QUALITA’ DEL SONNO E RENDIMENTO LAVORATIVO.

26 Settembre 2023

da Agi

Una buona qualità del sonno genera un maggior rendimento lavorativo. A dirlo, è una ricerca finanziata dall’INAIL, svolta dal Dipartimento di Medicina del Lavoro del Policlinico di Milano, con le università di Milano e Torino, il CNR e la Fondazione IGEA Onlus, che studia l’abilità lavorativa nell’invecchiamento dei lavoratori e i riflessi sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro.

I primi risultati sono stati presentati al Lingotto di Torino in occasione del congresso SIML (Società Italiana di Medicina del Lavoro). Lo studio, di natura osservazionale e prospettico coinvolge i lavoratori con età maggiore di 50 anni sottoposti a ‘sorveglianza sanitaria.

Per ogni soggetto si rilevano: capacità lavorativa, alterazioni della qualità del sonno, performance cognitive (per valutare attenzione e flessibilità mentale; memoria visuo-spaziale a breve termine; memoria verbale a breve termine) e tecnostress, oltre a età biologica, fattori di rischio psicosociali e benessere psicologico.

Cosa dicono i dati

Tra ottobre 2021 e marzo 2022 – spiega il professor Matteo Bonzini, coordinatore dello studio e direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro Università degli Studi di Milano – sono stati arruolati 468 soggetti, di cui 290 (62%) white collars e 178 (38%) blue collars; di questi ultimi la maggior parte svolge (103, 58%) o ha svolto (45, 25%) un lavoro con turni anche notturni. 232 lavoratori (49%) provengono dal settore bancario, 134 (29%) dal settore chimico e 102 (22%) dal settore metalmeccanico. Capacità lavorativa, qualità del sonno e capacità cognitive presentano punteggi medi significativamente diversi tra white collars e blue collars”.

“Una peggiore qualità del sonno – afferma – è risultata associata a una minore capacità lavorativa e tale relazione è significativamente diversa tra white collars e blue collars (più marcata dei blue collars).

Dall’altro lato, una migliore performance cognitiva è risultata significativamente associata a una migliore capacità lavorativa, in particolare considerando il Memory Span Corsi nei blue collars. Infine, un alto tecnostress si è mostrato associato a una peggiore capacità lavorativa e a una minore performance cognitiva”.

“Lo studio in corso – prosegue – mostra una associazione tra ridotta capacità abilità lavorativa, performance cognitive (riduzione della memoria a breve termine) e qualità del sonno soprattutto negli operai e nei turnisti (di età superiore a 50 anni). Questi dati, da integrare con misure biologiche relative all’età biologica, sembrano indicare una suscettibilità maggiore nei lavoratori a maggior impegno fisico e che lavorano a turni.

Se confermati al termine dello studio, i risultati finora raccolti saranno importanti per le possibili ricadute sia in termini di sicurezza sul lavoro, visto il dato sulla memoria, sia per focalizzare la valutazione del rischio e le misure preventive sulle specificità dei lavoratori di età superiore ai 50 anni”. 

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