da healthdesk.it
La tossicità della silice cristallina è dovuta alla presenza di alcune speciali strutture chimiche, denominate “nearly free silanols” che si formano sulla superficie dei cristalli durante i processi di fratturazione.
È quanto hanno scoperto ricercatori del dipartimento di Chimica e del centro interdipartimentale NIS (Nanostructured Interfaces and Surfaces) dell’Università di Torino in uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
La silice, biossido di silicio, o quarzo nella sua forma cristallina più comune, è un costituente ubiquitario della crosta terrestre. Il quarzo è usato in molti processi industriali e diversi milioni di lavoratori sono esposti ogni giorno alle sue polveri. Respirare polvere di quarzo nei luoghi di lavoro può causare gravi malattie come silicosi, tumori del polmone e malattie autoimmuni. Nonostante le misure di prevenzione, nuovi materiali e recenti tecnologie (taglio e lucidatura dei marmi artificiali, sabbiatura dei jeans, lavorazione di gioielli) hanno prodotto nuovi e gravi focolai di silicosi nel mondo. Ancora oggi, l’esposizione lavorativa alle polveri di quarzo resta la principale causa di malattie respiratorie professionali nel mondo.
Malgrado decenni di studi, i meccanismi molecolari che rendono la silice cristallina tossica non erano stati chiariti. La scoperta dei ricercatori dell’Università di Torino svela finalmente i meccanismi di tossicità della silice e potrebbe permettere lo sviluppo di processi volti a minimizzare la pericolosità di questo materiale nei luoghi di lavoro.
Il lavoro è dedicato al professor Gianmario Martra, che ha dato alla ricerca un contributo fondamentale, è deceduto mentre il lavoro veniva pubblicato.