TUTTO SUL CORONAVIRUS COVID-19

14 Marzo 2020

 

Da il sole 24ore

La guerra è iniziata un giorno imprecisato dell’­autunno del 2019. Durante l’inverno del 2020 si ripeterà che il primo colpo è stato sparato in un mercato umido di Wuhan, metropoli di 11 milioni di persone nel cuore della Cina. Sembra che la munizione sia stato un pipistrello che lì viene usato per fare zuppe. Forse un po’ meno dopo l’epidemia perché il regime di Pechino si è mosso per mettere gli animali selvatici al bando.

Una malattia che viene dal pipistrello è ora la verità sull’origine del nuovo coronavirus, non la più esatta: l’Istituto superiore di Sanità si limita a scrivere sul sito che il virus è passato dall’animale all’uomo ma non specifica che è stato il pipistrello. Conferma però che il virus ha fatto il “salto di specie”, “Spillover” in inglese, titolo del profetico romanzo di David Quammen edito in Italia da Adelphi. Il 31 dicembre 2019 è stato per la prima volta intercettato, il 7 gennaio 2020 sequenziato dai ricercatori cinesi. Intorno al 20 gennaio, inizio delle feste per il capodanno lunare, Pechino lo ha comunicato al mondo.

Cos’è il coronavirus

Lo chiamano nuovo coronavirus perché fa parte di una famiglia già conosciuta di sette virus, un gruppo che include la normale influenza ma anche la Sars che nel 2003 provocò un’altra grave epidemia ma circostritta alla Cina, o la Mers diffusa dal 2012 nel Medio Oriente. Il gruppo coronavirus si chiama così per la sua forma che sembra essere una corona con le spine e comporta problemi respiratori ma non tutti della stessa gravità, la Sars era più grave del nuovo coronavirus e la Mers è più grave della Sars. Il coronavirus che ha colpito più di 90 Paesi in un mese e in particolare l’Italia è l’ultimo arrivato del gruppo, è nuovo perché non era mai stato tracciato prima ed è particolarmente contagioso, si stima che un infetto contagia almeno altre due persone. Questo è uno dei principali problemi.

Come si chiama davvero

Il nome ufficiale del nuovo coronavirus è Sars-CoV-2. La malattia che origina è la Covid-19, dove C sta per corona, V per virus, D per disease (malattia in inglese). 19 come 2019, anno in cui il virus è stato per la prima volta intercettato.

Quando è arrivato

Come ripetono ricercatori e medici, il coronavirus si conosce da pochi mesi, il primo grande focolaio è scoppiato in Cina  tra novembre e dicembre 2019, è stato tracciato per la prima volta il 31 dicembre 2019. Ragionevolmente da gennaio ha iniziato a propagarsi in tutto il mondo, sicuramente in Italia ma anche in Europa. Ufficialmente dal 21 febbraio affligge l’Italia, giorno della notizia del paziente 1 a Codogno, provincia di Lodi, Lombardia.

Con il paziente 1, il virus ha colpito l’ospedale del Lodigiano. Il paziente zero d’Europa è invece probabilmente un tedesco di 33 anni che il 24 gennaio ha manifestato febbre alta e problemi respiratori, una forma lieve che è durata fino al 27, giorno in cui è tornato al lavoro. La notizia è stata da un gruppo di medici tedeschi che ha inviato una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine. L’uomo era stato a contatto con una collega di Shangai che è tornata in Cina senza mai avere sintomi.

La mappa del coronavirus in Italia

I dati dei contagi sono aggregati per provincia e i morti per regione. Per gli altri Paesi europei il dato è nazionale.

Made with Flourish

 

Le differenze con l’influenza

Dopo settimane di domande e risposte, si può sintetizzare: il coronavirus sembra ma non è influenza. I sintomi sono simili ma per il nuovo coronavirus non esiste vaccino, provoca polmoniti per cui non esistono specifici antivirali, il virus penetra negli alveoli polmonari e può provocare crisi respiratorie che necessitano di ossigeno e terapia intensiva.

È questo quello che può mettere in crisi un sistema sanitario nazionale, anche quello italiano che viene ancora lodato nonostante i dolorosi progressivi tagli. Da qui la paura che si è fatta quotidianità a tre settimane dall’arrivo ufficiale dell’epidemia in Italia.

I sintomi

Gli ultimi dati Oms (sempre missione di febbraio) hanno fatto una gerarchia utile dei sintomi più comuni quando c’è infezione da coronavirus: febbre (88%), tosse secca (68%), spossatezza (38%), muco quando si tossisce (33%), respiro corto (18%), gola infiammata (14%), mal di testa (14%), dolori muscolari (14%), raffreddore (11%). Meno frequenti nausea e vomito (5%), naso chiuso (5%), e diarrea (4%). Il naso che cola non è sintomo di infezione da coronavirus.

Le persone più vulnerabili

Il tasso di letalità (cioè il rapporto tra contagiati e vittime) è del 3,4% a livello globale. Il rischio di non superare la malattia che l’80% delle persone supera senza cure ospedaliere, dipende dall’età dei pazienti e dalle patologie pregresse, anche dal sesso (il tasso di letalità tra i maschi è più o meno il doppio di quello delle femmine) ma cruciale è anche la risposta del sistema sanitario del paese colpito.

Questo è quello che comunica l’Oms ma è anche quello a cui si assiste in Italia: la maggior parte dei decessi riguarda ottantenni e persone con altre importanti malattie tra cui i diabetici e coloro che hanno problemi cardiovascolari e in generale gli immunodepressi. È però anche vero che la reazione a questo virus varia da persona e persona e a volte prescinde da età, sesso e malattie preesistenti: dipende molto da come l’organismo e il sistema immunitario reagiscono all’attacco del patogeno. Così si spiega il paziente 1 italiano, il trentottenne sano e sportivo di Codogno che ha combattuto in un letto di terapia intensiva per venti giorni. Così si spiega che il 30% degli intubati in Italia al 9 marzo ha tra i 50 e i 64 anni, quindi non anziani.

Cosa dice la ricerca più importante

Dopo nove giorni di lavoro della missione Oms sui dati cinesi, questi i risultati:
Trasmissione. Quando è scoppiato un focolaio in Cina, nella maggioranza dei casi (78-85%) è stato causato da un contagio all’interno di una famiglia attraverso le ormai famose gocce del respiro o altri vettori di trasmissione fra persone contagiate. Secondo questi dati, le piccole gocce che rimangono sospese nell’aria e ricadono a distanza da chi le emana non sono tra le principali cause di diffusione. Più di 2.055 operatori sanitari sono stati contagiati o a casa propria o nella prima fase del diffondersi dell’ epidemia quando non disponevano degli strumenti di protezione (camici, guanti, mascherine).

Cure e tempi. Il 5% dei pazienti affetti da coronavirus ha avuto bisogno della respirazione artificiale. Un altro 15% ha avuto bisogno di ossigeno per respirare, e non per pochi giorni. Dalla comparsa dei primi sintomi, la malattia dura in media tra le 3 e le 6 settimane. Decorso. La grande maggioranza degli infettati prima o poi sviluppa la malattia. Sono rari i casi di infettati senza sintomi che restano asintomatici.

picco dell’epidemia con e senza misure

Questo grafico spiega qual è a oggi la strategia nei confronti del virus: ovvero quella di dilatare nel tempo la sua diffusione. Con l’obiettivo di ridurre l’impatto sul sistema sanitario dei Paesi e ridurre la mortalità.

Il picco dell'epidemia di coronavirus con e senza misure

I primi 10 Paesi al mondo per contagio

La stragrande maggioranza dei contagi e delle vittime sono in Cina, ma il coronavirus cresce anche in altri paesi.

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.