LAVORO

OLIMPIADI 2026 PROTOCOLLO D ‘INTESA CON INAIL.

da Inail.it

L’accordo di durata triennale prevede la realizzazione di iniziative congiunte per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri delle opere funzionali allo svolgimento dei prossimi Giochi invernali.

ROMA – La tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri delle opere funzionali allo svolgimento dei prossimi Giochi olimpici e paralimpici invernali, che nel febbraio 2026 accoglieranno in Italia i migliori atleti di tutto il mondo, è al centro del protocollo sottoscritto oggi dal presidente dell’Inail, Franco Bettoni, e dall’amministratore delegato della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa, Luigivalerio Sant’Andrea.
 
L’intesa avrà durata triennale e prevede la realizzazione di attività congiunte in diversi ambiti. Saranno attivati, in particolare, programmi di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e iniziative di comunicazione per la promozione e la diffusione della cultura della prevenzione di infortuni e malattie professionali. Nell’ambito della collaborazione, saranno inoltre implementati modelli di organizzazione e gestione dei rischi lavoro-correlati e sperimentate soluzioni tecnologiche innovative per il miglioramento degli standard di sicurezza nelle attività cantieristiche.
 
Il punto di partenza sono i numerosi progetti di ricerca promossi dall’Inail nel campo della robotica, della realtà aumentata attraverso la visione immersiva, della sensoristica per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, dello studio di materiali innovativi per l’abbigliamento lavorativo e dei dispositivi per la prevenzione di infortuni e malattie professionali come gli esoscheletri collaborativi, che supportano le capacità fisiche dell’operatore riducendo notevolmente, o eliminando del tutto, gli effetti delle sollecitazioni muscoloscheletriche.
 
I compiti di indirizzo, programmazione, coordinamento e monitoraggio delle iniziative congiunte sono affidati a un Comitato di coordinamento paritetico. Gli ambiti della collaborazione saranno regolati attraverso la stipula di specifici accordi attuativi, in cui saranno indicati gli obiettivi da conseguire, le attività da svolgere e il relativo cronoprogramma. I risultati ottenuti saranno poi valutati anche nell’ottica della replicabilità degli interventi e del numero dei destinatari raggiunti.

PROROGATO LO SMART WORKING FINO A DICEMBRE.

da”il giornale”

Il 30 giugno sembrava dovesse chiudere definitivamente la pagina dello smart working con il “rientro in sede” (fatti salvi gli accordi aziendali) di tutti i dipendenti del settore pubblico e privato.

A fine mese, difatta scadeva la deroga sulla natura scadenza dello smart anche delle ultime categorie di lavoratori che, grazie al “decreto milleproroghe” di marzo scorso, avevano potuto usufruire del lavoro agine sino a fine mese; nnello specifico, si trattava dei lavoratori “fragili” occupati nel settore pubblico e privato e dei dipendenti genitori di almeno un figlio minore di 14 anni.

Con l’approssimarsi della scadenza, il dibattito sul prolungamento dello smart – quantomeno per queste categorie di lavorato – si era fatto sempre più “serrato” e alle fine, negli scorsi giorni , durante le discussioni parlamentari sul decreto lavoro, sono arrivati gli emendamenti che hanno fatto slitta

La precedete scadenza prevista per il 30 giugno è slittata al 31 dicembre 2023 ma a poterne usufruire saranno solo specifiche categorie di lavoratori.

Smart working: ecco le nuove scadenze (ma non per tutti)

Il 30 giugno sembrava dovesse chiudere definitivamente la pagina dello smart working con il “rientro in sede” (fatti salvi gli accordi aziendali) di tutti i dipendenti del settore pubblico e privato.

A fine mese, difatta scadeva la deroga sulla natura scadenza dello smart anche delle ultime categorie di lavoratori che, grazie al “decreto milleproroghe” di marzo scorso, avevano potuto usufruire del lavoro agine sino a fine mese; nnello specifico, si trattava dei lavoratori “fragili” occupati nel settore pubblico e privato e dei dipendenti genitori di almeno un figlio minore di 14 anni.

Con l’approssimarsi della scadenza, il dibattito sul prolungamento dello smart – quantomeno per queste categorie di lavorato – si era fatto sempre più “serrato” e alle fine, negli scorsi giorni (come scritto in un articolo de IlGiornale.Itdurante le discussioni parlamentari sul decreto lavoro, sono arrivati gli emendamenti che hanno fatto slittare al 31 dicembre 2023 la scadenza dello smart.

Vediamo chi potrà usufruirne.

Lavoratori con figli di età inferiore i 14 anni

Lo slittamento riguarderà, in primis, i lavoratori del settore privato con figli minori di 14 anni ma solo nel caso in cui sussistano delle specifiche condizioni:

  • Nel nucleo familiare entrambi i genitori siano essere occupati;
  • l’altro genitore non sia beneficiario di strumenti di sostegno al reddito dovuti ad una sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.

Nel caso in cui si abbiano questi requisiti si potrà fare richiesta di smart al proprio datore di lavoro il quale ha facolta verificare che il ruolo ricoperto in azienda si compatibile con lo SW. In caso positivi, dunque, si potrà utilizzare lo smart sino a fine anno, fermo restano gli obblighi informativi previsti dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81.

Lavoratori fragili

Anche i dipendenti del settore privato che rientrano nella categoria delle persone “fragili” potranno usufruire del prolungamento dello smart working dal 30 giugno al 31 dicembre 2023.

Le patologie e le condizioni che individuano i lavoratori fragili sono precisate nel decreto del Ministro della Salute di cui all’articolo 17, comma 2, del decreto-legge 221/2021″ ma si tratta, in generale, di soggetti “con marcata compromissione della risposta immunitaria” per cui sono previste misure di “protezione” della salute maggiori.

Dipendenti della PA

A differenza dei dipendenti del settore privato, invece,per i lavoratori della Pubblica amministrazione la proroga dello smart working è ancora incerto.

Il problema è quello delle coperture economiche che ha portato, durante le discussioni in commissione parlamentare, al ritiro di degli emendamenti che proponevano la proroga al 30 settembre e che ora potrebbe essere ripresentata al 31 agosto.

Dunque il nodo resta aperto e verrà affrontato direttamente in Aula al Senato, come ha dichiarato la relatrice al decreto lavoro, Paola Mancini, al termine dell’esame del provvedimento da parte della commissione Affari sociali, spiegando che su sua richiesta è stato ritirato l’emendamento a prima firma Murelli (Lega), che richiedeva la proroga del lavoro agile per i lavoratori fragili della pubblica amministrazione dal 30 giugno al 30 settembre.

L’emendamento verrà riproposto in Aula che esaminerà il decreto da martedì 20 giugno.

LA TOP TEN USA DEI LAVORI PIU’ PERICOLOSI.

Secondo l’ultimo report dell’U.S. Bureau of labor statistics, che si è basato sui più recenti dati relativi agli incidenti sul lavoro registrati negli Stati Uniti nel 2021, è il potatore di alberi il lavoro più pericoloso al mondo, seguito nella top 5 dal pilota di aerei e di elicotteri commerciali, da chi lavora in fattoria, dal boscaiolo e dal riparatore di tetti. Per decespugliatori e potatori il rischio più alto è quello di cadere mentre tagliano gli alberi e di essere colpiti da un ramo, non mancano, però, gli incidenti con la motosega. Al secondo posto chi guida velivoli come aerei che trasportano merci, elicotteri, aeroambulanze; per questa categoria quasi tutti gli incidenti avvengono in volo”.

E’ quanto dice Hse, ricordando che “anche lavorare con gli animali in una fattoria può essere rischioso, in questo caso il pericolo sta nei macchinari agricoli. La seconda metà della classifica vede i supervisori dei lavoratori dell’agricoltura e della pesca, gli agricoltori, i camionisti, i minatori e i tecnici agricoli.

“Quello della sicurezza sul lavoro – spiega l’Hse advisor e coach Tommaso Barone – è un concetto che riguarda cultura ed educazione. Diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro è fondamentale e investire risorse sempre più importanti su questo tema diventa un dovere. Un posto di lavoro sicuro porta miglioramento tangibile all’ambiente e al clima lavorativo, senza dimenticare l’importante benessere psicofisico dei dipendenti. Fare gioco di squadra è un’arma vincente per un’azienda, l’obiettivo da raggiungere deve essere lo stesso per tutte le parti in causa nella consapevolezza che un posto di lavoro sicuro garantisce notevoli vantaggi. Con un approccio virtuoso e illuminato un datore di lavoro può garantirsi dipendenti seri e motivati.

Tommaso Barone ha quindi elaborato un decalogo con i consigli per far crescere la diffusione della cultura della sicurezza in azienda e non solo. 1) L’educazione alla sicurezza sul lavoro dovrebbe iniziare in famiglia e a scuola. Deve far parte della formazione di bambini e ragazzi per far sì che possa diventare cultura condivisa.

2) Insistere sul concetto di rispettare chi ti sta vicino. In ufficio, a casa, in strada il rispetto è sempre fondamentale. 3) Informarsi e adottare le norme in tema di sicurezza dello Stato, partendo dal decreto 81 del 2008, perché seguirle risolverebbe all’origine gran parte dei problemi.

4) La sicurezza non è un’imposizione, ma un traguardo da raggiungere per il benessere psico-fisico dei lavoratori e per un ambiente di lavoro di qualità. 5) Le problematiche dei lavoratori devono essere sempre ascoltate per poter intervenire prontamente in caso di necessità.

6) Il datore di lavoro ha il dovere di garantire la sicurezza dei lavoratori così come i lavoratori devono fare attenzione alla sicurezza dei propri colleghi. 7) Fare gioco di squadra con la consapevolezza che un ambiente di lavoro sicuro porta vantaggi a tutti.

8) Ricordarsi che l’azione sbagliata di un singolo può avere conseguenze anche sugli altri colleghi.

9) Sia nel privato che nel pubblico tutti, nessuno escluso, sono coinvolti nella prevenzione e nel rispetto delle regole della sicurezza. 10) La sicurezza sul lavoro prevede un corretto stile di vita e una dieta sana e bilanciata.

IMPATTO AMBIENTALE E LINFOMI

da dottnet.it

Durante il Convegno Nazionale AIL “Impatto ambientale e rischio sanitario”, abbiamo intervistato Vincenzo Pavone, Responsabile Ematologia e Trapianto Azienda Ospedaliera Panico di Tricase, che ci ha parlato di come prevenire il rischio di sviluppare malattie oncologiche a causa dell’ambiente: “Osserviamo negli ultimi anni l’incidenza incrementata di patologie neoplastiche del sistema, soprattutto di linfomi e mielomi. Una serie di studi dimostrano che l’incidenza è data dal tipo di vita lavorativa e dall’uso di sostanze chimiche, oppure la vicinanza a sorgenti di radiazioni ionizzanti ed eletromagnetiche, che possono danneggiare il DNA”.

DOTTNET | 05/05/2023

INTERPELLO 3 DEL 12/06/2023 : CORSO DI 32 ORE RLS

La commissione per gli interpelli in materia di salute e sicurezza del Ministero del Lavoro ha pubblicato l’interpello n. 3 del 12 giugno 2023, con il quale ha fornito, all’Assessorato dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale della Regione Sardegna, alcuni chiarimenti in merito alle ore di frequenza obbligatoria per i partecipanti ai corsi di formazione per Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), di cui all’art. 37, co. 11, del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008.

In particolare, in ordine “all’obbligo di frequenza, per i partecipanti ai corsi di formazione per RLS, del 100% delle ore minime stabilite dall’art. 37 d.lgs. n. 81/2008 c. 11: La durata minima dei corsi è di 32 ore iniziali” e, in particolare: “(…) se la frequenza al corso di formazione obbligatoria per RLS deve rispettare pedissequamente quanto previsto dalla norma senza ammettere alcuna assenza, o se, per similitudine con i corsi di formazione per altre figure della sicurezza, può essere ammessa l’assenza del 10% rispetto alla durata minima del corso di 32 ore stabilita dal d.lgs. n. 81/2008”.

La risposta del Ministero del Lavoro:

Al riguardo, premesso che:

  • l’articolo 37, del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, rubricato “Formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti”, al comma 1, prevede che: “Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a:
    1. concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza;
    2. rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda”;
  • il citato articolo 37, al comma 10, precisa che: “Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha diritto ad una formazione particolare in materia di salute e sicurezza concernente i rischi specifici esistenti negli ambiti in cui esercita la propria rappresentanza, tale da assicurargli adeguate competenze sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi”;
  • il predetto articolo 37, al comma 11 dispone, altresì, che: “Le modalità, la durata e i contenuti specifici della formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva nazionale (…)”, nel rispetto dei contenuti minimi previsti dallo stesso articolo. La menzionata norma precisa che: “La durata minima dei corsi é di 32 ore iniziali, di cui 12 sui rischi specifici presenti in azienda e le conseguenti misure di prevenzione e protezione adottate, con verifica di apprendimento. La contrattazione collettiva nazionale disciplina le modalità dell’obbligo di aggiornamento periodico, la cui durata non può essere inferiore a 4 ore annue per le imprese che occupano dai 15 ai 50 lavoratori e a 8 ore annue per le imprese che occupano più di 50 lavoratori”;
  • il successivo comma 12 del richiamato articolo 37, chiarisce che: “La formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti deve avvenire, in collaborazione con gli organismi paritetici, ove presenti nel settore e nel territorio in cui si svolge l’attività del datore di lavoro, durante l’orario di lavoro e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori

La Commissione ritiene che l’articolo 37 del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 preveda già in modo esplicito la durata minima dei corsi di formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (R.L.S.), di 32 ore iniziali, disponendo, altresì, espressamente, che le modalità, la durata e i contenuti specifici della formazione del R.L.S., vengano stabiliti in sede di contrattazione collettiva nazionale.

INFORTUNI NELLE CENTRALI IDROELETTRICHE

da inail.it

Nell’ambito del Piano delle attività di Ricerca Inail per il triennio 2022-2024 il laboratorio V del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti an-tropici (Dit), in collaborazione con la Unità Operativa Territoriale di Avellino, sta sviluppando un approfondimento sulla valutazione dei rischi a cui sono esposti i lavoratori delle centrali idroelettriche.

Concordemente con i dati statistici nel quinquennio 2017-2021, i primi dati emersi dal lavoro confermano la prevalenza di eventi infortunistici conseguenti ad impatti che provocano lussazioni, fratture ed altri traumi agli arti ed alla colonna vertebrale e per le malattie professionali una prevalenza di patologie a carico del sistema osteoarticolare, di malattie oncologiche e del sistema uditivo e del sistema respiratorio.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

UN FLASH SUL METODO TACO PER LE POSTURE INCONGRUE

Il rischio posturale sul lavoro rappresenta un fattore importante per la salute dei lavoratori. Sebbene il Decreto Legislativo 81/08 non preveda uno specifico titolo per il rischio posturale, l’articolo 15 comma 1 lett.d) enuncia il “rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo”. Ciò significa che il mancato rispetto dei principi ergonomici costituisce un fattore di rischio per la salute dei lavoratori.

Attualmente, gli aspetti legati al rischio posturale vengono considerati durante la valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi e/o da movimenti ripetitivi, limitatamente al sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e del tratto lombare. Tuttavia, tali metodologie non forniscono informazioni esaustive sui rischi derivanti dalle posture incongrue, in genere statiche e che coinvolgono tutti i segmenti corporei, comprese testa, collo, tronco, arti inferiori e piedi.

Per valutare il rischio posturale, la letteratura tecnica mette a disposizione metodi quali RULA, REBA e OWAS, che nascono per lo studio esclusivo delle posture. Tuttavia, tali metodologie costituiscono soltanto uno screening iniziale e non tengono conto di tutti i segmenti corporei e del contesto complessivo della mansione.

Il metodo attualmente più accreditato per valutare il rischio posturale è il metodo TACOs (Timing Assessment COmputerized strategy). Esso utilizza una combinazione di tecniche di valutazione delle posture e di analisi computerizzata per determinare il rischio di danni muscolo-scheletrici derivanti dall’assunzione di posture scorrette.

Il metodo TACOs prevede un primo screening mediante checklist ISO/TR 12295 nella quale vengono poste domande relative alle posture assunte da testa/collo, tronco, arti superiori e arti inferiori. Qualora l’esito fosse accettabile, non si dovrà procedere ad ulteriori approfondimenti. Qualora l’esito non fosse accettabile, si dovrà procedere alla valutazione approfondita del rischio mediante ISO 11226 “Valutazione delle posture di lavoro statiche” o il metodo TACOs rilasciato da EPM Research.

Il metodo TACOs, mediante una valutazione a punteggi (grafico a torte) e legandosi al sovraccarico biomeccanico, prende in considerazione i contributi legati alle posture di arti inferiori, rachide dorso lombare (se assenti i sollevamenti manuali di carichi), postura eretta, postura seduta, postura seduta con uso di pedale e postura su scale. I suddetti punteggi sono bilanciati sul tempo di esposizione.

Con l’utilizzo del metodo TACOs, è possibile definire una postura congrua o incongrua e splittare le incongruità su livelli numerici e colorazioni assimilabili a quelle dei metodi OCRA e NIOSH. Le eventuali posture incongrue dovranno essere gestite con idonee misure.

Il metodo TACOs rappresenta quindi una soluzione tecnologicamente avanzata per la valutazione del rischio posturale sul lavoro. Questa metodologia utilizza una combinazione di tecniche di valutazione delle posture e di analisi computerizzata per determinare il rischio per la salute derivante dalle posture scorrette. Il metodo TACOs fornisce una valutazione accurata e dettagliata del rischio per la salute derivante dalle posture incongrue e suggerisce strategie di prevenzione efficaci.

L ‘ILLUMINAZIONE GIUSTA NEI LUOGHI DI LAVORO

da suva.ch

Per essere più produttivi e non affaticarsi eccessivamente occorrono condizioni di luce favorevoli. Questa lista di controllo svela l’intensità dell’illuminazione necessaria a seconda della tipologia del lavoro svolto e dei locali ad esso adibiti: l’illuminazione necessaria per lavorare allo videoterminale, ad esempio, è maggiore di quella necessaria in un’area adibita alle spedizioni o all’imballaggio.

Per lavori (meccanici) di precisione l’illuminazione necessaria arriva a toccare i 500 Lux, mentre per quelli di grande precisione persino i 1000 Lux.

Questa lista di controllo analizza anche l’ambiente di lavoro: i mobili, il pavimento e le pareti sono privi di riflessi fastidiosi? È possibile inoltre proteggere i locali a sufficienza dalla radiazione solare? È importante assicurarsi che le lampade siano dotate di una protezione antiriflesso.

Questa lista di controllo analizza anche la possibilità di guardare all’esterno dei posti di lavoro permanenti. Sarà quindi possibile controllare nei dettagli la qualità e i requisiti concernenti l’illuminazione giusta di tutti i locali di lavoro.

PROMOZIONE DELLA SALUTE PER I LAVORATORI ANZIANI

La promozione della salute mentale sui luoghi di lavoro è fondamentale per garantire a tutti una vita i sana e attiva anche nelle età più avanzate. Può inoltre ridurre la necessità di cure , prevenire il pensionamento anticipato e problematiche di l’invalidità. Il documento qui di seguito è tratto dal sito eurohealth.net ed offre alcuni consigli e strategie per ridurre i rischi psicosociali che riguardano la salute di quella parte della popolazione lavorativa anziana.

da Eurohealth.net

I lavoratori più anziani tendono a sperimentare più rischi psicosociali rispetto ad altri gruppi di età. Le loro competenze possono diventare obsolete più rapidamente di quanto non siano in grado di riqualificare e migliorare le competenze e contratti di lavoro precari possono minare la loro capacità di costruire risorse sociali ed economiche. I lavoratori più anziani segnalano più spesso rischi per la salute legati al lavoro e hanno tassi più elevati di assenze per malattia. Ma non deve essere così. Se adeguatamente supportati e protetti, i lavoratori anziani sono una risorsa per l’organizzazione, l’economia e la società. 

221020_report_PSRworkplaceolderworkers_casier

Le prove crescenti lo dimostrano la salute dei lavoratori è influenzata da rischi psicosociali, come obblighi conflittuali tra lavoro e vita familiare, precarietà del lavoro e stress correlato al lavoro. Coloro che soffrono di problemi psicosociali sul lavoro hanno tassi più elevati di problemi cardiaci e cardiovascolari e soffrono di una maggiore privazione del sonno e depressione.

 Leggi la nostra policy brief per la protezione dei lavoratori anziani sul posto di lavoro

221020_report_PSRworkplaceolderworkers_mechanic

Migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro è a obiettivo chiave della politica sociale dell’UE. Il pilastro europeo dei diritti sociali specifica i diritti a modalità di lavoro che facilitino le responsabilità assistenziali (Principio 9) e a un ambiente di lavoro adeguato alle esigenze professionali e che protegga la salute e la sicurezza (Principio 10). Mentre la Commissione Europea sta lanciando il suo Strategia assistenziale europea e fare progetti per a approccio globale alla salute mentale a livello europeo, la nostra policy brief offre percorsi per il progresso.

Il brief fa sei raccomandazioni per la mitigazione dei rischi psicosociali sul lavoro che devono essere adottate dai datori di lavoro e portate avanti dai responsabili politici. Ciò andrà a vantaggio di tutti i lavoratori, ma soprattutto dei lavoratori più anziani.

  • Incoraggiare l’apprendimento permanente e lo sviluppo di competenze diverse  
  • Offri opzioni per un lavoro flessibile 
  • Sfruttare processi di tutoraggio “bidirezionali”.  
  • Offrire strutture pensionistiche flessibili 
  • Stabilire politiche di supporto e rafforzare le capacità organizzative per i benefici per la salute  
  • Identificare (mentali) “promotori della salute” e programmi promettenti 

Risorse correlate

221025_webinar_PsychosocialRisksPiù anzianiPersone_TwitterCard

Affrontare i rischi psicosociali e sostenere la salute mentale dei lavoratori anziani: politica e pratica in azione – KO ki:

Banner seminario annuale 2022

Seminario annuale EuroHealthNet sull’investimento nel benessere e nell’equità sanitaria per giovani e meno giovani’
– Rapporto disponibile

220905_PolicyPrécis_HealthPromotingCare

Ridurre le disuguaglianze investendo in assistenza sanitaria

AGENTI CANCEROGENI: OLI MINERALI USATI NEI MOTORI A SCOPPIO E FUMI DI DIESEL.

Alessandro Guerri Medico Specialista in Medicina del Lavoro .

Sono state apportate ulteriori modifiche al Testo Unico D.Lgs. 81/08 nella sezione “agenti cancerogeni”, con l’aggiunta di nuove lavorazioni a specifico rischio cancerogeno. Per le attività svolte in officine di riparazione meccaniche sono stati aggiunti nuovi lavori a rischio cancerogeno, tra cui quelli che comportano la penetrazione cutanea degli oli minerali utilizzati nei motori a combustione interna per lubrificare e raffreddare le parti mobili all’interno del motore. Inoltre, a partire dal 21/02/2023, sarà necessario dimostrare che l’esposizione lavorativa alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel sia inferiore a 0.05 mg/m3.

Si tratta di agenti cancerogeni accertati: gli esami condotti dall’IARC ( https://www.iarc.who.int/)hanno classificato il rischio di tumore al polmone come accertato per i gas di scarico dei motori diesel, mentre gli oli utilizzati sono stati classificati come cancerogeni accertati per le neoplasie cutanee e altri tipi di tumore.

Data la pericolosità e l’impossibilità di eliminare completamente tali esposizioni, è fondamentale valutare correttamente il rischio e applicare tempestivamente misure di prevenzione e protezione, considerando il tipo di lavoro svolto.Per la valutazione del rischio, la legge prevede che il datore di lavoro valuti le concentrazioni presenti in ambiente di lavoro tramite campionamenti specifici, al fine di dimostrare il rispetto dei limiti previsti per le emissioni di gas di scarico.

Elenchiamo alcune misure di protezione attuabili sin da ora per ridurre o eliminare l’esposizione ad agenti cancerogeni: Per gli oli minerali, è obbligatorio utilizzare rigorosamente e correttamente guanti in nitrile durante tutte le attività a rischio di contatto con oli esausti (cambio motore, gestione rifiuti, ecc.), rispettando le norme igieniche, effettuando una corretta pulizia degli indumenti da lavoro (tute, ecc.) e gestendo adeguatamente gli stracci usati per pulirsi e pulire i pezzi.

Per le emissioni di gas di scarico, in tutte le attività di prova motore o nelle riparazioni che prevedono l’accensione, il riscaldamento del motore e quindi la produzione di emissioni all’interno dell’officina, è obbligatorio utilizzare un sistema di aspirazione collegato direttamente al tubo di scappamento che possa espellere i gas di scarico all’esterno dell’ambiente di lavoro.

Non è sufficiente lavorare a portoni aperti.

È importante fornire formazione, informazione e addestramento ai lavoratori sulle misure di protezione da adottare e sulla corretta gestione degli agenti cancerogeni.

Infine, è opportuno effettuare una sorveglianza sanitaria per il rischio chimico non irrilevante per la salute e mantenere un registro degli esposti ad agenti cancerogeni.In questo modo, è possibile ridurre il rischio di esposizione ad agenti cancerogeni e tutelare la salute dei lavoro.