RISCHIO BIOLOGICO

VACCINO COVID PFIZER E 12 INFEZIONI

Un segnale d’allarme è scattato dopo che 12 MEDICI sono risultati positivi a seguito del secondo richiamo di Pfizer. E sembra esserci, all’ombra dei contagi, l’ombra della variante inglese classificata come VOC 202012/01.

Sui dodici medici positivi, dopo il richiamo, sono ancora in corso accertamenti, si legge su Repubblica. I campioni delle loro analisi saranno determinanti per stabilire, scientificamente, come il virus abbia superato lo “scudo” del vaccino. Nello specifico, su un campione di 4 sanitari contagiati dopo l’antidoto, sta conducendo un’analisi la Società italiana di malattie infettive.”Contagiarsi, anche dopo avere ricevuto la seconda somministrazione, non significa automaticamente che il vaccino è stato poco efficace“, ha spiegato il direttore scientifico Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata. “In tutti i casi che abbiamo preso in esame finora, ci siamo trovati davanti a persone completamente asintomatiche“.

Il direttore della UOC Malattie Infettive al Policlinico Tor Vergata di Roma ha, infatti, offerto un quadro della situazione in cui si evince come tutti gli scenari siano, in un certo senso, sotto il controllo della medicina e della scienza.Una spiegazione dei temi più attuali che contribuisce a spegnere diversi allarmismi verso quella che è e resta l’arma più efficace contro il virus: appunto la vaccinazione. Nessun allarmismo quindi, riguardo al fatto che alcuni sanitari abbiano avuto positività al coronavirus dopo essere stati vaccinati.

Il vaccinoha precisato l’infettivologo, non è che ci crea uno scudo per cui il virus non entra più dentro di noi. Il virus entra dentro di noi, fa pochissime replicazioni perché, a quel punto, viene bloccato dagli anticorpi che si sono formati grazie alla vaccinazione. Il virus entra di noi e fa qualche piccola replicazione. Se noi andiamo a fare il tampone in queste persone, in quel momento, troviamo delle positività che però non hanno nessuna rilevanza nei confronti della malattia, sono tutte persone che non la sviluppano. E molto probabilmente, su questo uso il condizionale perché abbiamo bisogno di dati, non sono persone che sono in grado di infettare proprio perché, avendo poche replicazioni, il virus non riesce a raggiungere quelle quantità tali da poter essere trasmesso“. Da meteo.it

INAIL : LA VALUTAZIONE DELLA TEMPERATURA CON TERMOCAMERA

La misurazione della temperatura corporea rappresenta uno degli strumenti in grado di prevenire e contenere il contagio da Covid-19, consentendo di individuare i pazienti ai primi segni di esordio dell’infezione.

In linea con le indicazioni contenute nel Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto il 24 aprile 2020 da Governo e parti sociali, il controllo della temperatura può essere svolto all’ingresso dei luoghi di lavoro come misura accessoria per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal possibile contagio e garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro.

La scheda informativa contiene le indicazioni d’uso e gli accorgimenti da adottare per misurare la temperatura con le termocamere.




Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LAMPADE ANTI COVID A SCUOLA.

Da il corriere.it

Lampade che purificano l’aria in classe, per eliminare batteri e virus. Il Sars Covid-19 sopra tutti. Mercoledì, è stato presentato al plesso di piazza Bacone dell’Ics Stoppani il progetto “Apollo”. Grazie a un accordo della direzione scolastica, retta da Antonio Re, con “Ensto Italia”, in tutte le aule delle scuole elementari e medie sono state installate speciali lampade che, oltre a illuminare, sanificano l’aria. Così non c’è più necessità di un ricambio frequente dell’aria (come consigliato dalle norme anti coronavirus) e le finestre possono rimanere chiuse durante le lezioni. Le lampade sfruttano il principio della fotocatalisi

La ventola di cui sono dotate fa passare l’aria attraverso dei filtri realizzati con nanomateriali (tra cui titanio e argento), che abbattono virus e batteri (tra questi sia il virus H1N1, altri patogeni, allergeni, particolato, formaldeide e altri gas volatili nocivi). Ogni apparecchio è in grado di sanificare 60 metri cubi d’aria, senza rilasciare sostanze chimiche o immettere raggi UV nei locali. In occasione della presentazione del progetto, mercoledì il virologo Fabrizio Pregliasco, tenuto una lectio magistralis ai giovanissimi alunni. L’impianto alla Stoppani è il secondo esempio di come le scuole pubbliche si attrezzino di dispositivi tecnologici per combattere il Covid. Il primo istituto a dotarsi di filtri antivirus, a settembre, è stato lo Schiaparelli-Gramsci (liceo linguistico e itis con indirizzo amministrazione, finanza e marketing e liceo sportivo).

A Mantova, invece, nelle aule di nidi e nelle materne comunali, è in corso l’installazione di 215 lampade con raggi ultravioletti germicidi, che si attivano di notte

SOPRAVVIVENZA DEL COVID SU CARTA, PLASTICA VETRO E TESSUTO

Da Dottnet.it

Covid-19 può sopravvivere per 4 giorni sul vetro, per 7 giorni sulla plastica e sull’acciaio inossidabile. Sulla stoffa può restare solo per due giorni e sulla carta, invece, solo tre ore.

A dirlo è uno studio dell’Indian Istitute of Technology di Mumbai, in India, pubblicato sulla rivista scientifica Physics of Fluids, secondo il quale sarebbe opportuno che i luoghi pubblici come parchi, centri commerciali, ristoranti o sale d’attesa, possano avere coperture fatte di stoffa per ridurre il rischio di diffusione della malattia.  Sia nelle superfici impermeabili sia per quelle porose, si legge nella ricerca, il 99,9% del contenuto di liquido delle droplet (le goccioline dell’espettorato che potrebbero portare Sars-Cov-2), evapora entro i primi minuti. Dopo questo stato iniziale, un sottile film liquido residuo rimane sulle superfici solide esposte, dove il virus può ancora sopravvivere. Gli studiosi hanno notato che l’evaporazione di questo sottile film residuo è più veloce sulle superfici porose rispetto a quelle impermeabili. “Sulla base del nostro studio, consigliamo di rivestire i mobili di ospedali e uffici realizzati con materiale impermeabile, come vetro, acciaio inossidabile o legno laminato, con materiale poroso, come un panno, per ridurre il rischio di infezione al tatto“, spiega l’autore della ricerca, Sanghamitro Chatterjee. 

fonte: Physics of Fluids

CONTAGIO COVID FINO A SEI METRI DI DISTANZA

17 giugno in Corea del Sud si è verificata un’epidemia di Coronavirus associata alla trasmissione di goccioline a lunga distanza. Il fatto ha dato lo spunto al dottor Lee Ju-hyung per portare avanti una ricerca sul campo molto particolare. Ogni volta che Ju-hyung andava al ristorante, tirava fuori un piccolo anemometro per controllare il flusso d’aria.

Una precauzione che ha preso dopo un precedente esperimento in cui lui e i suoi colleghi avevano ricreato le condizioni in un ristorante a Jeonju, città nel sud-ovest della Corea del Sud, dove i clienti hanno contratto il Coronavirus da un visitatore fuori città. Tra loro c’era uno studente delle superiori che è stato infettato dopo 5 minuti di esposizione da più di 6 metri di distanza.

L’indagine epidemiologica è stata implementata sulla base di interviste personali e raccolta di dati su immagini a circuito chiuso e dati sulla posizione dei telefoni cellulari. Per la ricerca dei contatti è stato utilizzato il sistema di supporto alle indagini epidemiche sviluppato dalla Korea Disease Control and Prevention Agency.

Nel ristorante considerato sono stati studiati la direzione e la velocità del flusso d’aria, le distanze tra i tavoli e il movimento dei clienti. In questo focolaio sono stati identificati 3 casi in totale e la velocità massima del flusso d’aria di 1,2 metri al secondo è stata misurata tra l’infettore e l’infezione in un ristorante dotato di condizionatori d’aria a soffitto.

Il caso indice è stato infettato a 6,5 metri di distanza dall’infettore e dopo appena 5 minuti di esposizione, senza alcun contatto diretto o indiretto. La ricerca ha portato dunque a dimostrare che la trasmissione di goccioline può avvenire a una distanza superiore a 2 metri se c’è un flusso d’aria diretto da una persona infetta.

Contagio possibile a 6 metri ed entro 5 minuti di esposizione, senza contatto

Le conclusioni, pubblicati sul Journal of Korean Medical Science, hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che lo standard ampiamente accettato di 2 metri di distanza sociale al chiuso potrebbe non essere abbastanza per garantire la sicurezza delle persone.

Non solo non si può sapere quando finirà la pandemia (anche se qualche ipotesi è possibile tracciarla), ma non sarebbe dunque nemmeno confermata la regola che il contagio avviene dopo 15 minuti di contatto entro 2 metri. Le linee guida sulla quarantena e sulle indagini epidemiologiche, affermano gli autori della ricerca, dovrebbero essere aggiornate per accogliere questi fattori per il controllo e la prevenzione del Covid.

Uno studio molto importante quello coreano, perché ha evidenziato come il precisissimo sistema di tracciamento dei contatti, a volte considerato anche eccessivo dalla popolazione, in Corea del Sud abbia in realtà consentito ai ricercatori di monitorare da vicino come il virus si muove attraverso le persone.

Da Quifinanza.it

GESTIRE LE REAZIONI ALLERGICHE AL VACCINO COVID:LE LINEE GUIDA

 Da Quotidiano sanità

Per gli esperti dell’Aaiito e della Siaaic non è corretto escludere “tout court” dalla vaccinazione i soggetti allergici, come proposto inizialmente da alcune agenzie europee, serve invece una osservazione prolungata, ma in generale è bene trattenere tutti i vaccinati anche non a rischio per almeno 15 minuti dopo la vaccinazione. LE LINEE GUIDA.“I pazienti con reazioni anafilattiche severe da sostanze e farmaci o con mastocitosi e asma bronchiale non controllato possono eseguire la vaccinazione anti Covid, ma hanno bisogno di una gestione più specifica ed individualizzata che comporta, ad esempio, l’osservazione prolungata, la premedicazione o la stabilizzazione della malattia di base”.

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È questa solo una delle indicazioni contenute nelle Linee guida stilate dall’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (Aaiito) e dalla Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica (Siaaic) che suggeriscono di tenere sotto osservazione tutte le persone per almeno 15 minuti dopo la vaccinazione



In generale le reazioni anafilattiche a vaccini sono rare, pari a circa 1,31 casi per milione di dosi, ricordano gli allergologi. Le reazioni anafilattiche segnalate per prime in America con il vaccino Covid-19, per quanto raramente osservate nelle fasi della sperimentazione e nelle prime fasi delle campagne vaccinali, sembrano essere più frequenti, ed hanno destato preoccupazione nella popolazione. Secondo i primi dati Usa sulle reazioni anafilattiche ai vaccini contro Covid-19 di Pfizer-BioNTech e Moderna arrivati a campagna vaccinale iniziata, sono 21 i casi su un totale di 1,9 milioni di dosi somministrate. Il tasso di reazioni anafilattiche quindi è di 11,1 casi di per un milione di dosi somministrate, più alto di quello registrato con il vaccino antinfluenzale, ma che comunque, come sottolineato anche dal Center for Diseases Control (Cdc), rimane un’evenienza rara. 
Nel recentissimo Rapporto Aifa sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19, in un mese sono stati riportati 13 casi di anafilassi/shock anafilattico al vaccino Pfizer-BioNTech. Dodici casi tra le donne e 1 caso in un uomo, con un’età media di circa 45 anni. Tutti sono stati rapidamente assistiti e trattati presso il centro vaccinale dove è avvenuta la vaccinazione o immediatamente trasferito in pronto soccorso. Di questi 3 casi avevano una storia clinica di allergia, prevalentemente a pollini e alimenti, un caso aveva già avuto una pregressa reazione allergica ad un altro vaccino.

“L’età media delle persone che hanno avuto queste reazioni è stata di 40 anni e i sintomi sono comparsi nel giro di 13-15 minuti – afferma Beatrice Bilò co-autrice assieme a Francesco Murzilli Gabriele Cortellini delle linee guida Aaiito l’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri e Siaaic la Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica – a tal proposito riteniamo che sia corretta la decisione delle autorità sanitarie di trattenere i pazienti per almeno 15 minuti dopo la vaccinazione”.

Le linee guida Aaiito-Siaaic
Ecco quindi che le Società Scientifiche di Allergologia Aaiito e Siaaic hanno indicato in un documento tecnico la stratificazione del rischio allergologico per i soggetti con storia di pregressa reazione allergica, per affrontare in sicurezza la prima somministrazione di vaccino per Covid-19, e per quelli che sviluppano una reazione alla loro prima dose. Inoltre, hanno inviato un documento alle istituzioni ribadendo la loro disponibilità a cooperare sulla gestione degli eventi avversi al vaccino per Covid-19.

“In collaborazione con i colleghi di Siaaic abbiamo realizzato un documento tecnico con le linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19 – dichiara Riccardo Asero, Presidente Aaiito – il documento ha l’obiettivo di uniformare il comportamento su tutto il territorio nazionale ed è in costante aggiornamento in relazione alle nuove acquisizioni scientifiche che potranno emergere durante la campagna vaccinale. Crediamo che la partecipazione degli allergologi a questo processo sarà di sicuro aiuto per la sorveglianza della somministrazione del vaccino, permettendo di analizzare, registrare e caratterizzare tutti gli eventi avversi”.

Il documento tecnico realizzato grazie alla collaborazione degli esperti delle due Società Scientifiche Italiane di Allergologia si basa sulle seguenti considerazioni:
– non è corretto escludere “tout court” dalla vaccinazione i soggetti allergici, come proposto inizialmente da alcune agenzie europee;

– i pazienti con reazioni anafilattiche severe (con interessamento respiratorio e/o cardiocircolatorio) da altre sostanze/farmaci o affetti da particolari malattie come, ad esempio, mastocitosi e asma bronchiale non controllato possono eseguire la vaccinazione, ma necessitano di una gestione più specifica ed individualizzata che comporta, ad esempio, l’osservazione prolungata, la premedicazione o la stabilizzazione della malattia di base;

– i costituenti dei vaccini per Covid-19 ritenuti attualmente sensibilizzanti sono presenti anche in altri medicinali in commercio, per cui si rende necessaria una conoscenza specifica di tale problematica, propria dell’allergologo;

– i pazienti ad alto rischio di reazione anafilattica severa debbono essere vaccinati in ambiente idoneo con disponibilità immediata dei presidi per affrontare emergenze anafilattiche gravi;

– il dosaggio della triptasi sierica dopo l’evento acuto (vale a dire da 30’ a 2 ore dall’inizio della reazione) è indispensabile per una puntuale caratterizzazione degli eventi anafilattici che dovessero avvenire in corso di vaccinazione.

I principali consigli degli esperti allergologi raccolti nel documento tecnico.
1. Presidi e farmaci necessari nell’ambiente della vaccinazione: autoiniettori di adrenalina. Nell’ambiente dedicato alla vaccinazione dovranno essere disponibili tutti i presidi e i farmaci necessari; sarà ugualmente indispensabile garantire una formazione al personale infermieristico e medico addetto al riconoscimento immediato ed alla gestione di tali emergenze. La disponibilità di autoiniettori di adrenalina nelle sedi di vaccinazione può indubbiamente facilitare le procedure terapeutiche di urgenza; è inoltre utile consigliare ai pazienti che lo possiedono di portare con sé il proprio autoiniettore di adrenalina.

In particolare, devono essere prontamente riconosciuti e trattati segni e sintomi di anafilassi. “Ricordiamo che i primi 3 momenti “cardine” del trattamento sono: 1) posizione supina del paziente, 2) adrenalina per via intramuscolare profonda nel muscolo vasto laterale della coscia, 3) accesso venoso con infusione di cristalloidi” sottolinea la Prof.ssa Bilò.

2. Questionario allergologico e visita allergologica preventiva per le categorie a rischio.
Gli esperti allergologi suggeriscono di sottoporre ai pazienti, in anticipo rispetto alla seduta vaccinale, un questionario allergologico più completo di quello proposto attualmente.

È necessario verificare se il paziente ha sofferto di anafilassi severa (coinvolgimento del sistema cardiovascolare e/o respiratorio) da qualsiasi causa o da causa non nota, se soffre di asma non controllato, se ha diagnosi di mastocitosi, se ha avuto reazioni allergiche a precedenti vaccini o a PEG e Polisorbati. I pazienti con una sola di queste condizioni dovrebbero essere preventivamente inviati a visita allergologica, possibilmente con un accesso preferenziale e programmabile, per effettuare una diagnostica specifica che permetta di stratificare il rischio.

3. I pazienti affetti da asma grave trattati con biologici non devono sospendere la terapia.
Nei pazienti affetti da asma grave trattati con biologici, tale terapia non deve essere sospesa e la vaccinazione deve essere posticipata di 48-72 ore. Inoltre, in caso di asma grave non controllato nonostante terapia ottimale (biologica e/o farmacologica) la vaccinazione può essere eseguita, ma in ambiente protetto, con osservazione di 60’.

4. Valutazione allergologica per chi ha presentato reazioni allergiche alla prima somministrazione del vaccino. È indicata, infine, una valutazione allergologica per i pazienti che abbiano presentato reazioni allergiche alla prima somministrazione del vaccino per Covid-19. L’allergologo formulerà le dovute raccomandazioni sulle procedure a cui attenersi per la vaccinazione, sull’eventuale scelta di un vaccino alternativo o sull’esclusione della vaccinazione

LA DOPPIA MASCHERINA A TRE STRATI BLOCCA IL 90 % DELLE PARTICELLE

Indossare una maschera in tessuto a tre strati su una maschera medica o chirurgica a tre strati ha bloccato più del 90% delle particelle di tosse. MARK MORAN / THE CITIZENS ‘VOICE / ASSOCIATED PRESS

Da wall street journal

Sullo stesso argomento:

https://ohsonline.com/articles/2021/02/11/cdc-study-says-double-masks-offer-more-covid19-protection.aspx?m=1

https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/21_gennaio_28/coronavirus-dice-anche-fauci-la-doppia-mascherina-meglio-ma-davvero-cosi-9897d4f2-6155-11eb-89c6-2343df471572.shtml

L’uso corretto della mascherina può davvero fare una grande differenza, secondo uno studio pubblicato mercoledì dai Centers for Disease Control and Prevention.

Indossare una doppia maschera o applicare una maschera singola più aderente al viso riduce sostanzialmente il rischio di infezione da virus Covid-19, lo studio é stato pubblicato nel Rapporto settimanale di morbilità e mortalità dell’agenzia.

Dopo diversi test di laboratorio , il CDC ha scoperto che indossare una maschera di tessuto a tre strati su una maschera medica o chirurgica a tre strati bloccava il 92,5% delle particelle dalla tosse.

Era molto più efficace di una singola maschera. Una maschera chirurgica da sola ha bloccato le particelle provocate dalla tosse del 42% e una maschera in tessuto le ha bloccate del 44,3%.

Gli esperti (sia medici che ingegneri) affermano che le persone hanno bisogno di aggiornare le loro maschere perché c’é anche il rischio di nuove varianti del virus che si stanno diffondendo in tutto il paese , in particolare una che è significativamente più trasmissibile del ceppo attualmente più comune. Altri studi hanno mostrato benefici dall’indossare maschere doppie..

Ovviamente meglio ancora sarebbe indossare maschere N95, che vengono utilizzate principalmente negli ospedali e sono certificate e che filtrano il 95% delle piccole particelle.

“l ‘uso di mascherine è uno dei nostri mezzi più potenti non solo per l’epidemia e i suoi effetti sulla salute umana e l’economia, ma anche per rallentare l’evoluzione virale”, ha detto. “Stiamo esaminando tutti i modi in cui possiamo migliorare le nostre misure di prevenzione”.

Non è noto se le prestazioni delle maschere singole o doppie siano diverse rispetto alle nuove varianti, ha detto il dottor Brooks. “È lo stesso virus, quindi le misure dovrebbero funzionare”, ha detto. “Quello che non sappiamo è quanto efficacemente funzioneranno”.

Negli esperimenti di laboratorio, la doppia maschera era anche più protettiva contro gli aerosol dalla respirazione. Ha bloccato l’83% degli aerosol emessi durante 15 minuti di respirazione tranquilla da una sagoma della testa non protetta da mascherina in una piccola stanza. La protezione era del 96,4% quando l’altra persona nella stanza indossava anche una doppia mascherina o una maschera singola aderente.

Il CDC ha anche testato l’efficacia di una maschera medica o chirurgica che si adattava meglio annodando i cappi per le orecchie e piegando i lati vicino al viso. Indossare quella maschera ha bloccato il 64,5% degli aerosol emessi dall’altra forma della testa, che era non mascherata, e il 95,9% delle particelle quando la forma della testa era mascherata.

Liberamente tradotto ed adattato da Dott. Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro.

ECCO LE REAZIONI ALLA SECONDA DOSE DEL VACCINO COVID

Da dottnet.it

Brividi, febbre, mal di testa, nausea, ronzio nelle orecchie e dolore al braccio: è la prova di una risposta immunitaria vigorosa

This photo Illustration taken in Tehatta, India, on November 10, 2020 show the Pfizer’s products. Pfizer’s experimental COVID-19 vaccine appears to be working. The vaccine was found to be more than 90% effective, according to clinical results released by the company yesterday. (Photo Illustration by Soumyabrata Roy/NurPhoto via Getty Images)

La seconda dose del vaccino Covid può far sentire peggio della prima. Puo’ accadere in particolare ai giovani e il motivo risiede nel fatto che amplifica la lezione appresa dall’organismo con la prima, che ha insegnato a riconoscere il coronavirus come nemico. A spiegarlo in un’intervista al portale Healthday è Greg Poland, 65 anni, medico ed esperto di vaccini americano, direttore del gruppo di ricerca sui vaccini della Mayo Clinic e anche caporedattore della rivista Vaccine. Poland stesso ha peraltro avuto importanti effetti collaterali, svaniti nel giro di 5 ore, dopo la seconda dose del vaccino Moderna, con brividi, febbre, mal di testa, nausea, ronzio nelle orecchie e dolore al braccio. “Non ho mai avuto una reazione del genere a un vaccino – spiega l’esperto – è ironico sia successo a me. Ma occorre sottolineare che questo non significa che qualcosa vada storto. È una reazione prevista al vaccino, e sarà diversa da persona a persona. È la prova di una risposta immunitaria davvero vigorosa, il che non significa che le persone che hanno una risposta inferiore non stiano sviluppando immunità”. La seconda dose è necessaria per Poland perché fornisce un’amplificazione importante alla risposta immunitaria sollecitata dalla prima. “Dando una dose ‘di addestramento’ e poi amplificandola con la seconda – evidenzia – abbiamo sostanzialmente reclutato un esercito di soldati pronti e l’organismo è più preparato quando arriva l’invasione vera e propria”. Questa amplificazione non solo rende la risposta immunitaria più efficace, ma la aiuta anche a durare più a lungo. Per l’esperto i vaccini inducono un livello elevato di anticorpi “quindi si sta davvero sviluppando solo un’enorme risposta anticorpale. Ma gli anticorpi diminuiscono nel tempo, quindi se si parte con un livello elevato, si avrà più a lungo un livello protettivo presente”. Aumentando i livelli di anticorpi, il corpo sarà anche più capace di rispondere alle mutazioni COVID-19 come le varianti del Regno Unito e del Sud Africa, come ha affermato l’immunologo Anthony Fauci, consulente del presidente Usa Joe Biden.