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QUALITÀ ARIA INDOOR E NUOVE TECNOLOGIE

Garantire al personale di sentirsi soddisfatto e in salute è importante non solo come obiettivo etico ma ha ricadute anche sul rendimento lavorativo e le giornate di malattia .

La cura dell’ambiente di lavoro è fondamentale in questo senso. Con lo sviluppo delle nuove tecnologie intelligenti le aziende  sono sempre più in grado di combinare le informazioni del propri lavoratori integrate da quelli dei sistemi digitali . Diventerà sempre più difficile parlare della cosidetta  “Sick Building Syndrome” (SBS) .

Sick Building Syndrome” sta tornando?

Questa sindrome alquanto controversa è stata identificata negli anni ’70, quando i dipendenti si lamentavano di una serie di sintomi irritatori  sul luogo di lavoro  come  bruciore agli occhi, gola irritata e mal di testa  etc . Recenti studi del nord Europa  dal Regno Unito alla Finlandia suggeriscono che la valutazione di questa sindrome  potrebbe tornare di attualità . Un sondaggio  in questi studi ha rilevato che l’80% dei lavoratori ritiene che la scarsa qualità dell’aria indoor sia un fattore negativo per la loro salute fisica e mentale  Fortunatamente, grazie ai progressi digitali nella tecnologia “intelligente “ le aziende possono essere proattive nel monitorare e migliorare diversi aspetti della qualità dell’aria sul luogo di lavoro.

Gestire la muffa

Le ricerche mediche hanno confermato un legame tra la presenza di muffe e alcuni dei sintomi tipici della SBS, come tosse, respiro sibilante e irritazione nasale. Poiché la muffa è spesso il risultato di elevata umidità, la Environmental Protection Agency raccomanda di mantenere livelli di umidità tra il 30-50% per evitare muffe e conseguenti sintomi di SBS. L’installazione di sensori intelligenti wireless per misurare e mantenere questi livelli è ora una misura preventiva relativamente economica ed efficace. Avere il posto di lavoro regolarmente monitorato ad identificare la presenza di muffe è anche una precauzione , che consente di risparmiare denaro nel lungo periodo identificando e rimuovendo le potenziali cause di malattie  in anticipo.

Quando  l’anidride carbonica rende creativi

Se i livelli di anidride carbonica sono da moderati a elevati, i sintomi possono includere nausea e vertigini. Ancora una volta, i sensori intelligenti wireless sono un buon investimento per combattere il problema di alti livelli di anidride carbonica. Tuttavia, le aziende possono anche diventare un po ‘più creative con la nuova tecnologia a loro disposizione. Alcune organizzazioni hanno creato pareti con piante per interni intelligenti, che assorbono CO2 e producono ossigeno quando i livelli raggiungono un certo livello per migliorare attivamente la qualità dell’aria.

Altre soluzioni intelligenti

Alcuni sintomi di SBS, come mal di testa e vertigini, possono essere attenuati dall’illuminazione intelligente o dai termostati, che possono essere impostati per mantenere i dipendenti a proprio agio mentre lavorano. Potrebbe essere possibile creare zone differenziate, in modo che i dipendenti possano scegliere di attenuare l’illuminazione intensa se necessario o di illuminarla per un determinato compito. In futuro, la tecnologia indossabile potrebbe anche essere una preziosa fonte di dati che i datori di lavoro potranno utilizzare nella loro analisi delle condizioni di lavoro.

Man mano che la tecnologia migliora, le aziende hanno a portata di mano soluzioni più convenienti ed efficaci per ridurre il rischio di Sindrome da edificio malato. L’installazione di sensori intelligenti wireless è tra l ‘altro ora un’opzione molto più economica che in passato poiché i sensori non sono solo più sofisticati ma durano anche più a lungo e richiedono meno manutenzione. I datori di lavoro che si muovono in questa direzione dovrebbero trovarsi premiati a lungo termine con dipendenti più sani, più produttivi e coinvolti.

liberamente tradotta da

dott .Alessandro Guerri medico specialista in medicina del Lavoro

RISCHIO PSICOSOCIALE IN 9 SETTORI

Riportiamo un interessante contributo alla valutazione ed alla gestione dello stress lavoro correlato.

La regione Lombardia in collaborazione con INAIL nell’ambito del progetto CCM 2013 del Ministero della Salute ha prodotto delle schede sul tema dello Stress lavoro-correlato e dei rischi psico-sociali in 9 settori di attività.

I testi sono stati realizzati da operatori della U.O. Medicina del Lavoro, A.O. San Gerardo di Monza.

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DISPOSITIVI DIGITALI E WEARABLE IL FUTURO SUL LUOGO DI LAVORO

I visori per la realtà virtuale potrebbero migliorare i servizi IT offerti ai dipendenti che lavorano da remoto? E se questi ultimi potessero addirittura muoversi come se fossero in ufficio sfruttando la realtà aumentata? In che modo l’IT potrebbe offrire esperienze mobili personalizzate utilizzando i dati ricavati dagli smartwatch o dagli assistenti virtuali in-ear?

Le tecnologie wearable, da smartwatch e occhiali intelligenti, a cuffie e auricolari smart, potrebbero ridisegnare lo scenario futuro del lavoro. Man mano che la loro adozione cresce e la tecnologia matura, i responsabili IT valutano il modo in cui i dispositivi wearable possono trasformare l’esperienza dei dipendenti.

I vantaggi sul lavoro. Uno dei principali vantaggi dei dispositivi wearable è l’aumento della produttività. Inizialmente adottati per il fitness, per il monitoraggio dello stato di salute e in ambito entertainment, oggi i wearable sono sempre più interessanti in ambito lavorativo sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro, perché possiedono una serie di innegabili vantaggi:
– Connessione costante: molti dipendenti utilizzano gli smartwatch personali per ricevere e-mail e notifiche di riunioni ovunque si trovino. Questo consente loro di rimanere sempre aggiornati e poter dare priorità alle diverse attività anche quando non sono alla propria scrivania.
– Accesso facilitato: smartwatch e altri wearable possono fornire agli utenti un accesso immediato e senza password alle risorse di lavoro.

La natura “always-on” dei dispositivi indossabili li rende paragonabili a una chiave personale in grado di sbloccare qualsiasi cosa, dalle stampanti ai laptop. Se un dipendente ad esempio scordasse il pass di sicurezza per entrare in ufficio, potrebbe superare i controlli grazie al proprio smartwatch, autenticandosi essenzialmente come con un badge elettronico.
– Training rapido: i display per la realtà aumentata (AR) permettono di sovrapporre immagini con diagrammi, funzioni e altre istruzioni digitali agli oggetti del mondo reale in modo che i dipendenti possano imparare in modo efficiente anche attività complesse. Presto i dipendenti potranno servirsi di auricolari integrati con la realtà aumentata per gestire nuove apparecchiature o condividere presentazioni 3D con i propri colleghi di lavoro.
Questi sono solo alcuni esempi semplici di wearable utilizzati dai lavoratori più smart. Tuttavia, le aziende più avanzate tecnologicamente stanno già riprogrammando i flussi di lavoro con i wearable su scala molto più ampia per ricavarne un vantaggio competitivo.

Un ecosistema in evoluzione.L’introduzione e il progresso della tecnologia in questo ambito rendono il futuro dei wearable sul posto di lavoro ancora più promettente. Il valore di questi dispositivi è strettamente legato ai dati che trasmettono e ricevono, e le tecnologie emergenti aumenteranno la quantità, la qualità e il valore di questi dati. Ad esempio, l’edge computing potrebbe consentire che i dati raccolti dai wearable siano elaborati direttamente sui dispositivi.

Le reti 5G potrebbero trasferire rapidamente quantità enormi di questi dati sul cloud, dove le applicazioni di machine learning potrebbero restituire insight intelligenti o intraprendere automaticamente azioni guidate dai dati. Queste innovazioni miglioreranno notevolmente le prestazioni e l’utilità dei dispositivi e delle applicazioni indossabili sul posto di lavoro.

L’adozione è in crescita. Durante l’ultimo decennio, le aspettative degli appassionati di tecnologia sul fatto che i wearable diventassero una significativa innovazione sul posto di lavoro sono sempre state alte. Gli smart glass, inizialmente, non hanno avuto un grande successo e sono rimasti in gran parte inutilizzati in molti settori. Con il passare del tempo, sono invece state fatte interessanti sperimentazioni per l’utilizzo in ambito ingegneristico e sanitario.

Non si tratta semplicemente di una moda. La spesa per i wearable aziendali potrebbe superare i 50 miliardi di euro entro il 2022. Circa un terzo degli acquisti totali stimati nel 2019 (225,12 milioni di unità) saranno smartwatch (74,09 milioni di unità). Inoltre, entro il 2022 i dispositivi auricolari rappresenteranno oltre il 30% di tutti i wearable spediti, poiché le loro capacità si espandono oltre la comunicazione e l’intrattenimento.

La mobilità si trasforma. Alcune università stanno iniziando a esplorare l’utilizzo dei wearable per migliorare le esperienze di studenti e dipendenti. Robert Irving, direttore IT dell’Università di Sharjah, ad esempio, è entusiasta di come il suo Istituto possa integrare la tecnologia wearable nei propri sistemi di gestione. Questo apre nuovi scenari: ricordare agli studenti le scadenze dei compiti o comunicare loro dove si terrà la prossima lezione. Irving sottolinea anche la capacità di raccolta dei dati dei dispositivi sulla salute e la forma fisica, e come questo possa essere utile per aiutare ciascuno degli studenti a individuare il proprio momento ottimale per lo studio.

Il posto di lavoro del futuro integrerà esseri umani e macchine: gli oggetti intelligenti (stampanti intelligenti e smart TV), gli oggetti autonomi (robot e veicoli autonomi), i sensori basati sulla prossimità, gli assistenti virtuali e tante altre tecnologie lavoreranno di concerto per aumentare e migliorare l’esperienza dei dipendenti.

Con il collegamento da parte dell’IT dei wearable dei dipendenti a questi workspace connessi, emergeranno nuove applicazioni e flussi di lavoro perfezionati. Naturalmente, tutte queste informazioni (dati aziendali sugli smartwatch, comunicazioni confidenziali sui wearable, proprietà intellettuale sul display degli smart glass) devono essere gestite e protette. Ormai in fase matura, la tecnologia di digital workspace consente all’IT aziendale di garantire l’accesso alle risorse di lavoro attraverso queste nuove modalità e diversi sistemi operativi. Qualsiasi dispositivo utilizzato dai dipendenti per accedere ad app e dati aziendali deve essere protetto per prevenire perdite di dati o attacchi informatici e la tecnologia wearable dovrebbe essere gestita e messa in sicurezza al pari dei telefoni cellulari e dei desktop.

da kongnews.it

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MEDICO COMPETENTE E PRIVACY : IL PARERE DEL MINISTERO DEL LAVORO

Il datore di lavoro e l’amministratore del sistema non posso accedere ai dati sensibili.

Da dottnet.it

Solo il medico competente può accedere alle informazioni delle cartelle sanitarie e di rischio, contenute in un data base aziendale. Invece è interdetta la consultazione sia al datore di lavoro che all’amministratore del sistema. Lo stabilisce il Ministero del Lavoro con la risposta all’interpello numero4 del 28 maggio 2019 (clicca qui per scaricare il testo completo).

Sulla questione molto delicata in tema di privacy, è arrivata la riposta da parte del Dicastero a un interrogativo posto dalla Fnomceo: “È giustificata la richiesta al Medico Competente di inserire dati sanitari in un data base aziendale complesso? Non sarebbe più opportuno limitare l’inserimento al giudizio di idoneità ed alle limitazioni, lasciando ad altri files, nelleuniche disponibilità del Medico, i dati più personali? È lecito che l’Amministrazione di sistema sia lo stesso Datore di lavoro od un lavoratore dipendente dallo stesso individuato?”

Con la risposta all’interpello numero 4 del 28 maggio 2019, il Ministero del Lavoro chiarisce che è consentito l’impiego di sistemi di elaborazione automatica dei dati ma bisogna adottare “soluzioni concordate” tra datore di lavoro e medico competente per quanto riguarda la custodia dei dati relativi alle cartelle sanitarie e di rischio contenute in un data base aziendale.

Gli accordi raggiunti devono rispondere a una regola: alle informazioni può accedere solo il medico competente, né il datore di lavoro, né l’amministratore di sistema. Solo in questo modo si opera nel rispetto del segreto professionale e nella tutela della privacy dei lavoratori.

Nell’argomentare la risposta, la Commissione del Ministerodel Lavoro ricostruisce il il quadro normativo che ruota attorno ai dati sanitari, alla tutela della privacy e al rispetto del segreto professionale negli ambienti di lavoro.

I due punti chiave sono gli articoli 25 e 53 del decreto legislativo numero 81 del 9 aprile 2008, Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro, il primo sugli obblighi del professionista sanitario e il secondo sulla tenuta della documentazione, con le modifiche che sono state apportate nel tempo.

Gli obblighi del medico competente

Il medico competente istituisce, aggiorna e custodisce, sotto la propria responsabilità, una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria. Tale cartella è conservata con salvaguardia del segreto professionale e, salvo il tempo strettamente necessario per l’esecuzione della sorveglianza sanitaria e la trascrizione dei relativi risultati, presso il luogo di custodia concordato al momento della nomina del medico competente.

L’articolo 53, invece, stabilisce che è consentito l’impiego di sistemi di elaborazione automatica dei dati per la memorizzazione di qualunque tipo di documentazione prevista, che però deve essere custodita nel rispetto della privacy degli interessati.

Dalla combinazione dei due riferimenti normativi ne deriva che è possibile conservare i dati in un data base aziendale ma, per rispettare il segreto professionale e tutelare la privacy dei lavoratori, è necessario che solo il medico competente vi abbia accesso.

A MILANO IL PUNTO SULLE SOSTANZE PERICOLOSE IL GIORNO 11 APRILE 2019

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Partendo da questi dati e dalla constatazione che molti lavoratori e aziende non sono sufficientemente consapevoli dei rischi da prevenire, l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha organizzato per il 2018 e il 2019 la campagna “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”. Una campagna che ha proprio l’obiettivo di sensibilizzare sulla necessità della prevenzione dei rischi derivanti dalle sostanze pericolose e agenti cancerogeni e promuovere un’adeguata valutazione del rischio nelle aziende.

Convegno a Milano sulle sostanze pericolose

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Con l’intento di migliorare l’attenzione e la prevenzione dei rischi correlati alle sostanze pericolose, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro(AiFOS), partner nazionale della Campagna Europea 2018-2019, ha organizzato per l’11 aprile 2019 a Milano il convegno gratuito “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”. Un convegno che farà il punto della campagna europea, si soffermerà sui problemi della valutazione dei rischi e di alcune specifiche malattie professionali, fornirà alcune buone prassi e indicazioni sulla formazione esperienziale per l’uso in sicurezza delle sostanze pericolose.

Ricordiamo che con “sostanza pericolosa” – come indicato nella campagna europea – si può fare riferimento a qualunque solido, liquido o gas che abbia le potenzialità di causare danni alla sicurezza o alla salute dei lavoratori. E La classificazione di tali sostanze si basa sulle categorie definite nel Regolamento CLP con riferimento ai pericoli per la sicurezza (sostanza esplosiva, infiammabile, instabile, ecc.), ai pericoli per la salute (tutti gli aspetti dei danni a breve e lungo termine per la salute) e ai pericoli ambientali.

La gestione dei rischi e le aziende

L’Agenzia europea ricorda che la chiave per gestire efficacemente il rischio delle sostanze pericolose nei luoghi di lavoro è la creazione di una cultura della prevenzione.

In questo senso tutti coloro che condividono un ambiente di lavoro devono interessarsi attivamente e contribuire a garantire un ambiente di lavoro sicuro.

È stato poi più volte sottolineato come una cattiva gestione dell’ambiente di lavoro in relazione alle sostanze pericolose, non solo espone i lavoratori a rischi per la salute e sicurezza, ma comporta anche significativi costi diretti per le aziende e i sistemi sanitari.

Buona prassi per l’uso in sicurezza delle sostanze pericolose

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Il convegno sarà l’occasione per illustrare concretamente la buona prassi Safety Day: la formazione esperienziale per l’uso in sicurezza delle sostanze pericolose realizzata da Naturex SpA con il supporto del Centro di Formazione AiFOS Safety Contact. Il progetto è stato realizzato tramite l’utilizzo di diverse metodologie didattiche interattive, sviluppate da AiFOS e da Safety Contact per garantire l’efficacia della formazione alla salute e sicurezza.

L’iniziativa è candidata per il premio nazionale buone pratiche nell’ambito della campagna «Ambienti di lavoro sani e sicuri» 2018-2019, che verrà consegnato dall’INAIL in veste di focal point italiano della campagna europea di EU-OSHA.

Il programma del convegno

Proprio per migliorare la gestione dei rischi, si terrà dunque a Milano l’11 aprile 2019 – dalle ore 14.30 alle ore 17.30 – il convegno di studio e approfondimento “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”. La sede del convegno è il Centro Congressi “Le Stelline”, in corso Magenta, 61.

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Apertura lavori

Rocco Vitale, Presidente AiFOS

L’impegno di AiFOS, partner nazionale della Campagna Europea della sicurezza

Gli interventi;

  • INAIL, Direzione Centrale Prevenzione: La Campagna Europea “Salute e sicurezza in presenza di sostanze pericolose”
  • Alessandro Fregni, Chimico e Formatore qualificato alla sicurezza sul lavoro:La valutazione del rischio chimico
  • PSAL ATS Milano: Le malattie professionali correlate all’utilizzo di pesticidi
  • Jacopo Pozzi, HSE Manager di Naturex: Safety Day: la buona prassi Naturex
  • Mauro Pepe, CFA Safety Contact:

Il link per iscriversi al convegno:

https://aifos.org/home/eventi/intev/convegni_aifos/salute_e_sicurezza_negli_ambienti_di_lavoro_in_presenza_di_sostanze_pericolose-milano

Si ricorda che il convegno è gratuito, ma con iscrizione obbligatoria. E ai partecipanti al convegno verrà consegnato un attestato di presenza valido per il rilascio di 2 crediti di aggiornamento per formatori (area 2 – rischi tecnici), addetti e responsabili del servizio di prevenzione e protezione (ASPP/RSPP).

da salutebuongiorno.it

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MEDICO COMPETENTE JOURNAL I NUMERI DEL 2018

E’ POSSIBILE VISIONARE IN PDF GLI INTERESSANTI CONTRIBUTI DELLA PRESTIGIOSA RIVISTA DELLA ANMA L’ASSOCIAZIONE DEI MEDICI D’AZIENDA

http://www.anma.it/wp-content/uploads/2018/05/MCJournal_3_2018.pdf

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http://www.anma.it/wp-content/uploads/2018/05/MCJournal_2_2018.pdf

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UNA MALATTIA PROFESSIONALE COSTA 200MILA EURO L ‘ANNO . PREVENIRLA MOLTO MENO

Da un articolo di Roberta da Rold de “il sole 24 ore”

Secondo recenti stime del Centro Studi della Fondazione Ergo, mediamente fra costi assicurativi e previdenziali una malattia professionale costa all’Italia oltre 200 mila euro, un costo che complessivamente rappresenta circa lo 0,5% del Pil (considerate le quasi 50mila malattie professionali nel 207, la cifra totale sfiora i 10 miliardi di euro). Una notizia forse positiva per l’Italia che riguarda il 2017 viene dai dati Inail, secondo i quali si sarebbe registrata nell’ultimo anno un’inversione di tendenza, cioè una diminuzione del numero di denunce pari al 3,5%, un calo dovuto prevalentemente alle minori denunce in Agricoltura: -10,2%. L’aspetto interessante, secondo gli esperti di Ergo, è che le denunce sono calate nonostante l’occupazione sia aumentata, cosa mai accaduta negli ultimi anni, forse per una maggiore sensibilità delle aziende ad attuare misure di prevenzione.

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La maggior parte delle denunce del settore industria e servizi, il 44%, riguarda il sistema muscolo-scheletrico: 20 mila protocollate solo nel 2017, il 20% in più rispetto al 2011, anche se leggermente in calo rispetto al 2016. Il resto delle denunce, ulteriori 26 mila, sono cresciute del 18% rispetto al 2011. Dal 2011 al 2017 l’Inail si è visto pervenire 132 mila denunce per malattie dell’apparato muscolo-scheletrico e oltre 170 mila per altre malattie.

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In termini assoluti la prima malattia del sistema muscolo scheletrico denunciata è la tendinite del sovraspinoso con 4628 denunce, seguita dalla sindrome del tunnel carpale (4330 denunce) e dall’ernia discale lombare (3686 denunce). Ma sono centinaia le persone che solo nel 2017 hanno denunciato epicondiliti tendiniti e borsiti a spalla e ginocchio. Se osserviamo le variazioni storiche, vediamo che l’incremento maggiore di denunce si è avuto per quanto concerne la tendinopatia dell’inserzione distale del tricipite (+118% dal 2011 al 2017) per meniscopatia degenerativa (+107%). Aumentano in modo consistente nel 2017 rispetto al 2016 la tendinite del capolungo bicipite (+38%), la epitrocleite (+ 14%) e la tendinite calcifica (+13%).

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Per la sindrome da tunnel carpale, la principale malattia professionale denunciata nel manifatturiero negli ultimi 10 anni, si nota una particolare incidenza nelle regioni del centro, mentre a sud se ne registrano molto poche. Una crescita importante nel numero di denunce, in relazione anche al numero assoluto, riguarda la sindrome della cuffia dei rotatori, intendendo diverse manifestazioni cliniche che riguardano la parte anatomica chiamata cuffia dei muscoli rotatori della spalla, che regolano cioè l’articolazione della spalla.
Secondo Gabriele Caragnano, Direttore Tecnico di Fondazione Ergo, sono tre le criticità del sistema manifatturiero italiano che fanno sì che sempre più lavoratori sentano sulla propria salute il peso del lavoro. Anzitutto “l’affidabilità dei modelli di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico previsti dagli standard ISO 11228 e 11226 è stata messa in discussione da autorevoli professori e ricercatori in materia di medicina del lavoro e la correlazione tra gli indici di rischio proposti e l’effettivo numero di malattie professionali rilevate sul campo è ancora tutta da dimostrare.”

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Il secondo problema citato riguarda gli strumenti di mappatura del rischio ergonomico, che non sono idonei e neanche sufficienti per un utilizzo massivo in contesti industriali complessi, come quello delle produzioni di prodotti industriali. “L’unica soluzione possibile – suggerisce Caragnano – è integrare la valutazione del rischio ai processi di definizione del ciclo di lavoro e a quello di bilanciamento delle linee produttive. Un ulteriore vantaggio, in questo caso, sarebbe la possibilità di prevedere il rischio ergonomico fin dalla fase di progettazione del prodotto/processo, dato che attraverso il ciclo di lavoro si preventiva anche il costo della lavorazione”.
Infine, un ultimo problema tutto italiano: “il personale incaricato al controllo delle mappature del rischio da sovraccarico biomeccanico spesso non ha le conoscenze sufficienti per operare in ambienti industriali com- plessi, così chiede in modo indifferenziato l’applicazione di check list standard, che a volte risultano non idonee rispetto alla tipologia di lavorazione in osservazione.”
Il risultato ancora una volta pesa anche sulle nostre tasche. La Fondazione Ergo nel suo studio ha analizzato i dati riferiti al 2003, 2007 e 2012, trovando che anche in Italia gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali comportano costi pari a circa il 3% del Pil. Per il 2012 Inail ha stimato 51 miliardi di costi totali tra infortuni e malattie professionali.

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La notizia “positiva” è che considerando le 38.089 denunce di malattie professionali del 2012, si stima un costo medio di ciascuna malattia professionale pari a circa 219.000 euro, 33.000 euro in meno rispetto al 2003. Eppure, meno della stessa cifra, 29 mila sterline, è quello che uno studio condotto nelRegno Unito  ha stimato che serva per introdurre alcuni accorgimenti ergonomici (ad esempio, il prolungamento del nastro trasportatore o la rotazione delle attività) per ridurre le assenze per malattia del 62%; aumentare la produttività del 12%, ridurre le retribuzioni per straordinari del 20% e – non da ultimo – migliorare l’umore del personale.

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APNEE NOTTURNE E INCIDENTI STRADALE : QUANDO IL DENTISTA PUO’FARE LA DIFFERENZA

Da un articolo di Cristina Marrone sul corriere della sera neuroscienze

Sua moglie le dà le gomitate di notte perché russa troppo? È in sovrappeso? È iperteso?» Se il vostro dentista vi fa queste domande durante una normale visita di controllo vuol dire che svolge in modo completo il suo lavoro e ricopre bene il ruolo di «sentinella epidemiologica» affidato dal ministero della Salute agli odontoiatri per intercettare attraverso un rapido screening le Osas, la Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno. È un problema di cui si parla poco ma ha ricadute concrete, talvolta drammatiche, sulla sicurezza stradale (e non solo).

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Gli incidenti stradali

Secondo gli ultimi dati Aci (Automobile Club Italiano) i colpi di sonno alla guida dell’auto sono responsabili del 7% dei 175 mila incidenti stradali ogni anno in Italia, con conseguenze stimabili in 250 morti e oltre 12 mila feriti. Anche i dati dell’Inail sono inquietanti: si parla di un milione di incidenti sul lavoro ogni anno dovuti alle Osas con 1200 morti e 25 mila invalidi permanenti, nonché 16 milioni di giornate lavorative perse. Una strage silenziosa dai costi altissimi e sottostimati.

Sottodiagnosi

Dodici milioni di italiani soffrono di apnee notturne. «Si stima che in Italia l’80% dei casi non sia diagnosticato» spiega Paolo Appendino, direttore del reparto di Odontostomatologia all’ospedale Mauriziano di Torino, dove a novembre si è svolto un convegno su questo tema. E, dato ancor più allarmante, è che nel nostro Paese solo il 17% dei pazienti con questa patologia viene curato contro l’88% della Francia, l’85% della Germania e il 71% della Spagna.

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Il ruolo del dentista

È in questo contesto che si inserisce il ruolo del dentista. I dati Istat 2013 dicono che gli odontoiatri sono circa 58 mila su tutto il territorio italiano ed il 38% dei pazienti al di sopra dei 3 anni vi si reca almeno una volta all’anno per un totale di circa 20 milioni di visite: il dentista è dunque una figura chiave per intercettare il sommerso. Come? Con un’anamnesi mirata volta ad indagare ipertensione, obesità, russamento notturno e sonnolenza diurna. Il sospetto diagnostico del dentista va confermato dalla polisonnografia dello pneumologo. «I casi lievi o medio-lievi possono essere trattati con successo dal dentista con l’applicazione di bite da portare durante il sonno per l’avanzamento mandibolare» spiega Appendino. Per i casi più seri l’opzione prescelta è la ventilazione notturna applicata dallo pneumologo. I bite funzionano e sono ben tollerati dai pazienti ma ci sono delle criticità. La fascia di popolazione più colpita dalle Osas è sopra i 65 anni e questi apparecchi vanno ancorati ai denti che spesso con l’età sono sostituiti da dentiere. Inoltre il Servizio Sanitario Nazionale non rimborsa i costi del dispositivo, che sono però di gran lunga inferiori a quelli sanitari e sociali derivanti dalla mancata cura della patologia.

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BANDO ISI 2019 :370 MILIONI DI EURO PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

Da edilortale news un articolo di Alessandra Marra
24/12/2018 – Anche quest’anno l’Inail mette a disposizione quasi 370 milioni di euro (l’importo più alto delle nove edizioni dell’iniziativa dell’Inail) per le imprese che investono in sicurezza sul lavoro.

È stato, infatti, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Bando ISI 2018 con cui l’Istituto vuole incentivare le imprese a realizzare progetti per il miglioramento delle condizioni di salute e di sicurezza dei lavoratori e aiutare le microimprese e le piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria ad acquistare nuovi macchinari.

Sicurezza sul lavoro: cosa prevede il Bando ISI 2018

Le risorse messe a disposizione dall’Inail (pari precisamente a 369.726.206,00 euro) sono suddivise in 5 Assi di finanziamento, differenziati in base ai destinatari:
– Asse 1 (Isi Generalista) euro 182.308.344,00 per i progetti di investimento e per i progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale;
– Asse 2 (Isi Tematica) euro 45.000.000,00 per i progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale di carichi (MMC);
– Asse 3 (Isi Amianto) euro 97.417.862,00 per i progetti di bonifica da materiali contenenti amianto;
– Asse 4 (Isi Micro e Piccole Imprese) euro 10.000.000,00 per i progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività (Ateco 2007 A03.1, C13, C14, C15);
– Asse 5 (Isi Agricoltura) euro 35.000.000,00 per i progetti per le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli.

I finanziamenti sono a fondo perduto e vengono assegnati fino a esaurimento delle risorse finanziarie, secondo l’ordine cronologico di ricezione delle domande.

Per i progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manualedei carichi i soggetti destinatari dei finanziamenti sono le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte al Registro delle Imprese o all’albo delle imprese artigiane e gli Enti del terzo settore in possesso dei requisiti.

Per i progetti di bonifica da materiali contenenti amianto i soggetti destinatari dei finanziamenti sono esclusivamente le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte al registro delle imprese o all’albo delle imprese artigiane, in possesso dei requisiti di cui all’Avviso pubblico ISI 2018.

Sicurezza sul lavoro: compilazione della domanda 

La presentazione delle domande di accesso agli incentivi avverrà, come per i bandi precedenti, in modalità telematica, attraverso una procedura “valutativa a sportello” articolata in tre fasi:
– compilazione della domanda nella sezione “Servizi online” del sito Inail dall’11 aprile 2019 fino alle ore 18 del 30 maggio 2019;
– inoltro della domanda online nei giorni e orari di apertura dello sportello informatico (il cosiddetto “click day”), che saranno pubblicati sul sito dell’Istituto a partire dal 6 giugno 2019;
– conferma della domanda online da parte delle imprese collocate in posizione utile per accedere al contributo, tramite l’invio della documentazione indicata nell’avviso pubblico per la specifica tipologia di progetto.

(altro…)

VALUTARE IL SOVRACCARICO BIOMECCANICO IN AGRICOLTURA CON IL NUOVO TR23476

Da puntosicuro

Sovraccarico biomeccanico in : il nuovo TR 23476

Un intervento si sofferma su una prima ipotesi di un nuovo Technical Report ISO per l’agricoltura. Il progetto di lavoro, i gruppi omogenei, l’analisi multicompiti e la valutazione annuale del .

Sappiamo che l’agricoltura, il più grande settore lavorativo nel mondo, è anche uno dei settori a maggiore rischio. E riguardo ai rischi per la salute I disturbi muscolo-scheletrici legati al lavoro (WMSD) sono molto diffuse tra gli agricoltori: in Europa “oltre il 50% degli agricoltori riferisce disturbi della colonna vertebrale o degli arti, correlabili alle loro condizioni di lavoro”.

E se tali disturbi sono causati specialmente da movimentazione manuale, lavoro fisico pesante, posture incongrue e movimenti ripetitivi, le norme “ISO 11226, ISO 11228 e, più recentemente, ISO TR 12295 possono risultare utili, con gli opportuni adattamenti, per lo scopo specifico di consentire la Valutazione del rischio diquesti fattori di rischio anche nel settore agricoltura”.

Migrant Farm Workers in Strawberry fields

A ricordarlo con riferimento alla presentazione di un nuovo TR (Rapporto Tecnico) è un intervento al seminario nazionale EPM – INAIL – Regione Marche “Analisi del sovraccarico biomeccanico: news ed esempi applicativi in settori produttivi territoriali nell’esperienza di ASL e INAIL delle Marche”. Un seminario che si è tenuto a San Benedetto del Tronto l’8 giugno 2018.

Il progetto di lavoro per il nuovo TR 23476

Nell’intervento “Documento applicativo per le International Standards (ISO 11228-1, ISO 11228-2 and ISO 11228-3), static working postures (ISO 11226) and ISO TR 12295 nel settore agricoltura”, a cura di Daniela Colombini (EPM IES), ci si sofferma sull’analisi multicompiti a ciclo annuale nel Lavoro ripetitivoe nella movimentazione carichi in riferimento alla prima ipotesi di un Technical Report ISO per l’agricoltura (Ergonomics – Technical Report ISO/NP TR 23476 in ISO/TC 159/SC 3).

Il progetto di lavoro, indica l’intervento, produrrà una dunque una guida (TR) “per l’uso specifico della serie ISO 11228, della ISO 11226 e della ISO TR 12295 nel settore agricolo”.

E la proposta di TR “fornirà agli utenti potenziali indicazioni e ulteriori informazioni su come utilizzare gli standard esistenti in un settore di lavoro diffuso a livello mondiale come l’agricoltura dove, anche se con caratteristiche diverse, il Sovraccarico biomeccanico è un aspetto rilevante, dove l’evento WMSD è molto alto e quindi dove azioni preventive sono necessarie”.

 

E si fa inoltre riferimento alla creazione di “strumenti ‘simple free tools’ che rendano facile e applicabile la valutazione del rischio proposta, utili pertanto per gli obbiettivi del nuovo TR”.

I gruppi di lavoratori omogenei per l’esposizione al rischio

L’intervento riporta molti aspetti correlati al progetto di lavoro, ad esempio con riferimento allo “studio organizzativo generale del processo di lavoro nell’analisi annuale multi-task in agricoltura” e alla ricerca di gruppi di lavoratori omogenei per l’esposizione al rischio.

 

Riguardo in particolare alla struttura generale di un’analisi multi-task si segnala che la rotazione delle attività “è presente quando un lavoratore si alterna tra due o più attività durante un certo periodo di tempo”. E in situazioni particolari, “come in agricoltura, in cui il lavoratore deve svolgere un gran numero di compiti e le attività sono distribuite ‘asimmetricamente’ in tutto il turno e/o nei diversi mesi dell’anno, le valutazioni del rischio possono diventare estremamente complesse. Questo è il motivo per cui è necessario effettuare uno studio preliminare approfondito su come il lavoro è organizzato”.

In questo senso il primo passo – continua Daniela Colombini – “consiste nel definire il tempo necessario per completare il programma di rotazione delle attività; questo è il tempo del macro-ciclo, che può essere: giornaliero, settimanale, mensile, annuale. In agricoltura, il ciclo di alternare i compiti, è più spesso un ciclo annuale, o in base alle condizioni meteorologiche, multi-annuale (2 o 3 raccolti annuali)”.

Riprendiamo dalla presentazione una tabella con un esempio di identificazione di macro-fasi, fasi e compiti eseguiti durante tutto l’anno per l’intero raccolto, senza ancora considerare chi li esegue:

 

 

Rimandiamo alla lettura dell’intervento che si sofferma su vari aspetti:

  • identificazione di macro-fasi, fasi e compiti per ciascuna coltivazione;
  • macro-fasi, fasi e compito: quali e quando
  • ricerca dei gruppi di lavoratori, omogeneo per l’esposizione al rischio.

 

Si indica poi che il modello di pre-mappatura di pericoli e disagi deve “essere somministrato per intervista per gruppi omogenei di lavoratori (cioè gruppi di lavoratori esposti agli stessi rischi professionali)”. E le operazioni coinvolgono due livelli di intervento:

  • Il primo livello comporta un’identificazione rapida e generale dei possibili induttori del rischio attraverso l’uso di specifiche key-enters. Il primo livello è suddiviso in più ‘box’ relativi ai principali tipi di rischi: movimentazione carichi, movimenti ripetitivi degli arti superiori, posture, rumore, microclima, sostanze chimiche, organizzazione del lavoro, stress lavorativo ecc.
  • Il secondo livello, utilizzando procedure di valutazione rapida (solo per lo studio del sovraccarico biomeccanico ) comporta la classificazione del rischio come ‘accettabile’ (indicato come semaforo verde) o ‘molto alto’ (critico o semaforo viola).

Anche in questo caso l’intervento si sofferma su molti aspetti di dettaglio e presenta diverse tabelle esemplificative.

La valutazione annuale del rischio

Riguardo poi alla valutazione annuale del rischio e allo studio analitico del processo di lavoro nell’analisi annuale multi-task, si riporta la procedura generale per steps:

  1. “Calcolare il punteggio di rischio intrinseco di ciascun compito (per tutti i compiti presenti in ogni coltura) per ciascun fattore di rischio, per preparare la ‘valutazione dei rischi delle attività di base’ per ciascuna coltura”; sono riportate indicazioni, anche tecnico normative, in relazione a movimenti ripetitivi degli arti superiori, posture di lavoro del rachide, degli arti inferiori, movimentazione manuale di carichi e trasporto manuale, Traino e spinta
  2. “Definizione del gruppo omogeneo e calcolo della durata proporzionale di ciascun compito in ogni singolo mese dell’anno;
  3. Applicazione di modelli matematici: preparazione preliminare del ‘fittizio giorno lavorativo’ rappresentativo di tutto l’anno e di ogni mese dello stesso anno”.

In particolare due modelli sono proposti “per il calcolo dell’indice di rischio di esposizione finale:

  • uno basato sulla Media Ponderata per il tempo
  • l’altro sul Multitask Complex, che si basa sul valore di rischio del compito più sovraccaricante, calcolato rispetto alla sua durata effettiva, come il punteggio minimo dell’esposizione, che deve essere poi aumentato rispetto al punteggio di rischio degli altri compiti presenti, tenendo conto della loro durata relativa.

Tuttavia “per applicare tali modelli matematici all’esposizione annuale e mensile, è stato necessario convertire i dati relativi sia ai singoli mesi che all’anno in: ‘giornata lavorativa fittizia rappresentativa dell’anno’, prima di ogni mese dell’anno e poi dell’intero anno”. I dati necessari per l’esecuzione di questa conversione sono riepilogati nelle slide relative all’intervento.

 

Come affrontare il sovraccarico biomeccanico in agricoltura

In conclusione questo documento discute le “complesse procedure per affrontare lo studio del sovraccarico biomeccanico in agricoltura, che include lo studio del rischio da movimenti ripetitivi degli arti superiori, nonché la movimentazione manuale dei carichi e il problema di analisi quelle posture lavorative incongrue nell’arto inferiore e nella colonna vertebrale (quelle non incluse nel metodo OCRA e NIOSH)”.

E “criteri e metodi di misurazione già presenti negli standard ISO dedicati agli studi biomeccanici (ISO 11228-1, ISO 11228-2 e ISO 11228-3), postazioni di lavoro statiche (ISO 11226) e ISO TR 12295 sono stati proposti e in qualche modo adattati ed estesi alle caratteristiche del lavoro agricolo che comporta un’organizzazione differente: cicli diversi dal ciclo giornaliero, esposizione a più mansioni lavorative, che si diversificano qualitativamente e quantitativamente nel corso dell’anno”.

Sono affrontati due livelli:

  • livello premappatura globale (tutti i rischi): “Data la chiara complessità della valutazione del rischio, si suggerisce di iniziare con una prima analisi qualitativa e semplice (utilizzando la fase proposta che utilizza domande chiave (KEY-ENTERS) e la valutazione rapida (QUICK ASSESSMENT) ma estesa non solo ai fattori di rischio biomeccanici ma a tutti i rischi, in modo da ottenere una sorta di pre-mappatura del rischio globale (messo a punto e disponibile uno strumento semplice-SIMPLE TOOL- per affrontare questa prima fase di analisi, ovvero un foglio di calcolo in Excel chiamato EPMIES-ERGOCHECK premapMULTIYEARen , presto disponibile su www.epmresearch.org”;
  • livello valutativo analitico (solo sovraccarico biomeccanico): “Questo documento discute inoltre come condurre il reale livello di valutazione del rischio, illustrando i principali criteri e utilizzando esempi di applicazione, rinviando le strategie per applicare metodi di calcolo del rischio agli allegati (metodo OCRA per movimenti ripetitivi, metodo NIOSH per la  Movimentazione manuale di  carichi, studio della postura della colonna vertebrale e degli arti inferiori con il metodo TACOs e PUSHING e / o PULLING) . Anche qui è stato sviluppato uno strumento semplice per affrontare questi tre stadi di valutazione tutti presenti in un unico foglio di calcolo in Excel chiamato ERGOepmOCRA-NIOSH-MULTI -PUSHyearTACOeng (…) disponibile anche su www.epmresearch.org”.

Rimandiamo, infine, alla lettura  della presentazione del progetto della dottssa Colombini su una prima ipotesi di un nuovo Technical Report ISO per l’agricoltura. Il progetto di lavoro, i gruppi omogenei, l’analisi multicompiti e la valutazione annuale del rischio.

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