INFEZIONE DA VIRUS NCOV 2019 E INFODEMIA

3 Febbraio 2020

Da il sole24ore

articolo di  Marco Lo Conte


Ormai lo certifica anche un’istituzione internazionale. E non una caso: quella che si occupa e si preoccupa innanzitutto della salute degli esseri umani. C’è una sindrome che condiziona pesantemente la nostra mente, la nostra attenzione, la nostra capacità di comprensione, di elaborare le informazioni che riceviamo e di ricostituirle. Ed è qualcosa che – nella civiltà dell’informazione – popola il nostro ecosistema in modo ormai strutturale. Infodemia è il termine usato dall’Organizzazione mondiale della sanità per indicare quell’”abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno”.

Pandemie a infodemia
Una pioggia di notizie in cui si incrociano e si confondono verità e falsità, dicerie e conferme, ipotesi, assiomi, teoremi. L’allarme lanciato dall’Oms è stato al centro di un focus diffuso pubblicato “per rintracciare e rispondere a falsi miti e voci” sul virus di Wuhan.

L’organizzazione con sede a Ginevra è particolarmente impegnata nella gestione delle notizie che riguardano il Corona Virus e che è decisivo sotto diversi punti di vista: per la gestione dell’epidemia del virus in senso stretto, ma anche per gli effetti che gli allarmi immotivati provocano nella popolazione. Si pensi ai numerosi casi di intolleranza nei confronti di cittadini cinesi in giro per il mondo, Italia compresa.

Certo, il Corona virus può preoccupare e spaventare: ma è anche noto che la mortalità di questa infezione è decisamente più alta rispetto alle “comuni” influenze che ogni anno d’inverno colpiscono milioni di persone e mietono un numero di vittime vicino all’1%. Il corona virus sfiora il 3% dei casi accertati, cui occorrerebbe aggiungere tutte le migliaia di persone per le quali il virus non è stato rilevato per assenza di sintomi. La mortalità della Spagnola che nel 1918 falcidiò l’Europa fu di poco superiore al 2%.

Manipolazioni e psicosi
Da sempre l’impatto delle notizie sui comportamenti umani è oggetto di riflessione e attenzione

: l’intreccio del Nome della Rosa ruota sul rischio connesso alla lettura di un libro “pericoloso”. Ma la moltiplicazione della possibilità di ciascun cittadino di comunicare in modo anche anonimo, su ciascun argomento ha portato la questione a un livello totalmente diverso.


La vicenda Cambridge Analytica, le elezioni di Trump e Brexit pesantemente condizionate da campagne mirate sui social, hanno spinto il dibattito pubblico sul tema fino a ipotizzare varie forme di controllo sugli account social (la proposta di registrazione con documento). Ma la velocità tecnologica è tale che il deep fake (la manipolazione di video con personaggi noti cui vengono fatte dire frasi che non si sognerebbero di pronunciare) che solo ieri scandalizzava e preoccupava, domani rischia di essere desueto.

Il medico conferenziere
Molta acqua è passata sotto i ponti dai Persuasori occulti di Vance Packard degli anni ’50, dal “Pensieri lenti

pensieri veloci” di Daniel Kahneman (psicologo vincitore nel 2002 del Nobel per l’Economia) al recente Factfulness di Hans Rosling. Nel suo libro spiega l’importanza di gestire le informazioni in occasioni di epidemie; e lo spiega da medico impegnato in Africa a circoscrivere i focolai di infezione e a comunicare agli organismi internazionali informazioni attendibili riguardanti la diffusione delle malattie in quelle terre.

Rosling, in ragione di questa esperienza, ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita conclusasi nel 2017 a spiegare in centinaia di conferenze che la percezione che abbiamo della realtà con coincide un granché con la realtà. Perfino i potenti del mondo riuniti a Davos sono stati in grado di rispondere correttamente alle dieci domande poste loro da Rosling sull’attualità, dalla copertura vaccinale in Africa alla scolarizzazione in India fino alla crescita della popolazione mondiale. Tra percezione e realtà c’è un’infodemia che in questi giorni fa circolare in rete la notizia sull’efficacia dell’aglio contro il corona virus o che l’infezione possa essere trasmessa attraverso lettere e pacchi postali provenienti dalla Cina.

Cosa dice la neuroscienza

Dura la vita delle informazioni basate sulle evidenze scientifiche, che non in situazioni ottimali non abbiamo difficoltà a credere. Ma un diluvio di informazioni tendenziose che toccano le nostre paure e parlano alla nostra parte emotiva, sono notevolmente più efficaci delle notizie suffragate da razionali circostanze oggettive. La ragione non è lontana ma nascosta nei meccanismi di funzionamento del nostro cervello, in cui la parte limbica, associata all’emotività, consuma una quantità di glucosio pari a tre volte quella consumata dalla corteccia frutto dell’evoluzione degli ultimi due milioni di anni, a cui dobbiamo capacità di calcolo e astrazione. Ma evidentemente meno forte della parte limbica di attirare la nostra concentrazione.

PER APPROFONDIRE

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