ERGONOMIA

GIMLE : NUOVO NUMERO DISPONIBILE ON LINE.

Il Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia è una rivista scientifica che si occupa di Medicina del Lavoro (Medicina Occupazionale e ambientale, Igiene del Lavoro e ambientale, Tossicologia occupazionale) ed Ergonomia (Valutazione del rapporto uomo/lavoro, Riabilitazione occupazionale, Psicologia del Lavoro, Bioingegneria).

La rivista pubblica articoli originali, revisioni di letteratura, lettere all’editor e recensioni inerenti le tematiche che la caratterizzano.

Il GIMLE è indicizzato dai principali siti, compresi PubMedScopusWeb of Science, Index Medicus, Excerpta Medica, oltre ad essere inserito nell’Emerging Sources Citation Index (ESCI) di Clarivate Analytics

ERGONOMIA, POSTURA E STRUMENTAZIONE IN ODONTOIATRIA.

da dentalacademy.it

L’odontoiatria è sempre stata una professione che mette a dura prova la mente e il corpo.
Se sei come la maggior parte dei dentisti, il tuo lavoro quotidiano ha un impatto su mani, polsi, braccia, schiena, collo, spalle e gambe: tra il 64% e il 93% dei professionisti del settore dentale sperimenta dolore muscolo-scheletrico generale, in quanto ripete gli stessi movimenti su ogni paziente, giorno dopo giorno, spesso in posizioni scomode.
Ecco allora tre consigli per evitare il dolore e le lesioni da stress ripetitivo:

  • migliore posizionamento (per te e per i tuoi pazienti);
  • strumenti e apparecchiature ergonomiche;
  • semplici esercizi di benessere.

Postura corretta e posizionamento del paziente
Meno ti pieghi, curvi, torci, allunghi o inclini, minore sarà la tensione che metterai su muscoli, articolazioni e ossa.
La posizione corretta per lavorare con un paziente è seduti con la colonna vertebrale in posizione neutra e le spalle rilassate, il più vicino possibile al paziente e sempre fronte a lui; piedi ben appoggiati sul pavimento e altezza dello sgabello regolata in modo che le cosce si pieghino leggermente verso il basso; strumenti a disposizione all’incirca all’altezza delle braccia ed entro un raggio di mezzo metro. Inoltre il paziente dovrebbe essere posizionato supino per il trattamento dell’arcata superiore e semi-supino per l’arcata inferiore, posizionando il suo schienale a un angolo di 10-15 gradi dal pavimento

Strumenti e attrezzature ergonomiche
L’ergonomia dovrebbe essere una considerazione fondamentale quando si scelgono gli strumenti e le attrezzature per il proprio studio, come lo sgabello e lo strumentario.
Da un punto di vista ergonomico, lo sgabello dell’operatore è la seduta più importante: dovrebbe essere regolabile, con un adeguato supporto lombare, toracico e del braccio e dovrebbe consentire uno spazio di tre dita dietro il ginocchio. Se è inclinabile, inclina il sedile in avanti tra 5 e 15 gradi.
Anche lo strumentario che scegli può fare una differenza significativa, è opportuno cercare strumenti con un peso ottimale e un manico con diametro grande, che forniscano una presa strutturata: questi strumenti saranno più facili da manovrare e causeranno meno affaticamento alla mano.
I nuovi scaler e curette ergonomici Harmony sono un buon esempio: frutto di un processo iterativo di ricerca e sviluppo che ha analizzato oltre 2,8 milioni di dati, riducono la forza di presa fino al 65% e la pressione sul dente del 37%. Il manico ha una struttura a doppia elica sagomata per una sensibilità tattile ottimale e l’impugnatura in silicone è stata estesa del 30% per fornire una presa sicura e agile.
Un altro fattore importante nell’ergonomia dello strumento è l’affilatura: scaler affilati richiedono meno sforzo, migliorando il comfort …( )

Esercizi di benessere per alleviare e prevenire il dolore
Prima di intraprendere qualsiasi attività fisica, come una giornata di cura dei pazienti, è sempre una buona idea riscaldare le articolazioni e i muscoli; per esempio, la blogger specializzata Whitney DiFoggio, “Teeth Talk Girl”, consiglia una serie di esercizi di stretching quotidiani per i professionisti del settore dentale mirati a polsi, collo, spalle e schiena, da fare il più spesso possibile, anche tra un appuntamento e l’altro.
Pensa che che non sei certamente l’unico a sperimentare fastidi, ma la buona notizia è che alcune modifiche alla routine, alla postura e agli strumenti possono fare miracoli per il corpo e possono potenzialmente aggiungere anni di pratica senza dolore alla carriera dell’ ‘odontoiatra.

PROTOTIPI ESOSCHELETRI INAIL: IL FUTURO DELLA MMC.

da inail.it

XoTrunk, XoShoulder e XoElbow sono i tre esoscheletri robotici indossabili sviluppati da IIT in collaborazione con Inail per mitigare i fattori di rischio da sovraccarico biomeccanico. I dispositivi, che sono in grado di diminuire fino al 40% lo sforzo di operatori e operatrici in ambito industriale, manifatturiero, logistico e delle costruzioni civili, potrebbero essere pronti per il mercato nei prossimi anni

ROMA – L’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e l’Inail presentano i nuovi prototipi di esoscheletri robotici collaborativi a uso industriale che serviranno per rendere il lavoro in ambito industriale e manifatturiero più sicuro. Grazie ai motori elettrici con cui sono equipaggiati e ad algoritmi di intelligenza artificiale, questi dispositivi indossabili supporteranno lavoratori e lavoratrici nei compiti più gravosi dal punto di vista fisico, diminuendone lo sforzo fino al 40% e determinando una riduzione di infortuni sul lavoro e malattie professionali croniche.

Le patologie lavoro-correlate a carico del sistema muscolo-scheletrico sono, infatti, le più frequenti sul posto di lavoro e pari al 68% di tutte le malattie professionali denunciate all’Inail nel 2020, percentuale in crescita costante dal 2016. Di queste la quota maggiore (circa il 41%) interessa la colonna vertebrale.

In questo contesto il team di ricerca XoLab di IIT (Wearable Robots, Exoskeletons and Exosuits Laboratory) guidato da Jesús Ortiz, in collaborazione e con il supporto del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail, guidato da Carlo De Petris, ha sviluppato nel contesto del progetto “Sistemi Cibernetici Collaborativi”, tre dispostivi robotici indossabili che prendono il nome di XoTrunk, per supportare la schiena e il tronco, XoShoulder, per fornire sostegno alle spalle, e XoElbow, per il sostegno dei gomiti.

XoTrunk è pensato per alleggerire il sollevamento ripetitivo di carichi fino a un peso di circa 20 kg e, più in generale, è dedicato a tutti i lavori che potrebbero gravare sulla schiena dell’operatore. È l’unico dispositivo di questo tipo, inoltre, che può supportare anche le operazioni di traino, molto comuni nell’ambito della logistica. L’esoscheletro è dotato di due motori elettrici e di sofisticati algoritmi proprietari, che in tempo reale regolano l’assistenza sulla base dei movimenti di chi lo indossa per massimizzarne l’efficacia. XoTrunk si può utilizzare anche in sinergia con XoKnee, un esoscheletro in tessuto che si connette al robot e garantisce un supporto più efficace all’operatore durante l’attività di sollevamento ripetitivo di carichi.

XoShoulder è stato sviluppato per venire incontro alle esigenze di chi sovraccarica le spalle durante l’attività di lavoro quotidiana. Lo scenario tipico è quello dei lavori che vengono svolti su automobili poste su piattaforme sopraelevate, dove l’operatore tende ad affaticare le spalle, dovendo mantenere sollevati strumenti pesanti per tempi prolungati oltre l’altezza delle spalle. Il prototipo è equipaggiato con due motori da 70 W con una coppia di 12 N/m, ciascuno dei quali è dotato di avanzati algoritmi di controllo che lo rendono in grado di fornire supporto solo quando serve, senza intralciare i movimenti dell’operatore.

XoElbow, invece, è un prototipo che assiste l’operatore nel sollevamento di pesi vicino al corpo. Lo scenario di utilizzo potrebbe essere il sollevamento di pesanti pneumatici durante la fase di montaggio su ponte sollevatore. È dotato degli stessi motori di XoShoulder e al momento rappresenta un unicum nel campo degli esoscheletri.

In generale tutti e tre i robot indossabili sono stati realizzati in plastica e leghe di alluminio, usate solitamente in ambito aerospaziale, e progettati per i principali contesti industriali nei quali operatori e operatrici sono portati a sovraccaricare il sistema muscolo-scheletrico, come il manifatturiero, le riparazioni meccaniche, l’industria alimentare, la logistica, l’edilizia e l’agricoltura.

I prototipi sono stati concepiti per venire incontro alle esigenze di lavoratori e delle lavoratrici adattandosi, grazie agli algoritmi di intelligenza artificiale, al tipo di lavoro e alle modalità con le quali viene svolto. Un’altra caratteristica comune e fondamentale per questo tipo di dispositivi è la “trasparenza”. I robot, infatti, non devono intralciare o limitare la mobilità, ma entrare in funzione solo per i compiti più gravosi, supportando il sistema muscolo-scheletrico.Al momento XoTrunk sta affrontando dettagliati test presso aziende partner selezionate per la sperimentazione sul campo. Grazie anche a queste attività, si prevede la sua commercializzazione già nei prossimi mesi, attraverso un progetto di startup IIT (Proteso) al momento in fase di lancio, che si potrebbe occupare del trasferimento al mercato di questa tecnologia. XoElbow e XoShoulder, invece, inizieranno nei prossimi mesi le prime sperimentazioni in scenari reali e si prevede possano essere disponibili sul mercato tra qualche anno.Tra gli scenari realistici di utilizzo rientrano senz’altro le officine meccaniche di riparazione auto. Per i test di campo preliminari dei dispositivi, infatti, il team di ricerca IIT si è avvalso della collaborazione di una concessionaria genovese, che valuterà un ulteriore coinvolgimento del proprio personale per la fase di test dei robot indossabili.

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ASTENOPIA DA DIGITAL DEVICE : D.E.S.

da platform-optic.it

DEFINIZIONE

Il Digital Eye Strain (D.E.S.) (affaticamento oculare da digital device/ ASTENOPIA) è una condizione caratterizzata da disturbi visivi e/o disturbi oculari legati all’utilizzo di dispositivi digitali derivanti da una serie di tensioni sul sistema oculare, tra cui abbagliamento, sfocamento, disfunzione accomodativa, disparità di fissazione, secchezza, affaticamento e disagio.

Un recente rapporto (The Vision Council, 2016) ha mostrato che il 65% degli adulti americani sperimenta una sorta di affaticamento degli occhi dopo un uso prolungato di dispositivi elettronici, per questo gli operatori del benessere visivo sono sempre più chiamati a gestire tali pazienti.

Il tipico utilizzatore di digital device americano, al giorno d’oggi, possiede circa quattro dispositivi (Chase Buckle, 2016). L’ampia varietà di dispositivi digitali in uso comporta, inevitabilmente, diverse distanze di lavoro, dimensioni dei caratteri, angoli di visuale, intensità luminose e contrasti.

Di conseguenza, una vasta gamma di potenziali sintomi possono presentarsi in sala visita. L’affaticamento oculare da dispositivi digitali può presentarsi come un singolo sintomo “ovvio” o una vaga raccolta di sintomi di tipo astenopico.

Poiché questi possono essere causati da uno o più fattori sottostanti, dovrebbe essere adottato un approccio olistico nell’indagine e nella gestione dei reclami dei pazienti. Come per qualsiasi esame, un’anamnesi accurata e la descrizione dei sintomi, da parte degli esaminati, sono essenziali.

Tuttavia, una comprensione dei compiti e delle condizioni di lavoro intraprese con particolari dispositivi digitali è anche importante per valutare correttamente la causa o le cause sottostanti. Un diverso numero di fattori è associato allo sviluppo di D.E.S.

FATTORI FISIOLOGICI E AMBIENTALI ASSOCIATI AL D.E.S. 

ERRORE REFRATTIVO E PRESBIOPIA

La correzione dell’errore refrattivo (in particolare l’astigmatismo) e la presbiopia sono considerati fattori importanti associati al D.E.S. Diversi studi hanno osservato che l’astigmatismo indotto o sottocorretto ha un impatto negativo sul comfort visivo soggettivo e può ridurre la produttività dei lavoratori che utilizzano dispositivi elettronici. (Daum, Clore, Simms, et al., 2004). L’astigmatismo non corretto può essere un problema tra le persone presbiti che usano occhiali da lettura premontati e i portatori di lenti a contatto con errori cilindrici non corretti o mal compensati.

Le varie distanze di lavoro coinvolte nell’uso di diversi dispositivi digitali possono rivelarsi problematiche per le persone che richiedono una correzione per la presbiopia. Dato che si utilizzano molti dispositivi digitali con monitor, posti a distanze diverse, una singola aggiunta di positivo per vicino potrebbe non fornire una correzione ideale per più distanze di utilizzo di digital device, ciò significa che sono necessarie più prescrizioni o una correzione personalizzata (ad esempio, prescrizioni di lenti per intermedio, multifocali o a profondità di campo).

Gli occhiali da computer, con lenti progressive progettate per ottimizzare la visione nelle regioni intermedie e vicine, possono ridurre i sintomi nei soggetti presbiti in misura maggiore rispetto all’intervento ergonomico (Butzon, Sheedy, Nilsen, 2002), mentre uno studio del 2004 indicava che per un periodo di dodici mesi alcuni design di lenti per computer hanno fornito una maggiore soddisfazione generale e una migliore valutazione soggettiva rispetto a lenti monofocali. (Horgen, Aarås, Thoresen ,2004).

ACCOMODAZIONE

Alcune indagini sull’accomodazione, riguardo all’uso dei display, sono state condotte tra giovani soggetti adulti. L’effetto dell’uso di display sull’accomodazione è discutibile. Alcuni studi hanno dimostrato un aumento del lag accomodativo quando si utilizzano display rispetto quando si legge su carta (Wick, Morse, 2002, Hue, Rosenfield, Saá, 2014), mentre altri studi non sono riusciti a trovare alcuna differenza (Collier, Rosenfield, 2011, Jaschinski, 1998).

Da un recente studio è emerso che il digital eye strain non è correlato alla risposta accomodativa, ma può essere correlata alla vergenza. Rosenfield et al. (2010) hanno osservato che l’infacilità accomodativa, piuttosto che il lag, può portare a sintomi. L’effetto dell’uso di display anche nella microfluttuazione dell’accomodazione (AMF) è discutibile. 

PUPILLA 

Uno studio (Gilmartin, Hogan, 1985) ha rilevato che, in determinate condizioni, la dilatazione della pupilla è rimasta bloccata o ritardata a seguito di un’attività impegnativa da vicino. Tuttavia, non è chiaro se queste alterazioni della pupilla siano causa di D.E.S. Saito et al. (1994) hanno riscontrato che, dopo quattro ore di lavoro al computer, il riflesso pupillare era ritardato e l’ampiezza del riflesso prossimale era diminuita.

Gli autori hanno anche osservato affaticamento visivo dopo il lavoro; tuttavia, non hanno esaminato la potenziale associazione dell’affaticamento visivo con il riflesso pupillare. Uno studio simile (Ukai et al., 1994) ha suggerito che l’affaticamento visivo percepito da utilizzatori di computer potrebbe essere associato all’hippus pupillare (contrazione ritmica della pupilla). 

TENSIONE DELLA PALPEBRA 

La tendenza a strizzare gli occhi è comune durante l’uso del computer, per aumentare la concentrazione, migliorare l’acuità visiva e per il limitare l’abbagliamento. Quando si strizzano gli occhi, la tensione nel muscolo oculare orbicolare aumenta: test suggeriscono che l’eccesso di attività del muscolo orbicolare possa causare dolore oculare e occhi stanchi.

Thorud et al. (2012) hanno esposto soggetti sani a fattori di stress visivo durante due ore di lavoro al computer, osservando che i sintomi, il flusso sanguigno nel muscolo orbicolare e lo sforzo muscolare, aumentano significativamente durante il lavoro al computer. I ricercatori hanno trovato una correlazione tra dolore oculare e il flusso sanguigno nel muscolo orbicolare. Hanno anche trovato una correlazione tra stanchezza oculare e sforzo muscolare. 

LUCE DELLO SCHERMO 

I moderni dispositivi digitali, inclusi computer, tablet e smartphone, emettono una luce fredda, che di solito ha una lunghezza d’onda compresa tra 450 e 495 nm. Vari autori hanno suggerito che l’eccessiva esposizione alla luce, in particolare alla luce a lunghezza d’onda corta (verso l’ultravioletto), può portare a danni alle cellule gangliari (Osbome et al., 2006), ai fotorecettori e all’epitelio pigmentato della retina (Costa et al., 2008), cataratta (Langlois, 2016) e predisposizione alla degenerazione maculare (Algvere, Marshall, Seregard, 2016).

Tuttavia, l’intensità e la durata dell’esposizione alla luce blu in questi studi ha superato notevolmente quella dell’uso dei dispositivi digitali. Pertanto, attualmente non esiste alcuna prova che la luce blu visibile emessa dai dispositivi digitali sia in grado di danneggiare l’occhio (CIE Position Statement on the Blue Light Hazard, 2019). 

LENTI A CONTATTO E DIGITAL EYE STRAIN

L’uso delle lenti a contatto è considerato un fattore di rischio per la fisiologia del film lacrimale a causa della frizione e dell’attrito con le palpebre e della riduzione di spessore del film lacrimale. Un sondaggio online (González-Méijome et al. 2007) tra utilizzatori di computer ha rivelato che l’83% dei maschi e l’87% delle femmine utilizzatori di lenti a contatto hanno almeno un sintomo di secchezza, rispetto al 68% dei maschi e al 73% delle femmine che non usano lenti a contatto.

Questi risultati sono confermati dal lavoro di Chalmers e Bergley (2006), che ha riscontrato una maggiore prevalenza di sintomi di secchezza tra portatori di lenti a contatto, con sollievo dei sintomi dopo la rimozione delle lenti. Jansen et al. (2010) hanno esaminato le lenti a contatto morbide indossate da chi ha ascoltato la musica o giocato con i videogiochi con e senza lenti a contatto. L’area di rottura del film lacrimale è stata più ampia quando i soggetti indossavano lenti a contatto giocando con il videogioco.

La rottura del film lacrimale è correlata al discomfort provocato dall’uso di videogiochi. Con lenti a contatto, la frequenza dell’ammiccamento non è cambiata significativamente tra le due attività; tuttavia, l’ampiezza dell’ammiccamento è diminuita notevolmente durante l’esecuzione di videogiochi. Schulze et al. (2016) hanno valutato il rapporto tra D.E.S. e frequenza di ammiccamento in portatori di lenti a contatto in silicone idrogel utilizzando due dispositivi digitali: un personal computer e un tablet.

Hanno scoperto che, con l’utilizzo di dispositivi digitali e attività associate a una maggiore concentrazione, si provochi una riduzione dell’ammiccamento. Kojima et al. (2011) hanno somministrato dei questionari a 69 utilizzatori di lenti a contatto e 102 persone che non portavano lenti a contatto e facevano un lavoro d’ufficio.

I questionari riguardavano le condizioni visive e i sintomi dell’occhio secco. Oltre a confrontare i punteggi dei sintomi tra due i gruppi, gli autori hanno anche esaminato l’associazione tra durata del lavoro a computer e l’uso delle lenti a contatto. Lo studio ha trovato differenze significative di secchezza oculare nei punteggi. Questi sintomi aumentavano con la durata del lavoro al computer e i punteggi erano significativamente più alti tra i portatori di lenti a contatto.

Gli studi di Tauste et al. (2016) e Ranasinghe et al. (2016) concordano anche sul fatto che i portatori di lenti a contatto hanno maggiori probabilità di sperimentare D.E.S. rispetto ai non portatori di lenti. Le lenti a contatto probabilmente aumentano il rischio di affaticamento degli occhi, perché possono contribuire a sintomi di secchezza, che era un fastidio comunemente riportato. 

OPZIONI PER LA GESTIONE 

Le potenziali opzioni di gestione del D.E.S. negli utilizzatori di lenti a contatto includono: 

• migliorare l’ambiente e le condizioni di lavoro; 

• verificare che la correzione refrattiva sia aggiornata e appropriata per la distanza di lavoro; 

• migliorare la qualità della superficie anteriore dell’occhio e delle lenti a contatto. 

Per quanto riguarda l’ambiente di lavoro, è utile verificare le condizioni di illuminazione, per ridurre al minimo l’abbagliamento e i riflessi sullo schermo, tenere lo schermo non troppo vicino ed effettuare pause ad intervalli regolari. 

Per facilitare questo compito, negli Stati Uniti viene utilizzata una semplice regola mnemonica: 20/20/20, che significa: ogni 20 minuti, fare una pausa di 20 secondi, guardando lontano, ad almeno 20 piedi, cioè 6 metri. Inoltre, è utile ricordare alle persone l’opportunità di ridurre l’uso di dispositivi elettronici nel tempo libero. 

Per quanto riguarda la correzione refrattiva ottimale, è utile correggere anche lievi errori refrattivi, compresi piccoli astigmatismi, che in altre condizioni visive possono essere trascurati. Questo problema può emergere in quei soggetti che hanno un lieve astigmatismo e utilizzano lenti a contatto sferiche, o nelle persone presbiti che utilizzano occhiali da lettura premontati. 

Quando questi interventi non sono sufficienti, diversi autori (Coles-Brennan, Sulley e Young, 2019) raccomandano l’uso di sostituti lacrimali per alleviare i sintomi. Gli umettanti sembrano aiutare ad alleviare, anche se non eliminare, i sintomi di secchezza, stanchezza e difficoltà di concentrazione. Tuttavia, bisogna ricordare che l’effetto degli umettanti, per quanto immediato, sia di solito di breve durata e richieda quindi frequenti somministrazioni. 

CONCLUSIONI 

L’affaticamento oculare legato all’utilizzo di dispositivi elettronici è un argomento di estrema attualità e lo sarà anche nel prossimo futuro. Il problema coinvolge sia la popolazione generale, sia gli utilizzatori di lenti a contatto: in particolare, le lenti a contatto sembrano essere un fattore aggravante di questo problema.

Nella gestione di questo problema, è necessaria da parte del professionista una considerazione particolare non solo agli aspetti ottici e applicativi legati alla lente a contatto di per sé, ma un’attenzione generale all’ambiente, le abitudini e le condizioni in cui i dispositivi digitali sono utilizzati. 

Tratto dalla tesi in Optometria di Alessio Ierardi, con relatrice Laura Boccardo, discussa presso IRSOO (Vinci), luglio 2019. 

LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI IN AMBITO AEROPORTUALE.

Da Inail it

Nel settore aeroportuale l’infortunistica e caratterizzata principalmente dall’interazione dell’operatore con una serie di macchine ed attrezzature in movimento (carrelli da traino, carrelli elevatori, nastri trasportatori etc.) e dalla presenza di fattori di rischio biomeccanico (movimentazione di carichi manuale, postura ortostatica protratta).

Risulta, dalla ricerca riportata nella pubblicazione, che il 50% circa degli infortuni interessa il rachide e che anche le malattie professionali sono per lo più rappresentate da discopatie da movimentazione manuale di carichi e, solo in alcuni casi, da ipoacusia da rumore. Il documento consente un approfondimento delle conoscenze sui rischi al fine di impostare efficaci interventi di prevenzione.




Prodotto: Volume
Edizione Inail – Agosto 2014
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

ALLEGGERIAMO IL CARICO : FOCUS SNOP SULLE MALATTIE MUSCOLO-SCHELETRICHE

da Ciip

È qui possibile consultare i materiali ( la maggior parte slides) in formato PDF proiettate alla presentazione dell’e-book CIIP , per la campagna contro i disturbi muscolo-scheletrici.

Matteo Bonzini (Clinica del Lavoro Milano): Introduzione  (video)

Susanna Cantoni (presidente CIIP): Presentazione E BOOK CIIP DMS  (video)

Giovanni Falasca (coordinatore Gruppo CIIP Sistemi informativi): Rischio muscolo scheletrico: infortuni e malattie professionali: I dati del problema  (video)

Focus su settore sanitario e socio sanitario

Olga Menoni  (Clinica del Lavoro Milano) (video)

Cristina Mora (Università di Bologna – Banca Dati Soluzioni) (video)

Silvana Salerno (ricercatrice): Rischio muscolo scheletrico: un problema di genere? (video)

Francesca Grosso (referente Focal Point INAIL   EU OSHA): L’impegno dell’INAIL nella Campagna Europea sul rischio MSK (video)

Daniele Tovoli (referente FIASO): L’impegno di FIASO sul rischio MSK (video)

DISTURBI MUSCOLOSCHELETRICI E NUOVE GENERAZIONI

Eu-Osha ha arricchito con  una nuova area specifica il sito della campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2020-22 Alleggeriamo il carico.

L’area è rivolta  alla prevenzione e alla tutela dei ragazzi in età scolare.

Sono descritte le buone prassi per prevenire per evitare i Disturbi muscolo scheletrici.

Queste alcune delle risorse presenti:

NUOVA NORMA UNI ISO 11228 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

da assolombardaservizi.it

Novità in tema di movimentazione manuale dei carichi: il 24 marzo 2022 in Italia è entrata in vigore la Norma Tecnica UNI ISO 11228-1:2022 “Ergonomia-Movimentazione manuale-parte 1: sollevamento, abbassamento e trasporto”, che sostituisce integralmente la precedente UNI ISO 11228-1:2009.
L’allegato XXXIII del Testo Unico richiama espressamente la norma tecnica come “criterio di riferimento” per il datore di lavoro.

Con il termine “Movimentazione Manuale dei Carichi”, spesso abbreviato dall’acronimo MMC, si intendono tutte le attività che comportano sollevare, deporre, spingere, tirare, portare, spostare un “carico”, cioè un peso (secondo l’art. 167, comma 2, D. Lgs. 81/08).
Le modifiche apportate dalla nuova disciplina in tema di movimentazione manuale dei carichi sono impattanti, sia sull’approccio che sulle modalità di esecuzione della valutazione del rischio, obbligatoria ai sensi del Titolo VI del D. Lgs. 81/08

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Movimentazione manuale dei carichi: applicazione della nuova UNI ISO 11228-1:2022

La norma appena entrata in vigore sostituisce la precedente versione.
Nello specifico, la parte 1 si riferisce alle attività di sollevamento di carichi e di sollevamento e trasporto.
Non tratta, invece, attività di traino e spinta, alle quali è dedicata la UNI ISO 11228-2, e le attività di sovraccarico degli arti superiori per i quali si applica la UNI ISO 11228-3.
Obiettivo della normativa è quello di fornire dei limiti raccomandati a fronte dei quali poter definire accettabile o meno una determinata situazione di lavoro connessa al rischio di sovraccarico. La norma risulta applicabile per sollevamento e sollevamento e trasporto di oggetti di peso uguale o superiore a 3 kg e con una velocità di spostamento compresa tra 0,5 e 1 metro al secondo su un percorso orizzontale.

Il processo di valutazione nella nuova normativa sulla movimentazione manuale

La nuova normativa prevede un processo di valutazione che è possibile riassumere secondo passaggi consequenziali.

Per le azioni che comportano sollevamento/abbassamento di un carico viene introdotto un processo di valutazione a step successivi e vengono ampliate le modalità di calcolo dell’Indice di Sollevamento nella fase di valutazione approfondita; vengono rivisti i pesi limite di riferimento e, infine, vengono modificate le fasce di rischio associate ai valori finali dell’Indice di Sollevamento.

Per le azioni che comportano trasporto in piano di un carico viene introdotto un processo di valutazione a step successivi che permette di verificare le condizioni di accettabilità del rischio.

Nuova UNI ISO 11228-1:2022: Assolombarda Servizi a supporto delle imprese

La movimentazione di carichi riguarda il personale delle aziende di qualsiasi dimensione e di qualsiasi settore.
Al fine di tutelare i propri collaboratori dall’insorgenza di disturbi e patologie muscoloscheletrici è indispensabile procedere a una corretta valutazione del rischio attraverso un corretto uso della nuova norma UNI, al fine dell’attuazione di idonei interventi di prevenzione e protezione che vadano a mitigare, se non annullare, eventuali danni a carico degli operatori.
Per la comprensione degli aspetti normativi e gestionali legati agli obblighi di tutela dei lavoratori in capo ai datori di lavoro, è opportuno consultare preliminarmente l’Area Salute e Sicurezza sul Lavoro di Assolombarda.
Assolombarda Servizi è a disposizione per supportare le aziende nell’aggiornamento ed eventuale integrazione della Valutazione del Rischio sulla base della nuova Norma Tecnica UNI ISO 11228-1:2022, a seconda delle situazioni specifiche. Le Norme Tecniche della serie ISO 11228 sono infatti indicate dal D. Lgs. 81/08 come criteri di riferimento per la valutazione e la riduzione del rischio da sovraccarico biomeccanico acuto e cronico legato alla movimentazione manuale dei carichi.

FOCUS SUL LAVORO AGILE E POSTURE

In una situazione ancora legata alle necessità del contenimento del virus SARS-CoV-2 può apparire difficile operare un’adeguata analisi dei rischi delle tante attività che sono state provvisoriamente organizzate a distanza ( lavoro agile/smart working o telelavoro).

Tuttavia è indubbio che questa nuova organizzazione di lavoro sia destinata ad avere un impatto permanente sul mondo del lavoro e necessiti uno sviluppo di idonee strategie di prevenzione che tengano conto di questa futura evoluzione.

Smart working: ergonomia e disturbi muscoloscheletrici

Parlando di rischi nelle attività svolte in smart working, si ricorda innanzitutto che queste attività sono soggette a criticità ergonomiche e all’eventuale insorgenza di disturbi muscoloscheletrici (DMS).

A questo proposito si ricorda che tra le più frequenti patologie collegate allo svolgimento dell’attività lavorativa figurano “quelle inerenti all’apparato muscoloscheletrico” che si traducono spesso in “costi gravanti sui datori di lavoro, motivo per il quale una loro risoluzione o miglioramento giova sia alla salute dei lavoratori sia ai bilanci delle imprese”.

Generalmente i disturbi muscoloscheletrici “interessano la schiena, il collo, le spalle e gli arti superiori, ma possono anche colpire gli arti inferiori. Riguardano dolori o danni ad articolazioni e tessuti e coprono un’ampia gamma di disturbi. A seconda del livello di serietà, possono portare all’impossibilità a recarsi sul luogo di lavoro e necessitare di cure mediche. Nei casi cronici più gravi, possono addirittura portare alla disabilità e all’abbandono forzato del posto di lavoro”.

Queste patologie possono essere causate da una combinazione di elementi e tra quelli inerenti all’attività lavorativa e al suo svolgimento “ricadono in generale i seguenti:

  • l’assunzione di posture scorrette o statiche; ritmi intensi di lavoro;
  • il mantenimento prolungato della stessa posizione in piedi o seduta;
  • la movimentazione di carichi, specialmente quando si ruota o si piega la schiena; movimenti ripetitivi o che richiedono uno sforzo
  • vibrazioni, scarsa illuminazione o lavoro in ambienti freddi”.

Tuttavia sono i primi tre elementi che “hanno la possibilità di manifestarsi anche in modalità smart working, mentre gli altri rischi sono pertinenti maggiormente per i lavoratori in solitudine che spesso si trovano ad operare in ambienti con caratteristiche non favorevoli che aggravano la gravità del rischio”.

Smart working: posture scorrette e utilizzo delle attrezzature

Riguardo alle mansioni svolte in modalità smart working si chiarisce che “non sono gli strumenti informatici (computer, cellulare ecc.) a causare eventuali dolori, ma le posture scorrette con cui li si utilizza mantenute a lungo”.

Ad esempio – continua il documento – “l’assunzione di posizioni di lavoro scorrette, come il mantenimento del computer appoggiato sulle ginocchia, l’utilizzo di sedie non ergonomiche o addirittura del proprio divano in una postazione domestica, può generare con il passare del tempo severi danni all’apparato muscoloscheletrico.

Anche l’utilizzo dello smartphone in maniera non ottimale può generare conseguenze importanti, soprattutto nei casi in cui per digitare lo schermo vengono utilizzati prevalentemente i pollici impugnando lo strumento con entrambe le mani. Protraendo infatti nel tempo uno stesso movimento c’è il rischio di sovraccaricare alcuni tendini della mano. Il caso più tipico è quello della tenosinovite stenosante, più comunemente nota come ‘dito a scatto’”, una disfunzione dal decorso lento che “parte da un lieve dolore (che sovente colpisce il pollice, da cui il fenomeno del ‘pollice da smartphone’) fino talvolta a degenerare fino al blocco permanente del dito”.

L’utilizzo prolungato e in posizione scorretta di strumenti informatici (computer, cellulare, ecc.) “può generare ulteriori problemi”.

Ad esempio si indica che negli ultimi anni “si sono riscontrati notevoli miglioramenti della definizione fornita dagli schermi delle apparecchiature digitali, i quali pur portando notevoli benefici hanno tuttavia indotto gli utilizzatori a mantenere una prolungata esposizione per il proprio apparato visivo e posizioni sicuramente meno ergonomiche definite ‘a tartaruga’ cioè con la testa sporgente verso lo schermo con le evidenti conseguenze per il rachide a lungo termine”.

Inoltre le apparecchiature digitali, a seguito di una prolungata attività di digitalizzazione, “possono far emergere condizioni come la sindrome del tunnel carpale” che è dovuta alla “compressione del nervo mediano al suo passaggio all’interno del tunnel carpale, un canale delimitato dalle ossa del polso e da tessuto connettivale. La sofferenza del nervo si manifesta con dolore, formicolii e alterazioni della sensibilità delle dita, spesso di notte o al risveglio. Se trascurata, potrebbe portare alla difficoltà di esecuzione anche di semplici movimenti”.

Smart working ed ergonomia: formazione e azioni di prevenzione

Il documento indica poi che per migliorare la prevenzione di questi problemi va dedicata massima importanza sia ai percorsi di informazione/formazione (quale “strumento per evidenziare i comportamenti e le posture corrette per i lavoratori”), sia alle “necessarie azioni di prevenzione che dovrebbero includere modifiche riguardanti:

  • gli spazi di lavoro, adeguandoli al fine di migliorare le posture lavorative;
  • le attrezzature, assicurando che siano ergonomiche e adatte ai compiti da svolgere;
  • un miglioramento della consapevolezza dei rischi, impartendo come già anticipato una formazione su buoni metodi di lavoro;
  • i compiti specifici dei lavoratori agili, cambiando metodi o strumenti di lavoro;
  • la gestione, invitando ad una pianificazione del lavoro in modo tale da evitare mansioni ripetitive o prolungate con posture scorrette, programmando pause, o pensando ad una eventuale rotazione delle funzioni fino ad una possibile riassegnazione del lavoro;
  • i fattori organizzativi, sviluppando una politica in materia di tutela dell’apparato muscoloscheletrico.

Infine si segnala che dal punto di vista ergonomico è importante ricordare sempre “quanto sia opportuno eseguire alcuni esercizi durante le pause”. Infatti come ormai dimostrato da tempo gli esercizi di ginnastica e di stretching consentono di “migliorare nettamente lo stato di salute”.

da unione artigiani province di milano : https://unioneartigiani.it/i-rischi-ergonomici-nel-lavoro-agile-posture-attrezzature-e-prevenzione/

ESSELUNGA SPERIMENTA UN ESOSCHELETRO PER LA MMC

L’automazione promette di di rivoluzionare il settore retail: dai magazzini che si stanno riempiendo di soluzioni robotiche, ne parliamo sul numero 3 di gdoweek, alle soluzioni adottate all’interno dei punti di vendita, che possono beneficiare delle innovazioni sia software sia hardware per velocizzare e ottimizzare le operazioni. Tre la diverse innovazioni, la tecnologia robotica indossabile rappresenta una frontiera molto interessante su cui sperimentare.

In questo contesto si colloca il progetto pilota di utilizzo di un esoscheletro per gli addetti dei negozi Esselunga, sviluppato da Comau (azienda del Gruppo automobilistico Stellantis) e da Iuvo, società spin-off della università Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Esselunga avrà il compito di guidare il processo di validazione del dispositivo, con il diretto coinvolgimento dei propri operatori sin dall’avvio del progetto.

L’esoscheletro in test nei negozi Esselunga

Comau e Iuvo hanno lanciato sul mercato anche l’esoscheletro Mate-XTstudiato per gli arti superiori, che può ridurre lo sforzo degli operatori di circa il 30% e migliorare la produttività all’incirca del 10%

L’innovativo esoscheletro è studiato per supportare l’articolazione lombosacrale, permette di ridurre il carico sulla schiena durante le attività di sollevamento e movimentazione dei pesi, migliorando così le condizioni e la qualità di lavoro degli operatori. Si pensi per esempio al posizionamento dei prodotti sugli scaffali alti.

“Il coinvolgimento di Esselunga, già nelle prime fasi dell’iter di progettazione -commenta Nicola Vitiello, professore associato presso la Scuola Superiore Sant’Anna e co-fondatore di Iuvo-, sarà prezioso per il nostro team di bioingegneri. Qualsiasi tecnologia creata per aiutare l’uomo, affinché possa essere accettata con successo, richiede la partecipazione attiva degli utenti finali, durante ogni fase”.

A livello di tempistiche, i test dei primi prototipi inizieranno nel primo trimestre del 2022, mentre i primi esoscheletri lombari saranno disponibili nel secondo trimestre del 2022.

Da gdweek.it