RISCHIO BIOLOGICO

MASCHERINE SOLD OUT!!

Da ilsole24ore di Marzio Bartoloni

Coronavirus: «In 10 giorni finite le mascherine che vendo in 10 anni». Boom di igienizzanti

Con lo scoppio dell’allarme coronavirus è arrivata una pioggia di ordini anche alle imprese italiane. Crescita triplicata per gli acquisti di igienizzanti in farmacia

C’è una piccola nicchia della produzione che sta vivendo un’esplosione della domanda: è quello delle mascherine e degli igienizzanti. Con lo scoppio dell’allarme coronavirus è arrivata una pioggia di ordini anche alle imprese italiane, come la Dpi di Roma. «In 10 giorni abbiamo finito le scorte di 10 anni. Negli ultimi giorni sono arrivate richieste per decine di milioni di pezzi di mascherine», avverte il presidente dell’azienda romana, Vittorio de Blasiis, specializzata in maschere professionali per la protezione delle vie respiratorie.

A segnalare questa crescita esponenziale della domanda di mascherine è anche Assositema Safety che riunisce 23 aziende produttrici in Italia: «In questi ultimi giorni – avverte il presidente Claudio Galbiati – sono arrivate alla nostra associazione richieste per 6 milioni di pezzi che abbiamo girato alle nostre associate». Ma oltre alla corsa alle mascherine si segnala anche un boom di acquisti di igienizzanti in farmacia dove la crescita nelle ultime settimane si è triplicata (+427%).

Il caso dell’azienda romana
«Riceviamo praticamente ogni giorno ordini per acquisti di milioni di pezzi che non possiamo più soddisfare perché in 10 giorni abbiamo terminato le scorte di 10 anni», spiega de Blasiis che sottolinea anche come la sua azienda, la Dpi di Roma, non produca più direttamente questo tipo di mascherine filtranti «per il basso valore aggiunto», al contrario di quelle professionali più complesse, e quindi da anni vengono importate «dall’oriente, addirittura una delle aziende produttrici più importanti è della zona di Wuhan».
La destinazione della maggior parte degli ordini neanche a dirlo è la Cina, in pratica tornano in molti casi dove sono state prodotte: «Ma ci sono anche multinazionali che hanno delle sedi lì che ce le chiedono per tutelare i loro lavoratori». Il presidente della Dpi non condivide la psicosi che ha colpito molti italiani che la indossano anche qui in Italia, «dove al momento non ci sono rischi» e segnala anche come ci sia il rischio che qualcuno ci speculi sopra: «Ho trovato su ebay un set di 12 mascherine che noi vendiamo a 6 euro rivendute a 50 euro».

Boom di acquisti nelle farmacie
A gennaio c’è stato un picco di vendite in farmacia di mascherine e igienizzannti. Gli acquisti di mascherine secondo Iqvia (provider globale di informazioni in ambito sanitario e farmaceutico) si sono quadruplicati rispetto a prima del 20 gennaio, passando da un fatturato di 42mila a 180mila euro. Nella settimana del 27 gennaio aumento del 113% con un fatturato di 385mila euro.
Il valore medio settimanale delle vendite di mascherine in farmacia nelle settimane precedenti allo scoppio dell’allarme era di circa 30 mila euro. Il prezzo da noi è rimasto costante, mentre «nel mondo costano anche 20 volte di più», ha spiegato l’Oms che chiede di evitare l’accaparramento selvaggio poiché le scorte globali sono praticamente esaurite.
Sempre secondo Iqvia, un’altra categoria di prodotti che registra picchi di vendita è quella degli igienizzanti per le mani che nella settimana del 27 gennaio sono cresciuti del 328% rispetto alla settimana precedente, con un fatturato totale in quella settimana di 561 mila euro. Nel periodo da novembre a metà gennaio, il fatturato medio settimanale di questi prodotti era di 68 mila euro

CORONAVIRUS E INFLUENZA TASSI A CONFRONTO

Da ilsole24ore. It

Nel pieno dell’emergenza coronavirus di cui si attende in queste settimane il picco massimo è possibile cominciare a fare dei primi confronti tra questo virus e altri simili che hanno dato origine a epidemie in anni recenti. Per ora il nuovo virus in arrivo dalla Cina si è dimostrato meno letale – 2% il tasso di mortalità – di altri virus zoonotici (che hanno fatto il salto dall’animale all’uomo) ma molto più contagioso. Discorso diverso per l’influenza stagionale che quest’anno avrà 7 milioni di casi e tasso di mortalità che se sarà in linea con gli anni passati sarà sotto l’uno per mille.

I numeri del coronavirus
Dopo l’ultimo aggiornamento delle cifre dell’epidemia di coronavirus (al 12 febbraio) il numero dei morti in Cina sono 1.115 a fronte di 45179 casi in tutto il mondo, di cui 44 6650 nella sola Cina continentale e il picco, fuori dall’Asia, risulta in Germania, con 16 contagiati, seguita da Australia (15) e Stati Uniti (13), mentre l’Italia è ferma a 3. Numeri che già da alcuni giorni hanno segnato il sorpasso sulla Sars che nel Paese asiatico nel 2003 aveva fatto 349 morti. Un sorpasso, hanno spiegato gli esperti, atteso: il coronavirus attuale sta mostrando infatti una capacità superiore di trasmettersi rispetto alla Sars, quindi dà un numero di casi maggiore, anche se la letalità appare almeno al momento più bassa. Ad aumentare la contagiosità c’è anche il fatto che i sintomi spesso sono più lievi, e quindi, soprattutto quando ancora non si era consapevoli dei rischi, le persone contagiate circolavano molto di più.

I tassi di mortalità a confronto
Al momento il coronavirus, come hanno appena ribadito i Centri per il Controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) di Washington si sta diffondendo a grande velocità con una mortalità – secondo i dati provenienti dalla Cina – stimata al momento intorno al 2%. La Mers, l’epidemia del coronavirus “mediorientale”, in tutto ha registrato 2494 casi con 858 morti, con un tasso di letalità del 34,4%. La più nota epidemia Sars in due anni ha fatto 8096 casi con 774 morti, con un tasso di letalità del 9,6%. Il virus Ebola, la cui epidemia in corso in Congo è tutt’ora un’emergenza internazionale di salute pubblica dell’Oms, ha un tasso di letalità stimato intorno al 50%. E l’influenza stagionale? La letalità stimata per l’influenza stagionale è inferiore all’uno per mille. Per quest’anno in Italia sono attesi 7 milioni di casi (sotto gli 8 milioni del 2018-2019). Al momento hanno superato i 4,2milioni di casi. Durante la quarta settimana del 2020 – avverte il sito Epicentro dell’Istituto superiore di Sanità – «la mortalità (totale) è stata in linea con il dato atteso, con una media giornaliera di 234 decessi»

 

CORONAVIRUS : PRIMO CASO IN LOMBARDIA

da il corriere.it
Primo caso di contagio da coronavirus in Lombardia. Un 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno, nel Lodigiano, è risultato positivo al test.«Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto Superiore di Sanità», ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera aggiungendo che l’uomo «è ricoverato in terapia intensiva i cui accessi al pronto soccorso e le cui attività programmate, a livello cautelativo, sono attualmente interrotti». L’uomo contagiato, a fine gennaio, era stato a cena con alcuni colleghi di ritorno dalla Cina. Il 37enne, da quanto si è potuto sapere, si è presentato all’ospedale giovedì e ora le autorità sanitarie stanno ricostruendo i suoi spostamenti negli ultimi giorni. «Le persone che sono state a contatto con il paziente – ha aggiunto l’assessore – sono in fase di individuazione e sottoposte a controlli specifici e alle misure necessarie». Nella mattinata di venerdì è prevista una conferenza stampa per fornire maggiori dettagli sulla vicenda e illustrare i provvedimenti sanitari adottati.

GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA 2019 E ARCHIVI

Risultato immagini per GIMLE LOGO MEDICINA DEL LAVORO

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia

Volume XLI – N. 4 Ottobre-Dicembre 2019

In questo volume sono presenti 20 articoli:

1. Nuovi criteri internazionali per la valutazione del rischio vascolare e la stadiazione clinica della sindrome da vibrazioni mano-braccio (Massimo Bovenzi) SCARICA
2. La valutazione dei rischi da radiazioni ottiche: metodi, casi studio, criticità (Iole Pinto, Andrea Bogi, Francesco Picciolo, Nicola Stacchini) SCARICA
3. La valutazione del rischio da esposizione a CEM con particolare riguardo alla tutela dei soggetti sensibili (Rosaria Falsaperla, Eugenio Mattei, Federica Censi, Andrea Bogi, Iole Pinto, Giovanni Calcagnini) SCARICA
4. Metodi e strumenti sanitari per l’idoneità lavorativa dei soggetti particolarmente sensibili a CEM (Fabriziomaria Gobba) SCARICA
5. I rischi per la salute e la sicurezza nel lavoro portuale: aggiornamento della revisione narrativa della letteratura (Anna Barbieri, Laura Sabatini, Francesca Graziosi, Elena Severi, Gianpiero Mancini, Francesco Saverio Violante) SCARICA
6. L’approccio armonizzato alla salute e sicurezza nei porti italiani: l’esperienza del gruppo tecnico interregionale sui porti e le navi (Giulio Andrea Tozzi) SCARICA
7. Salute e sicurezza sul lavoro in ambito portuale e governo dei processi sociali e di sviluppo economico (Giovanni Civranÿ) SCARICA
8. L’organizzazione della prevenzione nel porto di Ravenna (Gianpiero Mancini, Giampiero Lucchi, Elio Elia, Sandra Olanda, Francesco Martinini, Mauro Rossetto, Raffaella Angelini) SCARICA
9. Lo strumento dell’AUDIT nella gestione della sicurezza sul lavoro nelle aziende che operano nell’area portuale di Trieste. Un progetto di prevenzione interistituzionale (Paolo Toffanin, Valentino Patussi, Giuseppe Camponna) SCARICA
10. Allergia a caffè verde ed esposizione a particelle ultrafini nei lavoratori del porto di Triesteonomico (Francesca Larese Filonk) SCARICA
11. Effects of transportation noise and particulate matter on the cardiovascular system: What is the new evidence? (Martin Rööslian) SCARICA
12. Limiti e potenzialità dell’analisi combinata epigenetica e trascrizionale su ampia scala per individuare obiettivi terapeutici nelle malattie cardiovascolari (Roberta Paolillo, Nicola Boccella, Stefania D’Apice, Giovanni Esposito, Cinzia Perrino) SCARICA
13. Allostatic Load as a mediator of the association between psychosocial risk factors and cardiovascular diseases. Recent evidence and indications for prevention (Giovanni Veronesi, Marco Cavicchiolo, Marco M. Ferrario) SCARICA
14. Impatto della riabilitazione cardiaca ambulatoriale per la ripresa dell’attività lavorativa del cardiopatico1? (Sara Doimo, Antonella Cherubini, Patrizia Maras, Donatella Radini, Andrea Di Lenarda, Gianfranco Sinagra?) SCARICA
15. Idoneità lavorativa nel cardiopatico: valutare i rischi fisici e psico-sociali‚ (Rossana Borchini, Marco M. Ferrario) SCARICA
16. I rischi nei laboratori di ricerca: i rischi di tipo chimico,3 (Domenico M. Cavallo, Andrea Cattaneo, Andrea Spinazzèna) SCARICA
17. Esposizione a nanoparticelle nei laboratori di ricercaa (Ivo Iavicoli, Veruscka Leso, Luca Fontana) SCARICA
18. Allergia da animali da laboratorio (Massimo Corradi, Luisella Selis, Giovanna Pela’, Paola Mozzoni, Roberta Andreoli, Matteo Goldoni) SCARICA
19. Rischio biologico nei laboratori di ricercaso1 (Stefano Porru, Marco Chiappin, Nicolò Sfrisop) SCARICA
20. In memoriam
Francesco Candura (1929-2019) ()
SCARICA

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia

Volume XLI – N. 3 Luglio-Settembre 2019

1. La “nuova direttiva cancerogeni” dell’Unione Europea: gli impegni che ci attendono, le nuove opportunità che ci si presentano (e non dobbiamo sprecare) in Italia (Roberto Calisti) SCARICA
2. Gammopatia monoclonale di incerto significato (MGUS) e fattori occupazionali di rischio: criteri di attuazione della sorveglianza sanitaria (Giuseppe Taino, Lorenzo Bordini, Cecilia Sarto, Sara Porro, Francesco Chirico, Enrico Oddone, Marcello Imbriani) SCARICA
3. Infortuni sul lavoro nelle micro e piccole imprese nel periodo 2013-2015 in provincia di Roma (Giuseppe La Torre, Ferdinando Petronzi, Giorgio Bollini, Alice Mannocci, Sabina Sernia) SCARICA
4. Percezione dei rischi e personalità: una ricerca nel settore dei trasporti (Dario Cafagna, Massimiliano Barattucci) SCARICA
5. Proposta di un metodo per la valutazione del rischio di burnout negli insegnanti: il VA.RI.B.O (VAlutazione RIschio Burn-Out) (Francesco Chirico, Giuseppe Taino, Nicola Magnavita, Ines Giorgi, Giuseppe Ferrari, Maria Carmela Mongiovì, Marcello Imbriani) SCARICA
6. Influence of socioprofessional determinants on teachers’ mental well-being (Aouatef Mahfoudh, Ahlem Bakhrouf, Ines Rassas, Hajer Ammar, Lamia Bouzgarrou, Amira Omrane, Adnene Henchi, Mohamed Akrout, Taoufik Khalfallah) SCARICA
7. Il lavoro in un cantiere in alta quota: generalità fisiopatologiche e analisi di una casistica occupazionale (Giuseppe Taino, Guido Giardini, Alberto Delogu, Roberto Foti, Enrico Oddone, Marcello Imbriani) SCARICA
8. Congress of the United States, Ramazzini Institute and its affiliates, IARC: questions on scientific transparency (Enrico Pira, Maria Luigia De Piano, Michael Declementi, Alessandro Godono, Denis Longo) SCARICA
9. 100 Hz Localized vibration increases ipsilateral cerebellar areas activity during a motor task in healthy subjects: Three Cases Report (Roberto Casale, Cira Fundar, Zaira Symeionidou, Anna Furnari, Nicola Taiocchi, Caterina Galandra) SCARICA

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia

Volume XLI – N. 2 Aprile-Giugno 2019

1. Il modello clinico ICD-ICF di cure ospedaliere (Egidio Traversi, Isabella Springhetti, Mario Melazzini, Gianni Giorgi) SCARICA
2. Misure di valutazione e abbinamento dei codici ICF in medicina riabilitativa: la sfida del passaggio dalla teoria alla pratica (Anna Giardini, Michele Vitacca, Roberto Pedretti, Antonio Nardone, Luca Chiovato, Antonio Spanevello, a nome del gruppo ICF Maugeri) SCARICA
3. Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali anche riabilitativi o riabilitazione “da scarico”? (Tommaso Redaelli, Stefania Moro, Giacomo Corica, Claudio Garbelli, Egidio Traversi) SCARICA
4. Verso un’ontologia di riferimento per i sistemi informativi in medicina riabilitativa: il nomenclatore delle prestazioni riabilitative (Paolo De Nardi, Gianni Giorgi, Alessandro La Manna, Silvia Traversoni, Anna Giardini) SCARICA
5. La medicina riabilitativa e i criteri di appropriatezza: tra cronicità, multimorbilità e complessità (Domenico Scrutinio, Mauro Carone) SCARICA
6. Nuovo concetto di spazio riabilitativo nell’era della Digital Health in riabilitazione cardio-respiratoria (Antonio Mazza, Mara Paneroni, Michele Vitacca, Marco Ambrosetti) SCARICA
7. La Palestra Digitale in ambito neuromotorio (Isabella Springhetti) SCARICA
8. Il percorso ambulatoriale ICD-ICF in terapia occupazionale (Monica Panigazzi, Edda Maria Capodaglio, Elena Prestifilippo, Silvia Traversoni, Claudia Quaccini, Marcello Imbriani) SCARICA
9. Invecchiamento della popolazione attiva, modello clinico ICD-ICF e Medicina del lavoro e della Riabilitazione (Marcello Imbriani, Giuseppe Taino, Monica Panigazzi, Edda Capodaglio, Enrico Oddone, e gli altri componenti del Dipartimento di Medicina del Lavoro, Ergonomia, Tossicologia e Rischi ambientali, ICS Maugeri IRCCS) SCARICA
10. Implementazione del modello ICD-ICF in medicina riabilitativa: presentazione di un caso clinico in cardiologia riabilitativa (Sergio Masnaghetti, Federica Gramegna, Paola Mariani, Giulia Contardina Salvaneschi , Simona Sarzi Braga) SCARICA
11. Implementazione del modello ICD-ICF in medicina riabilitativa: presentazione di un caso clinico in riabilitazione respiratoria (Cinzia Lastoria, Serena Cirio, Raffaella Bido, Piero Ceriana, Michele Vitacca) SCARICA
12. Implementazione del modello ICD-ICF in medicina riabilitativa: presentazione di un caso clinico in riabilitazione neuromotoria (Gioacchino Castronovo, Angela De Palo, Domenico De Cicco) SCARICA

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia

Volume XLI – N. 1 Gennaio-Marzo 2019

1. Le tutele del lavoratore con patologie oncologiche e il ruolo del medico competente per il suo reinserimento lavorativo (Fabrizio Caldi, Giovanni Guglielmi, Alfonso Cristaudo) SCARICA
2. Pendolarismo e lavoro: effetti sulla salute di una popolazione di lavoratori interessati dal fenomeno (Giuseppe Taino, Enrico Oddone, Gina Bianco, Giorgia Malagò, Ennio Pucci, Maria Carmela Mongiovì, Marcello Imbriani) SCARICA
3. Patologie professionali correlate ad attività di movimentazione manuale di carichi (Renato Nardella) SCARICA
4. Le scale di misura della soddisfazione lavorativa: una rassegna critica (Palmira Faraci, Paola Magnano, Giusy Danila Valenti) SCARICA
5. Valutazione del burnout nel personale dipendente del reparto di Ematologia di un Policlinico Universitario (Alice Mannocci, Cristina Sestili, Federico Carlevale, Clara Minotti, Maria De Giusti, Paolo Villari, Roberto Foà, Claudio Cartoni, Giuseppe La Torre) SCARICA
6. Assessment of functional status and rehabilitative strategies in occupational therapy: role of the Groningen Activity Restriction Questionnaire (Eliana Giambelluca, Monica Panigazzi, Abdo Saade, Marcello Imbriani) SCARICA
7. Critical Illness Polyneuropathy (CIP): a multicenter study on functional outcome (Zaira Symeonidou, Kassiani Theodoraki, Athanasios Chalkias, Erifili Argyra, Roberto Casale) SCARICA

 

ARCHIVI

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia

GIMLE_2015_3_suppl_01

GIMLE_4_2015

GIMLE 36 – 4-2104

GMLE2008

UN RIMEDIO ANTICO CONTRO I MICOBATTERI

L’aceto come medicinale era conosciuto già nei tempi antichi. Divenuto famoso intorno al 1630, in seguito alla tremenda peste di Tolosa che fece morire migliaia di persone. Questo, tuttavia, non disturbò assolutamente la “carriera” di quattro noti ladri che riuscivano a entrare indisturbati nelle case della povera gente. Una volta arrestati, sembra che le forze dell’ordine più che al bottino fossero interessate a capire come avevano fatto costoro a sfuggire al contagio. Scoprirono che erano riusciti ad evitarlo grazie all’utilizzo di aceto ed erbe aromatiche che si passavano su polsi e fronte prima di entrare in contatto con la gente malata.
A oggi, nessuno sa se si tratta di leggenda o verità. Tuttavia, in base a un recente studio, la storia potrebbe avere un fondo di attendibilità.


Il suggerimento proviene da un team internazionale di ricercatori provenienti da Venezuela, Francia e Stati Uniti, i quali ritengono che l’acido acetico ucciderebbe con facilità i micobatteri, compresi quelli farmaco-resistenti come il Mycobacterium tuberculosis che causa la temuta tubercolosi.
Per tale motivo ritengono che l’aceto potrebbe divenire un disinfettante poco costoso, privo di effetti collaterali e utile contro la tubercolosi resistente ai farmaci e altre malattie causate da micobatteri (per esempio la zoonosi).Gli scienziati hanno testato altre sostanze ritenute attive contro questo genere di batteri, tuttavia alcune come per esempio la candeggina sono riconosciute essere tossiche per l’uomo. E poi anche la disinfezione di alcuni strumenti diventa eccessivamente costosa se eseguita con disinfettanti industriali.

«I micobatteri sono noti per causare la tubercolosi e la lebbra, ma micobatteri che non appartengono alla tubercolosi sono comuni nell’ambiente, anche nell’acqua di rubinetto e sono resistenti ai disinfettanti – sottolinea il dott. Howard Takiff, autore senior dello studio e responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare presso l’Istituto Venezuelano di Investigazione Scientifica (IVIC) a Caracas – Quando si contaminano i siti di intervento chirurgico o quelli in cui vengono eseguite procedure cosmetiche, questi causano gravi infezioni. Sono intrinsecamente resistenti alla maggior parte degli antibiotici, richiedono mesi di terapia e possono lasciare cicatrici deformanti».«Molte procedure cosmetiche vengono eseguite al di fuori di ambienti ospedalieri nei Paesi in via di sviluppo, dove disinfettanti efficaci non sono disponibili. Questi batteri sono patogeni emergenti. Come si fa a sbarazzarsi di loro?», aggiunge Takiff.
Fortunatamente, mentre il ricercatore stava cercando una possibile risposta, una sua borsista post dottorato, Claudia Cortesia, durante alcune sue ricerche aveva notato la capacità dell’aceto di resistere ai micobatteri. Stava testando un farmaco che doveva essere prima sciolto in acido acetico, quando si è accorta che otteneva lo stesso identico risultato senza usare il farmaco. L’acido acetico, infatti, aveva ucciso da solo i micobatteri.

«Dopo la prima osservazione di Claudia, abbiamo testato le concentrazioni minime e tempi di esposizione che possono uccidere i diversi micobatteri», ha spiegato Takiff.
Siccome il laboratorio Venezuelano non è attivo anche come clinica TBC, alcuni collaboratori come Catherine Vilchèze e William Jacobs dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, hanno testato ceppi di TBC e hanno scoperto che l’esposizione a una soluzione al 6% di acido acetico per 30 minuti uccide efficacemente il batterio della tubercolosi. Compresi i ceppi resistenti a quasi tutti gli antibiotici conosciuti.

Per comprendere meglio, basti sapere che la presenza di acido acetico al 6% è leggermente superiore a quella dell’aceto da supermercato che, di norma, è al 4-5%. La riduzione a dosaggi relativamente bassi ha portato, in soli 30 minuti, a ridurre il numero di micobatteri della tubercolosi da 100 milioni a livelli non rilevabili.
Takiff ha eseguito test per un anno nel laboratorio di Laurent Kremer presso l’Università di Montpellier in Francia. Durante le sue ricerche ha esaminato anche il temuto M. abscessus, presente soprattutto nell’acqua e in grado di causare malattie croniche polmonari, infezioni post-traumatiche e malattie cutanee, nei pazienti più deboli.

Si tratta, al giorno d’oggi, uno dei micobatteri più difficili da debellare. Takiff ha scoperto che in questo caso la soluzione deve essere aumentata fino al 10% di acido acetico, per trenta minuti di tempo. Il ricercatore ha anche voluto testare la sua efficacia in caso di condizioni biologiche meno igieniche, che si verificano in reali condizioni cliniche. Per far questo ha aggiunto globuli rossi e albumina. L’acido acetico, anche in questo caso, è riuscito a superare benissimo il test.
«C’è un reale bisogno di disinfettanti meno tossici e meno costosi che possano eliminare la tubercolosi e micobatteri non TB, specialmente nei Paesi poveri di risorse», dichiara Takiff.

Secondo i suoi studi, dosi più elevate (al 25% per esempio) divengono solo irritanti, per cui non sono necessarie. Inoltre, sono sufficienti solo 100 dollari per acquistare una quantità tale di acido acetico utile a disinfettare 20 litri di culture di TB o campioni clinici.
«Per ora questa è semplicemente un’osservazione interessante. L’aceto è stato utilizzato per migliaia di anni come disinfettante comune e ci limitiamo ad aver esteso studi del XX secolo sull’acido acetico. Se potrebbe essere utile in clinica o nei laboratori di micobatteriologia per sterilizzare attrezzature mediche o per la disinfezione di culture o campioni clinici, resta da stabilire».

La ricerca è stata pubblicato su mBio, un giornale online ad accesso gratuito pubblicato dall’American Society for Microbiology.

da la stampa
Per maggiori info: http://mbio.asm.org.

CORONAVIRUS : IN QUARANTENA ANCHE LE BANCONOTE

La Cina ripulirà e metterà «in quarantena» le banconote, per limitare la diffusione dell’epidemia di coronavirus. Lo ha annunciato ieri,

sabato 15 febbraio, il vicegovernatore della banca centrale cinese Fan Yifei. Per la bisogna saranno usati raggi ultravioletti o alte temperature. Così “purificati”, i bigliettoni saranno poi sigillati e isolati per sette o quattordici giorni prima di essere rimessi in circolazione. «Dobbiamo preservare la sicurezza e la salute degli utenti di denaro contante», ha affermato Fan Yifei, aggiungendo che i trasferimenti bancari tra le province sono stati sospesi. Ad ogni buon conto, per paura del contagio, i cinesi usano per gli acquisti sempre meno contante preferendo il proprio smartphone.


da libero.it

IL CORONAVIRUS HA IL SUO NOME COVID-19

Da il corriere.it

«Il primo vaccino per il Coronavirus potrebbe essere pronto in 18 mesi»: lo ha detto il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a Ginevra per il Forum globale di ricerca e innovazione. E dopo aver annunciato il nome ufficiale della malattia – «Covid-19», dalla crasi di alcuni elementi che lo caratterizzano: Corona, virus e disease, malattia (un nome «scelto per evitare lo stigma», hanno spiegato i tecnici dell’Organizzazione) – il direttore dell’Oms ha spronato a «fare il massimo oggi usando le armi disponibili». «Abbiamo una finestra di opportunità adesso. Il tempismo è essenziale – ha aggiunto Ghebreyesus nel corso del briefing con la stampa-. Un virus può creare più sconvolgimenti politici economici e sociali di qualsiasi attacco terroristico: il mondo si deve svegliare e considerare questo virus come il nemico numero uno».

In Germania

Due nuovi casi di Covid-19 sono stati accertati in Germania: i contagi totali sono così diventati 16. I due nuovi casi sono stati localizzati in Baviera, nell’azienda di forniture automobilistiche Webasto, la stessa dove è stata registrata la prima infezione “tedesca”, avvenuta in seguito alla visita nel Paese di una dipendente della stessa azienda in arrivo dalla Cina. Almeno 40 persone, hanno spiegato le autorità secondo quanto riferisce il Washington Post, sono entrate in contatto con quest’ultima.


No a sospensione Schengen

Allo stato, «non ci sono elementi tali da giustificare una sospensione dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone e delle merci in Europa», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in Parlamento. Invocando però «un coordinamento più forte dei paesi Ue». «Dobbiamo continuare a tenere un livello di attenzione molto alto ma senza allarmismi perché in Italia e negli altri Paesi europei la situazione è sotto controllo», ha detto Speranza.

Il bilancio

Intanto, il bilancio dice che il morbo ha superato quota mille vittime nel mondo — 1.110 — , e che ha superato i 43mila contagi: lo ha comunicato nel suo briefing quotidiano la commissione sanitaria sull’epidemia della provincia di Hubei, dove si sono registrati 94 nuovi decessi e 1.638 nuovi casi di contagio. Il virus «Covid-19» si conferma dunque più letale della Sars (la sindrome respiratoria acuta grave), che nel 2002-2003 uccise 774 persone in tutto il mondo. Il tasso di mortalità è del 2%, sottolinea però l’immunologo Anthony Fauci, direttore dell’istituto statunitense per lo studio delle malattie infettive Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases), «ma considerando i casi asintomatici o con sintomi molto lievi potrebbe essere inferiore».

I contagi

I contagi confermati dall’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) all’11 febbraio sono 43.118, così distribuiti: n Cina il 99,2% del totale, il 73% dei quali nella provincia di Hubei), e gli altri tra Paesi del Sud-est asiatico (143) e del Pacifico occidentale (37), oltre che sulla nave Diamond Princess in quarantena al largo delle coste giapponesi (67). Il Quotidiano del popolo, intanto, ha dato notizia del licenziamento di due alti funzionari della sanità nella provincia di Hubei – il segretario del partito per la Commissione salute della provincia, il capo della Commissione e vice direttore della Croce Rossa locale – per come hanno gestito l’emergenza.

In California

Un nuovo caso è stato accertato a San Diego, in California. La conferma ufficiale è arrivata dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie: si tratta di un americano che era a bordo del primo volo di cittadini statunitensi evacuati da Wuhan, in Cina, epicentro dell’epidemia, e messi in quarantena nella base aerea militare di Miramar. Salgono così a 13 i casi finora accertati negli Stati Uniti di persone positive al test.

CORONAVIRUS E RESISTENZA SULLE SUPERFICI

Può resistere sulle superfici fino a nove giorni, ma può essere debellato dalla candeggina; i tempi di incubazione potrebbero essere più lunghi del previsto, fino a 24 giorni, dieci in più rispetto a quanto si ritenga attualmente: i numeri e i dati sul coronavirus 2019-nCoV si inseguono pubblicati da fonte ufficiali, come riviste scientifiche e siti istituzionali, e da fonti che non hanno ancora affrontato l’esame della comunità scientifica. L’unico dato certo è che ad oggi non ci sono elementi che descrivano chiaramente il comportamento del nuovo coronavirus.

Il fatto che il coronavirus possa rimanere infettivo fino a nove giorni sulle superfici degli oggetti a temperature ambiente lo indica un articolo del Journal of Hospital Infection e si basa sul confronto con il comportamento dei due coronavirus emersi anni fa: quello responsabile della Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome) che risale al 2002-2003 e quello della Mers (Middle East Respiratory Syndrome) del 2015, entrambi parenti stretti del 2019-nCoV. Gli stessi autori della ricerca, dell’università tedesca di Greifswald, rilevano che una buona pulizia è in grado di debellare il virus. Lo conferma anche l’epidemiologo Gianni Rezza, dell’Istituto Superiore di Sanità, per il quale i disinfettanti a base di alcol (etanolo) sono efficaci al 75%, mentre quelli a base di cloro all’1% sono in grado di disinfettare le superfici distruggendo il virus.

Nuovi dati e nuovi dubbi anche sui tempi di incubazione: il medico cinese Zhong Nanshan, che scoprì il virus della Sars, ha scritto in un articolo che non ancora superato la revisione scientifica che il periodo di incubazione del coronavirus potrebbe estendersi fino a 24 giorni, 10 in più di quanto indicato fino ad ora. Nulla di certo, ma al momento è un’ipotesi che fa discutere e che potrebbe avere serie implicazioni sui tempi di quarantena. Dubbi dalla Cina anche su uno dei test più comuni per la diagnosi del coronavirus: il test Nat (nucleic acid test) per la ricerca del materiale genetico del virus darebbe troppi falsi negativi, ha detto il direttore dell’Accademia cinese delle Scienze mediche, Wang Chen.

Il problema non riguarda l’Italia, dove nei test si esegue sempre una procedura di controllo basata sul confronto con la sequenza sintetica del genoma del virus messa a punto nell’Università di Padova, ha rilevato uno dei ricercatori che ha ottenuto la sequenza, Andrea Crisanti.

Mancano certezze e si lavora incessantemente per avere dati attendibili in una situazione in costante evoluzione, al punto che «quanto era accaduto appena due settimane fa sembra vecchio di due anni», come ha rilevato Alessandro Vespignani, della Fondazione Isi di Torino e della Northeastern University di Boston. Le risposte più importanti riguardano il tasso di contagio, ossia quante persone può contagiare una persone che ha l’infezione, e quello di letalità, vale a dire la percentuale di persone che muoiono a causa del virus. Se i valori oscillanti finora attribuiti a questi due aspetti fossero sostituiti da una cifra certa, così come dovrebbe accadere per il tempo di incubazione, diventerebbe possibile elaborare modelli capaci di descrivere l’andamento dell’epidemia.

Da il messaggero

CORONAVIRUS :COME USARE LE MASCHERINE

  1. Da world health organization

Novel Coronavirus (2019-nCoV) consigli per il pubblico: quando e come usare le maschere

 Navigazione sezione

Quando usare una maschera

  • Se sei sano, devi solo indossare una mascherina se ti stai prendendo cura di una persona con sospetta infezione 2019-nCoV.
  • Indossa una maschera se tossisci o starnutisci.
  • Le maschere sono efficaci solo se utilizzate in combinazione con una frequente pulizia delle mani con strofinamento delle mani con soluzione a  base alcolica o sapone e acqua.
  • Se indossi una maschera, devi sapere come usarla e smaltirla correttamente.

Come indossare, usare, togliere e smaltire una maschera

  • Prima di indossare una maschera, pulire le mani con un detergente a base di alcool o sapone e acqua.
  • Coprire la bocca e il naso con la maschera e assicurarsi che non vi siano spazi tra il viso e la maschera.
  • Evitare di toccare la maschera mentre la si utilizza; se lo fai, pulisci le mani con un detergente a base di alcool o acqua e sapone.
  • Sostituire la maschera con una nuova non appena è umida e non riutilizzare le maschere monouso.
  • Per rimuovere la maschera: rimuoverla da dietro (non toccare la parte anteriore della maschera); scartare immediatamente in un contenitore chiuso; pulire le mani con strofinaccio a base di alcool o acqua e sapone.

CORONAVIRUS NOTA DELL’ATS DI MONZA BRIANZA

Si trasmette la nota prot. 10287 del 07/02/2020 che ha per oggetto “informazioni per polmonite da Coronavirus in Cina”.
Antonina Panessidi
Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza
Dipartimento di Igiene Prevenzione Sanitaria
via Novara,3 – 20832 Desio (MB)
Tel. 0362 304871 – Fax 0362 304836