LA RIFORMA DEI LAVORATORI NELLO SPORT

21 Giugno 2023

Il mondo dello sport si prepara ad affrontare importanti novità a partire dal 1° luglio, quando entrerà in vigore il Dlgs 36/2021 e il nuovo decreto correttivo sulla riforma. Questa riforma coinvolge migliaia di lavoratori, associazioni e società dilettantistiche, e prevede una nuova disciplina per enti sportivi dilettantistici e lavoratori sportivi.

Uno dei principali cambiamenti riguarda l’inquadramento dei lavoratori sportivi, che dal 1° luglio verranno inquadrati nei nuovi schemi di lavoratore subordinato, autonomo o co.co.co. Tuttavia, il correttivo ancora al vaglio propone alcune modifiche di rilievo, come l’esclusione dalla figura di lavoratore sportivo dei professionisti per cui è necessaria l’iscrizione all’albo. Questo significa che per loro, anche se svolgono attività per Asd o Ssd, non si applicano i regimi fiscali e previdenziali previsti dal Dlgs 36/2021.

La riforma interviene anche nel mondo paralimpico, con la possibilità per gli atleti di partecipare ad allenamenti e competizioni con un permesso speciale retribuito e crea un osservatorio nazionale sul lavoro sportivo, presso il dipartimento dello Sport, di concerto con il ministero del Lavoro.

Tuttavia, ci sono ancora dei nodi da sciogliere e i tempi sono stretti. Ad esempio, entro il 31 ottobre 2023 vanno effettuati gli adempimenti e i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali per le co.co.co. sportive, con il rischio di incorrere in sanzioni a causa del poco tempo a disposizione. Inoltre, gli enti sportivi devono adeguare gli statuti alla riforma entro il 31 dicembre, pena la cancellazione d’ufficio dal Registro.

Alberto Miglietta, executive vice president di Ptsclas ed ex Ad di Coni servizi/Sport e salute, commenta positivamente le proposte sull’inquadramento del lavoro sportivo, ma sottolinea la preoccupazione per la risposta delle società sportive, che si trovano in difficoltà nel mantenere la fruizione di servizi a causa degli oneri burocratici ed economici aggiuntivi. Il mondo dello sport di base è spesso gestito in modo non professionale, da volontari, e il rischio è l’abbandono delle attività da parte delle associazioni con la perdita di lavoro.

Inoltre, c’è ancora da chiarire l’obbligo che dal 1° luglio scatta per gli enti sportivi di osservare un limite per lo svolgimento di attività secondarie e strumentali. Il limite non è ancora stato individuato con il decreto, il che preoccupa la proposta di correttivo che prevede la cancellazione dell’ente dal Registro in caso di mancato rispetto del limite per due esercizi consecutivi.

In conclusione, la riforma rappresenta un importante cambiamento per il mondo dello sport, che dovrà fare i conti con nuove regole e adempimenti burocratici. Tuttavia, è fondamentale che queste nuove norme non diventino un aggravio insostenibile per le associazioni sportive e che si tenga conto delle difficoltà economiche che molte di esse stanno già affrontando a causa della pandemia.

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