Sicurezza sul lavoro: la necessità di una valutazione dei rischi specifica per età

2 Novembre 2023

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il “lavoratore che invecchia” (aging) come colui che ha superato i 45 anni, e il “lavoratore anziano” (aged) come chi ha oltre 55 anni. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un incremento significativo della popolazione lavorativa anziana, il che rende la gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro (SSL) per questa categoria di lavoratori una priorità per le politiche nazionali ed europee.

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Il mercato del lavoro dell’Unione Europea ha subito notevoli cambiamenti dal 2010 al 2021, con una crescente quota di lavoratori tra i 55 e i 64 anni, che nel 2010 rappresentavano il 12,5% del totale degli occupati tra 15 e 64 anni, salendo al 19,0% nel 2021.

Questi dati e altri elementi rilevanti sono stati recentemente illustrati in una pubblicazione dell’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) intitolata “Invecchiamento della popolazione attiva”. Questa pubblicazione fornisce informazioni preziose per coloro che lavorano nel campo della salute e sicurezza sul lavoro in tutti i settori.

Con l’avanzare dell’età, alcune capacità individuali, soprattutto fisiche e sensoriali, tendono a diminuire, e aumentano le malattie croniche come tumori e disturbi muscolo-scheletrici, spesso legati alla pregressa esposizione sul luogo di lavoro. Analizzando le malattie correlate al lavoro più comuni tra i lavoratori anziani e distinguendole per genere, emerge un aumento significativo. Ad esempio, per gli uomini, le malattie professionali degli over 55 registrate nel sistema Malprof sono aumentate del 41%, passando dal 44,3% al 62,6%, mentre per le donne, l’incremento è ancora maggiore, del 56%, salendo dal 29,3% al 45,7%. In particolare, le malattie tumorali e respiratorie risultano essere le più associate agli over 55.

Le analisi dei dati consentono di individuare le tendenze del fenomeno, valutare l’efficacia delle attività di prevenzione e identificare le attività lavorative e i relativi rischi che richiedono una sorveglianza sanitaria e una vigilanza particolare.

È importante sottolineare che circa un terzo dei soggetti tra i 62 e i 67 anni riporta limitazioni funzionali e soffre di almeno una patologia fisica o mentale. Questo significa che i rischi sul lavoro rimangono gli stessi di ogni altro lavoratore adulto, ma le condizioni psico-fisiche si modificano gradualmente, sebbene in misura variabile tra individui e generi.

Questo espone i lavoratori anziani a due effetti: da un lato, un aumento dell’esposizione ai rischi lavorativi e alle relative conseguenze; dall’altro, una riduzione della produttività e, di conseguenza, una maggiore esposizione a pressioni per prepensionarsi, ridurre l’orario di lavoro o assentarsi. È stato stimato che la maggior parte delle imprese non disporrà delle risorse finanziarie necessarie per adattare le condizioni di lavoro a un gran numero di lavoratori con limitazioni funzionali o malattie croniche.

Per affrontare questa sfida, due soluzioni si profilano: la creazione di “posti di lavoro salutari per ogni età” attraverso promozione, incentivazione e controllo; oppure, l’adozione di un approccio che tenga conto delle “diverse età” dei lavoratori, individuando mansioni e condizioni di lavoro adatte ai lavoratori più anziani, affrontando in modo concreto e diffuso i problemi degli anziani che potrebbero non essere più idonei alle loro mansioni precedenti al pensionamento. Questo sottolinea la necessità di una valutazione dei rischi specifica per età, oltre che per genere, come previsto dal Decreto Legislativo 81/2008.

La chiave per garantire la sicurezza sul lavoro per i lavoratori anziani è trovare un equilibrio tra le richieste del lavoro e le capacità individuali dei lavoratori. Studi recenti dimostrano che se questo equilibrio viene mantenuto, i lavoratori più anziani non hanno tassi più elevati di assenze per malattia o infortuni rispetto ai giovani.

Per una valutazione efficace, può essere utile creare una mappa descrittiva dei compiti, delle mansioni e dei ruoli, con particolare attenzione alla distribuzione per età, ad esempio sopra e sotto i 45 anni. Il coinvolgimento del medico competente nella definizione dei compiti lavorativi e dei rischi correlati, soprattutto se sono state impartite limitazioni o prescrizioni ai lavoratori anziani, è fondamentale.

Un utile strumento a disposizione dei medici competenti per monitorare la capacità lavorativa, soprattutto nella popolazione anziana, è il questionario per la valutazione dell’indice di capacità lavorativa (Work Ability Index) sviluppato da Ilmarinen e tradotto in italiano da Costa. Questo strumento consente di identificare i soggetti più fragili che necessitano di interventi mirati.

In conclusione, la sicurezza sul lavoro per i lavoratori anziani richiede un’approfondita valutazione dei rischi specifica per età e genere, un approccio biopsicosociale, l’analisi dei dati e la collaborazione con il medico competente. L’obiettivo è garantire che i lavoratori anziani possano svolgere il proprio lavoro in modo sicuro ed efficace, preservando la loro salute e benessere.

da www.quotidianosanita.it

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