hanno rivelato nuovi dati diffusi dal ministero della sanità israeliano. Fatica, debolezza e dolore al braccio dell’iniezione – hanno mostrato – sono molto meno comuni per tutti i gruppi di età alle prese con il booster.

Secondo queste statistiche, una spossatezza generale è stata riscontrata a seguito della terza dose in 86.6 persone per milione contro 271.8 e 251.1 per milione in seconda e prima dose rispettivamente. Dolore nella zona della vaccinazione è stato riscontrato in 42.7 persone per milione nella terza dose contro le 222.9 e le 514.3 della seconda e prima dose. Su circa 3 milioni e 200 mila immunizzazioni con il booster (oggi si è a 3.400.000) i casi seri di effetti collaterali sono stati solo 19 anche se il ministero della sanità ha spiegato che gli esperti stanno esaminando se questi siano proprio collegati al vaccino.Infine, il ministero ha anche diffuso i dati relativi ai casi segnalati di miocarditi (infiammazioni del muscolo cardiaco) nella fascia di età 12/15 anni che hanno avuto prima e seconda dose. Tali dati – ha detto il ministero – hanno “un tasso non significativo”. 

Comments (1)

  1. MARCO DE DONNO

    Anche a questo giro molto interessante vedere cosa succede in Israele a seguito di scelte che temporalmente anticipano le nostre.
    Al momento si direbbe che in Italia l’indirizzo sia ancora quello di procedere sì con la terza dose ma non indiscriminatamente (per quanto, se ho capito bene, proprio oggi sia stata aperta una certa facilità di prenotazione per gli ultrasessantenni, anche in assenza di fragilità specifiche dipendenti da altre patologie).
    Quindi ora come ora l’indirizzo dichiarato in merito alla terza dose sembrerebbe tradursi in un “non per tutti”, ma con ampia disponibilità ad assecondare chi richiede spontaneamente l’ulteriore somministrazione.
    Per le fasce meno anziane al momento quasi inutile parlarne (perché a parte il personale medico raramente c’è il requisito dei sei mesi di tempo dalla somministrazione precedente); tuttavia fra non molto dovremo probabilmente cominciare a porci la questione per tanti lavoratori di media e giovane età e del settore anche privato per i quali l’ambiente di lavoro potrebbe ancora costituire un fattore in qualche modo di esposizione.
    A quel punto sarà terza dose senza tanto pensarci su, oppure decisione caso per caso, magari a seguito di ampio uso di diagnosi individuali di laboratorio sugli anticorpi?

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