INQUINAMENTO

POLVERI SOTTILI E OSTEOPOROSI

Da dottnet.it

L’inquinamento indebolisce le ossa e aumenta il rischio di osteoporosi. Lo rivela uno studio condotto da epidemiologi del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) su oltre 3700 persone in India.   La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Jama Network Open: gli epidemiologi hanno confrontato la qualità di massa e densità ossea dei partecipanti con i livelli di inquinamento medi delle rispettive aree di residenza, in particolare i livelli di polveri sottili (il particolato fine di diametro di 2,4 nanometri o minore). E’ emerso un collegamento tra livelli di inquinamento e massa ossea, che appariva ridotta al crescere delle concentrazioni di polveri sottili nell’area di residenza dei partecipanti.

“Questo studio contribuisce a colmare un vuoto della ricerca su inquinamento e salute delle ossa – sostiene Otavio Ranzani, primo autore del lavoro – L’inalazione delle particelle inquinanti potrebbe portare alla perdita di massa ossea per stress ossidativo e infiammazione causati dallo smog”. 

“I nostri risultati indicano che le polveri sottili sono rilevanti per la salute delle ossa a diversi livelli di inquinamento, incluse le concentrazioni che si trovano normalmente nei paesi occidentali”, ha aggiunto Cathryn Tonne, coordinatore dello studio.

NUOVE REGOLE EU PER LE ACQUE POTABILI

Dopo oltre 20 anni l’Ue aggiorna i requisiti minimi sull’acqua potabile per renderla più sicura, accessibile e ‘trasparente’ a cittadini più informati.   L’accordo tra le istituzioni europee sulla nuova direttiva acque, nata grazie alla spinta dell’Iniziativa dei cittadini right2water del 2013, è arrivato nella notte di ieri ed è provvisorio. Deve aspettare l’ok finale dei paesi membri, nell’anno nuovo. Ma introduce per la prima volta valori limite per le sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas), a cominciare dalle venti più comuni delle 4.700 attualmente utilizzate.

“Un successo italiano”, rivendica il ministro all’ambiente Sergio Costa, con il nostro paese “in prima fila nel chiedere massima ambizione sui Pfas”.  “Vedere 0,1 microgrammi al litro come valore limite per tutta l’Europa – aggiunge Costa – è un riconoscimento del lavoro fatto da noi”. I valori limite Ue non impediscono ai Paesi di adottare criteri anche più stringenti.  Al Consiglio ambiente di oggi altri quattro Stati (Danimarca, Lussemburgo, Olanda e Svezia) hanno chiesto all’Ue nuove azioni per ridurre l’emissione di questi contaminanti industriali nell’ambiente. Una buona occasione potrebbe essere la strategia delle sostanze chimiche per la sostenibilità, che nell’agenda verde (green deal) della Commissione europea è in programma per l’estate dell’anno prossimo.  Se approvata definitivamente nei primi mesi del 2020, la nuova direttiva acque dovrà essere recepita dai paesi membri al massimo nel 2022. Dimezza i valori limite del piombo (da 10 a 5 microgrammi per litro) in 15 anni e per il cromo, introduce nuovi limiti per il bisfenolo A e una lista di ‘osservati speciali’ tra cui le microplastiche. All’agenzia europea per i chimici (Echa) spetterà creare requisiti tecnici per i materiali da contatto, cioè tubi e condutture.

Oltre ad aggiornare parametri sanitari e di qualità risalenti al 1998, la direttiva prevede obblighi per i fornitori e sancisce diritti dei consumatori che sono completamente nuovi.   Gli Stati membri dovranno promuovere e migliorare l’accesso all’acqua potabile, e i fornitori dare informazioni ai consumatori in tutta Europa, come la misurazione delle perdite d’acqua, parametri microbiologici e chimici (come quelli già disponibili per l’acqua in bottiglia), prezzo dell’acqua per litro e metro cubo, quantità consumata per famiglia e l’andamento annuale e confronto con una famiglia media, e consigli sulla riduzione dei consumi. Da dottnet.it

SMOG E GLAUCOMA

Vivere in un’area più inquinata è legato a una maggiore probabilità di avere il glaucoma, una condizione oculare debilitante che può causare la cecità. A dirlo è uno studio coordinato dallo University College di Londra e pubblicato sulla rivista scientifica Investigative Ophthalmology & Visual Science.

Secondo la ricerca, le persone che vivono nei quartieri con maggiori quantità di inquinamento da polveri sottili avevano almeno il 6% in più di probabilità di avere questa malattia rispetto a quelle che invece vivevano nelle aree meno inquinate, oltre ad avere significativamente più probabilità di avere una retina più sottile, uno dei cambiamenti tipici della progressione del glaucoma. La pressione oculare, però, non è stata associata all’inquinamento, cosa che secondo i ricercatori può far immaginare che lo smog possa influenzare il rischio di glaucoma attraverso un meccanismo diverso.

Diverse sono le teorie allo studio dei ricercatori: una è quella che passa attraverso la costrizione dei vasi sanguigni e l’altra è che, come spiega Sharon Chua, autrice dello studio, “il particolato possa avere un effetto tossico diretto che danneggia il sistema nervoso e contribuisce all’infiammazione”. Il glaucoma è una malattia neurodegenerativa ed la principale causa globale di cecità irreversibile. Colpisce oltre 60 milioni di persone in tutto il mondo. Più comunemente deriva da un accumulo di pressione dal fluido nell’occhio, causando danni al nervo ottico che collega l’occhio al cervello.

da dott net.it

UN MURALES MANGIA SMOG A MILANO

Da il sole24ore

Murales, realizzato con una pittura che purifica l’aria , dell’ artista Iena Cruz . in via Viotti a Lambrate (Maurizio Maule/Fotogramma, Milano – 2019-11-15)

Si chiama «Anthropoceano», il murale mangia-smog creato a Milano. L’iniziativa, promossa dalla onlus Worldrise, in collaborazione con l’artista Federico Massa Iena Cruz, è stata realizzata con Airlite, una pittura che attraverso la luce riduce dell’88% la percentuale di biossido di azoto nell’aria.

Il murale
Il murale è stato disegnato sul muro di un edificio di via Viotti, davanti alla stazione di Lambrate, a Milano. «Con questo murale – ha scritto su Facebook l’associazione che ha promosso questa iniziativa – abbiamo voluto portare il mare a Milano, per ricordare ai cittadini che anche se invisibile, esiste un legame fra noi e lui, un legame fatto di responsabilità e amore. Perchè se il cuore del mare smetterà di battere, il silenzio arriverà molto più lontano del rumore delle onde».

Bisogna dire che questa volta Roma ha battuto Milano di qualche mese . È stato infatti inaugurato proprio nella capitale nel 2018 il primo grande murales di questo tipo come nella cronaca tratta dal sito archiportale.com

07/11/2018 – È stato inaugurato il 26 ottobre 2018 a Roma il più grande murales d’Europa realizzato con pitture eco-sostenibili, al 100% naturali, che purificano l’aria. Hunting Pollution, questo il titolo che lo street artist Federico Massa, ha dato alla sua opera, sostenuta ed ideata da Yourban2030, no-profit nata con l’obiettivo di contribuire a tracciare un percorso verso lo sviluppo sostenibile utilizzando il linguaggio artistico.

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LESIONI POLMONARI DA SVAPO E VITAMINA E ACETATO

Da quotidianosanita.it

Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Usa hanno presentato i risultati dei primi esami sui soggetti colpiti da lesioni polmonari da svapo. La vitamina E acetato viene utilizzata come additivo nella produzione di prodotti per sigarette elettroniche, o vaping, conteneti Thc, uno dei principi attivi della cannabis. Ma la vitamina E acetato potrebbe non essere l’unica responsabile delle gravi lesioni polmonari che negli Stati Uniti hanno già colpito 2.051 persone, uccidendone 39: nel mirino anche altre sostanze chimiche.

Da recenti test di laboratorio su campioni di liquido raccolto dai polmoni di 29 pazienti di 10 Stati sono stati trovate tracce di acetato di vitamina E. L’acetato di vitamina E viene utilizzato come additivo nella produzione di prodotti per sigarette elettroniche o vaping, contenenti Thc, uno dei principi attivi della cannabis”.

Lo hanno annunciato ieri i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Usa che hanno presentato i primi risultati delle ricerche in corso per accertare la causa delle lesioni polmonari legate allo svapo che negli States hanno colpito 2.051 persone, uccidendone 39.

“Questa – si legge in una nota – è la prima volta che rileviamo una sostanza chimica potenzialmente problematica nei campioni biologici di pazienti con queste lesioni polmonari”.

Non svapare è l’unico modo ad oggi per essere sicuri. Il Cdc avverte poi che “poiché il composto o l’ingrediente specifico che causa la lesione polmonare non è ancora noto, l’unico modo per garantire che non si è a rischio mentre l’indagine continua è quello di considerare di astenersi dall’uso di  tutti i prodotti  di sigaretta elettronica o da svapo”.

I CDC in ogni caso “continuano a raccomandare di non usare sigarette elettroniche, o vaping, con prodotti che contengono THC, in particolare se acquistati in canali non autorizzati

Il Centro Usa ha comunicato poi di aver testato una serie di altri prodotti chimici che potrebbero essere trovati nella sigaretta elettronica o prodotti da svapo tra cui oli vegetali, distillati di petrolio come olio minerale, olio MCT e terpeni (che sono composti trovati o aggiunti ai prodotti THC). Nessuna di queste sostanze chimiche potenzialmente pericolose è stata rilevata nei campioni di fluido testati.

“Per la prima volta, abbiamo rilevato una potenziale tossina preoccupante, la vitamina E acetato, da campioni biologici di pazienti”, con danno polmonare collegato allo svapo, ha dichiarato la dottoressa Anne Schuchat, vicedirettore dei Cdc in un briefing. L’agenzia in ogni caso non ha escluso la possibilità che anche altre sostanze chimiche o tossine possano causare i gravi disturbi respiratori.

Che cos’è l’acetato di vitamina E e perché potrebbe essere presente in questi prodotti per sigarette o vaporizzatori?
La vitamina E è una vitamina presente in molti alimenti, tra cui oli vegetali, cereali, carne, frutta e verdura. È disponibile anche come integratore alimentare e in molti prodotti cosmetici, come le creme per la pelle.
La vitamina E acetato viene utilizzata come additivo nella produzione di prodotti per sigarette elettroniche, o vaping, perché ricorda l’olio di THC, uno dei principi attivi della cannabis. La vitamina E acetato è anche usata come ingrediente addensante negli e-liquid.

Perché la vitamina E acetato potrebbe essere dannosa?
La vitamina E acetato di solito non provoca danni se ingerita come integratore vitaminico o applicata sulla pelle. Tuttavia, ricerche precedenti suggeriscono che quando la vitamina E acetato viene inalata, può interferire con il normale funzionamento polmonare.

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FTALATI E MICROPLASTICHE NEMICI DELLA FERTILITÀ

La fertilità è sempre più a rischio a causa di fattori ambientali, tra questi alcuni inquinanti presenti in ciò che mangiamo che, secondo la Società Italiana di Andrologia (SIA), stanno “avvelenando” gli spermatozoi.

Come è noto, la fertilità cala sempre di più e non solo nel nostro paese. Le cause di questo fenomeno sono molte e non staremo ora ad elencarle tutte (se vi interessa l’argomento leggete QUI). Tra queste, però, una certa responsabilità sembrano avere pesticidi e microplastiche che, purtroppo, sempre più spesso arrivano sulle nostre tavole.

A dirlo sono gli esperti della SIA che, in occasione del Congresso nazionale “Natura Ambiente Alimentazione Uomo”, hanno fatto il punto sull’odierna situazione degli uomini. Questi, ogni anno, attraverso il cibo assumono ben 250 grammi tra plastica e pesticidi. Oltre a ciò, vi è anche il problema degli ftalati che dai contenitori per alimenti possono migrare ai cibi e arrivare dunque nell’organismo.

Questi inquinanti non sono certo innocui per il corpo umano e, sottolineano gli andrologi, portano anche serie conseguenze per la salute degli spermatozoi. Nello specifico possono contribuire a farli diminuire ma anche ad un calo della loro motilità o della capacità di fecondare l’ovocita. Tutto questo concretamente significa che possono ridurre la fertilità maschile.

Pesticidi e microplastiche

I pesticidi sono molti e tra questi, come ha ricordato Bruno Giammusso, responsabile Programmi Fertilità SIA:

“Gli alchilfenoli sono molto simili alla struttura degli ormoni sessuali e quindi possono ‘confondere’ il metabolismo. Si trovano in moltissimi prodotti, dalla frutta e verdura a diversi tipi di pesci e molluschi pescati anche nei nostri mari come per esempio tonno e sgombro”. 

ha poi aggiunto:

“Non dobbiamo dimenticare il pericolo microplastiche: i dati sulla quantità di particelle presenti nei cibi di utilizzo comune sono preoccupanti. Sappiamo infatti che il consumo annuale si attesta fra le 39.000 e le 52.000 particelle di microplastiche, a cui si aggiungono fino a 90.000 particelle se si beve soltanto acqua in bottiglie di plastica: ne ingeriamo l’equivalente di una carta di credito a settimana, circa 5 gr, con effetti che temiamo possano essere consistenti” 

Ftalati

Ftalati e fitoestrogeni si comportano da interferenti endocrini: ‘mimano’ ormoni come gli estrogeni e gli androgeni presenti nell’organismo e in questo modo influenzano pesantemente gli equilibri ormonali” ha dichiarato Alessandro Palmieri, presidente SIA.

Anche in questo caso abbiamo il potere di fare qualcosa per evitare di trovarci alle prese con queste sostanze e preservare la nostra fertilità ma, più in generale, garantire salute a tutto l’organismo.

Gli esperti SIA consigliano di:

  • mangiare cibi biologici
  • evitare cibi imballati nella plastica

Altri consigli utili sono quello di non fumare e di mantenere il più possibile uno stile di vita sano.

da Greenme.it

STOP AL PIOMBO!

Da dottnet.it

L’esposizione al piombo contenuto soprattutto nelle vernici avrebbe provocato 1,06 milioni di morti nel 2017. 24,4 milioni sarebbero gli anni persi a causa di disabilità e morte causati dagli effetti a lungo termine sulla salute, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Lo ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in occasione della Settimana internazionale di prevenzione contro l’avvelenamento da piombo, che si celebra dal 20 al 26 ottobre. Focus della campagna quest’anno sarà l’eliminazione delle vernici al piombo, ancora ampiamente diffuse e tuttora usate in molte regioni a scopi decorativi, pur essendo disponibili alternative non pericolose per la salute.

Anche se si tratta di un problema ormai riconosciuto e su cui molti paesi hanno preso provvedimenti, l’esposizione al piombo, soprattutto nell’infanzia, rimane una delle principali preoccupazioni per le autorità sanitarie. Nel 2011 si è formata l’Allenza globale per l’eliminazione del piombo per promuovere l’eliminazione delle vernici al piombo nella produzione e vendita. Un obiettivo da raggiungere con apposite leggi nazionali per bloccare produzione, importazione, esportazione, distribuzione, vendita e uso non solo di vernici, ma anche di prodotti ricoperti con queste sostanze. Il termine stabilito è che entro il 2020 tutti i paesi abbiano avviato questo percorso a livello regolatorio, ma secondo una rilevazione dell’Oms fatta lo scorso luglio, solo 72 governi (su 194 stati membri) hanno preso misure di controllo stringenti contro le vernici al piombo. Rimane dunque ancora molto da fare.

I VANTAGGI DI UN UFFICIO “GREEN”

È cosa ben nota che l’avere intorno a noi piante in vaso apporti benefici per la purificazione degli ambienti e la qualità della vita. Esse interagiscono regolarmente con l’ambiente che le circonda e con i suoi frequentatori, con ottimi influssi sull’equilibrio biologico e sul reciproco stato di salute.L’aggiunta di piante negli spazi interni, che sia a casa o in ufficio, non serve solo alla funzione estetica tipica delle piante da appartamento, ma contribuisce a purificare l’aria da una serie di agenti  inquinanti, ad ossigenare l’ambiente ed a ripristinare il giusto equilibrio d’umidità.

Si è notato come la presenza di piante nelle stanze d’ospedale acceleri i tempi di recupero dei pazienti chirurgici, e di come questi ultimi richiedano minor uso di antidolorifici, abbiano frequenze cardiache più basse ed una migliore pressione sanguigna, rispetto ai malati alloggiati nelle camere prive di verde.Altri studi confermano i benefici su psiche e sistema immunitario dati dalla presenza di vegetali in ambienti di lavoro o studio: si parla di una diminuzione delle assenze per malattia degli impiegati degli uffici e di un aumento significativo della produttività e della capacità di concentrazione.

Le piante da interni contribuiscono a:

  1. ridurre i livelli di biossido di carbonio nell’aria (ossigenazione)
  2. ridurre i livelli di alcuni inquinanti volatili (purificazione)
  3. ridurre i livelli di polveri nell’aria (purificazione)
  4. aumentare l’umidità degli ambienti(umidificazione)
  5. attutire il rumore di fondo (insonorizzazione)
  6. ridurre la pressione sanguigna e gli stati ansiosi e di stress (azione sulla fisiologia e sulla psiche umana).

 

Ossigenazione dell’aria

L’uomo prende ossigeno e rilascia anidride carbonica nell’ambiente, le piante di giorno col processo di fotosintesi fanno l’esatto contrario. Assorbono biossido di carbonio e aumentando i livelli d’ossigeno nell’aria. Alcune specie – come le orchidee e le succulente –rilasciano ossigeno durante la notte e sono le uniche consigliabili per le stanze da letto.

 

Umidificazione degli ambienti

Con il rilascio fisiologico di vapore acqueo le piante aumentano l’umidità degli ambienti ed abbattono le particelle di polvere presenti nell’aria. Ciò aiuta a prevenire allergie e mali di stagione, facilita la respirazione ed aiuta a mantenere sgombre le prime vie respiratorie.

Purificazione dell’aria

Lo sapevate che secondo una ricerca della NASA le piante possono eliminare fino all’87% dei composti organici volatili (COV) nelle 24 ore?  Sostanze inquinanti come formaldeide, benzene, tricloroetilene e xilene, comunemente rilasciate negli ambienti da mobili, vernici e suppellettili, vengono assorbite, riciclate e “digerite” dai microrganismi del terriccio dei vasi.

Riduzione del rumore di fondo

Già utilizzate per ridurre l’inquinamento acustico nelle vie trafficate, le piante d’appartamento possono abbassare i livelli di rumore all’interno degli edifici, assorbendo, riflettendo o diffrangendo soprattutto le alte frequenze.Tra le specie amiche del nostro benessere citiamo il Chlorophytum comosum, le Dracaena marginata, fragrans e deremensis, molte varietà di Chamaedorea (palme minori), di Pothos, di Ficus; l’Hedera helix, la Nephrolepis exaltata Bostoniensis, la Sansevieria trifasciata, il Philodendron, lo Spathiphyllume l’albero di giada (Crassula Ovata).

da biopianeta.t

FOCUS SULLA NORMATIVA RADON

Per quanto riguarda le abitazioni, in Italia non esiste ancora una norma che stabilisca una soglia limite alla concentrazione di Radon indoor.

Per questo motivo, sarà utile delineare le principali direttive di riferimento, le leggi in vigore e capire come si fanno, a chi competono e quanto costano le misure dei valori di questo pericoloso gas.

Normativa radon, ecco i valori soglia

Per molti anni si è fatto riferimento alla Raccomandazione Euratom 143/90“Sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al Radon in ambienti chiusi” della Commissione Europea, dove sono consigliati dei livelli soglia per le abitazioni esistenti (400 Bq/m3) e per quelle di nuova costruzione (200 Bq/m3). I livelli vanno intesi come valori medi annui di concentrazione di radon.

A seguito dei risultati dei numerosi studi epidemiologici effettuati negli ultimi 20 anni e della conseguente rivalutazione del rischio di tumore polmonare associato all’esposizione al radon nelle abitazioni, nel 2009 l’Oms ha pubblicato il rapporto “WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective”, nel quale si raccomanda che i Paesi adottino possibilmente un livello di riferimento di 100 Bq/m3 o comunque non superiore a 300 Bq/m3.

Il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata la nuova direttiva della Comunità Europea “direttiva 2013/59/Euratom” dove si indica il livello di riferimento, oltre il quale si suggerisce di intraprendere azioni di risanamento. Tale livello è fissato a 300 Bq/m3 (sempre come media annua) per tutti gli ambienti chiusi, incluse le abitazioni.

Lo scorso luglio, la Commissione ha deferito l’Italia (unico paese UE a non aver adottato alcuna norma di recepimento) alla Corte di Giustizia UE per il mancato recepimento delle norme UE sulla radioprotezione. Il termine era già scaduto dal 6 febbraio 2018.

E nei luoghi di lavoro?

La legge che regola le concentrazioni di radon indoor negli ambienti lavorativi è il decreto legislativo n. 241 del 26 maggio 2000, “In materia di radiazioni ionizzanti”, che recepisce le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom, e che ha modificato i precedenti decreti 230/1995 e 187/2000.

Questa norma prevede, al capo III-bis, dall’art. 10-bis al 10-octies, disposizioni riguardanti le “attività lavorative nelle quali la presenza di sorgenti di radiazioni naturali conduce ad un significativo aumento dell’esposizione dei lavoratori”.

Tali attività comprendono:
– luoghi di lavoro interrati: attività lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del Radon o del Toron, o a radiazioni gamma o ad ogni altra esposizione in particolari luoghi di lavoro quali tunnel, sottovie, catacombe, grotte e, comunque, in tutti i luoghi di lavoro sotterranei;
– luoghi di lavoro in zone a rischio Radon: attività lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del Radon o del Toron (isotopo del Randon con peso atomico 220), o a radiazioni gamma o ad ogni altra esposizione in luoghi di lavoro diversi da quelli di cui alla lettera a) in zone ben individuate o con caratteristiche determinate;

– attività lavorative implicanti l’uso o lo stoccaggio di materiali abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell’esposizione dei lavoratori e, eventualmente, di persone del pubblico;
– attività lavorative che comportano la produzione di residui abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell’esposizione di persone del pubblico e, eventualmente, dei lavoratori;
– attività lavorative in stabilimenti termali o attività estrattive non disciplinate dal capo IV.

Nel decreto è imposta l’obbligatorietà delle misurazioni di radon indoor nei luoghi di lavoro in cui si svolgono le attività suddette, entro 24 mesi dall’inizio dell’attività: le misurazioni si intendono come concentrazioni di attività di radon medie in un anno.

I valori rilevati con tali misurazioni non devono superare il livello di azione fissato nell’allegato I-bis, ovvero 500 Bq/m3. Nel caso in cui i valori non superino il livello di azione, ma siano superiori all’80% di suddetto livello (quindi 400 Bq/m3), il datore di lavoro assicura nuove misurazioni nel corso dell’anno successivo.

Nel caso di superamento del livello di azione, l’esercente pone in essere azioni di rimedio idonee a ridurre le grandezze misurate al di sotto del predetto livello, e procede a nuove misurazioni al fine di verificare l’efficacia di tali azioni. Queste operazioni devono essere completate entro tre anni a partire dal rilascio della relazione tecnica redatta da un organismo riconosciuto.

Per le scuole

Il datore di lavoro non è tenuto alle azioni di rimedio se dimostra, avvalendosi di un esperto, che nessun lavoratore è esposto ad una dose superiore a quella indicata nell’allegato I-bis (3 mSv/anno); questa disposizione non si applica per gli esercenti di asili nido, scuola materna e scuola dell’obbligo, per i quali rimane il limite di 500 Bq/m3 (art. 10-quinquies, comma 5).

A chi rivolgersi per la misura?

I cittadini possono rivolgersi direttamente ad organismi di misura idoneamente attrezzati sia pubblici che privati ( es teco milano 02 48958304) chiedendo misurazioni di lungo periodo (generalmente un anno) mediante dosimetri passivi. Per maggiori indicazioni è possibile contattare le ARPA locali.

Da ediltecnico.it

ESPOSIZIONE A CADMIO E PIOMBO E IPOACUSIA

Il piombo e il cadmio sono stati identificati come fattori di rischio per la perdita dell’udito in studi su animali, ma  studi su larga scala della popolazione umana generale sono rari. Questo studio è stato condotto per studiare la relazione tra le concentrazioni di metalli pesanti nel sangue e i deficit uditivi.

metodi

I partecipanti allo studio comprendevano 6409 coreani di età pari o superiore a 20 anni, inclusi nel quinto e sesto sondaggio nazionali sulla salute e la nutrizione (KNHANES 2010–2013). La compromissione dell’udito è stata classificata in due tipi, la compromissione dell’udito a bassa e alta frequenza, utilizzando l’audiometria tonale . È stata definita una menomazione dell’udito a bassa frequenza con una media bilaterale di soglie uditive per 0,5, 1 e 2 kHz superiore a 25 dB e una menomazione dell’udito ad alta frequenza con una media bilaterale di soglie uditive per 3, 4 e 6 kHz superiore a 25 dB. I livelli ematici di metalli pesanti (piombo e cadmio) sono stati classificati in quartili. L’associazione trasversale tra danno uditivo e il livello di metalli pesanti (piombo e cadmio) è stata esaminata in entrambi i sessi. La regressione logistica multivariata è stata utilizzata per ottenere rapporti di probabilità adeguati (OR) e intervalli di confidenza al 95% (EC).

risultati

Tra gli uomini, la prevalenza di disturbi dell’udito sulle basse e alte frequenze era rispettivamente del 13,9% e 46,7%, che era superiore alla prevalenza tra le donne (rispettivamente 11,8% e 27,0%). Per quanto riguarda il piombo, l’OR aggiustato della compromissione dell’udito ad alta frequenza per il gruppo di livello ematico più elevato rispetto al gruppo più basso era significativo sia negli uomini (OR = 1,629, IC 95% = 1,161–2,287) sia nelle donne (OR = 1,502, IC 95% = 1.027–2.196), dopo aggiustamento per età, indice di massa corporea, istruzione, fumo, consumo di alcol, esercizio fisico, diagnosi di diabete mellito, ipertensione ed esposizione al rumore (rumore professionale, forte, arma da fuoco). Non sono stati trovati collegamenti tra i livelli di piombo nel sangue e problemi di udito sulle basse frequenze , o tra i livelli di cadmio nel sangue e problemi di udito sia  su basse che alte frequenze in entrambi i sessi.

conclusioni

I risultati del presente studio suggeriscono che anche l’esposizione a piombo a basse concentrazioni è un fattore di rischio per la perdita dell’udito sulle alte frequenze . Dovrebbe essere condotto uno studio epidemiologico prospettico per identificare la relazione causale tra la salute umana e l’esposizione ai metalli pesanti, e gli sforzi per ridurre l’esposizione ai metalli pesanti nella popolazione generale dovrebbero continuare.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5905116/

Liberamente tradotto da dott Alessandro Guerri medico del lavoro