MEDICINA DEL LAVORO

GIORNATA MONDIALE UDITO

Il 3 Marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’udito e dell’orecchio, istituita nel 2007 in occasione della Conferenza Internazionale sulla prevenzione e la riabilitazione del deficit uditivo a Pechino. La Giornata mira a sensibilizzare e promuovere l’assistenza uditiva e uditiva in tutto il mondo.

Piu’ di 360 milioni di persone nel mondo soffrono di disabilita’ uditive e perdita di udito. Una persona su tre con più di 65 anni d’età, per un totale di 165 milioni nel mondo, vive con una perdita dell’udito. E anche se vi sono strumenti e protesi per farvi fronte, non ne sono prodotte a sufficienza. Oltre agli anziani, vi sono anche 32 milioni di bambini sotto i 15 anni colpiti da perdita dell’udito e la causa principale sono infezioni dell’orecchio, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. La maggior prevalenza di disabilita’ uditive si ha nell’Asia meridionale e del Pacifico, e nell’Africa sub-Sahariana.

Il tema di quest’anno è “Hear The Future” (Ascolta il futuro) e attirerà l’attenzione sul previsto aumento del numero di persone con problemi di udito in tutto il mondo nei prossimi decenni. Si concentrerà sulle strategie preventive per arginare l’aumento e delineare le fasi per garantire l’accesso ai servizi di riabilitazione necessari e agli strumenti e ai prodotti di comunicazione per le persone con problemi di udito.

Sul sito ufficiale della Hearing Day è possibile registrare il proprio evento

FOCUS SUI TUMORI NASO SINUSALI

Introduzione

I tumori maligni naso-sinusali (ICD-10: C30-C31; ICD-9:160) sono tumori rari con incidenza annuale in Italia di circa 1 per 100.000 (tasso standardizzato per età, su popolazione europea: 0,8 negli uomini e 0,3 nelle donne nel periodo 2005-09) (1). Rappresentano meno dell’1% di tutti i tumori e meno del 4% di tutti i tumori maligni della testa e del collo (2).

A fronte della bassa incidenza nella popolazione generale, si osserva invece una rilevante frazione di casi in popolazioni lavorative esposte a specifici agenti causali, identificando i tumori naso-sinusali (TuNS) di tipo epiteliale come neoplasia con maggiore quota di casi di origine professionale, dopo il mesotelioma maligno indotto da esposizione ad amianto.

Sulla base delle evidenze disponibili, l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro ha valutato alcuni agenti o circostanze di esposizione con evidenza certa o limitata di cancerogenicità per l’uomo (gruppi 1 e 2A) per la sede TuNS: la produzione di alcol isopropilico, i composti del nichel, il fumo di tabacco, il radio 226- e 228 e i prodotti del loro decadimento, le polveri di cuoio e le polveri di legno, le attività di carpenteria e falegnameria, i composti del cromo esavalente, la formaldeide e le lavorazioni tessili (3).

In attuazione di quanto previsto dall’art. 244 del DLvo 81/2008, presso l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale, è attivo il Registro Nazionale dei Tumori Naso-Sinusali (ReNaTuNS) (4). Il ReNaTuNS stima l’incidenza dei casi di TuNS in Italia, raccoglie le informazioni sulla pregressa esposizione ad agenti correlati al rischio di TuNS e rappresenta quindi una base informativa per studi analitici di epidemiologia occupazionale e per la definizione di informazioni relative all’esposizione a fini preventivi e medico-assicurativi. Obiettivo del presente articolo è descrivere le attività del ReNaTuNS, riferendo i dati aggregati acquisiti dalle esperienze di sorveglianza in corso.

Materiali e metodi

L’architettura del ReNaTuNS si basa sui Centri Operativi Regionali (COR), istituiti in analogia a quelli già da tempo sperimentati in Italia ai fini del Registro Nazionale Mesoteliomi (5). Attualmente sono attivi e hanno trasmesso i dati al ReNaTuNS, i registri regionali dei TuNS del Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Lazio. Recentemente è stato istituito il registro nella Provincia Autonoma di Bolzano e sono in corso esperienze di sperimentazione in Sardegna, Campania e Puglia.

Il ReNaTuNS ha registrato una selezione di tutti i tipi di tumore maligno primitivo delle fosse nasali e dei seni paranasali, con diagnosi certa o probabile, dal 1989 al 2012. La definizione dell’esposizione si basa sulla raccolta dettagliata della storia lavorativa, extralavorativa e degli stili di vita del caso segnalato, sulla codifica del settore lavorativo e della mansione, e sulla revisione delle informazioni raccolte e la loro traduzione in termini di esposizione da parte degli esperti igienisti industriali (6).

Risultati

L’archivio del ReNaTunS comprende, a dicembre del 2012, informazioni relative a 1.352 casi di TuNS. Il 79% dei soggetti ha un’età compresa tra 55 e 84 anni. L’età media alla diagnosi è di 66,2 anni senza differenze apprezzabili per genere (66,5 anni nelle donne e 66,1 negli uomini). Il rapporto di genere (U/D) è pari a 2,7. Il 73,4% dei 1.352 casi archiviati è di genere maschile (n. 992), mentre il 26,6% è di genere femminile (n. 360). Nell’intero archivio i casi con una diagnosi di TuNS certo sono il 98,6%. Le sedi anatomiche delle lesioni più frequenti sono le cavità nasali (41,6%), il seno etmoidale (20,6%) e il seno mascellare (16,8%). Le morfologie più diffuse sono i carcinomi a cellule squamose (34,3%) e gli adenocarcinomi di tipo intestinale (21%) (Tabella). Il tasso medio di incidenza nel periodo 2010-11 è 0,86 (casi per 100.000) negli uomini e 0,31 nelle donne. L’esposizione è stata definita per 900 casi (66,6% del totale). Nell’insieme dei casi con esposizione definita il 67% presenta un’esposizione professionale, lo 0,9% familiare, il 3,6% per un’attività extra lavorativa di svago o hobby. Per il 28,5% dei casi l’esposizione è improbabile o ignota (Tabella). Gli agenti cancerogeni più frequenti sono le polveri di legno (49,4% dei periodi di esposizione lavorativa definiti per agente) e di cuoio (39,6%), seguiti da solventi (11,4%), cromo (4,9%) e formaldeide (4,5%). I settori di attività maggiormente coinvolti nell’esposizione a polveri di legno sono la fabbricazione di mobili in legno e di serramenti in legno. Per quanto riguarda le polveri di cuoio, i settori prevalenti riguardano la produzione di calzature.Ingrandisci la tabella Rimpicciolire la tabella

Discussione

Il sistema di sorveglianza epidemiologica dei casi incidenti di TuNS con metodi di ricerca attiva e di analisi standardizzata delle storie professionali, residenziali e familiari dei soggetti ammalati è di particolare rilevanza in Italia, dove il numero di esposti ai fattori di rischio è piuttosto elevato (in molti casi con scarsa consapevolezza). I tassi di incidenza negli uomini sono quasi tre volte quelli delle donne, probabilmente a causa delle differenze nelle pregresse esposizioni a cancerogeni. Si è osservato che i tumori nasali originano prevalentemente nelle cavità nasali, e con meno frequenza nei seni etmoidale e mascellare. La morfologia più frequente è il carcinoma a cellule squamose. Questi risultati sono in linea con le stime riportate da altri studi (7). La percentuale di esposti professionalmente sul totale dei soggetti con esposizione definita è quasi il 75% negli uomini e più del 40% nelle donne (Tabella), valori non trascurabili anche in queste ultime, che sottolineano l’importanza di approfondire la storia espositiva dei casi di TuNS. Sono state identificate esposizioni significative per i lavoratori nei settori della lavorazione del legno e delle pelli, ma anche in altri ambiti occupazionali inattesi. I risultati suggeriscono infine l’approfondimento dei casi con esposizione definita “ignota”, al fine di identificare fattori di rischio misconosciuti o non valutati e proporre nuove ipotesi eziologiche. Tuttavia rimangono aperte numerose questioni critiche. Una rilevante parte di territorio nazionale a oggi non dispone del registro, e la capacità di analisi epidemiologica dei dati aggregati e la dimensione degli approfondimenti di ricerca a partire dai dati nazionali è ancora limitata. È auspicabile che la ricerca attiva dei casi di TuNS e l’analisi dell’esposizione diventino un’attività sistematica e coordinata, uno strumento fondamentale per la prevenzione della malattia, la tutela dei diritti dei soggetti ammalati e dei loro familiari e la corretta gestione delle risorsedi sanità pubblica.

Link:

https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/catalogo-generale/pubbl-renatuns-sorv-epid-tumori-naso-sinusali-manuale.html

Tratto da:

https://www.epicentro.iss.it/ben/2016/novembre-dicembre/2

DPI PER IL RISCHIO CHIMICO IN EDILIZIA

Il fact sheet si propone quale documento di indirizzo tecnico-scientifico nel merito della gestione da rischio chimico nel comparto edile, in particolare la scelta dei dispositivi per la protezione della cute e i dispositivi per la protezione delle vie respiratorie.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

VACCINATI COVID E MEDICO COMPETENTE: LE FAQ DEL GARANTE DELLA PRIVACY

Da Dottnet.it

Il datore di lavoro può chiedere ai propri dipendenti di vaccinarsi contro il Covid per accedere ai luoghi di lavoro e per svolgere determinate mansioni, ad esempio in ambito sanitario? Può chiedere al medico competente i nominativi dei dipendenti vaccinati? O chiedere conferma della vaccinazione direttamente ai lavoratori?

A queste domande ha risposto il Garante per la privacy con le Faq pubblicate sul sito www.gpdp.it. L’intento dell’Autorità è quello di fornire indicazioni utili ad imprese, enti e amministrazioni pubbliche affinché possano applicare correttamente la disciplina sulla protezione dei dati personali nel contesto  emergenziale, anche al fine di prevenire possibili trattamenti illeciti di dati personali e di evitare inutili costi di gestione o possibili effetti discriminatori.

Nelle Faq è spiegato che il datore di lavoro non può acquisire, neanche con il consenso del dipendente o tramite il medico compente, i nominativi del personale vaccinato o la copia delle certificazioni vaccinali. Ciò non è consentito dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro né dalle disposizioni sull’emergenza sanitaria. Il consenso del dipendente non può costituire, in questi casi, una condizione di liceità del trattamento dei dati. Il datore di lavoro può, invece, acquisire, in base al quadro normativo vigente, i soli giudizi di idoneità alla mansione specifica redatti dal medico competente.

Il Garante ha chiarito inoltre che – in attesa di un intervento del legislatore nazionale che eventulamente imponga la vaccinazione anti Covid-19 quale condizione per lo svolgimento di determinate professioni, attività lavorative e mansioni – nei casi di esposizione diretta ad “agenti biologici” durante il lavoro, come nel contesto sanitario, si applicano le disposizioni vigenti sulle “misure speciali di protezione” previste per tali ambienti lavorativi (art. 279 del d.lgs. n. 81/2008).

Anche in questi casi, solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario e il contesto lavorativo, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti. Il datore di lavoro deve quindi limitarsi attuare, sul piano organizzativo, le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità.

Le Faq

1. Il datore di lavoro può chiedere conferma ai propri dipendenti dell’avvenuta vaccinazione? 

NO. Il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l‘avvenuta vaccinazione anti Covid-19. Ciò non è consentito dalle disposizioni dell’emergenza e dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo (considerando 43 del Regolamento).

2. Il datore di lavoro può chiedere al medico competente i nominativi dei dipendenti vaccinati?

NO. Il medico competente non può comunicare al datore di lavoro i nominativi dei dipendenti vaccinati. Solo il medico competente può infatti trattare i dati sanitari dei lavoratori e tra questi, se del caso, le informazioni relative alla vaccinazione, nell’ambito della sorveglianza sanitaria e in sede di verifica dell’idoneità alla mansione specifica (artt. 25, 39, comma 5, e 41, comma 4, d.lgs. n. 81/2008). Il datore di lavoro può invece acquisire, in base al quadro normativo vigente, i soli giudizi di idoneità alla mansione specifica e le eventuali prescrizioni e/o limitazioni in essi riportati (es. art. 18 comma 1, lett. c), g) e bb) d.lgs. n. 81/2008).

3. La vaccinazione anti covid-19 dei dipendenti può essere richiesta come condizione per l’accesso ai luoghi di lavoro e per lo svolgimento di determinate mansioni (ad es. in ambito sanitario)?

Health workers wearing face masks get vaccinated at Civico Hospital. “Civico” Hospital in Palermo Kicks-off Sicily’s Covid-19 Vaccination Campaign. After the Italian Army’s delivery of the Pfizer-BioNTech COVID-19 Vaccine to Doctor Francesco Gervasi, who stored it in the Oncology Department, a first group of medical and health workers at risk had been vaccinated in the morning.” (Photo by Valeria Ferraro / SOPA Images/Sipa USA) (Palermo – 2020-12-27, Valeria Ferraro / SOPA Images / IPA) p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Nell’attesa di un intervento del legislatore nazionale che, nel quadro della situazione epidemiologica in atto e sulla base delle evidenze scientifiche, valuti se porre la vaccinazione anti Covid-19 come requisito per lo svolgimento di determinate professioni, attività lavorative e mansioni, allo stato, nei casi di esposizione diretta ad “agenti biologici” durante il lavoro, come nel contesto sanitario che comporta livelli di rischio elevati per i lavoratori e per i pazienti, trovano applicazione le “misure speciali di protezione” previste per taluni ambienti lavorativi (art. 279 nell’ambito del Titolo X del d.lgs. n. 81/2008). In tale quadro solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario nazionale/locale e lo specifico contesto lavorativo e nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie anche in merito all’efficacia e all’affidabilità medico-scientifica del vaccino, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti e, se del caso, tenerne conto in sede di valutazione dell’idoneità alla mansione specifica. Il datore di lavoro dovrà invece limitarsi ad attuare le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità alla mansione cui è adibito il lavoratore (art. 279, 41 e 42 del d.lgs. n.81/2008).

CANGEROGENI E TU 81: SOSTITUITI GLI ALLEGATI XLII e XLIII

Da insic.it

Con Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministro della Salute dell’11 febbraio 2021 viene recepita la direttiva (UE) 2019/130 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 gennaio 2019 e la direttiva (UE) 2019/983 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 (che modificano la direttiva “Cancerogeni” 2004/37/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004) sullaprotezione dei lavoratori contro irischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro.

Ciò comporta una sostituzione degli Allegati XLII (Elenco di sostanze miscele e processi) e XLIII (Valori limite di esposizione professionale) al D.Lgs. n. 81/2008 Testo unico di Salute e sicurezza sul lavoro con quelli contenuti nel DM 11/2/2021

Le modifiche agli allegati XLII e XLIII

I due allegati del testo unico di Salute e Sicurezza sul Lavoro All. XLII e XLIII) sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni durante il lavoro erano stati aggiornati di recente con DECRETO LEGISLATIVO 1 giugno 2020, n. 44,di attuazione della direttiva (UE) 2017/2398 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2017, che modifica anch’essa la Direttiva “Madre” 2004/37).
In quel caso il Decreto aveva modificato anche l’art. 242 comma 6 in materia disorveglianza sanitaria dei lavoratori egli Allegati XLII (Elenco di sostanze miscele e processi) e XLIII (Valori limite di esposizione professionale)
.

Vedi l’analisi sul D.lgs. n.44/2020 su InSic per le misure introdotte durante il 2020.

Allegati Agenti chimici al Testo unico di Sicurezza

: le modifiche 2021

Fra le modifiche introdotte dal DM 11 febbraio 2021 agli Allegati segnaliamo:

  • Allegato XLII: aggiunte nella lista delle Sostanze , Miscele e processi del testo unico di Sicurezza, il riferimento alla
  1. Lavorazioni comportanti penetrazione cutanea negli oli minerali usati nei motori a combustione interna (voce 7)
  2. Lavorazioni comportanti l’esposizione alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel (voce 8)
  • Allegato XLIII: modifica sostanziale della lista degli agenti, in particolare
  1. quelli che hanno effetti sulla cute: vengono maggiormente differenziati
  2. inseriti ex novo agenti come Berillio, Acido arsenico, Formaldeide, Emissioni dei gas di scarico dei motori diesel. Miscele di idrocarburi policiclici, Oliminerali usati nei motori a combustione interna.

Le direttive sui cancerogeni: 2019/130 e 2019/983

Il Decreto 11/2/2021 recepisce due importanti direttive che apportano modifica alla direttiva 2004/37/CE a distanza di quasi due anni dalla loro pubblicazione in Gazzetta ufficiale europea.

La Direttiva 2019/130 del Parlamento e del Consiglio UE, del 16 gennaio 2019 (in Gazzetta europea L 30 del 31/1/2019): oltre all’inserimento dell’articolo 13 bis nella Direttiva cancerogeni (che prevede la pubblicazione degli accordi delle parti sociali eventualmente conclusi sul sito web dell’EU-OSHA), modifica significativamentel’Allegato I “Elenco di sostanze, preparati e procedimenti” (nuovi inserimenti di voci) el’Allegato III “Valori limite e altre disposizioni direttamente connesse”, che viene completamente sostituito.

La Direttiva UE 2019/983 del 5 giugno 2019 del Parlamento Europeo e del Consiglio modifica in particolare,l’Allegato III della Direttiva Cancerogeni, sui VALORI LIMITE di specifiche sostanze e introduce nella Tabella di cui all’Allegato la nota “Cute”, in quanto si era reso necessario tenere presenti le vie di assorbimento di agenti cancerogeni e mutageni diverse da quella inalatoria.
Inoltre, aggiunge all’articolo 18 bis un comma che prevede l’eventualità,entro l’11 luglio 2022, di una modifica alla direttiva 2004/37/CE includervi disposizioni relative alla combinazione di un limite di esposizione professionale nell’aria e un valore limite biologico per il cadmio e suoi composti inorganici

SOPRAVVIVENZA DEL COVID SU CARTA, PLASTICA VETRO E TESSUTO

Da Dottnet.it

Covid-19 può sopravvivere per 4 giorni sul vetro, per 7 giorni sulla plastica e sull’acciaio inossidabile. Sulla stoffa può restare solo per due giorni e sulla carta, invece, solo tre ore.

A dirlo è uno studio dell’Indian Istitute of Technology di Mumbai, in India, pubblicato sulla rivista scientifica Physics of Fluids, secondo il quale sarebbe opportuno che i luoghi pubblici come parchi, centri commerciali, ristoranti o sale d’attesa, possano avere coperture fatte di stoffa per ridurre il rischio di diffusione della malattia.  Sia nelle superfici impermeabili sia per quelle porose, si legge nella ricerca, il 99,9% del contenuto di liquido delle droplet (le goccioline dell’espettorato che potrebbero portare Sars-Cov-2), evapora entro i primi minuti. Dopo questo stato iniziale, un sottile film liquido residuo rimane sulle superfici solide esposte, dove il virus può ancora sopravvivere. Gli studiosi hanno notato che l’evaporazione di questo sottile film residuo è più veloce sulle superfici porose rispetto a quelle impermeabili. “Sulla base del nostro studio, consigliamo di rivestire i mobili di ospedali e uffici realizzati con materiale impermeabile, come vetro, acciaio inossidabile o legno laminato, con materiale poroso, come un panno, per ridurre il rischio di infezione al tatto“, spiega l’autore della ricerca, Sanghamitro Chatterjee. 

fonte: Physics of Fluids

CONTAGIO COVID FINO A SEI METRI DI DISTANZA

17 giugno in Corea del Sud si è verificata un’epidemia di Coronavirus associata alla trasmissione di goccioline a lunga distanza. Il fatto ha dato lo spunto al dottor Lee Ju-hyung per portare avanti una ricerca sul campo molto particolare. Ogni volta che Ju-hyung andava al ristorante, tirava fuori un piccolo anemometro per controllare il flusso d’aria.

Una precauzione che ha preso dopo un precedente esperimento in cui lui e i suoi colleghi avevano ricreato le condizioni in un ristorante a Jeonju, città nel sud-ovest della Corea del Sud, dove i clienti hanno contratto il Coronavirus da un visitatore fuori città. Tra loro c’era uno studente delle superiori che è stato infettato dopo 5 minuti di esposizione da più di 6 metri di distanza.

L’indagine epidemiologica è stata implementata sulla base di interviste personali e raccolta di dati su immagini a circuito chiuso e dati sulla posizione dei telefoni cellulari. Per la ricerca dei contatti è stato utilizzato il sistema di supporto alle indagini epidemiche sviluppato dalla Korea Disease Control and Prevention Agency.

Nel ristorante considerato sono stati studiati la direzione e la velocità del flusso d’aria, le distanze tra i tavoli e il movimento dei clienti. In questo focolaio sono stati identificati 3 casi in totale e la velocità massima del flusso d’aria di 1,2 metri al secondo è stata misurata tra l’infettore e l’infezione in un ristorante dotato di condizionatori d’aria a soffitto.

Il caso indice è stato infettato a 6,5 metri di distanza dall’infettore e dopo appena 5 minuti di esposizione, senza alcun contatto diretto o indiretto. La ricerca ha portato dunque a dimostrare che la trasmissione di goccioline può avvenire a una distanza superiore a 2 metri se c’è un flusso d’aria diretto da una persona infetta.

Contagio possibile a 6 metri ed entro 5 minuti di esposizione, senza contatto

Le conclusioni, pubblicati sul Journal of Korean Medical Science, hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che lo standard ampiamente accettato di 2 metri di distanza sociale al chiuso potrebbe non essere abbastanza per garantire la sicurezza delle persone.

Non solo non si può sapere quando finirà la pandemia (anche se qualche ipotesi è possibile tracciarla), ma non sarebbe dunque nemmeno confermata la regola che il contagio avviene dopo 15 minuti di contatto entro 2 metri. Le linee guida sulla quarantena e sulle indagini epidemiologiche, affermano gli autori della ricerca, dovrebbero essere aggiornate per accogliere questi fattori per il controllo e la prevenzione del Covid.

Uno studio molto importante quello coreano, perché ha evidenziato come il precisissimo sistema di tracciamento dei contatti, a volte considerato anche eccessivo dalla popolazione, in Corea del Sud abbia in realtà consentito ai ricercatori di monitorare da vicino come il virus si muove attraverso le persone.

Da Quifinanza.it

LA DOPPIA MASCHERINA A TRE STRATI BLOCCA IL 90 % DELLE PARTICELLE

Indossare una maschera in tessuto a tre strati su una maschera medica o chirurgica a tre strati ha bloccato più del 90% delle particelle di tosse. MARK MORAN / THE CITIZENS ‘VOICE / ASSOCIATED PRESS

Da wall street journal

Sullo stesso argomento:

https://ohsonline.com/articles/2021/02/11/cdc-study-says-double-masks-offer-more-covid19-protection.aspx?m=1

https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/21_gennaio_28/coronavirus-dice-anche-fauci-la-doppia-mascherina-meglio-ma-davvero-cosi-9897d4f2-6155-11eb-89c6-2343df471572.shtml

L’uso corretto della mascherina può davvero fare una grande differenza, secondo uno studio pubblicato mercoledì dai Centers for Disease Control and Prevention.

Indossare una doppia maschera o applicare una maschera singola più aderente al viso riduce sostanzialmente il rischio di infezione da virus Covid-19, lo studio é stato pubblicato nel Rapporto settimanale di morbilità e mortalità dell’agenzia.

Dopo diversi test di laboratorio , il CDC ha scoperto che indossare una maschera di tessuto a tre strati su una maschera medica o chirurgica a tre strati bloccava il 92,5% delle particelle dalla tosse.

Era molto più efficace di una singola maschera. Una maschera chirurgica da sola ha bloccato le particelle provocate dalla tosse del 42% e una maschera in tessuto le ha bloccate del 44,3%.

Gli esperti (sia medici che ingegneri) affermano che le persone hanno bisogno di aggiornare le loro maschere perché c’é anche il rischio di nuove varianti del virus che si stanno diffondendo in tutto il paese , in particolare una che è significativamente più trasmissibile del ceppo attualmente più comune. Altri studi hanno mostrato benefici dall’indossare maschere doppie..

Ovviamente meglio ancora sarebbe indossare maschere N95, che vengono utilizzate principalmente negli ospedali e sono certificate e che filtrano il 95% delle piccole particelle.

“l ‘uso di mascherine è uno dei nostri mezzi più potenti non solo per l’epidemia e i suoi effetti sulla salute umana e l’economia, ma anche per rallentare l’evoluzione virale”, ha detto. “Stiamo esaminando tutti i modi in cui possiamo migliorare le nostre misure di prevenzione”.

Non è noto se le prestazioni delle maschere singole o doppie siano diverse rispetto alle nuove varianti, ha detto il dottor Brooks. “È lo stesso virus, quindi le misure dovrebbero funzionare”, ha detto. “Quello che non sappiamo è quanto efficacemente funzioneranno”.

Negli esperimenti di laboratorio, la doppia maschera era anche più protettiva contro gli aerosol dalla respirazione. Ha bloccato l’83% degli aerosol emessi durante 15 minuti di respirazione tranquilla da una sagoma della testa non protetta da mascherina in una piccola stanza. La protezione era del 96,4% quando l’altra persona nella stanza indossava anche una doppia mascherina o una maschera singola aderente.

Il CDC ha anche testato l’efficacia di una maschera medica o chirurgica che si adattava meglio annodando i cappi per le orecchie e piegando i lati vicino al viso. Indossare quella maschera ha bloccato il 64,5% degli aerosol emessi dall’altra forma della testa, che era non mascherata, e il 95,9% delle particelle quando la forma della testa era mascherata.

Liberamente tradotto ed adattato da Dott. Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro.

ECCO LE REAZIONI ALLA SECONDA DOSE DEL VACCINO COVID

Da dottnet.it

Brividi, febbre, mal di testa, nausea, ronzio nelle orecchie e dolore al braccio: è la prova di una risposta immunitaria vigorosa

This photo Illustration taken in Tehatta, India, on November 10, 2020 show the Pfizer’s products. Pfizer’s experimental COVID-19 vaccine appears to be working. The vaccine was found to be more than 90% effective, according to clinical results released by the company yesterday. (Photo Illustration by Soumyabrata Roy/NurPhoto via Getty Images)

La seconda dose del vaccino Covid può far sentire peggio della prima. Puo’ accadere in particolare ai giovani e il motivo risiede nel fatto che amplifica la lezione appresa dall’organismo con la prima, che ha insegnato a riconoscere il coronavirus come nemico. A spiegarlo in un’intervista al portale Healthday è Greg Poland, 65 anni, medico ed esperto di vaccini americano, direttore del gruppo di ricerca sui vaccini della Mayo Clinic e anche caporedattore della rivista Vaccine. Poland stesso ha peraltro avuto importanti effetti collaterali, svaniti nel giro di 5 ore, dopo la seconda dose del vaccino Moderna, con brividi, febbre, mal di testa, nausea, ronzio nelle orecchie e dolore al braccio. “Non ho mai avuto una reazione del genere a un vaccino – spiega l’esperto – è ironico sia successo a me. Ma occorre sottolineare che questo non significa che qualcosa vada storto. È una reazione prevista al vaccino, e sarà diversa da persona a persona. È la prova di una risposta immunitaria davvero vigorosa, il che non significa che le persone che hanno una risposta inferiore non stiano sviluppando immunità”. La seconda dose è necessaria per Poland perché fornisce un’amplificazione importante alla risposta immunitaria sollecitata dalla prima. “Dando una dose ‘di addestramento’ e poi amplificandola con la seconda – evidenzia – abbiamo sostanzialmente reclutato un esercito di soldati pronti e l’organismo è più preparato quando arriva l’invasione vera e propria”. Questa amplificazione non solo rende la risposta immunitaria più efficace, ma la aiuta anche a durare più a lungo. Per l’esperto i vaccini inducono un livello elevato di anticorpi “quindi si sta davvero sviluppando solo un’enorme risposta anticorpale. Ma gli anticorpi diminuiscono nel tempo, quindi se si parte con un livello elevato, si avrà più a lungo un livello protettivo presente”. Aumentando i livelli di anticorpi, il corpo sarà anche più capace di rispondere alle mutazioni COVID-19 come le varianti del Regno Unito e del Sud Africa, come ha affermato l’immunologo Anthony Fauci, consulente del presidente Usa Joe Biden.

LA PROTEZIONE DEI LAVORATORI AGRICOLI DAL COVID 19

Da Inail.it

Con il presente opuscolo si ritiene di poter fornire agli operatori agricoli del settore agro-zootecnico strumenti utili alla gestione della sicurezza e della tutela della salute, nel rispetto della normativa vigente, quali misure di prevenzione e protezione edeguate ed efficaci per mitigare l’esposizione e la diffusione del virus SARS-CoV-2 (igiene sul luogo di lavoro, misure di protezione individuale, gestione corretta delle attrezzature di lavoro).


Prodotto: Volume
Edizioni Inail –  2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it