Le prossime versioni dell’Apple Watch potrebbero essere in grado di monitorare parametri come la pressione del sangue, i livelli di glucosio e persino il tasso alcolemico. Lo afferma il sito specializzato MacRumors, sulla base della rivelazione da parte della start up inglese Rockley Photonics, che ha sviluppato dei sensori specializzati in queste misure, di avere come cliente principale proprio la casa di Cupertino. La tecnologia messa a punto da Rockley si basa su sensori di tipo ottico, che rilevano i livelli delle sostanze attraverso la pelle. L’azienda, che sta per essere quotata a New York, ha scritto nei documenti per la quotazione che “Apple è responsabile della maggior parte dei ricavi degli ultimi due anni”, in virtù di un accordo di fornitura e sviluppo che sarà attivo anche nei prossimi anni.
La prossima generazione di sensori Rockley, ipotizza il sito, dovrebbe arrivare il prossimo anno, in concomitanza con il lancio dei modelli della serie 8 degli Apple Watch.
Vaccini: ipotesi richiami già in autunno per sanitari
L’Italia potrebbe vivere una campagna vaccinale senza soluzione di continuità. Se tra settembre e ottobre prossimi si raggiungerà l’agognata immunità di gregge con almeno il 70% degli italiani vaccinati (42 milioni) già da novembre potrebbero partire i richiami del vaccino per chi si è immunizzato per primo. Tra fine gennaio e fine aprile di quest’anno hanno ricevuto infatti già una doppia dose di vaccino 6 milioni di italiani: innanzitutto gli oltre 2 milioni di sanitari, i primi in assoluto a ricevere il siero contro il Covid e per i quali c’è anche un obbligo a vaccinarsi, e poi circa 4 milioni di over 80 e fragili.
Quanto dura la copertura del vaccino?
Da loro potrebbe ripartire la nuova campagna vaccinale che viene considerata ormai scontata se il virus, come sembra, diventerà endemico. Meno scontato al momento è quando potrebbe scattare questa nuova immunizzazione di massa che potrebbe partire appunto privilegiando le fasce più a rischio: il tema è dibattuto a livello scientifico ed è legato alla durata della copertura del vaccino su cui si aspettano ancora dati definitivi. I più cauti parlano di una copertura di circa 9 mesi che per queste prime categorie scadrebbe appunto in autunno, ma le difese potrebbero durare anche fino a un anno.
Appena messi in sicurezza gli ultra 65enni, la campagna vaccinale si aprirà a tutte le classi di età, ha detto il commissario per l’emergenza CovidFrancesco Figliuolo illustrando i prossimi passi dell’operazione. Ma anche nella nuova fase è prevista una corsia preferenziale per i vulnerabili: si tratta delle persone di età inferiore ai 60 anni con “comorbidità”, vale a dire la categoria prioritaria numero 4 del Piano nazionale vaccinale dopo l’elevata fragilità (categoria 1), le persone di età compresa tra 70 e 79 anni (categoria 2) e persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni. Fanno parte di questa platea le «persone affette da patologie o situazioni di compromissione immunologica che possono aumentare il rischio di sviluppare forme severe di Covid-19 seppur senza quella connotazione di gravità riportata per le persone fragili».
Le patologie
L’elenco delle patologie (150) è inserito nella tabella 3 delle Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Covid. Si tratta di undici aree: malattie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, diabete/ altre endocrinopatie, Hiv, insufficienza renale, ipertensione arteriosa, malattie autoimmuni, malattie epatiche, cerebrovascolari e malattie oncologiche. Nel piano la platea è formata da persone con meno di 60 anni. Ma annunciando che «a brevissimo» saranno aperte le prenotazioni per chi ha «comorbidità legate ai codici di esenzione» Figliuolo ha fatto riferimento solo alla categoria fino ai 55 anni. Intanto, però, alcune Regioni sono già partite seguendo criteri diversi.
CODICE ESENZIONE
DESCRIZIONE
014.303
SINDROME DA DIPENDENZA DA ALCOOL
014.304
DIPENDENZA DA DROGHE
017.345
EPILESSIE
038.332
MORBO DI PARKINSON
051
SOGGETTI NATI CON CONDIZIONI DI GRAVI DEFICIT FISICI, SENSORIALI E NEUROPSICHICI
005.307.1
ANORESSIA NERVOSA
005.307.51
BULIMIA
011.290.0
DEMENZA SENILE, NON COMPLICATA
011.290.1
DEMENZA PRESENILE
011.290.2
DEMENZA SENILE CON ASPETTI DELIRANTI O DEPRESSIVI
011.290.4
DEMENZA ARTERIOSCLEROTICA
011.291.1
SINDROME AMNESICA DA ALCOOL
011.294.0
SINDROME AMNESICA
029.331.0
MALATTIA DI ALZHEIMER
038.333.0
ALTRE MALATTIE DEGENERATIVE DEI NUCLEI DELLA BASE
038.333.1
TREMORE ESSENZIALE ED ALTRE FORME SPECIFICATE DI TREMORE
038.333.5
ALTRE FORME DI COREA
044.295.0
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO SEMPLICE
044.295.1
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO DISORGANIZZATO
044.295.2
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO CATATONICO
ESENZIONE
DESCRIZIONE
044.295.3
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO PARANOIDE
044.295.5
SCHIZOFRENIA LATENTE
044.295.6
SCHIZOFRENIA RESIDUALE
044.295.7
PSICOSI SCHIZOFRENICA TIPO SCHIZOAFFETTIVO
044.295.8
ALTRI TIPI SPECIFICATI DI SCHIZOFRENIA
044.296.0
MANIA, EPISODIO SINGOLO
044.296.1
MANIA, EPISODIO RICORRENTE
044.296.2
DEPRESSIONE MAGGIORE, EPISODIO SINGOLO
044.296.3
DEPRESSIONE MAGGIORE, EPISODIO RICORRENTE
044.296.4
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, EPISODIO MANIACALE
044.296.5
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, EPISODIO DEPRESSIVO
044.296.6
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, EPISODIO MISTO
044.296.7
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, NON SPECIFICATA
044.296.8
PSICOSI MANIACO-DEPRESSIVA, ALTRA E NON SPECIFICATA
044.297.0
STATO PARANOIDE SEMPLICE
044.297.1
PARANOIA
044.297.2
PARAFRENIA
044.297.3
SINDROME PARANOIDE A DUE
044.297.8
ALTRI STATI PARANOIDI SPECIFICATI
044.298.0
PSICOSI DI TIPO DEPRESSIVO
011.290.4
DEMENZA ARTERIOSCLEROTICA
011.290.1
DEMENZA PRESENILE
011.290.2
DEMENZA SENILE CON ASPETTI DELIRANTI O DEPRESSIVI
011.290.0
DEMENZA SENILE, NON COMPLICATA
044.296.3
DEPRESSIONE MAGGIORE, EPISODIO RICORRENTE
044.296.2
DEPRESSIONE MAGGIORE, EPISODIO SINGOLO
059.694.0
DERMATITE ERPETIFORME
012.253.5
DIABETE INSIPIDO
013.250
DIABETE MELLITO
014.304
DIPENDENZA DA DROGHE
0A02.V45.0
DISPOSITIVO CARDIACO POSTCHIRURGICO
0A02.V45.0
DISPOSITIVO CARDIACO POSTCHIRURGICO IN SITU
0A02.426
DISTURBI DELLA CONDUZIONE
0A02.429.4
DISTURBI FUNZIONALI CONSEGUENTI A CHIRURGIA CARDIACA
044.299.0
DISTURBO AUTISTICO
0C02.444
EMBOLIA E TROMBOSI ARTERIOSE
0C02.453
EMBOLIA E TROMBOSI DI ALTRE VENE
009.555
ENTERITE REGIONALE
016.070.54
EPATITE C CRONICA SENZA MENZIONE DI COMA EPATICO
016.571.4
EPATITE CRONICA
016.070.33
EPATITE VIRALE B CRONICA, SENZA MENZIONE DI COMA EPATICO, CON EPATITE DELTA
016.070.32
EPATITE VIRALE B CRONICA, SENZA MENZIONE DI COMA EPATICO, SENZA MENZIONE DI EPATITE DELTA
016.070.9
EPATITE VIRALE NON SPECIFICATA SENZA MENZIONE DI COMA EPATICO
017.345
EPILESSIE
0C02.447.0
FISTOLA ARTEROVENOSA ACQUISITA
061.582.4
GLOMERULONEFRITE CRONICA CON LESIONI DI GLOMERULONEFRITE RAPIDAMENTE PROGRESSIVA
061.582.2
GLOMERULONEFRITE CRONICA CON LESIONI DI GLOMERULONEFRITE MEMBRANOPROLIFERATIVA
061.582.1
GLOMERULONEFRITE CRONICA CON LESIONI DI GLOMERULONEFRITE MEMBRANOSA (COMPRESA LA GLOMERULOSCLEROSI FOCALE)
035.242.2
GOZZO MULTINODULARE TOSSICO
035.242.3
GOZZO NODULARE TOSSICO NON SPECIFICATO
035.242.0
GOZZO TOSSICO DIFFUSO
035.242.1
GOZZO TOSSICO UNINODULARE
020.042
INFEZIONE DA VIRUS DELLA IMMUNODEFICIENZA UMANA (HIV)
020.079.53
INFEZIONE DA VIRUS DELLA IMMUNODEFICIENZA UMANA, TIPO 2 [HIV2]
023.585
INSUFFICIENZA RENALE CRONICA
024.518.83
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA (CRONICA)
0C02.557.1
INSUFFICIENZA VASCOLARE CRONICA DELL’INTESTINO
026.252.0
IPERPARATIROIDISMO
0031.405.0
IPERTENSIONE
0A31.401
IPERTENSIONE ESSENZIALE
031.401
IPERTENSIONE ESSENZIALE
A031.401
IPERTENSIONE ESSENZIALE
0031.405
IPERTENSIONE SECONDARIA
026.252.1
IPOPARATIROIDISMO
027.244
IPOTIROIDISMO ACQUISITO
027.243
IPOTIROIDISMO CONGENITO
028.710.0
LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO
0A02.416
MALATTIA CARDIOPOLMONARE CRONICA
059.579.0
MALATTIA CELIACA
029.331.0
MALATTIA DI ALZHEIMER
030.710.2
MALATTIA DI SJOGREN
0A02.395
MALATTIE DELLA VALVOLA AORTICA
0A02.394
MALATTIE DELLA VALVOLA MITRALE
0A02.396
MALATTIE DELLE VALVOLE MITRALE E AORTICA
0A02.397
MALATTIE DI ALTRE STRUTTURE ENDOCARDICHE
067.710.9
MALATTIE DIFFUSE DEL CONNETTIVO NON SPECIFICATE
044.296.1
MANIA, EPISODIO RICORRENTE
044.296.0
MANIA, EPISODIO SINGOLO
034.358.0
MIASTENIA GRAVE
038.332
MORBO DI PARKINSON
039.253.3
NANISMO IPOFISARIO
0031.403
NEFROPATIA IPERTENSIVA
0B02.434
OCCLUSIONE DELLE ARTERIE CEREBRALI
0B02.433
OCCLUSIONE E STENOSI DELLE ARTERIE PRECEREBRALI
044.297.2
PARAFRENIA
044.297.1
PARANOIA
061.590.0
PIELONEFRITE CRONICA
044.298.0
PSICOSI DI TIPO DEPRESSIVO
044.299.1
PSICOSI DISINTEGRATIVA
044.296.8
PSICOSI MANIACO-DEPRESSIVA, ALTRA E NON SPECIFICATA
044.298.4
PSICOSI PARANOIDE PSICOGENA
044.295.7
PSICOSI SCHIZOFRENICA TIPO SCHIZOAFFETTIVO
044.295.2
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO CATATONICO
044.295.1
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO DISORGANIZZATO
044.295.3
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO PARANOIDE
044.295.0
PSICOSI SCHIZOFRENICHE TIPO SEMPLICE
044.298.1
PSICOSI, TIPO AGITATO
061.587
RENE GRINZO GLOMERULONEFRITICO
062.753.13
RENE POLICISTICO AUTOSOMICO DOMINANTE
0031.362.11
RETINOPATIA IPERTENSIVA
RH0011
SARCOIDOSI
044.295.5
SCHIZOFRENIA LATENTE
044.295.6
SCHIZOFRENIA RESIDUALE
RM0120
SCLEROSI SISTEMICA
047.710.1
SCLEROSI SISTEMICA (PROGRESSIVA)
044.296.5
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, EPISODIO DEPRESSIVO
044.296.4
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, EPISODIO MANIACALE
044.296.6
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, EPISODIO MISTO
044.296.7
SINDROME AFFETTIVA BIPOLARE, NON SPECIFICATA
011.294.0
SINDROME AMNESICA
011.291.1
SINDROME AMNESICA DA ALCOOL
014.303
SINDROME DA DIPENDENZA DA ALCOOL
032.255.0
SINDROME DI CUSHING
006.714.1
SINDROME DI FELTY
061.581.2
SINDROME NEFROSICA CON LESIONI DI GLOMERULONEFRITE MEMBRANOPROLIFERATIVA
061.581.1
SINDROME NEFROSICA CON LESIONI DI GLOMERULONEFRITE MEMBRANOSA
044.297.3
SINDROME PARANOIDE A DUE
0C02.459.1
SINDROME POSTFLEBITICA
048
SOGGETTI AFFETTI DA PATOLOGIE NEOPLASTICHE MALIGNE E DA TUMORI DI COMPORTAMENTO INCERTO
051
SOGGETTI NATI CON CONDIZIONI DI GRAVI DEFICIT FISICI, SENSORIALI E NEUROPSICHICI
054.720.0
SPONDILITE ANCHILOSANTE
044.297.0
STATO PARANOIDE SEMPLICE
0C02.447.1
STENOSI DI ARTERIA
056.245.2
TIROIDITE LINFOCITARIA CRONICA
038.333.1
TREMORE ESSENZIALE ED ALTRE FORME SPECIFICATE DI TREMORE
I trapiantati di organi e coloro che assumono determinati farmaci che attenuano il sistema immunitario, l’efficacia è meno garantita o addirittura assente.
Per Eva Schrezenmeier, nefrologa del Charité University Hospital di Berlino, la notizia fa riflettere: tra i 40 pazienti con reni trapiantati nel suo ospedale che erano stati vaccinati contro COVID-19, solo uno stava sfornando gli anticorpi che probabilmente lo avrebbero protetto. la malattia. Poiché i pazienti trapiantati assumono farmaci potenti per sopprimere il sistema immunitario in modo che non attacchi un organo donato, il suo team si aspettava una riduzione delle risposte a un vaccino. Ma Schrezenmeier, che ha pubblicato un preprint descrivendo il suo studio la scorsa settimana, non aveva previsto quanto il vaccino potesse vacillare nei suoi pazienti.
La sua scoperta è all’estremo sinistro della ricerca su come funzionano i vaccini COVID-19 nei molti milioni di persone il cui sistema immunitario è soppresso da farmaci o malattie. In molti, i vaccini sembrano mantenere la loro potenza. Ma in altri, in particolare i riceventi di trapianto di organi e coloro che assumono determinati farmaci che attenuano il sistema immunitario, l’efficacia è meno garantita o addirittura assente. Per saperne di più, i ricercatori stanno avviando studi più ampi, cercando maggiore chiarezza e modi per aiutare i pazienti il cui sistema immunitario indebolito rende la protezione contro COVID-19 ancora più urgente. “C’è molta confusione e paura tra i pazienti”, dice Alfred Kim, un reumatologo presso la Washington University di St. Louis che si prende cura delle persone con la malattia autoimmune lupus e sollecita fortemente la vaccinazione per loro.
Una fonte di complessità: le dozzine di diversi farmaci assunti da persone con cancro, malattie autoimmuni o altre malattie immunologiche o un trapianto di organi. Ciascuno può innestare diversi ingranaggi nell’intricato meccanismo del sistema immunitario. Anche il disturbo fa la differenza. I tumori solidi come il cancro del colon di solito non interferiscono con il sistema immunitario (sebbene la chemioterapia lo faccia). Ma malattie autoimmuni o tumori del sangue come la leucemia e il linfoma possono a loro volta esaurire o interrompere alcuni tipi di cellule immunitarie.
Ricerche passate già suggerivano che i vaccini possono vacillare in alcuni pazienti immunosoppressi. Kim dice che i vaccini contro l’influenza e lo pneumococco non sempre funzionano altrettanto bene nelle persone che assumono alcuni comuni immunosoppressori, come il metotrexato, che cura il cancro e le malattie autoimmuni. E uno studio del 2012 ha rilevato che solo il 44% dei malati di cancro in trattamento ha prodotto anticorpi contro l’influenza dopo una dose di vaccino antinfluenzale; la maggior parte è stata vaccinata per la prima volta 1 settimana dopo la chemioterapia. I ricercatori hanno raccomandato due dosi dopo aver scoperto che una seconda dose ha aumentato il numero al 73%.
Quando hanno iniziato ad analizzare i campioni di sangue dopo la vaccinazione COVID-19, gli scienziati non erano sicuri di come le persone con soppressione immunitaria avrebbero risposto ai vaccini. Anche la protezione della misurazione è una sfida: i vaccini sono progettati per stimolare la produzione di anticorpi, ma gli scienziati non sanno quali livelli sono necessari per proteggersi dal COVID-19. Gli anticorpi sono più facili da misurare rispetto alle risposte delle cellule T, ma anche questi svolgono un ruolo importante nella protezione dalle malattie.
Tuttavia, in un contesto di ricerca, la caccia agli anticorpi può fornire importanti indizi. Nel dicembre 2020, i chirurghi trapianti Dorry Segev e Jacqueline Garonzik Wang della Johns Hopkins University hanno lanciato un appello sui social media per i riceventi di organi disposti a partecipare a uno studio sul vaccino COVID-19. “Avevamo 1000 iscritti nella prima settimana”, dice Segev. A marzo, il team di ricerca ha pubblicato i dettagli su JAMA delle risposte immunitarie dei partecipanti alla prima dose dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna. I risultati prefigurano quelli di Schrezenmeier: tra 436 persone che avevano subito trapianti di fegato, cuore, reni e altri organi, solo il 17% aveva anticorpi rilevabili.
Tuttavia, i risultati variavano in base ai farmaci che i volontari stavano assumendo. Solo il 9% di quelli su una classe di farmaci che include il micofenolato immunosoppressore aveva alcuni anticorpi, rispetto a circa il 40% di quelli che non assumevano farmaci in quella categoria. Il micofenolato inibisce la produzione di entrambi i linfociti B, che generano anticorpi, e dei linfociti T, che aiutano i linfociti B a svolgere il loro lavoro.
Segev dice che lui ei suoi colleghi sono vicini alla condivisione dei risultati della seconda dose di vaccino della sua coorte, che mostrano un certo miglioramento. Però, è sorpreso che questi pazienti sottoposti a trapianto di organi sembrano rispondere ancora meno bene ai vaccini COVID-19 rispetto ai vaccini antinfluenzali. Per saperne di più, sta studiando i loro linfociti T, B e altre risposte immunitarie. “Stiamo iniziando a provare a dire: ‘Cosa sta succedendo qui? Perché è così cattivo?'”
Sebbene Segev sia preoccupato per i circa 500.000 pazienti trapiantati negli Stati Uniti, sospetta che il quadro sia molto più luminoso per gli 11 milioni di persone con malattie autoimmuni, che tendono a prendere diverse combinazioni di trattamenti immunitari oa cavarsela con dosi più basse. La scorsa settimana, un articolo su Gastroenterology ha riferito che 48 persone con malattia di Crohn o colite ulcerosa , quasi tutte in terapia con farmaci immunitari, hanno risposto bene alla vaccinazione. Dei 26 che i ricercatori hanno seguito con entrambe le dosi di vaccino, tutti hanno prodotto anticorpi, 22 a livelli elevati.
Ma un altro studio, su 133 persone con varie malattie autoimmuni , ha suggerito che due tipi di farmaci possono agire come un martello contro la risposta al vaccino. Il lavoro, pubblicato questo mese come preprint da Kim, la reumatologa Mary Nakamura dell’Università della California, San Francisco, e dai loro colleghi, ha mostrato che in media i soggetti producevano circa un terzo degli anticorpi rispetto alle persone vaccinate sane: una differenza questo non riguarda molto Kim. Ma le persone in terapia che distruggono le cellule B, come il rituximab, e il potente prednisone steroideo avevano livelli molto più bassi. Sono in corso studi più ampi su questi pazienti, compreso quello annunciato la scorsa settimana dall’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive.
Nei malati di cancro, la risposta al vaccino dipende probabilmente almeno in parte dai tempi, perché i cicli di chemioterapia alternano le cellule immunitarie e consentono loro di rimbalzare, afferma Giuseppe Curigliano, oncologo dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. L’anno scorso ha riferito che i malati di cancro in chemioterapia hanno prodotto abbondanti anticorpi dopo un attacco di COVID-19, lasciandolo ottimista sul fatto che i vaccini funzioneranno bene per loro. Il suo centro attende un paio di settimane dopo un ciclo di chemioterapia per offrire un’iniezione di COVID-19. Allo stesso modo, uno studio del Regno Unito ha dimostrato che, sebbene molti pazienti in trattamento per tumori solidi abbiano avuto una risposta irrisoria alla prima dose di vaccino rispetto ai volontari sani, sono apparsi ben protetti dopo la seconda. I ricercatori scrivono che i risultati evidenziano i rischi di ritardare le dosi di vaccino nei malati di cancro, contrariamente alla pratica del paese in tutta la sua popolazione.
C’è una preoccupazione fastidiosa, però, quando si tratta di persone con tumori del sangue. Ghady Haidar, specialista in malattie infettive dei trapianti presso il Centro medico dell’Università di Pittsburgh, ha risultati preliminari su pazienti con leucemia, linfoma e mieloma multiplo che suggeriscono che una frazione considerevole non produce anticorpi dopo la vaccinazione, in particolare quelli con una forma di leucemia cronica. Forse, dice, questo accade perché i pazienti “hanno difetti nella circolazione dei globuli bianchi”.
Medici come Haidar affermano che i pazienti spesso chiedono se interrompere l’assunzione di farmaci immunosoppressori prima di essere vaccinati, suggerendo scelte difficili. “Nessuno dovrebbe interrompere furtivamente i farmaci in modo che possano rispondere ai vaccini”, dice. Per alcuni pazienti, saltare il trattamento può essere pericoloso, ma a volte i medici possono ritardare l’infusione di una terapia nota per rendere più difficile il lavoro di un vaccino.
Per i pazienti che non sembrano protetti dalle vaccinazioni standard, possono essere utili dosi extra. Alcuni riceventi di organi ricevono già dosi extra di vaccino contro l’epatite B e questo mese la Francia ha raccomandato di ricevere una terza dose del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19. Christophe Legendre, nefrologo al Necker Hospital di Parigi, sta pianificando test anticorpali per vedere come funziona l’approccio nei pazienti trapiantati. Altri ricercatori affermano che gli anticorpi monoclonali fabbricati in laboratorio potrebbero rafforzare la protezione per i pazienti che ancora non rispondono. (Sebbene gli studi clinici abbiano dimostrato che gli anticorpi monoclonali possono prevenire l’infezione , finora sono autorizzati solo per il trattamento di COVID-19 in stadio iniziale.)
A Berlino, Schrezenmeier intende offrire i vaccini AstraZeneca o Johnson & Johnson ad alcuni pazienti già vaccinati con un altro vaccino COVID-19. La miscelazione dei vaccini migliorerà la loro efficacia? “Non lo so”, ammette. Ma immagina che dare al sistema immunitario due scosse diverse a volte possa fare la differenza. Il volontario solitario del trapianto di rene nel suo studio che ha prodotto anticorpi dopo la vaccinazione era già sopravvissuto al COVID-19, il che potrebbe aver contribuito a dare il via a una risposta immunitaria contro di esso.
L’immunoprotezione dall’infezione puó indebolirsi nel tempo man mano che cala il livello di anticorpi neutralizzanti e quindi un richiamo potrebbe servire entro un anno dalla seconda dose
L’immunità data dal vaccino anti-Covid di Moderna potrebbe durare circa 7-8 mesi, in modo simile a quanto avviene per l’influenza, rendendo necessario un nuovo richiamo entro 12 mesi dalla vaccinazione. Lo spiega la stessa azienda nei dati presentati nel suo Vaccine Day la scorsa settimana e in uno studio dell’Università del Nuovo Galles pubblicato sul sito medrXiv, dove vengono messe le ricerche ancora non validate dalla comunità scientifica. Secondo i suoi modelli, l’immunoprotezione dall’infezione puó indebolirsi nel tempo man mano che cala il livello di anticorpi neutralizzanti e quindi un richiamo potrebbe servire entro un anno dalla seconda dose. Tuttavia, spiega l’azienda, la protezione dalla forma grave dell’infezione potrebbe durare più a lungo. Sulla base dei dati finora disponibili sugli anticorpi neutralizzanti, secondo lo studio, la protezione potrebbe essere simile a quella vista contro le infezioni da influenza e coronavirus stagionali, dove è possibile una re-infezione dopo un anno dalla prima infezione ma in forma più lieve. In modo simile, dopo il vaccino antinflenzale, l’efficacia della sua protezione si stima cali di circa il 7% al mese.