ambiente

LANA DI VETRO: QUALI RISCHI SULLA SALUTE ?

Arch. Mariangela Martellotta da architetturaecosostenibile

La lana di vetro e la lana di roccia sono Fibre Artificiali Vetrose (FAV) e risultano tra i prodotti più diffusi per l’isolamento termico e acustico degli edifici. Il motivo della loro vasta diffusione è da rintracciare nelle loro ottime prestazioni termiche e acustiche, economicità e reperibilità, inattaccabilità da umidità, microrganismi e agenti chimici.

La sicurezza della lana di vetro e di roccia

Di recente il Ministero della Salute  ha fatto luce sulla sicurezza dei materiali isolanti maggiormente diffusi al mondo, con la redazione di un testo dal titolo: “Le Fibre Artificiali Vetrose  (FAV) – Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute”.

Al momento non esistono prove certe che la lana di vetro e la lana di roccia siano sostanze cancerogene, tanto è vero che negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi sugli addetti alla produzione delle lane minerali ma questi non dimostrano né patologie correlate all’apparato respiratorio né altri sintomi collegati a tumori. Anche l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato le lane minerali come non cancerogene per gli esseri umani, ma ha classificato la lana di vetro per scopi speciali come possibile cancerogeno per gli esseri umani.

I requisiti di sicurezza delle fibre artificiali vetrose

Per verificare se una fibra artificiale vetrosa è o meno cancerogena, il Regolamento (CE) n.1272/2008 ha definito due parametri: il fattore della bio-solubilità e il diametro geometrico medio ponderale.

  • Il fattore della bio-solubilità 

Il fattore della bio-solubilità è descritto nella “Nota Q” del Regolamento CE. È stato stabilito che le fibre classificate come “bio-solubili” – quelle con alta concentrazione di ossidi alcalini e alcalino-terrosi – sono smaltite dall’organismo prima che causino effetti nocivi perché, come dice anche il termine, sono decomponibili in natura. Quando le fibre minerali rispondono in maniera positiva ai test di bio-solubilità vengono classificate come “non cancerogene”. Bisogna fare attenzione anche al contenuto di sostanze chimiche fra le quali gli ossidi alcalino terrosi che, sebbene come detto poc’anzi contribuiscano alla “bio-solubilità” delle lane, devono essere contenuti in quantità inferiori al 18%.

  • Il diametro geometrico medio ponderale

Altro parametro cui far riferimento è il diametro geometrico medio ponderale che determina la respirabilità delle fibre: più piccole sono e più facilmente penetrano nelle vie respiratorie. Tale parametro è trattato nella “Nota R” del Regolamento per cui il valore del diametro geometrico medio ponderale deve essere superiore ai 6 micron.

In sintesi le fibre artificiali vetrose non sono considerate cancerogene se superano il fattore della bio-solubilità e hanno diametri geometrici medi ponderali superiori ai 6 micron.

Le prescrizioni per chi manipola lane di vetro o di roccia

La produzione della lana di vetro inizia con la fusione a 1400°C di composto di vetro riciclato (80%), silice, calcare, carbonato di sodio e boro. Dopo il passaggio nel forno, il mix viene centrifugato, impastato con resine ed inserito in un forno di polimerizzazione per consentire l’indurimento delle resine.

La produzione della lana di rocciainizia con la fusione a 1500°C di roccia basaltica, calcare, coke e “briquette” (che deriva dal mix di lana di roccia di riciclo con una pasta cementizia). L’impasto fuso è trasformato in fibre e cosparso di resina e olio e poi inserito in un forno di polimerizzazione dove il legante si indurisce.

In entrambi i casi, dopo il passaggio nel forno di polimerizzazione, la lana, sia di vetro che di roccia, può essere tagliata e imballata e inviata ai cantieri dove gli operatori si occuperanno della messa in opera.

Chi lavora in stabilimenti in cui si produce lana di vetro e di roccia e chi si occupa della messa in opera di questi materiali o chiunque debba manipolare lane minerali rispondenti alla “Nota Q” o alla “Nota R” (classificate come “non pericolose”), deve adeguarsi alle norme base di prudenza indicate dalle linee guida secondo le quali l’operatore deve indossare guanti e occhiali protettivi e idonei indumenti, oltre a una maschera protettiva contro la possibile inalazione di particolato. 

Per quanto riguarda la fase di smaltimento delle lane minerali le Linee guida del Ministero attestano che tali rifiuti, se classificati come bio-solubili non rientrano nella casistica dei rifiuti pericolosi ma verranno trattati come “rifiuti speciali non pericolosi” – a volte anche gestibili in maniera ecosostenibile –  il cui deposito deve avvenire in apposita discarica in celle simile a quella per i rifiuti inerti.

Come prescritto dalle Linee guida del Ministero della Salute, in occasione di eventuali lavori di ristrutturazione o di demolizione di parte di immobili, per essere sicuri che le lane minerali rinvenute non siano pericolose bisogna conoscerne la composizione chimica (tenore degli ossidi alcalino e alcalino terrosi e diametro delle fibre). In questi casi il progettista o l’impresa devono poter accertare la sussistenza di pericolosità dei materiali presenti in un cantiere pertanto, in diverse regioni d’Italia, vige la prassi che ci si possa rivolgere a laboratori pubblici e ad Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente per avere riscontri utili e attendibili.

Il parere del medico del lavoro

Dott  Domenico Spinoso da medicitalia.it

Prendendo spunto da un recente consulto a cui ho risposto dal quale si evidenzia un diffuso timore, vorrei dare alcuni chiarimenti sulla paventata cancerogenicitá delle cosiddette fibre artificiali vetrose e nello specifico la lana di vetro e la lana di roccia che oggi risultano tra i prodotti più diffusi per l’isolamento termico e acustico.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) nel 2002 ha inserito le lane minerali nel Gruppo 3, cioè fra le sostanze “non classificabili quanto alla cancerogenicità per l’uomo”

Il Ministero della Salute ha redatto un testo dal titolo: “Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) – Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute”.

Anche il Ministero conclude che al momento non esistono prove certe che la lana di vetro e la lana di roccia siano cancerogene.

Per verificare se una fibra artificiale vetrosa è o meno cancerogena, bisogna rifarsi a due parametri definiti dal Regolamento (CE) n.1272/2008: il fattore della bio-solubilità e il diametro geometrico medio ponderale.

Il fattore della bio-solubilità, descritto nella “Nota Q” del regolamento, stabilisce che le fibre classificate come “bio-solubili”, quelle cioè con alta concentrazione di ossidi alcalini e alcalino-terrosi, vengono smaltite dall’organismo prima che causino effetti nocivi.

Il diametro geometrico è il parametro che determina la respirabilità delle fibre: più piccole sono e più facilmente penetrano nelle vie respiratorie. 

Tale parametro, trattato nella “Nota R” del Regolamento, deve essere superiore ai 6 micron per garantirne la sicurezza.

Quindi le fibre artificiali vetrose non sono considerate cancerogene se rispettano il fattore della bio-solubilità e hanno diametri geometrici medi ponderali superiori ai 6 micron.

In conclusione possiamo dunque dire che chi lavora in aziende di produzione, chi si occupa della posa in opera o comunque chi manipola lane di vetro o di roccia conformi alla “Nota Q” o alla “Nota R” (e quindi classificate come “non pericolose”), deve soltanto rispettare le norme base di prudenza (indossare guanti e occhiali protettivi e idonei indumenti, oltre a una maschera protettiva contro la possibile inalazione di particolato).

Anche in ambito hobbystico e del bricolage è necessario che gli interessati in fase di acquisto del materiale si assicurino che questo risponda ai requisiti di non pericolosità sopra richiamati e segua durante l’utilizzo, le norme base di prudenza come per gli operatori professionali.

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

SAFETY EXPO 2019 DOMANI A BERGAMO

Domani inizia SAFETY EXPO 2019

Safety Expo 2019, l’evento sulla prevenzione incendi, la salute e sicurezza sul lavoro, che si svolgerà dal 18 al 19 settembre a Bergamo Fiera, si presenta con un ricco programma di eventi a cui parteciperanno le istituzioni ed i più qualificati esperti dei settori di riferimento.

Il padiglione di prevenzione incendi propone tre convegni, con interventi di rappresentanti delle istituzioni, in cui si parlerà di Codice e procedimenti di prevenzione incendi, nuove regole tecniche, normative italiane e straniere per progettare con la Fire Safety Engineering.

Il programma prevede inoltre una tavola rotonda sulla prevenzione incendi negli stoccaggi di rifiuti, 16 seminari di approfondimentodedicati a soluzioni innovative e case history di successo. Gli eventi del padiglione sono completati da 12 corsi di formazione.

Nel padiglione di salute e sicurezza sul lavoro i convegni saranno otto e affronteranno tematiche quali la Safety 4.0, il know-how dei professionisti della sicurezza, i nuovi orizzonti del Manger HSE, la norma UNI sulla protezione delle vie respiratorie, il Regolamento UE 2016/425 sul DPI, i rischi ambientali, l’ergonomia e la sicurezza e salute dei lavoratori in somministrazione.

I cinque seminari organizzati da INAIL permetteranno ulteriori approfondimenti e i 57 corsi di formazione, di cui 22 con attivitàpratica, offriranno opportunità di aggiornamento a professionisti e responsabili d’azienda.

https://aifos.org/home/eventi/fiere/fiere/safety_expo_2019

Molto attesi sono i tre eventi dedicati alla sicurezza in scena, con letture, musiche, storie che susciteranno emozioni e creeranno occasioni di riflessione. Queste iniziative, ormai tradizionali a Safety Expo, sono un modo efficace per fare cultura della sicurezza utilizzando il teatro, la musica e la letteratura.

Oltre alla parte convegnistica, Safety Expo 2019 registra la partecipazione di250 espositori, con un incremento di 50 aziende rispetto all’edizione dell’anno scorso. Un’occasione unica per conoscere le migliori aziende del settore, toccare con mano i loro prodotti e scoprire tutte le novità.

“Il programma degli eventi offre un panorama molto ampio delle tematiche relative alla prevenzione incendi e alla sicurezza sul lavoro – dichiarano gli organizzatori della manifestazione – La qualità dei relatori consentirà agli operatori del settore di essere aggiornati sulle ultime novità tecniche e normative per tramutare i due giorni a Safety Expo 2019 in un momento di grande aggiornamento professionale”.

Il programma aggiornato dei convegni di Safety Expo 2019 è consultabile all’indirizzo www.safetyexpo.it. Iscrizione obbligatoria su www.safetyexpo.it/registrazione

da bergamofiere.it

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

EFSA : “RIVEDERE LA DOSE TOLLERABILE DEI PFAS NEI CIBI”

L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare,  ha proposto di rivedere le assunzioni tollerabili di due contaminanti chimici, Pfoa e Pfos i per- e polifluoroalchilici più conosciuti come Pfas, a cui i consumatori sono esposti attraverso la catena alimentare a causa dell’inquinamento ambientale. La contaminazione è particolarmente acuta in diverse province del Veneto dove, a causa dello sversamento delle lavorazione della Miteni oggi chiusa, ha esposto la popolazione e la catena alimentare a un rischio prolungato

L’Authority, spiega in una altra nota ha acquisito la prima delle due valutazioni su queste sostanze e pertanto le conclusioni sono  provvisorie: “Questo primo parere scientifico riguarda i principali Pfas, noti come perfluoroottano sulfonato (Pfos) e acido perfluoroottanoico (Pfoa), due prodotti chimici artificiali, ampiamente utilizzati nelle applicazioni industriali e di consumo dalla metà del 20° secolo. Persistono nell’ambiente perché si degradano lentamente. Inoltre, possono accumularsi nel corpo umano, il che significa che possono essere necessari molti anni per eliminarli“.

La Commissione europea ha chiesto all’Efsa di riesaminare i rischi che i Pfas pongono alla salute umana utilizzando i dati resi disponibili dalla sua valutazione iniziale nel 2008. La produzione, l’immissione sul mercato e l’uso di Pfos sono regolati dalle leggi della Ue sugli inquinanti organici persistenti (Regolamento CE 850/2004). Le restrizioni relative alla fabbricazione e all’inserimento sul mercato di Pfoa entreranno in vigore il 4 luglio 2020, a seguito di valutazioni scientifiche dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

UNA ROSA CONTRO IL MESOTELIOMA

DA AGINegli estratti dei fiori della Filipendula vulgaris, un arbusto perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee, sono stati identificati dei componenti capaci di riprogrammare il metabolismo di un tumore raro e molto aggressivo

Negli estratti dei fiori della Filipendula vulgaris, un arbusto perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee, sono stati identificati dei componenti capaci di riprogrammare il metabolismo di un tumore raro e molto aggressivo, il mesotelioma. Lo ha scoperto uno studio del gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) coordinato da Sabrina Strano e Giovanni Blandino, ricercatori del laboratorio di Oncogenomica ed Epigenetica.
I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research.

Il mesotelioma è una neoplasia che colpisce principalmente i foglietti della pleura polmonare. Dal punto di vista eziologico il mesotelioma è una patologia occupazionale correlata all’esposizione professionale alle fibre d’amianto. “Gli effetti antitumorali dell’estratto di fiore – illustrano i ricercatori – sono stati caratterizzati in modelli ‘in vitro’ e ‘in vivo’ di mesotelioma. A livello molecolare, sono stati usati due approcci ‘omici’ per studiare il meccanismo d’azione antitumorale dei fiori di ‘Dropwort’: l’analisi del profilo metabolico e quello proteico delle cellule di mesotelioma.

I risultati rivelano che i composti naturali di questa pianta riducono la proliferazione cellulare, la vitalità e la migrazione delle cellule tumorali del mesotelioma e presuppongono quindi implicazioni chemio-preventive e antitumorali per la gestione della patologia”. Dopo 25 anni dalla messa al bando nel nostro paese della produzione dell’amianto, l’incidenza del mesotelioma non decresce in quanto nell’ambiente ne rimangono 5 quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate.

L’Italia è stato uno dei maggiori produttori europei di amianto insieme all’URSS, ed è uno dei paesi più colpiti dalle malattie amianto-correlate. La mortalità costituisce il 4 per cento di quella globale per tumore in tutte le età a prescindere dal sesso, secondo il Registro Italiano del Mesotelioma. Si caratterizza per la lunga latenza, l’andamento silente, la mancanza di specifici biomarcatori e la resistenza alle terapie convenzionali quali Cisplatino e Pemetrexed.

“Gli estratti dei fiori della Filipendula vulgaris – illustrano Sabrina Strano e Giovanni Blandino, autori dello studio – presentano dei componenti capaci di riprogrammare il metabolismo del mesotelioma e di bloccare l’attività oncogenica di YAP e TAZ, due proteine da tempo studiate nei nostri laboratori, inibendo così la proliferazione, la migrazione e l’invasione di cellule del mesotelioma”. Inoltre, secondo i ricercatori, l’attività antitumorale della pianta potenzia il trattamento chemioterapico con Cisplatino o Pemetrexed, farmaci utilizzati nel trattamento del mesotelioma.

“Tale studio – sottolinea Gennaro Ciliberto, direttore scientifico IRE – potrebbe contribuire al miglioramento del trattamento del mesotelioma. E’ compito della ricerca validarne l’efficacia poiche’ in un momento di forte enfasi sui nutraceutici, occorre precisare che non sempre naturale equivale ad efficace e sicuro per la nostra salute. Questa scoperta sebbene molto promettente necessita di ulteriori approfondimenti per una applicazione clinica ma siamo orientati a continuare su questa linea e validare sempre di più, attraverso test scientifici rigorosi, il meccanismo di azione antitumorale di sostanze naturali”.

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

TUTTA LA MICROPLASTICA DELLA NOSTRA TAVOLA

Da il sole24ore

NEW YORK – Sono nel cibo che mangiamo, in ciò che beviamo e persino nell’aria che respiriamo. Le microplastiche – particelle minuscole più piccole di cinque millimetri – contaminano l’ambiente che ci circonda. La loro diffusione continua ad aumentare nonostante gli sforzi dei governi, delle organizzazioni per la tutela dell’ambiente e del cambiamento degli stili di vita. Uno studio dell’Università di Newcastle, in Australia, che ha messo assieme i risultati di 52 ricerche preesistenti sulle stime di ingestione della plastica nel mondo, sostiene che ogni essere umano ingerisce in media 1.769 particelle di microplastica a settimana semplicemente bevendo acqua. Vale a dire: cinque grammi di microplastiche finiscono nei nostri organismi ogni sette giorni. Tradotto equivale al peso di una carta di credito.

Negli Usa record di microplastiche
Gli Stati Uniti, la patria del consumismo, dove al supermercato quando acquisti qualcosa ti danno gratis non una ma due buste di plastica, sono più a rischio dell’Europa. I sacchetti e le cannucce di plastica sono i principali imputati. Microplastiche oltre all’acqua sono state ritrovate nella birra, nel sale, nel pesce, nello zucchero, nell’alcool e nel miele. Per calcolare quanto spesso una persona mangi questi alimenti sono state prese in considerazioni le raccomandazioni del Dipartimento all’Agricoltura Usa. Stando a questi dati le microplastiche nel cibo sono in media nel 15% delle calorie ingerite da ogni individuo.
Un altro studio del 2018 sostiene che negli Stati Uniti, in ragione del maggiore inquinamento da plastica, sono stati riscontrati il doppio delle microplastiche nell’acqua di rubinetto rispetto a Europa, India o in Indonesia, pari a 90.000 particelle all’anno. Che vanno ad aggiungersi alle bevande ingerite dagli americani con le bottiglie in plastica: da 74mila a 121mila particelle di microplastica dalle bevande in bottiglia oltre, appunto, alle 90mila particelle ingerite con l’acqua del rubinetto.

La plastica che viene dal mare
Le microplastiche entrano nella catena alimentare attraverso i fiumi, i mari e gli oceani. Vengono ingerite dai pesci e finiscono nella catena alimentare.
Dopo l’acqua di rubinetto e le bevande in bottiglia, i crostacei sarebbero la seconda maggiore fonte di ingestione di microplastiche nell’organismo, secondo la ricerca dell’università australiana. Questo perché gamberi, aragoste, scampi, astici e mazzancolle “vengono mangiati tutti, compreso il loro apparato digerente, dopo una vita trascorsa in acque marine inquinate”, ha spiegato Kieran Cox l’autore della ricerca, secondo cui le conclusioni sono sottostimate e i livelli di ingestione di microplastiche sarebbero in realtà più elevati. Ma le micro particelle diffuse nell’ambitente derivano da tante altre fonti, incluse le fibre tessili artificiali come nylon e poliestere, le microsfere di alcuni dentifrici, e grandi pezzi di plastica che gradualmente si riducono e vengono dispersi in parti sempre più piccole in mare, nell’irrigazione e nell’alimentazione animale, sino a finire sulle nostre tavole.

Quali rischi per la salute umana?
Tra gli scienziati non c’è concordanza sui danni che le microplastiche possono causare nell’organismo umano nel lungo termine. La ricerca dell’Università di Newcastle è stata commissionata dal Wwf per il suo report “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestione from Nature to People”. Secondo uno studio del King’s College di Londra datato 2017 l’effetto cumulativo dell’ingestione delle microplastiche nel tempo può essere dannoso. I diversi tipi di plastica hanno proprietà tossiche differenti: alcuni tipi di plastica possono contenere elementi tossici come la clorina, altre possono lasciare tracce di piombo nell’ambiente. Nel tempo queste tossine possono avere un impatto sul sistema immunitario. L’oceanografo inglese Richard Lampitt, non coinvolto nella ricerca australiana, intervistato da Cnn ha sottolineato la difficoltà a valutare l’impatto dell’ingestione delle microplastiche senza comprendere tutti i rischi correlati alla salute umana. “C’è molta incertezza sull’impatto della plastica sulla salute”, ha detto il ricercatore auspicando nuovi studi sui danni a lungo termine nell’organismo umano.

Nel 2050 produzione triplicata
È evidente che la risposta deve arrivare dalle politiche dei governi, delle organizzazioni internazionali e delle aziende per limitare la produzione e il consumo di plastica a livello mondiale e promuovere il riciclo corretto. Ogni anno nel mondo si producono 330milioni di tonnellate metriche di plastica. Almeno 8 tonnellate di plastica finiscono nel mare. Non è immune il Mediterraneo, anche se i mari più inquinati sono in Asia come ha raccontato il velista Giovanni Soldini durante una recente regata da Hong Kong a Londra, nella quale uno dei tre timoni della sua veloce barca a vela è stato danneggiato da rifiuti dell’Oceano Indiano.

La plastica nei mari italiani
Il Consiglio nazionale delle ricerche stima che ogni chilometro quadrato di mare in Italia contenga fino a 10 chilogrammi di plastica. Nel Tirreno settentrionale, attorno a Sardegna, Sicilia e Puglia il Cnr stima almeno due chili di plastica in superficie. Il 79% di questa plastica finisce nelle discariche e in tutti gli ambienti naturali, il 12% viene incenerito e solo il 9% riciclato. Nonostante le politiche virtuose di tanti paesi per limitare o eliminare, ad esempio, come è in Europa, le buste di plastica, la produzione di plastica è aumentata dal 2000 del 4% l’anno. Le stime al 2050 parlano di una produzione più che triplicata rispetto ai valori attuali: senza cambiamenti radicali di politiche e se l’andamento della produzione proseguirà nella maniera attuale la plastica potrebbe raggiungere i 34 miliardi di tonnellate di cui almeno 12 tonnellate l’anno di rifiuti sparsi in tutti gli ambienti. Pensateci la prossima volta che gettate un pezzo di plastica per strada.

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

 

SMART GRID E BIOMASSE PROTAGONISTE DELLA RICERCA IN ITALIA

(Da nextville.it di Maria Antonietta Giffoni)

 

Breve Glossario:

SMART GRID

Rete elettrica dotata di sensori intelligenti che raccolgono informazioni in tempo reale ottimizzando la distribuzione di energia.

BIOMASSE
In ingegneria energetica una centrale a biomasse è una tipologia di centrale elettrica che utilizza l’energia rinnovabile ricavabile dalle biomasse  vegetali o animali estraendola attraverso diverse tecniche

—————-

Energia da biomasse senza emissioni e a basso costo

L’ENEA ha dato il via al progetto BLAZE che ha come obiettivo quello di “sviluppare impianti a biomassa per produrre energia elettrica senza emissioni a meno di 0,10 €/kWh, con un’efficienza più che doppia rispetto alle tecnologie attuali (dal 20% al 50%) e a costi molto contenuti in termini di investimento ed esercizio”.


Il progetto sarà finanziato dal programma europeo Horizon 2020 e sarà incentrato sul’utilizzo della cogenerazione, che accoppia la gassificazione “a letto fluidizzato” con le celle a combustibile SOFC – (Solid Oxide Fuel Cell). L’obiettivo è valorizzare i residui della manutenzione di boschi, foreste e verde urbano, gli scarti agricoli e agroindustriali e la frazione organica secca dei rifiuti solidi urbani.


Nei laboratori del Centro Ricerche di Trisaia i ricercatori ENEA si occuperanno di selezionare gli scarti e i residui con le maggiori potenzialità energetiche nell’impiego di questo tipo di tecnologia.
“Attraverso l’utilizzo di metodi primari per la riduzione del carico di contaminanti direttamente nella fase di attuazione del processo di gassificazione – spiega la ricercatrice ENEA Donatella Barisano -, cercheremo di individuare materiali in grado di contribuire alla produzione di una corrente gassosa di alta qualità, in termini di composizione e potere calorifico, e di basso grado di contaminazione“.


Nei laboratori del Centro Ricerche ENEA di Casaccia verranno, invece, testate le prestazioni delle celle a combustibile SOFC in funzione della qualità del gas utilizzato.

2 milioni di euro per smart grid, accumulo e solare a concentrazione

I Cluster Teconologici Nazionali (CTN) sono stati lanciati nel 2012 a presidio di ambiti tecnologici prioritari, sui quali il Governo intende concentrare gli sforzi di politica di ricerca industriale. Al momento ne esistono 12 e uno di essi è dedicato all’energia.
Ieri l’ENEA ha annuciato l’avvio operativo del Cluster Energia, di cui presiederà il Consiglio Direttivo composto da Eni, Enel, Terna, GE, CNR, RSE, EnSiEL, Lombardy Energy Cleantech Cluster.
I primi due progetti-pilota approvati e finanziati con circa 2 milioni di euro complessivi riguardano lo sviluppo di tecnologie per smart grid e accumulo energetico da un lato e la produzione di energia elettrica e termica da solare a concentrazione dall’altro.
In futuro ne verranno realizzati altri “su tutte le tematiche dell’innovazione nel campo dell’energia su scala metropolitana/regionale” ha dichiarato Gian Piero Celata, presidente del Cluster e direttore del dipartimento Tecnologie energetiche dell’ENEA.

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

 

RIFIUTI RAEE E RICICLO IN ITALIA

(Da Teleborsa) – Una nuova vita per i vecchi apparecchi elettronici ed elettrici grazie al riciclo che ha permesso di recuperare 45 milioni di tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), di cui 2 in Italia.

È il risultato del progetto europeo “Critical Raw Material Closed Loop Recovery“, che vede tra i partner ENEA e Consorzio Ecodom, e che permette di guardare alla Giornata Mondiale dell’Ambiente, celebrata il 5 giugno in tutto il mondo, con nuove prospettive.

Il progetto infatti ha l’obiettivo di aumentare il recupero di alcune delle 27 materie prime critiche dai RAEE, sperimentando nuove tecniche e individuando nuove linee guida per il riciclo corretto di materiali delicati e critici.

Nei tre anni e mezzo del progetto, Ecodom ed ENEA, insieme ai partner della sperimentazione RecyclingBorse, Asekol, Axion Consulting e Re-Tek, hanno testato diverse modalità di recupero, tra cui il trattamento meccanico e i processi chimici per incrementare il recupero dai rifiuti tecnologici di alcune delle 27 materie prime critiche (CRM), in particolare antimonio, berillio, cobalto, fluorite, indio, gallio grafite, tantalio, terre rare, oro, argento, metalli del gruppo del platino e rame.

Da qui sono nate 5 linee guida per favorire e aumentare la raccolta e il recupero di queste materie prime che prevedono: ridisegnare e armonizzare le infrastrutture di raccolta; aumentare la consapevolezza dei cittadini su raccolta e trattamento corretti dei RAEE; introdurre incentivi per favorire le buone pratiche; promuovere la ricerca e l’innovazione nel campo del recupero incoraggiando una maggiore collaborazione internazionale; introdurre standard nel trattamento dei RAEE.

Oggi – ricorda ENEA – in Europa solo il 30% dei RAEE è riciclato correttamente. Se lo fossero tutti, dalle circa 10 milione di tonnellate prodotte ogni anno si potrebbero recuperare 186 tonnellate di argento, 24 tonnellate di oro e 7,7 tonnellate di platino.

L’obiettivo del progetto è “aumentare il tasso di riciclo delle materie prime essenziali contenute nei RAEE del 5% entro il 2020 e del 20% entro il 2030”, spiega Luca Campadello, Projects & Researches Manager di Ecodom.

TLB courtesy: 03/11/2016 – Ansa|

“Dentro i piccoli elettrodomestici si possono recuperare alcune delle principali materie prime di difficile reperimento in natura, ma che hanno un ruolo fondamentale in moltissimi settori, dall’aeronautica all’elettronica di consumo, dall’industria automobilistica alle energie rinnovabili come eolico e fotovoltaico”, ricorda Dario della Sala, responsabile della Divisione tecnologie e processi dei materiali per la sostenibilità – Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA.

__________________________________________

TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

info@tecomilano.it      Telefono 02 48958304

 

100 ANNI DI SFIDE E UNO SGUARDO AL FUTURO PER IL CENTENARIO DI ILO INTERNATIONAL LABOUR ORGANIZATION

Una nuovo interessante report  su “Occupational Safety and Health (OSH), pubblicata in vista della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro” dell 28 aprile, esamina i 100 anni di successi dell’ILO e rivela alcune delle sfide e opportunità emergenti nella creazione di ambienti di lavoro migliori .

clicca qui sotto per il volume in pdf

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—dgreports/—dcomm/documents/publication/wcms_686645.pdf

Risultati immagini per SAFETY AND HEALTH AT THE HEART OF THE FUTURE OF WORK

qui sotto anche il video:

TECO MILANO :

QUANDO SI PARLA DI SICUREZZA SUL LAVORO, AMBIENTE, MEDICINA DEL LAVORO E FORMAZIONE TECO MILANO SRL È IL RIFERIMENTO GIUSTO PER CHI CERCA UN PARTNER ADATTO.

INFO@TECOMILANO.IT      TELEFONO 02 48958304

IL FUTURO DEL LAVORO E 100 ANNI DI ILO

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) celebra il suo 100° anniversario nel 2019.

Il mondo del lavoro è sottoposto ad un processo di grandi cambiamenti che avvengono ad una velocità tale da trasformare il lavoro come mai prima d’ora. I fattori che intervengono ad influenzare queste trasformazioni sono molti: la globalizzazione e l’internazionalizzazione dei mercati, le tendenze demografiche, le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti climatici sono solo alcuni dei fattori chiave del cambiamento.

L’ILO, al fine di comprendere e rispondere efficacemente a questi cambiamenti e far avanzare l’obiettivo della giustizia sociale, ha dato impulso ad un’iniziativa dedicata al “futuro del lavoro”, come una delle sette iniziative per il suo centenario. L’iniziativa si rivolge universalmente a tutti i costituenti tripartiti dell’ILO ma anche al mondo accademico e agli altri attori coinvolti nei processi di grandi cambiamenti.

Da ILO.org

________________

TECO MILANO :

QUANDO SI PARLA DI SICUREZZA SUL LAVORO, AMBIENTE, MEDICINA DEL LAVORO E FORMAZIONE TECO MILANO SRL È IL RIFERIMENTO GIUSTO PER CHI CERCA UN PARTNER ADATTO.

INFO@TECOMILANO.IT      TELEFONO 02 48958304

TECO MILANO FESTEGGIA IL 22 APRILE LA GIORNATA DELLA TERRA

Il 22 aprile, è ancora Earth Day e si festeggia il nostro pianeta con una giornata ricca di eventi e iniziative. In tutto il mondo sono tante le iniziative in programma.

La prima Giornata della Terra ebbe luogo il 22 aprile 1970 per ribadire la necessità di necessità di tutelare le risorse naturali. Di anno in anno le iniziative si sono moltiplicate coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone e di Paesi.( da Green me)

Risultati immagini per earth day teco milano giornata della terra

 

________________

TECO MILANO :

QUANDO SI PARLA DI SICUREZZA SUL LAVORO, AMBIENTE, MEDICINA DEL LAVORO E FORMAZIONE TECO MILANO SRL È IL RIFERIMENTO GIUSTO PER CHI CERCA UN PARTNER ADATTO.

INFO@TECOMILANO.IT      TELEFONO 02 48958304