edilizia

TRABATTELLI : QUADERNI TECNICI DI INAIL.

Obiettivo dei Quaderni Tecnici per i cantieri temporanei o mobili è accrescere il livello di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili

Forniscono informative basate su leggi, circolari, norme tecniche specifiche e linee guida utili a individuare e perfezionare metodologie operative per il miglioramento delle misure di prevenzione contro i rischi professionali.
I Quaderni sono rivolti a coloro che operano nell’ambito dei cantieri temporanei o mobili rappresentando un agile strumento sia per l’informazione e la formazione dei lavoratori sia per il miglioramento dell’organizzazione delle piccole e medie imprese.


Prodotto: Opuscolo
Edizioni Inail – 2022
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

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  • da inail.it

ALCOOL E LAVORO: INDAGINE NEL SETTORE COSTRUZIONE E TRASPORTI.

da inail.it

A partire da dati di contesto sulle problematiche di salute alcol correlate e da una sintesi della normativa di riferimento, si illustrano alcuni risultati di un’indagine conoscitiva realizzata su un campione di lavoratori dei settori edilizia e autotrasporto, ambiti individuati dalla letteratura scientifica e dalla normativa vigente, ad elevato rischio di infortuni alcol correlati.

Immagine Alcol e lavoro: alcuni risultati di un’indagine conoscitiva tra lavoratori dei settori trasporti e costruzioni

L’indagine va ad acquisire informazioni sulla percezione del rischio in materia “alcol e lavoro” anche al fine di contribuire all’identificazione di aspetti necessari di un’implementazione anche formativa per colmare eventuali lacune rispetto a conoscenze e comportamenti attesi, per un miglioramento continuo degli interventi di prevenzione, in ottica di tutela di salute globale.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

RISCHIO DI CHERATOSI ATTINICA NEI LAVORATORI ESPOSTI A RAGGI SOLARI.

La cheratosi attinica è una malattia pre-cancerosa che merita un’attenta considerazione e che non può essere sottovalutata. Colpisce oltre 400mila italiani e si manifesta dopo i 40 anni come macchie rosa, rosse o marroni che nel tempo possono ispessirsi e diventare dure, ruvide e molto aderenti alla pelle. Le dimensioni possono variare da pochi millimetri fino ad alcuni centimetri e il 45% dei pazienti presenta almeno sei o più lesioni sulla pelle. Le zone più colpite del nostro corpo sono quelle maggiormente esposte al sole quali il viso, le orecchie, il cuoio capelluto e il dorso delle mani. Se le cheratosi attiniche non vengono trattate, possono, fino al 16% dei casi, evolvere in un carcinoma squamocellulare.

Quest’ultimo rappresenta da solo il 25% di tutte le forme di cancro che possono interessare la nostra pelle e ha un alto rischio di sviluppare metastasi. Diventa così fondamentale poter utilizzare un trattamento in grado di agire non solo sulla patologia già presente ma anche sullo sviluppo di nuove lesioni. Una delle ultime terapie disponibili si chiama 5-Fluorouracile 4% ed è un trattamento topico in grado di agire sulle lesioni cutanee, neoplastiche e preneoplastiche. Al tempo stesso ha dimostrato di poter esercitare un’azione selettiva sulla malattia senza determinare alterazioni significative della cute sana. La nuova terapia, prodotta da Pierre Fabre, è stata autorizzata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a fine aprile 2021 e da alcune settimane è in commercio. 5-Fluorouracile 4% è una crema che deve essere applicata, negli adulti, una volta al giorno per almeno quattro settimane. Ha dimostrato un tasso di guarigione del 100% nel 54% dei pazienti mentre un tasso di guarigione del 75% nell’80% dei casi. Inoltre il 45% dei pazienti risulta, dopo 12 mesi, ancora libero da recidive.

Il principio attivo è il fluorouracile, un agente citostatico che previene la formazione degli acidi nucleici e determinando così un’inibizione della crescita cellulare. E’ semplice da applicare, presenta un basso assorbimento sistemico dopo l’applicazione cutanea e ha dimostrato una grande tollerabilità. Tutto ciò favorisce l’aderenza terapeutica che anche in dermatologia è fondamentale soprattutto quando riguarda patologie che colpiscono principalmente i non più giovanissimi. Solo un malato su dieci ha, infatti, interrotto la cura in seguito alla comparsa di eventi avversi. La cheratosi attinica è una delle lesioni dermatologiche più diffuse e frequenti in Italia così come in molti altri Paesi occidentali. Si calcola che un terzo degli over 70 presenti almeno una lesione da cheratosi. Il 27% dei pazienti dermatologici ambulatoriali italiani è invece colpito dalla malattia. Vi è spesso la tendenza a non considerarla come un grave problema di salute. In realtà è a tutti gli effetti un tumore nelle sue primissime fasi iniziali che però non sempre degenera in un carcinoma invasivo.

Bisogna tuttavia contrastare lo sviluppo delle lesioni prima che la situazione possa peggiorare. Da qui l’esigenza di avere trattamenti che agiscano in modo tempestivo. Molto importante è anche la prevenzione primaria della patologia che passa da un’esposizione corretta ai raggi solari soprattutto per alcune categorie di persone. Risultano più esposti al rischio d’insorgenza gli uomini e le donne con capelli biondi o gli occhi chiari nonché alcune particolari categorie di lavoratori o sportivi. Esistono infine altri fattori di rischio tra cui alcune patologie infiammatorie croniche o condizioni di immunodepressione che possono favorire lo sviluppo di cheratosi attiniche.

Senza dubbio però il sole rimane il principale responsabile dell’insorgenza delle cheratosi attiniche. Come dermatologi consigliamo di proteggersi sempre, con creme e indumenti adeguati, quando ci si espone al sole E’ una regola che vale durante tutto l’anno, anche in queste ultime settimane d’estate. Bisogna poi evitare il ricorso a lettini e lampade abbronzati che sono molto pericolosi per la salute della nostra pelle in quanto incrementano il rischio di altri tumori cutanei sia melanoma che non-melanoma.

Ketty Peris

*Presidente Nazionale della SIDEMAST (Società Italiana di Dermatologia Medica, Chirurgica, Estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse)

da il sole24ore

IL RISCHIO LEGIONELLA NEI LUOGHI DI LAVORO.

Il fact sheet intende promuovere la valutazione e gestione del rischio di esposizione a Legionella spp. negli ambienti di vita e di lavoro in considerazione delle normativa vigente in materia di igiene e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008), delle “Linee guida nazionali per la prevenzione e il controllo della legionellosi” (Accordo Conferenza Stato-Regioni del 7 maggio 2015) e della recente Direttiva (UE) 2020/2184 concernente la qualità dell’acqua per il consumo umano che ha introdotto un parametro pertinente la valutazione del rischio Legionella nell’acqua dei sistemi di distribuzione domestici.

Prodotto: Fact sheet
Edizioni:Inail 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

NAPO E I KILLER NASCOSTI

Eccolo … Napo è di nuovo in azione con il nuovo filmato di Napo Eu-Osha che analizza i rischi da agenti cancerogeni sul lavoro e la prevenzione.

Il filmato Eu-Osha affronta con il suo consueto modo accattivante la problematica dei rischi sul lavoro correlati a fumi, silice, polveri di legno e quindi di edilizia, meccanici e falegnami. Sono analizzate alcune tipiche situazioni di rischio dando primarie e immediate soluzioni preventive

Un video affronta le sostanze cancerogene che possono essere generate nei siti e nei processi industriali con uso di sostanze chimiche .

“Sconfiggere il cancro è una priorità del Framework Strategico della Unione Europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027.

https://www.napofilm.net/it

RADON UN RISCHIO INVISIBILE

È di questi giorni la notizia che in Italia un supermercato è stato chiuso per verificare se la presenza di concentrazioni di gas radon superi la soglia consentita dalle normative.

Il Radon è un gas radioattivo presente nel sottosuolo, nelle acque e in alcuni materiali utilizzati nelle costruzioni (ad esempio rocce, tufo e graniti). Tende a risalire in superficie e, senza un adeguato isolamento o una corretta aerazione, si accumula negli ambienti chiusi, specie quelli interrati o ai piani inferiori degli edifici come cantine, box, magazzini, caveau bancari, negozi, uffici ed abitazioni. Se la sua concentrazione nell’aria supera i limiti consentiti, risulta particolarmente pericoloso per gli occupanti, potendo causare l’insorgere del cancro al polmone (secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità è la seconda causa di tale malattia dopo il fumo di tabacco).

La concentrazione di radon di un ambiente si misura in bequerel/m3 (Bq/m3). In Italia la legge 101/2020, che dà attuazione alla Direttiva Europea 2013/59 Euratom, fissa in 300 Bq/m3 il limite oltre il quale è imposto l’obbligo di intervento per ridurne la concentrazione. Solo qualora tutte le azioni messe in opera risultino insufficienti è ammesso agire riducendo i tempi di permanenza massima nei locali in questione.

Le soluzioni comunemente adottate per prevenire l’accumulo di radon negli spazi confinati consistono nel posizionamento di una guaina impermeabile al gas in corrispondenza delle fondamenta dell’edificio ovvero nella realizzazione di un vespaio aerato.(fonte edilportale)

LA RICERCA DEL CNR

Il gruppo di ricerca Epidemiologia Ambientale di IFC-CNR ha pubblicato di recente una revisione sistematica di letteratura sulla percezione, la consapevolezza e la conoscenza del rischio radon. Il gas radon, inquinante degli ambienti chiusi, è conosciuto dagli esperti ma non dal grande pubblico, ed è stata fatta su questo rischio poca comunicazione, anche se si tratta del rischio di tumore al polmone, se le persone sono esposte a determinati livelli. Il radon si trova solo in alcune zone, quelle in cui i suoli di origine vulcanica contengono radio, sostanza radioattiva che emana particelle che si degradano disperdendosi nell’aria, capaci di arrivare alle persone che le respirano. Gli strumenti di prevenzione del rischio sono ben noti e piuttosto semplici, come l’areazione forzata o l’isolamento dei locali.

Siamo in questo periodo nella fase di applicazione della Direttiva EURATOM (2013/59), che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Ogni paese europeo deve stabilire lo stato della situazione e le azioni di prevenzione da intraprendere per proteggere i lavoratori e la popolazione in generale. Il Piano Radon ancora in vigore è del 2002, e in seguito a quelle direttive si cominciò a disegnare una mappa del rischio in ciascuna regione, mentre i Piani Nazionali di Prevenzione, che le Regioni adattano sui propri territori, già dal 2014 prevedono attività di monitoraggio e di prevenzione di questo importante inquinante interno.

La rassegna ha permesso di esaminare a fondo 40 articoli, di cui 4 scritti sulla base di esperienze italiane, e verificare quanto ci sia da fare in termini di diffusione delle conoscenze e comunicazione. Un lavoro sistematico è iniziato negli Stati Uniti già dagli anni ’80, in altri paesi le esperienze sono meno strutturate e approfondite, ma si constata che la percezione del rischio rimane bassa o molto bassa, a meno che le persone non vengano coinvolte direttamente, si offrano strumenti di misurazione, o si lavori nell’ambito di specifiche campagne di prevenzione del rischio di tumore al polmone. Il rischio radon infatti possiede caratteristiche che fanno in modo che sia facile minimizzarlo o evitare di porsi il problema: non è percepibile con i sensi, non provoca effetti evidenti, che sono anche lontani nel tempo, il tipo di rischio (tumore al polmone) è tipicamente mutifattoriale e si può sempre attribuire a qualcosa d’altro, bisogna fidarsi di chi da le informazioni e non pensare che abbia secondi fini. In questa revisione della letteratura sono state analizzate le dimensioni concettuali della percezione del rischio e la loro crescente complessità: comprensione e consapevolezza; percezione del rischio; comunicazione del rischio; disponibilità a eseguire test di monitoraggio del radon; attuazione di azioni di bonifica. Da tutti questi elementi si ricavano elementi utili alle azioni di prevenzione e alla comunicazione.(fonte il quotidiano nazionale)

Cori L, Curzio O, Donzelli G, Bustaffa E, Bianchi F. A Systematic Review of Radon Risk Perception, Awareness, and Knowledge: Risk Communication Options. Sustainability. 2022; 14(17):10505. https://doi.org/10.3390/su141710505

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LA SEGNALETICA TEMPORANEA PER CANTIERI STRADALI.

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Un’analisi di oltre 800 incidenti con almeno un pedone ferito che lavorava sulla carreggiata, ha evidenzato carenze nella segnaletica nel 60% dei casi. La difficoltà del conducente del veicolo nel percepire l’anomalia nella carreggiata e adeguare la velocità allo stato dei luoghi, può essere ridotta grazie alla segnaletica temporanea, che si associa a minor tasso di incidenti, lesioni gravi e mortali. Il focus intende evidenziare gli aspetti salienti del segnalamento temporaneo stradale, atto a informare, guidare e convincere gli utenti a tenere comportamenti adeguati alle anomalie stradali. 


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LA PROGETTAZIONE DI AMBIENTI PER LA MANIPOLAZIONE DI RADIOFARMACI O DI SORGENTI NON SIGILLATE.

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Il volume si è posto l’obiettivo di aggiornare e ampliare le indicazioni di un triennio fa, allineandole al quadro normativo attuale. A corredo sono stati anche identificati degli indicatori utili alla realizzazione di liste di controllo da proporre quali schede di autovalutazione per le strutture interessate.

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Prodotto: volume
Edizioni: Inail 2022
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AMIANTO E MESOTELIOMA

Un tipo di tumore, il mesotelioma della pleura, che lega il suo nome con un colpevole spesso ricorrente: l’amianto. La correlazione si conosce da tempo. E nel corso degli anni si sono prese le dovute misure di prevenzione e di bonifica ambientale, ma la lunga latenza della malattia, possono passare anche 20-30 anni dall’esposizione, sta determinando un ritardo sul raggiungimento dell’effetto positivo sperato. Il mesotelioma rimane comunque un tumore raro, anche se nelle aree più industrializzate come la Lombardia i casi sono più concentrati.

Il mesotelioma pleurico è una forma tumorale che origina dal mesotelio pleurico, la sottile membrana che riveste e protegge i polmoni. È un tumore in costante aumento che colpisce più frequentemente gli uomini. In Italia si verificano 3,4 casi di mesotelioma ogni 100.000 uomini e 1,1 ogni 100.000 donne. È difficile riscontrarlo prima dei 50 anni e presenta un picco d’esordio attorno ai 70. 

Il principale fattore causale e di rischio è l’esposizione all’amianto (o asbesto): la maggior parte di questi tumori riguarda infatti persone che sono entrate in contatto con questa sostanza. L’amianto è pericoloso per la salute in quanto le fibre che lo compongono, oltre mille volte più sottili di un capello umano, possono essere inalate. Possono così, anche se non in tutti i casi di contatto, causare vari tipi di problemi, tra cui il mesotelioma. Va sottolineato che possono passare anche più di 20 anni tra l’inalazione dell’amianto e l’insorgenza del tumore e che il rischio non diminuisce una volta eliminata completamente l’esposizione, ma rimane costante per tutta la vita.

Il primo contatto

Spesso i primi segnali sono di natura non specifica, cioè possono essere uguali a quelli causati da altre malattie che colpiscono, ad esempio, l’apparato cardio-respiratorio. In generale si tratta di sensazione di “fiato corto” (dispnea), dolore al petto o al dorso, tosse persistente e perdita di peso ingiustificata.

La diagnosi

Nella maggior parte dei casi i sintomi respiratori sono causati da un eccessivo accumulo di liquido (versamento) nello spazio compreso tra i due foglietti pleurici o dall’inspessimento dei foglietti stessi. Questo porta ad una compressione dei polmoni, che non riescono così ad espandersi adeguatamente durante la respirazione. Alcuni pazienti, infine, possono non manifestare alcun disturbo pur presentando la malattia, che invece viene scoperta occasionalmente, con esami radiologici condotti per altre motivazioni. 
Per la diagnosi non è sufficiente la sola radiografia del torace o gli altri esami radiologici, come la TAC, la PET e la risonanza magnetica. Le immagini possono descrivere qualcosa di anomalo, ma non consentono di identificare la natura del tumore. Per questo l’esame indispensabile per la diagnosi di mesotelioma è la biopsia del tessuto ammalato che viene eseguita per via endoscopica, con la toracoscopia. L’accesso avviene attraverso una singola incisione di un centimetro a livello dello spazio intercostale. Una volta introdotta l’ottica si esplora il cavo pleurico, si aspira tutto il liquido in eccesso e si eseguono una serie di biopsie multiple della pleura, così da assicurarsi una diagnosi istologica.

Le terapie mediche e radioterapiche

La scelta della terapia dipende dalla stadiazione e dalle caratteristiche del caso. L’approccio da intraprendere emerge da un confronto multidisciplinare tra l’oncologo, il chirurgo toracico, lo pneumologo, il radiologo e il radioterapista. Nelle forme iniziali, generalmente, il piano di cura prevede tre cicli di terapia medica per via endovenosa (chemioterapia).
Oggi questa terapia di induzione può contare su farmaci moderni come pemetrexed e platino ed è generalmente ben tollerata.

La terapia chirurgica

Se la crescita della malattia è controllata dalla chemioterapia, si procede con l’intervento chirurgico che consiste nell’asportazione di tutta la pleura (pleurectomia e decorticazione).
In alternativa, quando le condizioni del paziente lo consentono, si procede con l’asportazione in blocco della pleura del polmone, del diaframma e del pericardio (pleuropneumonectomia en bloc). Questo intervento è molto invasivo e deve essere fatto solo in centri altamente qualificati. Ma è proprio la sua radicalità che permette, in casi selezionati, di ottenere successi significativi con una buona sopravvivenza a distanza.

da ospedaleniguarda.it

GUIDA ALLA GESTIONE DEL RISCHIO CALORE

La pubblicazione rientra tra gli strumenti informativi del progetto di ricerca, frutto della collaborazione tra Inail e Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per la BioEconomia (Cnr-Ibe). Lo studio comprende un ampio programma di attività per l’analisi dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.

La guida contiene una serie di materiali informativi relativi alle patologie da calore, alle raccomandazioni per una corretta gestione del rischio, alle condizioni patologiche che aumentano la suscettibilità al caldo e ai temi della disidratazione e dell’organizzazione delle pause.



I materiali sono stati raccolti in un unico documento che consente di disporre di una guida pratica e di facile consultazione per gestire il rischio di esposizione al caldo nei luoghi di lavoro, al fine di mitigare gli effetti sulla salute e di prevenire i rischi.

Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it