MEDICINA DEL LAVORO

SICUREZZA SUL LAVORO NELLE CAVE

Da Inail.it

Lo studio analizza la diffusione, la produzione e gli infortuni nonché la gestione della sicurezza nelle due grandi famiglie estrattive, pietre ornamentali e inerti e fornisce una disamina su alcune nuove tecnologie implementabili in cava come Internet of Things (IoT), la connettività mobile anche di quinta generazione, nonché i Sistemi di identificazione a radio frequenza (RFID).

Lo studio fa il punto sulle potenzialità future sottese da tali tecnologie, la cui diffusione è incentivata da recenti provvedimenti del legislatore e delle Istituzioni preposte, ai fini della prevenzione degli infortuni in cava e della modernizzazione dei prodotti e processi.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Momentaneamente consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

AGRICOLTURA E RIVOLUZIONE DIGITALE

Robot mietitori, macchine per diserbare, sistemi di irrigazione automatici…. sebbene le nuove tecnologie stiano rivoluzionando le pratiche dell’agricoltura e della silvicoltura, è fondamentale che la valutazione del rischio rimanga al passo con i tempi.

La digitalizzazione, pur presentando il vantaggio di diminuire il carico di lavoro manuale, e problemi di salute quali i disturbi muscolo-scheletrici (DMS), può causare difficoltà, quali un incremento nel lavoro monotono e solitario.

Un breve documento di sintesi esamina il potenziale della tecnologia digitale per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro (SSL) in questo settore, e i rischi che potrebbero emergere qualora la sua introduzione non sia portata avanti in maniera efficace.

Consulta il documento di sintesi relativo all’impatto delle nuove tecnologie sull’agricoltura e sulla silvicoltura

Leggi il documento di sintesi relativo alle questioni di SSL nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura

Puoi reperire maggiori informazioni nella relazione dell’EU-OSHA sul futuro dell’agricoltura, della silvicoltura e della SSL

Da osha ru

IMPATTO STIMATO DEL LONG COVID

Da dottnet.it

Il tasso stimato di sintomi post-infezione è risultato pari al 49% in Asia, 44% in Europa e 30% in Nord America

Basandosi sulla revisione di 40 precedenti studi condotti in 17 Paesi, i ricercatori dell’Università del Michigan stimano che oltre il 40% dei sopravvissuti al Covid in tutto il mondo abbia avuto o abbia effetti persistenti dopo la malattia. La prevalenza aumenta al 57% tra i sopravvissuti che sono stati ricoverati.  Gli studi revisionati hanno esaminato le esperienze dei pazienti con il cosiddetto long Covid, definito così in base alla presenza di sintomi nuovi o persistenti dopo quattro o più settimane dall’infezione. Il tasso stimato di sintomi post-infezione è risultato pari al 49% in Asia, 44% in Europa e 30% in Nord America. Tra i sintomi più comuni, l’astenia è stata segnalata dal 23% delle persone, mentre dispnea, dolore articolare e problemi di memoria interessano ognuno il 13% dei soggetti. “Sulla base della stima dell’OMS di 237 milioni di infezioni da COVID-19 in tutto il mondo, possiamo dire che circa 100 milioni di individui attualmente presentano o hanno presentato conseguenze a lungo termine del COVID-19 sulla salute”, concludo gli autori dello studio.

I VANTAGGI DELLA TERZA DOSE

Da doctor33

Secondo uno studio pubblicato su medRxiv (non sottoposto a peer-review), una terza dose del vaccino Pfizer potrebbe porre un freno alla trasmissione di SARS-CoV-2, riducendo la possibilità di infezione negli individui non vaccinati e le infezioni saltuarie negli individui vaccinati. «I vaccini hanno notevolmente ridotto l’impatto del COVID-19 a livello globale. Sfortunatamente, le prove indicano che l’immunità diminuisce dopo la vaccinazione, specialmente con la variante Delta. La protezione contro le malattie gravi e il decesso rimane elevate, ma quella contro le malattie e le infezioni più lievi diminuisce in modo significativo» spiega Billy Gardner, della University of California, Santa Cruz, primo autore dello studio.

Una terza dose di richiamo dei vaccini a due dosi è stata approvata in diversi paesi per gli individui a più ad alto rischio di forme gravi della malattia, ma il vantaggio di aumentare l’immunità negli individui sani più giovani e gli effetti sulla trasmissione sono meno chiari. I ricercatori hanno utilizzato le relazioni tra i titoli anticorpali neutralizzanti e la protezione del vaccino contro l’infezione e la trasmissione, combinati con i dati sulla diminuzione e l’aumento dei titoli anticorpali neutralizzanti, per esaminare l’impatto di una terza dose del vaccino Pfizer su infezione e su trasmissione, e sull’indice Rt. Ebbene, dopo otto mesi la protezione del vaccino Pfizer contro tutte le infezioni si è ridotta dall’80,0% al 60,4%, mentre una terza dose ha aumentato la protezione fino all’87,2%. L’aumento della protezione contro l’infezione e la trasmissione delle terze dosi ha ridotto l’indice Rt di una quota che andava dal 21% al 66% a seconda della copertura vaccinale e dell’infezione precedente, e l’ha portato al di sotto di 1 quando la copertura vaccinale era alta o i tassi di contatto erano ben al di sotto dei livelli pre-pandemici. «Anche se la vaccinazione di individui non coperti del tutto, specialmente nei paesi in via di sviluppo, sarebbe più efficace per ridurre la malattia rispetto a fornire una terza dose agli individui vaccinati, il beneficio di una terza dose nel ridurre la trasmissione è considerevole, e aumenta con la copertura vaccinale e i tassi di contatto tra gli individui» concludono gli autori.

UN ANTIDEPRESSIVO CONTRO IL COVID

La fluvoxamina, un farmaco impiegato contro depressione e disturbi d’ansia, ha dato risultati incoraggianti in un test clinico per trattare la COVID-19, riducendo sensibilmente i rischi di sviluppare sintomi gravi che possono rivelarsi letali. Il principio attivo non è più coperto da brevetto ed è piuttosto economico, quindi il suo impiego potrebbe rivelarsi ideale soprattutto nei paesi più poveri. Lo studio ha però interessato un numero limitato di pazienti e saranno quindi necessari ulteriori approfondimenti, per quanto il primo test clinico sia stato definito promettente da vari osservatori.

Angela Reiersen, una psichiatra statunitense parte del gruppo di ricerca che ha partecipato alla sperimentazione, aveva iniziato a studiare la fluvoxamina ben prima della pandemia e nel 2019 si era imbattuta in uno studio sul suo impiego su cavie di laboratorio per trattare la sepsi, un’infiammazione molto forte e diffusa innescata da vari tipi di infezioni e causata da una risposta fuori misura del sistema immunitario. Quando erano emersi i primi studi sugli effetti della COVID-19, che in alcuni casi spinge l’organismo ad avere una risposta di questo tipo, Reiersen pensò di riprendere quello studio per approfondirlo.

Insieme ad altri colleghi fece domanda per partecipare a TOGETHER Trial, un ambizioso progetto organizzato durante la pandemia per sperimentare farmaci già esistenti – e sviluppati per altre malattie – contro la COVID-19.

Ottenuti i permessi e avviate le collaborazioni con altre istituzioni, lo studio era stato poi svolto in Brasile utilizzando un campione di circa 1.500 partecipanti, selezionato perché ad alto rischio di sviluppare forme gravi della malattia. A circa metà dei volontari era stata somministrata la fluvoxamina, mentre ai restanti una sostanza che non faceva nulla (placebo).

Stando ai risultati pubblicati a fine ottobre sulla rivista medica Lancet, nel gruppo che aveva assunto il farmaco nelle prime fasi della malattia le morti per COVID-19 sono diminuite del 90 per cento rispetto al gruppo di controllo con il placebo. È stata inoltre rilevata una riduzione del 65 per cento dei casi che hanno reso necessarie cure ospedaliere e più invasive, rispetto a chi non aveva assunto il farmaco vero e proprio.

Nel complesso, dice lo studio, la fluvoxamina si è rivelata utile nel ridurre la risposta immunitaria quando questa rischia di finire fuori controllo, portando più danni che benefici all’organismo. Il farmaco ha anche ridotto il rischio di subire danni ai tessuti, sempre indotti dalla eccessiva risposta immunitaria.

A oggi pochi farmaci sviluppati per altre malattie si sono rivelati effettivamente utili nel trattare le forme iniziali di COVID-19, riducendo i rischi di sintomi gravi tra le persone che potrebbero risentirne di più come gli anziani. In alcuni paesi si impiegano terapie a base di anticorpi monoclonali, ma queste sono costose, richiedono una somministrazione in ospedale e non sempre danno gli effetti sperati. Le compresse di fluvoxamina costano pochi decimi di euro e per un ciclo completo di dieci giorni, in caso di COVID-19 lieve, il costo complessivo potrebbe aggirarsi intorno ai 3-4 euro. Non essendo più coperto da brevetto, il farmaco può essere inoltre prodotto a costi bassi e venduto come generico.

La fluvoxamina potrebbe essere somministrata insieme ad altri farmaci che agiscono invece sul coronavirus, impedendogli di replicarsi facilmente nelle cellule portando avanti l’infezione virale. L’azienda farmaceutica Merck, al di fuori di Stati Uniti e Canada conosciuta come MSD (Merck Sharp Dome), ha da poco annunciato risultati molto promettenti del molnupiravir, un farmaco antivirale sviluppato specificamente che riduce la replicazione del virus, per il quale sono in corso le ultime verifiche per autorizzarne l’impiego sui malati a rischio.

Nel frattempo la fluvoxamina dovrà comunque essere sottoposta ad altri test clinici e ricerche. I risultati dello studio svolto in Brasile sono promettenti, ma contengono alcuni elementi da chiarire legati a come sono trattati i casi di COVID-19 nel paese, molto spesso con trattamenti ambulatoriali e non ricoveri in ospedale. Il gruppo di ricerca ha quindi avuto a disposizione sistemi per valutare la gravità dei pazienti diversi da quelli più diffusi negli Stati Uniti e in Europa, basati per lo più sulla permanenza ospedaliera. Da il post)

LA SETTIMANA EUROPEA SULLA SICUREZZA SUL LAVORO

Dal 25 al 29 ottobre si accendono i riflettori sulle patologie muscoloscheletriche e su come gestirle e prevenirle. La campagna europea per ambienti lavorativi più sani e sicuri dedicata a questo tema, promossa dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) di cui l’Inail è Focal point per l’Italia, ha una tappa fondamentale nella 43ma settimana dell’anno, un appuntamento importante per veicolare argomenti e contenuti di interesse per lavoratori, datori di lavoro, istituzioni e parti sociali.

Nella settimana e nella campagna europea l’apporto tecnico e scientifico dell’Inail e di altri partner. Organizzata ogni anno da Eu-Osha e dalla sua rete di partner, la settimana europea viene celebrata con conferenze, rassegne tematiche, convegni e seminari di formazione professionale. Con lo slogan “Alleggeriamo il carico!”, la campagna comunitaria 2020-2022 è aperta al contributo di istituzioni, aziende, organizzazioni e della rete Enterprise Europe. In Italia il coordinamento è affidato all’Inail, attraverso la Direzione centrale prevenzione, con il sostegno del network nazionale tripartito, formato da Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della salute, Inail, Iss, Conferenza delle regioni e delle province autonome, organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro, Anmil. Rilevante, nella settimana europea, anche la centralità delle Direzioni regionali dell’Istituto nell’organizzazione di eventi e iniziative. 

I rischi in edilizia e la loro percezione. A dare il via alle giornate di eventi della settimana è Asle-Rlst, partner nazionale della campagna. Per il comprensorio di Milano, Lodi, Monza e Brianza, è stato promosso martedì 26 ottobre, a partire dalle 9, un convegno sulla percezione dei rischi nei cantieri edili. Indirizzato alle organizzazioni datoriali e sindacali, nell’incontro saranno illustrati i risultati dei questionari proposti dai Rls ai lavoratori in relazione alle malattie muscoloscheletriche.

Gli infortuni in cantiere e il sovraccarico biomeccanico. Saranno invece interamente online due eventi organizzati dall’Inail nella mattinata di mercoledì 27 ottobre. Nel primo, promosso dalla Direzione regionale Sicilia in collaborazione con la Prefettura di Palermo e con il patrocinio e l’adesione di numerosi ordini professionali, si farà il punto sul settore delle costruzioni nel territorio palermitano, con una panoramica sul sistema dei controlli, sulle attività di prevenzione nonché sugli sconti per le imprese che investono in sicurezza. A soffermarsi in particolare sui rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori sarà il webinar della Direzione regionale Marche, con un’analisi delle caratteristiche generali e un focus su schede di rischio e applicativi di valutazione.   

Prevenire i disturbi muscoloscheletrici con stretching e riscaldamento. In modalità mista, in presenza e da remoto, si svolgerà venerdì 29 ottobre a Cremona la XII edizione della “Giornata sicurezza cantieri. La gestione del lavoratore – Il rischio del settore delle costruzioni”, promossa da Ance Cremona, partner nazionale della campagna, e patrocinata dalla Direzione regionale Lombardia. Inserito tra gli eventi della settimana europea, questo momento informativo e formativo coinvolge enti, ordini professionali e imprese invitando a riflettere sulle misure utili per rendere il settore dell’edilizia più sicuro. Nell’intervento Inail, incentrato sulla prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici nel comparto edile, verrà presentato un video illustrativo degli esercizi di riscaldamento muscolare e di stretching, curato da medici e fisioterapisti per ridurre il rischio di infortuni lavorativi nei cantieri. La partecipazione alla Giornata riconoscerà crediti formativi agli iscritti da parte degli ordini professionali organizzatori.

Le tematiche della settimana Eu-Osha anche al CSRMed a Napoli. La settimana europea e gli obiettivi principali della campagna saranno, infine, uno dei temi della partecipazione della Direzione regionale Campania al 9° CSRMed, il salone mediterraneo della responsabilità sociale condivisa, che dal 27 al 29 ottobre si terrà nella prestigiosa cornice del Mann, il Museo archeologico nazionale di Napoli. Qui, nel seminario sulla robotica collaborativa tra prevenzione e collaborazione, in programma il 27 alle 14, si farà il punto sullo stato dell’arte e le ricadute sui lavoratori. Organizzato in collaborazione con Aias, Dipartimento innovazione tecnologica e con la Direzione centrale assistenza protesica e riabilitazione, l’evento si rivolge a professionisti e studenti universitari e intende offrire una panoramica completa della ricerca Inail sia in campo prevenzionale che riabilitativo.

Un webinar di formazione a Brescia e gli altri appuntamenti dopo la settimana europea. L’analisi delle prospettive e delle buone pratiche per prevenire i disturbi.

muscoloscheletrici in ambito lavorativo sarà al centro di un webinar della Direzione territoriale di Brescia dell’Inail il 10 novembre alle 14. Organizzato dal Comitato consultivo provinciale, il seminario coinvolgerà figure professionali di vari ambiti lavorativi ed è valido per l’aggiornamento professionale dei Consulenti del lavoro, con il rilascio di 3 crediti formativi. Sempre a novembre, sono previsti ulteriori eventi per la promozione della campagna Eu-Osha, promossi in collaborazione con la Direzione regionale Lazio, la Direzione regionale Veneto, con la rete Enterprise Europe e la Direzione regionale Toscana. Già pianificata a dicembre un’iniziativa in tema con il supporto della Direzione regionale Umbria.

  • Focal Point ItaliaL’Inail è, attraverso il coordinamento da parte della Direzione centrale Prevenzione, Focal Point per l’Italia dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.
  • Campagna europea 2020-2022L’Inail rappresenta il Focal Point nazionale, in cooperazione con un network nazionale, per la campagna europea “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro”.

Da Inail.it

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Qui l’elenco completo.

Gli appuntamenti in programma in Italia sono raccolti da Inail, focal point nazionale.

TERZA DOSE PER I SANITARI IN LOMBARDIA

A partire dalle ore 14 di lunedì 18 ottobre, gli operatori sanitari e socio sanitari possono prenotare la terza dose “booster” di vaccino anti Covid-19, sul portale ufficiale (https://prenotazionevaccinicovid.regione.lombardia.it/) e tramite call center 800 894 545. Lo rende noto la direzione generale Welfare di Regione Lombardia. La vaccinazione della terza dose a tutti gli operatori sanitari avviene senza differenziazione di età.

Regione Lombardia – si legge in una nota della direzione Welfare – vista la priorità nella salvaguardia dei pazienti in ospedale e nelle strutture sanitarie, in analogia alle Rsa, consente la vaccinazione della terza dose a tutti gli operatori sanitari senza differenziazione di età. L’indicazione riguarda tutti i cittadini che esercitano le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono le loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private. Come pure nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali”.

La terza dose può essere somministrata se sono passati almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario. In sede vaccinale si deve presentare l’autocertificazione con cui si dichiara di appartenere a questa categoria. ( Da milanotoday)

EFFICACIA E PROTEZIONE DELLA TERZA DOSE

da doctor33

I vaccini contro il Sars-CoV-2 sono sicuri ed efficaci e la somministrazione di una terza dose può conferire un’efficacia protettiva maggiore. È quanto emerge dallo studio condotto su 3.720 operatori sanitari della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia per indagare, in modo prospettico, il rischio di infezione da Sars-CoV-2 in soggetti vaccinati. Il lavoro, uno dei più ampi condotti fino ad ora, è stato pubblicato sulla rivista “Nature Communications”.

I risultati hanno dimostrato l’efficacia dei vaccini nel proteggere dall’infezione da Sars-CoV-2 che si attesta all’83% nella popolazione complessiva degli operatori sanitari e al 93% negli operatori sanitari che avevano in precedenza contratto l’infezione. Dei 3.720 operatori sanitari vaccinati solamente 33 hanno contratto l’infezione da Sars-CoV-2, vale a dire meno dell’1%; 17 erano sintomatici e presentavano sintomi lievi come rinite, tosse e artralgie.

Nessuno ha avuto la polmonite o ha necessitato di ricovero ospedaliero. Altro dato interessante riguarda la trasmissibilità del virus: dei 33 operatori del San Matteo che si sono infettati, solo 2 di loro hanno trasmesso l’infezione ai familiari. I dati sono stati comparati con un gruppo di 346 operatori sanitari che nel periodo tra gennaio e aprile 2021 non avevano ancora ricevuto la vaccinazione. Su questo campione i risultati cambiano considerevolmente e testimoniano l’efficacia della vaccinazione anti Covid-19. I ricercatori e clinici del San Matteo hanno, infatti, registrato un tasso maggiore di infezione (il 5,78%) e anche un maggior numero di soggetti sintomatici. L’85% ha avuto sintomi quali febbre, anosmia (perdita dell’olfatto), ageusia (perdita del gusto) e il 10% ha necessitato di ricovero ospedaliero in seguito al peggioramento delle condizioni cliniche.
“I numeri non hanno bisogno di ulteriori commenti – sottolineano i ricercatori del San Matteo di Pavia -. I risultati sono più che confortanti: l’impatto della vaccinazione ha sostanzialmente cancellato la possibilità di infettarsi in grandi numeri. Qualche caso di reinfezione c’è stato, ma è al di sotto dell’1% degli operatori analizzati. Percentuale che si dimezza per coloro che avevano avuto una pregressa infezione e hanno completato il ciclo vaccinale. Questo ci dice che più stimolazioni conferiscono una maggiore immunità”, concludono i ricercatori.

Al momento il booster è previsto per diverse categorie:
– ottantenni e over 80
– personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani
– esercenti le professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario
– persone con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti di età uguale o maggiore di 18 anni
– persone di 60 anni e più con patologia concomitante.
Finora sono 581.132 le persone che hanno ricevuto una terza dose, il 7,67% della popolazione per cui è prevista la dose aggiuntiva.

LA PROGETTAZIONE ACUSTICA DEGLI AMBIENTI DI LAVORO

Nel presente manuale si vogliono dare elementi per la progettazione dei nuovi ambienti di lavoro e delle modifiche agli ambienti esistenti con un approccio innovativo al controllo del rumore negli ambienti di lavoro, che vada oltre il mero rispetto dei limiti acustici e consideri i contesti culturali e funzionali degli spazi

regolamentati.

Immagine Corretta progettazione acustica di ambienti di lavoro industriali e non. Manuale operativo

Con particolare riferimento all’esposizione al rumore dei lavoratori, l’evoluzione che ha subito il luogo di lavoro, in termini di nuove attività di lavoro e conseguente modifica del contesto lavorativo, in aggiunta a una diversa e maggiore sensibilità verso le tematiche del benessere psicofisico, ha reso necessario procedere all’evoluzione e l’aggiornamento delle procedure di analisi e progettazione acustica dei luoghi di lavoro. Ne deriva che negli ambienti di lavoro, così definiti, la progettazione degli elementi di funzionalità e di sicurezza può essere contemporanea e integrata con la progettazione delle fonti di benessere percepito.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Da Inail it

COME CURARE L ‘ANOSMIA DA COVID

Da dottnet.it

Ricordare momenti felici di vita vissuta, legati a odori e sapori, per recuperare olfatto e gusto dopo essersi ammalati di Covid. E’ l’intuizione della professoressa Arianna Di Stadio, ricercatore onorario presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione del UCL Queen Square Neurology di Londra, docente di Neuroscienze all’Università di Perugia, che ha coordinato uno studio sulla connessione tra perdita di memoria e anosmia e ageusia nella sindrome del long Covid, sottomesso per la pubblicazione ad una rivista scientifica. Quando si perde la memoria si dimenticano anche gli odori e i sapori. Se, infatti, in primo luogo, la ricerca riconduce lo stato di nebbia cerebrale e la perdita di olfatto e gusto ad una neuroinfiammazione causata dall’impatto del virus sul sistema nervoso centrale, i sapori e gli odori possono essere ritrovati lavorando anche sull’aspetto emotivo: “Sono molti i ricordi legati a forti emozioni e molti di questi ci riportano alla mente certi odori e sapori. Recuperando i ricordi positivi collegati, si possono ritrovare quegli odori e quei sapori”, afferma l’esperta.  Lo studio – che si è basato sui dati raccolti dall’Ospedale San Giovanni di Roma, dall’Università di Tor Vergata e dall’ Ospedale di Fano – ha incluso 151 pazienti (102 donne e 49 uomini) non ospedalizzati con disturbi dell’olfatto persistenti (almeno 5 mesi) correlati al Covid-19. La nebbia cerebrale o ‘brain fog’ era presente nel 60% dei pazienti con anosmia, la cefalea nel 61,8%. In entrambi i casi parliamo di popolazione Long Covid.

“Il nostro studio ha identificato una correlazione tra nebbia cerebrale, brain fog, e anosmia e a supposto che l’alterazione della memoria possa avere un impatto negativo sulla capacità olfattiva – spiega Di Stadio – Il Covid presenta un’ampia gamma di manifestazioni cliniche e durata dei sintomi. Il virus attraverso il naso può diffondersi sia all’encefalo che al resto del corpo determinando appunto una patologia multiorgano. In particolare, l’infezione dell’encefalo è responsabile di sintomi come anosmia, problemi di memoria e nebbia cerebrale ed altri sintomi neurologici che, se persistenti, sono annoverati nella cosiddetta sindrome long Covid. Nello studio abbiamo analizzato la prevalenza del deficit di memoria in una corte di pazienti con disturbi olfattivi e abbiamo osservato come per il 60% erano affetti da nebbia cerebrale e per il 61,8% da mal di testa. Da un lato il bulbo olfattivo, area di ingresso del virus nel cervello, potrebbe aver aumentato la suscettibilità all’infiammazione, mentre un’infiammazione più diffusa del cervello provoca la nebbia cerebrale. Dall’altro i pazienti con nebbia cerebrale hanno maggiori difficoltà a ricordare correttamente gli odori. Dunque, sia la nebbia cerebrale sia la perdita di olfatto possono derivare dalla diffusione del virus nelle aree della memoria dove risiede la funzione cognitiva ed essere manifestazioni di neuroinfiammazione diffusa”. “La neuroinfiammazione Sars-Cov-2 è potenzialmente un percorso comune, che potrebbe spiegare il mal di testa persistente e la nebbia cerebrale in associazione con l’anosmia – afferma ancora l’esperta – I trattamenti farmacologici per ridurre la neuroinfiammazione potrebbero, dunque, avere un ruolo nel ridurre la sofferenza del mal di testa e della nebbia cerebrale e nel promuovere il recupero della funzione olfattiva.  In particolare, PEALut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina), un ultramicrocomposito antineurofiammatorio e insieme antiossidante, in grado di riparare il danno neuronale, è promettente per alleviare i sintomi neurocognitivi e promuovere il recupero olfattivo come dimostrato dallo studio pubblicato su European Review of Medical and Pharmacological Science. La molecola è, infatti, in grado di intervenire sul processo neuroinfiammatorio modulando l’azione delle cellule non-neuronali e l’effetto dello stress ossidativo grazie all’azione antiossidante della luteolina”.