Lavorare dalla spiaggia, e vacanzeggiare durante le pause. In questo periodo di lockdown e smartworking compulsivo, in cui i viaggi sono un miraggio ma andare all’estero è consentito in un gran numero di nazioni, si sta facendo largo l’idea di trasferirsi in posti esotici, ben lontani dalle città e dalle sue regole.
Aruba è stata la prima a lanciare l’idea offrendo ai visitatori la possibilità di rimanere fino a tre mesi per lavorare sulle sue spiagge di sabbia bianca. Poi sono arrivate le Maldive, con uffici da sogno fronte mare e pacchetti Workation con personal assistant disponibile h 24 e wifi. Dubai ha rilanciato con dei visti di lavoro a distanza che consentono alle persone di vivere nell’Emirato per un anno intero. Il nuovo programma consente agli ospiti a lungo termine anche di fare cose che solo i residenti potevano fare prima d’ora, come aprire un conto in banca e iscrivere i propri figli alle scuole locali.
Barbados ha ideato un «timbro di benvenuto» che consente ai turisti di trascorrere 12 mesi in paradiso, lavorando a distanza. E anche Antigua e Barbuda cercano di attirare nomadi digitali offrendo un visto speciale di 2 anni, con accesso alle 365 spiagge dell’ex colonia britannica.
Altra idilliaca isola che si è aggiunta alla lista dei paradisi che corteggiano gli smartworker con fonti di reddito straniere, offrendo la libertà di lavorare da qualsiasi luogo, è Curacao, al largo della costa del Venezuela. Qui la temperatura tutto l’anno è di circa 28 gradi e la connettività 4G è ampiamente disponibile: il visto è di sei mesi, con possibilità di proroga di altri sei.
Da La Stampa