MEDICINA DEL LAVORO

SETTIMANA EUROPEA DELLA SICUREZZA 22/28 OTTOBRE 2018

In occasione della settimana europea della sicurezza l ‘agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro lancia una campagna per sensibilizzare sui rischi posti dalle sostanze pericolose nell’ambiente di lavoro e a promuovere una cultura della prevenzione di tali rischi per eliminarli o, qualora ciò non sia possibile, gestirli efficacemente

Euosha 2018 2019

La campagna 2018/2019  “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose” intende contribuire a migliorare la comprensione dell’importanza della gestione delle sostanze pericolose negli ambienti di lavoro attraverso i seguenti obiettivi strategici:

1.          Sensibilizzare sull’importanza della gestione delle sostanze pericolose negli ambienti di lavoro europei fornendo fatti e cifre sulle esposizioni a tali sostanze e sulle loro conseguenze per i lavoratori.
2.          Promuovere la valutazione dei rischi, l’eliminazione e la sostituzione delle sostanze e dei processi nonché l’attribuzione di priorità gerarchica alle misure di prevenzione fornendo informazioni sugli strumenti disponibili e sugli esempi di buone pratiche.
3.          Sensibilizzare sui rischi connessi all’esposizione ad agenti cancerogeni sul lavoro sostenendo lo scambio di buone pratiche, in linea con la tabella di marcia sugli agenti cancerogeni.
4.          Rivolgersi a gruppi di lavoratori con livelli più elevati di rischio, ad esempio a causa della loro limitata conoscenza delle sostanze pericolose, fornendo fatti e cifre e informazioni sulle buone pratiche.
5.          Aumentare la sensibilizzazione in merito agli sviluppi politici e alla legislazione fornendo una panoramica del quadro e delle linee guida esistenti.

Come per le precedenti edizioni, è una campagna decentralizzata, coordinata dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) ma gestita a livello nazionale dagli Stati Membri, attraverso i rispettivi Focal Point, con il supporto delle proprie reti.

L’Inail rappresenta il Focal Point nazionale, in cooperazione con un network nazionale.

Per la campagna sono state realizzate e messe a disposizione sul sito di Eu-Osha risorse informative tese a favorire una maggiore sensibilizzazione e una migliore comprensione riguardo al tema delle sostanze pericolose.

 

Vuoi aiutare a far passare i messaggi della campagna? Puoi partecipare alla campagna «Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose» in molti modi diversi, ad esempio:

diffondendo e pubblicizzando i materiali della campagna per favorire la sensibilizzazione;

organizzando attività ed eventi quali corsi di formazione, conferenze e concorsi;

utilizzando e promuovendo il pratico strumento elettronico.

partecipando al premio per le buone pratiche nell’ambito della campagna «Ambienti di lavoro sani e sicuri», in cui le organizzazioni di diversi settori e dimensioni ricevono un riconoscimento per i contributi innovativi alla salute e sicurezza sul lavoro (SSL);

prendendo parte alle Settimane europee per la sicurezza e la salute sul lavoro nell’ottobre di ogni anno (43esima settimana dell’anno), il centro dell’attività della SSL in Europa;

diventando partner ufficiale della campagna, se sei un’organizzazione paneuropea o internazionale;

aderendo come partner nazionale della campagna, se sei attivo a livello nazionale;

aderendo come partner della campagna nel settore dei media, se lavori per un mezzo di comunicazione nazionale o europeo;

mantenendoti aggiornato tramite le nostre attività sui media sociali. Ci trovi su FacebookTwitterLinkedIn e altri media.

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I DIECI COMANDAMENTI DEL LAVORO “SMART “

dal sito forbes.it

Mentre sempre più aziende stanno introducendo piani per agevolare il cosiddetto lavoro smart per i propri dipendenti, in Italia così come nel resto del mondo sta aumentando il numero di liberi professionisti che svolgono il proprio compito da remoto. Dalla propria abitazione così come dalle sempre più numerose postazioni di co-working. Secondo una recente statistica resa nota da Global Workplace Analytics e FlexJobs, le persone che lavorano almeno parzialmente da casa sono cresciute del 115% negli ultimi dieci anni, mentre sono il 72% in più quelle che dichiarano di considerare questa possibilità come un benefit nel caso in cui decidano di cambiare azienda. Insomma, il cosiddetto lavoro agile piace sempre di più.Immagine correlata

E non solo perché permette di conciliare meglio impegni professionali con vita familiare. I cosiddetti home workers si dicono infatti più soddisfatti e produttivi rispetto ai colleghi costretti a passare lunghe ore in ufficio. Naturalmente a patto di rispettare alcune regole fondamentali. La prima? Imparare a gestirsi per evitare di perdere tempo. Ecco allora dieci consigli desunti dalla ricerca per lavorare da remoto rendendo di più.

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1 – Scandire la giornata. La prima cosa da fare quando si lavora in casa è determinare la propria giornata lavorativa. Si può decidere di iniziare la mattina presto o, al contrario, di godersi le prime ore della giornata dedicando alla sfera professionale il pomeriggio o la sera. In ogni caso è fondamentale decidere un orario e rispettarlo, proprio come se si dovesse timbrare il cartellino dell’ufficio. In questo modo non si rischia di procastinare perdendo occasioni e denaro.

2 – Darsi un termine. Una volta impostato l’orario giornaliero di lavoro è necessario stabilire il momento esatto per terminare la giornata professionale. Quando si rimane in casa può essere forte la tentazione di proseguire a oltranza, magari in prossimità di una scadenza. Invece è bene darsi un termine ben preciso e rispettarlo in modo da riuscire a staccare, rilassarsi e prepararsi agli impegni del giorno dopo.

3 – Pausa e sport. In ufficio concedersi una pausa è abbastanza semplice: basta andare a prendere un caffè con i colleghi. Quando si resta in casa è più complicato, ecco perché è necessario imporsela. Il consiglio è quello di non saltare mai i pasti, mangiando proprio come se si fosse in pausa pranzo. Può essere utile anche staccare per qualche minuto ogni ora, dedicandosi a qualcosa di diverso. Che sia un giro sul tapis roulant o un po’ di giardinaggio sul balcone.

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4 – Medio termine. Un altro consiglio è quello di organizzare il proprio tempo pensando nel medio periodo, cioè fissando una tabella di marcia settimanale. Questa abitudine permette di gestire le proprie giornate in modo più equilibrato, ma anche di alleggerire il carico mentale delle cose da fare. Naturalmente questo calendario deve tenere conto delle scadenze più urgenti, che vanno affrontate prima. Lasciando indietro quelle che possono aspettare un po’ di più.

5 – Darsi obiettivi. Un altro consiglio è quello di avere sempre un obiettivo nel corso della giornata. Questa strategia non solo aiuta a scandire meglio il tempo, ma permette anche di mantenere alto l’entusiasmo. Definire l’impegno professionale non solo in base alle ore impiegate ma anche in base agli obiettivi raggiunti è il modo migliore per affrontare il lavoro da casa senza dispersione di energie.

6 – Niente distrazioni. Uno dei maggiori pericoli quando non si lavora in un ambiente professionale è quello di cadere costantemente nella tentazione di distrarsi. In ufficio mantenere alta la concentrazione è infatti più semplice. Ecco perché a casa è fondamentale lasciare da parte, nelle ore dedicate al lavoro, tutte le altre attività. Che sia la lavatrice, il bucato da stirare o una telefonata con l’amica, l’unica cosa alla quale si deve pensare è il raggiungimento del proprio obiettivo prefissato.

7 – Stile professionale. Gli esperti di smart working raccomandano anche di comportarsi a casa proprio come se si andasse in ufficio. Questo implica la necessità di vestirsi ogni mattina e di arredare un angolo del proprio appartamento proprio come un piccolo ambiente di lavoro. Questo aiuta a distinguere i due piani, quello personale e quello professionale, anche da un punto di vista psicologico. E permette di concentrarsi meglio.

8 – Cercare il confronto. Quando si lavora lontano dall’ufficio può mancare il confronto, il rapporto umano con colleghi e responsabili. Per questo può essere opportuno trovare una persona, magari un altro libero professionista, con il quale condividere la giornata di lavoro. L’ideale, in questo caso, è cercare uno spazio di co-working creato proprio con questo scopo.

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9 – Rituale su misura. Dopo una lunga giornata di lavoro in casa può essere utile premiarsi attraverso un rituale personale. Questa abitudine ha due effetti positivi: indica che la parentesi professionale è conclusa e può lasciare spazio a quella personale, aiuta a non proseguire gli impegni a oltranza. Il rituale è molto personale, ci si può alzare e mettere in ordine la propria scrivania, aggiornare l’agenda per il giorno successivo, farsi una tazza di tè o regalarsi dieci minuti di relax.

10 – Imparare a staccare. Una volta conclusa la giornata di lavoro è bene staccare da tutto. Questo vuol dire non controllare più la mail, spegnere il pc e, se possibile, uscire di casa per rilassarsi un po’. Una regola che vale per tutti. Anche per chi passa le tradizionali otto ore in ufficio.

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QUANDO LAVORARE IN PIEDI FA BENE A SALUTE E PRODUTTIVITA’

Dal ilgiornale.it di Alessandro Conte
Una recente ricerca ha dimostrato che lavorare in piedi, avvalendosi di speciali scrivanie, può aumentare sensibilmente la produttività: ecco per quali ragioni

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Lavorare in piedi non è una delle modalità più gradite dai dipendenti degli uffici, eppure vi sono benefici in termini di produttività. La scoperta arriva dall’Università di Leicester ed è stata pubblicata sul British Medical Journal. Lo studio ha evidenziato come il 43% dei lavoratori che ha optato per un posto in piedi, nel giro di un anno abbia migliorato le proprie prestazioni. Inoltre, il 52% di coloro che utilizzavano una scrivania alta, a 12 mesi di distanza si sentivano più coinvolti nel loro lavoro. Per questa ricerca sono stati coinvolti 146 lavoratori dell’NHS – National Health Service, il sistema sanitario inglese – che in precedenza avevano trascorso la maggior parte della giornata seduti: 69 di loro hanno continuato con la normale attività, mentre 77 sono stati inseriti in un gruppo di intervento e hanno cambiato la loro postazione.

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Questo gruppo, inoltre, ha partecipato a un seminario di formazione per conoscere le conseguenze causate da uno stile di vita sedentario, definendo quindi degli obiettivi da raggiungere. Il tempo di lavoro trascorso seduto è stato misurato a distanza di tempo, partendo dall’inizio e poi passando a scadenze di 3, 6 e 12 mesi. Alla fine dell’anno, il tempo trascorso seduti su una sedia si è ridotto di oltre un’ora al giorno. Precedenti ricerche hanno affermato che i lavorare in piedi aiuta a perdere fino a mezzo chilo l’anno, nonché come questa scelta sia di contrasto l’invecchiamento precoce.

Risultati immagini per lavorare in piedi in ufficio

Nel frattempo, grandi aziende come Apple prevedono la possibilità che il dipendente lavori in piedi, se lo desidera, considerando come siano sempre più noti i rischi della vita sedentaria. Infine, anche un altro studio internazionale, svolto all’inizio di quest’anno, ha portato a dei risultati analoghi: infatti, è stato scoperto che i lavoratori che son rimasti in piedi per sei ore al giorno hanno bruciato 54 calorie extra nell’arco delle 24 ore, con una conseguente perdita di grasso in eccesso.

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AMBIENTI LAVORATIVI CON “PARTICOLARI RISCHI” A BOLOGNA IL 17-19 OTTOBRE 2018

DA UFFICIO STAMPA AIFOS

Come affrontare la gestione dei rischi in particolari ambienti lavorativi

Si terrà un convegno il 19 ottobre 2018 ad Ambiente Lavoro di Bologna per affrontare la sicurezza, le tutele per i lavoratori e i monitoraggi nelle attività che si svolgono in particolari ambienti lavorativi.

Nel mondo del lavoro sono molte le attività svolte in particolari ambienti lavorativi caratterizzati da criticità e specificità rilevanti per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Specificità e peculiarità che, in fase di valutazione dei rischi e nel pieno rispetto di quanto richiesto dalla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, devono essere analizzate per poter elaborare idonee strategie di prevenzione.

Il convegno sui particolari ambienti lavorativi Proprio per migliorare la prevenzione in molte attività lavorative caratterizzate da particolari rischi, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro (AiFOS) ha organizzato il 19 ottobre 2018, durante la manifestazione “Ambiente Lavoro” che si tiene a Bologna Fiere, il convegno “Rischi, tutele e monitoraggi in particolari ambienti lavorativi”.

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Ricordiamo che “Ambiente Lavoro”, manifestazione che si tiene a Bologna dal 17 al 19 ottobre 2018 presso il quartiere fieristico, è un momento di incontro tra operatori e aziende e uno spazio di promozione e diffusione di soluzioni e proposte per il presente e il futuro della prevenzione di incidenti e malattie professionali in Italia.

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Il convegno sui particolari ambienti lavorativi, organizzato da AiFOS, vuole porre l’attenzione in particolare sull’analisi dei rischi legati ad attività svolte in ambiente montano, sanitario e attività su strada. Le attività lavorative eseguite in ambiente montano Con il Gruppo di progetto AiFOS Montagna si affronteranno, ad esempio, specifiche tematiche di valutazione dei rischi, tutele e monitoraggi legate ad attività lavorative eseguite in ambiente montano.

Risultati immagini per MONTAGNA AIFOSSi affronteranno, in questo caso, le caratteristiche del lavoro svolto spesso in condizioni critiche su terreni accidentati, in aree disagiate in zone di montagna, su pendenze elevate e in spazi ristretti dove si riduce il livello di meccanizzazione del lavoro ed aumentano le operazioni svolte direttamente dal lavoratore. Le attività gravose e gli ambienti lavorativi

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Alcuni fattori descritti per le attività lavorative eseguite in ambiente montano possono essere, in realtà, trasversali in attività anche molto differenti tra loro e che coinvolgono numerosi lavoratori quali: addetti degli impianti a fune, addetti del settore agricolo, operatori impegnati in lavori e turni notturni, addetti al settore forestale, addetti alla produzione di energia elettrica, 

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Durante il convegno e con l’aiuto degli esperti di medicina del lavoro si affronteranno le tematiche legate a quelle attività cosiddette gravose che possono portare all’insorgenza di malattie professionali importanti.

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Durante il convegno si cercherà di capire quali siano i rischi, le tutele ed i monitoraggi relativi a queste attività e quali potranno essere le prospettive future. Infine, attraverso un focus relativo all’ergonomia, si approfondiranno anche i rischi derivanti dalle posture scorrette dei lavoratori nelle professioni sanitarie infermieristiche e in altri settori lavorativi.

 

Il link per avere ulteriori informazioni:

http://aifos.org/home/eventi/fiere/ambiente_lavoro_2018_int/eventi_ambiente_lavoro_2018/rischi_tutele_e_monitoraggi_in_particolari_ambienti_lavorativi

L’incontro, riservato a massimo 100 partecipanti, è valido per il rilascio di n. 2 crediti di aggiornamento per la figura di formatore alla sicurezza (area tematica 2), RSPP/ASPP.

Segnaliamo che per la partecipazione al convegno organizzato da AiFOS è gratuita, ma è necessaria la registrazione agli eventi e il pagamento della quota d’ingresso ad Ambiente Lavoro.

Per informazioni: Sede nazionale AiFOS: via Branze, 45 – 25123 Brescia c/o CSMT, Università degli Studi di Brescia tel.030.6595031 – fax 030.6595040 www.aifos.it – info@aifos.it – convegni@aifos.it “

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VADEMECUM ALLA RIDUZIONE DEL TASSO MEDIO TARIFFE INAIL 2019

 dal sito https://blog.tuttocarrellielevatori.it
― L’Inail ha reso note le procedure e le modalità di compilazione per la richiesta che andrà presentata entro il 28 febbraio 2019

Le aziende che hanno effettuato interventi volti a migliorare le condizioni di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, possono beneficiare della riduzione del tasso medio di tariffa, da parte dell’INAIL. L’Istituto ha infatti definito gli interventi che rientrano nella concessione del beneficio, individuando la documentazione utile che ne provi l’attuazione.

Risultati immagini per TASSO MEDIO TARIFFE INAIL

Per avere accesso alla riduzione, le aziende che avessero attuato migliorie dovrà presentare un’istanza compilando il modulo OT24, reso noto insieme alla relativa Guida di Compilazione. La domanda potrà essere presentata esclusivamente online, accedendo ai servizi del sito www.inail.it entro e non oltre il termine del 28 febbraio 2019, pena l’ammissibilità.

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Modello OT24 e suddivisione settoriale degli interventi

Il modello OT24, disponibile per chi abbia migliorato le condizioni di sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro fa riferimento agli interventi relativi all’anno solare 2018 suddivisi in 5 sezioni:

  • Interventi di carattere generale
  • Interventi di carattere generale ispirati alla responsabilità sociale
  • Interventi trasversali
  • Interventi settoriali generali
  • Interventi settoriali

Risultati immagini per TASSO MEDIO TARIFFE INAIL

Ad ogni tipologia di intervento è assegnato un punteggio e per l’accesso alla riduzione del tasso medio di tariffa, è necessario avere eseguito interventi la cui somma di punteggio non sia inferiore a 100. Il punteggio è stato tarato in relazione alle dimensioni delle aziende richiedenti (grandi, medie, piccole e micro imprese) ed è previsto un numero differente di condizioni e di interventi da porre in essere a seconda della dimensione aziendale. Alle micro e piccole aziende, ad esempio, vengono richieste migliorie numericamente inferiori rispetto alle imprese di grandi e medie dimensioni.

Nel modello OT24, l’azienda dichiara di essere a conoscenza che il beneficio venga concesso dall’Istituto previo accertamento di tutti gli obblighi sia contributivi che assicurativi oltre che subordinata all’osservanza delle norme per la prevenzione degli infortuni. E’ fatta salva, inoltre, la possibilità da parte dell’INAIL di procedere anche in sede di istruttoria o successivamente alla verifica di quanto dichiarato dall’azienda richiedente.

Com’è calcolata la riduzione del tasso medio di tariffa?

La riduzione del tasso medio di tariffa viene determinata in funzione del numero di dipendenti rispetto al periodo di riferimento, secondo lo schema:

Fino a 10 lavoratori: riduzione al 28%
Da 11 a 50: riduzione al 18%
Da 51 a 200: riduzione al 10%
Oltre 200: riduzione al 5%

Risultati immagini per TASSO MEDIO TARIFFE INAIL

Come avviene la comunicazione di accoglimento della domanda?

L’accoglimento ed il rigetto dell’istanza, debitamente motivati, vengono comunicati al datore di lavoro, attraverso PEC entro e non oltre 120 giorni dalla data di presentazione della domanda. Nel caso in cui l’istanza presentata venga accolta, il riconoscimento della riduzione ha effetto per l’anno in corso alla data di presentazione ed è applicata al momento della regolazione del premio assicurativo dello stesso anno.

Qualora in qualsiasi momento l’Inail dovesse riscontrare l’azienda mancante di requisiti, l’Istituto procederà all’annullamento della riduzione e alla richiesta di integrazione dei premi dovuti, oltre che all’applicazione di sanzioni.

Il modulo OT24 può essere scaricato al seguente link: https://www.inail.it/cs/internet/docs/mod-ot24-anno-2018.pdf

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NUOVO MANUALE INAIL DI PRIMO SOCCORSO

L’INAIL ha reso disponibile un nuovo manuale sul primo soccorso nei luoghi di lavoro con tutte le indicazioni pratiche e organizzative per affrontare le emergenze nei luoghi di lavoro e quindi  le conseguenze più importanti degli infortuni, sulla base del quadro normativo italiano e delle più recenti linee guida.

Il Manuale è stato realizzato dal DIMEILA, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale di INAIL, a cura del coordinatore scientifico, Bruno Papaleo che figura come autore con Giovanna Cangiano, Sara Calicchia, Mariangela De Rosa e in collaborazione con Laura Marcellini, tutti ricercatori del Dipartimento.

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La prima parte del manuale contiene informazioni per l’organizzazione di un sistema efficace  ed efficiente di primo soccorso aziendale con un particolare taglio rivolto a datori di lavoro ed ai responsabili del servizio di prevenzione e protezione.
Nella seconda parte, più tecnica, sono descritte le manovre di primo soccorso, orientate a mantenere in vita l’infortunato ed a limitare i danni dovuti ad eventi avversi. Rispetto ad altri manuali più datati è presente una sezione i per poter utilizzare il defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) e predisporre delle misure di emergenza nei luoghi di lavoro che prevedano l’utilizzo del DAE in caso di necessità: “Ciò conferisce un valore aggiunto per il sistema dell’emergenza aziendale, soprattutto in quegli ambienti di lavoro in cui lo sforzo fisico e lo stress psico-fisico sono particolarmente importanti o dove sono presenti fattori di rischio per arresto cardio-circolatorio (elettricità, presenza di gas, contatto con determinate sostanze come il monossido di carbonio), oppure nei luoghi isolati, dove è più difficile che il soccorso avanzato arrivi in tempo, come impianti di perforazione, cantieri di costruzione, piattaforme marine ecc”.

Primo soccorso nei luoghi di lavoro: nuovo manuale INAIL
Negli ultimi anni, la normativa sull’utilizzo del DAE da parte di personale non sanitario,( sottolinea Sergio Iavicoli, Direttore del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, ) l’impegno degli operatori del 118 e delle associazioni di emergenza, insieme alle campagne di sensibilizzazione alla rianimazione cardiopolmonare sostenute dalla Unione Europea, hanno facilitato la diffusione delle manovre salvavita alla popolazione generale. Questo manuale contribuisce alla diffusione di questa cultura nei luoghi di lavoro, attraverso il trasferimento di buone pratiche organizzative e formative dirette ad una gestione più operativa ed efficace dei sistemi di primo soccorso”.

Prodotto: volume
Edizioni: Inail – 2018
Disponibilità: Sì –  Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

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DEFIBRILLATORE DAE SUI LUOGHI DI LAVORO

Un  interessante articolo dell’Ing. Giuseppe Urone tratto dal sito http://www.ingegneri.info
Cos’è un DAE, obbligatorietà nei luoghi di lavoro e quali rischi si corrono: Il quadro tecnico e normativo che ne regola i criteri e le modalità di diffusione tra sicurezza e medicina del lavoro

Ogni giorno si sente parlare sempre più spesso dei Defibrillatori Semi-Automatici Esterni (DAE) e di quanto sia importante attuare politiche di diffusione di dispositivi idonei e misure di emergenza, con lo scopo di anticipare i tempi di primo soccorso qualora si verifichino casi di arresto cardiaco (AC) sui luoghi di lavoro. Questo è frutto di una crescente sensibilizzazione sul tema verificatasi a seguito dell’introduzione con l’art. 15 del D.Lgs. n. 81/2008 e ss.mm.ii. delle misure generali di tutela che riconoscono di fondamentale importanza le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso e dal D.M. 18 Marzo 2011 che obbliga l’uso dei DAE stabilendone i criteri e le modalità di diffusione ed i requisiti minimi necessari al loro utilizzo.
In questo articolo verranno analizzati gli aspetti principali, i rischi collegati al mancato primo soccorso e quali sono le prescrizioni di legge secondo il TUSL e la normativa vigente da osservare.

Cos’è un DAE e qual è il suo utilizzo

La sigla DAE significa “Defibrillatore Semi-Automatico Esterno”, ed è un dispositivo in grado di riconoscere automaticamente la fibrillazione e la tachicardia ventricolare esonerando l’operatore da tale compito e di defibrillare su comando somministrando una scarica elettrica alla persona che ha subito un arresto cardiaco.
Il funzionamento del DAE avviene per mezzo dell’applicazione di elettrodi in placche adesive sul torace del paziente. A seguito dell’applicazione strategica di tali elettrodi, il dispositivo controlla il ritmo cardiaco e se necessario si carica e si predispone per la scarica avvertendo l’operatore di premere un pulsante per erogare quest’ultima. Dopo ciascuna scarica il defibrillatore si mette in attesa, ripetendo l’analisi del ritmo cardiaco con intervalli regolari e predisponendosi per una nuova scarica se necessario.

Rischi che si corrono e come poterli limitare

Cartello di segnalazione della presenza del Defibrillatore Semi-Automatico Esterno
L’implementazione di un programma di rianimazione cardio-polmonare e di defibrillazione precoceentro 5 minuti dal problema ventricolare dell’assistito, facendo passare la probabilità di sopravvivenza da meno del 5% a oltre il 50%, risulta pertanto essere indispensabile e fondamentale per rafforzare il tema della prevenzione sui luoghi di lavoro.
Questo si può attuare attraverso la diffusione e l’uso del defibrillatore semi-automatico esterno a soggetti “laici”, sia sanitari che non sanitari, al di fuori del soccorritore professionista, essendo la ripresa cardio-circolatoria da un Arresto Cardio-Respiratorio (ACR) tempo-dipendente. Si attesta infatti, che per ogni minuto trascorso dall’esordio dalla fibrillazione ventricolare (FV) o tachicardia ventricolare (TV) e la prima defibrillazione, la sopravvivenza del soggetto si riduce del 7-10% in assenza di manovre di rianimazione.

Proprio in merito alla defibrillazione precoce nei luoghi di lavoro, si è espresso il Dipartimento di Medicina del Lavoro dell’INAIL in un FactSheet del 2016, del quale segnaliamo l’intervento relativo ai fattori lavorativi che contribuiscono ad aggravare le malattie cardiovascolari, tra i quali “il contatto con alcune sostanze (come il monossido di carbonio e il piombo), l’asfissia da inalazione di gas tossici, le condizioni lavorative stressanti, l’esposizione al caldo o al freddo estremi, lo sforzo fisico eccessivo ed i fattori di rischio professionali come l’elettrocuzione, che portano alla fibrillazione ventricolare e quindi all’arresto cardiaco”.

La presenza di DAE nei luoghi di lavoro e la contestuale formazione di personale addestrato all’uso di questi ultimi ed alla rianimazione cardio-polmonare migliorano l’outcome a medio (dismissione dall’ospedale) e lungo termine (sopravvivenza a un anno e 5 anni), creando le figure dei “First Responders”, ovvero cittadini comuni che possono dare una prima risposta di supporto durante un ACC (Arresto Cardio-Circolatorio) riducendo così la morte improvvisa per malattie cardiovascolari.
 
Quali indicazioni ci fornisce la normativa relativa la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro
L’attuale normativa relativa alla Sicurezza sui Luoghi di Lavoro(D.Lgs. n. 81/2008 e ss.mm.ii.) non prevede la dotazione di defibrillatori semi-automatici esterni da parte delle aziende, ma l’obbligo di formazione del personale al primo soccorso, confermando l’importanza della presenza sui luoghi di lavoro di personale addestrato e di dispositivi idonei a tutelare al meglio la salute dei lavoratori, considerando le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso uno degli elementi portanti della gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, tanto da inserirle nell’ambito delle misure generali di tutela (art. 15 del D.Lgs. n. 81/2008) e conferendo al datore di lavoro un ruolo cardine nella valutazione del pericolo consultato il medico competente e nel prendere i provvedimenti necessari in materia di primo soccorso e di assistenza medica di emergenza (art. 45 del D.Lgs. n. 81/2008).
Normativa vigente che regola i criteri e le modalità di diffusione dei DAE
La materia in riguardo è disciplinata dalla Legge n. 120 del 3 Aprile 2001, la quale nella XIV legislatura, è stata oggetto di due interventi di modifica: essa è stata infatti novellata una prima volta dall’articolo n. 1 della Legge n. 69 del 15 Marzo 2004, con la quale si è estesa la possibilità di utilizzare i defibrillatori in sede intra ed extraospedaliera a tutto il personale debitamente addestrato, anche non medico e non sanitario e successivamente dall’articolo n. 39‐vicies quater del Decreto Legge n. 273 del 30 Dicembre 2005, convertito con modificazioni, dalla Legge n. 51 del 23 Febbraio 2006, disponendo che la formazione del personale sanitario non medico e del personale non sanitario possa essere svolta anche da organizzazioni medico scientifiche senza scopo di lucro nonché dagli enti operanti nel settore dell’emergenza sanitaria.

Col crescente interesse e riconoscimento da parte del Ministero della Salute che la fibrillazione ventricolare è causa rilevante di decessi sull’intero territorio nazionale e che la defibrillazione precoce rappresenta il sistema più efficace per garantire le maggiori percentuali di sopravvivenza, col D.M. 18 Marzo 2011 “Determinazione dei criteri e delle modalità di diffusione dei defibrillatori automatici esterni di cui all’articolo 2, comma 46, della legge n. 191/2009” si è provveduto all’individuazione dei criteri e delle modalità per favorire la diffusione di defibrillatori semiautomatici, confermando le indicazioni contenute nel documento approvato con l’accordo Stato-Regioni del 27 Febbario 2003 “Linee guida per il rilascio dell’autorizzazione all’utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori semiautomatici” con cui si è inteso promuovere la realizzazione di programmi regionali per la diffusione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE), indicando i criteri per l’individuazione dei luoghi, degli eventi, delle strutture e dei mezzi di trasporto dove deve essere garantita la disponibilità dei DAE, nonché le modalità della formazione degli operatori addetti.

Col D.M. 18 Marzo 2011 vengono infatti fissati i requisiti minimi per ogni DAE, stabilendo che ogni dispositivo deve essere predisposto per poter effettuare l’analisi automatica dell’attività elettrica del cuore d’una persona vittima di un arresto cardiocircolatorio al fine di interrompere una fibrillazione o tachicardia ventricolare, il caricamento automatico con shock esterni trans-toracici ripetuti a intervalli di tempo pre-programmati in accordo con le linee guida e non modificabili dagli utilizzatori non medici e la registrazione dei tratti elettrocardiografici realizzati e dei dati di utilizzazione dell’apparecchio. Viene inoltre disposto in via prioritaria che devono essere dotati di DAE obbligatoridurante lo svolgimento delle loro attività:
– Mezzi di soccorso sanitario a disposizione del sistema di emergenza territoriale 118;
– Mezzi di soccorso sanitario appartenenti alle organizzazioni di volontariato, alla croce rossa italiana ed al dipartimento della protezione civile;
– Mezzi aerei e navali adibiti al soccorso e al trasporto degli infermi;
– Ambulanze di soggetti pubblici e privati che effettuano servizio di assistenza e trasporto sanitario;
– Società Sportive sia professionistiche che dilettantistiche e all’interno di impianti sportivi, secondo quanto previsto dal Decreto Legge Sanità n. 158 del 13 Settembre 2012;
Di valutare la presenza nelle aree ad alto rischio come le strutture industriali ed i luoghi di lavoro:
– nelle aree dove sono presenti apparecchi elettrici;
– nei luoghi di lavoro all’aperto, dove possono cadere fulmini o dove si lavora su linee elettriche;
– in zone isolate dove è più difficile far arrivare i soccorsi come impianti di perforazione, cantieri di costruzione, piattaforme marine ecc.;
– in luoghi di transito o permanenza di molte persone.
E nelle aree con particolare afflusso di pubblico come:
– Luoghi isolati e zone disagiate;
– Strutture sanitarie e sociosanitarie residenziali e semi-residenziali autorizzate, poliambulatori, ambulatori dei medici di medicina generale;
– Auditorium, cinema, teatri, parchi divertimento, discoteche, sale gioco e strutture ricreative, stadi, centri sportivi;
– Grandi e piccoli scali per mezzi di trasporto aerei, ferroviari e marittimi, strutture industriali;
– Centri commerciali, ipermercati, grandi magazzini, alberghi, ristoranti;
– Stabilimenti balneari e stazioni sciistiche; strutture sede di istituti penitenziari, istituti penali per i minori, centri di permanenza temporanea e assistenza; strutture di enti pubblici: scuole, università, uffici; postazioni estemporanee per manifestazioni o eventi artistici, sportivi, civili, religiosi;
– Farmacie;
– Ambito domiciliare, per quanto riguarda il domicilio di pazienti potenzialmente a rischio di morte cardiaca improvvisa.


La riduzione del premio INAIL per prevenzione alle aziende che adottano il DAE

Negli ultimi tempi inoltre, per sostenere e sensibilizzare la diffusione dei DAE nelle aziende, l’INAIL riconosce la messa a disposizione di quest’ultimi e la relativa formazione BLS-D(Basic Life Supporta and Defibrillation) come intervento di miglioramento che consente di ottenere la riduzione del premio INAIL per mezzo del modello OT 24. I corsi di formazione devono essere effettuati da Centri di Formazione Accreditati dalle singole regioni secondo specifici criteri e sono svolti in conformità alle Linee Guida nazionali del 2003 così come integrate dal D.M. 18 Marzo 2011, con l’obbligo dell’attività di retraining ogni 2 anni del personale formato, con lo scopo principale di garantire che quest’ultimo possa utilizzare i DAE e comprendere l’addestramento teorico-pratico alle manovre di BLS-D con particolare riferimento al D.M. n. 388/2003 “Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,in attuazione dell’articolo 15,comma 3, del D.lgs 19 Settembre 1994, n. 626, e ss.mm.ii.”.

Marcatura CE e verifica dei requisiti operativi del DAE
Occorre infine precisare che tutti i dispositivi devono essere omologati con marcatura CE regolata dalla Direttiva 93/42/CEE ed attuata in Italia dal D.Lgs. n. 46/1997 e che per garantire il corretto funzionamento:
– Ogni 1-2 anni deve essere aggiornato il software che modifica la forma d’onda e l’intervallo di analisi tra uno shock elettrico e l’altro;
– Ogni 4-5 anni deve essere sostituita la batteria (non ricaricabile) e gli elettrodi;
– Con cadenza annuale, l’ASL verifica la presenza dei requisiti per tenere operativo un DAE.

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QUALE SAREBBE L’ORARIO DI LAVORO DI LAVORO IDEALE?

DA UN ARTICOLO DI ANGELA NANNI COMPARSO SUL QUOTIDIANO “LA STAMPA” IL 17/09/2018

Per la maggior parte degli italiani le vacanze sono ormai terminate e ognuno, volente e nolente, si è rimesso all’opera e si confronta con i propri impegni lavorativi.

L’orario di lavoro è per moltissime persone un vero e proprio problema che può rendere difficile anche amare quello che si fa, perché l’impiego non lascia lo spazio desiderato per i propri interessi e impegni di famiglia e non di rado crea problemi di salute. In particolare i lavoratori su turni tendono a lamentare problemi di salute quali insonnia, disturbi digestivi, neuropsichici e metabolici.

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Lavorare su turni non è solo un’esigenza per chi opera nella sanità, negli aeroporti, nei grandi centri commerciali che ormai aprono al pubblico 7 giorni su 7 e che sfiorano l’h 24, ma a volte anche una scelta dettata dalla speranza di avere mezza giornata libera da dedicare alla famiglia. Una possibilità che nel concreto non sempre si realizza per l’impossibilità di scambiare i turni se sopraggiunge un impegno inatteso, perché il personale è talmente incastrato dai turni di lavoro stesso che liberarsi è tutt’altro che facile.

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«Definire in linea teorica quale potrebbe essere l’orario di lavoro migliore in assoluto è molto difficile, poiché definirlo dipende da molteplici fattori di carattere fisiologico-patologico come per esempio il ciclo sonno-veglia, il livello di vigilanza e di performance, ma anche di tipo psicologico, sociale e ambientale. Tutti questi fattori si intersecano e influenzano vicendevolmente e in maniera diversa nei diversi lavoratori in relazione all’età, al genere, alla situazione familiare, alle condizioni socio-economiche, abitative, ai tempi di pendolarismo, organizzazione degli orari sia di lavoro sia dei servizi sociali (ad es. trasporti, scuole, uffici)» spiega Giovanni Costa, Ordinario di Medicina del lavoro in quiescenza, dell’Università di Milano.

 

Esiste un orario di lavoro ottimale?

Per moltissimi lavoratori il lavoro consiste di 40 ore settimanali distribuite su 5 giorni settimanali dalle 9 alle 17. Un esperimento condotto in Finlandia, tuttavia, ha provato a vedere cosa succede riducendo l’orario di lavoro da 8 a 6 ore al giorno.

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I dipendenti si sono rivelati felici della soluzione: è stata riscontrata una maggiore soddisfazione a fronte di un uguale o superiore rendimento lavorativo. L’esperimento, però, è stato giudicato come antieconomico per il datore di lavoro.

 

«È chiaro che, in linea generale, un periodo di lavoro più breve, un’organizzazione più flessibile, con tempi di riposo adeguati e carichi di lavoro accettabili, sono condizioni ideali cui ambire, ma che è difficile perseguire in molte situazioni – spiega ancora il professor Costa- è pertanto estremamente difficile dare delle indicazioni circa un “orario ottimale” a carattere generale in quanto le possibile soluzioni vanno individuate in relazione alle diverse situazioni e relativa contestualizzazione: un conto, per esempio, è il lavoro a giornata e un’altra è il lavoro a turni, soprattutto quello che coinvolge anche il lavoro notturno. L’argomento è estremamente complesso e da molti anni vi è un’ampia e articolata discussione in vari ambiti da quello medico, a quello psicologico, sociologico, economico-produttivo, con varie argomentazioni e proposte nelle diverse prospettive».

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Assodato che definire a tavolino l’orario di lavoro ideale non è possibile, perché le variabili dipendono dalle caratteristiche di ogni lavoratore e dal contesto sociale nel quale è inserito, è innegabile che adeguare il carico di lavoro all’orario, è di grande vantaggio. Per tutti coloro che sono impegnati su turni è bene sottolineare alcuni accorgimenti che possono migliorare la qualità della vita.

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a) Bisognerebbe preferire sempre la rotazione dei turni in ritardo di fase ossia mattino-pomeriggio-notte per assecondare al meglio i ritmi biologici e consentire il massimo intervallo di riposo fra un turno e l’altro.

 

b) Sarebbe utile inoltre, ridurre o comunque diluire, il lavoro notturno adottando schemi di rotazione rapidi, in modo da limitare il numero di notti consecutive che sono quelle che più sconvolgono le funzioni biologiche e quindi incidono negativamente su pressione arteriosa e forza muscolare, per esempio.

 

c) E occorrerebbe infine regolare la lunghezza del turno in base alla gravosità fisica e mentale del compito e consentire turni di 9-12 ore solo in casi particolari. Per quanto possibile sarebbe necessario programmare il giorno o i giorni di riposo prevalentemente dopo il turno di notte.

 

C’è anche da dire che oltre all’orario di lavoro per così dire canonico, sono molte le persone che non staccano mai la spina dall’ufficio: «Con l’avvento della digitalizzazione, il lavoro si è dissociato dagli orari – spiega Antonio Maturo, docente di Sociologia della salute presso l’Università di Bologna e la Brown University (USA) – Si ricevono e si risponde alle mail ad ogni ora e in ogni posto. Il lavoro e lo svago si compenetrano e diventano weisure (work and leisure). E per rendere gli impiegati più produttivi si promuove la gamification, ovvero si rendono ludiche certe pratiche lavorative altrimenti noiose. Questo atteggiamento non è distante dal cosiddetto bleisure (business + leisure). Con questo neologismo si indica la tendenza a cercare svaghi durante i viaggi di lavoro, interstizi di divertimento. La cosa certa è che la demarcazione tra attività lavorativa e tempo libero che hanno scandito i ritmi di vita delle generazioni passate davvero non ci sono più, almeno nel caso dei lavori più qualificati».

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Qual è l’impatto dell’orario di lavoro sulla salute?

I maggiori problemi di salute si riscontrano generalmente per i lavoratori su turni come ci aiuta a comprendere ancora una volta il professor Costa:«Il lavoro a orari irregolari, in particolare a turni e notturno, causa una desincronizzazione dei ritmi biologici circadiani e delle attività sociali con riflessi negativi sulla performance lavorativa, sulla salute e sulle relazioni familiari e sociali. Sulla salute sono rilevabili degli effetti a breve e lungo termine. Sul breve termine sono riscontrabili disturbi del sonno, sindrome del jet lag, errori e infortuni. Sul lungo termine, invece, tendono ad aumentare l’incidenza delle patologie digestive, metaboliche, neuropsichiche, cardiovascolari, della funzione riproduttiva femminile e, probabilmente, tumori. L’entità di tali effetti dipende dalla contemporanea influenza di numerosi fattori che interessano sia la sfera individuale sia il contesto lavorativo e sociale».

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INQUINAMENTO E DIABETE

un altro imponente studio sulla relazione tra diabete ed inquinamento.

da dottnet.it

Studio su Lancet condotto su 1,7 milioni di persone, la situazione peggiore è in Cina e in India.

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diabete nel mondo

Vivere in città molto inquinate aumenta di circa il 15% il rischio di sviluppare diabete. La conferma del ruolo dello smog rispetto alla malattia arriva da un ampio studio pubblicato su The Lancet Planetary Health, che si è concentrato sul PM2,5, ovvero le particelle con diametro così piccolo (inferiore a 2,5 µm) da poter penetrare nei polmoni durante la respirazione. I ricercatori del Clinical Epidemiology Center a Saint Louis, in Missouri, hanno esaminato i dati di oltre 1,7 milioni di veterani statunitensi senza precedenti di diabete, che sono stati seguiti per 8,5 anni.

L’aumento del rischio per chi vive in aree con aree con alta concentrazione di PM 2,5 è stato in media del 15%, ma con una notevole variabilità geografica. E’ infatti maggiore nei paesi a basso reddito in cui non sono ancora sviluppate politiche per il miglioramento della qualità dell’aria, come Cina, India e Indonesia.Risultati immagini per DIABETE INQUINAMENTO TECO MILANO

Ciò non significa però che non abbia impatto in paesi con inquinamento minore. Il rischio, infatti, “è significativo anche a livelli di inquinamento atmosferico inferiori a quelli considerati sicuri dall’Environmental Protection Agency, l’ente per la protezione dell’ambiente e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)”, spiega Ziyad Al-Aly, autore dello studio. Quindi, aggiunge, “i livelli di guardia attuali non sono ancora sufficientemente sicuri e dovrebbero essere rafforzati”.

Risultati immagini per inquinamento e diabeteGli inquinanti, spiega Agostino Consoli, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia (Sid), “entrano nel flusso del sangue e arrivano ai tessuti, producendo effetti patologici. In particolare aumentano i livelli di infiammazione, e questi a loro volta sono i primi indagati sia per i danni cardiovascolari che per la diminuzione della capacità delle cellule beta pancreatiche di produrre insulina in maniera appropriata rispetto alle necessità. L’altra possibilità – prosegue – è che l’esposizione all’inquinamento sia collegata a stili di vita meno sani. Resta valido il consiglio di non fare attività sportiva in ore di punta e l’appello a contribuire, ognuno per le proprie possibilità, a dare un contributo per lo sviluppo di città più vivibili”.

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COSA DICE LA DIRETTIVA CANCEROGENI UE 2017/2398

La Comunità Europea ha  aggiornato la normativa cancerogeni con la nuova Direttiva (UE) 2017/2398 del 12/12/2017 riguardante la protezione dei lavoratori contro i rischi cancerogeni o /mutageni.La direttiva  è entrata in vigore il 17 gennaio 2018 e tutti i Paesi membri, tra cui l’Italia, dovranno recepirla entro il 17 gennaio 2020 .

Immagine correlata TECO MILANO DIRETTIVA UELe modifiche riguardano gli aggiornamenti dell’Allegato III della direttiva 2004/37/CE: le sostanze con valore limite di esposizione (ossia la quantità massima di sostanza alla quale i lavoratori posso essere esposti) passa da 3 (polveri di legno duro, benzene, cloruro di vinile) a 14 (di cui 10 agenti chimici, le fibre di ceramica refrattarie e la polvere di silice cristallina).

La direttiva aggiorna inoltre i valori limite relativi al cloruro vinile monomero e  alle polveri di legno duro.

Nella Direttiva viene già indicata la necessità di possibili ulteriori aggiornamenti dei valori limite in linea con l’evoluzione degli studi e delle evidenze scientifiche

NRisultati immagini per CANCEROGENI UE TECO MILANOella direttiva è indicato un elenco di moltissime sostanze potenzialmente responsabili di tumori professionali

Qui di seguito elenchiamo esclusivamente le più rilevanti :

  • Silice cristallina: i lavoratori maggiormente esposti sono gli addetti alla lavorazione dei minerali, dell’energia, dei metalli e delle costruzioni
  • Arsenico: responsabile di diversi tipi di tumore (alla cute, al polmone e alla vescica), entra nell’organismo attraverso le principali vie assorbimento (inalazione, ingestione, contatto)
  • Fumi di scarico diesel classificati come cancerogeni di gruppo 1 (solo nel 2012), sono responsabili per l’insorgenza di tumore al polmone e alla vescica.   I lavoratori esposti sono principalmente: addetti alle ferrovie e addetti ai trasporti
  • Amine aromatiche: associate ad un aumento di rischio per tumore (vescica, polmone), leucemia e linfomi, sono spesso usate in molte lavorazioni (verniciatura, raffinatura metalli, ecc.)
  • Formaldeideimpiegata nelle industrie tessili e plastiche, è causa di tumori al naso e leucemie mieloidi
  • Idrocarburi policiclici aromatici(IPA): associati ad un aumento di rischio per tumore del polmone e della cute; sono presenti nei processi di produzione del carbone
  • Benzene: derivato del petrolio, presente in vari processi di sintesi chimica, è causa di linfomi, leucemie linfocitarie e mielomi

I tumori professionali non si differenziano tanto dagli altri tipi di tumore, in termini clinici e biologici se non per il nesso causale legato a prevalente causa lavorativa.Risultati immagini per CANCEROGENI TECO MILANO

La prevenzione per tali esposizioni deve essere sempre massima perché , come noto , non esiste dose tossica per cancerogeni e teoricamente anche una singola esposizione a tali agenti  può portare allo sviluppo di forme neoplastiche.

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