QUANDO L’IPOACUSIA È NASCOSTA

4 Febbraio 2020

Da dottnett.it

Perché tra due persone con udito normale in un luogo rumoroso ci può essere quella che sente meglio dell’altro? Tutto dipende da una coppia di biomarcatori della funzione cerebrale, uno che rappresenta lo sforzo di ascolto e un altro che misura la capacità di elaborare rapidi cambiamenti di frequenza.

Lo dice uno studio condotto dai ricercatori del Massachusetts Eye and Ear pubblicato sulla rivista scientifica eLife. Questa scoperta potrebbe portare a progettare test clinici di prossima generazione per la perdita nascosta dell’udito, una condizione che al momento non può essere misurata utilizzando esami dell’udito standard. La perdita dell’udito può essere causata da diversi fattori, tra cui l’esposizione al rumore e l’invecchiamento. Deriva in genere dal danno alle cellule sensoriali dell’orecchio interno, che convertono i suoni in segnali elettrici o delle fibre nervose uditive che trasmettono questi segnali al cervello. La perdita dell’udito nascosta, invece, è legata alle difficoltà di ascolto che non vengono rilevate dagli audiogrammi convenzionali: si pensa che derivi dalla connettività anormale e dalla comunicazione tra le cellule nervose nel cervello e l’orecchio, non nelle cellule sensoriali che inizialmente convertono le onde sonore in elettrochimici segnali. I test dell’udito convenzionali non sono stati progettati per rilevare questi cambiamenti neurali che interferiscono con la capacità di elaborare i suoni.

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Hai mai sentito parlare della “hidden hearing loss”, in italiano  “perdita di udito nascosta”? Che cosa è precisamente e che conseguenze comporta?

La perdita dell’udito viene generalmente determinata dall’ audiogramma. Una persona ha una perdita di udito si riscontra un calo sopra i 20dB a una o più ottave dai 125 Hz a 8000 Hz.

Praticamente la “hidden hearing loss” è una nuova forma di perdita di uditoche non può essere misurata con l’ audiogramma.
Esistono già alcune perdite di udito che possono avere un audiogramma normale: la neuropatia uditiva e i disordini centrali della elaborazione dell’udito, per esempio. Le persone affette hanno un deterioramento non delle cellule ciliate dell’orecchio, ma delle funzioni legate ai processi di lavorazione nella zona temporale del cervello e la comprensione vocale.

Nel Novembre 2014 alcuni ricercatori hanno scoperto una perdita dell’udito totalmente nuova. Questa perdita è legata all’ invecchiamento e, soprattutto, all’ esposizione al rumore. Per adesso questa nuova condizione è stata studiata su modelli animali.

In questi modelli, gli animali esposti anche solo a un livello moderato di rumore hanno normali cellule ciliate nella coclea, ma possiedono neuroni uditivi danneggiati. Questo comporta che gli animali hanno un audiogramma normale, ma un ingresso dei suoni al cervello significativamente ridotto.

Le conseguenze sull’uomo di questo fenomeno rimangono ancora poco chiare. Gli esperti hanno suggerito un forte rapporto con la difficoltà a capire il parlato in situazioni di rumore, con l’ acufene e iperacusia.

Una domanda si pone a questo punto: come possiamo correttamente diagnosticare questa nuova forma di perdita dell’udito nascosto?

La soluzione è eseguire lo studio dei Potenziali Evocati Uditivi (in inglese, auditory brainstem response (ABR)).
Lo studio ABR permette di identificare una onda I mancante o diminuita, mentre le altre onde, compresa la importante onda V risultano normali.
Lo ABR permette di differenziare la “hidden hearing loss” da altre forme di perdita di udito nascoste, come la neuropatia uditiva, che di solito colpisce sia le onde I e V.

I ricercatori si stanno impegnando duramente per capire la fisiopatologia nell’uomo. Ricerche in questo senso sono già in campo.
Sicuramente la possibilità di cura di questo tipo di perdita uditiva deve passare necessariamente dallo studio dei processi di degenerazione neuronale e di invecchiamento del sistema nervoso.

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