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FACT SHEET INAIL SULLE APNEE NOTTURNE

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) o OSAS è una patologia cronica con gravi implicazioni economiche e sociali, ad elevata prevalenza, spesso sotto-diagnosticata e quindi non trattata.

La patologia è inoltre una delle cause più frequenti di eccessiva sonnolenza diurna (EDS), fattore di rischio indipendente di incidenti stradali e sul lavoro e causa di ridotta performance lavorativa. Il factsheet descriverà la patologia e trasferirà i dati più aggiornati sull’argomento.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

UNA SOLA DOSE PER I GUARITI DA COVID DA NON OLTRE 12 MESI

Sarà «possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino nei soggetti con pregressa infezione da Covid-19», purché «questa avvenga entro i 6 mesi» dal rilevamento della positività e «non oltre i 12 mesi dalla guarigione». È questo il contenuto della circolare del Ministero della Salute che affronta il tema delle vaccinazioni alle persone guarite dal virus. La conferma era arrivata già oggi, 21 luglio, con le parole all’Ansa dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il quale aveva sottolineato il cambio previsto nella normativa. In serata è poi arrivata anche la firma della circolare da parte del direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza. Nella circolare viene comunque confermata la doppia dose per i soggetti affetti da immunodeficienza, «primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, anche in caso di pregressa infezione».

I problemi che restano con il Green Pass.

Anche dopo il cambio di rotta del Ministero, restano comunque in ballo i problemi sul Green Pass che riguardano sia coloro che si erano immunizzati dopo i 6 mesi di tempo dalla guarigione dal Coronavirus, sia tutti coloro che avevano ottenuto la certificazioni già dopo la prima inoculazione. Il sistema, infatti, non ha riconosciuto come immunizzati circa un migliaio di persone.

Da open.online.com

LA SICUREZZA SUL LAVORO 2021-2027 IN EUROPA

Pubblicato da Anima Confindustria, il nuovo “Quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027.

Il nuovo quadro “stabilisce le priorità e le azioni chiave necessarie per migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori nei prossimi anni nel contesto del mondo post-pandemico, caratterizzato dalle transizioni verde e digitale, dalle sfide economiche e demografiche e dall’evoluzione del concetto di ambiente di lavoro tradizionale.

La comunicazione evidenzia i progressi significativi in materia di SSL compiuti negli ultimi trent’anni ed il ruolo sostanziale svolto dal sistema di SSL dell’UE. In particolare, tra il 1994 e il 2018 gli infortuni mortali sul lavoro nell’UE sono diminuiti di circa il 70%. 

European employment in construction heavy industry, Labour day and industrial work concept with close up on a yellow hard hat and safety gloves on the EU flag with copy space

Due, in particolare i fattori che contribuiscono a spiegare i risultati dell’approccio dell’UE in materia di SSL: il sistema normativo avanzato sviluppato dall’UE e dagli Stati membri al fine di stabilire le misure preventive e protettive per far fronte ai rischi professionali e l’approccio tripartito su cui il sistema stesso si basa.

La comunicazione, nel sottolineare che le priorità del quadro precedente rimangono ancora pertinenti oggi, precisa che sono necessarie ulteriori azioni. Il quadro strategico si concentra pertanto su tre obiettivi fondamentali trasversali per i prossimi anni:

·     anticipare e gestire i cambiamenti nel nuovo mondo del lavoro determinati dalle transizioni verde, digitale e demografica;

·     migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali;

·     migliorare la preparazione in caso di potenziali crisi sanitarie future.

In particolare la Commissione nei prossimi anni:

  • continuerà l’aggiornamento del quadro legislativo in materia di salute e sicurezza, rivedendo entro il 2023 la direttiva sui luoghi di lavoro e la direttiva sulle attrezzature munite di videoterminali
  • proporrà valori limite di protezione per:
    • l’amianto nell’ambito della direttiva sull’esposizione all’amianto durante il lavoro nel 2022;
    • il piombo e i diisocianati nell’ambito della direttiva sugli agenti chimici nel 2022;
    • il cobalto nell’ambito della direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni nel primo trimestre del 2024;
  • avvierà, nel 2023, una consultazione delle parti sociali su valori limite ridotti per i fumi di saldatura, gli idrocarburi policiclici aromatici, l’isoprene e l’1,4-diossano nel quadro della direttiva cancerogeni (quinta modifica);
  • individuerà un elenco prioritario di sostanze reprotossiche da considerare nelle direttive pertinenti entro la fine del 2021; Nell’ambito dell’ACSH si continuerà la valutazione sulle sostanze reprotossiche e i medicinali pericolosi da inserire nella alla direttiva sui cancerogeni, nonché della metodologia per stabilire i valori limite.
  • preparerà, in cooperazione con gli Stati membri e le parti sociali, un’iniziativa non legislativa a livello dell’UE in materia di salute mentale sul luogo di lavoro, entro la fine del 2022

La Commissione, inoltre, promuoverà un approccio “zero vittime” (Vision Zero) ai decessi correlati al lavoro, migliorando la raccolta di dati sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali e analizzandone le cause. Al tal fine istituirà un apposito gruppo di lavoro tripartito dell’ACSH. (Da ferrutensil.com)

GIMLE VOLUME XLIII

Il Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia è una rivista scientifica che si occupa di Medicina del Lavoro (Medicina Occupazionale e ambientale, Igiene del Lavoro e ambientale, Tossicologia occupazionale) ed Ergonomia (Valutazione del rapporto uomo/lavoro, Riabilitazione occupazionale, Psicologia del Lavoro, Bioingegneria).

La rivista pubblica articoli originali, revisioni di letteratura, lettere all’editor e recensioni inerenti le tematiche che la caratterizzano.

Il GIMLE è indicizzato dai principali siti, compresi PubMedScopusWeb of Science, Index Medicus, Excerpta Medica, oltre ad essere inserito nell’Emerging Sources Citation Index (ESCI) di Clarivate Analytics.

LA RIVISTA È CONSULTABILE AL SITO:

gimle.unipv.it

SICUREZZA TECNICA DELLE MACCHINE ALIMENTARI

Da Inail.it

Partendo dal patrimonio informativo che negli anni l’Istituto ha costituito e dalle competenze maturate nell’espletamento delle attività di accertamento tecnico, il documento raccoglie schede tecniche sulle macchine afferenti al tc 153 macchine alimentari, trattando le più significative non conformità rilevate, al fine di illustrare, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili, e promuovere un miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto nella mission istituzionale.

Immagine L’accertamento tecnico per la sicurezza delle macchine alimentari



Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL PIANO STRATEGICO SULLA SICUREZZA EUROPEO

da quotidianosicurezza.it

Cambiamento, prevenzione e preparazione. È statoadottato il 28 giugno dalla Commissione Europea il Quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027, ovvero il programma che definisce cardini e obiettivi della prossima strategia europea sulla Ssl.

Tre le sfide primarie: COVID-19 e rischio pandemie, digitalizzazione e la transizione verde, da affrontare seguendo tre direttrici.

Cambiamento, ovvero aggiornamento delle direttive sui luoghi di lavoro, sul lavoro con videoterminali, sulla protezione dei lavoratori dall’esposizione all’amianto e al piombo, sulla salute mentale.

Prevenzione, impegno nell’obbiettivo vision zero, aggiornamento normative sostanze chimiche e pericolose.

Preparazione alle possibili minacce pandemiche, sviluppo di procedure di emergenza in collaborazione con le autorità sanitarie.

Così il Commissario Lavoro e Politiche sociali, Nicolas Schmit: “Il principio 10 del pilastro europeo dei diritti sociali conferisce ai lavoratori il diritto a un elevato livello di protezione della loro salute e sicurezza sul lavoro. Mentre ci rialziamo meglio dalla crisi, questo principio dovrebbe essere al centro della nostra azione. Dobbiamo impegnarci per un approccio di “visione zero” quando si tratta di decessi legati al lavoro nell’UE. Essere sani sul lavoro non riguarda solo il nostro stato fisico, ma riguarda anche la nostra salute mentale e il nostro benessere”.

Nonostante un calo del 70% degli infortuni in Europa dal 1994 al 2018, dai dati UE 2018 sono emersi 3,1 milioni di incidenti sul lavoro e 3.300 morti, circa 200mila persone muoiono ogni anno per patologie lavoro correlate.

Il documento completo che riassume il Quadro strategico 2021-2027.

SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI DA SARS-2-COV GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

Nuove raccomandazioni sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’emergenza COVID-19

Nuove raccomandazioni sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’emergenza COVID-1

Le nuove “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici” aggiornano le precedenti indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, fornendo nuove indicazioni sulla base delle più recenti che del virus

Una nuova versione delle “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici” ha aggiornato il Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020 del 15 maggio 2020.

Le principali novità rispetto alla precedente versione sono le seguenti: aggiornamento sulla base delle più recenti evidenze scientifiche relative alla trasmissione del SARSCoV-2 e alla luce delle disposizioni normative vigenti; aggiornamento sulle procedure e sui sistemi di sanificazione/disinfezione generati in situ e altre tecnologie utilizzabili per la sanificazione degli ambienti di strutture non sanitarie, compreso il miglioramento dell’aria degli ambienti; per i diversi sistemi di sanificazione/disinfezione sono descritti gli aspetti tecnico-scientifici, l’ambito normativo e il pertinente uso.

da Iss

I Rapporti COVID-19 sono indirizzati al personale sanitario per affrontare i diversi aspetti della pandemia. Forniscono indicazioni essenziali e urgenti per la gestione dell’emergenza e sono soggetti ad aggiornamenti. Sono prodotti dai Gruppi di lavoro COVID ISS composti da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, che possono anche operare in collaborazione con altre istituzioni.
Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2021 – Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021

Istituto Superiore di Sanità
Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021.
Rosa Draisci, Leonello Attias, Lucilla Baldassarri, Tiziana Catone, Raffaella Cresti, Rosanna Maria Fidente, Ida Marcello, Giorgio Buonanno, Luigi Bertinato
2021, v, 33 p. Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2021

Il rapporto presenta una panoramica relativa all’ambito della sanificazione di superfici e ambienti interni non sanitari per la prevenzione della diffusione dell’infezione COVID-19. Le indicazioni si basano sulle più recenti evidenze scientifiche relative alla trasmissione del SARS-CoV-2. Presenta procedure e sistemi di sanificazione/disinfezione generati in situ e altre tecnologie utilizzabili per la sanificazione degli ambienti di strutture non sanitarie, compreso il miglioramento dell’aria degli ambienti. Per i diversi sistemi di sanificazione/disinfezione sono descritti gli aspetti tecnico-scientifici, l’ambito normativo e il pertinente uso.

Istituto Superiore di Sanità
Interim recommendations on cleaning and disinfection of non-healthcare settings during COVID-19 health emergency: indoor environments/surfaces. Updating Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Version of May 20, 2021.
Rosa Draisci, Leonello Attias, Lucilla Baldassarri, Tiziana Catone, Raffaella Cresti, Rosanna Maria Fidente, Ida Marcello, Giorgio Buonanno, Luigi Bertinato
2021, v, 33 p. Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2021 (in Italian)

The report presents an overview concerning “sanitization” intended as cleaning and disinfection in non-healthcare settings taking into account the latest scientific evidence related to the transmission of SARS-CoV-2. The report presents sanitization/disinfection procedures and systems generated in-situ and other technologies that can be used for the sanitization of non-sanitary facilities environments, including the improvement of ambient air. For the different sanitization/disinfection systems, the technical-scientific aspects, the regulatory scope and the relevant use are described.

 Pubblicato il 31/05/2021

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INAIL:IL RISCHIO DI CADUTA IN PIANO

Prosegue l ‘attivitá editoriale sulla sicurezza dell’Inail. Ecco qui l’ultima pubblicazione prodotta da Istituto INAIL relativa al rischio di caduta in aree in Piano.

Obiettivo del progetto è la realizzazione, per la comunità tecnica, di una serie di manuali operativi sulle tematiche inerenti la sicurezza nei luoghi di lavoro per la divulgazione dei risultati di studi e ricerche scientifiche sul miglioramento delle condizioni di lavoro in diversi contesti produttivi.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

DURATA IMMUNITÀ DA COVID -GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

E’ difficile dire con certezza quanto dura l’immunità da Covid. Quando il sistema immunitario del corpo risponde a un’infezione, non è sempre chiaro per quanto tempo persisterà l’immunità che si sviluppa. Il Covid-19 è una malattia molto nuova e gli scienziati stanno ancora studiando con precisione come il corpo respinge il virus.

C’è motivo di pensare che l’immunità potrebbe durare diversi mesi o almeno un paio d’anni, visto quello che sappiamo sugli altri virus e quello che abbiamo visto finora in termini di anticorpi nei pazienti con covid-19 e nelle persone che hanno stato vaccinato. Ma arrivare a una cifra da stadio, ma da solo metterci un numero esatto, è difficile e i risultati degli studi immunologici sul covid-19 variano. Una ragione di ciò sono i fattori di confusione che gli scienziati non comprendono ancora appieno: in alcuni studi, ad esempio, la longevità degli anticorpi che prendono di mira il picco di SARS-CoV-2 è più breve di quanto ci si potrebbe aspettare. Mancano dati chiari per capire se questo è un problema per il covid-19.

L’immunità è determinata anche da altri fattori oltre agli anticorpi, come la memoria delle cellule T e B, che secondo alcuni studi potrebbe durare per anni. E l’immunità è indotta in modo diverso dall’infezione naturale rispetto alla vaccinazione, quindi non si possono semplicemente combinare gli studi per arrivare a una cifra definitiva.

Quanto tempo rimangono gli anticorpi contro il covid-19?

I dati indicano che gli anticorpi neutralizzanti durano diversi mesi nei pazienti con covid-19 ma diminuiscono di numero nel tempo. Uno studio, pubblicato sulla rivista Immunity , su 5882 persone guarite dall’infezione da covid-19, ha scoperto che gli anticorpi erano ancora presenti nel sangue da cinque a sette mesi dopo la malattia. Questo era vero per i casi lievi e gravi, sebbene le persone con una malattia grave finissero per avere più anticorpi in generale.Tutti i vaccini approvati finora producono forti risposte anticorpali. Il gruppo di studio per il vaccino Moderna ha riferito ad aprile che i partecipanti a uno studio clinico in corso avevano alti livelli di anticorpi sei mesi dopo la loro seconda dose. Uno studio su Lancet ha scoperto che il vaccino Oxford-AstraZeneca ha indotto anticorpi elevati con una “diminuzione minima” per tre mesi dopo una singola dose.

Si prevede che gli anticorpi neutralizzanti diminuiranno di numero nel tempo, afferma Timothée Bruel, ricercatore presso l’Istituto Pasteur, dato ciò che sappiamo sulla risposta immunitaria ad altre infezioni. Ad aprile, Bruel e colleghi hanno pubblicato un articolo su Cell Reports Medicine che esaminava i livelli e le funzioni anticorpali nelle persone che avevano sperimentato covid-19 sintomatico o asintomatico. Entrambi i tipi di partecipanti possedevano anticorpi polifunzionali, che possono neutralizzare il virus o aiutare a uccidere le cellule infette, tra le altre cose.

Questa ampia risposta, afferma Bruel, potrebbe contribuire a una protezione più duratura in generale, anche se le capacità di neutralizzazione diminuiscono. Uno studio di modellizzazione pubblicato su Nature Medicine ha esaminato il decadimento degli anticorpi neutralizzanti per sette vaccini covid-19. Gli autori hanno sostenuto che “anche senza potenziamento immunitario, una percentuale significativa di individui può mantenere una protezione a lungo termine da infezioni gravi da parte di un ceppo antigenicamente simile, anche se possono diventare suscettibili a un’infezione lieve”.

Sono necessarie ulteriori ricerche, tuttavia, per determinare esattamente come il corpo combatte la SARS-CoV-2 e per quanto tempo gli anticorpi polifunzionali potrebbero svolgere un ruolo difensivo dopo l’infezione o la vaccinazione.

E le risposte delle cellule T e B?

Le cellule T e B hanno un ruolo centrale nel combattere le infezioni e, soprattutto, nello stabilire l’immunità a lungo termine. Alcune cellule T e B agiscono come cellule di memoria, persistendo per anni o decenni, innescate e pronte a riaccendere una risposta immunitaria più ampia nel caso in cui il loro patogeno bersaglio arrivasse di nuovo nel corpo. Sono queste cellule che rendono possibile l’immunità a lungo termine.

Uno studio pubblicato a febbraio su Science ha valutato la proliferazione degli anticorpi e dei linfociti T e B in 188 persone che avevano avuto il covid-19.  Sebbene i titoli anticorpali siano diminuiti, le cellule T e B di memoria erano presenti fino a otto mesi dopo l’infezione. Un altro studio in una coorte di dimensioni comparabili ha riportato risultati simili in una prestampa pubblicata su MedRxiv il 27 aprile.

Monica Gandhi, un medico in malattie infettive e professore di medicina presso l’Università della California a San Francisco, afferma che abbiamo prove che le cellule T e B possono conferire protezione permanente contro alcune malattie simili al covid-19. Un noto articolo di Nature del 2008 ha scoperto che 32 persone nate nel 1915 o prima conservavano ancora un certo livello di immunità contro il ceppo influenzale del 1918, 90 anni dopo. “Questo è davvero profondo”, dice.

Un articolo pubblicato nel luglio 2020 su Nature ha rilevato che 23 pazienti guariti da una sindrome respiratoria acuta grave possedevano ancora cellule T CD4 e CD8, 17 anni dopo l’infezione da SARS-CoV-1 nell’epidemia del 2003. Inoltre, alcune di quelle cellule hanno mostrato reattività crociata contro SARS-CoV-2, nonostante i partecipanti non abbiano riportato alcuna storia di covid-19.

Ma ancora una volta, questi sono i primi studi e mancano ancora conclusioni definitive sul ruolo delle cellule T e B nell’immunità covid-19. C’è un enigma, ad esempio, nel sapere che le cellule T aiutano le cellule B a produrre rapidamente anticorpi ad alta affinità alla riesposizione. Quanto importa che gli anticorpi sierici abbiano una vita breve e diminuiscano rapidamente, se le cellule che li producono si sono stabilite e sono pronte a partire?

Come si confronta l’immunità naturale con l’immunità indotta dal vaccino?

Diversi studi hanno dimostrato che dopo l’infezione da covid-19 emerge una risposta immunitaria che coinvolge i linfociti T e B della memoria. Ma il sistema immunitario delle persone tende a rispondere in modi molto diversi alle infezioni naturali, osserva Eleanor Riley, professoressa di immunologia e malattie infettive all’Università di Edimburgo. “La risposta immunitaria dopo la vaccinazione è molto più omogenea”, afferma, aggiungendo che la maggior parte delle persone generalmente ha una risposta davvero buona dopo la vaccinazione. I dati degli studi clinici sui principali candidati al vaccino hanno riscontrato reattività delle cellule T e B.

La vaccinazione fa la differenza per chi ha già avuto il covid-19?

Ci sono alcune prove che la vaccinazione può rafforzare l’immunità nelle persone che sono state precedentemente infettate da SARS-CoV-2 e sono guarite. Una lettera pubblicata su Lancet a marzo ha discusso di un esperimento in cui a 51 operatori sanitari di Londra è stata somministrata una singola dose del vaccino Pfizer. La metà degli operatori sanitari si era precedentemente ripresa dal covid-19 e sono stati loro a sperimentare il maggior aumento degli anticorpi – più di 140 volte rispetto ai livelli di picco pre-vaccino – contro la proteina spike del virus.

C’è qualche differenza nell’immunità indotta dal vaccino tra la prima e la seconda dose?

È difficile avere un’idea dell’intera risposta immunitaria dopo una dose di vaccino rispetto a due, ma numerosi studi hanno studiato i livelli di anticorpi in diverse fasi del dosaggio. Uno studio preprint condotto da ricercatori dell’University College di Londra che ha coinvolto più di 50.000 partecipanti ha rilevato che il 96,4% era positivo agli anticorpi un mese dopo la prima dose dei vaccini Pfizer o AstraZeneca e il 99,1% era positivo agli anticorpi tra sette e 14 giorni dopo la seconda dose. I livelli di anticorpi mediani sono leggermente cambiati fino a due settimane dopo la seconda dose, a quel punto sono aumentati vertiginosamente.

Un altro studio, anch’esso prestampato da ricercatori nel Regno Unito, ha valutato la differenza nei livelli di picco di anticorpi tra 172 persone sopra gli 80 anni che hanno ricevuto il vaccino Pfizer.  Coloro che non avevano precedenti di infezione da covid-19 avevano 3,5 volte più anticorpi al loro picco se ricevevano la seconda dose 12 settimane dopo anziché tre settimane dopo. Tuttavia, i livelli mediani di cellule T erano 3,6 volte inferiori in coloro che avevano l’intervallo di dosaggio più lungo (gli autori notano che le risposte delle cellule T relativamente basse in entrambe le coorti nello studio potrebbero essere dovute alla loro età). Questo mostra ancora una volta quanto siamo in anticipo nella nostra comprensione del virus e dell’immunità ad esso.

In che modo l’immunità influisce sulla reinfezione?

I casi rilevati di reinfezione sono rari. Riley pensa che, anche se le persone si infettano dopo la vaccinazione o un’infezione naturale iniziale, nel peggiore dei casi probabilmente sperimenteranno solo una malattia lieve. (Si noti, tuttavia, che ciò non significa necessariamente che non possano trasmettere il virus anche se hanno sintomi lievi o assenti.)

Saranno necessari richiami al vaccino contro il covid-19?

Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, ha affermato che “probabilmente” sarà necessaria una dose di richiamo entro 12 mesi dalla seconda dose. Ci sono ragioni comprensibili per questo. Riley sottolinea che le persone anziane, ad esempio, potrebbero avere risposte immunitarie più deboli, quindi potrebbero essere minacciate da un aumento della trasmissione del virus durante l’inverno. I booster potrebbero anche essere necessari per aumentare l’immunità contro le varianti emergenti di SARS-CoV-2, aggiunge.

Gandhi sostiene che SARS-CoV-2 è noto per mutare in modo relativamente lento e i primi studi hanno scoperto che esiste ancora una buona reattività crociata contro le nuove versioni del virus. Ritiene improbabile che l’immunità indotta dai vaccini originali non sia sufficiente per affrontare nuove varianti.

Un articolo pubblicato su Science nel marzo 2021 ha esaminato le prove finora e ha concluso che i vaccini attualmente disponibili offrono una protezione sufficiente contro le varianti esistenti e prevedibili. “In definitiva, la migliore difesa contro l’emergere di ulteriori varianti di preoccupazione è una campagna di vaccinazione rapida e globale, di concerto con altre misure di salute pubblica per bloccare la trasmissione”, hanno concluso gli autori. “Un virus che non può trasmettere e infettare gli altri non ha possibilità di mutare”. Gandhi è d’accordo: “Reprimere [su] questa pandemia quando sappiamo di avere gli strumenti per farlo in tutto il mondo è la nostra prima priorità, al contrario di pensare a booster che potrebbero non essere necessari per i paesi ricchi”.

Da dottnet.it. Fonte originale BMJ