17 giugno in Corea del Sud si è verificata un’epidemia di Coronavirus associata alla trasmissione di goccioline a lunga distanza. Il fatto ha dato lo spunto al dottor Lee Ju-hyung per portare avanti una ricerca sul campo molto particolare. Ogni volta che Ju-hyung andava al ristorante, tirava fuori un piccolo anemometro per controllare il flusso d’aria.
Una precauzione che ha preso dopo un precedente esperimento in cui lui e i suoi colleghi avevano ricreato le condizioni in un ristorante a Jeonju, città nel sud-ovest della Corea del Sud, dove i clienti hanno contratto il Coronavirus da un visitatore fuori città. Tra loro c’era uno studente delle superiori che è stato infettato dopo 5 minuti di esposizione da più di 6 metri di distanza.
L’indagine epidemiologica è stata implementata sulla base di interviste personali e raccolta di dati su immagini a circuito chiuso e dati sulla posizione dei telefoni cellulari. Per la ricerca dei contatti è stato utilizzato il sistema di supporto alle indagini epidemiche sviluppato dalla Korea Disease Control and Prevention Agency.
Nel ristorante considerato sono stati studiati la direzione e la velocità del flusso d’aria, le distanze tra i tavoli e il movimento dei clienti. In questo focolaio sono stati identificati 3 casi in totale e la velocità massima del flusso d’aria di 1,2 metri al secondo è stata misurata tra l’infettore e l’infezione in un ristorante dotato di condizionatori d’aria a soffitto.
Il caso indice è stato infettato a 6,5 metri di distanza dall’infettore e dopo appena 5 minuti di esposizione, senza alcun contatto diretto o indiretto. La ricerca ha portato dunque a dimostrare che la trasmissione di goccioline può avvenire a una distanza superiore a 2 metri se c’è un flusso d’aria diretto da una persona infetta.
Contagio possibile a 6 metri ed entro 5 minuti di esposizione, senza contatto
Le conclusioni, pubblicati sul Journal of Korean Medical Science, hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che lo standard ampiamente accettato di 2 metri di distanza sociale al chiuso potrebbe non essere abbastanza per garantire la sicurezza delle persone.
Non solo non si può sapere quando finirà la pandemia (anche se qualche ipotesi è possibile tracciarla), ma non sarebbe dunque nemmeno confermata la regola che il contagio avviene dopo 15 minuti di contatto entro 2 metri. Le linee guida sulla quarantena e sulle indagini epidemiologiche, affermano gli autori della ricerca, dovrebbero essere aggiornate per accogliere questi fattori per il controllo e la prevenzione del Covid.
Uno studio molto importante quello coreano, perché ha evidenziato come il precisissimo sistema di tracciamento dei contatti, a volte considerato anche eccessivo dalla popolazione, in Corea del Sud abbia in realtà consentito ai ricercatori di monitorare da vicino come il virus si muove attraverso le persone.
Da Quifinanza.it